L’esplorazione continua
(Note di arrampicata siciliana)
Scritto nel 2014
Anche per questa grande isola non è possibile integralmente riportare l’incredibile attività svolta. Nella seconda metà degli anni ’80 sono numerosi i gruppi di scalatori in Sicilia, prevalentemente là dove sono attive sezioni del CAI: nei Monti Peloritani e Nébrodi, da Catania aprono vie nuove Carmelo Ferlito, Leo e Stefano Rapisarda e altri compagni (a esempio, Incommensurabile profonda disperazione sulla Rocca di Novara, 200 m, VI e A2, Leo e Stefano Rapisarda); da Messina, Santino Cannavò, Eugenio Pagani, Sergio Soraci, Rosario Cammara e Luigi Gino Sturniolo esplorano e realizzano molte salite, aprendo itinerari di più ampio respiro sulle pareti della Rocca del Crasto e Rocca Calanna. Valgano a esempio evolutivo le vie Chiara (1986), Kaos (1986), Homosex (165 m, VI, 1988), Memè mon amour (150 m, 6b+, 1993), seguite da Sognatori allo sbaraglio (110 m, 6b, 2011) e Il Paradiso all’improvviso (180 m, 7c, 15 aprile 2012), aperte e liberate dai ragusani Massimo Flaccavento e Giuseppe Barbagallo. Sull’Etna vanno registrate alcune imprese decisamente alpinistiche. Nel 2003 Mario Tropea sale slegato Nicolò, l’unica cascata di ghiaccio della montagna. Nel 2006 Flaccavento, Gabriele Cavallo, Giancarlo Schillaci e Giosuè Milioto raddrizzano ulteriormente in invernale l’integrale della Serra Cavigghiuni, lungo un itinerario impegnativo e selvaggio di 800 m nella Valle del Bove, una cresta che già nel dicembre 1998 Ferlito e Giuseppe Gallo, con Alessandro, Davide e Valentina Tomasello avevano percorso.
Dei Monti Iblei la Cava Grande di Cassìbile, con i suoi 10 km di lunghezza e la profondità massima di 250 m, è di certo la gola più rappresentativa. Dopo la nostra Delirium formichens (1981), tutto tacque fino al 1999, quando in ottobre Massimo Cappuccio, Giuseppe Gallo e Giuseppe Martinico salirono Emozioni siciliane (125 m, fino al 7a, liberata in seguito) sulla faccia sinistra del diedro che delimita a sinistra un grande muro verticale sulla destra idrografica del canyon.
Gli stessi nel maggio 2001 aprono Fuga dei Briganti (120 m, 6c), questa volta in esposizione a sud (lato sinistro idrografico), probabilmente a oggi l’itinerario più bello e ripetuto della Cava Grande. Il luogo è tra i più suggestivi, proprio di fronte al Belvedere dei Laghetti. Massimo Flaccavento nel giugno 2001, sulla faccia destra del diedro di Emozioni siciliane, apre la difficile Il serpente e l’arcobaleno (135 m, 7b), mentre il 4 ottobre 2003 con Cavallo trova Ottobrata parigina (80 m, 6b+)
L’esplorazione continua, anche se alcune vie che qui non cito vengono aperte dall’alto. Nel maggio 2008 Flaccavento e Cavallo trovano Addio all’estate, un itinerario che incrocia Il serpente e l’arcobaleno. Le due vie hanno in comune il tiro chiave di 7b. Dobbiamo attendere il 14 gennaio 2012 perché Giorgio Iurato attacchi da solo Luci all’orizzonte (175 m, 6a+) su un nuovo settore (lato sinistro idrografico) e la concluda con un bivacco dopo una chiodatura parsimoniosa. Continua dunque la ricerca di Iurato nella sua terra siciliana. Così lui ci racconta: «Ore 4.30, sveglia. Dopo due ore di avvicinamento, finalmente arrivo alla base. Mi guardo intorno e il silenzio, l’assenza di rumori, creano sensazioni interiormente sconosciute. Nel profondo, mi sento fisicamente e psicologicamente fortissimo.
Ore 6.30. È tutto pronto, comincio a scalare e dopo venti metri di lotta pura fra cespugli, terra e un po’ di roccia delicata, arrivo finalmente su una cengia e mi guardo intorno; è un’esplosione di verde, gli occhi si perdono nella visione di una natura incontaminata; l’ossigeno riempie i polmoni e tempra il mio animo; in quell’immersione nella natura vivo davvero un’esperienza unica. Il rapporto con l’ambiente è sacro, l’atmosfera magica; in alto, lontani, volteggiano due corvi imperiali; più su un bonsai di rara bellezza: vi si poggia d’improvviso una cinciallegra che subito guizza via impaurita; in basso, nella valle, si aprono allo sguardo laghetti e marmitte d’intenso smeraldo e cascatelle di acqua si lasciano inghiottire dal lussureggiante verde della vallata».
Il 18 marzo 2012 lo stesso Iurato con Gabriele Puccia termina Rosa dei Venti (210 m, 6c, liberata in seguito dai medesimi assieme a Vincenzo Di Maria, 25 marzo 2012). Poco tempo dopo (aprile 2012) Iurato, ancora una volta da solo, apre Il risveglio dell’anima (110 m, 6b+), un itinerario destinato ad avere grande successo.
Cava d’Ìspica è uno spettacolare canyon che incide l’altopiano meridionale dei Monti Iblei, sede di necropoli preistoriche. Se l’arrampicata sportiva aveva preso finora in considerazione solo monotiri, il 12 ottobre 2013 Giorgio Iurato e Cristina Pannuzzo hanno aperto, ovviamente dal basso, La giocoliera del vuoto (100 m, 6a), una bella via in ambiente selvaggio.
Ma è nel trapanese e nel palermitano che l’arrampicata sicula si è evoluta a passi da gigante.
Cominciamo dalla lontana e sperduta isola di Maréttimo: è ancora la cordata di Iurato e Pannuzzo ad aprire Odori perduti (260 m, 5c, 3 novembre 2012), aperta in stile tradizionale, senza spit, su roccia buona. Personalmente ritengo che l’ambiente naturale di Maréttimo farebbe bella qualunque mediocre arrampicata. Se poi la roccia è buona…
L’enorme promontorio del Monte Còfano oggi è abbastanza snobbato anche se è sfondo solitario alla famosa Érice. Serbatoio del futuro o eremo mistico per iniziati in fuga? La Cresta Vistammare vide la prosecuzione con la Cresta del Menhir (Manfrè con Alessandro Bellavista, 26 dicembre 1983, III): ma soltanto il 30 aprile 1984, Manfrè congiunse Cresta Vistammare e Cresta del Menhir con un itinerario che dalla forcella a monte della Torre Welzenbach sale alla cosiddetta Spalla Rossa (180 m, V, questa volta con i romani Fabrizio Antonioli, Francesca Colesanti e Marco Geri). A questo punto l’itinerario più lungo della Sicilia era aperto, anche se non risulta ancora salito integralmente. E sul Monte Còfano c’è ancora spazio per numerose vie e avventure.
Da segnalare il Pizzo Castelluzzo, nei pressi di San Vito, recentemente salito per il pilastro est con la via La farfalla di Ilaria (V+ e VI, 5 lunghezze), 29 gennaio 2011. Massimo Flaccavento, Ilaria Raboni, Simone Bergamaschi e Ivo Ferrari hanno aperto questo itinerario in amicizia, alla ricerca di quel «piccolo grande paradiso dell’arrampicata libera e felice di San Vito Lo Capo… Il Nuovo si fa sentire, bisogna crearlo attentamente, essere leggeri nei punti delicati e decisi sul sano, saliamo e i colori tutto intorno diventano infiniti, un vento piacevole ci accompagna, qualche chiodo canta nella roccia (Ivo Ferrari)».
Monte Monaco è il gioiello alpinistico di San Vito Lo Capo, la struttura più alta e meno frequentata, anche dagli agguerriti scalatori europei dell’ultima ora. Dopo il capolavoro di Gioco d’ombre tutto tace fino all’autunno 2003, quando Manfrè e Calabrese salgono Corsa d’Autunno (600 m di sviluppo, V+), sullo sperone e cresta nord-ovest della montagna, l’ideale continuazione di Pace di Chiostro, quella da noi solo sognata. Il pilastro orientale, nella sezione a strapiombi bianchi a destra di Gioco d’Ombre, è assai invitante per Oviglia e Sarti che, arrivati con il traghetto alle cinque di mattina, hanno già adocchiato il bellissimo obiettivo. Oviglia non ci crede che di lì non sia ancora passato nessuno, telefona a Maurici per controllo. Due giorni (2-3 aprile 2001) sono necessari per compiere I mari del Sud (300 m, fino al 7b), una salita che per parecchi anni rimane il banco di prova siculo, per via della chiodatura lunga, alla Sarti prima maniera. E sette tiri su nove sono sopra al 6c.
Nel giugno 2002, al terzo tentativo e con un bivacco, Flaccavento e Massimo Cappuccio completano Orient Express (400 m, fino al 6c+), la superba sezione di pilastro tra Gioco d’ombre e I mari del Sud, un lungo viaggio con arrampicata varia, muri tecnici, fessure fuori misura e anche tratti più semplici e articolati. Ma la non completa attrezzatura della via, da integrare con protezioni veloci, non permette a questo itinerario di decollare più di tanto nel generale disinteresse attuale per l’alpinismo. La prima libera è di Oviglia in compagnia di Cutietta e Calabrese nel 2002.
Capitolo a parte merita la parete nord del Monte Monaco: rossa, ombrosa e ben visibile da San Vito, è alta dai 180 ai 200 m. La prima via vi fu tracciata dal solito Manfrè, con Davide Ruvolo, il 28 agosto 1993: al centro-destra della parete, la via segue un lungo camino, forse il più lungo della Sicilia, e arriva al VI grado. Ignorato per decenni, Il Bugiardo conservò la sua logicità a dispetto dei tempi.
Abbiamo già parlato della Collina dei Conigli: due anni dopo arrivarono gli austriaci a “valorizzare” quanto era sotto gli occhi di tutti: Albert Leichtfried e Paul Mair, ottobre 2009, 8 lunghezze fino al 7a. La lingua pura sale l’impressionante parete su roccia eccezionale alternando una serie di canne con diedri compatti. Il tetto posto a circa 120 m costituisce il passaggio chiave e viene superato grazie a una serie di canne che portano sul bordo e a una piccola tacca, posta esattamente dove serve! Prima rotpunkt: Albert Leichtfried, 1 novembre 2009.
Il maggio seguente ecco ancora Leichtfried, con Reinhard Ranner, aprire a vista Il volo di Pegasus (260 m, 7a). La guida alpina austriaca è tornato per il suo terzo anno consecutivo. Anche se la difficoltà arriva soltanto al 7a, Leichtfried avverte: “Con soli 17 spit lungo i tiri, la via è diventata una bella avventura”.
Ormai tutti hanno compreso quanto questa parete sia ricca di possibilità, bella, mediamente difficile, fresca quando è caldo… Walking on the moon (6c) è del 25 giugno 2010, autori Mirto Monaco e Tommaso Tamagnini, poco attrezzata, ma proteggibile e su roccia stupenda; Fiori strappati (7a), dal 7 al 9 ottobre 2011, è stata salita da C. Simoni e F. Testa; Pare siano trentini (6c), dal 14 al 17 novembre 2011, è di M. Brunet e M. Canteri. È la volta poi degli statunitensi Chris Kalous e Jonathan Thesenga (novembre 2011) che aprono Blow it up on the internet (200 m, 7b+) in stile ibrido. Thesenga racconta: «… Abbiamo trascorso tre giorni sulla via, spittando dal basso tranne sul tiro che poi si è rilevato quello chiave, che abbiamo spittato dall’alto (preferendo questo approccio invece di salire i 140 m di corde fisse con i jumar per poi continuare a spittare dal basso)…
Dopo aver aperto la via, ci siamo riposati un giorno e poi abbiamo salito tutte le lunghezze in libera per la prima rotpunkt, raggiungendo la cima proprio con l’inizio della pioggia. Siamo rimasti veramente stupiti dalla qualità della roccia e dell’arrampicata…».
Roberto Capucciati e Camilla Cerretti terminano il 2 maggio 2012 L’Oracolo del Sud (7a), altro gioiello su roccia stupefacente, con un diedro imperdibile.
Nel maggio 2013 Fabio Failla, Massimo Faletti, Luigi Filocamo e Sergio Soraci completano La vita tra le dita (6b+ obbl.). Loro intenzione è riuscire a trovare una linea non troppo difficile dove tutti possano pensare alla ripetizione. Racconta Failla: «Sveglia mattina presto, appuntamento con gli altri al Bar Windsurf per un’abbondante colazione con i famosi cornetti ai cereali, e subito via direzione parete nord di Monte Monaco. Quella mattina il tempo non era dei nostri, giornata ventosa e a stento ci sentivamo a pochi metri. La parete era umida a causa delle piogge della sera prima. Ci infilammo subito l’imbrago e attaccammo un’esile fessura. I primi passi sembrano facili, ma a un certo punto la fessura si stringe, con difficoltà si riescono a incastrare le dita. In un attimo cala il silenzio, la concentrazione è al massimo, il nostro Max piazza un piccolo friend, e in un attimo riesce a superare il passaggio. Tutti tiriamo un sospiro di sollievo, da adesso in poi sembra tutto più semplice».
L’ultima nata (giugno 2014) è You cannoli die once (7c+), nientemeno che dell’asso USA Tommy Caldwell, con Sonnie Trotter e Josh Wharton. A fianco di La lingua pura, è stata aperta in due giorni, per un tratto con la corda dall’alto, sia per ragioni di mancanza di tempo a disposizione sia per evitare rischi eccessivi su quella che inizialmente sembrava una serie di canne friabili, al motto “tutti e tre siamo padri da poco!”. Il trio ha poi effettuato la prima salita in libera il 9 giugno. Secondo Trotter, l’esperienza a San Vito è stata “un mix perfetto per una vacanza di famiglia e arrampicata. Roccia di grande qualità, una bellissima spiaggia, centinaia di vie tra cui scegliere, conveniente e assolutamente incredibile“.
Sull’elegante Pizzo Monaco, dal dislivello poco inferiorema dall’apparenza più mite, si sono avvicendate cordate per aprire vie spesso un po’ costrette tra loro. Di certo le già citate vie trad di Manfrè e il Trio pastorale, già ravvicinate tra loro nella parte alta, hanno subito sovraimpressioni. Con i nuovi sistemi la prima a essere aperta è L’abito non fa il Monaco (6b), autori Calabrese, Cutietta, Oviglia e Pinotti, 17-18 marzo 2002; poi è la volta di Parole al vento (6b+), gli stessi senza Pinotti, 25-26 marzo 2003; ancora abbiamo Ananda (6a, da integrare), Failla e Filocamo, 3 ottobre 2011; infine gli stessi Failla e Filocamo aprono la bellissima Monaco di clausura (6c max), terminandola il 30 maggio 2012.
All’estremo nord della lunga dorsale di Monte Pecoraro, sul Pizzo Impastato nel 2008 Fabio Failla, Mirto Monaco, Mario Tropea e Giuseppe Gallo hanno tracciato Il piccolo grande uomo (175 m, 6b).
Già abbiamo parlato di Monte Gallo, la montagna dell’avventura dietro casa, come giustamente osserva Oviglia all’uscita di Il mio scanto libero: «Siamo usciti di notte, quando le luci del crepuscolo non bastavano più a guidare i miei piedi e le mie mani nell’ultimo difficile diedro. A ogni passo ripetevo “Euge, occhio che salto giù, non vedo più nulla!”. Le lampare giù di sotto, nell’enorme specchio nero erano già accese, ma non bastavano ovviamente a guidare i miei passi. In breve fu totalmente buio, solo le luci di Ustica, in lontananza, ci ricordavano in qualche modo la civiltà. Ma scavallando la cresta ci apparve Palermo illuminata, immensa, e allora realizzammo che la nostra avventura, fuori dal mondo, in un nuovo mondo, era lì, a soli due passi da una grande città. Incredibile davvero, paradossi del nostro secolo!».
Sul Monte Santa Margherita, Roberto Bonopera, Massimo Cristofaro e Marco Geri il 27 aprile 1991 aveva salito Attenti a quei tre (195 m, VI). Qui le vie di Manfrè sono una dozzina, le più notevoli delle quali sono: al Pizzo Coda di Volpe, Fessura di lì fessura di là (120 m, VI e VII, A1, con Maurici); al Monte Santa Margherita, Cenerentola (120 m, VI+ e A2, con Calabrese, 13 ottobre 1993), Lumachina (175 m, VI, con Isabella Anastasi, 13 marzo 1994) e Tappe tappe rugia (350 m, VI-, con Davide Ruvolo, 20 marzo 1994).
Riguardo a Eugenio Pinotti ci sono le sue vie sul Nuovo Mondo di Monte Gallo, Cavaliere inesistente (175 m, 6c, con Oviglia e Calabrese, 22/24 ottobre 2007) a Le Onde del Piacere (con Cutietta e Piero Repetti) e Fatti non foste (con Oviglia, 215 m, max 6b/c, obbl. 6b) entrambe del marzo 2009.
Di Oviglia e Sarti, Giro, faccio cose e vedo gente (Monte Santa Margherita, aprile 2001, 6b), ma per Monte Gallo la storia continua! I ragusani Massimo Max Flaccavento e Giorgio Iurato si recano in trasferta sulla nascosta parete del Pizzo della Sella e salgono Vento d’Estate (290 m, 6c), non difficilissima ma prettamente alpinistica. Escono in vetta il 17 aprile 2010 e ripetono l’itinerario in libera l’8 maggio seguente. Già il 22 dicembre 2007 Flaccavento e David Gallo avevano completato la stupenda Orizzonti contrapposti (Pizzo della Sella, 300 m, 6c+), già iniziata anni prima da Flaccavento con Iurato e Cavallo. Poi è la volta di Stella di periferia (Punta Baloo, 9 lunghezze, un po’ discontinue, fino al 6c): questa volta Flaccavento è con Giuseppe Barbagallo, 22 ottobre 2011.
«A scandire i ritmi, oltre alla roccia e a quello che ci offre, ci sono i mille gesti di sempre, gesti che vengono ripetuti di volta in volta, tiro per tiro, ma soprattutto ci sono le battute e le risate scambiate durante le soste. Salire una parete vergine con un amico speciale non vuol dire aprire soltanto una bella via nuova, ma vivere un’intensa esperienza in cui l’amicizia assume un valore grande, ancora più grande della montagna stessa che ci si accinge a salire (Massimo Flaccavento e Giuseppe Barbagallo)».
Gli stessi, con Iurato, la risalgono in libera il 29 ottobre 2011.
Nel dicembre 2013 i climber tedeschi Lukas Binder e Florian Hagspiel aprono Freedom of Movement (200 m, 7c) su un settore ancora inesplorato del Monte Gallo.
Su Monte Pellegrino a ottobre 2007 le vie erano 197, di cui 180 attrezzate a sportiva, lunghezza dai 30 ai 340 metri. Oggi? Nel 1975, quando vi morì Costantino Bonomo, le vie erano 25! Dopo l’emblematico Umberto Capotùmmino, ecco Manfrè e Alessandro Bellavista risolvere il problema del Paretone con la Via dello Starnuto (300 m, V+ e A1, 16 aprile 1981). Anche Maurizio Lo Dico ebbe modo di esprimersi al meglio su Mariella crack ‘n up (con Alberto Gasparin, 16 gennaio 1982), un magnifico diedro di VI+ e A2, liberato poi da Giuseppe Miotti nel 1983. Ma per quasi quindici anni la figura incontrastata è quella di Roby Manfrè, che al Pellegrino apre di tutto in ogni stile possibile. Dopo Papa Superstar, aperta il 21 novembre 1982 con Alessandro Bellavista, una sua via pregevole di cui non ho ancora parlato è Pablo, aperta in solitaria il 9 aprile 1983 (VII-). Ma non si possono citare le decine e decine di vie sue, quelle che hanno portato al suo capolavoro, Ombra silenziosa. Nei Monti Sicani, a ovest di Rocca Busambra e oltre il Pizzo Campana, è Rocca Ramusa 1276 m, un rilievo precipite quasi da ogni lato. David Gallo e Giorgio Iurato il 13 novembre 2010 terminano una via già da loro tentata anni prima: è Io, Giorgio e Ramosa (240 m, 7b max, 6c obbl.) sulla parete nord-est, poi la ripetono liberandola il giorno dopo. La via, abbastanza vicina alla famosa Hystrix, conferma soltanto quanto alto sia il potenziale di quei luoghi. E infatti, già l’anno dopo il 23 aprile, Iurato ci torna, questa volta da solo. Si avventura sul versante sud, deciso a uscire in giornata. Ma è solo dopo un bivacco che conclude la bella La stella e la luna (110 m, 6b+). Ancora sulla Sud lo stesso Iurato il 26 novembre 2011, con Gabriele Puccia, apre I sogni di un fratello (140 m, 6a+) e, il 30 marzo 2013 con Cristina Pannuzzo, sale Fuoco cammina con me (190 m, 5a) senza alcuno spit.
9
Articolo interessante.
Oppure non interessante, a seconda di chi lo legge.
N.B. Con questo commento, assolutamente inattaccabile, ho voluto mettermi al riparo dagli strali di qualche intollerante talebano estremista “a me non va mai bene niente” del forum.