Proteggersi, soprattutto per proteggere gli altri
(Corona-virus 30)
di Geri Steve
(25 settembre 2020)
Tutti i media lanciano allarmi quasi terroristici sui crescenti “contagi” o “nuovi contagi” che invece non sono tali ma sono numeri di tamponi risultati positivi quel giorno. Sappiamo che quei numeri di tamponi positivi sono soltanto una minuscola parte di quello dei veri portatori di virus SARS-CoV-2, che il loro numero dipende fortemente dal numero di tamponi effettuati e che non sono neanche un campione rappresentativo di tutti i veri portatori, perché vengono tamponate soltanto persone in qualche modo sospette di essere state contagiate.
Inoltre, se anche noi conoscessimo il numero totale di portatori questo non ci direbbe molto sulla situazione di pericolo se non sappiamo le condizioni di salute di quei portatori. Non possiamo neanche stimarle in base alle condizioni dei tamponati di quel giorno perché nessuno ha il buon senso di raccoglierle, cioè di conteggiare quanti di loro sono perfettamente sani (gli asintomatici), quanti solo lievemente malati (i paucisintomatici) e quanti gravemente malati. Parrebbe che i portatori sani siano tanti, forse anche la metà dei positivi, ma come detto mancano i dati. Inoltre la ricerca non è ancora in grado di dirci per quanto tempo dopo il loro contagio saranno contagiosi e per quanto tempo resteranno positivi. Che almeno una parte di loro ha contagiato ce lo ha dimostrato per prima la ricerca di Andrea Crisanti a Vò euganeo e da allora è stato sempre confermato da quelle successive.
Tutta questa cattiva informazione ci riporta ancora alla situazione di sei mesi fa: gli unici dati che, anche se imprecisi, ci indicano la gravità della situazione sono i dati di mortalità. Da questi dati sembrerebbe che in Italia la situazione sia buona, perché il numero dei morti è basso: una ventina di persone al giorno su sessanta milioni di italiani. Ma come detto più volte, i morti di oggi (e di ieri sera) si sono infettati e poi ammalati diverse settimane fa, quindi i loro numeri ci parlano di allora, non di oggi e tantomeno di domani. Quindi per capire come andranno le cose bisogna guardare il resto del mondo e anche qui si torna indietro, perché si vede che ancora adesso la situazione è molto diversa da paese a paese e da un periodo all’altro, senza che ci sia una spiegazione del perché una zona in un certo periodo sembri immune e in un altro la situazione diviene tragica.
Quel che sta succedendo nel mondo non è per niente rassicurante: in tutte due le Americhe la mortalità è adesso altissima (Canada escluso). In USA oscilla intorno ai 1000 morti al giorno (su 330 Milioni di statunitensi), in Messico intorno ai 500 (su 130 M), in Argentina intorno ai 400 (su solo 45 M) !
In Europa ci sono paesi che (non sappiamo perché) stanno sempre bene, tipo Grecia, Norvegia o Slovacchia, ma ce ne sono altri che adesso sono tornati ad avere (soprattutto in alcune loro zone) mortalità alte, come Spagna, Francia, Romania o Ucraina. In Italia la mortalità era bassa ma adesso è in lenta risalita e non c’è motivo per credere che si fermi.
Anche se della CoVid-19 si è finora capito poco, ci sono ottimi motivi per ritenere che con il maltempo salirà la mortalità: avviene già tutti gli anni, il nostro sistema immunitario è allora normalmente sovraccarico e il coronavirus SARS-CoV-2 se ne avvantaggerà.
Siamo quindi in una situazione di rischio crescente che sarà certamente alto per le persone più deboli. Accettarlo con fatalismo? No: ciò che è successo finora ci ha dimostrato che le precauzioni funzionano. Le mascherine, lo stare all’aria aperta, evitare i locali chiusi non bene aerati e il distanziamento servono a ridurre il rischio.
Come scritto in Corona-Virus 29, il distanziamento di solo un metro è decisamente insufficiente negli ambienti chiusi e lo è anche all’aperto, se si sta a lungo non lontano da persone che urlano, cantano o fanno attività fisica. In tutti quei casi ci si deve quindi proteggere con le mascherine.
Ma perché mai “si deve”? Ciascuno ha diritto di fare la sua valutazione e quindi sembra logico che ciascuno possa decidere per se.
Ricordiamoci che i portatori sani sono tanti: per l’Italia le stime variano dal 3% al 30% degli italiani, e comunque chiunque potrebbe esserlo. E’ il caso che tutti, oltre al pericolo di essere contagiati, pensino al pericolo di contagiare.
Se ciascuno pensa “io posso essere contagioso” allora ci si rende conto che il proteggersi o meno non è una scelta individuale in cui ciascuno è responsabile per se stesso. Proteggersi è doveroso per proteggere gli altri. Soprattutto i più deboli.
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Il sistema è malato terminale. Più lo veglieremo ubbidienti più lunga sarà la sua agonia.
Buonasera a tutti,
ho letto l’articolo ma non i commenti dunque, chissà, ripeterò cose già espresse.
Ho da pochissimo perso una cara amica milanese, che si è accorta d’essere malata di tumore solo una manciata di mesi fa. Negli anni scorsi altri amici sono partiti, altri (decisamente troppi) sono impegnati con le terapie.
Se volessimo proteggere noi e i nostri cari (se non vogliamo estendere il pensiero al resto del pianeta), dovremmo all’istante smettere di fumare, usare plastica di tutti i tipi, spostarci meno possibile con mezzi a petrolio, curare la nostra alimentazione evitando cibi e bevande racchiusi in confezioni di plastica, evitare carni e pesce provenienti da allevamenti intensivi, ridurre il numero degli oggetti che campeggiano nelle nostre case troppo grande, smettere di acquistare su internet, condurre uno stile di vita più sano che comprenda passeggiate tra i boschi, tempo e attenzione dedicati ai nostri cari e a noi stessi, la possibilità di creare, respirare, correre e amare.
Non capisco, a fronte dei numeri (che continuano ad essere palesemente contraffatti), ma che sono molto bassi, perché ci si continua a preoccupare alimentando una situazione a dir poco insostenibile.
Ormai sono 7 (ripeto: sette) mesi che molti settori dell’economia sono fermi gettando sul lastrico centinaia di famiglie.
Davvero vogliamo essere guidati-comandati-imbavagliati per sempre? Di questo si tratta, se non è chiaro.
Caro Antonel l’evitamento puo’ essere una strategia, bisogna solo stare attenti alla duplice fonte di questa soluzione: oggettiva e soggettiva. Ci si muove sempre su una cresta sottile e mantenere l’equilibrio è fondamentale, soprattutto se non si può fare sicurezza e andare di conserva sarebbe ancora più rischioso: “L’evitamento è un comportamento adattivo nella misura in cui permette di allontanarsi da una situazione di pericolo o di minaccia reale. Perde il suo valore adattivo quando si trasforma in una soluzione coercitiva, che limita le possibilità di esplorazione. In questo caso l’evitamento perde il suo valore adattivo e diventa un vero e proprio meccanismo di difesa utilizzato per proteggersi da uno stato mentale o da un esperienza considerata intollerabile, e quindi da evitare in qualunque modo”.
ps. Riferendomi al tema del rapporto tra legge e responsabilità individuale e collegandomi ad un altro tuo commento su illuminismo e religione, direi quello che direbbe il caro Giulio col suo dolce e ironico sorriso (compagno di Università del tempo che fu) “Kant amico mio, la Critica della Ragion Pratica, troverai tante risposte ai tuoi dubbi, oltre che in Tex Willer ovviamente”.
Roberto, stavo solo scherzando, per amor di discussione.
La triste verità è questa: niente Trélatête. Ma – come disse quel tale – verrà un giorno…
a Pasini 89.Scusa ma non condivido questo buonismo.Mettiamola così: se per mera ipotesi una persona,un conoscente,un parente,anche uno sconosciuto dovesse contagiare me o un mio familiare perchè irresponsabilmente ha scelto di non indossare la mascherina e si sia avvicinato a meno di un metro ,potrei essere alquanto risentito qualora fossi certo che il contagio fosse provenuto esclusivamente da Lui.Siccome non ho alcuna voglia di litigare con gli idioti e non posso imporre loro i dispositivi anticontagio, li evito il più possibile.
Per Bertoncelli. Cittadini responsabili e di buon senso possono contenere le sceneggiate e le illusioni dei governanti di gestire con le norme la varietà delle situazioni (Vedi Bianco del tuo esempio). Bisogna però guadagnarsi con i comportamenti il diritto di essere cittadini e non sudditi. Quando troverà una voce la “maggioranza silenziosa”? Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. As usual. Buona salita. Portati la mascherina. Potresti trovare qualche disperso della movida che ha sbagliato strada cercando il suo bar preferito.
Roberto, domani partirò per scalare la vetta dell’Aiguille Meridionale di Trélatête, di nuovo immacolata dopo le recenti nevicate.
Corre voce però che in alcune regioni d’Italia sia obbligatoria la mascherina anche all’aperto, pena una contravvenzione di euro quattrocento e forse l’incenerimento sul posto a mezzo apposito e regolamentare lanciafiamme (De Luca docet) .
Tu sai se nel gruppo del Monte Bianco ci sia l’obbligo? Grazie.
Pasini, questa è la normalità. L’Italia non è un Paese normale. Facciamo di tutto perchè non lo sia.
Ho trovato in rete questa dichiarazione. Personalmente ne condivido in pieno lo spirito e mi è sembrato utile riportarla. Penso che anche molte altre persone la pensino nello stesso modo, senza polemiche, estremismi, paranoie e istinti persecutivi. Semplice buon senso, decenza e spirito civico. Non dovrebbe essere così difficile, a prescindere da cosa stabiliranno i governi.
”Ho indossato una mascherina nei negozi da Marzo, quando tutto è cominciato.
Non sono sicura del motivo per cui essere rispettosi degli altri per il bene comune ora viene deriso da alcuni che lo chiamano “vivere nella paura”.
Quando indosso una mascherina sul naso e sulla bocca (non intorno al mento) in pubblico e nei negozi / supermercati / farmacie / ecc., voglio che tu sappia quanto segue:Sono abbastanza istruita da sapere che potrei essere asintomatica e comunque contagiarti il virus.
Non “vivo nella paura” del virus; Voglio solo essere parte della soluzione, non del problema.
Non mi sento come se il “governo mi controllasse”. Mi sento come un adulto che contribuisce alla sicurezza della nostra società e voglio insegnare lo stesso agli altri.
Se tutti potessimo vivere tenendo a mente gli altri, il mondo sarebbe un posto molto migliore.
Indossare una mascherina non mi rende debole, spaventata, stupida o addirittura “controllata”. Mi rende premurosa e responsabile.
Quando pensi al tuo aspetto, al tuo disagio o all’opinione di altre persone su di te, immagina una persona amata – un bambino, un padre, una madre, un nonno, una zia, uno zio o persino uno sconosciuto – attaccata all’ossigeno, da sola senza di te o senza nessun membro della famiglia ammesso al loro capezzale ….. Chiediti se avresti potuto aiutarli un po’ indossando una mascherina.”
Antonel, per come l’ho capita io, lo scopo della “mascherina” non è tanto quello di “filtrare” il virus (troppo piccolo credo anche per le FFP3) bensì quello di evitare la dispersione nell’ambiente delle (ormai famose) ben più grandi goccioline che possono veicolarlo nelle altrui vie respiratorie.
Goccioline da noi emesse in occasione di starnuti, colpi di tosse o vocalizzazioni intense (a titolo di esempio).
Quindi un dispositivo per proteggere gli altri più che noi stessi, e che protegge noi stessi quando indossato dagli altri. Questo nell’ottica di altruismo espressa da Geri.
Funzione svolta, bene o male, anche da un semplice panno (in mancanza di meglio).
Se ho ben capito.
Il gel igienizzante, personalmente, lo ritengo meno importante. E’ comodo se non c’è modo di lavarsi le mani, ma, in alternativa, basta non portarsi le mani alla bocca, al naso o agli occhi prima del prossimo lavaggio delle mani (atto che compio regolarmente ogni volta che rientro in casa, e da tempi pre-covid).
Uno studio recente individua la riduzione della probabilità di contagio realizzata dai diversi presidi e un altro si spinge a ipotizzare l’utilizzo della mascherina come surrogato del vaccino:
https://www.open.online/2020/09/28/covid-19-studio-mahidol-university-bangkok-oxford/
“E allora di cosa vogliamo lamentarci se poi il contagio viaggia a rotta di collo? “
Rotta di collo…
0.08% della popolazione positiva, cioè 51263 persone, di cui 3047 ricoverati (5.9% dei positivi ovvero circa 5 ogni 100000 italiani). Dati di ieri, con trend stabile.
Certo che la tua capacità di lettura dei dati e la pacatezza dell’esposizione vengono surclassati solo dal tuo inossidabile ottimismo.
sulla scia di Crovella,che apprezzo per la sua pacatezza,non sarei così sicuro nè del Recoveru fund nè tantomeno del Mes.L’impressione è che Conte e compagni fanno finta di voler fare tutto a favore della gente ma in realtà non fanno nulla di concreto.Mille propositi seguiti dal nulla o al massimo da qualche parvenza di pseudo-efficienza (tipo sollecitare l’INPS a sveltire le pratiche della CIG ).Il dissidio interno ai 5S e le plurime divergenze con il PD fanno ritenere che,nella migliore delle ipotesi, difficilmente il paese potrà riprendersi e nella peggiore che nel 2021 peggiorerà ulteriormente.Per quanto riguarda l’emergenza COVID mi pare che le idee siano alquanto confuse. Intanto le “mascherine” che si vedono in giro non garantiscono affatto l’impermeabilità al virus: sono quasi sempre di stoffa (3 Euro al pezzo) ,non sono omologate e non filtrano nulla, poche sono “chirurgiche” e pochissime sono “filtranti FFP”.Se la mascherina è il “minimum” di protezione richiesto,allora è meglio riderci su.Nessuno controlla la mascherina che hai,basta mettere un qualsiasi panno davanti a bocca-naso per apparire in regola.E allora di cosa vogliamo lamentarci se poi il contagio viaggia a rotta di collo? Idem per il Gel: pochi esercenti lo mettono a disposizione e comunque serve a poco; basta toccare un oggetto o una superficie imbrattata dalle microparticelle depositate di un “infetto” per contaminarsi le mani e poi la bocca ed infine i polmoni.E’ solo una questione di probabilità: più si sta a contatto con gli altri ,più aumenta la percentuale di possibile contagio.
“Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati”
[B. Brecht]
@77 faccio appello a te perchè Tienanmen è cosa da “vecchi” appassionati di attualità internazionale e mi pare proprio che tu lo sia. Non è questione di condividere la Cina, ma di essere a conoscenza dei fatti. Oltre a te, Bertoncelli e il sottoscritto (al massimo altri due o tre), non so quanti ricordino con precisione, son passati 30 anni. Se facciamo un sondaggio fra i 30-40enni (in generale, non solo di questo blog), non so quanti sanno dove sia Piazza Tienanmen, figurati cosa significhi. Quanto alle mie fragilità, ne sono pieno a tonnellate, ma abituandomi “stoicamente” a sopravanzarle quotidianamente ho imparato a resistere al martirio e alla fine le controparti le sfinisco, nel vero senso della parola. PS per Geri: mai affermato di essere diverso dalla spirito del commento 1, anzi tutto il successivo dibattito è nato proprio dalla mia approvazione (@19) al commento 1. Ci sono quindi due approcci diametralmente opposti: c’è chi mette la socialità davanti, anche alla sopravvivenza individuale e chi, invece, mette la sopravvivenza individuale davanti a tutto, anche alla socialità. Sono legittimi entrambi, ma il contesto collegato al covid (non farmelo rispiegare) purtroppo coinvolge nei rischi economici anche chi, come me, non ama particolarmente la socialità. Buon pranzo a tutti!
Per Balsamo. San Sebastiano viene venerato per la sua tenacia. Ufficiale di grado elevato dei Pretoriani, sopravvisse al primo martirio quello delle frecce. Dato per morto, fu curato da una nobile romana cristiana. Si ripresentò di fronte al suo datore di lavoro rivendicando la sua fede. L’imperatore si seccò moltissimo e lo fece frustare a morte. “Aho! Ma sei de’ coccio” come dicono oggi gli eredi dell’impero alla Raggi.
Geri. Mi pare da quello che scrivi che tu abbia una formazione medica. Io ho una formazione psicologica (non clinica ma sociale). E’ ben noto che la malattia (nostra o quella degli altri) è un attivatore di emozioni profonde, individuali e collettive, che poi vengono razionalizzate in vari modi. Così come è ben noto il fenomeno dei “benefici secondari della malattia” con il quale devono a volte duramente lottare i diversi professionisti della cura. Entrambi questi fenomeni li abbiamo visti in azione durante il lockdown e dopo. È tuttavia un po’ azzardato attribuire a cause di questo tipo alcuni interventi qui sul blog. Lo dico solo per attenzione verso gli interlocutori e perché in precedenti discussioni mi sono battuto per evitare che si facciano assunzioni diagnostiche sul comportamento altrui. Ps. Apprezzo moltissimo i tuoi contributi e ho un grande rispetto della tua competenza ed equilibrio, per me fonte anche di linee pratiche di comportamento.
Pasini, non ho idea di eventuali tendenze al martirio del “Nostro” 🙂 ma ne trovo significativa (e mi ispira simpatia) sia la determinazione che l’incrollabile convinzione nelle proprie argomentazioni.
Sarà perchè è un modo di porsi dal quale mi sento piuttosto lontano (“Balsametor” non suona bene 🙂 )
Arioti, sulle terapie intensive ho lo stesso tuo dubbio (in effetti mi pare questione analoga all’attribuzione delle cause dei decessi).
E’un problema, perchè il numero di ricoverati in terapia intensiva sarebbe un buon indicatore (e in tempo abbastanza “reale”) dell’andamento della COVID-19, mentre la mortalità in eccesso ha una dinamica che consente solo di prendere atto a posteriori dell’entità del danno.
Come già detto, fenomeni a crescita esponenziale applicati a sistemi complessi con dinamiche lente, sono difficili da tenere sotto controllo.
Anziché “crivellato di colpi” è assai piú incisivo dire “crovellato di colpi”.
ASOCIALITA’
Sempre qui su Totem e tabù avevo letto l’articolo:
“Secolarizzazione e disumanizzazione post CoViD-19”
e me ne ero disinteressato perchè mi era sembrato per niente “filosofico”, intriso di luoghi comuni e di considerazione errate, tipo che la mascherina impedisca la comunicazione verbale, mentre invece impedisce soltanto la comunicazione tramite la mimica facciale.
Mi accorgo solo adesso che l’autore è lo stesso del primo commento, decisamente apocalittico, a questo mio articolo, quello che termina con:
Il prezzo che si dovrebbe pagare sarebbe quello di essere considerati a tutti gli effetti individui ASOCIALI ma ne vale la pena vista la posta in gioco.
La mia valutazione, mettendo insieme il suo articolo con il suo commento è che lui, per paura o per altro, attraversi una fobia per ogni contatto sociale e che senta il bisogno di giustificarla (certamente agli altri, forse anche a se stesso) con la “oggettiva” epidemia di covid19.
Nei commenti successivi è nata una variante: c’è chi anch’esso predica la vita asociale, ma non per salvarci dalla cattiva covid, per salvarci dai cattivi governanti e dal distruttivo lockdown “oggettivamente” conseguente a comportamenti troppo sociali. Non escludo affatto questa possibilità. ma la motivazione di fondo mi sembra essere sempre la stessa.
Mia madre, che aveva una radice toscana, diceva: “Se non è zuppa, è pan bagnato”.
Geri Steve
Io invece nei miei anni di professione e di vita ho imparato a diffidare di chi ha bisogno di autoincensarsi continuamente. Solitamente tale atteggiamento nasconde notevoli debolezze o carenze.
Per Crovella 66. “Crivella” era semplicemente un errore di scrittura sul telefono non un volerti ribattezzare. Giusto per precisare.
@Bertoncelli. Chissa poi perché Carlo dice sempre che dovrei spiegarlo io, che non sono mai stato filocinese neanche quando andava di moda Servire il Pollo, guidato dal Piccolo Timoniere Aldo Brandirali,( poi passato a CL) a cui aderirono molti figli dell’alta borghesia milanese in seguito diventati poi famosi: deputati, ministri, sondaggisti, finanzieri…. ( i più vecchi magari se li ricordano, non roba mia comunque). Misteri dei Santi, si sa che non sempre hanno un buon carattere. Bisogna lasciarli stare😁
Katerpillar? Patton? Tienanmen?
No, molto peggio: Crovellator, l’Implacabile. 😂😂😂
P.S. Carlo, pardon signor Crovellator, sappiamo tutti di Piazza Tienanmen. Chi ignorasse quei fatti sarebbe un barbaro, da educare.
In ambito professionale, dopo 35 anni ininterrotti, mi hanno chiamato con soprannomi come Katerpillar, Generale Patton, panzer division e perfino Tienanmen. Fatevi raccontare da Pasini cos’è Piazza Tienanmen, se non vi ricordate i carrarmati che procedevano lentamente ma inesorabilmente. La vita, specie professionale, mi ha confermato che alla fine San Sebastiano “resta” e gli arcieri “scompaiono” completamente dai radar. Quanti miei arcieri (professionali e non) in 60 anni sono letteralmente spariti… e io sono sempre lì, a presidiare piazza Tienanmen. Alcuni miei clienti (imprenditori) mi utilizzano nelle trattative aziendali proprio per la mia coriacità. Non ricordo più se l’ho già raccontato o no, ma la mia famiglia viene anticamente da un paesino che si chiama San Sebastiano Po (si trova vicino a Chivasso): nomen omen. Il fatto che scrivo tanto sul blog (peraltro frequento solo questo) è perché per mestiere sono abituato a scrivere a raffica, spesso scrivo questi commenti “con la mano sinistra” mentre magari sono al telefono con clienti o faccio altro per il mio lavoro professionale. Credo però di dire cose interessanti, magari scomode per il comune pensiero italico (che normalmente tende al “volemose tutti bene”), ma lucide e aggiuntive. Buona giornata perché ora ho delle riunioni importanti. Ciao!
Per Balsamo. Hai notato che nell’iconografia ufficiale San Sebastiano più è trafitto dalle frecce ( in realtà sembra fu ucciso a frustate) più ha un’aria ieratica e rivolge gli occhi al cielo, quasi felice, saldo nella sua granitica fede ? Gli arcieri non compaiono mai. Poveretti, nonostante il loro impegno, sono condannati all’irrilevanza di puri strumenti del destino. A dire la verità, in qualche dipinto il protagonista ha un’aria persino un po’ lasciva, nei suoi abbigliamenti sempre discinti che mettono in mostra il corpo attraente, a volte atletico a volte gentilmente arrotondato, nonostante le sofferenze. Misteri dell’iconografia devozionale. Persone informate dei fatti, mi dicono persino che alcuni di questi dipinti sono un’icona gay, come il film di Mel Gibson sulla Passione. Scusa Carlo, nessun riferimento personale, ma oggi dopo la giornata di ieri in montagna mi sento più orientato alla leggerezza. Potenza delle endorfine. Buona giornata.
Ma sai Giuseppe la distinzione fra “con” e “per” è sì speciosa in un’ottica generale, perché se uno colto da infarto non trova posto in una terapia intensiva murata da pazienti Covid, alla fine poco importa ma non lo è ai fini della chiarezza e delle conseguenti azioni.
Se ad oggi ci ritroviamo con 200 e passa pazienti Covid in terapia intensiva e scoprissimo che 100 di questi ci sarebbero finiti comunque per altri motivi e sapendo che le conseguenti azioni sono tarate su 200 e non su 100, cosa dovremmo pensare?
Mi fa piacere che Geri (che ringrazio) abbia espanso il concetto di equilibrio, che personalmente intendo come compromesso (conscio o inconscio) fra costi e benefici.
Io continuo a credere che la distinzione fra morti “per” e “con” la COVID-19 sia speciosa (piccola provocazione per Arioti 🙂 ), se non altro per la discrezionalità di chi deve apporre l’etichetta. Ritengo l’eccesso di mortalità una indicazione più concreta.
Faccio presente, infine, che il decesso è solo una delle conseguenze (la più estrema, se vogliamo) della COVID-19.
P.S. Crovella non molla mai 🙂 Da questo punto di vista ha tutta la mia simpatia 🙂
Notizia prelevata dall’odierna rassegna stampa: pare che in Lombardia abbiano licenziato un dipendete per assenza oltre i 180 gg, al seguito di malattia covid (evidentemente con modalità complicata). Il ministero ha già inviato gli ispettori per verificare, per cui una qualche soluzione su questo caso si troverà (per motivi di facciata politica), ma nei giornali di oggi è stato sottolineato che la legge generale garantisce alle imprese il licenziamento con giusta causa per assenza superiore ai 180 gg continuativi. Di conseguenza: i contagiati covid totali sono 314.000 (controllato ieri sera al TG), quindi un’inezia rispetto ai 60 milioni di cittadini. Ma se, continuando a “girare” per coltivare i rapporti umani, finite disgraziatamente contagiati e ve lo prendiamo brutto (il covid, intendo), potreste trovarvi a rischio licenziamento anche senza il peggioramento dell’intero quadro economico generale. E’ ovvio che in questa situazione si sta prelevando dalla ricchezza privata, lo si fa da tempo (cioè anche prima del covid), a maggior ragione nell’ultimo anno. Ma prima o poi finirà anche quella, a meno di chiamarsi John Elkan o Berluisconi o Briatore. Il ceto medio è falcidiato da oltre 20 anni, ma non tanto dalla pressione fiscale, quanto proprio dal modello economico che ha accentuato le disparità (pochi ricchissimi, molto poveri, la fascia intermedia in progressiva estinzione). Infatti una volta che hai venduto l’alloggio ricevuto in eredità dai tuoi genitori, se piano piano ne consumi l’intero controvalore per mantenerti, poi non hai più nulla a disposizione. Merita trovarsi in una situazione del genere solo per “coltivare i rapporti umani”? A me sembra una sciocchezza, però ognuno ha le sue preferenze. Il punto chiave è un altro: se non contribuiamo, nel breve, ad alleggerire il clima pesante in essere, continuerà una situazione di stallo economico che coinvolgerà tutti, sia quelli che la pensano in un modo sia quelli che la pensano all’opposto. Esempio chiarificatore: l’operatore turistico che vive in valle (guida, maestro di sci, ristoratore…) potrà anche uscire agevolmente di casa, nonostante un eventuale nuovo lockdown, perché su in valle ci saranno meno controlli ecc ecc ecc…, ma non gli arriveranno clienti dalle città, perché i clienti saranno invece bloccati dalle pattuglie di Carabinieri e, in ogni caso, ci saranno meno soldi spendibili e quindi si taglieranno le spese voluttuarie come quelle “sportive”. Per cui anche chi ritiene “giusto” potersi muovere liberamente e lo potrà fare agevolmente a titolo personale (per i minori controlli), sarà presumibilmente coinvolto dall’onda lunga della crisi economica. Il maestro di sci potrà uscire di casa più facilmente di chi abita in città, ma non avrà clienti né dalle città italiane né, tanto meno, dal turismo internazionale che è già bloccato da mesi (le settimane bianche di inglesi, russi e polacchi, o addirittura cinesi, ce le scordiamo per un bel po’…). Ciao.
Per Antonio Arioti. Ti ricordi l’angelo sterminatore del blog che si augurava la morte dei “vecchi di merda” ( canzone di un rapper romano) con la seconda ondata? Aspettative ereditarie? Sai basta poco, magari una casa in città e una casetta al mare o in montagna (cosa alla portata di molto ceto medio delle passate generazioni) per garantirsi con vendita o affitto Airbnb un reddito integrativo che garantisce la sopravvivenza. Non dimentichiamo mai la grande astuzia del gatto napoletano che piange e fotte al tempo stess0. È una “competenza distintiva” come dicono i consulenti. Anch’io ho fatto il consulente ma in una multinazionale che ci inquadrava come dirigenti. Ogni anno quando escono i dati IRPEF apprendo con piacere di appartenere come dirigente pensionato dopo più di 45 anni di lavoro al gruppo che contribuisce in modo determinante alle entrate fiscali. Ma non mi lamento. Va bene così. In alternativa si può andare nel Buthan, vedi articolo di oggi.
Roberto Pasini, hai ragione sul patrimonio privato ma ci sono due problemi. Il primo che è mal distribuito, il secondo che senza reddito si fa in fretta ad intaccarlo.
Per anni ho fatto il consulente aziendale e posso dirti che se quando ho cominciato gli autonomi risparmiavano alla grandissima, oggi sono in molti a prendere complessivamente meno di un dipendente medio basso.
Il processo d’impoverimento è comunque già in atto da anni solo che fino a quando non creperanno tutti coloro che il patrimonio l’hanno messo insieme gli effetti negativi verranno stemperati.
Vedo che sulla consolle Gogna4 il gioco in assoluto più popolare resta sempre “San Sebastiano Crovella e gli Arcieri di Pinerolo”. Con grande piacere sia del Santo che degli Arcieri. #piu’ montagna/meno play station.
Ps. Ieri sono ritornato per corsa solitaria nel mitico Vallone delle Cime Bianche, di una struggente bellezza autunnale. La petizione ha raggiunto 10000 firme. Speriamo. Mai trovato così tanta gente in un giorno feriale di fine settembre. Non vecchietti come me o orfani del TOR ma escursionisti di varie età. Il Sussidistan per ora funziona alla grande e ha aumentato la frequenza in montagna, anche durante la settimana. Vedremo nei prossimi mesi quali sono i margini di resistenza. Non sottovaluterei il patrimonio privato degli italiani, nascosto sotto il materasso e l’abilità distintiva di socializzare il debito e privatizzare la ricchezza.
Indubbiamente non è il momento, razionalmente parlando, per fare sparate del tipo “faccio quello che mi pare”. Al tempo stesso mi dissocio da facili conclusioni tipo quelle che portano a demonizzare solo gli assembramenti a scopo ludico in quanto reputati pressoché esclusiva fonte di contagio.
La cosa che faccio invece fatica a comprendere è la mancanza di visione nei confronti di obiettivi perseguibili. Scusate ma per me è diventato una sorta di cavallo di battaglia e cerco, nel mio piccolo, di sensibilizzare le persone su questo tema. L’ottenimento dell’applicazione delle regole Oms in merito alla quarantena (10 giorni da asintomatico, 10 giorni + 3 senza sintomi da sintomatico) sarebbe già una vittoria che per molti potrebbe sembrare poca roba ma che invece cambierebbe la vita a tutti, dai lavoratori agli studenti.
Piuttosto che procedere individualmente a fare quello che ci pare sarebbe meglio viaggiare compatti nei confronti di una richiesta assolutamente lecita.
A parte che mi chiamo Crovella e non Crivella, il punto chiave è quello da te indicato. Però c’è qualcosa che non torna: se voi della seconda parte pensate che attraverso le votazioni si cambino i governanti (sia nazionali che locali) che “non piacciono” (in quanto hanno il lanciafiamme “facile”), mi spiegate perché nelle recentissime elezioni hanno stravinto i governatori “sceriffi” (De Luca, ma anche Zaia…)??? Io la leggo così: messa alle strette, la popolazione chiede sicurezza (in questo caso “economica”), non contatti sociali. O meglio: forse vorrebbe tutti e due, ma la pancia dell’elettorato alla fine fine, se deve proprio scegliere, sceglie la prima e non i secondi. Bisogna quindi che, nei prossimi mesi, “facciamo tutti i bravi” per allentare la cappa di pressione sulle autorità e scongiurare il rischio di possibili restrizioni da parte di queste ultime. Solo così, il quadro economico si rasserenerà e forse la sfangheremo. Se invece, metteremo al primo posto i “contatti sociali”, le statistiche sanitarie non punteranno verso lo ZERO, per cui resterà la suddetta pressione a carico delle autorità, non si archivierà il rischio restrizioni, quindi non si rasserenerà il clima socioeconomico, quindi permaniamo tutti a rischio disoccupazione (intesta in senso lato: per un lavoratore autonomo può corrispondere a non avere neppure un cliente nei prossimi mesi…). Non fate affidamento sul Recovery Fund: notizia di ieri è che i vari paesi “frugali” ecc stanno già mettendo i bastoni fra le ruote, per cui i tempi si allungheranno sensibilmente (nella migliore delle ipotesi, perché nella peggiore salta o si ridimensiona tutto il progetto). Anche quando dovessero arrivare i soldi europei, saranno a tranche direttamente collegate a singoli progetti infrastrutturali. Quindi non si tratta di soldi “immediatamente” spendibili a favore dei cittadini con bonus, sussidi e sgravi fiscali. Prima che questi soldi, come l’onda di un sasso nello stagno, finiscano nelle tasche dei cittadini… campa cavallo, se ne parla fra due anni almeno. Peccato che il divieto di licenziamento terminerà questo 31 dicembre e non sarà presumibilmente possibile procrastinare la cassa integrazione generalizzata proprio perché non ci sono sufficienti soldi pubblici. Nel dubbio, io starei prudente e mi terrei “abbottonato” fin da subito sul piano dei contatti sociali, in modo da far calare a breve le statistiche verso lo zero. Se così non accadrà, la spada di Damocle economica permarrà sulla testa dei cittadini. Ciascuno si faccia i conti: se vi “licenziano” dalla sera alla mattina, quanti mesi di sopravvivenza economica avete? Non solo per mettere in tavola un piatto di minestra, ma per pagare l’affitto, le bollette, le assicurazioni, la benzina, i figli ecc ecc ecc… Se potete sopravvivere a lungo (anche due anni) senza nuovi introiti, fate benissimo a sbattervene delle mie considerazioni e dedicatevi pure a coltivare i contatti umani (vi criticherei però sul piano umano, cioè della solidarietà verso i concittadini fragili, perché la vostra sarebbe una scelta molto individualista ed egoista). Se invece non disponete di una lunga sopravvivenza, io vi suggerisco pacatamente di stare abbottonati e incrociare le dita perché le statistiche scendano rapidamente verso lo zero (in termini di nuovi contagi giornalieri). Ognuno è maggiorenne e vaccinato e prenderà le sue scelte. Ciao!
Crivella alla fine stai dicendo quello che dicono anche gli altri…il problema non è socio sanitario …le statistiche del covid sono ridicole.
Ad essere diversa è la reazione.
Tu dici facciamo i bravi ed abbassiamo la testa altrimenti rimaniamo senza lavoro, perchè cosí ha deciso chi ci governa.
Altri dicono che il governo siamo noi ed è ora di pensare ed agire diversamente.
Io mi ritrovo più nella seconda corrente, in quanto più coerente.
Ognuno fará le proprie scelte.
Notizia del giorno: il comprensorio sciistico Via Lattea (Val Susa) ha annunciato che, almeno per ora, non vende gli abbonamenti stagionali 20-21 causa troppa incertezza. Misura di correttezza verso i propri clienti. Non è dato sapere con certezza, ma la sensazione è che se da un lato non vendono gli abbonamenti dall’altro non si saranno impegnati a firmare i contratti con il personale stagionale (addetti impianti, battista ecc). Di conseguenza ci sono “n” famiglie che hanno un grosso punto interrogativo sui redditi dei prossimi mesi e, a cascata, maestri di sci, albergatori, commercianti vari. Ci sono padri che non sanno se nei prossimi mesi invernali potranno mantenere la famiglia o loro stessi (a differenza di quanto avveniva in condizioni normali). Esempi così stanno arrivando uno dietro l’altro: questa è la vera criticità del problema covid. Batto e ribatto perché non volete accettare che il problema non è quello sanitario (o meglio medico-sanitario), ma quello socioeconomico. Dobbiamo tenere comportamenti rigorosi non per evitare di essere coinvolti in prima persona nella malattia (le cui statistiche sono “ridicole”, se confrontate con quelle di altre malattie anche tradizionali), ma per allontanarci il prima possibile da quei numeri statistici che spaventano le autorita’, spingendole magari a imporre nuove restrizioni. Numeri alla mano, il covid ha coinvolto circa 200.000 italiani, se non ricordo male (ma cmq.siamo.su quelle cifre). Invece nei prossimi mesi i disoccupati potrebbero essere milioni: è questo il vero problema. Se facciamo spallucce, si finirà tutti a sbattere contro quel muro. Per cui il messaggio da dare è: “comportarsi con rigore” per allontanarsi il prima possibile dal rischio economico. Buona serata!
Sarà, ma l’esempio di Confindustria non mi sembra tra i più calzanti. Ho il sentore che se i politici ci costringono a un altro inutile supplizio come quello primaverile si potrà arrivare alla guerra civile o andarci molto vicino.
Speriamo di no, ma se dobbiamo far naufragare il Sussidistan (cosa che mi trova pienamente d’accordo), l’alternativa credo sia lavorare tutti, con le dovute precauzioni ovviamente, ma lavorare e non stare chiusi in casa.
Parlando poi di aberrazioni, ieri mattina ho sentito alla radio un assessore della provincia di Belluno che diceva che così tanti soldi (tra bonus europei covid e olimpiadi future) non ci sono mai stati e che bisogna approfittarne assolutamente perché per almeno 40 anni non potremo godere di una situazione simile.
E ci vogliono richiudere in casa?Mi sa che siamo vittime di poteri contrastanti che mirano a mangiarsi il vitello nella pancia della vacca infischiandosene di chi ne fa le spese, cioè il popolo.
infatti
l’arrogante nuovo presidente di confindustria ha detto che bisogna smetterla con lo stato assistenzialista.
Però loro i finanziamenti dallo stato anche a fondo perduto li vogliono e li prendono.
Arioti, ma sarai mica matto? Non scherziamo, i sussidi devono andare tutti a confindustria
E rimettiti la mascherina che sennò andiamo in lock down: ma cattivo, stavolta!
Che pesantezza..
Leggetevi gli interventi tenuti all’assemblea di Confindustria di ieri e vedrete che nel mondo “economico” si dicono cose simili a quelle dette da me (“basta con il Sussidistan”). PS: più che preoccuparvi del tipo di silicone, vi suggerisco di preoccuparvi dei lanciafiamme stile De Luca. Infatti la sensazione, leggendo fra le righe delle dichiarazioni dei politici, è che se si arriverà a un secondo lockdown totale, sarà davvero totale, molto ferreo. Penso che non sarà possibile dire “io non lo rispetto”, perché le autorità lo faranno rispettare eccome (altrimenti non avrebbe senso varare il lockdown). Ciao!
@ Matteo
grazie per aver rilevato e corretto il mio svarione: ovviamente, erano 1700
insinuare la paura nella gente è un sistema, un metodo per controllarla a farle fare quello che si vuole.
Caro Geri sottoscrivo tutto quello che hai scritto e ti ringrazio; il tuo post ha aumentato la mia stima per te.
Però vorrei aggiungere 2 note.
1
mi pare che 17000 morti al giorno siano un po’ troppi, probabilmente volevi scrivere 1700
2
Siamo arrivati anche a 1000 morti al giorno classificati a causa del Covid. E’ vero, però dai dati consuntivi e molto parziali risulta siano stati praticamente tutti anziani (oserei dire molto anziani, vista la media) e per la stragrande maggioranza affetti da almeno 2 patologie gravi. Adesso non ne muoiono (quasi) più, ma i tamponi positivi sono ancora in giro: siccome di anziani, magari pure pluripatologici, ce ne sono per fortuna ancora molti, viene il sospetto che le morti dei mesi scorsi più che al Covid dovrebbero essere imputate a errori di diagnosi, cura e di gestione dei malati.
Vorrei che fossero finalmente raccolti i dati e analizzati i numeri di questa malattia e la si finisse con l’approccio terroristico, irrazionale e paternalistico/repressivo.
I tuoi interventi aiutano. Quelli di Crovella un po’ meno
Sig. Crovella non la si regge più. Ha fatto male a non andarsene un po’ in rifugio quest’estate. Non le sarebbe successo niente e forse, avendo visto un po’ più di “mondo”, avrebbe un altro umore e un’altra visione delle cose.
Poi continua a ripetersi all’infinito con le stesse cose esatte del commento suo precedente, tanto che si può anche non leggere, che intanto è lo stesso.
Se ci sarà un secondo lock down imposto dall’alto, io non lo farò ma magari lei, da solerte cittadino, si. Sono fatti suoi. Ormai siamo allo sbando sociale. In molti qui inneggiano al buon senso, ecco, applichiamo quello e supereremo anche il Covid 19. Mi stia bene, La saluto.
Se ci sono le movide, gli apericena, le ammucchiate, io, e quelli come me, non ci possono fare un’emerito cazzo, sono semmai le forze dell’ordine che dovrebbero intervenire ma secondo me se ne guardano bene onde evitare di fare a cazzotti con gentina tipo i fratelli Bianchi e allora preferiscono salire sull’autobus alle 8 della mattina per verificare che lavoratori come me, e a quell’ora ci sono solo quelli in quanto gli studenti iniziano alle 8, indossino regolarmente la mascherina.
Il lockdown generalizzato si è dimostrato una gran cagata, non era stato nemmeno caldeggiato dal Cts, e ritengo sia stato determinato dai timori di mandare in tilt la sanità del meridione, da anni e anni alla canna del gas per motivi arcinoti.
Sarebbe bastato, nel caso la si ritenga tuttora l’unica opzione valida, il lockdown di zona in Lombardia e nelle altre province, neanche regioni, maggiormente colpite. Invece col lockdown generale stiamo andando in merda e per mascherare l’incapacità di gestire la situazione si cercano dei capri espiatori, nella fattispecie i giovani irrispettosi, nella narrativa di regime, nei confronti di nonni di 80/90 anni con patologie pregresse i quali hanno magari affrontato la guerra ma poi hanno condotto una vita probabilmente migliore di quella dei ragazzi odierni, senza uno straccio di lavoro e con un futuro incerto dietro l’angolo.
Sarebbe poi anche il caso di andare a fondo sui morti e sulle terapie intensive in quanto si sentono versioni discordanti. Se si contano come morti o ammalati gravi per Covid anche coloro i quali vanno in ospedale per altri motivi e poi risultano positivi saltano fuori dei numeri gonfiati. Molto probabilmente il basso numero di decessi in Germania deriva proprio da questo, dal fatto cioè che i tedeschi fanno le cose come si deve e considerano morti per Covid solo quelli che sono morti “per Covid” e non “con Covid” (e non mi si venga a dire che tale distinzione non ha senso).
Da parte mia quello che posso fare lo faccio, certo non vado col dito puntato ad un raduno rave urlando “pentitevi che dovete morire” ma mi permetto di essere critico nei confronti di regole che fanno ridere i polli, delle quarantene a tempo indeterminato di persone sane, ecc.. Quello che vorrei è che si tornasse a ragionare come si ragiona nei confronti di qualsiasi altra malattia e cioè secondo una logica sintomatologica, in caso contrario va tutto a puttane come peraltro sta’ già andando.
Musica a parte, leggo pareri molto diversi, cosa comprensibile perchè noi – fortunatamente – siamo diversi e perchè – disgraziatamente – non vengono raccolte adeguate informazioni sulla attuale epidemia e quindi ne abbiamo valutazioni personali molto diverse fra loro.
Proviamo a vedere se fra tante diversità si possono trovare punti di intesa.
Negli ultimi anni in Italia sono morte più di 17000 persone al giorno per cui 20 morti al giorno sono circa l’uno per cento dei morti di “prima della covid19”. Sia che le morti per covid siano sottostimate o sovrastimate si può dire che sarebbe meglio che non ci fossero, ma non che sia in atto una tragedia.
Abbiamo avuto periodi in cui di italiani arrivavano a morirne più di mille al giorno e inoltre quei mille erano certamente sottostimati, e non di poco. Questo riferimento ci conferma che la situazione italiana attuale non è affatto tragica ma anche che è concreto il rischio che si torni a livelli tragici.
Le nostre insufficienti conoscenze sulla covid e la pessima non-raccolta di dati epidemiologici non ci consentono una quantificazione attendibile e condivisa di quel rischio: è lecito avere valutazioni personali molto diverse. Se l’unico problema fosse quello di proteggere se stessi sarebbe quindi lecito anche tenere comportamenti molto diversi.
Nel mio articolo ho voluto sostenere che invece il problema non è affatto personale:
– se io mi contagio anche se non mi ammalo posso contagiare altri
– se io mi contagio posso ammalarmi e diventare un problema e un pericolo per la società
– se io non lo so, ma sono già contagioso, posso contagiare altri
Perciò io ho espresso un invito a proteggersi per se stessi e soprattuto per gli altri e qui lo mantengo.
Questo non vuol affatto dire che io condivida le esagerazioni allarmistiche per cui i tamponi positivi vengono conteggiati dalla John Hopkins University come “casi”, cioè come malati, e in Italia come “numero dei nuovi contagi” come se ogni giorno venisse tamponata l’intera popolazione italiana. Quei numeri non sono una base attendibie per proclamare che la curva o l’indice dei contagi sale o scende. Quindi non sono giustificate le minacce di chiudere tutto per quelle inattendibili salite dei contagi.
Sono anche seriamente preoccupato perchè io ritengo che questo allarmismo sia alimentato dai diversi poteri a cui fa molto piacere ordinare alla gente cosa deve fare, per trasformare quelli che sono (o che dovrebbero essere) dei cittadini in sudditi obbedienti. Queste mie preoccupazioni sono il risultato di mie analisi della situazione e delle mie idee politiche e della gestione del potere, quindi sono miei pareri personali.
Questo diluvio di commenti contrastanti fra silicone o movida è stato scatenato dal commento N°1 di Antonel (nient’affatto ironico) che io non condivido per diversi motivi e ne segnalo particolarmente uno: “Nell’ottica di evitare la trasmissione del virus sarebbe preferibile rinunciare ad ogni occasione di incontro esterno”.
Qui la parola chiave è “esterno”.
Mi sembra chiaro che invece, se si vuole incontrare una persona sia molto più sano e sicuro incontrarla all’esterno, all’aria aperta, invece che in un locale chiuso.
Da questo suo errore io deduco che, forse spinto dalla paura di essere contagiato, Antonel abbia sviluppato una sua avversione generalizzata agli incontri, soprattutto agli incontri con estranei ma eviterebbe anche i suoi amici e parenti, e quindi ci presenta come necessario a lungo termine un atteggiamento di totale chiusura sociale.
Io non credo che per evitare maggiori mortalità questo atteggiamento sia necessario, ma ci aggiungo il mio personale controparere: piuttosto che vivere stabilmente così io sarei invece disposto ad accettare come necessaria una maggiore mortalità per preservare la nostra umanità di cui ritengo la socialità e l’empatia siano elementi irrinunciabili.
Però fortunatamente questi estremi possono essere evitati: si possono proibire le ammucchiate in locali chiusi tipo discoteche e in locali aperti tipo stadi, si possono areare bene locali chiusi in cui incontrarsi e ci si può tranquillamente incontrare all’aperto con minime precauzioni; ad esempio non c’è niente di male a frequentarsi per strada (la terribile movida) se si indossa una mascherina, a cantare insieme in un coro all’aperto ma stando più distanziati di quanto si usava prima. E se non si canta, non si urla e non si sbava per la fatica, all’aperto e tenendo un po’ di distanza, si può tranquillamente avere il piacere di vedere in faccia le persone a cui si parla.
@Matteo
Grazie, quella della muffa non la sapevo.
Attenzione che, col vostro facile umorismo, scherzate col fuoco (sulla vostra pelle, tra l’altro)… Alcuni lettori sono dei professionisti della montagna (guide, maestri di sci, ristoratori ecc). Se, fondatamente oppure no, le autorità ripristinano un nuovo lockdown che arriva ad abbracciare i mesi invernali, salta la stagione turistica. Reduci da un 2020 non brillantissimo, come la mettete col 2021? Se invece siete lavoratori dipendenti in pianura, attenzione che il quadro “ibernato” di divieto licenziamenti+cassa integrazione non potrà durare in eterno, anzi mettete pure in conto che da gennaio 2021 probabilmente non ci sarà più: siete certi che non sarete disoccupati? Se siete pubblici dipendenti e pensionati, attenzione che le casse pubbliche si stanno estinguendo alla velocità della luce (meno entrate fiscali – per minor attività economica generale – e più uscite per i sussidi finora erogati) e non è detto che gli stipendi/pensioni del prossimo futuro saranno “pieni”. Chi vi metterà il piatto in tavola? Bennato? I “rischi” cui mi riferisco io sono questi qui, non quello di morire di covid.
P.S.: Mapei o Saratoga vanno per la maggiore, però se il buchetto è nelle fughe tra le piastrelle consiglio il prodotto apposito, che è più simile a un cemento che al classico silicone. Anche perché sul silicone normale in ambiente umido dopo un po’ attecchisce una sorta di muffa
Quello che più perplime, a parte il tono apocalittico da profeta minore dell’antico testamento
una nuova restrizione sarà durissima…un eventuale futuro lockdown avverrà in un clima letteralmente di popolazione messa alla fame
è la convinzione apodittica di essere sempre e comunque dalla parte della ragione
Se mi sono espresso male (dubito, penso piuttosto che abbiate interpretato male le mie affermazioni)
e della ragionevolezza
i miei suggerimenti da papà, espressi tra l’altro con tono pacato e amorevole
mentre quelli che hanno opinioni differenti non capiscono (o non voglionio capire) e sono degli ossessi sbraitanti e regolarmente incazzati.
Dà un po’ fastidio…anche perché non mi sento parte di un “noi”, ho una vita sociale che mia nonna a novant’anni usciva più spesso, odio la “movida” in generale e i cocktail in particolare e non vado in birreria da diversi lustri e non sono per niente incazzato se chiudono le discoteche o gli stadi.
Però mi dà molto fastidio che qualcuno voglia limitare la mia libertà per futili motivi.
E il Covid mi pare a questo punto un motivo molto futile:
-perché gli ammalati veri (i sintomatici) sono pochissimi
-perché ormai sappiamo come si affronta
-perché muoiono praticamente solo ultrasettantenni con un paio di patologie gravi (destinati quindi a vita breve…diciamo quelli che nessuna compagnia assicurerebbe)
-E perché sappiamo anche come dovremmo fare per minimizzare ulteriormente l’impatto con investimenti sull’assistenza diffusa e domiciliare.
Mi dà fastidio che le mie figlie vadano a scuola due settimane si e una no considerando che loro non rischiano nulla.
Mi dà fastidio che si pensi e voglia ancora impedire, vietare e mettere in quarantena il mondo invece di circoscrivere il campo dove il problema è reale.
Se Crovella vuole astenersi dall’andare in rifugio lo faccia o girare per Torino con la mascherina lo faccia. Io lo ritengo stupido e inutile (non Crovella, l’astenersi e il mascherarsi) e me ne guardo bene, ma non m i ritengo il detentore della verità ultima e il solo interprete del verbo divino!
Alle 9,04 Crovella ha già postato il pipotto del dì.
Prevedo una giornata pesante per tutti.
A proposito, siccome parla di silicone, sapreste indicarmi una buona marca? Dovrei sigillare un buchetto nelle piastrelle del box doccia.
Avete ragione a fare spallucce di fronte ai miei suggerimenti da papà, espressi tra l’altro con tono pacato e amorevole, se tali suggerimenti vi appaiono noiosi e invadenti. Attenzione, però, che se l’intera comunità tira la corda, potreste trovarvi a fronteggiare personaggi come Del Luca, governatore PD (sottolineo PD, non un pericoloso militare di destra) della Campania, che proprio ieri ha emesso un’ordinanza tramite la quale già impone, con effetto immediato, un mini lockdown (vedi: https://newsmondo.it/coronavirus-in-campania-ordinanza-de-luca-29-settembre-2020/politica/ ). In TV ieri sera mi è capitato di vedere un video dello stesso De Luca che, con tono oggettivamente “minaccioso” (altro che suggerimenti “paterni” e pacati come i miei) esprime la minaccia di varare anche un eventuale lock down TOTALE fra 3 o 4 giorni. Le autorità, De Luca in questo caso, hanno il potere di sigillarvi in casa con il silicone (non c’è Bennato che tenga). Se fate spallucce anche a De Luca, perchè obiettate che la sua autorità vale solo per la Campania, vi dico: attenzione che, se inizia un governatore a mettere delle restrizioni, è fortemente probabile che gli altri governatori lo seguiranno a ruota, con un effetto domino velocissimo. Le restrizioni dalla Campania si estenderanno rapidamente al Lazio, all’Umbria, alla Toscana (dove mi sembra che siano residenti alcuni di voi) e così via. Figuriamoci, poi, se Zaia e Fedriga non si butteranno a pesce… E, se non ci penseranno i governatori (che mi sembrano già molto “vicini” a prendere decisioni del genere), potrebbe pensarci il Governo centrale, la cui competenza si estende in automatico all’intero territorio nazionale. Per cui la “diligenza del buon padre di famiglia” (concetto che vi farà ridere, ma che è citato nel Codice Civile) porta a suggerire che sarebbe meglio autoregolamentarsi, magari con piccoli sacrifici individuali, piuttosto che tirare le corda e spingere le autorità a sigillarci tutti in casa. Voi avete molto da perdere in caso di restrizioni (perchè sareste obbligati a rinunciare alla vs vita sociale, intensa o cmq di rilievo), per cui dovreste essere più spontaneamente “convinti” di me ad autoregolamentarvi per evitare a priori ogni rischio di lockdown. Tutte le mie considerazioni nulla hanno a che fare con il rischio di morire di covid, ma semplicemente con il rischio di eventuali restrizioni imposte dalle autorità. Infatti di fronte ai decreti governativi o alle ordinanze regionali c’è poco da “protestare”: De Luca vi sigilla in casa con il silicone e, se uscite, vi aspetta con il lanciafiamme (espressione che usò esplicitamente nella scorsa primavera). Se infine obiettate “eh, ma in un sistema democratico, se i governanti non piacciono, il popolo non li vota più”, vi ricordo che molti di questi (a cominciare da De Luca) sono stati confermati a furor di popolo pochi giorni fa… Vi ricordo inoltre che, all’atto pratico, la somma dei comportamenti dei singoli determinerà il comportamento della collettività e anche le vostre scelte individuali di spicciola quotidianità potrebbero risultare determinanti. Se ritenete di mettere avanti a tutto la vostra massima libertà individuale, fatelo pure, ma, se poi scatteranno le restrizioni, ve la dovrete prendere con voi. Sono curioso di vedere come andrà a finire: prevarrà la movida o il silicone? Ai posteri l’ardua sentenza. Buona giornata a tutti!
bambini imparare a TACERE
Questa è la Rai, anzi RaiUno: andate ad un minuto dalla fine della puntata: prima ti martellano i maroni per tutto il giorno con distanza e mascherina, poi proprio la tv generalista manda in onda questi buoni esempi alla faccia delle regole minime di igiene e sicurezza. Qui si discute di responsabilità individuale verso il prossimo, questi invece, che dovrebbero dare l’esempio per primi, se ne sbattono altamente i maroni.
Però i bambini devono indossare la mascherina in classe appena si alzano dal banco.
https://www.raiplay.it/video/2020/09/E-sempre-mezzogiorno-871202a1-03d1-4569-97a0-4931d7dba460.html
Bennato era avanti.
36, ci sono i testi di certe canzoni di Bennato che riascoltate oggi mettono i brividi. Oltre a: In fila per tre, La Torre di Babele, Affacciati affacciati, Io che non sono l’imperatore, Peter pan, Il Rock di Capitan Uncino, Signor Censore, Dotti medici e sapienti…..Armonia e disobbedienza civile, che meraviglia!
Guarda che hai proprio interpretato male. Da parte mia ho fatto ripetuti appelli al senso individuale di responsabilità verso gli interessi collettivi. Cancelliamo il pregresso e riprovo a sintetizzare: se non matura una convinzione genuina (cioè assolutamente non imposta) nell’opinione pubblica nella direzione da me indicata (=meno gente in giro, pur pagando il prezzo di minori “contatti”), la situazione potrebbe peggiorare a tal punto da far scatterare nel prossimo futuro nuove e severe restrizioni (cioe’ lockdown). Queste restrizioni verranno imposte per legge e da parte delle autorità competenti (governo, ecc), ma non da parte di altri cittadini. Io personalmente sono convinto che sia meglio stare oggi ritirati piuttosto che evitare nuove restrizioni imposte per leggi. Il buon senso conduce a questa conclusione. Le mie riflessioni sono in questa direzione e con un tono da suggerimenti “paterni”, non da imposizioni. Se preferite altri stili di vita, staremo a vedere cosa succederà. Se mi sono espresso male (dubito, penso piuttosto che abbiate interpretato male le mie affermazioni, ma andiamo oltre), se mi sono espresso male in precedenza, spero di aver chiarito ora. Tuttavia io resto xavvero convinto che, in generale, sarebbe meglio se tutti stessimo più “ritirati” e prudenti. È un suggerimento saggio, non una imposizione. Questa, eventualmente la concretizzerà il governo. .i sembra che vi sfugga che, se dovesse arrivare una nuova restrizione, essa sarà durissima, specie sul fronte delle finanze pubbliche, perché le casse dello stato oggi sono molto più “leggere” del marzo scorso. Difficile che si possa ancora prolungare il divieto di licenziamento compensato dalla cassa integrazione. Per cui un eventuale futuro lockdown avverrà in un clima letteralmente di popolazione messa alla fame. Il senso di responsabilità individuale dovrebbe anche farci dire “preferisco di mia iniziativa ridurre la .ia vita sociale oggi, anche se mi spiace ma lo faccio per evitare, domani, gravi problemi ad altri concittadini più fragili di me”. Non so se cogliete tutti questi risvolti. Non c’entra l’imposizione. C’entra che il senso di responsabilità o uno ce l’ha oppure non ce l’ha. In effetti è amaro constatare che tutti questi ragionamenti non sono genuinamente condivisi da tutti i cittadini italiani. Sarebbe meglio se, come collettività nazionale, fossimo genuinamente convinti a stare ritirati e prudenti, considerato che e’ innegabile che più gente gira e più gira il virus. In tutta sincerità non vedo proprio cosa ci sia di offensivo nell’esporre questa conclusione. Vista l’incazzatura con la quale reagite, la sensazione e’ che non focalizziate tutti i pesanti riflessi sociali che potrebbero derivare da nuovi lockdown a danno di altri cittadini, più fragili di noi (disoccupati, con moglie e figli a carico, con parenti disabili, ecc ecc ecc). Penso che per rispetto a questi nostri concittadini puo’ aver senso che, di nostra iniziativa, teniamo una vita sociale più ritirata. Buona serata!
“Ma nessuno vuol reprimere nessuno, è questo che non capite. Si tratta di preferire la tranquillità futuro rispetto all’ebbrezza del momento.”
Per piacere, non cercare di rivoltare la frittata: nessuno ha mai parlato di movida.
Mentre alcuni hanno di sicuro in mente la repressione (nonostante sia evidente dai numeri che il Covid è decisamente molto poco pericoloso); a seguire due citazioni a caso dalle tante possibili:
“E’ il contatto umano diretto che andrebbe eliminato o severamente ridimensionato .”
“on si arriverà a comportamenti individualmente controllati nell’interesse pubblico per convincimento dei singoli cittadini, ma solo perchè tali comportamenti verranno (eventualmente) imposti da future leggi. “
Ma nessuno vuol reprimere nessuno, è questo che non capite. Si tratta di preferire la tranquillità futuro rispetto all’ebbrezza del momento. In questo c’entra la favola classica che ho citato. Tanto chi non ama la movida non è che gliela potete imporre. Quindi chi se ne sta tranquillo, per scelta serena, sicuramente è a minor rischio sia di farsi contagiare che di contagiare gli altri. Ciao!
“Mi sa che siete partiti per la tangente, le vs osservazioni non sono attinenti al tema e alle osservazioni connesse. Mi ricordate la favola classica della cicala e della formica. Speriamo che non dobbiatevene pentire: nel caso vorra’ dire che ve la dovrete prendere con voi. “
No, abbiamo semplicemente reagito alle posizioni “legge e ordine” o “surveiller et punir” con un moto di ribellione musicale. E direi che c’entra abbastanza.
La cicala e la formica invece non credo c’entrino proprio per nulla (a proposito, lo sai che quella delle cicale che non fanno nulla è una delle bufale più antiche e radicate?).
Quanto a pentirmi, bé, non trattenere il fiato nel frattempo…
Buona serata anche a te
Mi sa che siete partiti per la tangente, le vs osservazioni non sono attinenti al tema e alle osservazioni connesse. Mi ricordate la favola classica della cicala e della formica. Speriamo che non dobbiatevene pentire: nel caso vorra’ dire che ve la dovrete prendere con voi. Buona serata!
bambini imparare a “tacere”
soldati imparare a “sparare”
Uomini donne da vecchi imparare a “morire”
Ma noi NO!!!
Se la buttiamo sul musicale, me è tornato in mente un Bennato d’antan, o la versione britannica Another Brick in the Wall
Presto vieni qui,ma su non fare così,ma non li vedi quanti altri bambini?Che sono tutti come te,che stanno in fila per tre,che sono bravi e che non piangono mai.È il primo giorno peròdomani ti abitueraie ti sembrerà una cosa normale:fare la fila per tre,rispondere sempre di sìe comportarti da persona civile.Vi insegnerò la moralee a recitar le preghieree ad amar la patria e la bandiera.Noi siamo un popolo di eroie di grandi inventorie discendiamo dagli antichi Romani.E questa stufa che c’èbasta appena per me,perciò smettetela di protestare.E non fate rumoree quando arriva il direttoretutti in piedi e battete le mani.Sei già abbastanza grande,sei già abbastanza forte,ora farò di te un vero uomo.Ti insegnerò a sparare,ti insegnerò l’onore,ti insegnerò ad ammazzare i cattivi.E sempre in fila per tre,marciate tutti con mee ricordatevi i libri di storia.Noi siamo i buoni perciò,abbiamo sempre ragione,e andiamo dritti verso la gloria.Ora sei un uomo e devi cooperare.Mettiti in fila senza protestare.E sei fai il bravo ti faremo avereun posto fisso e la promozione.E poi ricordati che devi conservarel’integrità del nucleo familiare.Firma il contratto, non farti pregarese vuoi far parte delle persone serie.Ehi!… Ehi!… Ehi!…Ora che sei padrone delle tue azioni,ora che sai prendere le decisioni,ora che sei in grado di fare le tue scelteed hai davanti a te tutte le strade aperte.Prendi la strada giusta e non sgarrarese no poi te ne facciamo pentire.Mettiti in fila e non ti allarmare,perché ognuno avrà la sua giusta razione.A qualche cosa devi pur rinunciarein cambio di tutta la libertàche ti abbiamo fatto avere.Perciò adesso non recriminaremettiti in fila e torna a lavorare.E se proprio non trovi niente da farenon fare la vittima se ti devi sacrificare,perché in nome del progresso della Nazione,in fondo in fondo puoi sempre emigrare.
bravo Antonio, ottimo esempio.
abbiamo sembre detto ai bambini che devono socializzare, le scuole dell’infanzia sono servite e servono anche a questo.
Adesso NO! devono stare lontani, diffidare del compagno, guai fare amicizia.
Tanti piccoli soldatini… mi viene in mente una canzone dei Nomadi:
Ma noi ma noi ma noiocchi chiusi guaibisogna stare attentibisogna stare attentici imprigionano le mentici imprigionano le mentima noi ma noi ma noiocchi chiusi mailusinghe e vanitàlusinghe e vanitàno non sono una realtàno non sono una realtàBambini imparare a tacerestudenti imparare a impararesoldati imparare a sparareinsieme dovere sperareuomini donne sognaree da vecchi imparare a morireMa noi noMa noi ma noi ma noi nobuoni come il pane ma cattivi come un canema cattivi come un canese gli fregano il suo panese gli fregano il suo panema noi ma noi ma noi nobocca chiusa maimiserie e ambiguitàmiserie e ambiguitàno non sono una realtàno non sono una realtàBambini imparare a giocarestudenti imparare a impararesoldati imparare ad odiareinsieme dovere sperareuomini donne sognaree da vecchi imparare a morireMa noi ma noi ma noi nobocca chiusa maici viene di pensareci viene di pensarequalche volta anche cantarequalche volta anche cantare
Certo, una comunità può anche essere composta da individui che socializzano solo via internet e fanno sesso online.
Se questo deve essere il futuro per la sopravvivenza della specie meglio la selezione naturale.
L’esempio dell’andare al pub un sabato sì e uno no è veramente ridicolo soprattutto se confrontato con gli assembramenti per la vittoria del Napoli in Coppa Italia con contagi zero.
Come sempre si traggono delle conclusioni senza neanche sapere da dove si parte.
@30: attenzione che, esprimendoti così, rischi di prendere fischi per fiaschi. Confondi “comunità” con “socializzazione”, ma sono concetti differenti, se non addirittura opposti. Il senso del rispetto verso gli interessi della comunità è appunto quello espresso dall’area tedesco-luterana, approccio esistente da sempre e ben prima del covid. Non che non ci siano stati contagi e vittime anche in quelle zone. Ma conosco diversi miei interlocutori nati e cresciuti lì (sono tedeschi, non italiani emigrati) per i quali viene spontaneo fare dei ragionamenti del tipo “anziché andare in birreria tutti i sabato sera, mi autolimito a farlo solo un sabato sì e uno no, così contribuisco a dimezzare il numero di persone in giro e contengo il rischio generale di contagio in nome dell’interesse collettivo”. Questo ragionamento individuale è efficace se tutti lo fanno spontaneamente: in tal modo davvero si avranno meno persone dedite alla movida, perchè si spalmano più o meno in parti uguali fra le serate. Non potete dirmi che ragionamenti del genere vengono fatti dagli italiani, non fanno parte della nostra mentalità. Il prezzo da pagare è che a un certo punto potrebbero concretizzarsi le condizioni per nuove restrizioni imposte per legge. Allora, per chi è interessato alla socializzazione, non è meglio autoregolamentarsi a priori e mantenete la possibilità di uscire due sabati al mese (uno sì e uno no) piuttosto che arrivare ad un punto in cui la legge vieterà a tutti di uscire? Ragionateci sopra, come dice Zaia reinterpretato da Crozza
La mia osservazione è in confronto al senso di rispetto verso gli interessi collettivi mediamente dimostrati dall’Europa continentale (che è il mio punto di riferimento generale, a prescindere dal tema covid). Altri si sono comportati male se non malissimo e difatti per loro si stanno profilando rischi di ravvicinatissimi o immediati lockdown (vedi UK). Se una collettività, locale o nazionale, non arriva a sapersi autocontrollare, i divieti verranno imposti per legge. Tra le righe dei mezzi di informazione, un lettore acuto coglie già i segnali premonitori di possibili nuovi lockdown (magari locali, infraregionali) anche per l’Italia nei prossimi mesi tardoautunnali-invernali. I comportamenti individuali in essere attualmente non sono sufficienti per escludere tali rischi. Sta a noi scegliere se preferire autoregolamentarci maggiormente oppure no, correndo però il rischio di nuovi lockdown nel prossimo futuro. Buona giornata a tutti!
All’estero potrebbero darci lezioni d’inciviltà.
Concordo con Alberto, se non c’è comunità tanto vale che ci estinguiamo.
scusa se mi permetto ma sinceramente questa è una cazzata.
E gli inglesi, oppure gli Usa, o ancora il Brasile, ect.
E i Cinesi si sono comportati bene? meglio di noi? non mi pare proprio.
Ma l’erba del vicino è sempre la migliore. A me non sembra!!
ma di quale collettività si parla?
una collettività ha senso se c’è comunità tra le persone. Se le persone le vogliamo dividere, allontanare, renderle sospettose l’une delle altre, cioè insinuare nel profonde la paura del prossimo, non si può parlare ne di collettività (società) nel del suo bene.
Questo è solo un sistema subdolo per disgregare una collettività che è tale solo se c’è unione, fiducia e Non diffidenza.
“l’approccio medio dell’italiano è menefreghista ed egocentrico. E’ questo aspetto qui che a me (mezzo calvinista e simil-svizzero) infastidisce molto. “
Talora è stupefacente notare dai piccoli dettagli come il pregiudizio ideologico offuschi completamente la capacità di vedere i fatti e quindi l’interpretazione del mondo.
L’Italia è stato il primo paese europeo a proibire il fumo nei locali pubblici nel 2003, la citata Svizzera ha seguito solo nel 2010; in gran parte della Germania il fumo è tuttora libero (è materia dei Land).
L’intemerata sul presunto carattere degli italiani quindi è del tutto fuori luogo a riguardo
Nelle mie riflessioni l’età anagrafica c’entra poco con il comportamento all’atto pratico, perchè appunto ci sono assembramenti di giovani (es discoteche) e assembramenti di anziani (tipicamente davanti ai cantieri). La variabile dominante è la maggior o minor propensione al senso di educazione civica, con la disponibilità o meno ad accettare dei sacrifici, anzi addirittura ad autoimporseli per il bene della collettività. Da questo punto di vista incide magari incide l’età, che cmq c’entra in termini che certi ragionamenti sono fatti da individui di una certa fascia di età, mentre altri ragionano diversamente. E’ una questione di educazione, dunque. Cerco di fare un parallelismo con una situazione che, per fortuna, non esiste più. Prima che entrasse in vigore la legge che vieta di fumare in particolari situazione (locali pubblici – cioè aperti al pubblico – uffici della PA, ospedali, bus ecc) non c’era evidentemente divieto al riguardo. Un non fumatore come me andava al cinema e poteva trovarsi seduto al fianco uno che, improvvisamente, tirava fuori la sigaretta e se l’accendeva. Il fastidio del non fumatore non è in termini di esposizione al rischio tumorale per il fumo passivo, ma proprio di fastidio olfattivo del fumo. Non si è arrivati a controllare il comportamento dei fumatori in pubblico attraverso un innalzamento dell’educazione media, ma purtroppo attraverso una legge che, obtorto collo, impone ai non fumatori di fumare in pubblico.Se non cim fosse la suddetta legge, i non fumatori non si farebbero problemi a fumare in pubblico, senza il minimo rispetto verso gli altri. Applicando queste considerazioni al tema covid, non si arriverà a comportamenti individualmente controllati nell’interesse pubblico per convincimento dei singoli cittadini, ma solo perchè tali comportamenti verranno (eventualmente) imposti da future leggi. In altri termini, l’approccio medio dell’italiano è menefreghista ed egocentrico. E’ questo aspetto qui che a me (mezzo calvinista e simil-svizzero) infastidisce molto. Ma non per timori sanitari specifici sulla mia persona, per una questione di principio etico.
“Mica ci possiamo ridurre ad essere degli automi, simili a robot programmati”
Ma a qualcuno piacerebbe molto che lo si fosse: sai che bello un mondo senza sorprese, con le reazioni razionali, prevedibili e sopratutto ben omogenee e omologate…
un conto è il buon senso, tenere un comportamento prudente e rispettoso della sicurezza propria e di quella degli altri.
Ma da li a predicare quello che è stato scritto nel commento n. 1 c’è una gran differenza.
Mica ci possiamo ridurre ad essere degli automi, simili a robot programmati.
Anch’io sono più vicino ai 60 anni che ai 50 ma non mi sognerei mai di chiedere a un giovane di rinunciare alla sua vita relazionale per salvaguardare la mia. In primo luogo perché il rischio di avere dei problemi seri è molto contenuto e in secondo luogo perché sono stato giovane anch’io e so cosa significhi fare certe rinunce.
Non sono i giovani a dover essere eccessivamente prudenti bensì le persone anziane, e in particolar modo quelle con patologie importanti, a dover prendere le dovute precauzioni ma mi rendo conto che in un paese di vecchi come il nostro questi discorsi fanno fatica ad entrare in testa.
In ogni caso, giusto per rimanere in tema, secondo uno studio condotto da una università di Bangkok, l’uso della mascherina abbatterebbe del 77% il rischio di contagio mentre il distanziamento di un metro del 85% e il lavaggio frequente delle mani del 66%. Questo significherebbe che, tralasciando il lavaggio delle mani che solo un maleducato trascura (almeno in circostanze normali), se sto’ a distanza di un metro da una persona avrei il 15% di possibilità di infettarmi e se addirittura usassi la mascherina abbatterei questo 15% di un ulteriore 77%, arrivando ad un rischio effettivo del 3,45%.
Se a questo aggiungiamo che a Pavia hanno scoperto, mi pare su soggetti portatori di virus da 30 giorni, che solo il 3% di questi aveva in corpo coronavirus in grado di replicarsi vorrei sapere per quale accidenti di motivo ci sono persone costrette a casa per 70, 90, 120 e passa giorni in attesa di un doppio tampone negativo. Se non fosse che c’è da piangere ci sarebbe da ridere fino a farsi la pipì addosso.
La realtà, quella vera, è che i contagi importanti si verificano in famiglia ma non ritengo sia giusto bastonare i giovani, portatori perlopiù sani del virus fra le mura domestiche, bensì gli anziani più o meno conviventi che se ne sbattono.
Noticina finale, durante il lockdown quelli che gironzolavano e facevano capannello erano tutti anziani perché i giovani erano in casa a studiare o a cazzeggiare. Quindi di cosa parliamo?
“Stimolante” nel senso che spinge a fare mente locale e riflettere sul tema. Vedete ben che l’estate con il fenomeno discoteche e la recente ripartenza del calcio (caso Genoa proprio di queste ore) stanno pesando sul problema. Cmq ognuno è libero di agire come vuole. Io sono un solitario di natura, anche in tempi pre covid, per cui faccio le cose per conto mio. Non sto barricato, esco sistematicamente ma agisco senza buttarmi nella bolgia. Circa il rischio contagio, il mio personale timore non è quello di morire di Covid, ma di aggiungere ulteriori specifici disagi (febbre, possibile polmonite, debolezza, eventuale ricovero in terapia intensiva, reclusione per due settimane con tutte le difficoltà logistiche del caso, ecc ecc ecc), disagi che esistono anche in caso di esito positivo della malattia. Sono timori che avrei anche se avessi anagraficamente 30 anni (tra l’altro un sacco di under 40 sono stati coinvolti e diversi, purtroppo, non ci sono più). La riflessione generale è che oltre al comportamento individuale (che può essere molto controllato, fino a giumngere all’autorepressione di cose piacevoli come – nel mio caso – decidere di non andare in rifugio), c’è il comportamento degli altri che sfugge alle decisioni del singolo che si controlla. E’ questo l’aspetto fastidioso di posizioni facilone. Se a voi piace “mescolarvi” (birrerie, concerti, pizzerie…), è giustissimo che lo facciate, se ragioniamo a titolo di diritto individuali. Peccato che, se diventate contagiosi in modo asintomatico (quindi non lo scoprite subito…), poi lo spargete anche agli altri. Allora capita che chi, a prescindere dall’età, non ha piacere per motivi suoi di essere coinvolto dal problema, magari se lo prende perché sale sulla vostra stessa carrozza della metropolitana… Tutti dovrebbero essere più prudenti e oculati, per rispetto verso gli altri e le loro esigenze. E’ una questione di senso di responsabilità civica. Purtroppo in Italia non è molto diffuso.
concordo completamente con Matteo.
Come si fa a dire che è STIMOLANTE il commento n. 1 ???
cosa c’è di stimolante a predicare l’isolamento, a vedere nel prossimo un possibile nemico, un essere pericoloso da cui guardarsi con sospetto, perchè potrebbe fuoriuscire dal suo corpo un ALIEN che ti assalta e ti divora.
Un conto è comportarsi con alcune regolare basalari di prudenza ed igene, ma voi sieti NEMICI dell’umanità, nemici del sorriso.
Insisto, dati i numeri al momento attuale, per me sessantenne, morire di Covid appare solo leggermente più probabile che morire di tumore all’utero…
Non sto dicendo che il Covid non esiste e nemmeno che non siano necessarie precauzioni normali (io le mani me le lavavo anche prima), ma da qui a predicare e praticare l’isolamento e a invocare l’eliminazione del contatto umano passa una leggera ma significativa differenza…
Certo che se pessimisti patologici, ipocondriaci e complottisti si blinderanno in case trasformate in bunker NBC almeno una qualità bisognerà pure riconoscerla al Covid!
Io ho trovato stimolante il commento 1 (Antonel). Penso che, in valutazioni del genere, incida molto l’età anagrafica. I giovani pensano sempre che le cose “capitano agli altri”, i non giovani ragionano partendo dal presupposto che le cose capiteranno a loro: è fisiologico. Non sono un gran appassionato di relazioni, tanto meno virtuali: non utilizzo i social (questo blog è il mio unico contatto relazionale con la rete), e i messaggi whatsapp mi servono quasi esclusivamente per comunicazioni familiari di spicciola quotidianità (es: chi compera il latte?). Uso la mail per esigenze professionali. Sono invece molto cauto sul mio modo di agire nella realtà, specie dopo l’esplosione del covid. Ho deciso di rinunciare anche a certe cose che mi piacciono molto (es frequentare i rifugi, quella 4 o 5 volte all’anno in cui, di recente, lo facevo) per ridurre il più possibile il rischio contagio. Ho citato la frequentazione dei rifugi alpini perché, nel mio caso, è un esempio di un sacrificio che mi “costa” sul piano emotivo personale, ma questo approccio dovrebbe estendersi a tutta la popolazione, anche quella “non alpinistica”, ciascuno con riferimento a cose di suo gradimento che comportano assembramenti e quindi potenziali rischi (esempio: le discoteche). Se optassimo tutti per uno stile di vita più controllato, ridurremmo il rischio complessivo. Questo è innegabile.
questa affermazione fa INORRIDIRE.
si curamente con chi scrive certe cose non vorrei avere contatti.
Spero il primo commento sia ironico o altrimenti sono inorridito da quanto leggo, gente che sceglierebbe davvero una vita asociale per dimezzare il rischio. La perfetta visione del mondo che vogliono i padroni del economia, per renderci tutti duttili, separati, paurosi del prossimo, solo contatti digitali. Meglio l estinzione della razza umana che uno scenario simile, ma forse un giorno realtà. E lo dico da ragazzo di che 22 anni che ama la solitudine e da sempre poco estroverso, ma preferirei la morte a una vita così.
Mi rattrista che anche persone cresciute in epoche, in teoria, piu sane della mia sguazzino a pennello in questo mondo che va verso l assurdo.
Come spesso accade conviene partire dalla fine, per cercare di capire cosa veramente sta succedendo e trarne le dovute conseguenze sia in termini di comportamenti che di pensiero critico: la fine in questo caso è il problema sanitario, che è ben altra cosa da quello della salute. I numeri dei contagiati, balzati all’onore delle cronache da 6 mesi a questa parte, non sarebbero di per sé allarmanti, per quanto sottostimati. Ma sono già troppo per i nostri sistemi sanitari, che non sono all’altezza di gestire questo problema insieme all’ordinario. Traduco in termini elementari: siamo ancora messi come a marzo (o poco meglio) e ci troveremo a dover scegliere fra curare in terapia intensiva i pazienti di routine o quelli da Covid. E qui sì che ci sarebbe da sollevarsi, da chiedere legittimamente conto di cosa sia stato fatto e programmato in questa estate, oltre a stilare protocolli di regole al limite del ridicolo, spesso non applicabili e puntualmente non fatte rispettare. Già, perché va bene lamentarsi dei giovani che si accalcano nei locali senza precauzioni, ma elevare qualche multa con una severità che sia anche un decimo di quella applicata ai runner solitari durante il lockdown sarebbe forse un buon punto di partenza. Forse anche i negazionisti se toccati nel portafoglio sarebbero ridotti a più miti consigli…
Ciò premesso, la salute umana non può ridursi a questo. Il benessere della persona è fatto anche di una sfera psicologica: annullare la socialità, oltre a non essere possibile, sarebbe anche sbagliato, e pagheremmo un prezzo che potrebbe essere anche più alto. Dopo il lockdown si sono avviati studi anche sulle conseguenze psicologiche che quei lunghi mesi hanno causato. E chiudo con una suggestione: se, come ci dicono, queste pandemie diventeranno frequenti, preferiamo attrezzare i nostri sistemi sanitari o i nostri sistemi sociali?
Link corretto:
http://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
Consiglio la lettura di ogni tabella del seguente report, i dati sono molto chiari, per essere più completi a mio avviso dovrebbero inserire anche l’età dei deceduti per Covid (quel 3.8% da tabella), dopodiché sarebbe opportuno anche capire perché ciò è accaduto (vale a dire, si tratta di casi relativi alla prima ora, quando ancora non si sapeva quali procedure mettere in atto, o altro? Nella tabella 2 non è specificato a quale data sia riferito il campione di deceduti analizzato).
//www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
Caro Gustavo Mazzi, sarai anche affascinato dai numeri, ma mi pare che tu non ne tragga le dovute indicazioni.
20 morti al giorno in Italia per malattia non direi proprio che siano una strage…
Tu sei medico e dovresti trovare facilmente il numero di morti per influenza degli anni passati
Ma chi è che comanda, il Cts o il governo? A me sembra che giochino a guardia e ladri.
L’accenno di Cominetti (@4) allo stress come fattore di rischio è interessante.
Con l’effetto collaterale che mi ha fatto venire in mente la canzone “Ma la notte no”, che ho continuato a canticchiare in modo compulsivo per tutto il pomeriggio con grave danno al mio rendimento lavorativo odierno 🙂
Tuttavia, come spiegazione dell’alta incidenza sul centro-nord, mi sembra più ragionevole l’osservazione di Mazzi (@6) sugli inquinanti (ricordo che questo tema era già emerso in Italia a inizio pandemia – ignoro se le ricerche siano proseguite e con quali risultati).
Oppure, più semplicemente, l’infezione cresce dal punto dove è stato inoculato il patogeno e si propaga a tutto il corpo a meno che non si prendano provvedimenti (ad es. le arcinote regolette oppure il lockdown).
Ringrazio Arioti per aver sviluppato il tema dell’informazione. Per me una pandemia parallela.
In merito al superamento del “doppio tampone” mi risulta una richiesta di Speranza al CTS, ma non ho notizia di risposta.
Il buonsenso suggerisce anche a chi non ha apposite conoscenze mediche di tenere le distanze, lavarsi le mani e usare la mascherina al chiuso, non affolare luoghi poco areati e via dicendo. Mi sembra che se la maggior parte dell’umanità si comportasse così saremo già a buon punto ma il fatto è che chi adotta altri comportamenti non fa altro che allungare questa specie di agonia. Eppure ci vorrebbe così poco!?
C’è troppa informazione, il che equivale a poca, se non addirittura zero, informazione.
Le regole in realtà sarebbero piuttosto semplici: igiene personale (mani), distanziamento e mascherina (ma solo quando non si può evitare il distanziamento).
Le suddette regole vengono condite di paranoia, presenzialismo ed altre amenità, per usare un termine dolce.
I dati sparati giornalmente alla porco cane, senza un’adeguata analisi, sono un’altra metastasi informativa e contribuiscono a fomentare atteggiamenti negazionisti e complottisti così come le regole scolastiche le quali contribuiscono a mandare in bestia persone come mia moglie, che di mestiere fa l’insegnante, e che adesso si ritrova a fare tutto meno che il lavoro per cui sarebbe pagata.
Con questa pandemia siamo passati da un approccio alla malattia di tipo sintomatologico ad un approccio di tipo empirico/statistico di cui noi italiani siamo i numeri uno, rinchiudendo in casa famiglie intere per giorni e giorni fino all’esito positivo di un secondo tampone negativo (scusate il gioco di parole), con effetti sul numero dei contagi assolutamente non monitorabili per assenza di adeguati strumenti di verifica, a meno che non ci si voglia basare sul minor numero di casi riscontrati il quale, fra le altre cose, potrebbe benissimo derivare da minori tamponi effettuati, considerando che una parte di questi viene fatta, anche più volte, a persone nelle cui narici continuano ad essere presenti frammenti di virus inattivi (gli studi al riguardo non mancano).
Su quest’ultimo aspetto si sono già espressi Pillole di ottimismo (Silvestri), Pts (Patto trasversale per la scienza), Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) nonché svariati medici, pediatri, professori e scienziati a titolo personale, non ultimo l’Oms che ha stabilito fin da giugno regole diverse.
Quindi io dico, ok alle suddette tre regole che dovrebbero valere in qualunque circostanza (chi mi parla a due centimetri dalla faccia mi ha sempre infastidito, anche in tempi non sospetti, soprattutto quando ha un’alito tipo fogne di Calcutta) ma a fronte di ciò ritengo ci debba essere anche rispetto per una folta schiera di detenuti innocenti in attesa di giudizio (il secondo tampone negativo).
Se qualcuno meglio organizzato del sottoscritto decidesse di scendere in piazza, con distanziamento e mascherine, per chiedere la semplice applicazione delle regole dell’Oms e la conseguente liberazione di migliaia di persone credo che sarei lieto di mettermi al suo fianco, rigorosamente a un paio di metri (meglio abbondare che deficere).
E mentre questo spettacolo indecoroso prosegue senza sosta i soliti noti ingrassano le loro tasche, indirettamente coadiuvati da una selva di beoti i quali, anziché manifestare per le cose serie, inneggiano al complotto di un virus inesistente.
Per Cominetti. Marcello a conferma di quello che ho detto prima, il tuo collega mi ha appena ringraziato dicendo che per sbaglio è stata usata una foto di due anni fa. Magari non succede niente ma sempre meglio prevenire che doversi difendere dal nulla. Ciao
Per Cominetti. Marcello sono d’accordo. Anch’io corro e arrampico senza mascherina come tutti. Me la tengo a portata di mano quando incontro qualcuno a distanza troppo ravvicinata. Mi domando se facendo un corso non si possano usare delle accortezze. Conosco tuoi colleghi che l’hanno fatto e lo fanno. Poi e’ chiaro che nella pratica si fa quello che si può. Penso che la foto di cui parlo sia stata messa in buona fede e per ingenuità. A volte le persone non più giovani e non solo, tendono a sottovalutare i rischi di postare alcune foto. A volte basterebbe non Photoshop per abbellire corpi o volti, ma solo un taglio dell’inquadratura eliminando cose che possono dar luogo ad ambiguità e danni di reputazione. Infatti il mio messaggio privato alla persona in questione è stato assolutamente amichevole e disinteressato. A volte nel mondo della rete si possono incrociare persone pericolose e dei cialtroni.
Perdonatemi, ma come medico dell’ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) vi faccio notare come la massima espressione il virus l’abbia avuta nelle comunità che più a lungo hanno respirato aria contaminata.
E’ ampiamente noto nella letteratura scientifica che polmoni “usurati” dagli inquinanti atmosferici (PM, Benzoapirene, ecc) sono più suscettibili alle infezioni, senza dimenticare che il Materiale Particolato (PM) è fatto di particelle carboniose cancerogene che adsorbono sulla loro superficie altri inquinanti come le diossine ma anche, come in questo caso, anche particelle virali.
Amo la montagna in tutte le sue sfaccettature e sono felice quando anche altri ontano da queste passioni ne restano affascinati come quest’estate è spesso capitato. Sono anche un medico e spesso come in questi giorni resto affascinato dai numeri.
20 morti di COVID 19 al giorno fanno 500 al mese. Una strage, ma se li confrontiamo con i dati marzo stiamo “tranquilli”. Tranquilli non erano quei 600 e i loro familiari.
Oggi vedimao morire i contaminati di qualche settimana indietro, con i numeri attuali possiamo aspettarci tra meno di un ese altri morti e molti altri in Terapia Intensiva.
Mascherina, distanziamento e lavaggio delle mani hanno funzionato. Paghiamo però lo scotto di quest’estate e l’autunno non porta miti pensieri.
Molti ragazzi hanno vissuto i mesi estivi come se fossero gli ultimi della loro giovane vita, non rinunciando a banali divertimenti. Oggi i loro vecchi , tra cui mi ci metto anch’io del Panda Club (gli over 65 da proteggere), rischiano che siano veramente gli ultimi.
Non abbassiamo la guardia e facciamo che i miei colleghi ospedalieri abbiano strumenti e tempo per intervenire in attesa di un vaccino che spero ci liberi tutti
Pasini, prova a salire lungo una ferrata con la mascherina indossata e capirai immediatamente perché in quella foto non la indossava nessuno. Semplicemente perché non si riesce a respirare. Non hai sentito di quelli che correvano con la mascherina durante la quarantena e hanno perso i sensi e sono stati portati via in ambulanza. Credo che negli spazi aperti e durante attività che richiedono sforzi fisici (vedi alpinismo) basti il buonsenso di non stare troppo vicini o starnutirsi in faccia (cosa che è meglio non fare per buona educazione e rispetto). Le norme sono una cosa, la pratica è un’altra. La colpa del contagio è quasi sempre imputabile agli idioti che si comportano in modo sconsiderato, non di certo a chi fa sport senza mascherina.
Antonel, mettere sullo stesso piano il ristorante e la discoteca non mi sembra opportuno.Con tutto il rispetto, ma quando leggo le tue raccomandazioni mi tocco le palle, anche se l’articolo fa un’analisi interessante.
Quando si nota che le zone maggiormente colpite dal Corona Virus sono quelle ad alto tasso di “operosità” non significa, nel paragone con la calorosità delle genti del sud, che vi sono maggiori contatti fisici e/o ravvicinati, ma che l’operosità porta a una vita con alti livelli di stress e lo stress indebolisce e il contagio è agevolato. Saranno mie teorie empiriche ma se mi guardo intorno, visto che frequento per scelta persone che non sono stressate ed evito quelle stressate e che lavorano troppo a vario titolo perché faccio fatica a sopportarle, noto che chi è più rilassato per lo stile di vita che adotta non si è ammalato, mentre tra gli stressati (che frequento per costrizione o indirettamente) ho visto diversi contagiati. Come la mettiamo?
Condivido molto i due principi alla base dell’intervento: rispetto per gli altri e responsabilità individuale. A volte resto sconcertato da alcuni comportamenti. Pochi minuti fa mi arriva su FB un messaggio,corredato di foto, di una famosa guida alpina verso la quale ho la massima stima e gratitudine per le vie “umane” che apre e di cui sono un grande utilizzatore. Il messaggio e la foto si riferiscono ad un corso di introduzione alle vie ferrate tenuto nel weekend. Si vedono 12 persone, alcuni ragazzi giovani, tutte attaccate a grappollo lungo il cavo, senza mascherina e senza alcun distanziamento, una anche senza casco. Come se il problema non esistesse. Capisco non essere paranoici e ossessivi, e non condivido l’estremismo “reclusorio” di Antonel, però un minimo di attenzione.Mi è davvero dispiaciuto. Forse esagero anch’io? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Geri e quali consigli può darci.
E’ interessante notare come, nell’attuale contesto, vi sia chi vede nell’indossare la mascherina un atto di altruismo (“proteggere gli altri, soprattutto i più deboli“) e chi invece lo consideri come un atto di egoismo (“si antepone la protezione del proprio Ego alla dinamica della comunicazione sociale” – vedi articolo di Antonel).
Io sono per il rispetto delle opinioni di tutti, specialmente di quelle opposte alle mie, tuttavia non posso non notare come, in tema di “coronavirus”, si senta e si legga di tutto e di più. Un fenomeno, mi pare, senza precedenti (almeno non con questi livelli di intensità).
A fronte di queste continue sollecitazioni, credo che sia importante più che mai cercare di mantenere il proprio equilibrio senza inutili esagerazioni o pericolose sottovalutazioni.
P.S. Non condivido la tesi che “Non a caso alcune Regioni italiane del centro nord quali Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna sono quelle con il più alto tasso di contagio; sono le Regioni che vantano una cultura contraddistinta da laboriosità e cooperazione sociale, in cui il contatto umano è ritenuto coessenziale e preminente” (vedi articolo di Antonel).
Mi pare che al sud non faccia difetto il calore umano, anzi.
certamente è utile che “tutti,oltre al pericolo di essere contagiati pensino al pericolo di contagiare”.Ma non è sufficiente il semplice ricorso ai mezzi ampiamente pubblicizzati : distanziamento ( 1 metro,2 metri, 4 metri a seconda delle opinioni),mascherina, lavaggio continuo delle mani, sono sicuramente idonei a ridurre le possibilità di contagio ma la vera questione è un’altra.Il virus ha messo in discussione un sistema di rapporti umani che si era perpetuato da secoli e oggi è finito sotto l lente di ingrandimento .E’ il contatto umano diretto che andrebbe eliminato o severamente ridimensionato . Nell’ottica di evitare la trasmissione del virus sarebbe preferibile rinunciare ad ogni occasione di incontro esterno: niente BAR, niente RISTORANTE, niente DISCOTECA, niente STADIO, niente RIUNIONI, ASSEMBRAMENTI, FESTE, SAGRE, niente VACANZE, nessun viaggio ANCHE breve, niente rapporti con AMICI nè PARENTI. Ogni pasto o caffè andrebbe consumato sempre a casa e solo con i familiari ed i contatti sociali andrebbero svolti TELEFONICAMENTE, con E.MAIL, SMS, STREAMING e VIDEOCONFERENZA e per chi lavora in ufficio tramite SMARTWORKING.Gli acquisti di ogni genere andrebbero fatti sempre e soltanto ON LINE con pagamento tramite CARTA DI CREDITO o BONIFICO BANCARIO.L’isolamento,per quanto possibile,appare come il metodo più sicuro per arginare l’espandersi dei contagi.Il prezzo che si dovrebbe pagare sarebbe quello di essere considerati a tutti gli effetti individui ASOCIALI ma ne vale la pena vista la posta in gioco.