L’esperienza filosofica del marmo di Carrara

Adrien Brody e The Brutalist a Carrara tra le cave di marmo. La storia di una cena (a Pietrasanta), Michelangelo, i tour in jeep, i film, gli artisti contemporanei e il lardo di Colonnata faranno sognare chi non si pone domande e chi non vede l’immane disastro. Il 2 marzo 2025 la pellicola diretta da Brady Corbet ha vinto tre premi Oscar: per il miglior attore protagonista (Adrien Brody), per la colonna sonora (Daniel Blumberg) e per la fotografia (Lol Crawley).
Prima di queste vittorie, la rivista Vogue aveva pubblicato questo articolo che sembra quasi commissionato dalle aziende che estraggono il marmo tanto inneggia alla leggenda senza curarsi dello squallido presente.

The Brutalist ha fatto innamorare delle cave di marmo di Carrara la redazione di Vogue a tal punto da dire che visitarle è “un’esperienza filosofica”.

Bianco come la luce, puro come un’idea platonica, il marmo di Carrara non è una pietra qualsiasi: è un enigma, una sfida, un destino. Qui, tra queste montagne, ognuno di noi può sentirsi un po’ artista e un po’ esploratore. Soprattutto può sognare. Come è successo a Adrien Brody”.

Non neghiamo che una visita alle cave possa essere effettivamente un’esperienza filosofica; ciò che condanniamo è che si possa oggi, senza traumi, avere una visione così parziale della realtà, così incurante dei problemi sociali, così ignorante delle lotte ambientali, così distratta dalla retorica da non prendere neppure in considerazione il reale pericolo di vera e propria estinzione delle Alpi Apuane, una delle regioni al mondo dove l’estrattivismo più bieco ha avuto modo di rappresentare in maniera esemplare ciò a cui si è purtroppo ridotto il capitalismo.

Certamente Vogue non accenna a questi problemi: (volutamente o meno) non li cita affatto neppure nel “cosa sapere prima di andare a visitare le cave”.

L’esperienza filosofica del marmo di Carrara
di Elisabetta Caprotti
(pubblicato su vogue.it l’8 febbraio 2025)

Carrara e il Monte Sagro. Foto: FaMos.

C’è un luogo in Italia dove la terra non è solo pietra. Dove le montagne non sono semplici rilievi geologici, ma geroglifici scritti dal tempo, dall’uomo e dalla bellezza. Questo luogo è Carrara, e la sua lingua è il marmo. Bianco come la luce, puro come un’idea platonica.

Carrara è diventato il set di uno dei film più iconici del 2025: The Brutalist, tra i favoriti agli Oscar, con 10 candidature, 3 statuette già vinte ai Golden Globes e il Leone d’Argento per la regia a Venezia. L’interprete è un superbo Adrien Brody nei panni di László Toth, architetto ungherese ebreo scampato alla persecuzione antisemita; dal Dopoguerra, e in un arco di trent’anni, passerà dall’essere povero a diventare un affermato professionista. La sua vita cambia quando il ricco uomo d’affari della Pennsylvania Van Buren gli chiede di progettare un imponente monumento modernista, un monolite di marmo destinato a svettare sulla collina, un blocco di marmo unico che sarà edificio dalle molteplici funzioni, luogo di preghiera, biblioteca, auditorium e palestra.

drien Brody a Carrara in una scena del film The Brutalist

Ed è proprio per realizzare questa opera monumentale che László Toth si reca nelle cave di marmo e inevitabilmente la mente corre a Carrara. Col il suo inconfondibile skyline delle Apuane, si prende la scena del film. Alcune scene cruciali sono state girate nelle cave Bettogli e nell’ antica drogheria Riacci, in corso Rosselli, nel centro della città. Il regista Brady Corbet e Adrien Brody erano arrivati a Carrara per la prima volta nel 2022, per un primo sopralluogo nel 2022, con cena a base di Lardo di Colonnata all’Enoteca Marcucci di Pietrasanta. Le scene in cava, a cui si sono aggiunte quelle in centro città (all’inizio non erano previste nella sceneggiatura) sono poi state girate nel 2023 nelle cave nella zona del monte Bettogli dove si estraggono i pregiatissimi marmi Statuario e Calacatta. Se il film ha fatto centro, scopriamo questa storia incredibile fatta di bianco e di lavoro e prendiamoci un weekend per andare a visitare Carrara, ci lascerà senza fiato.

The Brutalist

Il marmo, la montagna, il mito
Il marmo di Carrara è da secoli il materiale che ha scolpito non solo statue e palazzi, ma l’immaginario stesso dell’Occidente. Pensiamo ad esempio all’arco di Tito a Roma, il Duomo di Pisa, il Campidoglio degli Stati Uniti, il Foro Italico e in tempi più recenti il magnifico Teatro dell’Opera di Oslo. Ma soprattutto è entrato nelle nostre case e nei nostri oggetti. Andare a visitare le cave è come entrare in un paesaggio lunare e sublime, un teatro di tagli precisi e abissi vertiginosi. Immaginate montagne che non crescono verso il cielo, ma vengono svelate dall’alto verso il basso, come se un gigante avesse deciso di intagliare la terra per estrarne l’essenza più preziosa. Le pareti di marmo, levigate dalla mano dell’uomo e del tempo, brillano sotto il sole come specchi naturali, riflettendo una luce che sembra venire da un altro mondo. E, in effetti, il marmo di Carrara è sempre stato considerato un materiale “altro”, quasi divino: i Romani lo chiamavano marmor lunensis, il marmo della Luna, perché la sua lucentezza ricordava quella del satellite notturno.

Cave di marmo, Carrara. Foto: gerric.

Il marmo, materiale dell’ambizione umana. Le cave, il luogo dove l’uomo plasma la materia
Carrara è anche il luogo della trasformazione. Qui, il marmo non è solo scavato, ma interpretato. Michelangelo passava mesi nelle cave a scegliere personalmente i blocchi per le sue opere, diceva di vedere la statua già dentro la pietra, il suo compito era solo “liberarla”. Così, dalle viscere di queste montagne, sono usciti i capolavori del Rinascimento: il David, la Pietà. Il marmo è stato il materiale dell’ambizione umana, della grandezza e, a volte, della hybris. Oggi, le cave di Carrara sono un luogo di fascino ambiguo. Da un lato, testimoniano la capacità dell’uomo di plasmare la natura, di trasformare la materia in arte e simbolo. Dall’altro, sono un monito: ogni blocco estratto è una ferita alla montagna, un segno del nostro desiderio di possedere e dominare. Eppure, c’è qualcosa di profondamente umano in questo dialogo tra l’uomo e la pietra. Le cave sono un luogo di fatica, di sudore, di polvere bianca che si deposita su tutto come una seconda pelle. Ma sono anche un luogo di visione, di creatività, di possibilità infinite.

Il David di Eduardo Kobra. Foto: Ambito Turistico Riviera Apuana.

Cosa vedere: tra bianche ferite nella roccia, gallerie scavate a mano e panorami mozzafiato
Le cave: ce ne sono 84, tutte attive. Ci si può arrivare in jeep o a piedi, ma comunque si va lì per restare affascinati, anzi ipnotizzati. Per fortuna, c’è sempre il momento per uno spuntino – da cavatori, ça va sans dire – lardo e pomodoro, le emozioni fanno venire fame. Da li si può fare un breve viaggio a Colonnata, un borgo che sa di altri tempi, un abbraccio dalle montagne pieno di storie e ovviamente di lardo incastonato in conche di marmo: candido, morbido, speziato. Non è solo cibo, è una tradizione scolpita.

È possibile visitare le cave di marmo in autonomia o affidarsi a tour organizzati, che vi guideranno nell’esplorazione dei meravigliosi bacini di Torano, Fantiscritti e Colonnata. Se si vuole stare da soli ci si muove in auto o in moto percorrendo i bacini marmiferi e ripercorrendo il tracciato della ex Ferrovia Marmifera. Il tratto è spettacolare, fatto di scorci mozzafiato sulle cave e sulla costa, costellato di vallate come la valle di Miseglia, borghi caratteristici, come quello di Torano e Colonnata, gallerie scavate nella roccia, enormi ponti, come quelli di Vara, Cave Museo come la Cava Museo Fantiscritti e Cava Galleria Ravaccione. Ci sono anche percorsi a piedi, come quello che conduce alla località di Campocecina, con lo spiazzo panoramico da cui godersi il panorama verso la Lunigiana, le cave di marmo e la costa.

Affidandosi a un tour organizzato ci si muove in jeep o minivan, lungo il viaggio alla scoperta dei bacini marmiferi di Colonnata, Torano e Fantiscritti, con esperti che raccontano la storia dei borghi e la vita dei cavatori, il racconto dei diversi pregiati marmi di Carrara, i metodi di estrazione dall’epoca romana sino ai giorni nostri. Immancabile la tappa presso le celebri Larderie di Colonnata, dove scoprire la lavorazione di questo antico cibo, così caro ai cavatori.

La cava dei Fantiscritti. Foto: Renato Agostini.

Cava Romana di Fossacava
Questa cava risalente al I secolo a.C. conserva tracce delle tecniche estrattive romane, come le incisioni a forma di V e i cunei di ferro utilizzati per staccare i blocchi. Qui, tra passerelle e percorsi archeologici, si può ammirare anche una statuetta della dea Luna, testimonianza del culto dei cavatori dell’epoca.

Cava Museo Fantiscritti
Questo museo privato racconta la vita dei cavatori attraverso strumenti antichi, sculture e dimostrazioni di tecniche storiche come la lizzatura, un metodo di trasporto dei blocchi che richiedeva forza e maestria. Ogni anno, in agosto, una rievocazione storica riporta in vita questa tradizione.

Ponti di Vara e Gallerie della Ferrovia Marmifera
Costruiti alla fine dell’Ottocento, questi ponti e gallerie sono un’opera di ingegneria straordinaria. Percorrerli significa immergersi in un paesaggio lunare, tra enormi blocchi di marmo e viste spettacolari sulle valli sottostanti.

Cava 177 e il Trekking delle Apuane
Per gli amanti dell’avventura, un trekking attraverso le cave offre panorami unici, come quello dalla cima di Campocecina, da cui si può ammirare l’intero bacino marmifero e la costa tirrenica.

Sulle tracce dei film, da 007 fino ai fratelli Lumière
Le cave di Carrara non sono solo un set naturale per la storia, ma anche per il cinema. Già nel 1897 i fratelli Lumière ne avevano intuito il fascino, immortalando la ferrovia marmifera a Fantiscritti. Da allora, la magia delle cave è stata la cornice di scene memorabili: dalle locomotive de La strada dei giganti agli inseguimenti mozzafiato di 007 – Quantum of Solace, fino a diventare la location per capolavori come Il Peccato di Konchalovsky, senza dimenticare videoclip e fiction.

Cosa mangiare a Carrara
Tra una passeggiata e una scultura ci si siede a tavola e si scopre un mondo di sapori autentici. La “calda calda”, una farinata sottile che sa di ceci e tradizione, è una di quelle cose che non si vorrebbe mai finire. E il castagnaccio? Un dolce semplice, con pinoli e rosmarino, che profuma di boschi e di casa. Poi ci sono il mallegato, i muscoli ripieni, il baccalà marinato o i taglierini nei fagioli, piatti che raccontano la terra, l’orgoglio.

Gli scultori: da Michelangelo a Jeff Koons
Già gli antichi Romani avevano capito l’immenso valore delle cave; ma è nel Rinascimento che Carrara diventa il cuore pulsante dell’arte, grazie a Michelangelo, che qui veniva a scegliere personalmente i blocchi per i suoi capolavori, tutti nati da queste montagne, che sembrano quasi orgogliose di aver dato vita a tanta bellezza. Oggi, sono artisti come di Maurizio Cattelan, Damien Hirst e Jeff Koons a creare capolavori.

Il tour di Michelangelo a Carrara
Autunno 1497: Michelangelo, ventiduenne, sbarca in quel regno di marmo, già con la Pietà che gli pulsava nella mente. Eccolo, il giovane genio, arrampicarsi tra le cave, occhio clinico, mani sapienti, a scegliere personalmente i blocchi più puri, più luminosi. Matteo Cuccarello, il suo fornitore di fiducia, gli prepara i marmi già a febbraio dell’anno successivo, ma Roma dovrà aspettare l’estate per vederli arrivare.

Oggi, seguire le orme di Michelangelo a Carrara è un’esperienza che unisce storia, arte e un pizzico di avventura. Si comincia dalle cave di Fantiscritti, dove il grande artista scelse il marmo per le sue opere più celebri. Fantiscritti è un paesaggio surreale: pareti di marmo che si innalzano come cattedrali naturali, gallerie scavate nella montagna che sembrano uscite da un film di fantascienza. Quando si sale si lascia il mare alle spalle, si sale, e all’improvviso il verde si spezza in un anfiteatro di gradoni candidi, venature che sembrano dipinte, bagliori che accecano. È un paesaggio lunare, sì, ma anche terrestre, concreto, percorribile in jeep o in auto, tra sterrati che regalano panorami sulla Versilia da togliere il fiato. La cava Galleria Ravaccione n. 84 il vero cuore di questa storia. Qui, Michelangelo trovava il suo marmo prediletto, e qui, oggi, si entra come in una cattedrale. Pareti altissime, tagli netti, stanze che si aprono una dopo l’altra, un abbraccio di montagna che racconta secoli di storia. E poi, come in una chiesa rinascimentale, ecco il trionfo dei colori: è l’omaggio di Ozmo, al secolo Gionata Gesi, street artist toscano, al genio di Michelangelo. La Genesi della Cappella Sistina riappare, ma questa volta sulle pareti di marmo, in un dialogo separato dai secoli, ma unite dalla passione per la creazione.

Lago Valsora. Foto: Donatella Rubicini
Passo del Vestito. Foto: Simone Baldini.

Gli eventi di questo periodo
Carrara è vivace, creativa, piena di giovani che arrivano da ogni dove per studiare scultura all’Accademia di Belle Arti. Qui le mani lavorano il marmo, certo, ma anche la fantasia. Lo si vede al mudaC | museo delle arti Carrara. Fino al 9 marzo 2025 oltre alla collezione permanente si può visitare la mostra di Simone Gori “Pars Caeli”. La natura come forma artistica perfetta, celebrata nelle sue mille sfaccettature è il cuore del lavoro dell’artista che esplora nuovi linguaggi comunicativi e permette al visitatore di intraprendere un viaggio emozionale a metà tra arte, scienza e attualità.

La Street Art invece racconta una Carrara underground, collegandone lo spirito artistico con quello più strettamente urbano. Partendo da Vicolo San Piero, si possono ammirare 250 metri di murales nati dall’attività di rigenerazione urbana del Circolo dei Baccanali, per poi spostarsi in piazza delle Erbe – cuore partigiano di Carrara – con la pittura murale dedicata a Francesca Rolla degli Orticanoodles. Tappe più periferiche sono Via Carriona, Impollinemesi sulla scalinata Monterosso di Zed1, Il muro delle rose, in Via del Cavatore, sulla parete esterna dell’Ente Cassa Edile di Massa-Carrara, raccolte da Enzo Tinarelli e Suzanne Spahi e il murale di Tellas ad Avenza. E poi ci sono gli eventi: gli “Studi Aperti”, dove gli artisti aprono i loro laboratori; “White Carrara”, che trasforma il centro in una galleria a cielo aperto; il festival “C/Art-Creativi in dialogo”, dove si incontrano talenti da tutto il mondo.

Il David di Eduardo Kobra (2017)
Foto: Vittylama.
Foto: Davide Papalini
Foto: trolvag.
Foto: Alessandro Vecchi.
Vanessa Beecroft, VB67 Studi Nicoli di Carrara, 2010 in occasione della XIV Biennale Internazionale di Scultura.
Cave viste da Campo Cecina. Foto: William Domenichini.
Adrien Brody in The Brutalist
Underwood&Underwood ©1903_No._2037.
Foto: vmenkov.
Passo della Focolaccia. Foto: Gabriele85
Foto: Davide Papalini.
Alla sommità di questa gigantesca cava è il David di Eduardo Kobra. Foto: Matteo Dunchi.
Fabio Viale al lavoro a Carrara per Ah galla!, 2002
Murale di Ozmo, Creazione di Adamo di 160 mq su parete di marmo presso la Cava Galleria Ravaccione a Carrara. Foto: Alex Digitale.
Ortica Noodles, A Francesca Rolla, murale, Carrara, 2013.
L’Enoteca Marcucci a Pietrasanta primo “set” di The Brutalist. Foto: Tripadvisor. 
Eduardo Kobra mentre realizza il David nella cava di Gioia di Carrara, 2017
Maurizio Cattelan, L.O.V.E., 2010. In lavorazione a Carrara presso gli Studi d’arte cave Michelangelo.
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L’esperienza filosofica del marmo di Carrara ultima modifica: 2025-03-08T05:38:00+01:00 da GognaBlog

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45 pensieri su “L’esperienza filosofica del marmo di Carrara”

  1. Sinceramente si possono fare scelte consapevoli per essere meno complici ….per esempio non rifarsi il bagno o il pavimento del salotto col marmo…..ci si può informare e di conseguenza spendere dove pare ci sia meno a che fare con l’estrazione del marmo….io credo che in parte il nostro potere sta nel portafoglio…..altrimenti stiamo lì a piangerci a addosso che tanto non si può fare nulla ……

  2. Che il carbonato di calcio sia il grsso affare, è risaputo, purtroppo. E questo porta alla distruzione totale, perchè non conta più fare un’escavazione mirata, selezionata,  va tutto bene il marmo buono come quello difettoso . Tutto viene macinato.
    Lo sa la rivista Vogue che si riempie la bocca con Michelangelo, parla di scultura, di street art, di giovani scultori da tutto il mondo,  di bellezza , di capolavori, lo sa che oggi la roccia  delle  Apuane  viene macinata per farci del polverone?
    Lo sa, o non lo sa? Oppure fa finta di non saperlo?!?!?

  3. L’economia a mille c’entra poco.
    Oggi, 2025, l’economia sono solo numeri scritti su un video di un computer, conservate in server, data center, che può essere ampliata o cancellata con un click.
    Il carbonato di calcio delle Apuane, come ben sapete, è nei dentifrici, vernici, cosmetici, pitture murali, mangimi animali, prodotti abrasivi di pulizia, pure nella pastasciutta!!!
    Pensateci quando lavate i denti o date una mano di bianco ai muri di casa.

  4. Se spianassero le montagne mi sentirei sparsato ed infelice , anche se l’economia andasse a mille.

    Ma cosa ci servirà avere l’economia a mille, quando tutto sarà spianato, distrutto, e avvelenato?

  5. @ Ratman
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    Non so se capisco bene il tuo messaggio,  io non credo in Dio , e nemmeno penso che il “placet” di un Dio potrebbe autorizzare gli uomini a distruggere ambienti e forme di vita stupende.
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    Nella mia visione ratti e polpi non hanno l’intelligenza e la scienza degli umani , ma potrebbero essere “Fratelli minori” di intelligenza, su una scala in cui ci sono anche cani , scimmie e delfini.
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    In quanto piu’ intelligente,  salvo lottare contro un virus, come uomo non mi sentirei in diritto di distruggerli.
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    La montagna invece è una :”cosa” , sono abbastanza convinto che se non ci fossimo noi uomini a rivestirla di umanissimi sogni ed ambizioni , non conterebbe niente, e potrebbe essere spianata con le ruspe.
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    Ma perché farlo ?
    Perché rovinare a colpi di mine una :”Casa dei sogni” , oltre che un ambiente che e’ la nostra casa e la nostra storia da millenni ?
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    Se spianassero le montagne mi sentirei sparsato ed infelice , anche se l’economia andasse a mille.

  6. Pare che i polpi siano animali molto intelligenti. Quando troveremo una loro biblioteca scopriremo che loro chiamano questo pianeta Mare.

    A Viareggio, oramai diversi anni fa, nel quartiere marinaro della Darsena, c’era la sede di un gruppo amanti della montagna e non solo (…) che si era dato il nome ” IPolpi” . Del resto da sempre il simbolo del rione Darsena è il polpo (octopus vulgaris).
    Forse Ratman ne facevi parte?
    Però i polpi,  al baccanale del rione Darsena , di solito finiscono in padella.

  7. “Con un poco di antropoarroganza pensiamo che questo sia il profilo che le montagne devono avere tra tutti quelli che hanno avuto: perché?
    Perché siamo in un delirio autoreferenziale “
    Mentre non è antropoarroganza credere in nome di un’invenzione culturale umana, dio, che l’uomo abbia il diritto di distruggere (o meglio valorizzare) tutto?
     
    Ben scelto il tuo nick, è proprio dei ratti che quello che non mangiano o mordono ci pisciano sopra…e sono animali intelligenti, più dei polpi, peraltro!
     
    L’unica esperienza filosofica che possono ispirare le cave di marmo è quella della desolazione e della tristezza.

  8. I lettori di Vogue sono i seguaci della Ferragni…ecc ecc ecc..
    Sulle cave …… A mio avviso è una tragedia ambientale, sociale, umana…..però l’importante è fare l’apericena, ecc…ecc ecc….

  9. Pare che i rats siano animali molto intelligenti. Quando troveremo una loro biblioteca scopriremo che loro chiamano questo pianeta Fogna… Ma lo sta diventando anche per i men! 

  10. Eppure il bisogno di religione rimane radicato nell’uomo: allora il cane, l’orso e la montagna prendono il posto di Dio.

    Il cane, la montagna e l’orso, sono tangibili. Dio no.  Chi me lo garantisce che Dio esiste? Che ci posso contare?  Forse Ratman?

  11. Pare che i polpi siano animali molto intelligenti. 
    Quando troveremo una loro biblioteca scopriremo che loro chiamano questo pianeta Mare.

  12. Umanesimo
    L’antropologia giudaico-cristiana da circa 200 anni è un ingombro allo sviluppo delle energie propulsive delle  modalità moderne di controllo e dominio della natura.
    Insomma, il tritacarne dell’economia non può tollerare differenze: quando il lavoro da condanna diventa valore il paradigma della caduta crolla e con esso tutto l’apparato teologico.
    Eppure il bisogno di religione rimane radicato nell’uomo: allora il cane, l’orso e la montagna prendono il posto di Dio.

  13. Al 7 Cominetti fa 🎯
    Vogue è funzionale a se stesso, pagine e pagine spot su carta e come tale vende falsità travestite e zuccherate;a parte il titolo la filosofia se c è è davvero è schiacciata da blocchi ( non di marmo)  di artistica merda che riduce il pensiero critico.
    In altre parole oltre a prendere per il culo chi legge e vive lì giustifica e propaga lo scempio(altro che il nulla!anche se comprendo  Ratman)ricostruendo e ridando l’impossibile imene ad una territorio martoriato.
    Tirare in ballo Michelangelo e altre vaghezze cinematografiche distrae ma non troppo…si spera in un risveglio anarchico che ora sembra sbadigli nel sonno, che i rumori e polveri delle cave siano soporiferi?O lo è il denaro?

  14. senza l’uomo – forma vitale che a differenza di altre possiede il linguaggio – la Terra non esisterebbe.
    Potrebbe essere usata come titolo del libro delle cazzate di Ratman, da esporre con quello delle barzellette sui carabinieri

  15. senza l’uomo – forma vitale che a differenza di altre possiede il linguaggio – la Terra non esisterebbe.
    Ne hai sparate tante di cazzate, ma questa le batte proprio tutte!

  16. I ligurApuani, popolo forgiato dalle Apuane ,costretti a vivere e a morire di escavazione e quindi di marmo bianco che tutti abbiamo modo di vedere e toccare. Non è facile resettare chi nasce a Carrara non c’è il tasto cancel_reset. Non son qui a difendere chi che sia ma piuttosto ad incolpare chi di ogni cosa vive per il denaro, si ,concordo ,siamo noi il cancro della terra ma penso che oggi ,con quel che si vede all’orizzonte,non il nulla bensi la voglia di guerra ,le cave di carrara possono passare tranquillamente in secondo piano. Se vado in Apuane mi soffermo su tutta quella parte che è ancora natura e per il resto guardo e passo

  17. Senza acqua non c’è vita. Molto semplice. Prova a bere quella con la marmettola.

  18. “Al vertice del Nulla l’idea che l’essere uomano sia una specie di cancro per il pianeta; ma senza l’uomo – forma vitale che a differenza di altre possiede il linguaggio – la Terra non esisterebbe.”
    Ora ho capito il tuo punto di vista. L’umanesimo però è finito, oggi siamo nell’antropocentrismo. Ce lo vedi Petrarca tra le jeep e i selfie, tra gli escavatori e le mine? 
    Consiglio: (ri)leggere il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi. Senza aria, acqua e terra siamo il nulla. 

  19. “Al vertice del Nulla l’idea che l’essere uomano sia una specie di cancro per il pianeta; ma senza l’uomo – forma vitale che a differenza di altre possiede il linguaggio – la Terra non esisterebbe.”
    Ora ho capito il tuo punto di vista. L’umanesimo però è finito, oggi siamo nell’antropocentrismo. Ce lo vedi Petrarca tra le jeep e i selfie, tra gli escavatori e le mine? 
    Consiglio: (ri)leggere il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi. Senza aria, acqua e terra siamo il nulla. 

  20. Il Nulla
    Il Nulla è  il fitto vuoto che riempie l’orizzonte esistenziale di coloro che non sanno più distinguere ciò che è vivo da ciò che non lo è. 
    Coloro che si accomodano nel pensiero banale che esista un continuum tra tutte le cose e gli esseri, coloro che non hanno una idea dell’altro.
    Al vertice del Nulla l’idea che l’essere uomano sia una specie di cancro per il pianeta; ma senza l’uomo – forma vitale che a differenza di altre possiede il linguaggio – la Terra non esisterebbe.
     

  21. Magari avrà mangiato minestra d’ortica. All’osteria Marcucci la facevano.

  22. Non c’entra nulla con l’argomento della discussione, ma comunque: Adrien Brody, ad una cena a base di lardo di Colonnata? Dovrei vederlo per crederci. Brody è Ebreo sia da parte di padre che di  madre. Non so se sia credente o meno, ma per mia esperienza personale è estremamente raro che un Ebreo, anche se dichiaratamente ateo, possa o voglia ignorare le regole dell’alimentazione kosher. E’ un po’ come nessuno di noi mangerebbe volentieri carne di cane o di gatto, o un americano carne di cavallo. Come mimimo, chi ha avuto l’idea di invitare Brody ad una cena del genere (se la cosa è vera) è un cretino calzato e vestito.
    Il che, forse, spiega benissimo tutto il livello dell’articolo.

  23. Il Nichilista dice nulla ha senso né valore.La mancanza di senso nella vita. La vita non ha senso quindi perché vivere? Il nichilismo penetra nei nostri sentimenti, confonde i nostri pensieri, cancella prospettive ed orizzonti, fiacca la nostra anima, intristisce le passioni rendendole esangui.

    quindi che c’ azzecca essere cattolici?

  24. La distruzione delle montagne dovrebbe avvenire naturalmente per erosione e frane. Come la fine della vita di un uomo che ha un limite naturale. Un omicidio non è un limite naturale, è imposto. Alle Apuane la loro fine è imposta,  e non dalla natura e, per giunta, ora ci si fa anche della filosofia (assai spicciola)  oltre alle merende a base di lardo e vino di Candia.

  25. non c’e nessun compromesso tra giusto e bene. Perchè son una sola cosa, smettere con la distruzione. 

  26. Chi sa disegnare a memoria il profilo attuale delle Apuane?

    IO !!!!!!!!
    E a occhi chiusi!
     

  27. Benassi,  aggettivizzi malaccortamente: poiché credo in Dio non sono nichilista.
    Anzi, da buon cattolico penso che voi apuani siate nel buon diritto di rivendicare un compromesso tra ciò che è  giusto e ciò che è bene.
    Però,  poiché sei uomo di intelligenza, riconoscerai che l’estinzione delle montagne è una fregia via inudibile

  28. Il paesaggio è un luogo dell’anima, della sua pace e del suo tormento.
    Ci accompagna dalla nascita, ci ricorda chi siamo,  ci fa sognare chi vorremmo essere.
    Il paesaggio è lo sfondo lontano del nostro giono; quello prossimo, quello di tutti i giorni, chi lo ricorda nei dettagli? La strada per andare al lavoro chi sa dire con precisione palazzi, negozi come si succedono.?
    Chi sa disegnare a memoria il profilo attuale delle Apuane?
    Le montagne sono un orizzonte generico che noi vediamo da pochi anni, quelli che abbiamo.  Non possiamo rimpiangere quello che non abbiamo visto.
    Con un poco di antropoarroganza pensiamo che questo sia il profilo che le montagne devono avere tra tutti quelli che hanno avuto: perché?
    Perché siamo in un delirio autoreferenziale nel quale non si trova più un senso del futuro ma si agogna ad un eterno nostro presente.
    Il paesaggio geografico, l’orizzonte che ci ha cresciuti, è un feticcio dell’incapacita, della debolezza, della mancanza di orizzonti comunitari: una consolazione.

  29. Sebastiano, non ti curare di Ratman, è un NICHILISTA. Per Ratman i fanatici sono quelli che vorrebbero  salvare le Apune,  non quelli che le distruggono per il fanatismo dei soldi.

  30. Caro RatMan, le montagne possono benissimo essere ritenute esseri viventi, soprattutto le Apuane. Queste “montagnuole” sono formate da dei veri e propri tessuti come ne siamo formati noi miseri umani. Una fauna e una flora unica. Piene di sorgenti e bacini d’acqua. Te le elementari le hai fatte? Non hai mai sentito dire “l’acqua é vita”? 
    Rimarrà un parco regionale per questioni puramente cavatorie… 

  31.  Chi sono i lettori di vogue? Non parla di moda? Il mondo della moda ha i salami sugli occhi quando si parla di ecologia. 

  32. Nell articolo che parla di Michelangelo c’è un errore.michelangelo non ha preso i marmi nella galleria di ravaccione. Michelangelo 1497 galleria ravaccione 1890 circa. Preso marmo a fantiscritti. Non in galleria ravaccione.

  33. “la rivista Vogue aveva pubblicato questo articolo che sembra quasi commissionato dalle aziende che estraggono il marmo tanto inneggia alla leggenda senza curarsi dello squallido presente.”
     
    Sembra? È tutto commissionato. Non sanno più dove metterli, a Carrara. E che dire del cinema, ridotto ormai spesso a fare campagne pubblicitarie con in bella evidenza nomi e marchi? 
    Da un lato vorrei vedere il film per capire se questa celebrazione della distruzione era davvero necessaria o è una semplice marchetta, ma non lo farò. Brodo Brody è evidentemente passato anche lui. Che tristezza… ha azzeccato un’espressione in un film e da allora fa la stessa. 
    Una domanda per Ratman: cosa intendi con il commento “delirio da supereccitazione paesaggistica”?

  34. Davvero ricercata l’immagine delle montagne che si sentono felici a offrirsi alla capricciosa umanità!

  35. “Estinzione delle Alpi Apuane”
    C’è un limite oltre il quale l’uso iperbolico del linguaggio sfonda nella banalizzazione e denuncia una inconsistenza delle argomentazioni e delle idee.
    Le montagne possono essere considerate esseri viventi – i soli passibili di Estinzione  – in un delirio da supereccitazione paesaggistica: insomma da fanatici.
     

  36. Vogue, e tanti altri magazine similari, non sono altro che contenitori da riempire con pubblicità e…contenuti, appunto, ma non articoli che contengano opinioni. Quelli non andrebbero bene perché costituirebbero una distrazione dai contenuti pubblicitari, che sono quelli che pagano.
    La superficialità è la prassi. È vietato ogni guizzo intellettuale. È nato da tempo il giornalismo creatore di contenuti, che è proprio questo che abbiamo appena letto. Anche facendo due chiacchiere con un giornalista di questo tipo ci si accorge subito che non si può approfondire nessun argomento oltre quel livello che viene richiesto dal contenitore. Involucro che si può assimilare a quelli per i rifiuti senza nessuna difficoltà.  I veri rifiuti sono i lettori cui il contenitore è destinato. Purtroppo il loro aumento numerico esponenziale, fa sì che questi creino un’opinione consistente che si auto alimenta inesorabilmente.
    È brutto da dire ma il terrorismo resta la soluzione. Non vedo soluzioni non violente. 
     

  37. Immaginate montagne che non crescono verso il cielo, ma vengono svelate dall’alto verso il basso, come se un gigante avesse deciso di intagliare la terra per estrarne l’essenza più preziosa. Le pareti di marmo, levigate dalla mano dell’uomo e del tempo, brillano sotto il sole come specchi naturali,

    Svelate??? 
    Diciamo pure SVENTRATE!!
    Brillano? 
    Si, ma suon di mine, che le riducono in detriti e marmettola.
     

  38. tra sterrati che regalano panorami sulla Versilia da togliere il fiato.

    questa è una cazzata, cosa c’incastra la Versilia con Carrara? NULLA!!! Studiate la geografia e la storia prima di scrivere minchiate.

  39. con cena a base di Lardo di Colonnata all’Enoteca Marcucci di Pietrasanta.

    Mi viene da sorridere.
    Ci sarebbe da esserne orgogliosi??

  40. Vale la pena ricordare che il cosiddetto marmo di Carrara può essere bianco o  grigio. Bianco per gli usi nobili e grigio per gli usi volgari: tavoli lavandini e zoccolini. Sempre meno in entrambi i casi: oggi il marmo viene utilizzato in prevalenza per la produzione del carbonato di calcio. Una ragione accessoria ma definitiva per chiedere la chiusura di tutte le cave delle Alpi Apuane.

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