Usa, il clima «taglia» gli allevamenti intensivi: quando la natura agisce prima dell’uomo

di Luca Zanini
(pubblicato su corriere.it il 15 giugno 2021)

«Di solito in questo periodo dell’anno vendiamo 400-600 capi a settimana», spiega un ex specialista di aste di bestiame. Ma lo scorso lunedì ne sono andati battuti 4200 dalla sola Livestock and Auction di Rugby, cittadina di 3 mila abitanti (per lo più allevatori) nel North Dakota. Questo è uno degli stati più colpiti dalla siccità che da settimane brucia l’Ovest degli Usa e parte degli stati di Nordovest. L’emergenza di questa stagione arida sta ormai assumendo proporzioni catastrofiche — scrive Michael Snyder sul blog The Economic Collapse, ripreso nella newsletter Zerohedge — considerato che l’estensione del territorio colpito dalle periodiche siccità si è esteso dell’11% nel corso degli ultimi vent’anni. La prima conseguenza è che gli allevatori — i quali gestiscono milioni di capi di vacche in questi stati — sono corsi ai ripari vendendo tutto il possibile. «Il caldo eccezionale ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di mangime e foraggio, fieno e mais, diventa antieconomico tenere gli animali».

La grave siccità in corso in molti stati è ormai emergenza federale. Sta costringendo gli allevatori a massicce vendite di bestiame: solo parte di questi animali vengono macellati. Si va verso un aumento dei prezzi della carne ma anche degli ortaggi. La natura che si impone: quali rischi immediati e la prospettiva di una nuova

Grande Depressione negli Usa
Accade così che, mentre in tutto il mondo si discute delle cause dell’effetto serra e si litiga sul peso che i gas e il consumo di acqua imputati agli allevamenti intensivi hanno sul surriscaldamento globale, il cambiamento climatico in atto sul Pianeta costringe l’industria delle carni ad adottare drastici tagli prima ancora che si sia iniziato a discutere, a livello legislativo, quanti capi possa tollerare — per mantenere un minimo equilibrio ambientale — una regione geografica. Sebbene, per contro, la siccità metta a rischio anche molte specie animali selvatiche.

La situazione della siccità negli stati occidentali degli Usa al 3 giugno
E’ chiaro che i “ranchers” non vorrebbero sbarazzarsi del loro bestiame, ma molti di loro semplicemente non hanno scelta. Quanto sta accadendo in North Dakota è un segnale. David Bohl, allevatore che il mese scorso ha ceduto 200 capi, ammette che il perdurare della siccità lo ha costretto a disfarsene: «Siamo tutti nella stessa situazione. Chiunque dovrà vendere dal 25 al 50% dei propri animali perché non c’è nessun posto dove andare con le bestie, e non abbiamo scorte di cibo per nutrirli». E comincia a scarseggiare anche l’acqua. Nel vicino Nevada, il livello del Mead Lake è sceso alla soglia d’allarme: CBS News annuncia come prossimo «il livello più basso mai registrato» da quando furono costruite le dighe Hoover, ottantacinque anni fa; fino ad oggi, l’igrometro segna 9 metri in meno rispetto al 2000 e una capacità scesa al 37%.

I prossimi anni saranno difficili
Le mandrie del West americano si restringono dunque, diventano più piccole. Mentre il prezzo delle carni potrebbe aumentare, perché non è detto che tutti gli animali venduti finiscano al macello: molti potrebbero essere trasferiti in aree verdi meno flagellate dal caldo, negli stati dell’est, verso l’Atlantico. Nel frattempo si disperano anche gli agricoltori: in molte zone della California sono state sospese (era stato preannunciato da mesi) le erogazioni di acqua destinata alle colture; ben 200 mila ettari di terreni non verranno coltivati. «Un guaio, visto che la California coltiva più di un terzo delle nostre verdure e due terzi della nostra frutta e noci». Così anche i prezzi della verdura saliranno nei supermercati di tutti gli Stati Uniti

Problemi simili registrano i contadini della contea di Pinal, in Arizona: «Se non ci danno l’acqua per l’irrigazione, non possiamo coltivare», dice Dan Thelander che gestisce un’azienda familiare avviata dal padre, dove crescono mais e erba medica; altro foraggio per gli animali che non verrà prodotto. E l’emergenza non si limita al 2021. «Se come sembra nel 2022 ci ridurranno le forniture del 25%, significa che dovremo lasciare incolti un quarto dei nostri campi». Tagli agli approvvigionamenti idrici si annunciano anche in Arizona e Nevada a partire dall’anno prossimo.

Meno cibo e una nuova Grande depressione
E i tagli alla distribuzione di prodotti alimentari negli Usa arriveranno di conseguenza. Anche perché i vicini «fornitori» non stanno meglio. In Messico prosegue «una delle siccità più diffuse e intense degli ultimi decenni, scrive il sito Earth Observatory della Nasa . Quasi l’85 percento del Paese è privo di precipitazioni dal 15 aprile scorso. Il sindaco di Città del Messico l’ha definita la peggiore siccità degli ultimi 30 anni per la città, che ospita circa 9 milioni di persone». Anche in Brasile si registra la «peggiore siccità in quasi un secolo» e gli scienziati prevedono che non finirà presto. «Inutile dire che la siccità a cui stiamo assistendo — conclude Michael Snyder, che negli ultimi 5 anni ha scritto oltre 2 mila articoli sulla possibilità di una nuova Grande Depressione negli Usa — sta preparando il terreno per molte delle cose per cui vi ho messo in guardia, e il futuro della produzione agricola nell’emisfero occidentale sembra piuttosto desolante per i prossimi anni».

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Usa, il clima «taglia» gli allevamenti intensivi: quando la natura agisce prima dell’uomo ultima modifica: 2021-11-30T04:59:00+01:00 da Grazia

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1 commento su “Usa, il clima «taglia» gli allevamenti intensivi: quando la natura agisce prima dell’uomo”

  1. Articolo che mi sembra  il trionfo del pressapoco , giusto per riempire una pagina. Negli Usa ci sono poco meno di 100 milioni di soli bovini per una macellazione annua di 32 milioni (2020), non mi pare che i 4.400 citati facciano testo.  Allevamento intensivo (bovini) negli Usa significa pascolo, e’ da noi che significa gabbie  Il lago Mead  (deserto del Nevada) e’ vicino al suo minimo storico, ma il Nevada non e’ ‘ vicino ‘ al North Dakota ( 2.500 km. ) L’area citata intorno a Phoenix,  Arizona e’ storicamente la piu’ torrida degli interi Usa. Poi che la siccita’ sia reale  ed in espansione mi pare certo, come il fatto che se vuoi essere preso sul serio devi scrivere articoli seri. 
     

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