Storia dell’arrampicata libera dall’Alpinismo al Deep Water Solo (3-4)
di Guglielmo Magri, Istruttore della Scuola Franco Gessi di Bassano e collaboratore della Scuola Giuliano Mainini di Macerata
Nascita dell’arrampicata sportiva
Primi passi in Italia
Le prime protezioni fisse in Italia arrivarono, sull’esempio francese, alla fine degli anni Settanta.
Nel 1980 Patrick Berhault impressionò il pubblico cercando di salire a vista la Via dei Nani Verdi a Foresto.
Marco Bernardi, un giovane torinese che era tra il pubblico, rimase impressionato dall’esibizione e ritornò per liberare i Nani Verdi completamente (7a), impresa che gli riuscì nel 1981.
Prime falesie ad Arco
Dei primi anni ’80 sono anche le vie della Spiaggia delle Lucertole ad Arco, dove Manolo, Roberto Bassi e Heinz Mariacher spinsero le difficoltà sino ai limiti dell’8a.
Si trattava di vie protette a spit dall’alto che coniugavano il fattore rischio con la necessità di avere un chiodo affidabile che trattenesse la caduta in caso di errore.
L’arrampicata libera si stava trasformando in arrampicata sportiva.
La Spiaggia delle Lucertole (Tòrbole)
Bardonecchia 1985
Nella località piemontese venne organizzata la prima gara di arrampicata su parete naturale.
Di fatto si crearono due discipline distinte e spesso con protagonisti diversi.
Alcuni fra i più forti scalatori presero posizione netta contro le gare che però continuarono spostandosi su pareti artificiali.
La riscossa europea degli anni ‘80
I grandi exploit di Manolo
Manolo per tutti gli anni ‘80 realizzò incredibili salite e nuove vie in montagna spesso in libera molto sprotetta.
Contemporaneamente cominciò a trasferire questo livello anche su monotiri in falesie di bassa quota.
Nel 1981, in una remota falesia in Trentino, salì il Mattino dei Maghi, 7c+, su scarse protezioni.
La rincorsa europea degli anni ‘80
I grandi francesi
Patrick Berhault e Patrick Edlinger, due grandi talenti francesi, arrivarono fino al 7c+.
Wolfgang Güllich
Forte scalatore tedesco che cominciò a viaggiare in tutti i più importanti siti di arrampicata in Europa e USA.
Fu il primo a applicarsi a metodi di allenamento specifici e “a secco”.
Nel 1982 salì il primo 8a europeo in USA (Grand Illusion) e ciò costituì il “passaggio del testimone” fra USA e Europa.
Nel 1984 Edlinger salì il primo 8a ufficiale in Europa e nello stesso anno ne furono saliti altri da Manolo e Jerry Moffat.
Nel 1984 Güllich salì il primo 8b nel Jura.
Superamento del muro dell’8c
Action Directe
Nel 1990 di ritorno da grandi realizzazioni in montagna Güllich chiodò una linea su parete strapiombante a 45°.
La progressione richiede lunghi movimenti dinamici e per liberarla inventò una nuova tecnica di allenamento a secco su pannello inclinato detto appunto Pangüllich.
Questa via fu chiamata Action Directe e fu il primo 9a che costituì da allora un punto di riferimento per questa difficoltà.
Wolfgang Güllich su Action Directe
L’avvento del 9a
Alexander Huber
Negli anni successivi vennero salite altre vie di questa difficoltà fra cui Om e Open Air da parte del nuovo talento Alexander Huber che fu attivo anche in montagna negli anni successivi.
Il ritorno sulle grandi pareti
Aperture in libera di vie alpinistiche
I grandi progressi dell’arrampicata libera dovuti a tutti questi sviluppi rendevano possibile concepire salite dal basso in montagna in completa arrampicata libera.
Uno dei più grandi successi di questo approccio fu l’apertura nel 1982 da parte di Heinz Mariacher e Luisa Iovane della via Tempi Moderni sulla ciclopica parete sud della Marmolada.
Luisa Iovane su Tempi Moderni in Marmolada
Nel 1989 l’arrampicata libera arriva alle altissime quote himalayane con l’apertura della via Eternal Flame sulla Nameless Tower (Torri di Trango).
Kurt Albert e Wolfgang Güllich, anche se non riescono ad aprire tutta la via in libera, arrampicano comunque fino al 7b in apertura a 6000 m.
Recentemente Eternal Flame è stata liberata dai fratelli Huber.
Alexander Huber su Eternal Flame
Aperture a spit dal basso
Negli anni ‘90 si cominciò ad affermare un nuovo stile di salita in alpinismo che tramite l’etica dell’arrampicata libera riabilitava lo spit in alpinismo.
Questo stile consiste nella salita dal basso di nuove vie su grandi pareti, proteggendosi con l’uso di spit piantati appendendosi su ganci, ma era caratterizzato dalla progressione esclusivamente in libera da uno spit all’altro.
Tale tecnica fu sviluppata dagli svizzeri Michel Piola e Martin Scheel, ma negli anni successivi furono altri i suoi maggiori interpreti.
Beat Kammerlander con la salita di Silbergeier in Ratikon in Svizzera (6L: L1 8b, L2 7c+, L3 8a+, L4 7a+, L5 8b/+, L6 7c+, 7c obbligatorio) e Wogu (che però non riuscì a liberare).
Rolando Larcher con la salita di Hotel Supramonte (11L: 7b+, 7c+, 8b, 8a+, 8b, 7c, 7a+, 7b+, 7b, 7b, 6b+, 7c obbligatorio).
L’intramontabile Manolo con la via Solo per vecchi guerrieri (4L: 7c, 7c, 8b, 8c,8a obbligatorio)
Manolo su Solo per vecchi guerrieri
CONTINUA
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Mi sembra una storia un po’ semplificata… dove sono i fratelli Troussier, Tribout, Godoffe, Glowacz, Roversi, Gallo? Forse l’autore voleva fare un “Bignami”?
Il più forte è gullich