Risveglio

Ritrovare se stessi o ubbidire?

Risveglio
di Lorenzo Merlo
(ekarrrt – 25 settembre 2022)

Ho visto un video. Un cane seduto davanti a due piatti. Uno con una bistecca di manzo, l’altro con un petto di pollo. Un uomo seduto accanto al cane, taglia un boccone di entrambi e gli chiede – taste – di sentirne il sapore. Il cane dà una leccata al manzo e il padrone posa la parte nel piatto della bistecca. Poi porge il boccone di pollo, il cane lo lecca, l’uomo lo ripone nel piatto di provenienza.

Il video prosegue con qualche battuta dell’uomo, il quale ad un certo punto chiede al cane di aspettare e se ne va dalla scena.

Passano una decina di secondi. Solo il cane è inquadrato al centro dei due piatti, fermo. Li guarda e basta, soprattutto, per la cronaca, quello con la bistecca di manzo.

Quindi rientra in scena l’uomo, che si pone come prima dietro e vicino all’animale. Attende qualche istante prima di liberare il cane dal divieto e invitarlo a mangiare.

A quel punto il cane ubbidisce ancora e, finalmente, addenta il cibo.

Si può penso condividere che, a mezzo dell’opportuna relazione, si possa comunicare con chiunque. Non è opportuno limitare il potere di comunicazione al campo cognitivo, formale, intellettuale.

Comunicazione è portare e spostare il punto di attenzione dell’interlocutore. Nell’esempio del cane, dal divieto al permesso.

Insieme alla stretta comunicazione formale, passano altri dati. Sono di tipo impercettibile, sono energie sottili che noi non avvertiamo distintamente, ma che ciò che sta dentro al noi non può evitare di raccogliere.

Così, come il cane attribuisce potere all’uomo come al capobranco, e di conseguenza si comporta, anche le persone possono restare soggette al medesimo incantesimo.

Attribuire verità incontestabile a qualcosa è attribuire potere di comando su di noi della cosa stessa. Soprattutto è perdere, castrare il legame con il proprio sentire. Nel caso del cane con il proprio istinto.

Nel caso degli uomini significa seguire linee di vita che non hanno a che vedere con la nostra natura e le sue esigenze. Significa negare noi stessi, farci sostituire da idee non nostre, non ricreate. Assunte, per moralismi o ideologie.

Ci sono persone che sanno perfettamente come gira il fumo nell’animo degli uomini. E ci sono persone che utilizzano questo potere per ogni tipo di proselitismo. Vale per vendere un’aspirapolvere, per convincere un giudice e anche per fare credere che la pace si ottiene con la guerra, che il vaccino ci ha salvati, che gli americani sono buoni e che Putin è cattivo.

Come il cane, possiamo arrivare ad ubbidire fino a sottomettere la nostra bellezza e creatività. Meglio farci un pensiero. C’è sempre qualche addestratore sottile che esce dalla tv e dalla bocca delle élite. Scoprirlo è il risveglio (1).

Nota (1)

4
Risveglio ultima modifica: 2022-12-08T04:54:00+01:00 da GognaBlog

19 pensieri su “Risveglio”

  1. LA BOLLA.
    DI Andrea Zhok.

    L’argomento principale di Immanuel Kant a proposito della necessità morale di non mentire era che la menzogna non era una pratica sostenibile, mentire non era una massima universalizzabile, in quanto un mondo in cui tutti mentissero era un mondo in cui la parola, il pensiero e la legge avrebbero perduto ogni valore.

    Oggi siamo piombati nel mondo prefigurato da quella riflessione kantiana.

    Oggi sui grandi media, sui veicoli della visione del mondo che tutti siamo tenuti ad avere in comune, imperversano i fabifazi e le michelemurgie, le concite e i parenzi, un’intera ubertosa selva di ripetitori con variazioni-dillo-con-parole-tue di ciò che è gradito ai detentori del potere. Non bisogna pensar male e ritenere che questa sterminata accolita di ripetitori con variazioni siano volgarmente stipendiati a cottimo per ciascuna menzogna. Niente affatto. Si tratta di soggetti il cui solo talento umano consiste nell’innamorarsi perdutamente delle idee di chi può pagarle. Ma così, per caso, spontaneamente, una seconda natura.

    E quanto alle libere praterie della rete, per capirne il funzionamento odierno basta dare un’occhiata ai Twitter Files che un imprevisto cambio di padrone in un social ha fatto trapelare. Catene di comando dirette che portano dalle agenzie di sicurezza americane alle operazioni di oscuramento e selezione manipolativa sui social. I grandi social sono una tonnara, dove dapprima si sono fatti entrare gratuitamente centinaia di milioni di utenti, come nel paese dei balocchi, con l’illusione di dare corpo ad una nuova forma di democrazia reale, solo per poi chiudere le reti e condurre i tonni alle scatolette di destinazione. (Con il plauso degli imbecilli terminali che “sono-privati-possono-fare-quello-che-gli pare”).

    Ma a prescindere dagli intercambiabili e dimenticabili protagonisti di questa stakanovista produzione di menzogne, ciò che bisogna affrontare è il risultato sistemico, che è esattamente quello prefigurato sopra: viviamo tutti in una bolla, un mondo irreale e derealizzato, che è l’unico mondo che io e il mio vicino abbiamo davvero in comune, e che si divide tra semplicemente inaffidabile e intenzionalmente manipolato. Cosa “si” sa? Di cosa possiamo parlare in comune, su cosa possiamo accapigliarci e dibattere politicamente con gli altri cittadini, se non su questo mondo fittizio, modellato da catene di filtri a monte, che ci arriva confezionato in casa su qualche schermo?

    Certo, esiste la possibilità di una lotta di minoranza che si affatica a trovare le incongruenze, a sfruttare gli occasionali errori e le imperfezioni di un sistema che, come tutti i sistemi di potere quasi onnipotenti, tende a diventare sciatto. Però la semplice verità è che questo tipo di lotta richiede energia, intelligenza, coraggio, capacità di resistere all’isolamento e alle frustrazioni, tutte qualità che sono e saranno sempre patrimonio di esigue minoranze.

    Il maggior risultato di questa costruzione di un edificio costante di menzogne non è tanto la ferrea persuasione ideologica dei più, ma la caduta in discredito della realtà (di quella che viene fatta passare per tale). Tolta la minoranza dei combattenti, grosso modo la popolazione sottoposta a questa “cura Ludovico” king-size si divide in due grandi gruppi.

    Da una parte ci sono i conformisti arrabbiati, i nuovi bigotti del politicamente corretto, i progressisti fobici, i benpensanti militanti che, forse perché percepiscono la fragilità del loro mondo di credenze ufficiali, vi si aggrappano in modo virulento e cercano di obliterare e screditare e azzannare chiunque vi si opponga anche marginalmente. Per rifarsi ad una vecchia categorizzazione di Umberto Eco, questi sono al tempo stesso apocalittici e integrati: sono completamente integrati nel sistema e lo sostengono con la ferocia apocalittica dei millenaristi. Sono gente che sembra aver già inserito nella propria corteccia il microchip dell’indignazione morale permanente, e che la applica rigorosamente al solo catalogo approvato dai datori di lavoro. Questi “Guardiani dell’Illusione” probabilmente avvertono ad un qualche livello che la finzione è tale, ma è proprio solo la finzione a dargli conforto, calore, intrattenimento, denaro e come per la zecca il mondo si conclude dove essa può annidarsi e succhiare sangue, così questi si attestano nella loro nicchia ecologica che gli consente di passare dalla culla alla tomba senza troppi grattacapi.

    Dall’altra parte esiste una grande massa scettica, che ha capito abbastanza da non credere a ciò che passa il sistema, o a crederci con mezzo cervello, ma che non ha l’energia, o la preparazione o il coraggio per cercar di ottenere un diverso accesso alla realtà. Questi rappresentano la più grande vittoria del sistema, che facendone degli scettici disillusi senza speranza ne disinnesca ogni potenziale pericolosità. Nelle nuove generazioni questa vittoria tende ad essere totale: rinchiusi in piccoli mondi pret-a-porter, brandizzati, la parte più sveglia della gioventù riesce solo a credere fermamente che non si possa credere a niente, e in nulla (quella meno sveglia sogna unicorni fluidi ecosostenibili).

    Siamo nuotando in una boccia di pesci rossi, con i vetri dipinti di colori sgargianti, in caduta libera, contando sul fatto che il pavimento non arrivi mai.

    Ma la realtà non cessa di esistere per il fatto di essere rimossa. Semplicemente come sempre avvenuto nella storia, quando ci si allontana troppo e troppo a lungo da essa, farà sentire la sua voce spezzando la schiena al nostro mondo di filtri e schermi, di millenaristi a gettone, di solipsisti enervati. Non illudiamoci però, nessuna Rivelazione, nessuna confortevole Illuminazione ci aspetta. Ci sono rare epoche in cui la verità prova a filtrare come un messaggio (la “buona novella”), ma di solito essa si fa spazio nella sua forma originaria e primitiva, come schietta catastrofe. (E peraltro anche la buona novella dovette attendere il collasso di un impero per diffondersi).

  2. Affermalo e credere lo sia è essere preda dell’incantesimo logico-razionalista.
    Oppure non aver visto niente.
    Mumbla meglio.

  3. Azz… dimenticavo che l’esperienza non è trasmissibile. Ma affermarlo non è forse trasmettere esperienza? Mumble mumble

  4. Siamo nel disastro culturale.  Che fondamenti da contabile vuoi trovare? Sono tutti autoreferenziali. Salvo che in campo chiuso, meccanico, industriale, replicativo e contabile non c’è dimostrazione di niente. È tutto da ricreare se si vuole evolvere. E da  replicare se si vuole stare. Incantesimo logico-razionale. 

  5. Chi insiste sei tu Lorenzo, vedasi commento n° 2. Chiamato in causa ancora una volta “ad capocchiam”, ti ho solo risposto. Certo, ho la grave colpa di ritenere importante capire se un’affermazione ha fondamento o mi pare campata in aria. Se questo ti pare, Lorenzo affare da contabili, è problema tuo.

  6. L’insistenza del contabile.
    Nulla è da dimostrare.
    Tutto è da ricreare.
    Domaniii.

  7. Avendo avuto l’onore di essere chiamato in causa dal grande Apota Lorenzo Merlo, non posso che inchinarmi davanti all’eloquenza di tanta dimostrazione. La chiamerei una dimostrazione matematica, se la cosa paresse positiva agli occhi di Lorenzo. La chiamerò allora una dimostrazione raffazzonata, che non dimostra. Quod erat demonstrandum

  8. Carlo parli di etologia (studio del compirtamento( con questo gtlran cazzaro/cazzone? Per lui “studio” è una bestemmia. Non sai niente ed è nemico di ogni sapere a cui è pervicacemente refrattario. Un vuoto vaticinante e ridicolamente ieratico riempito di boria  e scoregge. Il problema non è lui ma la subalternità culturale di chi si fa intortare dalle sue scemenze, dai suoi fattoidi, dai suoi pretesi aforismi che manco i baci perugina. 

  9. Una montagna di paroloni affastellati a caso, che prescindono da ogni specifica conoscenza degli argomenti trattati. Siamo abituati al bassissimo livello di LM ma questa pretesa articolessa è una cialtronata peggio del solito. Sconsiglio di andare oltre le prime tre righe. 

  10. Alti discorsi di filosofia ai quali non arrivo. Conosco invece l’etologia del lupo e del cane. Le assicuro che entrambi non eseguono ordini, ma assumono comportamenti atti al sostentamento ed al bene comune . Non sono passivi soldati o peggio cittadini assoggettati. In natura abbandonano i piccoli se non hanno di che nutrirli e quella femmina non si riprodurrà più in quanto non abbastanza accorta. Esistono uomini liberi in grado di attuare simili comportamenti??
     
    I cani, quindi, ubbidiscono perché capiscono che è bene comune adottare il comportamento suggerito (ordinato). Nel video da Lei visto il mangiare all’ordine è buona norma per un cane da guardia. In natura è il capobranco a decidere chi mangia cosa, e questo ad evitare sprechi od abbuffate che comprometterebbero il benstare collettivo.
    Anche i gatti  capiscono gli ordini, ma essendo felini solitari raramente li eseguono proprio perché non hanno il senso della comunità con noi, diverso il loro comportamento con i loro simili

  11. Per fortuna, oltre agli addestratori e ai cani, ci sono anche i gatti, che passano, osservano e poi fanno ciò che più gli va a genio, senza imporre nulla a cani, addestratori e quant’altro né calpestarli. E non si tratta di indifferenza o arroganza. Limiti ce ne sono, perché è la società che li costruisce, i gatti trovano varchi e, con naturalezza, li allargano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.