Le tappe sotto il Monte Bianco e a Portofino. E nel 2022, per l’ultrabiker Nico Valsesia, l’avventura di Italy by packing: 2.400 km dalla Sicilia al Piemonte.
Su e giù per l’Italia
di Luca Castaldini
Foto: Fabio Menino
(pubblicato su Newsweek n. 42, 16 ottobre 2021)
La bicicletta è diventata l’emanazione naturale del suo corpo. Basti pensare all’abilità e alla confidenza con cui insieme, lui e “lei”, hanno compiuto imprese, realizzato primati, viaggiato su terreni e pendenze che a noi umani sembrano accessibili solo camminando.
Con Giovanni Storti
È l’uomo che ha partecipato cinque volte alla Race Across America, la competizione ciclistica più massacrante (4.800 km, 51.800 metri di dislivello positivo, da una costa all’altra degli Stati Uniti) e in cui il nostro si è piazzato una volta terzo nella categoria “Solo”. Sempre lui, nel 2018, è arrivato in vetta al Monte Rosa partendo da Genova dopo 240 km in bici e 20 km di scialpinismo. Adesso Nico Valsesia ha pronta la sua nuova avventura: Italy By Packing, un giro d’Italia in bicicletta lungo 2.400 km con partenza da Tindari, in Sicilia, e arrivo a Barolo, in Piemonte. A gennaio, insieme tra gli altri all’amico Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo), hanno deciso che testeranno l’intero tragitto.
Intanto, per prepararsi a modo, insieme al sodale fotografo Fabio Menino, Valsesia ha affrontato – come raccontano le foto di queste pagine – un percorso al contrario, cioè “dai monti al mare”. «Abbiamo diviso il progetto in due tappe», spiega il 50enne ultrabiker piemontese. «La prima ai piedi del Monte Bianco e l’altra, con tuffo finale vestito e con la bici, in Liguria, nella zona del Parco Naturale Regionale di Portofino. In Valle d’Aosta abbiamo percorso quasi 20 km partendo da Courmayeur, passando lungo le piste da sci della Val Veny e poi fino al Col de la Seigne, con tanto di giro attorno alle Pyramides Calcaires. A questo punto passaggio alla cascata del ghiacciaio Lex Blanche e arrivo al campeggio “Monte Bianco la Sorgente”. In tutto 39 km con 2.130 m di dislivello e altitudine massima al Col de la Seigne 2516 m. Siamo stati in ballo per quattro ore, soste comprese…».
Oltre la traccia
Soste sì, ma nessuna mappa in mano. «Per questo tour ci siamo fatti ispirare dalla filosofia dell’«oltre la traccia», racconta Menino. «Perché nell’epoca del successo del bikepacking (le escursioni in cui si utilizza quanto più spazio sulla bici per caricare l’equipaggiamento, NdR) in questo caso volevamo aggiungere qualcosa ma in termini di percorso, per esempio anche dei tratti a piedi e bici in spalla. E questo non tanto per fare qualcosa di “esagerato”, ma per raggiungere un posto e, da lì, vedere che cosa c’è oltre, per esempio riuscire a scavallare un passo che di solito è riservato agli escursionisti a piedi. Anche stavolta l’abbiamo affrontato a piedi, ma con la bici in spalla. Per andare, appunto, al di là della traccia».
Per il “viaggiatore” Valsesia, l’autodefinizione a lui più cara, meglio di atleta estremo o ultrabiker, andare oltre è tutt’altro che una novità. «Sono sempre stato affascinato dallo spirito wild, per questo io da sempre infilo le scarpe da running nello zaino e quando il percorso diventa troppo impervio, hop!, cambio scarpe, bici in spalla e via». Un’esperienza particolare che ha già vissuto? «Tra le tante, quello dalle mie parti nella zona li Gressoney e poi lungo i tracciati delle piste di sci dei Salati e, da lì, verso le pendici del Monte Rosa. Non con la bici tradizionale, ma la Gravel».
La bici abbellita
Ecco la parola chiave: Gravel, la tipologia di bicicletta che, per disegno del telaio, materiali e caratteristiche delle ruote, rappresenta un punto di sintesi tra quella da gara e la mountain bike ed è studiata per affrontare praticamente ogni tipo di insidia e tracciato. Perfetta per Valsesia, in pratica. «Con questo tipo di mezzo riesco a salire parecchio in alto e in discesa quasi ogni tipo di percorso. La Gravel non è niente di così innovativo, è una bici da ciclocross “abbellita”, studiata con geometrie più confortevoli. Ha avuto così successo che l’anno prossimo la UCI, la Federazione internazionale, introdurrà probabilmente delle gare nel suo calendario». Per la tappa marittima dell’allenamento, Valsesia e Menino hanno scelto la Liguria e l’area sopra Portofino. «Un saliscendi da 12 ore con qualche pausa», spiega Nico. «Siamo partiti da San Rocco di Camogli, passati per San Fruttuoso, mediamente una via attrezzata, poi abbiamo puntato su Porto Pidocchio, quindi Pietre Strette e infine Portofino, con arrivo nella piazzetta. In tutto saranno stati una trentina di chilometri, in alcuni tratti a bici in spalla».
Il “via” dal Santuario
Ben altre distanze saranno quelle di “Italy By Packing”: tecnicamente sarà una manifestazione e non una gara, perché questa definizione, in Italia, non si può darla a prove in autonomia su lunghe distanze, servirebbero ambulanze al seguito, incroci chiusi, segnaletiche. A “Italy By Packing ” si potranno iscrivere al massimo 300 biker. Il percorso sarà al 70% sterrato, bici ideale la Gravel.
«Partiremo a luglio 2022 da un posto di memorabile bellezza come il Santuario di Tindari, nel comune di Patti, dove ha sede l’Anffas per il sostegno ai disabili. E’ una Onlus che conosco e che vorrei in qualche modo riuscire ad aiutare». Dopo Tindari, obiettivo Etna («passeremo intorno al vulcano cercando di stare più in quota possibile», specifica Menino). «Poi traghetto, Calabria, Sila… poi borghi, tanti borghi, bellissimi borghi, vorremmo traversarne una cinquantina lungo tutto il tour. A questi aggiungeremo Matera, ripercorreremo i luoghi del film Basilicata Coast to Coast, saliremo sul Gran Sasso, poi su verso la Toscana (con le strade bianche), Assisi, l’Alta Via dei Monti liguri, quindi direzione Langhe e arrivo al Castello di Barolo». Finito? Macché… «A seguire abbiamo previsto una seconda parte del By Packing decisamente più corta. Da Barolo punteremo verso il Monferrato», racconta ancora Menino. «Successivamente toccheremo il Lago d’Orta e poi saliremo verso la Valle d’Aosta, prima lungo il Cammino Balteo e poi su fino a Courmayeur. L’arrivo è previsto sempre al campeggio La Sorgente del nostro amico guida alpina Matteo Pellin. Sai com’è, lui è uno che in bici s’è fatto 17 mila km da Pechino alla Val Veny…».
8
Bello.
La scritta sul risvolto della visiera dice tutto.. Renzo
.
Allucinante! L’esaltazione della tecnica nel dispetto della natura conferma la fine dell’umanità, la perdita di quella sensibilità estetica e contemplativa che finora ha dato un senso alla vita umana.