Storia dell’arrampicata libera dall’Alpinismo al Deep Water Solo (2-4)
di Guglielmo Magri, Istruttore della Scuola Franco Gessi di Bassano e collaboratore della Scuola Giuliano Mainini di Macerata
Sviluppo dell’arrampicata libera
Il movimento del “Nuovo Mattino” in Italia
In seguito alle riflessioni di Messner e per reagire allo stile di alpinismo che si era imposto nei precedenti anni, in Italia si sviluppò una nuova corrente detta Nuovo Mattino che fu ispirata dagli scritti di Gian Piero Motti.
Caporal (Valle dell’Orco, lo Yosemite italiano)
Questo movimento si sviluppò dapprima in Piemonte rifacendosi alle esperienze americane e al contatto con le nuove tecniche di scalata anglosassoni e grazie anche alla presenza di uno straordinario scalatore scozzese, Mike Kosterlitz.
Gli scalatori del Nuovo Mattino per sviluppare le proprie idee scelsero un nuovo terreno di gioco, lontano dalle grandi cime, in bassa quota e che consentiva uno stile di scalata simile a quello dello Yosemite.
Sergent (Valle dell’Orco)
In realtà le idee del Nuovo Mattino non investivano solamente l’arrampicata libera, ma consistevano anche in una critica dello spirito dell’alpinismo di quell’epoca.
Veniva proposta la “Pace con l’Alpe” e la permanenza serena in parete come fonte di esperienza contrapposta all’alpinismo di conquista.
Le pareti salite, come quelle in Yosemite, non avevano nemmeno una “vetta” vera e propria: l’importante era la via e il modo in cui si saliva.
Una componente importante di questo nuovo spirito fu senz’altro il tentativo di guardare le pareti con l’intento di trovare linee salibili in libera spesso accettando l’assenza o la scarsità di protezioni.
Tutto ciò anche se ancora si trovavano tratti di raccordo saliti in artificiale e anche se il concetto di continuità dell’arrampicata ancora non era stato compreso.
I concetti del Nuovo Mattino piemontese si ritrovano parallelamente anche in altre zone d’Italia, spesso nascendo in maniera autonoma le une rispetto alle altre.
Sulle Alpi Centrali va ricordato Ivan Guerini, che nel 1973 aveva lasciato la pianura lombarda per la Val di Mello. La sua prima via risale al 1975.
Nel 1976 in Val di Mello nascono “i Sassisti”, un gruppo di forti arrampicatori scanzonati che farà della libera il suo naturale modo di esprimersi.
Olivo Tico e Paolo Masa su Polimagò (Val di Mello). Foto: Jacopo Merizzi (da Valle di Mello, 9000 metri sopra i prati)
Olivo Tico su Polimagò (Val di Mello). Foto: Jacopo Merizzi (da Valle di Mello, 9000 metri sopra i prati)
Nel 1977 si parla per la prima volta di VII grado con la placca di Nuova Dimensione dei Sassisti Jacopo Merizzi e Antonio Boscacci, ma il primo riconosciuto dall’UIAA sarà la via di Ivan Guerini e Mario Villa, Oceano Irrazionale.
I capolavori del Nuovo Mattino
Il free-climbing era ormai sbocciato anche in Italia ed il nuovo impulso darà vita a vie che sono autentici gioielli di bellezza e armonia
Luna Nascente (Val di Mello). Foto: Guglielmo Magri
Rattle Snake (Valle dell’Orco). Foto: Guglielmo Magri
Il Risveglio di Kundalini (Val di Mello). Foto: Guglielmo Magri
Orecchio del Pachiderma (Valle dell’Orco). Foto: Maurizio Oviglia
Luna Nascente (Val di Mello). Foto: Guglielmo Magri
Fessura Kosterlitz (Valle dell’Orco)
Fessura della Disperazione (Valle dell’Orco)
Oceano Irrazionale (Val di Mello)
Oceano Irrazionale (Val di Mello). Foto: Guglielmo Magri
Diedro Nanchez (Valle dell’Orco)
Maurizio Zanolla “Manolo” o “Il Mago”
Negli stessi anni c’era uno scalatore che sembrava totalmente slegato dal contesto italiano eppure all’avanguardia.
Maurizio Zanolla, di Feltre, detto Manolo o il Mago, che sarà uno dei più grandi fuoriclasse dell’arrampicata mondiale.
Grazie al suo talento, già nel 1978 superò in libera la Carlesso alla Torre Trieste (7a+) e aprì la Via dei Piazaroi sulla Cima della Madonna (7b).
Alessandro Gogna e i Cento Nuovi Mattini
In seguito a questo fermento nei primi anni ottanta il celebre alpinista Alessandro Gogna, prese contatto con i più forti free-climber dell’epoca, Manolo, Ivan Guerini, Roberto Bassi, Gabriele Beuchod e partì per un viaggio esplorativo delle zone d’Italia dove si stavano diffondendo le nuove idee.
Da quelle esperienze nacquero i libri “100 nuovi mattini” e il successivo “Mezzogiorno di Pietra” una raccolta di vie che è stato un riferimento per una generazione intera di arrampicatori.
Allo stesso tempo, questi libri rappresentano un po’ il canto del cigno del free-climbing, scritti nel momento di massimo splendore dell’arrampicata esplorativa e sulla spinta delle idee del Nuovo Mattino.
Ivan Guerini su L’Albero delle Pere (Val di Mello), 1a ripetizione, 7 luglio 1977
Regole dell’arrampicata libera
L’Europa per tutti gli anni ‘70 era rimasta indietro nel livello di difficoltà.
In Francia tuttavia si era cominciato a definire le regole e gli stili validi nell’arrampicata libera.
Jean-Claude Droyer comprese e formalizzò la necessità di eliminare eventuali riposi per poter dichiarare la libera di un tiro.
A lui si deve l’adozione del termine rotpunkt, dato che era solito segnare con un punto rosso alla base ogni tiro da lui liberato.
Nascita dell’arrampicata sportiva
Metodi di chiodatura
Fino a questo periodo lo sviluppo dell’arrampicata libera era avvenuto su vie in falesia che però continuavano a essere chiodate dal basso.
Si cominciò in quegli anni in Francia ad attrezzare monotiri in falesia chiodandoli dall’alto.
In questa maniera si eliminava il rischio per non avere impedimenti nel raggiungimento della massima difficoltà.
CONTINUA
https://gognablog.sherpa-gate.com/storia-dellarrampicata-libera-1/
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Pete Livesey e Ron Fawcett dove li mettiamo? Il primo dovrebbe essere quello che iniziò a RI-creare le vie salite in artificiale, cercando di farle in libera e che ispirò con questo termine la RI-creazione ripresa da Gogna in 100 Nuovi Mattini.