Panorami in vendita
(scritto nel 1995)
Lettura: spessore-weight**, impegno-effort*, disimpegno-entertainment**
I primi a decantare le Alpi e la loro “bellezza” furono i poeti del XVIII secolo. Il loro messaggio mirava così lontano che nessuno dei montanari locali poteva capirlo. Per la gente che viveva lassù l’esistenza era assai grama; coloro che erano costretti a transitare per le montagne non parlavano di bellezza: soldati, pellegrini, commercianti vedevano solo i fastidiosi ostacoli sul loro cammino; e infine gli abitanti delle città vedevano i montanari come ignoranti trogloditi. Eppure le ali della poesia volano lontano, perché maestosità dei paesaggi, grandiosità delle montagne selvagge e semplicità di costume giunsero relativamente in fretta al cuore del cittadino, con le conseguenze che conosciamo.
Nel 1729 il bernese Albrecht von Haller, giovane ventunenne, pubblicò Die Alpen, le sue recenti esperienze di viaggio. L’opera ebbe fortuna pur essendo veramente rivoluzionaria. Nessuno fino ad allora aveva parlato così del mondo della montagna. Egli capovolgeva le idee correnti di inospitalità e inabitabilità delle alte vallate, introduceva il rispetto per una vita di duro lavoro lontano dalle scostumatezze delle città e dagli agi materiali. Quello di von Haller era un entusiasmo giovanile che si rivelò contagioso, provocando interesse e voglia di vedere di persona.
Il villaggio che per primo raccolse questa curiosità fu Grindelwald. Già le cronache locali del 1748 registrarono la presenza di numerosi ospiti: i lord inglesi portarono nel loro paese e al mondo le meraviglie di una terra che aveva i ghiacciai quasi sulla porta delle case. Le stupefacenti colate di ghiaccio furono infatti la prima attrazione turistica. L’inglese Norton Nicholls nel 1771 attraversò la Grosse Scheidegg assieme al filosofo Karl Viktor von Bonstetten e al sacerdote Jakob Samuel Wyttenbach: i tre provenivano da Lauterbrunnen per la Kleine Scheidegg ed erano diretti a Meiringen. Fu lo stesso Wyttenbach a descrivere più tardi quel percorso in una pubblicazione. Ormai i visitatori non si limitavano più alle passeggiate ma si spingevano sempre più numerosi fino al ghiacciaio di Rosenlaui e fino alle pittoresche cascate del Reichen. E con essi proliferarono i racconti e le relazioni, che divennero presto vere e proprie guide turistiche.
Gli ospizi dei grandi valichi alpini svolgevano la funzione di albergo per i viandanti e nessuno aveva ancora pensato di costruire un edificio per coloro che salivano per divertimento e per ammirare i grandi panorami. A poche ore di cammino da Grindelwald, in cima a vaste distese di pascoli e poco sopra uno stupendo laghetto, il Faulhorn era un belvedere assai frequentato. Nel 1832 vi fu costruito in cima un rifugio-albergo, una vera e propria meta per gli appassionati di quel tempo. Da una parte è il maestoso scenario dell’Eiger, del Mönch e della Jungfrau; dall’altra la vista si spinge fino al lago di Brienz. Il Faulhorn è un piatto forte ancora oggi, gli impianti di risalita non ne raggiungono la cima ma lasciano lo spazio necessario a chi vuole camminare: anche d’inverno il sentierino è costantemente tenuto agibile.
Ben presto fu costruito un altro rifugio sulla Wengeralp, proprio ai piedi della parete della Jungfrau. La strada era aperta e da allora non vi fu che l’imbarazzo della scelta. I panorami erano in vendita.
Schynige Platte, Oberland Bernese
Eppure, a dispetto di questa lunga storia del turismo montano, l’immagine per la quale i panorami alpini si possano raggiungere senza alcuno sforzo è assai recente. Chalet dotati di ogni comfort, alberghi lussuosi, strade sicure anche in pieno inverno sono sviluppi delle ultime decadi. Le centinaia di impianti e di funivie sono in simbiosi con i milioni di turisti e così è la quantità che determina il pensiero: tutto facile, nessuna fatica, basta pagare.
Dopo code a volte interminabili, centinaia di auto private e di torpedoni ad aria condizionata gremiscono i parcheggi di fondovalle; trenini e postali sono affollati come le metropolitane cittadine; la gente prende il sole a lato della strada e tutti alla sera trascinano i piedi sul passeggio. Eppure la maggioranza crede genuinamente che l’animazione della folla oltre che sopportabile sia anche bella e che ci sia la necessità di una nuova ferrovia turistica, nuovi alloggi, nuove strutture di divertimento, impianti più capaci. Per costoro, le fastidiose critiche allo sviluppo incontrollato del turismo vengono da quei pochi irriducibili e fanatici, egoisti che pretendono una montagna tutta per loro senza riguardo per le giuste esigenze della popolazione locale.
Nel frattempo i locali sono diventati bravi imprenditori che tengono saldamente in mano le redini del turismo, anche dal punto di vista politico. A Grindelwald più del 90% dei posti di lavoro sono nell’industria turistica mentre solo circa 250 sono le aziende agricole. Ed è curioso che alcuni commercianti e albergatori siano al tempo stesso contadini. Questa convivenza di interessi e di attività può spiegare il successo di Grindelwald: qui il turismo, al di là delle cifre e dei dati, non ha soffocato l’agricoltura e quindi in definitiva non ha sconvolto l’uomo.
I papà e i nonni sapevano dove si poteva costruire senza che valanghe, torrenti in piena e frane minacciassero le costruzioni; sapevano erigere muretti contro l’erosione, pulire il terreno da sassi e sterpaglie; sapevano quante mucche potevano pascolare in un’estate alla malga o quanto fieno ci si potesse aspettare da un prato in quell’anno. Il meccanismo si è inceppato da tempo ma nuove modalità, con l’aiuto della tecnologia, potrebbero intervenire a riequilibrare le cose. Perché se così non sarà gli elementi e la natura si riapproprieranno in breve di ciò che è stato loro tolto con tanta fatica.
Ma Grindelwald è anche un immenso supermercato ecologico. Bandite le auto (tenute rigorosamente al margine a valle), innalzati i prezzi e chiuse le prenotazioni, il turismo della pura quantità non riguarda quest’isola felice. Il luna park apre i cancelli e chiude con la massima precisione. All’interno, corridoi ben delimitati incordonano colonne di persone che vedono le stesse cose, pensano uguale e fotografano simile. File interminabili di giapponesi s’intruppano ordinati nel trenino della Kleine Scheidegg, s’affollano alle tetre finestre spalancate sulla parete nord dell’Eiger e sciamano allo Jungfraujoch per tirarsi palle di neve. Altri giapponesi salgono a piedi al Faulhorn. Una tale quantità di persone la si può contare in poche altre località alpine, per esempio alle Tre Cime di Lavaredo. In questi due supermercati i panorami in vendita sono entrambi di alta qualità, mentre ciò non vale per esposizione della merce, tipologia delle code, gentilezza delle cassiere e smaltimento dei rifiuti.
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