Quei Bravi Ragazzi
(the Good Club)
di Federico Nicola Pecchini
(pubblicato su theunconditionalblog.com l’11 aprile 2021)
Di questi tempi si sente spesso parlare di teorie del complotto. Ma io voglio parlarvi di un complotto reale, effettivo, e non semplicemente di teorie. Per intenderci, un “complotto” non è altro che una congiura, una trama (di solito segreta) ordita da un certo gruppo di persone ai danni di qualcun altro. La cosa sorprendente, però, è che in questo caso il complotto sarebbe a fin di bene, l’obiettivo finale nientepopodimeno che “salvare il mondo”. A chi mi riferisco?
Ma ovviamente al Good Club – il Club dei Buoni – un’iniziativa promossa dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates già nel lontano 2009. Come riportato dal Times di Londra, l’esclusivissimo gruppo comprendeva la crème de la crème del capitalismo mondiale: David Rockefeller, il patriarca della famiglia più ricca d’America, i finanzieri Warren Buffet e George Soros, i magnati dei media Michael Bloomberg, Ted Turner e Oprah Winfrey. Ad accomunarli, oltre alla spropositata ricchezza, era la bontà. Tutti quanti infatti, dopo una vita dedicata al profitto, si erano miracolosamente convertiti alla filantropia.
Il buon Bill li chiamò a raccolta per discutere dei maggiori problemi che minacciavano il futuro dell’umanità, e delle possibili strategie per risolverli. Secondo l’informatore del Times, si trovarono tutti d’accordo nel considerare la sovrappopolazione come il problema più importante. Per chi ancora non lo sapesse infatti, il numero di esseri umani sul pianeta è cresciuto a dismisura nel secolo scorso, passando da poco più di 1 miliardo e mezzo nel 1900 a oltre 6 miliardi nel 2000. Oggi siamo a 7 miliardi e mezzo, e il numero continua ad aumentare. Perciò i nostri filantropi decisero all’unanimità di “affrontare la crescita demografica come una minaccia potenzialmente disastrosa a livello ambientale, sociale e industriale”, qualcosa di talmente tremendo che solo un loro tempestivo intervento avrebbe potuto evitare il peggio.
L’idea non è nuova. Già il Reverendo Thomas Malthus (1766-1834) aveva notato come la popolazione tenda a crescere più velocemente delle risorse disponibili. Egli pensava che i governi dovessero “aiutare” la natura (nella veste di epidemie, carestie e guerre) a fare il suo corso, eliminando così la popolazione in eccesso. Ad esempio, proponeva di costruire i quartieri popolari vicino a paludi infestate da insetti, o di lasciare che le fogne scorressero liberamente lungo le strade, in modo da aumentare il tasso di mortalità tra le classi meno abbienti. Ispirato da tali idee, Sir Francis Galton (1822-1911) sviluppò la cosiddetta teoria eugenetica (letteralmente “di buona nascita”), che mirava a migliorare la specie umana favorendo la riproduzione delle classi superiori e impedendo o limitando quella delle classi inferiori.
L’anno dopo la morte di Galton, nell’estate 1912, un gruppo di eminenti scienziati e uomini politici si riunì a Londra per il Primo Congresso Internazionale di Eugenetica. C’erano Leonard Darwin (il figlio di Charles), Winston Churchill, Lord Balfour e molti altri. La delegazione americana, rappresentata dalla American Breeders’ Association, presentò una relazione sulle leggi di sterilizzazione forzata in vigore negli Stati Uniti, promuovendole come il miglior mezzo possibile per migliorare il patrimonio genetico umano. Nel 1916, Margaret Sanger aprì a New York la prima clinica per la consulenza ed erogazione di servizi contraccettivi, e nel 1921 fondò la Lega Americana per il Controllo delle Nascite. Per Sanger, controllare le nascite voleva dire “facilitare l’eliminazione degli inadatti e prevenire la nascita dei disabili”.
Purtroppo, uno dei più entusiasti ammiratori del modello americano fu Adolf Hiltler. Quel cattivone di Hitler e i suoi scagnozzi nazisti usarono l’eugenetica per giustificare la supremazia ariana e le leggi razziali, e così facendo ne macchiarono indelebilmente la reputazione. Perciò, nel 1942, la Lega Americana per il Controllo delle Nascite pensò bene di cambiare nome e ribattezzarsi “Planned Parenthood” (genitorialità pianificata), un termine dall’aspetto più innocuo. Nel primo dopoguerra vennero quindi istituite le Nazioni Unite e le sue varie agenzie come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui obiettivo dichiarato fu di ridurre l’aumento demografico proprio attraverso la “pianificazione delle nascite” e la contraccezione. Nelle parole di Julian Huxley, noto eugenista e primo direttore generale dell’UNESCO:
«Anche se è vero che una politica eugenetica radicale sarà per molti anni politicamente e psicologicamente impossibile, sarà importante per l’Unesco far sì che il problema eugenetico venga esaminato con la massima cura, e che l’opinione pubblica venga informata delle questioni in gioco di modo che quello che ora è impensabile possa almeno diventare pensabile».
Gli eugenisti anglo-americani, quindi, non abbandonarono del tutto i loro piani di perfezionamento della specie ma si convinsero a perseguirli più cautamente, mantenendo un basso profilo e promuovendo almeno a parole un malthusianesimo soft purgato da ogni rifermento razzista o classista e addolcito da una suadente patina umanitaria. Tutto questo ovviamente per il nostro bene, visto che l’umanità non era ancora sufficientemente matura per accettare la cruda verità. Un personaggio di spicco in tali ambienti fu il padre di Bill Gates — Bill Gates Sr. — che durante la guerra fredda fece a lungo parte del consiglio direttivo di Planned Parenthood. L’associazione sosteneva che una crescita demografica incontrollata avrebbe portato a carestie, pandemie, instabilità politiche ed, inevitabilmente, ad una nuova guerra mondiale.
Verso la metà degli anni ’60 fu lo stesso governo americano a diventare direttamente coinvolto nei programmi di controllo della popolazione. L’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) iniziò a collaborare con le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità per studiare soluzioni mirate a ridurre la crescita demografica. Queste ricerche culminarono nel National Security Study Memorandum 200 — meglio conosciuto come il Rapporto Kissinger — che venne stilato dal Segretario di Stato americano Henry Kissinger nel 1974. Questo rapporto, inizialmente tenuto segreto, sollecitava “sforzi molto maggiori nel ridurre la fertilità” a livello mondiale, e in particolare nei “paesi meno sviluppati”, in modo da preservare gli interessi economici delle nazioni industrializzate.
Negli stessi anni l’OMS aveva iniziato uno studio volto allo sviluppo di vaccini “regolatori della fertilità”, che avrebbero consentito un efficace controllo delle nascite nei paesi in via di sviluppo. I primi risultati furono pubblicati nel 1976, ad opera di un team di ricercatori indiani capeggiati da Gursaran Pran Talwar. In breve, questi ricercatori scoprirono che combinando il principio attivo del vaccino antitetanico (il tossoide tetanico) con l’ormone βhCG che viene naturalmente secreto durante le prime fasi della gravidanza, si poteva produrre un vaccino che immunizzasse non solo contro il tetano ma anche contro il βhCG, provocando nel recipiente (femmina) una condizione di sterilità temporanea oltre che un aborto spontaneo nel caso che l’embrione si fosse già formato.
Questo tipo di ricerche sono continuate ininterrottamente dagli anni ’70 fino ad oggi. Ed è anche possibile che tali scoperte siano state messe in pratica. Già nel 1992, infatti, l’OMS ammetteva in uno studio pubblicato dal Programma di Formazione e Ricerca sulla Riproduzione Umana che vi erano stati “casi di abuso nei programmi di pianificazione delle nascite”, come ad esempio “donne che erano state sterilizzate senza il loro permesso … coinvolte in sperimentazioni di contraccettivi orali o iniettabili senza … il loro consenso … non informate dei danni collaterali causati dai dispositivi intrauterini”. Lo stesso studio consigliava all’OMS di utilizzare solo termini neutri come “pianificazione familiare” o “genitorialità pianificata”, evitando ogni riferimento a “misure anti-fertilità per il controllo della popolazione”.
Nei primi anni novanta, l’OMS intraprese una massiccia campagna di vaccinazione antitetanica in paesi come Messico, Nicaragua e Filippine. Alcuni gruppi cattolici pro-vita, insospettiti dal fatto che la campagna fosse diretta esclusivamente a soggetti femminili in età fertile, requisirono un certo numero di fiale di vaccino e le fecero testare in un laboratorio indipendente. I test rilevarono una contaminazione da ormone βhCG. L’OMS negò ogni accusa, sostenendo che si trattasse di un errore, ma in seguito alle veementi proteste dei gruppi cattolici la campagna fu sospesa.
Senza entrare nel merito se i vaccini in questione fossero davvero contaminati da βhCG, avevano ragione i gruppi cattolici a lamentarsi? Sarebbe davvero così immorale se lo fossero stati? Ad un’analisi attenta, perlomeno stando a quanto dice il Vaticano, la cosa non è certa. Da qualche decennio, infatti, la Santa Sede considera lecito qualsiasi trattamento che riduca la fertilità quando esso serva al contempo per curare una malattia. Questa ambivalenza deriva da una curiosa scappatoia morale fornita dall’enciclica De Humanae Vitae (1968), in cui Paolo VI stabiliva che:
«La chiesa… non ritiene affatto illecito l’uso dei mezzi terapeutici necessari per curare malattie dell’organismo, anche se ne risultasse un impedimento, pur previsto, alla procreazione, purché tale impedimento non sia, per qualsiasi motivo, direttamente voluto».
Più di recente, gran parte dell’attenzione si è spostata sul tema del “cambiamento climatico”. Un articolo comparso sul Bollettino OMS del 2009 sosteneva che la crescita demografica prevista nei prossimi decenni avrebbe “inevitabilmente portato ad un aumento significativo delle emissioni di gas serra”. Anche in questo caso gli autori consigliavano un “approccio basato sui diritti umani”, per cui “i programmi di pianificazione familiare si implementino in risposta alle necessità di salute delle persone e delle comunità invece che in risposta alla preoccupazione internazionale per il sovrappopolamento globale”.
L’anno successivo, nel gennaio 2010 (ricordiamo per i lettori disattenti che sono passati solo pochi mesi dalla riunione del Good Club riportata più sopra), la Bill and Melinda Gates Foundation stanziò l’ingente somma di dieci miliardi di dollari all’OMS per la ricerca e la somministrazione di nuovi vaccini nei paesi in via di sviluppo. A febbraio dello stesso anno, Bill Gates tenne una conferenza a Long Beach, California, dove suggerì di rallentare la crescita demografica attraverso l’utilizzo di “nuovi vaccini”. Al minuto 4:35 disse:
«Il mondo ha oggi 6,8 miliardi di abitanti. Ci dirigiamo verso i 9 miliardi. Ora, se facciamo davvero un ottimo lavoro con i nuovi vaccini, la sanità e i servizi per la salute riproduttiva, forse potremmo ridurre quel numero del 10 o del 15 percento».
Sempre nel 2010, la fondazione di un altro membro del Good Club — la Rockefeller Foundation — pubblicò un rapporto intitolato “Scenari per il Futuro della Tecnologia e dello Sviluppo Internazionale”. In esso erano delineati quattro possibili scenari futuri da cui derivare “strategie per essere meglio preparati” ad affrontarli. In particolare, il primo scenario dimostra impressionanti doti di preveggenza. Intitolato “LOCK STEP”, parla di una pandemia improvvisa che colpisce il mondo facendo milioni di morti e devastando l’economia globale. I paesi che rispondono più efficacemente sono quelli più autoritari, come la Cina, che adottano soluzioni drastiche come “l’imposizione della quarantena obbligatoria per tutti i cittadini”.
Seguendo l’esempio cinese – prosegue il rapporto – diversi stati optano per una deriva autoritaria e impongono regole severe quali l’obbligo di indossare le mascherine facciali o controlli di temperatura corporea fuori dagli spazi pubblici come i supermercati e gli aeroporti. Anche una volta superata la pandemia, le nuove misure di controllo e sorveglianza sulla popolazione rimangono operative e vengono anzi intensificate. In un primo momento, i cittadini sembrano accettare di buon grado le perdite di sovranità e di privacy in cambio di una maggiore stabilità e sicurezza. Questo comporta, ad esempio, l’implementazione di nuovi sistemi di identificazione biometrica per tutti.
Fast Forward al 2020, ecco un misterioso virus influenzale che compare in Cina e nel giro di pochi mesi si sparge in tutto il mondo. Come da copione, la Cina adotta drastiche misure di contenimento e riesce a fermare il contagio. Gli altri paesi, tranne pochissime eccezioni, seguono l’esempio cinese ed impongono un blocco totale sulla vita sociale ed economica dei cittadini. Dopo mesi di lockdown, l’economia globale è in ginocchio. In molti casi, lo stato d’emergenza ha portato alla sospensione delle democrazie costituzionali e dei diritti civili. Nonostante la pandemia sia stata in gran parte arginata, lo spettro di una seconda ondata non consente di allentare il blocco e tornare alla normalità. Si fa largo l’idea che bisogna abituarsi ad un “new normal”, una nuova normalità. Non si torna indietro. Niente sarà più come prima.
I nostri filantropi dal cuore d’oro, però, non sono rimasti con le mani in mano. Tutto è pronto per la “fase 2”, o regime di sorveglianza stile “Grande Fratello”. Nel 2016, le fondazioni Gates e Rockefeller avevano lanciato con il patrocinio delle Nazioni Unite un progetto chiamato “ID2020” (Allenza per l’Identità Digitale), per creare un sistema universale di identificazione biometrica. Ovviamente il fine è umanitario, perché “dimostrare chi sei è un diritto umano fondamentale ed universale”, come spiega il sito di ID2020. E non è finita qui. Ugualmente fondamentale è il diritto (dovere) di essere vaccinato. Per questo l’OMS e la Gates Foundation, già dal 2018, avevano pensato ad un piano di immunizzazione globale “che non lasci indietro nessuno”, e cioè dove “tutti, in ogni luogo e in ogni età … possano beneficiare appieno dei vaccini”.
L’emergenza COVID-19 è l’occasione perfetta per imporre un regime globale di sorveglianza biometrica e vaccinazioni obbligatorie. “Mai lasciare che una buona crisi vada sprecata”, come diceva il sindaco di Chicago Rahm Emanuel. “L’umanità evolve in misura significativa solo quando ha veramente paura” — spiegava Jacques Attali — “una pandemia … potrebbe innescare una di queste paure strutturanti” e permetterebbe quindi, “molto più velocemente della sola ragione economica, di gettare le basi di un autentico governo mondiale”. Non è un caso che di recente lo stesso Kissinger, ormai 96enne, sia intervenuto per annunciare un nuovo ordine mondiale “post-coronavirus”. Soros ha parlato di “momento rivoluzionario”, dove ciò che era impossibile è divenuto possibile.
Ma la sovrappopolazione? E l’eugenetica? Come pensano di risolvere, i nostri bravi filantropi, queste antiche e spinose questioni? Riguardo alla prima, i Gates sono ottimisti. Essi sostengono, infatti, che per ridurre la popolazione basti ridurre la mortalità infantile. Sembra controintuitivo, ma secondo loro la maggior parte dei genitori non fa tanti figli perché vuole una famiglia grande, ma perché sa che molti di quei figli moriranno prematuramente. “Se un padre e una madre sapessero che i loro figli vivranno fino all’età adulta, inizierebbero a diminuire naturalmente il loro impatto demografico” – dice Melinda. Non è meraviglioso? Ridurre la popolazione salvando vite umane! Che cuore! Che mente! E che importa se l’evidenza scientifica non supporta affatto tale ipotesi… l’importante è che suoni bene! Pace, amore e vaccini!
Inoltre il nuovo vaccino anti-coronavirus potrebbe rivelarsi utile per realizzare una volta per tutte i vecchi sogni eugenetici di perfezionamento della razza. Uno dei progetti più promettenti promossi dai Gates, infatti, punta su una tecnologia sperimentale a base di Rna Messaggero (mRna) che invece di iniettare un antigene provocando la risposta immunitaria come fanno i vaccini tradizionali, inietterebbe un frammento di codice genetico del virus direttamente nelle cellule umane. In pratica andrebbe a modificare il DNA riprogrammandolo per contrastare efficacemente il virus. Si tratta di una tecnica di ingegneria genetica nota come “manipolazione del gene germinale”. Le modificazioni genetiche verrebbero poi trasmesse alle generazioni future e questo aprirebbe per gli eugenisti prospettive tanto inaudite quanto eccitanti. Non tutti però sono d’accordo: lo scorso gennaio alcuni tra i maggiori esperti mondiali di etica della scienza hanno firmato a Ginevra una dichiarazione che chiedeva la fine di questo tipo di esperimenti.
Ma guai a chi osa opporsi ai nostri eroi. Nessuno puó fermare il progresso. L’invenzione definitiva sembra essere il “microvaccino quantico a infrarossi”, che riunirà le funzioni di vaccino e registro biometrico in un comodo QR Code tatuato sottopelle. Come spiega il buon Bill, il passaporto immunitario servirà a sapere “chi è immunizzato, chi è stato testato da poco o, quando avremo un vaccino, chi l’avrà ricevuto”. Ovviamente solo chi sarà in grado di dimostrare una di queste tre cose potrà tornare a lavorare, accedere ai luoghi pubblici o fare la spesa. In futuro, chissà, la possibilità stessa di eseguire una qualsiasi transazione commerciale potrebbe essere subordinata alla conformità del proprio registro biometrico. Gates, intanto, ha già depositato il brevetto.
Allora, vi piace il “mondo nuovo” pensato dai nostri filantropi? Siete felici di partecipare a questo grande “complotto” a fin di bene?
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È un dato di fatto che più alto è il reddito minore è il numero di figli. A prescindere dall’efficienza o meno dei servizi sociali. Questo dicono i dati.
Pertanto attribuire alla mancanza dei servizi lo svuotamento dei paesi di montagna…… è una cazzata
Gianni, nel tuo commento enumeri costi (elevati) degli affitti, mamme al lavoro e mancanza di asili nido a supporto della tesi che con migliori condizioni diminuisce la natalità? Ho ben compreso?
Per gli scientisti l’epigenetica esiste da quando qualcuno di loro ha detto che è da considerare. Il resto del mondo detto ciarlatano lo sapeva da mo’. Ridicolo. Per i complotti ripassa meglio comunicazione e storia. Forse c’arrivi. Sconsolante.
Bella galoppata (1) con sprint finale.
Quando leggo di questi c.d. complotti mi viene sempre da chiedermi una cosa.
Ma perchè costoro, ai quali vengono attribuiti enormi risorse economiche e poteri sovranazionali, devono sempre fare le cose in modo da essere scoperti da un laqualunque qualsiasi e lasciargli la possibilità di spifferare tutto in rete ?
Un pò più di discrezione, no ? 🙂
E, nel caso specifico, anche un pò più di efficienza.
Dato che dal 1900 a oggi siamo passati da poco meno di 2 miliardi a poco più di 8 miliardi, non direi che questo piano di depopolazione stia andando molto bene…
(1) Vedi galoppo alla Gish: https://it.wikipedia.org/wiki/Gish_gallop
Nei iei ultimi anni d’insegnameno della geografia all’Istituto Marco Polo di Verona, dal 1990 al 1996, facevo la spola regolrmente tutte le settimane tra Ginevra e Verona. Da buon geografo mi occupavo anche della geografia della popolazione, in Italia e nel Mondo, che fa parte dei programmi ministeriali e che comprende anche la demografia. Da diversi anni era noto che le nuove fmigie degli emigrati, dalle zone di agricoltura tradizionale a Torino, non solo meridionali ma anche veneti o friulani, avevano al massimo due figli. Costo degli affitti, anche le mamme al lavoro, mancanza di asili nido ecc. hanno ridotto in fretta la curva di crscita demografica. Oggi anche a Verona o nell’intero comune di Venezia, non solo il centro storico, siamo al calo demografico. In conclusione tutti sappiamo che quando migliorano le condizioni di vita in ogni ambito, si riduce la natalità. Lo stesso fenomeno si verifica in Africa, America Latina e nelle altre pati el mondo. Conclusione: condizioni di vita piu dignitose per tutte/i = controllo delle nascite senza ricorrere a a fondazioni Bill, Melinda Gate-Rockfeller.