Sulle tracce del “Gab”
di Carlo Caccia (tratto da http://www.iborderline.net/, 1 febbraio 2010
A fine gennaio 2010, con quattro bivacchi, Patrice Glairon-Rappaz e Cédric Périllat hanno messo a segno la prima ripetizione (nonché prima salita integrale e prima invernale) di Aux amis disparus (1200 m, VII, A3), la via aperta nel 1992, nel settore più strapiombante del Naso di Zmutt, da Partrick Gabarrou e Lionel Daudet.
Patrice Glairon-Rappaz non va in letargo. Dopo epiche salite invernali come la Serge Gousseault sulla Nord delle Grandes Jorasses (13-18 gennaio 2000, con Stéphane Benoîst), la Superintegrale di Peutérey (19-28 febbraio 2003, con Benoîst e Patrick Pessi) e la Directe de l’Amitié ancora sulla Nord delle Grandes Jorasses (31 gennaio-6 febbraio 2006, con Benoîst e Paul Robach), nei giorni scorsi ne ha combinata un’altra dello stesso genere salendo in prima ripetizione (nonché prima integrale dalla base alla vetta e prima invernale), con il giovane Cédric Périllat, la proibitiva Aux amis disparu nell’estremo settore destro (il più strapiombante) del Naso di Zmutt della parete nord del Cervino 4478 m. La via, conclusa da Patrick Gabarrou e Lionel Daudet tra il 5 e il 6 luglio 1992, è lunga 1200 metri e presentando difficoltà di VII e A3 ha richiesto a Glairon-Rappaz e Périllat ben quattro giorni di scalata, favorita dalla roccia pulita ma ostacolata dal grande freddo e dal vento. Per niente banale anche il finale dell’avventura: un’intera giornata per tornare a valle lungo la cresta dell’Hörnli. «Questa via – ha commentato Glairon-Rappaz – oltre al fatto di svolgersi su una delle più emblematiche e meravigliose montagne delle Alpi, racchiude tutte le specialità dell’alpinismo, restando un punto di riferimento sia per le difficoltà sia per l’impegno complessivo».
Un momento della salita di Glairon-Rappaz e Périllat (foto di Patrice Glairon-Rappaz, www.petzlteam.com)
La lunga storia di una grande via
«Il Cervino, di cui si crede di aver visto tutto al primo colpo d’occhio – spiega Patrick Gabarrou (Alp n. 235, luglio-agosto 2006, p. 96) – possiede anche uno stupefacente giardino segreto che non si rivela se non a chi marcia verso gli alti luoghi dove gli uomini hanno edificato la capanna Schönbiel. Già lungo il cammino, dal luogo incantato dei casolari di Zmutt, si vede sorgere dalle viscere della montagna un’irreale visione; è una stupefacente prua di pietra strapiombante, conficcata nell’estremamente ripida parete a destra dell’immenso piano verglassato della parete nord. È il Naso di Zmutt, il più grande strapiombo delle Alpi Occidentali […]. Dopo parecchi tentativi con Pierre Gourdin e François Marsigny, nel 1992 riuscii finalmente a salire, in compagnia di Lionel Daudet, questo straordinario rilievo della grande piramide delle Alpi. A tal punto unico nel suo slancio, che l’offrimmo Aux amis disparus di tutti gli alpinisti».
I primi due tentativi del “Gab” risalgono addirittura al 1989: il primo in assoluto, con Gourdin, a vuoto per un malore di Pierre; il secondo bloccato dal vento sotto il grande strapiombo (dopo un bivacco a metà del risalto roccioso dal quale, grazie ad una cengia provvidenziale, Patrick e François raggiungono la cresta di Zmutt). Il 19 luglio 1990 ecco il terzo tentativo: ancora con Gourdin e – sentite un po’ – con un trapano a batteria per forare la roccia. La cordata, come in precedenza, segue la prima parte della Gogna-Cerruti (Alessandro Gogna e Leo Cerruti, 14-17 luglio 1969, 1200 m, VI+ e A3, ED+), prosegue fino all’inizio della sezione rocciosa e, raggiunto il punto massimo del 1989, guadagna altri 30 metri grazie ad uno spit e ad alcuni chiodini a pressione. Ma non c’è niente da fare: la ritirata, per la solita cengia, è ancora una volta inevitabile. Nel 1992, infine, ecco la puntata decisiva: Patrick si lega con il giovane Lionel Daudet e, vista la stagione assai secca con frequenti scariche di sassi lungo la parte bassa della parete, «dopo i tre tentativi si sente moralmente autorizzato ad approcciare le grandi difficoltà salendo per la cresta di Zmutt» (Alessandro Gogna, Alp n. 235, p. 90). L’uscita d’emergenza diventa così un ingresso particolarmente comodo e il 5 luglio, scovato un sistema di sottilissime fessure, Daudet riesce a completare senza altri fori nella roccia la lunghezza lasciata in sospeso due anni prima. «Il giorno successivo – scrive ancora Gogna –, a causa della perdita di una scarpetta da arrampicata di Gabarrou, Daudet è sempre capocordata. Prima altre quattro lunghezze di artificiale e poi un po’ di libera permettono di uscire finalmente dal Naso». La via, anche se non ancora percorsa integralmente (nel febbraio 2002 ci avrebbe provato lo stesso Daudet senza compagni, lottando invano per nove giorni e subendo gravi congelamenti), è di fatto completata ma Gabarrou non è soddisfatto: la scalata “a puntate” e quei buchi sullo strapiombo non lo lasciano dormire… Il nostro trova così la pace soltanto nel 2001 quando, tra il 31 luglio e il 2 agosto, con Cesare Ravaschietto passa poco a sinistra di Aux amis disparus: la “prua” è leggermente più modesta, d’accordo, ma lo stile di Free Tibet (1200 m, VII/VII+ e A2+ con dadi, friend, qualche chiodo e due spit soltanto per bivaccare, a causa della roccia cattiva) è superiore, tale da lasciare il “Gab” e il suo fortissimo compagno «sazi di fatica, di emozioni, di bellezza».
La parete nord del Cervino con il Naso di Zmutt in primo piano (foto di Beat Perren tratta da Alp, n. 235, p. 89). Sono tracciate le vie (da sinistra a destra): Gogna-Cerruti (Alessandro Gogna e Leo Cerruti, 14-17 luglio 1969, 1200 m, VI+ e A3, ED+), Freedom (Robert Jasper e Rainer Treppte, 22-26 agosto 2001, 1200 m, VIII-, A2 e M5+), Piola-Steiner (Michel Piola e Pierre-Alain Steiner, 29 luglio-1° agosto 1981), Free Tibet (Patrick Gabarrou e Cesare Ravaschietto, 31 luglio-2 agosto 2001, 1200 m, VII/VII+ e A2+) e Aux amis disparus (Patrick Gabarrou e Lionel Daudet, 5-6 luglio 1992, 1200 m, VII e A3)
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