Il grande vecchio ha girato la boa dei 75 anni.
Me lo ricordo come fosse ieri, osannato da un pubblico delirante al Palavela di Torino. Doveva essere il 1986 o giù di lì. Lui era reduce dalla conquista dei 14 Ottomila. Probabilmente quel periodo ha rappresentato l’apice della sua attività alpinistica.
Non che, dopo, sia caduto in disgrazia, anzi. Esploratore polare, parlamentare europeo, paladino dell’ecologia, difensore e diffusore di cultura alpina. Non c’è settimana che non appaia in TV o sui giornali.
Eppure, rileggendo i suoi libri, ho elaborato a posteriori questa considerazione: il vero passo avanti impresso da Messner alla storia dell’alpinismo è quello dell’Assassinio dell’impossibile. Ha contribuito a sdoganare definitivamente lo sfondamento verso l’alto della scala delle difficoltà.
Più che sugli 8000 (dove in ogni caso è stato portatore di grandissime innovazioni), il suo momento storicamente più importante è forse quello al Sass dla Crusc, dove nel 1968, con gli scarponi rigidi, ha percorso 4 metri che, in seguito, qualcuno ha classificato di VIII grado.
Un “piccolo” passo per lui, un grande passo per l’umanità.
Eh, che dici, Reinhold? (Carlo Crovella)
Il compleanno di Messner
di Elvira Serra
(pubblicato su Corriere della Sera del 18 settembre 2019)
Fosse per lui non avrebbe festeggiato. «Organizzo le feste di compleanno solo per le cifre tonde, ogni dieci anni». Ma naturalmente ieri non si è sottratto a quella preparata in suo onore a Castel Firmiano, nella sede centrale del Messner Mountain Museum, il «suo» circuito di sei musei dedicati alla montagna tra il Sudtirolo e il Bellunese.
Il «re degli Ottomila» (che però non ama riferimenti ai record), l’alpinista che per primo al mondo ha scalato tutte le quattordici cime oltre gli ottomila metri, si è arreso alle celebrazioni combinate dall’amico e collaboratore di sempre Loris Lombardini per i suoi 75 anni, senza rinunciare al carattere asciutto.
Reinhold Messner, qual è il regalo più bello ricevuto?
«A me piace il mondo dove non si fanno regali, non sono consumatore, ma ideatore».
Ci sarà pure qualcosa che le ha fatto piacere?
«Ieri mattina rientravo da Salisburgo e quando sono partito mi hanno dato una piccola torta bellissima con una candela».
Cosa la rende felice?
«Sono felice se riesco a esprimermi con le mie azioni e a trasformare un sogno in realtà. Questo mi dà gioia».
Suo figlio Simon pratica alpinismo esplorativo. La rende orgoglioso?
«Lui arrampica da anni molto bene e mi fa molto piacere, ma ha deciso lui così e io sarei stato felice con qualsiasi altra attività. L’importante è che trovi la sua strada: vale per tutti i giovani».
Avrà ricevuto tantissimi auguri. Il più bello o quello inaspettato?
«Tutti gli auguri vanno bene. Questa festa non l’ho decisa io, la prossima la organizzerò per gli 8o anni. In questo caso sono ospite, invitato dai signori che hanno fatto parte della mia vita».
La scalata dell’Everest, le traversate dell’Antartide e della Groenlandia, l’esperienza al Parlamento europeo, il Deserto del Gobi, la ricerca dello yeti, i musei della montagna. Quale attività le ha dato più gioia?
«Non sono stato solo un alpinista o un avventuriero, e il lavoro museale è stato possibile perché ho fatto altre attività prima di quelle. Non si misura quello che si fa, l’alpinismo non è un fatto sportivo, ma culturale: è la tensione tra avventura umana e culturale, si esprime attraverso il racconto e non con il cronometro e il metro».
Nessuna esperienza occupa un posto speciale nei suoi ricordi?
«No, non domina nessuna. Ogni dieci anni ho deciso di cambiare vita e mi sono reinventato facendo attività totalmente diverse».
Ha dei rimpianti?
«E troppo tardi per guardare indietro, non provo niente: io vivo adesso e guardo avanti».
Sta già pensando alla nuova vita?
«Sì, ma finché non lo faccio non dico niente».
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Renzo stradellaNon è u accostanmento esagerato. Quel passaggio in quel ha rappresentato tutto per l’alpinismo.E’ la messa in pratica dell’assassinio dell’impossibile e di VII° grado
Messner in montagna è stato capace di fare al momento giusto, e appena prima di tanti altri, molte cose che nessuno prima di lui aveva mai fatto e ancora oggi pochi sono capaci di fare, aprendo vie senza togliere le possibilità di salire le pareti per nuove altre vie.
Dico momento giusto perché per esempio sugli 8000 lui è stato il primo a scalarli tutti, ma quasi un mese dopo ci è riuscito Kukuczka che lo ha superato con invernali anche doppie e vie nuove e in un tempo ricordo dimezzato.
Poi ha sfruttato con la sua grande intelligenza tutto ciò che aveva fatto, magari talvolta (o spesso?) esagerando nel manifestare il suo estremo individualismo.
Per Renzo, Commento 4: l’accostamento è esplicitamente voluto, in quanto in quei pochi metri di VIII grado (realizzati nel ’68 con gli scarponi rigidi), Messner ha aperto le porte ad un nuovo modo di concepire l’alpinismo. Quei pochi metri stanno all’umanità alpinistica come il passettino di Armstrong sulla Luna sta all’umanità intera. Ciao!
Ho visto una sua serata a Viareggio qualche hanno fa.
Non condivido tanto di quello che dice a fa, ma è stato bravo ha tenuto il pubblico incollato d ascoltarlo.
Che dire..! ho letto forse , tutti i suoi “Libri….una storia fantastica, con i suoi pregi e difetti…..persona Unica ! come lo chiamo io, a “L’ Immenso “…AUGURI….! e Buona Vita ……..! Saluti..
“That’s one small step for a man, one giant leap for mankind” Armstrong, mettendo piede sulla Luna. “Un “piccolo” passo per lui, un grande passo per l’umanità” Carlo Crovella a proposito di una salita di difficoltà estrema di Messner. Carlo, non ti sembra un accostamento un cicinin esagerato? Renzo
Non ho mai incontrato Messner. Ma avrei voluto, per guardargli negli occhi. Una cosa che mi ha sempre colpito, osservandolo in video, è che nei momenti intensi o nel ricordo intenso, la sua espressione cambia completamente. Diventa un bimbo.
E questo qualunque cosa si possa dire del suo carattere, che descrivono spinoso.
È proprio l’intensità che espone il vero Messner. Forse?
Comunque tanti auguri!!!
Gli faccio tanti auguri (per altrettanto impegno!)
e gli dedico questa mia:
(https://dialoghiconpietroautier.myblog.it/2019/10/12/lo-sciatore/)
A settantacinque anni Messner pensa addirittura a “una nuova vita”. È scatenato!