Sto arrampicando troppo?
di Claudia Rota
(dal Bigino dell’arrampicata, www.nerdclimbing.com)
Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(1)
Lo so, arrampicare non basta mai e anche quando siamo già stanchi c´è sempre quella sensazione che potremmo fare ancora una linea, provare ancora una sequenza. Ma è veramente così? Come possiamo riconoscere quando è il momento di fermarsi?
Tutto è soggettivo ma ci sono un paio di regolette che funzionano con chiunque.
Se l’attività fisica dura più di un´ora diventa faticosa per il corpo e si ha bisogno di un tempo di recupero. Parlo ovviamente del tempo in via, fare la sicura o stare seduti a chiacchierare non andrebbe calcolato nell´attività fisica! Se però quel giorno avete fatto un multitiro o 4-5 monotiri, anche se facili, avete di sicuro ottenuto almeno un´ora pura, se non di più.
Oltre alla durata della sessione arrampicatoria è importante fare caso all´intensità. Un´ora tranquilla è sicuramente diversa da un´ora costantemente al limite. Entrambe sono state attività faticose per il corpo ma mentre la prima si può recuperare in un giorno di pausa – o anche solo con una bella dormita, se siete allenati – la seconda avrà bisogno di 2, 3 o anche 4 giorni di recupero per farvi tornare belli freschi e in forma.
Proviamo a rendere il tutto più specifico. Immaginate di dare un valore alla vostra sessione: facile, media o difficile. Le attività fisiche “facili” hanno bisogno di un tempo di recupero pari alla loro durata. Esempi di attività facili sono una corsetta leggera o una via di riscaldamento.
Un livello medio ha bisogno dal doppio al triplo di tempo di recupero. È quello che di solito si fa quando ci si allena: una giornata buona seguita da un giorno di riposo completo.
Come immaginerete l´attività “difficile” richiederà dai 3 giorni alla settimana per recuperare, ma dovreste accorgervene senza che ve lo scriva io. Vi sentirete davvero stremati, ogni movimento sarà una sofferenza e il pensiero di arrampicare ancora non sarà più così desiderabile.
E rispettate i tempi di recupero! Spesso tendiamo a sentirci meglio già prima del recupero completo. Per questo motivo non fate l´errore di non concedervi il recupero che vi serve. Inoltre le attività “difficili” fanno produrre al corpo endorfine, ormoni del piacere: è una sorta di meccanismo di autodifesa per non farvi sentire la stanchezza in caso di pericolo. Ma le endorfine servono solo a mascherare la situazione. Nel dubbio, dopo una giornata tosta, concedetevi un giorno in più di riposo rispetto a quello che normalmente fareste. Vi accorgerete che vi sentirete e arrampicherete meglio!
Un discorso a parte merita il progettare, la lavorazione delle vie. Se siete fermi a una sequenza vi potrà sembrare di non aver fatto abbastanza. Il pericolo qui è la ripetizione del movimento. Ogni movimento ripetuto è a rischio di infortunio. Sappiate che potrete avere un paio di tentativi buoni, forse anche 3, ma siate consci che più ripeterete lo stesso gesto – di solito estremo – più sarete a rischio di farvi male.
Ci sono anche dei segnali del corpo che possono farvi capire se in questo periodo state arrampicando troppo: magari la qualità del sonno o l´umore vi sono peggiorati, oppure – capita anche questo – siete peggiorati a letto. Tentate di osservarvi dal di fuori e fateci caso.
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Anche se non sono “articoli di alto spessore” per me sono sempre ben graditi.
Poi lo spessore è sempre un punto di vista relativo.
Dipende solamente dall’altezza dell’osservatore. Ed anche questa è relativa: le altezze degli osservatori che si guardano l’un l’altro sono molteplici.
Questa Giacono G te la potevi risparmiare. Mica siamo come le galline che beccano dove qualcuno sputa.
A parte “l’immodestia” che poi ognuno ha la sua… mica siamo dei giullari.
Se a qualcuno gli scritti della Rota non piacciono, credo sia padrone di dirlo. Non vedo quale sia il problema. Il diritto di critica è sacrosanto. Oppure la libertà di esprimere il proprio pensiero è morta?
Non credo che la Rota sia stata offesa. Se invece si fosse sentita offesa, può sempre replicare.
Giacomo, hai fatto bene a citare Lamberti. La sproporzione fra ciò che scrive lui e quello che scrive la Rota è a dir poco imbarazzante.
E non ne faccio assolutamente una questione di genere.
Per chi si sente chiamato in causa per l’immodestia. Non conosco la Rota in questione, come chiunque leggo quello che viene pubblicato. I suoi articoli sono evidentemente rivolti a principianti di arrampicata sportiva in falesia e blocchi. Non ho idea di quanti dei lettori di queste pagine facciano parte di queste categorie, ma a giudicare da quanto generalmente si legge nei commenti devono essere una netta minoranza. Quindi non c’e’ da stupirsi che la ‘ricezione’ sia bassa. In aggiunta, noto che i lettori, pur ‘fuori target’ si lamentano della qualita’ del contenuto. Come se, nel caso che i consigli fossero dati per un livello piu’ alto da Alessandro Lamberti o Christian Core, improvvisamente l’interesse crescerebbe – il che e’ un po’ paradossale. Eppure io personalmente non vedo grosse stupidaggini in questi articoli: i messaggi, captati per quello che sono, mi paiono corretti. Farne le pulci mi pare sproporzionato. Ma de gustibus… Ad ogni modo Alessandro Gogna vi ha tranquillizzati.
Buona serata.
Giandomenico, non ti offendere, ma sei un “immodesto rapito dal mito”.
Grazie. Mi sento sollevato.
Caro Giandomenico, nessuna sponsorizzazione a Claudia, nessuna gabella, nessun esperimento psicologico…
Rilevo anche che non è vero che ogni settimana ci sia un suo pezzo, diciamo che la frequenza è stata di uno ogni 20 gg. Ad ogni modo ti tranquillizzo: ci sono ancora due uscite previste, una in maggio e una in giugno, poi fine.
A noi non risulta che il gradimento di questi articoli sia così drammatico come lo dipingi tu, anzi i dati sono ben precisi al riguardo e testimoniano il contrario.
Sono comunque d’accordo con te che non sono articoli di alto spessore.
In ogni caso mi piacerebbe sapere da Alessandro, giusto per curiosità, cosa lo spinga a continuare a pubblicare gli articoli di Claudia Rota (Claudia Rota chi?).
Non dico che si debbano pubblicare sempre articoli di alto profilo però ci sarà di meglio? Io credo di sì. Potevano starci un paio di articoli ma tutte le settimane?
Si sta’ sponsorizzando lei? E’ una gabella da pagare? E’ un esperimento psicologico per testare le nostre reazioni? Cioè ci sarà un motivo.
Ragazzi, io dei consigli della Rota non ne posso più. Poi fate voi.
Caro Giacomo G (il cognome se l’è mangiato il gatto?), non capisco perchè ti eleggi ripetutamente a paladino della Rota.
Personalmente, se vuoi puoi rileggerti i miei precedenti post in merito, mi complimento con lei e la critico a seconda dei casi, non ho pregiudizi a priori nei suoi confronti.
Però quello che dici è vero, il pubblico del Gogna Blog è generalmente immodesto verso certe forme giovanili e ingenue e, sottolineo, per fortuna se no sarebbe come la maggior parte degli altri blog da cui è meglio scappare.
Eppure la quadra che la Rota propone e’ solo quella del buon senso. Ancora una volta i suoi contributi vengono letti per quello che non sono, cioe’ una lezione di scienze motorie. Alla quale scatta la ripetuta, prevedibile reazione di quelli rapiti dal mito ( e dalla moda ) della spiritualita’, con annesso richiamo alla retta via.
Credo comunque che il pubblico del Gogna blog non sia adatto a questo tipo di contributi. E’ troppo lontano dalle logiche da falesista/boulderista a cui la Rota si riferisice. E allo stesso tempo, e’ in generale troppo immodesto per ricevere consigli formulati in questa forma giovanile un po’ ingenua.
Sì, siamo universi diversi.
Che qualcuno rapito dal mito dell’oggettività, da quello scientista o metodista, pensa si poter comprimere in formule e modelli.
Posto che per certi versi la Rota potrebbe anche avere ragione mi domando come si possa parlare con tale certezza di questioni relativamente alle quali allenatori, preparatori atletici, medici sportivi e chi più ne ha più ne metta si smazzano per trovare la quadra.
Ci sono un’infinità di variabili che influiscono. L’età, il metabolismo, la composizione muscolare (fibre rosse o bianche di cui nessuno conosce il numero perchè bisognerebbe sezionare il praticante), la struttura dei tendini e dei legamenti, l’alimentazione, il numero di ore dedicate al sonno, i ritmi circadiani, il peso corporeo, lo stress dovuto ad altre attività, l’uso o meno di integratori (e chi più ne ha più ne metta perchè la suddetta elencazione è solo esemplificativa e non certo esaustiva).
L’unica regoletta che funziona con chiunque è quella d’imparare ad ascoltarsi, la qual cosa s’impara di solito dopo essersi infortunati (e questo vale più o meno per tutti, dall’atleta d’elite all’amatore).
Se uno non si è mai infortunato, parlo anche solo del semplice stiramento o della piccola contusione, significa che o è un mostro dell’autoascolto o che ha fatto le cose ad un livello superblando.
Questa almeno è la mia esperienza di anni e anni di pratica sportiva, diretta ed indiretta, e di letture al riguardo.