Su bergamonews.it del 30 settembre 2019, a firma Gioia Masseroli, appare l’ennesimo articoletto entusiasta, Clusone, il sentiero dei Cassinelli avrà un percorso accessibile a non vedenti e ipovedenti.
Più precisamente leggiamo che ci sono ottime notizie, perché «nei giorni scorsi hanno ufficialmente preso il via i lavori lungo il sentiero in modo da rendere il percorso accessibile alle persone non vedenti e ipovedenti. Un progetto al quale il Rotary Club di Clusone sta lavorando da diversi mesi: si tratta di un’opera molto impegnativa sia dal punto di vista economico che organizzativo.Il risultato dei primi giorni di lavoro è buono e l’invito del club clusonese, guidato dal presidente Antonio Gonella, è quello di sostenere l’iniziativa percorrendo il sentiero nel corso di questo mese in modo da poter apprezzare il “prima” e il “post” lavori».
Per noi invece sono pessime notizie, un requiem per questo sentiero che dal Passo della Presolana, ai piedi della regina delle Orobie, porta alla Baita Cassinelli, intitolata a Carlo Medici. D’ora in poi sarà una stradina come tante altre, anonima, livellata, insapore.
Le ruspe della Presolana
(Ruspano il bosco per aprirlo ai disabili)
di Andrea Gennari Daneri
(pubblicato da pareti.it il 4 ottobre 2019)
La notizia, ampiamente riportata e anzi esaltata da Bergamo News, è ferale per chiunque ami la montagna: stanno aprendo a colpi di ruspa un varco nel bosco per arrivare più facilmente dal Passo Presolana a Baita Cassinelli. Ecco quel che ne pensiamo:
Renderlo agibile ai paraplegici in carrozzina, immaginiamo, doveva essere il piano A. La disabilità negli anni è diventata un piatto ricco per chi se ne occupa, l’inclusione e l’abbattimento delle barriere architettoniche si sono trasformate da sacrosanto dovere/diritto a business milionario. I manufatti delle città occidentali si sono trasformati in funzione dei diritti di una categoria un tempo dimenticata e ora giustamente salvaguardata. Rampe d’accesso, montascale, servizi sanitari: un fiume di denaro in buona parte finanziato dalle autorità europee.
Poi, ovviamente, c’è sempre chi vuole farla fuori dal vaso, chi vuole vedere se oltre alle barriere architettoniche delle opere dell’uomo si possa abbattere qualcos’altro. Tipo le piante, le rocce, e gli altri ostacoli che la natura ha frapposto tra il disabile e qualche imprecisato punto del globo che egli abbia la voglia e il diritto di raggiungere malgrado il suo stato. A qualche genio tra Bergamo e Clusone è venuto quindi in mente che la Baita Cassinelli, ai piedi della Presolana, sia appunto uno di quei luoghi imprescindibili del pianeta. Il piano A, ne siamo sicuri, doveva essere renderla rotabile, magari piastrellata, questa fetta di bosco che dal Passo della Presolana sale con moderazione verso la baita Cassinelli (rifugetto peraltro raggiungibile anche da un altro punto già servito da una strada forestale). Ma il piano A sarebbe costato una fucilata, probabilmente ben oltre gli importi ritenuti consoni agli inventori di questo oltraggio alla natura e alla logica. Occorreva individuare un’altra categoria di disabili che suscitasse altrettanta pietà, ma che avesse almeno ancora la buona creanza di camminare sulle proprie gambe.
Uno, due, tre… in un lampo arriva l’ideona: perché non sfruttare i ciechi, più urbanamente ribattezzati “non vedenti” e “ipovedenti”, come già accaduto agli “operatori ecologici”? Con qualche ruspa leggera di ultima generazione tutte quelle stupide radici e pietre che infestano il già largo sentiero che porta dal Passo ai Cassinelli potranno finalmente scomparire, peraltro invogliando un altro tipo di disabile (il cittadino che trova molto alla moda fare due passi in montagna) a salire fino ai Cassinelli, magari vestito elegante, per degustare qualche prodotto di malga peraltro acquistabile presso qualsiasi negozio di Castione. Diteci che non è vero. Diteci che non ci sono giornalisti di Bergamo disposti a esaltare la meraviglia di questa stronzata. Diteci che il Rotary di Clusone, “mandante” delle ruspe nel bosco, aveva esaurito tutte le possibili forme di beneficienza mondiale prima di arrivare a concepire questa perla.
23Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Aggiungo una domanda all’intervento di Roberto Moneta: interpellare i non vedenti per ascoltare quelle che sono le loro priorità no? Mi sembra una riedizione del classico “anche i vecchi e i bambini devono poter arrivare al rifugio” per giustificare la costruzione di una gippabile quando attorno c’erano passi già comodamente raggiungibili in auto e poi un anziano aveva il mal di cuore, un altro problemi di pressione, altri semplicemente facevano due conti economici ad altri più prosaicamente importava nulla, morale serviva a quelli che volevano le comodità e basta.
Condivido pienamente l’indignazione di Andrea Gennari Daneri e di tutti gli intervenuti.
Aggiungo che questo sembra essere il primo di una serie di interventi del genere, dato che lo stesso direttore del Parco delle Orobie ne auspica la replica su molti altri sentieri, come testimonia l’intervista sdraiata e interminabile ai protagonisti dell’impresa, che trovate a questo link:
https://myvalley.it/2019/10/presolana-interventi-per-laccessibilita-dei-cassinelli/
E’ interessante per apprezzare l’infimo livello del giornalismo e dell’amministrazione cui siamo sottoposti. Si tratta comunque di una situazione drammatica che ha i crismi della perfetta legittimità. Sarà difficile opporsi ad altre iniziative consimili: bisognerà essere informati in tempo e organizzarsi per contrastarle
il CAI dovrebbe bloccare tutto e dedicarsi davvero alla montagna, che vuol dire rispetto degli alberi, degli arbusti e delle rocce!
Anch’io sono contrario a questo genere di speculazioni pseudo-buonistiche che nascondono il vero fine del business.
Basta leggere la delibera del Comune di Castione della Presolana (delibera n.62 del 13/06/2018)
(https://halleyweb.com/c016064/zf/index.php/atti-amministrativi/delibere/dettaglio/atto/G1XpjMETEWT0-A
per capire che la motivazione economica alla base di questo intervento è predominante o quantomeno di pari valore rispetto alla sbandierata motivazione “sociale”. Si legge infatti: “E’ innegabile che l’intervento proposto, unico nel suo genere, avrà ripercussioni più che positive a sostegno del rilancio delle attività turistiche locali”.
Ora, o assumiamo per vero (e per fortuna così non è) che in provincia di Bergamo esistano talmente tante persone cieche da poter spostare l’economia di una località turistica, o dobbiamo evidentemente pensare che l’adeguamento del sentiero sia stato fatto per consentire di aumentare il flusso turistico verso la Malga Cassinelli, già di per sè molto frequentata (e allora non è fantascienza pensare che in un futuro prossimo si possa pensare ad un ampliamento della stessa; altrimenti non si capirebbe il senso di rendere ancora più agevole il raggiungimento di un rifugio già sovrafrequentato).
Secondo punto che balza agli occhi leggendo la delibera (che alla fine riprende praticamente pari pari il progetto del Rotary Club di Clusone) è che le barriere naturali (radici, sassi, larghezza del sentiero) vengono definite “barriere architettoniche”. Accettare l’equazione barriere naturali=barriere architettoniche significa spianare la strada in futuro ad una miriade di interventi di rimodellamento dell’orografia della montagna con le motivazioni più disparate. E purtroppo la stessa cosa sta accadendo in varie località alpine italiane, dalle Orobie alla Val di Mello.
Terzo punto è che il progetto, nato e finanziato in parte con risorse raccolte dal Cai Bergamo in occasione del tristissimo evento “l’abbraccio della Presolana” del 2017 (con tanto di Guinness World Record per la gioia del suo presidente) si scontra palesemente con quanto previsto dall’attuale progetto ”Save the Mountains and their cultural heritage” sempre ideato dal Cai Bergamo.
Se uno degli obiettivi di “Save the Mountains” è il sostegno, anche economico, alle attività tradizionali della montagna bergamasca, non si capisce come questo si può sposare con la “sistemazione” del sentiero dei Cassinelli. Cerco di spiegarmi meglio. Attualmente sono stati fatti “soltanto” lavori di ampliamento, livellamento, rimozione di radici e di massi. Con la primavera prossima i lavori dovrebbero riprendere e giungere a conclusione con la realizzazione di un cordolo di cemento battibastone, di un corrimano e soprattutto di alcune postazioni di sosta e di una postazione sonora proprio sotto la baita Cassinelli che prevederebbe lo sbancamento di un pascolo e la realizzazione di un terrapieno su cui realizzare un belvedere con installazione sonora (con la voce di un pastore che racconta di quanto bello era il pascolo) e mappe tattili. Il punto è che nelle immediate vicinanze della Baita Cassinelli esiste una casera che viene utilizzata da un mandriano/pastore che ogni anno porta il suo bestiame (vacche e pecore) al pascolo nel periodo estivo e per farlo corrisponde al Comune di Castione un canone annuo superiore ai 20.000 euro.
Bene. Con l’esecuzione di tutte le opere previste nel progetto il pascolo, (che si sa essere monticato da più di 2000 anni) utilizzato dal pastore e dalla sua famiglia da più di 70 anni, verrà diviso a metà (il battibastone e il corrimano verranno identificati dagli animali come una recinzione da non superare) e in parte rovinato (con la realizzazione del terrapieno/belvedere). In più, l’aumento del flusso turistico, aumenterà ulteriormente lo stress del bestiame con sicure ripercussioni negative a livello economico per l’attività del malgaro, il quale sta persino pensando di lasciare.
Quindi il Cai Bergamo attraverso Save the Mountains vuole difendere le attività tradizionali della montagna e sempre il Cai Bergamo attraverso questo progetto le sfavorisce, invitandole quasi ad andarsene. Mi pare una contraddizione molto forte, a meno di non considerare operazioni di puro marketing prive di qualsiasi contenuto entrambe le iniziative.
Inoltre il cordolo e il corrimano del sentiero andrebbero a tagliare a metà e a rendere molto pericolosa la scialpinistica del Visolo, molto frequentata in inverno. E anche qui un’altra contraddizione: il Cai, che dovrebbe favorire le attività alpinistiche in ambiente montano, si fa invece promotore di un progetto che le ostacola.
Come ben capite sono molti i punti che non tornano in un progetto come questo e forse varrebbe la pena cercare di ricondurre gli attori in campo (Cai Bergamo, Rotary Club Città di Clusone, Parco delle Orobie bergamasche) alla ragione prima che sia troppo tardi.
Oggi ho letto su una rivista ufficiale del cai che il sig. Valoti, quello che ha avvallato come presidente del cai di Bergamo la costruzione con scavatori di questo secondo percorso per non normodotati, con conseguente distruzione di parte del bosco e dei pendii erbosi, è anche promotore di Save the Mountain, quella manifestazione di questa estate per sensibilizzare alle problematiche delle montagne 10.000 persone nei rifugi bergamaschi, fallita per scarsa partecipazione: dalle foto sembra vi sia stata la presenza di tanti dirigenti, politici, sindaci, consiglieri e di pochi altri.
Mi sembra un uomo con idee molto flessibili, uomo che io non capisco.
queste iniziative sono solo propaganda personale.
“…il volontariato è la rovina dell’umanità.” Per piacere andiamoci piano con certe affermazioni; certo ci sono alcune negatività, ma nulla rispetto alle tante positività
Secondo me allargare e spianare un sentiero per renderlo accessibile ai non vedenti è soltanto un danno all’ambiente. Ho la sensazione che il 99% di loro si accontenterebbe di una passeggiata in una delle tante stradine sterrate già presenti sulle nostre montagne, una volta all’anno. Dico questo perché la montagna per molti, ipovedenti compresi, non è la priorità ma un fatto episodico che può riempire una giornata all’anno e perché ho lavorato con alcuni ipovedenti. In base alla mia esperienza già 25 anni fa essi facevano, con i dovuti accorgimenti, attività sportive quali calcetto e sci di fondo delle quali erano pienamente soddisfatti e vi posso assicurare che quelli che ho conosciuto io non sarebbero stati contenti se per loro avessero sbancato un sentiero quando esistevano già le alternative.
Il limite esiste per ognuno
Se si supera, non è più tale ma si è spostato in avanti ed esisterà sempre.
non sono d’accordo, i limiti ci sono ma possono essere spostati, anche di poco, ma spostati.
Chi è cieco non vede quello che ha intorno, ma lo può percepire con la sua sensibilità e con gli altri sensi che magari sono più sviluppati di quelli di chi ci vede.
Certo che se lo teniamo fermo su una sedia rinchiuso tra quattro mura, sarà per lui molto difficile percepire il mondo esterno.
Cercare di superare i limiti umani è una moda pubblicitaria. I limiti ci sono e vanno accettati, e chi è cieco lo sa benissimo.
ecco Luca Calvi ha dato un ottimo suggerimento: aiutare le persone ad andare oltre i propri limiti, non abbatterli.
Questo è il compito che il Signor Presidente del Cai di Bergamo dovrebbe portare avanti presso gli iscritti della sua sezione, se usasse la sua intelligenza in modo corretto.
Questo è un modo scorretto, furbesco e che fa solo danni ad un ambiente naturale e non è istruttivo sia per chi ha dei limiti sia per coloro che potrebbero aiutare queste persone costruendo così una socializzazione tra chi ha bisogno e chi può dare.
Ci rifletta Sig. presidente se vuol essere ricordato come un buon presidente.
Non vanno abbattute le barriere naturali.
Vanno aiutate le persone a passare oltre i propri limiti. Ed a rispettare la natura.
Se l’associazionismo insegnasse ad un gruppo di ragazzi come aiutare un gruppo di “ipovedenti” o di altre persone con “differenti abilità” e ad accompagnarli su quello o su altri sentieri…
E dedicasse quei fondi ad abbattere le barriere architettoniche …
Ci guadagneremmo tutti. A partire dalla natura.
Questo è uno dei tantissimi esempi lampanti che il volontariato è la rovina dell’umanità. Questi sono peggio dei nostri pseudopolitici. Ma questi qui a chi vogliono permettere di andare in montagna? Il perchè l’abbiamo già capito, da un pezzo. Più gente sale e più i consumi crescono e gli affitti aumentano e i soldi da utilizzare in un certo modo anche.
Ma il signor Valoti sarà anche il presidente del cai di Bergamo, ma è anche il padrone della montagna?
Forse gli iscritti al cai di Bergamo gli dovrebbero dire che non si fa così
Di una volgarità senza fine. Uno scempio.
Per quanto riguarda Valoti, il presidente del cai di Bergamo, penso che stia perseguendo i suoi interessi personali, come ha sempre fatto, anche se per ora, ANA e cai generale (battuto dal Torti), con nessun successo .
Penso inoltre che per un politico che sfrutta la montagna per i suoi fini, ogni occasione per mettersi in mostra sia buona 🙂
Siamo italiani, quindi…
Fatta la legge gabbato lo “Santo”
Non c’è limite al peggio.
Il presidente del CAI Bergamo in nome dell’accessibilità della montagna,da lui perseguita dall’inizio di quest’anno nonostante molti pareri contrari, sta attuando i suoi piani di portare le masse in “montagna” senza badare a come.
Questo scempio nei boschi della Presolana e la cementificazione del sentiero che porta al rifugio Alpe Corte,sempre con la scusa dei diversamente abili che prima dimenticati da tutti adesso colpevoli perché usati da politici senza scrupoli.
Sono contrario a tutte le iniziative ruspaiole!
Visto che ci siamo segnalo che il sentiero che dalla diga di Agaro porta alle baite in fondo al lago è stato trasformato in un tratturo da quad
Sai Alessandro, credo che si sia arrivati a perdere il buon senso, oltrepassando l’oltre per arrivare nel non ritorno…
Ho sentito l’intervista di Paolo Valoti, da alpinista e sognatore ora è semplicemente un politico e brutto da dire …simile a un dittatore!!
Sono cambiati gli anni e le persone… e la povera Regina ne paga gli umori.
Troppi problemi dovunque, qualcuno consiglia di stracciare la tessera cai bergamo…ma non è quello e, per quanto mi scervelli a pensare una soluzione, sono nato impreparato!!!
Peccato per noi che conserviamo ricordi e per chi non potrà ricordare.
Ivo