L’archiviazione

Antonio Montani. Molestie, il tribunale di Venezia ha archiviato la posizione del presidente nazionale del CAI. “Le accuse contro di me erano false, finalmente è emersa la verità”

L’archiviazione
(intervista ad Antonio Montani)
di Beatrice Archesso
(pubblicata su La Stampa il 10 gennaio 2023)

Prosciolto, capitolo chiuso. E’ andato in archivio il procedimento penale per molestie nei confronti di Antonio Montani, l’architetto verbanese di 50 anni, presidente generale del Club Alpino Italiano. Così ha deciso due giorni fa il gip di Venezia. Era stata una collaboratrice del CAI ad accusare Montani di molestie riferendo fatti relativi a una trasferta di lavoro nel capoluogo veneto nel settembre 2021, con denuncia avvenuta due mesi dopo. Montani ha sempre respinto le accuse (anche il pm aveva chiesto l’archiviazione) e non ha mai abbandonato il timone del CAI alla guida del quale è stato eletto nel maggio 2022 in un’assemblea che era stata parecchio agitata e nella quale aveva avuto la meglio sullo sfidante Francesco  Carrer per un pugno di voti.

Antonio Montani, architetto, 50 anni, vive e lavora a Verbania.

Cos’ha provato apprendendo la notizia, ieri?
«Grande sollievo, ma pure soddisfazione. Sono sempre stato convinto che la verità sarebbe venuta a galla, altrimenti non avrei avuto il coraggio di andare avanti. Tuttavia dall’essere convinto al vedere riconosciuta la mia linea, c’è una bella differenza. Ora sto meglio».

Si parla di «non credibilità» delle accuse nonché di «circostanze contraddittorie» nel racconto della denunciante. Come commenta?
«Ho sempre dichiarato che le accuse erano infondate. È emersa la verità».

Per quale ragione una persone avrebbe dovuto procedere con una denuncia cosi infamante? Che spiegazione si è dato?

«C’è stato chi, in fase elettorale per la presidenza generale del CAI, ha cavalcato l’onda per interessi personali. Ricordo che al termine dell’assemblea in cui venni eletto si dimisero i due vice-presidenti generali. Questo aspetto del la vicenda è quello che maggiormente stigmatizzo».

Ci fu anche una lettera in cui 32 autorevoli esponenti della montagna le chiesero di farsi da parte. Lei tuttavia non ha mai lasciato rimarcando l’estraneità ai fatti. Oggi cosa dice a queste persone?
«Scriverò loro. E mi aspetto, almeno da chi era in buona fede, un gesto. Ciò che reputo grave è che mi scrissero in privato salvo poi rendere pubblica la lettera quando ho rifiutato di dimettermi. L’ho trovato un ricatto: o ti dimetti o rendiamo pubblica la cosa. Sono stato messo alla gogna per qualcosa che a tutt’oggi non so».

Il reato per il quale era indagato oltretutto è di quelli particolarmente fastidiosi. Come ha retto?
«Se mi avessero accusato di avere rubato soldi, con lo stesso livello di infondatezza, ci avrei riso sopra fino a prova contraria. Le molestie invece sono infamanti. Per fortuna ci sono persone che mi conoscono e non ci hanno creduto o altre che hanno avuto la correttezza di non esporsi fino a sentenza. Qualcuno invece, che credevo amico, si è comportato diversamente».

Ha mai pensato di ritirare la candidatura o dopo l’elezione di dimettersi?
«Me l’hanno suggerito in tanti. Sarebbe stata la scelta più semplice, e qualcuno sosteneva addirittura che così facendo si sarebbe messo tutto a tacere».

Quindi, perché è rimasto?
«Il CAI è davvero la mia seconda famiglia, lo vivo da sempre. Se mi fossi ritirato prima del voto non sarebbe uscito nulla: ho deciso di andare avanti perché quello non era il CAI che volevo. Ho scelto di lottare, per me e per un Club alpino pulito».

A casa ha una famiglia che non può essere rimasta impassibile alla vicenda.
«Ho figli adolescenti che leggono i giornali e Internet. Ma chi mi conosce non ha mai creduto a questa storia».

Perché collega questa vicenda alle elezioni?
«Entro fine 2021 ci furono le “primarie” interne al CAI per designare i candidati alla presidenza generale: i tempi tornano. È durante queste “primarie” che si è scatenata la vicenda».

A chi va il suo pensiero, adesso?
«A coloro che mi hanno creduto e sostenuto. Qualcuno si è commosso con me. Grazie. Posso finalmente lavorare con una serenità d’animo diversa, soprattutto nei rapporti esterni: rappresentare 327.000 persone che amano la montagna con un fardello del genere è stata dura. Adesso si riparte, con più energia».

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L’archiviazione ultima modifica: 2023-01-11T05:34:00+01:00 da GognaBlog

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308 pensieri su “L’archiviazione”

  1. Angelo al #307: a parte che non mi sembra di essere uscito dal seminato, grazie della giusta precisazione.
    Con il mio commento #305 volevo semplicemente far notare che il merito del percorso che ha portato all’evento del 25 Gennaio non è del solo attuale presidente, come invece sembra di leggere al commento #303.

  2. @Placido Mastronzo
    Vincenzo Torti faceva il presidente ma non è stata certo sua l’idea di procedere con il reintegro dei soci epurati. Montani aveva proposto di finanziare una tesi sull’argomento.
    L’attività è stata invece portata avanti dal Consiglio Centrale a seguito dell’attività di ricerca giornalistica effettuata sui soci epurati.
    Va bene Cesare, ma non usciamo da seminato

  3. @ 305
     
    Grazie dell’informazione.
    Un punto a favore – e che punto! – di Vincenzo Torti.

  4. Bertoncelli al 303: quello del 25 Gennaio è stato l’evento conclusivo di un cammino iniziato e portato avanti dal precedente presidente, Vincenzo Torti.
    A Cesare quel che è di Cesare.

  5. “Agnese Ajò, Renzo Ajò, Marco Alatri. E poi Roberto Almagià, Tullio Ascarelli, Giacomo e Benedetto Dell’Ariccia. Il momento più commovente dell’incontro di mercoledì 25 gennaio al Centro Ebraico Pitigliani di Roma, tra il Club Alpino Italiano e la Comunità Ebraica è arrivato alla fine, con la consegna di 30 “tessere alla memoria” da parte di Antonio Montani, presidente generale del CAI, ai discendenti dei soci cacciati 84 anni fa. Uno dopo l’altro, i nomi sono echeggiati in una sala al tempo stesso sorridente e commossa” (cfr. il sito montagna.tv).
     
    Dopo 84 anni (dal 1939 al 2023) e innumerevoli presidenti generali del CAI, ce n’è voluto uno molestatore di donne a prescindere per rimediare a un’infamia che io credevo risolta fin dal 1946.

  6. Teo scrive:”@300 e quale sarebbe stato questo evento?”

    Guardi Teo, purtroppo non posso esporle dettagli perché sono tenuta alla riservatezza fino a quando sia stata presa una risoluzione, sennò senza dubbio le avrei raccontato tutto e anzi l’avrei esortata a dirmi se secondo lei avevo motivo sufficiente per sentirmi turbata o meno. Poi ovviamente se lei avesse ritenuto che quanto mi era successo costituiva il nulla avrei smesso di lamentarmi.
    🙂

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