Che l’eliski sia purtroppo praticato in parecchie zone delle nostre Alpi è un fatto assodato, come pure è vero che buona parte delle uscite dei gruppi clienti-guida siano “selvagge”, cioè non regolamentate, non censite, perfino non pubblicizzate nei depliant e nei siti internet delle guide alpine: al massimo, comunicate per mail al comune all’ultimo momento prima della partenza. Le Guide Alpine Vallecamonica-Adamello non fanno eccezione: nei loro nutriti e peraltro validissimi programmi invernali-primaverili non fanno cenno all’eliski. Temono di fare clamore su una questione che si vuole tenere “low profile”?
Ed è anche vero che l’interesse del pubblico è crescente.
Ecco allora che, per ciò che riguarda il Passo del Mortirolo, il comune di Monno (BS) stipula un accordo con le Guide Alpine Vallecamonica-Adamello.
I punti importanti di questa “convenzione”, il cui testo integrale è disponibile qui, al di là del periodo di validità, numero di sciatori per gruppo, quantità di rotazioni e sanzioni varie, sono:
1. Il comune ha aderito alla proposta (delle guide alpine) con deliberazione della Giunta comunale n. 04 del 11/01/2014;
Chiesa di san Giacomo al Mortirolo
2. Nelle premesse, si lamenta l’assenza di una disciplina normativa in materia di eliski per quanto riguarda la Regione Lombardia, pertanto si enuncia la volontà di volervi rimediare singolarmente per il proprio territorio allo “scopo di porre le basi di una corretta regolamentazione della suddetta attività, al fine della salvaguardia ambientale, dell’organizzazione del servizio e per un corretto sviluppo turistico”;
3. Già nelle premesse si asserisce che le Guide Alpine Vallecamonica-Adamello sono “l’unico interlocutore esistente ed operante sul territorio della Valle Camonica in grado di fornire il supporto necessario al Comune per la disciplina di questa pratica sportiva”;
4. Nell’articolo 2 del patto è detto che le Guide Alpine Vallecamonica-Adamello si impegnano a tenere indenne il Comune da ogni responsabilità diretta o indiretta derivante dalla pratica sportiva in oggetto… si impegnano inoltre a collaborare con il Comune di Monno mediante apporto di proprio personale nella manutenzione e nella pulizia delle piazzole di imbarco e sbarco… e infine che verrà riconosciuto al Comune di Monno un rimborso forfetario di Euro 50,00 a giornata quale compartecipazione agli utili derivanti dall’attività;
Il rifugio Antonioli 1779 m, una delle 9 località (imbarco/sbarco) lon 010°17’58,0’’ E, lat 46°14’303’’ N
5. Nell’articolo 3 si dice che il servizio di prenotazione darà priorità alle Guide Alpine appartenenti alla Scuola partner nell’accordo, e ai loro clienti; per tutte le altre guide alpine, esse dovranno, per poter praticare l’attività in oggetto, dare comunicazione scritta per tempo, specificando il loro piano di voli, il giorno di attività e numero di persone coinvolte;
6. Viene stilato un elenco, con tanto di posizione GPS, di 9 località di imbarco e sbarco o di solo sbarco.
Il Giornale di Brescia del 29 marzo 2014, a pag. 32, dà la notizia con un corposo articolo a firma Giuliana Mossoni intitolato “Mortirolo, ora l’Eliski… vola basso grazie alle regole volute da Monno. Dopo anni di proteste, polemiche e “anarchia”, l’intervento del Municipio dell’Alta Valle ha messo un freno all’attività“.
Nella sostanza l’articolo denuncia che da anni in zona vi erano voli selvaggi con decine di elicotteri che venivano dal Trentino e dal Veronese, e che il Comune di Monno ha risolto la questione con un accordo con le Guide Alpine della Vallecamonica-Adamello, tramite il quale tale pratica verrebbe regolata e tenuta a freno, di fatto eliminata.
“Tranquillizzo chi si era preoccupato che volessimo introdurre l’attività in una zona incontaminata come il Mortirolo – dice Roberto Trotti, sindaco di Monno – l’accordo regolamenta l’accesso e in pratica lo ha eliminato”.
E’ un modo strano di fare informazione:
– c’è stato un problema sulla spartizione commerciale delle aree interessate, e nessuno lo sottolinea;
– ci sono state proteste degli ambientalisti (ma non vi si fa cenno);
– tale accordo non è corretto già nei riguardi delle stesse regole della concorrenza (in questo campo ci sono già stati interventi dell’Autorità garante della concorrenze e del mercato), atteso il ruolo preferenziale formalizzato a professionisti del territorio;
– alle Guide vengono assegnate incombenze (pulizia piazzole elicotteri) che non mi sembrano in linea con le funzioni a loro attribuite dalla legge.
– il messaggio formale dell’articolo è che ora le cose vanno bene e in modi contenuti, anzi la pratica sarebbe di fatto eliminata; meno evidente è che la pratica è invece LEGITTIMATA.
– Meno evidente ancora è che il comune percepisce “ben” 50 euro da ogni giornata di eliski…
Si vede che quelli del Giornale di Brescia sono assai sensibili alle politiche turistiche, specie della Valle Camonica e di Adamello-Ski, un po’ meno a quella parte di opinione che vorrebbe una montagna silenziosa e protetta.
L’articolo della Mossoni è significativo dell’intento di far “passare” (al popolo) per saltuaria un cosa che invece si vuol fare eccome!
Per dettagli sull’attività delle Guide Alpine Vallecamonica-Adamello: http://adamelloguidealpine.it/
postato l’11 aprile 2014
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Legalizzazione subdola istituzionalizzata 2.0
Corso specializzzione freeride maestri sci della Lombardia 2013.
Materia: eliski, 8 ore parte pratica sul terreno + aula tecniche di sbarco e imbarco.
Organizzato: Collegio Maestri e Guide Alpine Lombardia
Mi spiace ma devo intervenire di nuovo perché le cose stanno peggiorando, in Cadore. La notizia: anche due cacciatori di Domegge si sono fatti depositare dal Mezzo nel catino del Montanel che ospita l’omonimo bivacco, servito di stufa e legna. Hanno abbattuto due camosci e se ne sono andati svolazzando con le prede. Cacciare con un innevamento di 3/5 m. credo sia offensivo verso la cultura e la intelligenza dell’uomo, andarci con l’elicottero e’ mancanza di rispetto per se stessi, e’ rifiuto di appartenere alla famiglia umana. Ma ora si pone in modo definitivo la questione. Il problema non è più le guide alpine ed i maestri di sci con l’eliski, i rifugi con l’elipranzo, gli alberghi con l’elitur. Non riguarda più la Punta Nera e il Sorapis, l’Antelao e le Marmarole, il Popera e il Cristallo, il Pelmo e la Civetta, il rif Ciareido o il Carducci, le contraddizioni di Giunte comunali e CAI, non è più la regolamentazione perché gli elicotteristi agiscono secondo leggi e normative, quindi nel rispetto della legalità. Oggi è evidente che le società di elicotteri si infilano nel mezzo di situazioni etiche ed economiche di cui non conoscono le regole, gli scopi ed i rapporti etici, protetti da regole amministrative. Il nemico da battere non è più l’eliqualunque ma bensì L’ELIPISSOFF.
Accetto l’invito alla riflessione e spero di essere utile, forse in ritardo, ma questi sono i miei tempi…. Il problema non sono le guide alpine, ormai anche i maestri di sci praticano l’eliski. Il divieto per loro riguarda solo la salita perché dovrebbero usare le pelli e i rampant, noti strumenti tecnici. Ci sono differenze di territorio? Si, penso che la Val d’Oten o i Lastoni delle Marmarole siano più avvicinabili e l’impatto in proporzione più pesante che sugli altipiani canadesi. Noeliski e noelitur non significa demonizzare l’elicottero, significa usarlo per ragioni specifiche ed utili. Soccorso, trasporto merci, disabili potrebbero starci. Il problema riguarda il numero dei voli e la direzione che non possono essere controllati. Oggi è così, la regolamentazione è solo il tentativo di annacquare le coscienze facendo leva su un ipotetico buonsenso che dovrebbe accontentare tutti. La via maestra rimane proibire l’uso dei mezzi per turismo e sport e di questo dovrebbero farsi carico i professionisti della montagna, guide alpine e naturalistiche e maestri di sci, insieme alle istituzioni, CAI e sportive, che nei loro documenti ribadiscono i concetti di rispetto della natura, di etica del rapporto uomo-natura. Nel bidecalogo del CAI Veneto è misteriosamente sparito il riferimento all’uso dell’elicottero sostituito con un generico ecc. Il presidente del Collegio veneto delle GA ha giustamente dichiarato la contrarietà all’uso del mezzo, ma le GA del veneto chiedono la regolamentazione. Occorre invece formare un gruppo etico che conceda alcune deroghe all’uso dei mezzi a motore, composto da istituzionali e componenti delle associazioni ambientaliste e di tutela del territorio. È vero che la crisi economica induce a scelte estreme ma continuo ad immaginare l’economia montana come una nave che sta affondando e qualcuno invece di collaborare al galleggiamento corre a prendersi sdraio e ombrellone. Scusate se i riferimenti sono ristretti al mio territorio, ma vorrei tentare di superare il solo aspetto della presa di posizione.
Caro Davide, credimi sono rilassato. Ho imparato a esserlo da quando ho imparato a non alterarmi di fronte alle provocazioni più evidenti.
La verità è che la montagna ci sta a cuore, altrimenti non ci si arrabbierebbe mai…
Vedi, Davide, io non so QUANTO sul terreno e non sulla tastiera tu faccia la guida alpina, ma francamente non è un coefficiente con il quale valuto i colleghi, esattamente come un alpinista non diventa grande alpinista con un sempre più ingente numero di uscite in montagna. Sono altre le qualità che mi interessano, per l’analisi delle quali credo sia sufficiente una rilettura più attenta del mio commento. Il rispetto della categoria credo di averlo dimostrato più volte con i fatti e con la volontà, le parole sono solo un incitamento a migliorare, a non sedersi. Non sono offensive.
Quindi, proprio per questo, il tuo commento mi fa piacere. Soprattutto quando mi accusa di praticare io stesso quelle attività professionali che mal si accordano con le mie “prediche”. E’ vero, in alcuni film del Banff Film Festival è evidente, a volte smaccato, l’uso dell’elicottero.
Potrei risponderti che nella nostra selezione (dai 35 film proposti) abbiamo cercato di evitare le esagerazioni in quel senso (che, ti assicuro, c’erano). Potrei risponderti che io stesso sono molto a disagio al pensiero di rendermi un po’ “correo”. E che mi conforta pensare che quei film sono girati in zone del mondo dove il problema eliski non esiste, anzi.
Ma, soprattutto, ho pensato: non è che, rifiutando in toto la contraddittoria etica di Banff, non applicabile alle Alpi, io posso salvare le Alpi stesse. Questi sono film, sono film che eccitano l’immaginazione, forse l’emulazione. Come tutte le opere d’arte seguono leggi e morali proprie. Come nelle favole, in cui c’è bisogno del re, della regina, del principe, della principessa, del guerriero buono e di quello cattivo. Non è vietando il porno che si danno più possibilità all’amore. Ed è anche vero che TUTTI i film sono più o meno oggi realizzati con l’uso dell’elicottero, anche quelli dove quel mezzo non si vede o lo si condanna.
La vita reale è altro, io sono corresponsabile di chi racconta favole moderne, ma sempre di favole si tratta, anche se le discese dei pendii estremi sono reali. Ciò che non è riproponibile è QUELLA logistica, un dispiego di mezzi che nessuno potrebbe permettersi se non, una tantum, per un film. E non si può pretendere che questo diventi un modello della nostra vita, legalizzando l’eliski dalle nostre parti.
Prima o poi dobbiamo capirlo che le navi da crociera Costa sono un sogno per tanta gente e possono quindi esistere, ma non navigare accanto agli scogli dell’isola del Giglio o nella laguna di Venezia.
E, per concludere, ti ringrazio ancora: per l’anno prossimo, mi sento ancora più motivato nella selezione dei film del Banff Film Festival. Chissà, magari farò meno fatica, forse la scelta sarà più facile. O magari sarà più difficile… e allora ricorderò le tue parole: avrò una forbice in più.
Non posso non fare i complimenti sincerissimi ad Alessandro Gogna per quanto scritto nell’ultimo intervento dove in poche righe sintetizza una situazione e da la giusta, per me, definizione sia del concetto di libertà (al quale sono particolarmente legato da sempre ed al quale ho dedicato molto tempo e molte energie della mia vita), sia, in parte almeno del modus vivendi dei professionisti della montagna.
Il collega Davide Spini che non conosco personalmente, spinge dal canto suo ancor più direttamente il dito nella piaga di quanto non avessi fatto io nel mio intervento e concordo appieno sulla prima parte di ciò che scrive, aldilà ovviamente della seppur ironica proposta di denuncia…
Nella seconda parte dell’intervento invece non concordo su alcuni aspetti.
Premetto che mi fa estremo piacere che ogni tanto qualche collega rompa il muro del silenzio, aldilà dei soliti 4 gatti, mettendosi in discussione e uscendo dal quell’atteggiamento lobbistico che purtroppo contraddistingue spesso il mondo delle guide, del “non dire niente che tanto fra un po’ è passata”. In questo modo ovviamente si sorpassa alcune momentanee situazioni ma non si esiste, e la conseguenza è quella di non aver alcun peso se non quello di beccarsi tutte le schifezze del mondo addosso….!
Non concordo, come dicevo, sul fatto che l’intervento offenda tutta la categoria e Gogna lo specifica bene quando dice: “…Del resto questa è la loro funzione, alcuni lo sanno bene.”
Ci si può sentire coinvolti in un senso o nell’altro ma mi guarderei bene dal dare una risposta di categoria e probabilmente, cerco di intuire, Davide non ha colto l’ultimo passaggio altrimenti “quel che scrive dopo “Credo che dall’alto della Sua scrivania abbia generalizzato troppo e con troppa saccenteria. In Italia ci sono circa 1000 guide, non credo che tutte rientrino nella categoria di cui sopra. Qualcuno potrebbe offendersi!” non reggerebbe…
Son convinto per esperienza personale, che esistano molti modi di interperetare la professione di Guida Alpina, tutti apprezzabili, tutti criticabili, siamo persone prima di tutto e quindi commettiamo errori e li risolviamo magari alla bell’e meglio poi, come tutti. Aldilà di ciò che rappresentiamo a titolo professionale, non siamo Dei e nemmeno eroi vocati al martirio e quindi come ultimamente mi ritrovo spesso a dire, non si può imputare ogni porcata di questa terra alle guide e nemmeno ritenerli responsabiili di una situazione che va ben oltre la nostra possibilità di getione.
E’ sicuro, almeno per quanto io penso, che sia allo stato attuale necessario, un maggiore coinvolgimento delle guide anche per quanto riguarda discussioni come questa, che vengono lette oltretutto da moltissime persone e che spesso possono fuorviare, se non discusse, sulla realtà in cui viviamo ed operiamo.
Creste, corda corta e tutte le attività che una Guida Alpina può esercitare sono il mio pane quotidiano ma non disdegno la tastiera, che mi permette di comunicare oggi con un range di persone vastissimo e di conseguenza non critico chi lo fa, anche a titolo di Guida Alpina, perché
come dicevo vi sono molti modi di interpretare questa professione.
Ma Lei, egregia Guida Alpina A. Gogna, che gira l’Italia proiettando il Banff film festival, non si sente di aver tradito i propri ideali ed il ruolo di custode del wilderness e difensore delle aree protette (titoli regolarmente a Lei conferiti al termine del corso di guida alpina), proponendo video di freeride e heliski in cui è evidente l’uso massiccio dell’elicottero sia per il trasporto persone, sia per le riprese, che come “booster” di adrenalia e spettacolartità?
ecco, se io fossi il presidente del Suo collegio o di mountain wilderness La denuncerei per APOLOGIA DI REATO! 🙂
Perché non si è rifiutato di proiettare tali video? o perché non ha rinunciato a tale incarico?
Last but not the least:
con la Sua frase “Le guide alpine si adeguerebbero subito se la richiesta di montagna sicura cessasse. La smetterebbero di predicare di spit e di catene, la smetterebbero di fare l’occhiolino alle comodità dell’eliski e tornerebbero a fare il loro mestiere in un mondo d’avventura. Del resto questa è la loro funzione, alcuni lo sanno bene. Al limite, se la montagna fosse resa veramente ed ovunque sicura, a cosa servirebbe una guida?” manca di rispetto a TUTTA la categoria.
Credo che dall’alto della Sua scrivania abbia generalizzato troppo e con troppa saccenteria. In Italia ci sono circa 1000 guide, non credo che tutte rientrino nella categoria di cui sopra. Qualcuno potrebbe offendersi!
Ultima domanda: Lei la guida alpina la fa sui ghiacciai e sulle creste con la corda in mano o con la tastiera del computer???
Si rilassi signor Gogna…
Davide, Guida Alpina
Guide alpine e libertà
Le guide alpine si adeguerebbero subito se la richiesta di montagna sicura cessasse. La smetterebbero di predicare di spit e di catene, la smetterebbero di fare l’occhiolino alle comodità dell’eliski e tornerebbero a fare il loro mestiere in un mondo d’avventura. Del resto questa è la loro funzione, alcuni lo sanno bene. Al limite, se la montagna fosse resa veramente ed ovunque sicura, a cosa servirebbe una guida? In altri tempi bastava una guerra mondiale per capire quanto la libertà fosse importante. In tempo di pace mi sembra quasi fisiologico che la gente cerchi di privarsi della libertà. Ma non sono le guide a toglierci ciò che stiamo fuggendo da soli. Il numero dei pecoroni aumenta con il numero degli aspiranti cane pastore (pure loro senza libertà). Oggi la mancanza di fantasia è così evidente, a tutti i livelli, da aver paura. Ma non esiste alcun “grande vecchio” che tiene le fila di questo teatrino. Siamo solo noi i responsabili, noi che abbiamo diviso il mondo in nostalgici della libertà ed ignoranti della libertà. Ma chi ha creato gli ignoranti se non coloro che l’hanno vissuta e poi non hanno saputo trasmetterla? Perché hanno cercato di trasmetterla pensando che lei viaggiasse per osmosi, da psiche a psiche. La libertà non è un oggetto viaggiante e trasferibile, magari in internet: è una condizione che abbiamo dentro tutti e che siamo più o meno capaci di apprezzare e di vivere: ma è figlia del divieto.
Luca, sono in parte d’accordo con te anche se non reputo certo il male del mondo sia dovuto alle guide, indubbiamente però siamo tanti e con tanti modi di pensare e di vedere le cose, quindi per uno che si smazza a promuovere la montagna come ambiente da rispettare e lasciare allo stato più naturale possibile, ce n’è un altro che tenta di sfruttarla come mezzo di puro guadagno e tenta quindi di addomesticarla il più possibile, ma io non parlerei di guide, parlerei invece di soggetti, persone diverse con diversi punti di vista, che poi questi siano anche guide a volte, può essere ma questo non significa che tutti siano uguali… infatti più sotto ho così scritto:
“un tentativo da parte degli addetti ai lavori (purtroppo) di impostare anche le attività di montagna verso uno “stile Gardaland” ovvero massificante, nella speranza, a mio avviso concettualmente sbagliata, di garantirsi un afflusso maggiore di clientela e quindi guadagno, perdendo però, senza alcun dubbio, professionalità e rispetto per la figura professionale stessa.”
Più che alla crescente domanda del pubblico credo alla crescente offerta delle guide. C’è qualcosa di bacato, ultimamente, tra queste ultime. Mi dispiace Stefano, ne abbiamo già parlato, ma le vedo scatenate nell’alterare gli equilibri naturali della montagna in quota (vabbé le strade, gli impianti, la fame nel mondo, le cavallette… qui ci occupiamo degli ultimissimi lembi di territorio alpino ancora selvaggio nel nostro Paese). Fanno “manutenzione” alle pareti (clessidre trapanate per le soste), mettono in sicurezza il I grado (cavi d’acciaio lungo i percorsi escursionistici, un tot al metro…), verniciano a più non posso, e adesso vogliono far passare l’elicottero come silenzioso ed invisibile. Insomma, a me ricordano Piersilvio Berlusconi che alla vigilia della prima edizione del Grande Fratello più o meno dichiarava: “Una televisione moderna deve avere il coraggio di essere al passo con i tempi”.
“Ed è anche vero che l’interesse del pubblico è crescente.”
Su questo punto mi piacerebbe una riflessione comune.
E’ la pratica dell’eliski così nociva per l’ambiente? Probabilmente sì, partendo da un concetto di urbanizzazione selvaggia e quindi sicuramente dannosa per l’ambiente, anche solo concettualmente, senza entrare nel dettaglio più tecnico di inquinamenti vari.
Come ho già più volte scritto, seppure considero dannosa quest’attività in quanto urbanizzante, la vedo meno “demoniaca” degli impianti a fune, per fare l’esempio più concreto, ma malgrado ciò li utilizzo sia professionalmente che dilettantisticamente, giustificandomi con : “già che ormai ci sono…”. Molto poco coerente senza dubbio, ma invecchiando mi sento molto meno “duro e puro” di quanto non fossi qualche anno fa… difetto umano credo…e spero…
Ma perchè negli ultimi tempi si è visto crescere l’interesse attorno a questa attività, che tra l’altro, parlando a livello professionale, è molto meno proficua di altre e presenta rischi di gran lunga superiori?
Credo che i punti da mettere in luce siano diversi e molto vari, partendo da una banalizzazione del limite che viene sfruttata a livello commerciale ed ha al suo apice la scalata al monte Everest, ormai considerata quasi una passeggiata in quota; una sempre maggiore richiesta di attività adrenaliniche da parte della società occidentale, ormai satura e stressata, che abbisogna di status symbol ove riversare le proprie frustrazioni, ma con stile fast-mode, in quanto non ha tempo da dedicare a ciò che non sia finanziariamente vantaggioso; un tantativo da parte degli addetti ai lavori (purtroppo) di impostare anche le attività di montagna verso uno “stile Gardaland” ovvero massificante, nella speranza, a mio avviso concettualmente sbagliata, di garantirsi un afflusso maggiore di clientela e quindi guadagno, perdendo però, senza alcun dubbio, professionalità e rispetto per la figura professionale stessa.
Last but not least, il marketing e gli investimenti a tale scopo. Marketing di varie aziende di settore che spendono cifroni esorbitanti per produrre filmati e quant’altro e devono ovviamente garantirsi poi il rientro di spesa.
Un immagine quindi che viene proposta e riproposta di continuo ormai arrivando al livello che trovo estremamente ridicolo, di vedere tutti con la telecamerina sul casco anche per andare alla toilette…
Per infilare volutamente e senza troppi giri di parole il dito nella piaga: ho volentieri preso parte alla rassegna del Banff film festival in quel di Brescia qualche giorno fa, i filmati mi sono piaciuti e mi hanno dato diversi spunti per comprendere situazioni che spesso vengono viste qui da noi come totem e che in realtà hanno significati molto diversi. Parlo in questo caso del Trad climbing sul quale mi riservo di avviare un discorso in altre occasioni. Tra i filmati più impattanti e coinvolgenti (a detta di molte persone presenti) ce n’era uno che riguardava sci ripido ed estremo fatto con l’ausilio dell’elicottero, il quale si vedeva in più di una ripresa (quindi addirittura due elicotteri, uno utilizzato per il trasporto degli sciatori ed uno per le riprese… magari prossimamente verrà così proposto per il pubblico più facoltoso ed esigente?).
Che sia anche colpa di questo tipo di proiezioni il fatto che la gente poi richieda questo tipo di attività?
Domanda ovviamente retorica e risposta ovviamente non necessaria…
Dire poi, che questi filamti vengono girati in Alaska o Canada con condizioni ambientali quindi ben diverse che sulle Alpi, a mio avviso è giustificarsi come faccio io riguardo gli impianti da sci… se si lotta contro qualcosa che si considera nocivo, non si può essere indulgenti o tolleranti, altrimenti si rischia di aggredire i più deboli e di calare le braghe nei confronti dei più forti…
Più filosoficamente, propendo appunto, per una incoerenza coscientemente accettabile piuttosto che per una coerenza a metà…!
Più che un commento questa è una riflessione a caldo di fronte alla massiccia legalizzazione (più spesso comunale, ma anche regionale) dell’eliski cui abbiamo assistito in questo scorso inverno:
Legalize marijuana era un ritornello piacevole che si batteva per non fare business di un piacere innocuo all’apparenza nocivo;
Legalize eliski è un ritornello spiacevole che si batte per fare business di un piacere nocivo all’apparenza innocuo.