Stromboli, vulcano vivo

Iddu (Lui, in dialetto) è un vulcano vivo. Montagna che esce dal mare, arriva a sfiorare i 1000 m di quota. E’ storicamente meta di escursionisti che amano raggiungerne la vetta. Ė quindi un’isola-montagna, che affascina anche gli “alpinisti”. Cito a memoria, ma mi pare proprio che anche uno come Kurt Diemberger (due Ottomila in prima assoluta) sia rimasto profondamente affascinato da Stromboli. Anni e anni fa l’ascesa alla cima era del tutto libera e incontrollata, ma da un bel po’ di tempo è monitorata da accompagnatori locali. Voci di corridoio mi avevano detto, anni fa, che non è più consentito il bivacco in vetta: questioni di sicurezza, ci si giustifica. Peccato: vedere l’alba da un balcone a 1000 m sul mare è un’esperienza indimenticabile.

Iddu. Foto: Luigi Nofosi

Proprio di recente Stromboli si è riconquistato la scena mediatica per l’esplosione del 3 luglio 2019 (con una vittima, un escursionista) e poi con la ripresa dell’attività a fine agosto. Cosa sta succedendo? Niente di speciale; semplicemente il vulcano fa il vulcano, come tutti i vulcani. Nella nostra mentalità tecnocratica e ipersicuritaria non riusciamo neppure più a concepire che la natura sia viva. Anche la materia inanimata (rocce, terra, cenere) si “vivacizza” grazie la fuoco che arde laggiù. Per conoscere o riprendere confidenza con questa splendida isola-montagna si riportano due recenti articoli: il primo è a firma di Mario Tozzi, geologo con visibilità televisiva; il secondo, più intimista, ci arriva dalla abile penna della scrittrice Paola Mastrocola (Carlo Crovella).

Cartina escursionistica di Stromboli


Ritorno a Stromboli: la bellezza oltre la paura
(Fontane di lava e boati non sono un nemico)
di Mario Tozzi
(pubblicato su La Stampa, 12 agosto 2019)

Dall’elicottero dei carabinieri Stromboli appare, nello stesso tempo, isola e vulcano, entrambi perfetti, archetipi di come sono fatti la terra e il mare sul nostro pianeta. L’eruzione è ancora in corso, tranquilla e spettacolare, come quasi sempre. Salvo qualche rarissimo caso, come quello del luglio scorso, quando un parossismo esplosivo non prevedibile ha ucciso un escursionista sul versante di Ginostra. Nella luce della mattina si coglie appena il rosso appannato delle colate che, ormai scarsamente alimentate, si arrestano a metà della maestosa Sciara del Fuoco, il grandioso anfiteatro naturale causato da innumerevoli e colossali frane nel corso degli ultimi diecimila anni.

“Ci possiamo fidare”
Ma Stromboli è un vulcano di cui ci si può ancora fidare? In realtà sì: di centinaia di vulcani in attività sul pianeta Terra, questo è ancora il più affidabile. Al tempo delle prime navigazioni coloniali dalla Grecia permetteva di orientarsi col suo pennacchio bianco dì fumo di giorno e con il rosso arancio delle sue fontane di lava di notte. II faro del Mediterraneo, come anche l’Etna, era una delle poche montagne di cui tutti sapevano per certo si trattasse di un vulcano. E si avvicinavano, addirittura dal Neolitico, attratti dal più grande tesoro del Mediterraneo, l’ossidiana, il vetro vulcanico nero che serviva come strumento quando i metalli non erano ancora stati scoperti e di cui a Lipari esisteva un giacimento colossale. Erano visitatori e coloni rispettosi dell’energia che il vulcano emanava. E sfruttavano i terreni soffici e fertilissimi generati dalle ceneri che ricadevano dalla colonna di fumi, alta chilometri nel cielo.

Pescatore al largo di Stromboli

Tra paura e sollievo
Periodi di convivenza difficile ce ne sono stati parecchi, il più problematico forse quello delle eruzioni parossistiche e continuative del 1930, quando l’isola si spopolò, passando dai tremila agli attuali quattrocento abitanti. Oppure quello successivo all’eruzione del 2002, che innescò una frana gigantesca, ancora lungo la Sciara del Fuoco a circa 500 metri di quota. Mentre le fontane di lava arrivavano a 2000 metri, la frana (anche sottomarina) scatenò un’ondata di tsunami che giunse a quasi otto metri di altezza. Fosse avvenuto d’estate, invece che a dicembre, parleremmo di una tragedia. Ma normalmente in tremila anni di storia Stromboli è stato un compagno di strada, non un nemico, come invece sono diventati il Vesuvio e il super-vulcano dei Campi Flegrei, dove il rischio è elevatissimo.

Arrivo a piedi, con Renzo Zaia, figlio del mitico Mario Sasà, guida di antica data, fino a dov’è attualmente consentito, in vista della Sciara. Un vulcano lo si conosce solo a piedi. L’attività stromboliana procede per getti modesti di vapore acqueo (le colonne di gas, in quel caso, sono bianche, perché non vengono eruttate ceneri) che scaraventano in aria piccoli frammenti incandescenti ogni venti minuti circa. Il vulcano è più o meno lo stesso da almeno diecimila anni, ma è nato circa 200.000 anni fa e ha avuto almeno quattro differenti periodi eruttivi. E le lave sono cambiate: ieri erano molto più ricche di silice, oggi sono più simili a basalti con elevati tenori di potassio. Dalla superficie non si vede, ma i ricercatori conoscono ormai bene anche le profondità del vulcano, dove riposa una camera magmatica superficiale messa in luce da una Tac eseguita dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Una sfera infuocata di 150 metri di raggio posta a circa 700 metri di quota e alimentata da condotti che pescano molto più in profondità.

Stromboli è il riflesso superficiale della collisione che avviene, anche oggi, nel Tirreno meridionale, tra Africa ed Europa, due delle maggiori placche geologiche del pianeta Terra. Una collisione che dura da milioni di anni, e in cui avviene la lenta “digestione”, da parte del mantello terrestre, della placca africana che si piega a ginocchio proprio sotto le isole Eolie per essere riassorbita sotto quella europea, generando i magmi che alimentano i vulcani delle Eolie.

Davanti alla Sciara dei Fuoco
Su un battello dei carabinieri termino la mia ricognizione sull’isola raggiungendo il tratto di mare antistante la Sciara del Fuoco appena il sole è tramontato, il momento migliore per riconciliarsi con il vulcano. Con i motori al minimo rivolgiamo la prua alla cima e tutti, anche chi vive sull’isola da anni, rimaniamo stupefatti dal grandioso spettacolo che la Terra mette in scena ogni sera. In alto, alle bocche sommitali, il bagliore arancio diffuso del magma in uscita viene squarciato da fontane di lava altissime e rosse. Subito dopo il tonfo sordo dell’esplosione, cioè del momento in cui una bolla di gas ha raggiunto la superficie disgregando la sottile crosta lavica appena raffreddata. Le colate di notte acquistano una visibilità chiara e centinaia di massi infuocati rotolano a grandissima velocità lungo la Sciara, terminando la corsa in mare tra schizzi e sbuffi di vapore. Scricchiolii ed esplosioni sono la voce della Terra, in uno spettacolo unico al mondo che non induce paura, ma il godimento assoluto della potenza e dell’energia di un pianeta vivo. Quando osservo Stromboli mi fido di lui, non dimenticando che si tratta di un vulcano attivo che fa il suo mestiere. Una spettacolare finestra aperta sull’interno della Terra, oltre che una fucina di energia, calore e magma. Che richiede doti di equilibrio accorto oltre a una particolare propensione a riconoscere le opportunità che ci ha dato e continuerà a dispensare.

Spettacolo rosso arancio

Nell’isola avvolta dalla cenere
di Paola Mastrocola
(pubblicato su la Repubblica, 29 agosto 2019)

Sono a Stromboli, è il mio ritiro da qualche anno, per scrivere. Il sogno di stare su un’isola lontana, in mezzo al mare. Lui, il vulcano, Iddu, per me era un di più; lo guardavo ogni tanto, come un monte che protegge e manda energia. Non ci sono mai salita, meglio non avvicinarsi e rispettare la sua solitaria sacralità.

Poi quest’anno la prima esplosione, il 3 luglio, e di colpo non si può più far finta di niente: stiamo davvero su un vulcano, lui è la forza, l’inconoscibile, il destino.

Da allora alziamo lo sguardo a ogni scoppio, a ogni fumo. La vita scorre come prima, ma molti di noi tengono uno zainetto sempre pronto, con quattro cose essenziali. Per la prima volta mi chiedo cosa sia essenziale e mi accorgo che quasi niente lo è. Una pila per il buio, le scarpe per correre, poco altro.

Ieri a mezzogiorno ero al mare. Il fragore improvviso e subito la nuvola nera enorme che si alza, si espande in un secondo, invade il cielo, oscura il sole. Il vento da questa parte è sfavorevole, viene da sud: penso che quella nuvola cadrà su di noi, l’aria si farà irrespirabile. Intanto fuochi divampano, in alto. Scappiamo tutti; scappiamo ai punti di ritrovo. Piove sabbia, terra, polvere, non si capisce, inonda le vesti, i capelli, le strade, ricopre tutto di uno strato scuro, denso, scivoloso.

Non so se sia paura. Quando scappi non pensi. Siamo in tanti, ci conosciamo, ci rassicuriamo a vicenda. Qualcuno decide di partire, altri no, resteranno. Tanto, dicono, è passata. La verità è che nessuno sa nulla, se passa, se ritorna, se scoppia tutto, se frana la montagna in mare e si alza l’onda anomala e ci sommerge. Ognuno dice quel che pensa, suppone, teme, quel poco che ha sentito dire.

Le voci. Sono soprattutto le voci che dilagano incontrollate, ci tengono uniti, e un po’ ci confortano e un po’ ci spaventano. Voci discordanti. C’è chi ride e fa battute, chi trema, beve un po’ d’acqua, si scrolla la terra dalla testa. Vorremmo tutti incontrare qualcuno che davvero sappia cosa succede, che ci indichi cosa fare, come salvarsi nel caso che… E ci dica cosa sarà domani.

Le spiagge di Stromboli con le tipiche abitazioni eoliane

Poi tutto si calma. Torniamo a casa. Troviamo uno strato spesso di parecchi centimetri sui tetti, terrazzi; i bisuoli (tipici sedili in muratura, ndr), i teli che avevamo messo ad asciugare. Tutto è irriconoscibile e al tempo stesso familiare. Ci mettiamo a spazzare, con lentezza, ognuno casa sua, per ore. Intorno un silenzio rarefatto, irreale.

Il vulcano è quieto. Mi chiedo se sappia, se ci guardi. Il mare ha cambiato colore. Una patina verdastra si è posata sull’acqua. Anche lui patisce? Possibile che ci sia nemico? Come sempre circonda l’isola, ci abbraccia. Tranquillo, fa una spuma piccola a riva, appena mossa, un lieve bisbiglìo che ci stordisce.

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Stromboli, vulcano vivo ultima modifica: 2019-09-07T05:48:08+02:00 da GognaBlog

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