Sospensione dell’autorizzazione, Prati di Tivo rischia la morte
di Fabio Orfei
(pubblicato su appennino.tv il 20 luglio 2020)
Nel bel mezzo della stagione estiva, che sta vedendo molti escursionisti e appassionati di montagna “invadere” il Gran Sasso, arriva una notizia che potrebbe rappresentare l’inizio della fine per gli impianti di risalita di “Prati di Tivo”.
Oggi, lunedì 20 luglio, la Regione Abruzzo ha avviato la procedura per la sospensione del pubblico esercizio alla società che gestisce gli impianti che permettono di arrivare dal versante teramano del Gran Sasso fino alla “Madonnina”, punto di partenza per ascese verso il Corno Piccolo, il Rifugio Franchetti e non solo.
(La notifica dell’apertura del procedimento per la sospensione dell’autorizzazione all’esercizio degli impianti a fune, quella stessa rilasciata lo scorso dicembre, è stata notificata al gestore dei Prati di Tivo, Marco Finori, alla Gran Sasso Teramano e al suo liquidatore Gabriele Di Natale, NdR).

A partire da oggi ci sono trenta giorni di tempo per rispondere alla dura comunicazione del Dipartimento infrastrutture, trasporti, mobilità, reti e logistica – Servizio reti ferroviarie, viabilità e impianti fissi.
Si tratta di un vero e proprio sfratto che metterebbe in crisi un’attività che quest’anno non è mai partita, prima a causa della scarsa neve e poi per l’emergenza CoViD-19 e che potrebbe portare alla morte della stazione turistica teramana del Gran Sasso.
La storia
Il problema principale della questione è il mancato pagamento dei canoni di concessione da parte della Società Gran Sasso Teramano S.p.A., relativi ai terreni siti ai Prati di Tivo, appartenenti al Demanio Civico di Pietracamela, su cui insistono le attività scioviarie di proprietà dell’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico di Pietracamela.
Al fine di regolarizzare le inadempienze pregresse, già nell’anno 2014 fu sottoscritto un primo accordo, con il quale la Gran Sasso Teramano si impegnava a sanare i canoni pregressi, peraltro mai onorati nonostante i ripetuti solleciti, e alla definizione dei canoni futuri.
Diverse richieste di pagamento dei canoni sono state notificate negli anni dall’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico di Pietracamela, che, in assenza di riscontri protratti nel tempo e in mancanza delle necessarie risorse finanziarie, non ha potuto svolgere gli ordinari lavori di manutenzione necessari sul territorio e realizzare opere pubbliche come programmato, problematica dalla quale è scaturita una giustificata protesta da parte dei frazionisti residenti nel Comune di Pietracamela.
Va detto che in tutta Italia, ai fini dello sfruttamento dei territori di competenza di Comuni o Amministrazioni Separate, è necessario stipulare delle concessioni per lo sfruttamento delle aree di Demanio Civico con i soggetti che vanno ad utilizzare i territori stessi per un attività a scopo di lucro, che dal momento della sottoscrizione dell’atto sono titolati ad utilizzare detti terreni per gli usi previsti e ad onorare i canoni di concessione oltre tutti gli altri eventuali oneri contrattuali.

(Il Dipartimento infrastrutture, trasporti, mobilità, reti e logistica – Servizio reti ferroviarie, viabilità e impianti fissi della Regione aveva già chiesto chiarimenti alla Gran Sasso Teramano e al gestore lo scorso 12 giugno 2020, richiesta che ha dovuto sollecitare ancora 20 giorni fa, il 1° luglio 2020. Non avendo ricevuto risposta è scattata la notifica dell’avvio del procedimento che potrebbe portare alla sospensione dell’autorizzazione, quindi molto probabilmente alla definitiva chiusura degli impianti. NdR).
Cosa succederà ora?
Si arriverà all’ultima gara che scadrà il prossimo settembre a seguito della quale se nessuno avrà rilevato gli impianti, assisteremo alla probabile morte dei Prati di Tivo.
Secondo l’ASBUC (Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico di Pietracamela) nessuno ha mai investito in un hangar di rimessaggio per conservare le attrezzature, per custodire i cannoni per l’innevamento artificiale (che non funzionano perché manca l’acqua), per proteggere i tre battipista e per fare assistenza e manutenzione agli stessi o per custodire le sedute delle seggiovie.
Il documento ufficiale
Di seguito l’ordinanza che dettaglia lo stato della concessione:
Download (PDF, 1.76MB)
I precedenti
Già a gennaio scorso, la guida alpina Pasquale Iannetti, molto attivo sul territorio, aveva presentato un esposto alla regione Abruzzo in merito alla situazione, e successivamente (oltre ad un sollecito) anche un esposto all’autorità di Sorveglianza della stessa. Riportiamo qui i due documenti in merito:
Download (PDF, 1.2MB)
Download (PDF, 303KB)
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Daniele Piccini ha detto tutto quello che c’era da dire, inquadrando le vere ragioni di una situazione purtroppo tipica in molte località. Su Prati di Tivo non grava nessuna condanna a morte. La stoffa per fare un bel vestito c’è, bisogna solo trovare un sarto che non sia il solito imbroglione.
Paolo, comm. 15, se non sei un troll devi spiegarmi come puoi far convivere nella tua testa due pensieri diametralmente opposti, come l’idea che tutti devono aver diritto ad avere tutto (la foto in quota, salendo con gli impianti) e lo sci che però non deve deturpare la natura. Credo che dovresti schiarirti le idee. Magari invece di giudicare anacronistici gli altri interventi, potresti prima comprenderli. Anacronistico è chi opera oggi come si faceva negli anni settanta, ma temo che con quelli come te sia tempo sprecato.
Caro Paolo di tutto quello che hai sviluppato nei tuoi pensieri condivido una sola parola ” Amen”.
Paolo, non è estremismo. È stanchezza. Soprattutto per quanto riguarda una finalmente ben gestita politica regionale, che per ora non si vede molto. Ammettendo che tu abbia ragione (e provo a dartela perché percepisco una sincera preoccupazione), perché la regione non fa ciò che dici? Non è un problema di oggi.
Che un privato non adempia a dei pagamenti è sicuramente un problema ma non dev essere inglobata im questo lo sfruttamento di una seggiovia.. Potrebbe intervenire la regione facendo appalti sicuri o addirittura affidare il tutto ad un gestione pubblica. È una fonte di turismo di sviluppo.. Non potete pensare solo all alpinista ed al suo dislivello. Questi problemi sulle Alpi non ci sono e l offerta dev essere amplia per tutti.. Anche per chi vuole farsi solo una foto in quota.. Anche lo sci è una risorsa sempre se non si deturpa un territorio.. Non capisco questi commenti anacronistici.. Lo sviluppo dell Abruzzo passa anche per queste cose. Poi se passo per non amante della natura… Amen
Daniele mi hai rubato le parole di bocca.
Il comprensorio dei Prati di Tivo ed il paese di Pietracamela stanno morendo perchè per anni hanno accettato uno scambio proposto dai politici di turno che si chiama assistenzialismo, o meglio i denari pubblici hanno sopperito alla mancanza di sostenibilità degli investimenti sempre e solo a vantaggio di pochi. Se le sovvenzioni date fino a ieri fossero state indirizzate al recupero delle attività tradizionali ed al sostegno delle attività giovanili ad esso collegate forse oggi le prospettive sarebbero migliori. Penso che sia ora di affrontare i problemi con realismo facendo scelte definitive, altrimenti si continua con il piangersi addosso ed a mettere rattoppi, accettando l’ennesima elemosina di un altro salvatore della patria.
“Mangiapanini” voleva solo essere una versione di ad hoc “merenderos”, “cannibali”, “pistaioli” per definire quel genere di persone non proprio amanti della montagna (o della natura), vi vengono trascinati per essere munti, allettati dall’offerta di una pletora di svaghi che con la montagna (e la natura) c’entrano poco e niente e sono perlopiù invasivi e distruttivi.
il problema non sono i mangiapanini, anche io mi metto nello zaino un saporito panino invece di una anonima barretta.
Come ben dice Matteo è il sistema becero che fa schifo.
Domenica sul Gran Sasso c’era il mondo e a Prati di Tivo musica tecno a palla.
Camminare mezz’ora in più a piedi non ha mai fatto male a nessuno.
Non me la prendo con i mangiapanini, me la prendo con quelli, pochi filibustieri e tanti cretini, che vedono come unica possibilità di sviluppo l’economia dei mangiapanini portando solo degrado, sfruttamento becero, danno ecologico, distruzione del suolo e della natura a solo vantaggio dei filibustieri (ovviamente).
A Prati di Tivo come sulle Alpi, sulle coste tutte ma anche nelle periferie delle città.
Non ci posso credere, ho letto commenti che risalgono all’età della pietra. Parole anacronistiche, vecchie, obsolete. Tutto questo ha portato all’isolamento dei Prati, alla morte di Pietracamela e presto a tutto il comprensorio. Sono anni che salgo su ma la mentalità e sempre quella, se qualcosa non funziona o ci sono grossi problemi: fatevi una domanda e datevi una risposta. Non prendetevela con i mangiapanini……..
Io li ci sono cresciuto. Tornerà come una volta. Pace.
Bisognerà capire come eliminare clementi e metalli.
Se la funivia chiuderà gli alpinisti se ne faranno una ragione e saliranno a piedi, il problema sarà per per il turismo domenicale e per quello invernale.
Dal mio punto di vista non sarebbe affatto un dramma, e forse potrebbe essere un motivo per riqualificare la zona e impostare uno sviluppo che vada in un senso piu naturale e fruibile.
Non muore Prati di Tivo, non muore il Corno Piccolo, non muore il Corno Grande , gli alpinisti e gli escursionisti faranno 550 mt. di dislivello in più,( vorrei vedere se qualcuno avrà il coraggio di lamentarsi) i paninari della domenica si accamperanno nei prati vicino alle loro macchinine, il rifugio Franchetti continuerà a svolgere la sua funzione ed anzi qualcuno in più si fermerà a pernottare, i furbi che non pagano i canoni resteranno a casa, i soldi pubblici risparmiati saranno impiegati (si spera) per molti e non per i soliti amici degli amici. Qualcuno spieghi dov’è il dramma.
la maggioranza degli arrampicatori che vanno alle Spalle prendono la seggiovia per risparmiarsi 40 minuti in più a piedi.
Questo è abbastanza sintonamatico.
Anche se la maggioranza che prende la seggiovia sono vacanzieri domenicali magna panini.
Già, è proprio cosí: se chiude la seggiovia di Prati di Tivo, non muore Prati di Tivo.
Cosí come se chiudesse la funivia Skyway Monte Bianco, non morirebbe il Monte Bianco. Tutt’altro!
In realtà non muore Prati di Tivo, muore la seggiovia e siamo tutti contenti. 45 minuti di più a piedi e qualche centinaio di persone in meno. Magari.
Storia lunga e ripetitiva. Se il gestore non paga il canone di affitto, per il servizio che ha pattuito, perchè deve provvedere la regione? Oltre ai PARAVALANGHE… e la cronaca ha descritto ampiamente che non risolvono il servizio, cosa dire dei cannoni… SENZA ACQUA?
sabato e domenica eravamo lì e la seggiovia vomitava gente a tutta birra.