Scialpinismo, il nuovo manuale

I consigli di Gian Maria Grassi, direttore della Scuola Centrale di Scialpinismo, che afferma: “L’esperienza in ambiente vale più di qualunque tutorial, affidatevi alle persone giuste, capaci di trasmettere conoscenza e passione”. E ripensa a quella volta che scampò a una valanga.

Scialpinismo, il nuovo manuale
di Pamela Lainati
(pubblicato su loscarpone.cai.it il 27 marzo 2025)

La pubblicazione di un manuale richiede un lavoro certosino difficilmente comprensibile a chi non si sia mai cimentato. Ore e ore passate a leggere e rileggere testi, trovare fotografie, chiedere licenze, verificare fonti, e ancor prima a trasferire su carta un’esperienza maturata in decenni di pratica. Solo così si può comprendere la soddisfazione di Gian Maria Grassi, direttore della Scuola Centrale di Scialpinismo (SCSA), nel girare fra le mani il nuovo Manuale di Scialpinismo (pp. 400, 38 euro, 2025 – disponibile su CAI Store con sconti speciali per soci e sezioni), a cura della Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo, Scialpinismo e Arrampicata Libera presieduta da Mauro Loss e appunto della SCSA. Un volume ricco di fotografie a colori, di grafici, di figure, riprese dagli archivi ARPAV Arabba e MountainSafety.info di Manuel Genswein, per citarne alcuni, completato anche da due inserti da utilizzare in ambiente (lo scalimetro e una checklist), l’ultimo arrivato della collana dedicata alla manualistica di CAI Edizioni che accoglie “lo scrigno di conoscenze tecniche del Club Alpino Italiano e delle sue Scuole”. 

Scialpinismo in Francia. Foto: Gian Maria Grassi.

Un’esperienza maturata sul campo
Uno scrigno pienissimo non solo di nozioni, ma anche di umanità, e infatti Gian Maria ci tiene subito a ringraziare chi ha contribuito a realizzare questa fatica editoriale: sono tanti, ma primo fra tutti il vicedirettore Paolo Taroni, e Luciano Bonotto. “Sono orgoglioso del lavoro di squadra fatto e del clima sereno che regna fra di noi nella SCSA”, con cui Grassi collabora da oltre 15 anni. Istruttore nazionale di scialpinismo dal 1999 esocio CAI Torino dalla nascita, quasi 60 anni fa, per tradizione famigliare, ne aveva 26 quando scampò alla morte per un caso di sliding doors. Non ricorda infatti le ragioni per cui alla fine non partecipò all’uscita scialpinistica organizzata con quattro amici, sa solo che tre non li rivide più, perché furono travolti da una valanga: “Allora andavo in montagna per i fatti miei, non con il CAI. Dopo quell’evento, ho capito che commettevo molti sbagli e ho deciso di seguire un corso, grazie al quale ho preso consapevolezza degli errori che stavo commettendo, dei miei limiti e della responsabilità nei confronti degli altri: è stato fondamentale per me. Ho trovato persone splendide, con cui condividere la mia passione, e ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa per evitare che anche altri vivessero quella tragedia, da cui sono rimasto molto segnato. Penso sempre che altrimenti sarei morto anche io sotto una valanga, prima o poi”. Oggi Grassi, appartenente alla Scuola SUCAI Torino, è alla fine del secondo mandato da direttore della Scuola Centrale di Scialpinismo, sei anni che si aggiungono ai sei da vicedirettore: da ottobre 2025 resterà a disposizione come Istruttore di Scuola Centrale, ma anche di Scuola Regionale e Sezionale. 

Ecco, dietro ai 12 capitoli del Manuale di Scialpinismo c’è una grande esperienza maturata sul campo, aggiustata imparando dagli errori e ascoltando i consigli degli altri. In montagna la pratica è ancora una parte ineliminabile che nessun tutorial su YouTube può sostituire: “Viviamo in un’epoca digitale e anche noi abbiamo lavorato per produrre delle video-pillole, che sono disponibili online. Ma in un mondo che sempre più spinge verso un apprendimento rapido e per forza superficiale, noi vogliamo ribadire fortemente che invece ha ancora senso affidarsi a un manuale cartaceo e soprattutto a chi è più esperto, seguendo un corso, sedimentando i passaggi e le conoscenze prima di salire di livello e fare cose difficili, e che non solo la teoria, ma l’esperienza pratica personale è un passaggio necessario. È una questione di sicurezza: il nostro obiettivo è quello di formare scialpinisti consapevoli”. 

La copertina del nuovo Manuale di Scialpinismo, disponibile in tutte le librerie italiane e online, e come sempre su CAI Store.

Sciare con il cambiamento climatico
Tanto più in un’epoca di cambiamento climatico per cui le condizioni della neve sono di più difficile interpretazione. Non è infatti più così facile capire quale sia il periodo migliore per praticare lo scialpinismo: “Una volta i periodi erano molto canonicizzati, sapevi che da dicembre a fine gennaio potevi fare certe gite, da gennaio a marzo altre. Adesso, con i cambiamenti climatici bisogna saper leggere bene il bollettino, fare le valutazioni corrette di volta in volta, di periodo in periodo. Neve permettendo, però si scia bene dai primi di dicembre fino a maggio, e c’è a chi piace la powder e a chi la neve primaverile. A me piace andare in montagna”. 

Come zona, si spazia da nord a sud, dalle Alpi agli Appennini, fino alla Sicilia, dove l’Etna regala splendidi panorami di neve e di fuoco. Perché se si rinuncia alla comodità dell’impianto di risalita un motivo c’è: sta nella bellezza mozzafiato e nel silenzio quasi mistico che si possono assaporare su creste innevate accessibili a pochi, ammirando il carosello di vette tutto intorno, immerse nell’azzurro opalino del cielo o nel rosa aranciato di un’alba.

Per i principianti
Oltre a essere disponibile come sempre su CAI Store, con i consueti sconti speciali per i soci e le sezioni, il manuale per la prima volta arriva nelle librerie di tutta Italia, ed è destinato a chi vuole approcciarsi allo scialpinismo, una pratica molto cresciuta negli ultimi anni: “Sicuramente dopo il covid – afferma Gian Maria – quando è esplosa la voglia di riappropriarsi degli spazi nella natura, e anche come effetto del costo economico crescente degli impianti di risalita. Ma non dimentichiamoci che la montagna è democratica, nel senso che non fa sconti a nessuno, al di là del portafoglio: il manuale serve ad acquisire consapevolezza per imparare a divertirsi in maggiore sicurezza. In montagna il pericolo zero non esiste”. E infatti prima ancora che a salire o scendere, alle prime lezioni del corso CAI si impara a stare in ambiente: “Si focalizza sulla conoscenza della neve, sulla conoscenza base del bollettino e sulle procedure di base dell’utilizzo dell’Artva e dell’autosoccorso in generale, quindi tecnica di scavo di base e sondaggio di base. Poi certamente anche le tecniche di salita e di discesa migliori per ottimizzare lo sforzo fisico e migliorare la capacità di affrontare alcune difficoltà. Si insegna l’utilizzo dell’attrezzatura, la topografia e l’orientamento, quindi a saper leggere l’ambiente circostante in generale, perché l’osservazione fa parte della preparazione della gita. L’obiettivo dei corsi CAI è che al termine del percorso l’allievo abbia delle conoscenze più che sufficienti per poter intraprendere già la propria prima esperienza in autonomia, riducendo per quanto possibile la possibilità di compiere errori”.

Il bello della salita. Foto: Gian Maria Grassi.

Cosa serve per cominciare
Per cominciare non è necessario spendere troppo: “Oggi tanti negozi consentono di noleggiare a prezzi contenuti l’attrezzatura di base (come scarponi, sci, pelli, bastoncini). Se poi si decide di acquistarla l’investimento non è piccolo, però è una tantum, perché lo scialpinismo è molto meno soggetto alla moda rispetto allo sci da discesa”.

Per la pratica è molto importante affidarsi a istruttori CAI o a professionisti: “Le scuole CAI organizzano i corsi SA1, di scialpinismo base, di cui parlavamo prima, che comprendono lezioni teoriche e almeno 8 uscite pratiche ma ci sono anche molte guide alpine. In fase iniziale è importante farsi accompagnare da una persona che sappia contemporaneamente trasmettere conoscenze e passione, che non è un dettaglio”. Solo nell’esperienza diretta, sul campo, si possono trasmettere alcuni insegnamenti altrimenti impossibili da fornire a tavolino: “Serve una persona che ti corregga, ti aiuti, ti spieghi dove sono le tue difficoltà e quali errori tecnici stai commettendo. Come movimentazione, come postura del corpo e soprattutto le cautele da adottare sia in salita che in discesa”.

Se l’attrezzatura si noleggia, è invece necessario aver già dimestichezza con i “legni”, come li si chiamava un tempo: “Viene richiesta un’esperienza sciistica di base, perché il terreno dello scialpinismo in discesa non sempre è facile, visto che la neve non è come in pista, è un altro approccio completamente”. 

Per cominciare a divertirsi e a organizzare le proprie uscite in autonomia dipende dalla capacità di apprendimento del singolo, ma anche dagli incontri che si fanno ai corsi, dove tuttavia è molto probabile conoscere persone di pari livello con cui condividere la passione, oltre ovviamente agli istruttori. 

Gian Maria Grassi

Per gli avanzati e gli istruttori
Il manuale però non è rivolto solo ai principianti: “È strutturato in modo tale che ci sia un approccio graduale, dall’entry level alla persona esperta, a cui offriamo degli approfondimenti”. Una volta passato il livello base, la differenza è grande: “Con un livello avanzato SA2 cambia tutto radicalmente, perché si impara ad affrontare percorsi in ambiente alpinistico e glaciale per cui subentra l’utilizzo di attrezzatura specifica come imbrago, corde, moschettoni, piccozza”.

Cambia ovviamente anche la preparazione per affrontare le eventuali emergenze tipiche dell’alta montagna: “Trattenere un compagno che cade in un crepaccio non è semplice di per sé, ma con gli sci ai piedi ancora di più, per questo facciamo molte esercitazioni. Anche per insegnare a gestire l’emozione che in certe situazioni di difficoltà può bloccare perfino chi è già istruttore e l’unico riferimento che resta è proprio il nocciolo solido delle proprie conoscenze teoriche e pratiche”. 

L’approccio CAI allo scialpinismo
Il manuale sarà fornito a tutti coloro che frequentano i corsi CAI, come strumento di apprendimento, simbolo tangibile di un metodo di insegnamento uniforme. Esiste infatti un approccio CAI allo scialpinismo: “È quello della prudenza e della sicurezza, dell’attenta valutazione del pericolo e del rischio che si va a correre. Significa saper rinunciare quando non ci sono le condizioni giuste, quando qualcosa non torna. Questo è il modo CAI, che è anche il mio, a prescindere: cerco di essere il più coerente possibile fra quello che insegno e quello che ho imparato”.

Oltre le nuvole. Foto: Gian Maria Grassi.

Il commento
di Carlo Crovella

Ho proposto questo articolo non per piaggeria verso l’apparato didattico del CAI, ma per sottolineare un punto cardine, che oggi riguarda lo scialpinismo ma che vale per ogni risvolto dell’andar in montagna: non è l’approccio didattico del CAI l’unico possibile né (forse) il migliore, ma è “quell’approccio” che ispira la didattica del CAI.

L’apparato della didattica del CAI “crede” in questo approccio e intende insegnarlo in ogni sua scuola, di ogni disciplina (alpinismo, scialpinismo, arrampicata…) e in ogni localizzazione geografica sull’intero territorio nazionale. Cioè dovrebbero ricevere lo stesso insegnamento, anche e soprattutto in termini di approccio alla montagna (prima ancora che le specifiche manovre tecniche), tutti gli allievi di Scuola CAI, tanto di alpinismo quanto di scialpinismo o di arrampicata, tanto a Bolzano quanto in Sicilia.

Ne deriva che dovrebbe continuare a far parte del modello didattico del CAI solo chi si riconosce, almeno in gran parte, nell’approccio ufficiale del CAI. Altrimenti avremmo all’interno del modello del CAI anche istruttori (tecnicamente magari bravi) che però illustrano un approccio diverso, o addirittura molto diverso, da quello ufficiale del CAI. Questo non può avvenire, sennò addio uniformità didattica, concetto che è il perno centrale del modello CAI.

Scialpinismo, il nuovo manuale ultima modifica: 2025-04-12T05:36:00+02:00 da GognaBlog

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3 pensieri su “Scialpinismo, il nuovo manuale”

  1. E’ ovvio che il mio esprimermi in termini “possibilisti” (non escludendo eventuali “altri” approcci alla montagna) è esclusivamente finalizzato a non innescare le solite tiritere degli anti CAI. Tiritere ormai trite e ritrite e noiosissime e cmq del tutto sterili e improduttive, perché è sotto gli occhi di tutti che il CAI prosegue con convinzione ed efficacia lungo il suo cammino e produce sistematicamente dei documenti che illustrano la sua “visione”. Chi non ama il CAI nel suo insieme e con riferimento alla partizione didattica in particolare, ha solo da non farci parte e da andare in montagna per conto suo e come meglio crede: in bocca al lupo! Ma occorre rispettare la facoltà del CAI di avere le “sue” idee e le “sue” preferenze, anche e soprattutto sul modo di approcciare la montagna (con sci o senza) e, di conseguenza su cosa e come insegnare agli allievi. Da parte mia, poiché faccio parte del mondo didattico del CAI da oltre 40 anni consecutivamente, è ovvio che non vedo altro modo di approcciare la montagna.  E suggerisco la lettura di questo manuale (come di tutti gli altri prodotti dalla CNSASA) a chi voglia metabolizzare l’approccio prudente e previdente, che è il cardine di base dell’attività didattica del CAI.

  2. @Carlo
    Non vedo come ci possa essere un approccio diverso da questo nell’insegnamento e nella pratica dello scialpinismo.
    Anche se sono anni che non lo pratico, ricordo sempre con piacere il corso CAI fatto, le emozioni provate, e le uscite successive in libertà

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