Lettura: spessore-weight**, impegno-effort**, disimpegno-entertainment*
Oggi alle 20.30, presso l’Oratorio Pieve di Primiero, ci sarà la presentazione ufficiale del nuovo progetto di collegamento San Martino-Rolle. Ecco dunque, come contributo, l’interessante riflessione dell’ingegner Andrea Boghetto – noto tecnico e progettista locale – sulla questione della proposta di Lorenzo Delladio per Passo Rolle.
La Sportiva, necessario distinguere tra un’idea e un progetto
di Andrea Boghetto (Studio Ingegneria per la Montagna)
(pubblicato su lavocedelnordest.eu il 1 luglio 2017)
Evidenzio innanzitutto che è necessario distinguere tra un’idea e un progetto; quanto esposto da La Sportiva è in effetti solo un’idea. Un progetto di interventi sul territorio è ben altra cosa e, per preliminare che sia, deve indicare spazi, aree volumi, infrastrutture, numero di posti letto, condizioni di utilizzo, tipologie architettoniche, cose che ad oggi non si sono nemmeno lontanamente intraviste.
Sorge allora spontaneo chiedersi come non solo la gente comune, ma illustri esperti, giornalisti, professori e “opinion leader”, alcuni dei quali probabilmente mai stati a Rolle o comunque non conoscitori della situazione locale, possano azzardarsi a sentenziare, in assenza di dati certi, sulla bontà di una proposta che non ha fattezze concrete; ritengo queste prese di posizione meramente ideologiche piuttosto che di pura ricerca della visibilità e del consenso popolare, sull’onda del fatto che tutto ciò che si riesce presentare come “green” è automaticamente “ok”!
Scendiamo quindi nel concreto dei ragionamenti. Assolutamente legittime sono le perplessità sull’eventuale abbandono dello sci in una località da sempre nota per l’abbondante innevamento e le temperature rigide, dove le piste si sviluppano tutte sopra i 1900 metri e, nel caso degli impianti in questione, sul versante nord. Siamo a Passo Rolle e non nel basso Trentino, dove una riflessione alla luce del futuro climatico sarebbe ampiamente giustificata!
Liberiamoci da un altro equivoco: lo sci è uno sport maturo ma comunque garantisce tuttora benessere diffuso in montagna e, soprattutto, non conosce effettiva crisi di praticanti a livello globale. I numeri delle statistiche delle presenze turistiche invernali 2016-17 e dell’affluenza agli impianti lo dimostrano chiaramente; se qualcuno li contesta, per favore esibisca le prove.
E’ giocoforza chiedersi allora perché a Rolle tutto è regredito progressivamente fino a toccare il fondo lo scorso inverno? La risposta è tanto semplice quanto scomoda: a causa di decenni di ripetuti errori, sia della politica che dell’imprenditoria, su tutta l’area San Martino – Passo Rolle. Dimentichiamoci giustificazioni del tipo che la zona non è adatta allo sci e al turismo invernale comunemente inteso.
Per chi afferma che un comprensorio sciistico medio piccolo non ha futuro, organizzo personalmente una gita guidata a Klausberg o a Racines o meglio ancora a Sesto Pusteria e poi ne riparliamo. Il fatto che molti di questi errori siano stati in gran parte commessi in mala fede, per incapacità decisionale o per puro interesse elettorale e clientelare, pur a fronte di evidenze e avvertimenti inconfutabili, ha generato sperpero di denaro pubblico (vedi il bando del “trenino”), perdita di tempo, di credibilità presso i cittadini e di appeal turistico, come ho già avuto modo di scrivere alcuni mesi fa.
Ora proprio per questo motivo diviene comodo da parte di qualcuno far credere che lo sci sta morendo, sperando in tal modo di seppellire i fantasmi che nasconde nell’armadio; l’idea de La Sportiva diventa una via di fuga dalle proprie responsabilità, specie davanti a un’imprenditoria locale completamente sfiduciata oltreché in forti difficoltà economiche.
A questa imprenditoria locale chiedo però come possa ancora credere che coloro che per trent’anni non hanno saputo gestire il comparto, rinnovare il prodotto, fare qualità e far quadrare i bilanci, dimostrino ora queste competenze a 70 anni. Largo ai giovani, ai meriti e all’effettiva preparazione professionale! E ancora: nell’esprimersi sulle questioni di oggi suggerirei di lasciar riposare, con molto rispetto, gli illustri antenati e i pionieri del turismo; probabilmente sono già appagati vedendo da lassù che in oltre mezzo secolo quasi tutto è rimasto immutato rispetto a quanto loro hanno saputo realizzare…
Tra tanto clamore sulla proposta di Lorenzo Delladio, solo qualcuno accenna ai problemi urbanistici di realizzazioni in area Parco; in linea di principio è possibile la deroga o la modifica al Piano, ma come si giustificherebbe un’apertura in tal senso solo per Delladio e non per le mille altre esigenze (masi, baite, rifugi, in Val Canali o nel Vanoi o sulle Pale) alle quali si è risposto “picche” nella recente revisione?
Mi stupisco poi che nessuno si interroghi sull’aspetto giuridico – concessorio: una volta demoliti gli impianti, e quindi caduto il diritto di superficie oggi in essere sul suolo demaniale, come sarà possibile concedere le aree per le realizzazioni proprio a La Sportiva e senza gara pubblica?
Veniamo infine al nocciolo della questione, sfuggito ai più: perché La Sportiva dichiara di non poter attivare la propria iniziativa altrove, oppure sempre a Rolle ma senza demolire gli impianti, ma non riesce a motivare validamente quest’affermazione?
La spiegazione c’è: in Trentino (ma non solo), sta montando da parecchi anni nell’opinione di una cerchia della popolazione una vera e propria battaglia contro lo sci alpino e gli impianti a fune, battaglia innescata prima da pochi estremisti e dalle Associazioni ambientaliste, che poi ha trovato proseliti in quelle alpinistiche (la SAT in primis), e si è allargata poi a fasce più ampie di residenti, particolarmente di età matura e ceto medio dei fondovalle.
Ecco che la mossa de La Sportiva mira evidentemente ad accattivarsi, tramite la grancassa dei media, la simpatia commerciale di queste persone (che comprano scarpe da trekking e non gli scarponi da discesa che La Sportiva non produce) per crearsi l’immagine dell’azienda virtuosa che salva la montagna dai vituperati impianti e la libera finalmente per la fruizione alternativa.
Io dico fermamente no a questo tipo di marketing!
La fruizione alternativa della nostra montagna in verità è già possibile oggi, a Rolle come altrove, su spazi enormi, girando le spalle agli impianti ed indirizzandosi verso i sentieri, prati, i boschi e le rocce; ne godo io per primo che sono un progettista di impianti, alternandomi a gustose sciate sulle piste battute. Ho due figli giovani cui sto facendo sperimentare tutte le forme di sport della montagna, perché imparino ad amarla e rispettarla, apprezzarne il fascino in tutte le sue forme, da giovani come da vecchi, nel modo che preferiranno, che di certo muterà negli anni e nelle situazioni.
Senza contrapposizioni e faziosità ideologiche; non siamo allo stadio e nemmeno in parlamento.
La montagna deve essere fruibile a tutti, nel modo che più aggrada e si addice a ciascuno, e nel rispetto del buonsenso e di determinate regole. Non deve creare nuove barriere umane o divenire terreno di contrapposizioni tra i ciaspolatori e gli sciatori, tra gli escursionisti e i biker, tra le visioni filosofiche astratte e le esigenze quotidiane di chi ci vive.
Deve essere luogo di unione e tolleranza reciproca, occasione di benessere fisico, crescita e cultura per tutti, nel rispetto dell’ambiente e di chi la abita e vive non solo la meraviglia del Cimon della Pala nella giornata tersa di fine estate ma anche i disagi e la grigia solitudine di metà novembre sotto la pioggia battente o la prima neve.
Invito in definitiva il Presidente Rossi a ricompattare la sua Giunta, ondivaga su questo argomento come su molti altri, e quindi non solo a dar rapido corso al famoso (quanto fumoso) protocollo d’intesa per San Martino e Rolle ma anche ad avviare la riqualificazione dei volumi esistenti della caserma Ferrari, situati sul versante al sole del Passo Rolle ed effettivamente in disuso da decenni.
Quella è l’area ideale per dare forma alla legittima e per certi versi geniale idea di Delladio. Il Presidente ha la possibilità politica di trattare di questo con Roma e così facendo darebbe una sterzata sulla questione di Rolle finalmente nella direzione giusta e fattiva per tutti.
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Ho letto di sfuggita la notizia che La Sportiva ha abbandonato il progetto. Qualcuno ne sa di più?
Non dobbiamo dimenticare che qui ci ritroviamo (tranne in rari casi) tra gente che la pensa piuttosto alla stessa maniera, intellettualoidi -o presunti tali- che sovente mancano di senso pratico e che vivono la montagna che giudicano, solo durante le vacanze.
Purtroppo le iniziative che molte aziende e imprese propongono al loro pubblico, sono a bassissimo tenore culturale e fanno leva sul fatto che la “gente” oggigiorno vive malissimo dove sta e vede nel poco tempo libero uno sfogo da riempire con passioni più o meno sentite.
E’ l’ignoranza che regge certe economie e questo è possibile solo perché numericamente gli ignoranti sono di gran lunga la maggior parte.
Non voglio fare il razzista, ma quando vedo il Sellaronda pieno di “utenti” felici di incanalarsi (termine usato dallo scorso marketing manager del Dolomiti Superski) lungo rotte affollate prive di fantasia alcuna, che pagano volentieri i parcheggi degli impianti di risalita (sarebbe come dover pagare il parcheggio di un ristorante), che credono di mangiare prodotti tipici nei rifugi-autogrill mentre gli vengono propinati alimenti acquistati nei discount, che acquistano ogni stagione l’ultimo modello di giaccavento, pantalone, scarpone, sci, attacco, guanti, berretto, casco, armatura (si! proprio armatura -armour- perché un amico che ha un famoso negozio ha da anni dedicato uno spazio enorme a questi articoli che “proteggono” e danno “sicurezza”), e… mi sono un po’ perso, ma volevo dire che queste cose mi fanno venire un conato di vomito anche se non voglio.
Ma dove sta il buon senso?
Eppure funziona a meraviglia! E io in montagna ci vivo e lavoro. Non faccio vacanze. Mai.
Mi trovo poche volte spinto a scrivere online. Solitamente lo faccio spinto da moti affettivi. Come questa volta, di fronte allo screditamento de “l’idea” a favore de “il progetto”. Concretezza per favore! Concretezza! Cosa sono tutti questi voli pindarici? Idea? Ideaologia? Bazzecole! Ci vuole un progetto!
Ma mi chiedo…quanti progetti possono derivare da un’idea come quella proposta? Personalmente (e non sono un ingegnere) ne vedo a decine. Quante idee possono derivare da un progetto? Poiché un progetto è una delle possibili realizzazioni di un’idea, direi nessuna.
Non entro in merito alla bontà dell’idea, già molto ne è stato discusso anche su questo blog. Molto ne sto leggendo. Ma di certo è un’idea a alto potenziale. Poiché basata sull’anticipazione e non sulla previsione. Previsione che è il cavallo di battaglia di molti presunti illuminati imprenditori/dirigenti. Previsione dei trend attuali e dei prossimi futuri, in un lasso temporale di 5, massimo 10 anni. L’anticipazione si spinge oltre, basandosi spesso su un futuro desiderato, che i trend attuali e prossimi non potrebbero in alcun modo presagire. Agire nel presente affinché questo futuro si realizzi è agire l’anticipazione.
I segni di un declino generalizzato (e non localizzato su note località sciistiche) dello sci alpino sembrerebbero più che evidenti. I motivi sono molteplici. Il trend green è già presente e messo in atto da molte località che si vogliono reciclare. Il potenziale dell’idea presentata da La Sportiva è qualcosa che è altro, a mio avviso. Affinché si realizzi servono azioni, progetti, intese, incontri, cambiamenti, raffinamenti. E La Sportiva agirà pro domo sua, ovviamente. Non pretenderei che faccia diversamente. Ma l’idea ha un potenziale che va oltre la mera realizzazione e lo”sfruttamento” progettuale che verrà realizzato anche da La Sportiva o da chi per essa. Questo è ciò che mi interessa. E che dovrebbe interessare anche gli ingegneri che si occupano di ambiente montano. Ma poi non discuto; se comunque ci si vuole tenere il sicuro, concreto e amato progetto, per me va bene, “tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali”.
Marcello, sarà anche uno spendaccione consumista, ma in media fà 3 giorni l’anno quando vent’anni fa si fermava quindici…
Come già detto altrove, uno sport che si pratica sulla neve non può che estinguersi se la neve non c’è più.
Tutto quello che si fa per tenere in vita il sistema così com’è, è “accanimento terapeutico” e puro spreco di risorse, che sono molto spesso più o meno palesemente pubbliche e potrebbero essere impiegate molto più proficuamente per cercare di adattare il modello di fruizione alle mutate condizioni anziché mantenerlo così com’è
E per essere cerchiobottista aggiungo che lo sciatore dolomitico di oggi é uno spendaccione consumista tremendo, per questo é accolto a braccia aperte dagli operatori.
La maggior parte degli sciatori in area Dolomiti Superski, gli sci (ma pure scarponi, bastoncini e casco con Go Pro -giuro che é vero!-) ormai li noleggia.
I dati dell’inchiesta annuale del Pool Sci Italia, le aziende che seguono la squadra nazionale
TURISMO E MERCATO DELLO SCI ALPINO: L’ANALISI DEGLI ULTIMI 10 ANNI
Sono dati che risentono, evidentemente, della crisi che ha segnato questi ultimi anni quelli che si riferiscono al mercato dello sci (riferito all’attrezzatura). Dati che sono stati presentati dal Pool Sci Italia, l’associazione che riunisce i principali marchi delle aziende italiane con riferimento particolare alle aziende associazione (circa il 90% del mercato) ovvero: per gli sci Atomic, Blizzard, Dynastar, Elan, Fischer, Head, Nordica, Rossignol, Salomon, Vőlkl; per gli attacchi si considerano gli attacchi venduti in abbinata dalle aziende sci; per gli scarponi Atomic, Dal Bello, Lange, Fischer, Head, Nordica, Rossignol, Salomon, Tecnica.
Analizzando il mercato dello Sci, la stagione 2014 – 2015 si chiude ancora con il segno negativo, sia per quanto riguarda il numero di pezzi venduti (-2%), sia per quel che riguarda il fatturato (-9%). Non è rilevato il dato che riguarda il noleggio delle attrezzature; da valutare quello che riguarda lo snowboard
Nel corso dell’ultima stagione (2014/2015) sono state vendute 179.197 paia di sci con un fatturato di 28.837.902 euro. Per quanto riguarda gli attacchi sono state vendute 180.702 paia con un fatturato di 6.806.757 euro; circa gli scarponi ne sono stati venduti 191.751 paia per un fatturato di 19.946.673 euro.
Numeri importanti, ma sono la metà rispetto a quanto rilevato dal PoolSci Italia dieci anni fa. Ecco la tabella di confronto delle vendite e del fatturato degli sci.
Paia di sci venduti
2004/05 – 398.149
2005/06 – 375.604
2006/07 – 327.139
2007/08 – 220.178
2008/09 – 240.891
2009/10 – 247.656
2010/11 – 263.774
2011/12 – 220.453
2012/13 – 173.837
2013/14 – 182.120
2014/15 – 179.167
Fatturato Sci
2004/05 – 59.165.343
2005/06 – 54.026.932
2006/07 – 46.710.945
2007/08 – 30.970.049
2008/09 – 35.102.677
2009/10 – 35.045.691
2010/11 – 39.075.475
2011/12 – 34.700.592
2012/13 – 26.775.683
2013/14 – 31.742.432
2014/15 – 28.837.902
Vedi http://www.altarezianews.it/2015/11/17/turismo-e-mercato-dello-sci-alpino-lanalisi-degli-ultimi-10-anni/
… … …
Nell’arco di appena dieci anni c’è stata quindi una diminuzione di circa il 55% nel numero di paia di sci venduti e di circa il 51% nel fatturato.
ognuno tira l’acqua al suo mulino. E anche l’ingegnere fa uguale accusando di “posizioni ideologiche” chi mette davanti, agli interessi personali, il rispetto ambientale.
Quello che non capisce “L’ Ingegnere” o fa finta di non capire, cje il rispetto ambientale E’ !! interesse personale.
Perchè il degrado dell’ambiente va e andrà a colpire tutti noi. E non parli di “riqualificazione” sotto questo termine sono stati autorizzati e fatti degli scempi inauditi.
Gentile ingegner Boghetto,
se ha bisgono di dati che certifiicano senza paura di smentita la crisi dello sci (e con tanto di fonte autorevole) li trova proprio su questo blog, al link https://gognablog.sherpa-gate.com/quanto-vale-un-inverno-senza-neve/, che la invito a leggere con attenzione e, visto che lo chiede anche lei, a smentire quei numeri che smentiscono tutto il suo articolo (o quasi).
La Sportiva farà certamente tutti i progetti pro domo sua, come si dice, ma, tranne a lei e a tutti gli albergatori di fassa e fiemme, lavarone e folgaria, questa azienda ha pensato ad un progetto cavalcando l’onda di un trend del turismo di montagna che vede lo sci da discesa sempre più ai margini a vantaggio di un turismo più lento è “naturale”.
con una battuta: non ci sono più gli inverni di una volta, ma nemmeno i turisti di una volta.
una volta si definiva “cerchiobottismo”…