Seguite la scia dei soldi dietro le politiche sul clima

Seguite la scia dei soldi dietro le politiche sul clima
di Frederick William Engdhal
(pubblicato in origine su globalresearch.ca il 4 dicembre 2019poi ripreso da comedonchisciotte.org il 17 dicembre 2019)

Clima. Chi l’avrebbe mai detto. Chi sono i principali sostenitori del movimento “popolare” di decarbonizzazione, dalla Svezia alla Germania e agli Stati Uniti fino al resto del mondo? Gli stessi mega-miliardari che stanno dietro alla globalizzazione degli ultimi decenni. Sì, proprio loro, la cui ricerca del valore per gli azionisti e la cui riduzione dei costi hanno devastato l’ambiente, sia nel mondo industrializzato che nelle economie in via di sviluppo di Africa, America Latina ed Asia.

Si tratta di coscienza sporca, o forse il piano nascosto è la finanziarizzazione dell’aria stessa che respiriamo?

Qualsiasi cosa si possa credere sui rischi del riscaldamento globale, che nella prossima dozzina di anni potrebbe creare un catastrofico aumento medio della temperatura del globo di 1,5-2 gradi Celsius, vale la pena far notare chi stia promuovendo l’attuale flusso di propaganda climatica.

Finanza verde
Diversi anni prima che una ragazzina svedese e Alexandria Ocasio-Cortez apparissero sulla scena, i giganti della finanza avevano iniziato a riallocare i propri asset, per il valore di centinaia di miliardi in fondi future, verso investimenti in società “climatiche”, spesso prive di valore.

Nel 2013, dopo anni di attenta preparazione, una società immobiliare svedese, Vasakronan, ha emesso il primo “Green Bond” aziendale. Hanno seguìto altri, tra i quali Apple, Crédit Agricole, la principale banca francese, e SNCF. Nel novembre 2013 la Tesla Energy, l’azienda di Elon Musk, ha emesso il primo security basato sul solare. Oggi, secondo il Climate Bonds Initiative, sono state emesse Obbligazioni Verdi per un valore di oltre 500 miliardi di dollari. I creatori dell’idea obbligazionaria affermano che l’obiettivo è quello di conquistare una quota importante dei 45mila miliardi di dollari di asset dei management che in tutto il globo hanno assunto il nominale impegno di investire in progetti “climatici”.

Il Principe Carlo, futuro re d’Inghilterra, assieme alla Bank of England e alla City di Londra, ha promosso “strumenti finanziari verdi”, guidati da Green Bonds, che reindirizzassero piani pensionistici e fondi comuni di investimento verso progetti verdi. Un attore chiave nel collegare le istituzioni finanziarie mondiali con l’Agenda Verde è Mark Carney, presidente uscente della Banca d’Inghilterra. Nel dicembre 2015, la Bank for International Settlements Financial Stability Board (FSB), allora presieduta da Carney, ha creato la Task Force sulla Divulgazione Finanziaria legata al Clima (TCFD), per consigliare “assicurazioni, finanziatori e investitori sui rischi legati al clima”. Un obiettivo senza dubbio bizzarro per i banchieri centrali mondiali.

Nel 2016 il TCFD, assieme alla City of London Corporation ed al governo britannico, ha avviato la Green Finance Initiative, con l’obiettivo di incanalare migliaia di dollari in investimenti “verdi”. I banchieri centrali dell’FSB hanno nominato 31 persone per formare il TCFD. Presieduto dal miliardario Michael Bloomberg, include persone chiave di: Barclays Bank; BHP Billington, gigante minerario; BlackRock, uno dei maggiori gestori patrimoniali al mondo con quasi 7mila miliardi di dollari; Dow Chemical; ENI; HSBC, la banca con base a Londra e Hong Kong, ripetutamente multata per riciclaggio di droga ed altri fondi neri; ICBC, banca cinese; JP MorganChase; Swiss Re, la seconda riassicurazione più grande al mondo; Tata Steel; infine, David Blood, di Generation Investment LLC., compagnia di Al Gore. In pratica, i controllati sono anche i controllori.

Carney è stato protagonista anche degli sforzi fatti per rendere la City il centro finanziario della Finanza Verde globale. Philip Hammond, uscente Ministro dell’Economia, nel luglio 2019 ha pubblicato un saggio, Strategia di finanza verde: trasformare la finanza per un futuro più verde. Il documento afferma: “Una delle iniziative più influenti da promuovere è il TCFD, sostenuta da istituzioni che rappresentano beni per 118mila miliardi di dollari a livello globale.” C’è palesemente un’agenda nascosta. Il piano è finanziarizzare l’intera economia mondiale, sventolando lo spauracchio di uno scenario da fine di mondo, per raggiungere obiettivi arbitrari come “emissioni nette zero di gas serra”.

L’attore chiave in rappresentanza di Goldman Sachs
L’onnipresente banca di Wall Street, Goldman Sachs, che ha sfornato, tra gli altri, i presidenti uscenti di BCE, Mario Draghi, e di Banca d’Inghilterra, Carney, ha appena svelato il primo indice globale di titoli ambientali di alto livello, redatto assieme al londinese CDP, precedentemente noto come Progetto di Divulgazione del Carbonio. Il CDP, in particolare, è finanziato da investitori quali American International Group, Bank of America, Goldman Sachs, HSBC, JPMorgan Chase, Merrill Lynch e State Street Corp.

Il nuovo indice, denominato CDP Environment EW e CDP Eurozone EW, mira ad attirare fondi d’investimento, sistemi pensionistici statali come CalPERS (il sistema pensionistico dei dipendenti pubblici della California) e CalSTRS (il sistema pensionistico degli insegnanti dello Stato della California), con un combinato di più di $600 miliardi di attività, da investire in obiettivi scelti con cura. Le società a più alta quotazione nell’indice sono Alphabet, che possiede Google, Danone, Diageo, ING Group, Microsoft, Philips e, ovviamente, Goldman Sachs stessa.

Inserisci Greta, AOC & company
Attiviste quali la svedese Greta Thunberg o la newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez ed il suo Green New Deal andrebbero dunque riviste sotto una diversa luce. Per quanto sincere possano essere, c’è una ben oliata macchina finanziaria dietro di loro.

Greta fa parte di una rete legata all’organizzazione di Al Gore. Viene utilizzata in modo cinico e professionale da agenzie come le Nazioni Unite, la Commissione Europea ed i vari potentati finanziari che stanno dietro l’attuale agenda sul clima. Come documenta in un’eccellente serie di post Cory Morningstar, ricercatrice e attivista climatica canadese, è in azione un ben interconnesso network che fa capo ad Al Gore, presidente del gruppo Generation Investment.

Il partner di Gore, David Blood, ex funzionario di Goldman Sachs, è, come detto in precedenza, un membro del TCFD, creato dalla BRI. Greta, assieme alla sua diciassettenne omologa americana, Jamie Margolin, sono state entrambe elencate come “consulente giovanile speciale e fiduciario” della ONG svedese ‘We Don’t Have Time’, fondata dal suo CEO Ingmar Rentzhog. Quest’ultimo è membro dei Leader dell’Organizzazione per la Realtà Climatica, di Al Gore, e fa parte della Task Force per la Politica Climatica Europea. È stato addestrato nel marzo 2017 da Gore a Denver e di nuovo nel giugno 2018 a Berlino. Il gruppo di Al Gore è partner di ‘We Don’t Not Time’.

La deputata Alexandria Ocasio-Cortez (AOC), che nei suoi primi giorni al Congresso si è fatta notare per aver svelato un “New Deal verde” che riorganizzasse completamente l’economia americana ad un costo di circa 100mila miliardi di dollari, non è priva di guida. AOC ha apertamente ammesso di essersi candidata al Congresso su pressione di un gruppo chiamato Justice Democrats. Ha dichiarato: “Non mi sarei mai proposta non fosse stato per il supporto di Brand New Congress e Justice Democrats. Anzi, sono state proprio queste due organizzazioni a chiedermi di candidarmi. Sono loro che mi hanno chiamato un anno e mezzo fa…”. Ora, come membro del Congresso, i consiglieri di AOC includono il cofondatore di Justice Democrats, Zack Exley. Questi è stato un associato di Open Society ed ha ottenuto fondi, tra gli altri, da Ford Foundation ed Open Society Foundations, per creare un predecessore di Justice Democrats che recluti candidati scelti per la carica.

La vera agenda è economica
L’obiettivo di abbandonare i combustibili fossili, a favore di una vaga e fumosa economia verde, non ha origini esattamente etiche. Si tratta piuttosto di un piano, intimamente legato all’Agenda ONU 2030 per un’economia “sostenibile”, per la creazione di letteralmente migliaia di miliardi di dollari di nuova ricchezza per le banche globali ed i giganti finanziari che lo sponsorizzano.

Nel febbraio 2019, alla fine di un discorso tenuto alla Commissione Europea di Bruxelles dalla Thunberg, l’allora presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, dopo aver galantemente baciato la mano di Greta, sembrava voler metter le cose in pratica. Ha detto a Greta e alla stampa che l’UE avrebbe speso centinaia di miliardi di euro nei prossimi 10 anni per combattere i cambiamenti climatici. Ciò che il furbo Juncker ha omesso di dire è che la decisione non ha nulla a che spartire con i motivi della giovane attivista svedese. Era stata infatti presa in collaborazione con la Banca Mondiale alcuni mesi prima prima, il 26 settembre 2018, al vertice di One Planet, in presenza di Bloomberg Foundations, Forum Economico Mondiale ed altri soggetti. Juncker aveva abilmente sfruttato l’attenzione data dai media alla giovane svedese per promuovere la propria agenda sul clima.

Il 17 ottobre 2018, giorni dopo l’accordo al vertice di One Planet, l’UE di Juncker ha firmato un memorandum d’intesa con Breakthrough Energy-Europe, le cui società membro avranno accesso preferenziale a qualsiasi finanziamento.

I membri di questa associazione includono: Richard Branson, di Virgin Air; Ray Dalio, di Bridgewater Associates; Bill Gates; Jack Ma, di Alibaba; Julian Robertson, di Tiger Management, gigante degli hedge fund; David Rubenstein, fondatore di Carlyle Group; Masayoshi Son, fondatore della giapponese Softbank; George Soros, presidente del Soros Fund Management LLC.; il principe Al-Walid bin Talal; Mark Zuckerberg, di Facebook.

Non fatevi trarre in inganno. Quando le più influenti multinazionali, i maggiori investitori istituzionali al mondo, tra i quali BlackRock e Goldman Sachs, le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, la Banca d’Inghilterra e altre banche centrali della BRI si schierano per promuovere una cosiddetta Agenda Verde, è tempo di guardare dietro le quinte. La realtà che emerge è che il clima è solo il perno da utilizzare per riorganizzare la finanza.

Nel 2010, il capo del gruppo di lavoro 3 del Comitato Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, il dott. Otmar Edenhofer, ha dichiarato: “… bisogna dire con chiarezza che di fatto ridistribuiamo la ricchezza mondiale in base alla politica climatica. La politica internazionale sul clima non ha alcunché a che fare con problemi come il buco dell’ozono o la deforestazione”. E da allora la strategia si è sviluppata enormemente di più.

Frederick William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best sellers su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook. Collabora spesso con Global Ricerca.

1
Seguite la scia dei soldi dietro le politiche sul clima ultima modifica: 2020-02-23T04:13:42+01:00 da Totem&Tabù

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

26 pensieri su “Seguite la scia dei soldi dietro le politiche sul clima”

  1. Saluti.
    Risposta a Matteo.
    Nell’ambiente naturale la CO2 viene stoccata per il 50% nel terreno per il 40% nelle piante e per il 10% nella necromassa (= foglie morte). La quantità assoluta dipende dal tipo di terreno, in quanto ci sono moltissimi tipi di terreno. Ciò che conta è l’humus, che è materia viva. Quando si cementifica un territorio il terreno al di sotto muore: ricordo che la formazione naturale dell’humus è di 5 cm ogni 1000 anni, ovvero una scavatrice che estragga 25 cm di suolo estrae lo spessore corrispondente alla storia umana. Quando il suolo muore rilascia il contenuto di carbonio accumulato sotto forma di CO2 che accresce il contenuto dell’atmosfera. Quindi il danno è doppio, non solo per il mancato assorbimento in superficie, ma anche per il rilascio dal terreno impermeabilizzato! Il suolo libero trattiene 4000 miliardi di tonnellate di carbonio, equivalente a circa 9350 tonnellate di CO2. Ad esso si aggiunge la vegetazione che è stoccaggio semipermanente. Ma i modelli dell’IPCC penso non tengano conto di questo accumulo che considerano statico, mentre invece è dinamico.
    Per quanto riguarda il tema della diffusione di opinioni diverse da quelle dell’IPCC rimando pari pari alla lettura dei documenti citati i quali richiamano ulteriori riferimenti bibliografici. Resta il fatto che prima che opinioni diverse siano state divulgate l’ostracismo è stato assoluto, tagliando in primis i finanziamenti. Qualcuno si è inc…to di brutto ed allora il problema è emerso alla luce.
    Sull’opinione che puoi avere o meno di Giraud (con il quale pure io non concordo in toto, ma in tutto per ciò che concerne l’aspetto finanziario oggetto del post) è, per l’appunto, una tua opinione e sei libera di averla. Tuttavia ti consiglierei per lo meno di leggere prima il testo citato scritto da Giraud e poi esprimerti e non il contrario! Od anche tu lavori in una delle ditte citate nell’articolo?
    Saluti.
    Massimo Silvestri
    PS: farò avere direttamente ad Alessandro Gogna due documenti ulteriori.

  2. Due dati che ho letto sui quotidiani.
     
    L’emissione di CO2 in Cina è scesa del 20% da quando si è diffuso il coronavirus.
     
    In Italia si sono spesi in finanziamenti 100 miliardi di euro per le energie alternative, quelle definite verdi, tassando tutto e tutti e ottenendo una copertura inferiore al 20% del fabbisogno nazionale. (una centrale da 1000 MW costa meno di 5 miliardi e il fabbisogno nazionale di picco è di 45.000 MW).
     
    C’è qualcosa che non viene mai spiegato!

  3. Dopo la lettura di qualche paragrafo ero curioso di vedere quando venisse citato Bill Gates (nessun complotto che si rispetti può fare a meno di Bill Gates): curiosità soddisfatta prima della fine dell’articolo.
     
    Mi pare che qui ci sia ben poco, oltre ad affermare l’esistenza dell’acqua calda (la finanza che si occupa dell’impatto del cambiamento climatico sulla finanza e non lo fa per motivi “esattamente” etici: davvero inaspettato…) e a qualche discutibile opinione su Greta (contro la quale l’articolo originale su globalresearch iniziava in modo ben più diretto).

  4. Che questa società così com’è debba finire mi pare evidente: speriamo che lo faccia con il minor numero di vittime possibile.
    Essere il suo becchino mi pare prematuro, purtroppo, ma di sicuro un vento di merito.

  5. Greta a sua insaputa sta dimostrando che anche gli adolescenti sono STATI CORROTTI DALLA DITTATURA DELLE CHIACCHIERE.  GRETA E’ IL BECCHINO DELLA NOSTRA SOCIETÀ’.

  6. Scusa  Massimo, non ho capito che tesi vuoi sostenere.
    Dici che chi non è d’accordo è epurato dal dibattito scientifico e poi citi 3 libri di case editrici non di secondo piano…come epurazione mi pare come minimo sui generis.
    La cementificazione di per sé non causa alcun aumento dell’emissione di CO2, se non quella relativa alla produzione del cemento e alla sua messa in opera. Diminuisce invece la copertura vegetale che riduce la CO2 nell’atmosfera.
    La posizione dell’asse delle ascisse nel grafico che citi non muta minimamente il senso del grafico stesso, perché citare la cosa come uno scandalo?
    La mia personale fiducia in un gesuita, laureato alla Ecole Normale e che è stato pure finanziere è così bassa da non poterla esprimere, comunque pare che sia seriamente preoccupato dal cambiamento climatico e pure convinto che sia perlopiù di origine antropica. La ricetta però di inserire la transizione ecologica tra i beni comuni non mi pare un granché, considerando come abbia considerato e cosa abbia fatto dei beni comuni la società capitalistica (con una decisa accelerazione da quando si è trasformata in capitalistico-finanziaria)
    Insisto, il problema è decidere se il cambiamento climatico sia o meno un problema per l’uomo e la società. E se lo è, come modificare la situazione.
    Il fatto che la finanza (o qualunque altra forza) approvi, partecipi od ostacoli è al massimo una parte della questione, non la prova che il problema (e una possibile soluzione) sia vero o falso. 

  7. La prova che l’aumento delle temperature a livello globale sia causato dall’uomo spetta ovviamente a chi sostiene questa tesi.
    Non spetta alla controparte provare il contrario. La controparte si può invece mettere comodamente alla finestra ad attendere i dati e poi potrà discuterli, criticarli, confutarli o accettarli.
     

  8. Saluti.
    Vi rimando, e lo ribadisco, alla lettura dei tre testi che ho citato.
    In via personale ripeto (e poi chiudo) il mio parere:
    1. l’influenza antropica esiste (*), tuttavia esiste anche una componente naturale che non viene evidenziata e tutti coloro che cercano di mostrare dei dati oggettivi sono epurati dal dibattito scientifico: questo non è accettabile, anche se dovessero avere torto;
    (*) si stima che almeno il 15% delle emissioni antropiche sia dovuto a cambiamenti di uso del suolo ovvero alla cementificazione del territorio che causa la liberazione della CO2 naturalmente stoccata nei suoli …. questo non c’entra nulla con i combustibili fossili … ed un conoscente ha fatto un calcolo molto semplice che modificando le pratiche colturali si potrebbe incrementare lo stoccaggio naturale nei suoli in modo da assorbire le emissioni da fonti fossili, realisticamente per almeno 20 anni di emissioni … questo nei posti che contano è sicuramente noto ma non viene fatto sapere perché non funzionale a quanto descrivo ai punti 2 e 3 che seguono.
    2. Penso che almeno l’80% delle Direttive europee sia emanato sotto la spinta di lobby industriali ed una cosa che i produttori di impianti FER hanno imparato benissimo e stanno superando i loro maestri (petrolieri e gasieri) è agire a livello di lobby per vendere i propri prodotti. Sicuramente non per spingere per interventi compensativi naturali (leggi: afforestazioni / riforestazioni). Ed in questo stanno prendendo una marea di soldi. Vedere la Strategia Energetica nazionale 2017 (si trova sul sito del Mise) alla pagina 65, figura 20 – in questa figura notate che l’origine delle ordinate parte da 6 miliardi di Euro e non da zero! -;
    3. Nel suo testo ‘Transizione ecologica’ Gael Giraud (gesuita, ma ex del mondo della finanza sporca) propone la transizione ai ‘commons’ (beni comuni) per risolvere il problema. Ha perfettamente ragione. E’ il contenuto anche della Laudato Sì. Peccato che invece di questa strada il sistema finanziario internazionale (sempre quelli del 2008, tanto per essere espliciti …) abbia fiutato il grosso, anzi grossissimo affare e stia operando in accordo a quanto descritto al punto 2. Bene? Male? Non so. Sinceramente mi lascia molto, ma molto molto, ma molto molto molto perplesso (per non dire peggio ….).
    Ancora saluti.
    Massimo Silvestri

  9. “Ma è ancor più certo che il riscaldamento globale di origine antropica ha meno scientificità dell’esistenza degli gnomi verdi “
    puoi giustificare in una qualunque maniera questa affermazione, oppure ti si deve credere sulla parola?

  10. Non so se tutte le correlazioni e gli intrecci di interesse e potere finanziario espressi nell’articolo siano vere, di certo il “climategate” è un argomanto squisitamente politico e finanziario diffuso da una battage mediatico senza precedenti. Ma è ancor più certo che il riscaldamento globale di origine antropica ha meno scientificità dell’esistenza degli gnomi verdi o della Terra piatta o della Fata Turchina. Il fatto che un’idiozia di tal fatta sia riuscita a convincere gran parte del “pubblico” anche “acculturato” dimostra in modo incontrovertibile la grande abilità dei mezzi di informazione, in grado di far credere di tutto. Joseph Goebbels ne sarebbe fiero.

  11. Non credo che il problema sia se dietro il green deal ci siano interessi finanziari: è ovvio che ci siano.
    Il problema è: c’è bisogno di un green deal? C’è bisogno di limitare l’impatto della vita umana sul pianeta? Cos’è a rischio?
    Se la risposta alle prime due domande è si, perché la risposta alla terza è “la sopravvivenza della specie” (o almeno riduzione ai minimi termini e la distruzione di civiltà e cultura), allora ben vengano tutti i contributi, anche i più moralmente riprovevoli,  onore e gloria a Greta e scherno e derisione ai 4 “scienziati” non allineati.
    Vorrei far notare che chi negli anni ’70 prediceva la fine del petrolio  la crisi dell’acqua non era lo stesso che prevedeva una nuova era glaciale. Le prime ipotesi sono ancora attuali, anzi in via di attuazione; chi sosteneva la terza, vista l’evidente implausibilità, è passato a negare il riscaldamento, quindi a sostenere che ci sono stati periodi più caldi e poi che staremmo meglio se facesse più caldo.
    Guarderei a questi ultimi come ai sostenitori dei poteri forti e dello status quo, piuttosto che agli altri. O magari come a degli imbecilli. Pericolosi.

  12. In questa cultura liberista chi ha i mezzi per dirigere la comunicazione non lo fa?
    Interessante antropologia.

  13. Un complotto mondiale guidato, naturalmente non poteva mancare, da Soros con la sua Open Society. Al Gore che tira le fila, ma dai…
    Certo che ci sarà chi salta sul problema e anzi c’è già, ma questo non sposta i fatti. Se poi qualcuno sta tranquillo perché magari emergeranno dal mare nuove Dolomiti, chissenefrega se i ghiacci si sciolgono e magari il livello del mare si alza…Ma dai…
     

  14. I nomi delle ultime vie di arrampicata, da me fatte:
    Greta torna a scuola 6c
    Regime catastrofista 6b
    Trump number One 6a

  15. No. Sto dicendo che bisogna sentire tutte le campane. Sto dicendo che non bisogna criminalizzare chi ha un’opinione differente dalla nostra, e ciò vale in tutti i campi: clima, politica, alpinismo, collezione di francobolli, ecc. Sto dicendo che nei primi anni Settanta i piú insigni climatologi prevedevano un imminente raffreddamento globale, addirittura una probabile glaciazione. Sto dicendo che, sempre negli anni Settanta, altri “esperti” prevedevano l’esaurimento del petrolio entro il Duemila.
     
    E inoltre – aggiungo ora – sto dicendo che l’evento mediatico “Greta”, costruito a tavolino a scopo affaristico, è vergognoso. Ritengo ridicolo, oltre che umiliante, che l’ONU, il Vaticano, l’Unione Europea, il Parlamento italiano e tutti i potenti sepolcri imbiancati del mondo si prostrino di fronte a una fanatica sedicenne manovrata da chi sta alle sue spalle. Questa pagliacciata globale mi sta facendo venir voglia di dire: “Signora mia, ma che freddo che fa!”, anche se sto magari sudando come un orango in mezzo alla giungla.
    Ecco che cosa sto dicendo.
     

  16. Scusate, non capisco bene i vostri commenti. State parlando di dubbi sull’effettività dei cambiamenti climatici?

  17. Per Maurizio Marsigli.
    Tu sei “il Gatto”? Bolognese? Pietra di Bismantova? Anni Ottanta? 
    Dimmi di sì, ché poi ti racconterò come e quando ci siamo conosciuti. Non ci crederai. 
    P. S. Scusate il fuori tema, ma per me è importante. 
     

  18. … il primo alpinista che crepa perchè messo al rogo invece che vittima di un incidente in montagna (ovviamente tocchiamoci le ….) …. sarebbe la prima volta …. roba da Guinness dei Primati (ovviamente dopo l’abbraccio alla Presolana ….!).
    Sarebbe comunque in buona compagnia: lui al centro, come Gesù Cristo, ai lati, come i due ladroni, i firmatari dei primi due commenti, per quanto mi riguarda non alpinista eccelso come lui, ma chiudiamo pure un occhio …. ! 🙂 !
    Il vero problema lo vedo nella possibile chiusura del blog da parte della Polizia Postale per ‘sovvertimento dell’ordine costituito’ (altre 10 faccine, in parte sorridenti, in parte tristi …).
    MS

  19. Questo Gogna rischia seriamente, continuando a pubblicare simili articoli “eversivi”, di essere condannato al rogo.
    Alessandro, mi meraviglio di te! Vuoi forse fare la fine di Giordano Bruno?
     
    N. B.  Tutto ciò, beninteso, prescindendo totalmente dal merito della questione. In altre parole, qui mi riferisco solo alla demonizzazione di chi osi pensare in modo diverso dalla vulgata. Come fece Giordano Bruno, appunto.
     

  20. Dopo il commento di Marsigli vorrei tornare sull’argomento.  Il problema della ghettizzazione di chi non la pensa come l’IPCC è gravissimo per la libertà di informazione.  Tre anni fa avevo letto ‘Climatismo: una nuova ideologia?’ di Giaccio . Non sono d’accordo con molte affermazioni in esso contenute: sono convinto che il problema delle variazioni del clima sia solo una parte e forse la meno importante degli sconvolgimenti che l’uomo ha apportato alla Terra (vedi i contributi di Ugo Bardi) e che anche solo per il principio di precauzione sia necessario intervenire (e massicciamente) ma i punti sono almeno tre:
    1. Il fatto che chi dica qualcosa di diverso (e vi posso assicurare non sono né figli di Trump né venduti alle multinazionali del petrolio) venga epurato da finanziamenti è cosa gravissima;
    2. Che il costo degli incentivi alle rinnovabili (all’incirca una finanziaria all’anno ) sia scaricato sugli utenti del sistema elettrico nazionale per foraggiare chi investe nelle rinnovabili è ancor meno accettabile; chi imprende  una attività deve farsi carico dei relativi rischi: è questo il motivo per cui da sempre  sono contrario agli incentivi economici o fiscali;
    3. Che di interventi banali come fermare la deforestazione e incrementare le riforestazioni soluzione in assoluto meno costosa e che magari non risolverà in toto il problema ma potrebbe accompagnare la transizione non ne parli nessuno perché non funzionale alle logiche della finanza speculativa è elemento scandaloso.
    Con ciò che ci si prospetta non la vedo bene, proprio no ….
    Saluti. 
    Massimo Silvestri 

  21. Migliaia di dati taroccati (climategate 1 e 2, mazza da hockey), scienziati emarginati e lasciati senza fondi se non si allineano, anni di previsioni sbagliate, terminologie negative come “negazionismo”. Errori scientifici come il globalcooling degli anni settanta, l’esaurimento del petrolio entro gli anni novanta e la farsa delle bombolette che provocano il buco dell’ozono… dovrebbero essere argomenti sufficienti per far nascere più di un dubbio.
    Aggiungiamo che siamo geologicamente in piena Era Glaciale, ma fortunatamente in un’epoca (Periodo Interglaciale, Fase Interstadiale) che si definisce “Optimum Climatico”.
    E se ancora non basta, i periodi con temperature di parecchi gradi più alti rispetto a oggi hanno visto le condizioni per lo sviluppo di biodiversità e vegetazione lussureggiante. Al tempo dei dinosauri diffusi su tutta la Terra,  mentre in Antartide crescevano le palme e nei fondali artici si depositavano le alghe che hanno prodotto l’attuale petrolio del Mare del Nord, in Italia nascevano gli atolli corallini che hanno dato vita alle Dolomiti. Pochi fenomeni estremi avvengono col caldo perché un’Era Interglaciale è caratterizzata da un basso differenziale termico fra i poli e l’equatore e le piogge sono abbondanti perché il ciclo dell’acqua risulta rafforzato.
    Il problema è che il clima non è prevedibile e i modelli matematici usati, tengono conto di valori parziali e non considerano variabili fondamentali per il clima.
    Un po’ come quando al Liceo facevamo tornare i conti nel compito di matematica dopo aver saputo il risultato dal compagno del banco davanti, sperando che il professore non se ne accorgesse.
    Bravo Alessandro per aver avuto il coraggio di pubblicare questo pezzo. Purtroppo in Italia e nel mondo vale il famoso… articolo quinto, chi ha i soldi in mano ha vinto. Ma soni vittorie effimere perché la verità prima o poi viene a galla.

  22. Saluti a tutti.
    Che meraviglia! Finalmente trovo conferma di una sensazione che ho da ANNI ovvero che dietro il ‘green deal’ ci stanno gli stessi marpioni che hanno creato il problema …. altro che i concetti espressi in ‘Transizione Ecologica’ di Gael Giraud … finanza dei ‘beni comuni’ ….
    Guarda caso la valorizzazione economica dei crediti di carbonio da accrescimenti forestali naturali LOCALI cosa che porterebbe soldi per la gestione e la salvaguardia del patrimonio forestale nazionale nel senso di stoccaggio semipermanente di carbonio (nella vegetazione e soprattutto nel suolo) che a 35 Euro/t potrebbe ottenere gli stessi effetti di impianti FER ad almeno un quinto del costo viene abilmente osteggiata in tutti i modi …
    Ho appena finito di leggere due libri. Il primo è ‘Storia culturale del clima’ di Behringer il secondo è di Ernesto Pedrocchi ‘il clima globale cambia: che colpa ha l’uomo?’. Ve li consiglio. Probabilmente faranno vacillare alcune vostre certezze.
    Buona domenica. 
    Massimo Silvestri 
     

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.