Supramonte: è ancora l’ultimo Eldorado?

Supramonte: è ancora l’ultimo Eldorado?
di Carlo Crovella
Escursionismo “avventuroso” nel massiccio del Supramonte
(pubblicato su Canoa e Avventura, marzo-aprile 1990 e aggiornato il 22 marzo 2019)

Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)

Di recente mi è capitato fra le mani un numero della rivista Canoa e Avventura che fu pubblicata in versione cartacea per qualche tempo a cavallo del 1990. Ho fornito diversi contributi alla rubrica Non solo canoa di tale rivista: fra questi un articolo relativo alle escursioni nel Supramonte (Sardegna orientale), uscito nel numero di marzo-aprile 1990.

Ci appassionammo al Supramonte leggendo il libro Mezzogiorno di pietra di Alessandro Gogna, che all’inizio degli anni ’80 fu il primo a illustrare le possibilità arrampicatorie dell’isola. Tuttavia quel testo innescava anche una profonda curiosità per le immense potenzialità escursionistiche della Sardegna, in particolare dell’area orientale (dove si trova appunto il Supramonte). Nel corso degli anni ’80 le riviste “laiche” torinesi (Rivista della Montagna e Alp) diedero molto risalto alla Sardegna orientale e al suo carattere di giusto contesto per la ricerca dell’avventura: insomma, almeno nel nostro ambiente torinese, sembrava proprio che non si potesse sfuggire a qualche spedizione in quei luoghi. Si concretizzò infatti una ventata di notorietà della Sardegna non solo mare e non a caso cito il titolo di un altro libro dell’epoca, questa volta edito nel 1991 dal CDA di Torino (autori Maurizio Oviglia e Mattia Vacca). Poco prima (1988) Maurizio Oviglia, piemontese trapiantato in Sardegna, insieme a Beppe Domenichelli aveva dato alle stampe la prima Pietra di Luna, cioè la guida arrampicatoria che innescherà una lunghissima serie di implementi e di nuove edizioni.

Un giovane Crovella sta per impegnarsi nella discesa integrale della Gola di Gorropu, autunno 1991

Ma noi, ben prima di andare a limarci le unghie sull’impegnativo calcare sardo, seguimmo la strada intuita fin dal libro di Gogna e, fra la fine degli ’80 e i primi ’90, ci lanciammo in lunghe escursioni alla scoperta del Supramonte. Al seguito di una di queste spedizioni scrissi l’articolo che ripropongo qui sotto. Non fu la nostra ultima spedizione in terra sarda e, tra l’altro, successivamente ci impegnammo anche nella discesa integrale delle Gole di Gorropu (1991), un’esperienza ancor più d’envergure. Ma quella specifica puntata escursionistica in Sardegna, da cui deriverà l’articolo qui riproposto, fu la più lunga e la più strutturata di tutte le nostre spedizioni e ci permise di scorrazzare abbondantemente su e giù per il Supramonte.

Le alture del Supramonte hanno un fascino molto particolare, specie per gli “alpinisti” che calano in Sardegna con la sicurezza di sapersi orientare in qualsiasi situazione. Sbattendo ripetutamente il naso, scoprimmo invece che avventurarsi in quelle zone richiede un bagno di umiltà: occorre mettere da parte ogni prosopopea e imparare tutto da capo.

Almeno questo era il Supramonte di 25-30 anni fa. Ho verificato che adesso le cose sono un po’ differenti: ci sono vincoli e divieti, controlli e biglietti di ingresso. Leggiamo il testo del 1990 (nota: gli inserti aggiunti ai giorni nostri sono in corsivo) e, a seguire, ragioneremo sulle novità intervenute, per capire se le possiamo considerare un bene o un male… soprattutto in funzione del concetto di “avventura”.

Cuile Os Linnarbos

Il pastore, al quale abbiamo domandato se avesse da venderci del formaggio pecorino di sua produzione, ci risponde: «Dipende…» Lo guardo sbalordito e penso: «Dipende da che cosa??? O ce l’hai, o non ce l’hai…». Eppure tale risposta emblematica racchiude in sé il carattere riservato e fiero di questa terra.

Sono riservati e fieri innanzitutto gli abitanti di queste zone: il progetto di costituire un parco nazionale ha incontrato una forte resistenza non già perché sarebbe compromesso lo sfruttamento turistico dell’area, ma perché la popolazione non accetta l’insediamento di una struttura gestita dall’esterno. Anzi, il Comune di Baunei è orgoglioso del suo territorio e prosegue nella sua politica intenta a preservare la “wilderness” della regione.

In quest’angolo della Sardegna anche la natura è riservata e fiera: terra aspra, difficile da domare, è ancora il regno dei cinghiali e, perché no?, del muflone.

Il massiccio del Supramonte, che si estende a sud di Nuoro, può essere facilmente individuato sulla carta geografica della Sardegna: delimitato a nord dalla valle del Rio d’Oliena, a sud-ovest confina con il Gennargentu. Verso est il Supramonte vero e proprio termina con la profonda vallata del Rio Flumineddu, ma estende oltre le sue propaggini, fino ad affacciarsi sul Mar Tirreno, formando un tratto di costa selvaggia senza quasi confronto nel resto d’Italia per la continuità e l’isolamento che la contraddistinguono.

Il Supramonte, che culmina nella Punta Corrasi 1463 m sopra Oliena, degrada progressivamente verso est ed è separato dalla sua diramazione più esterna dalla linea spartiacque lungo la quale corre l’Orientale Sarda (la S.S. n. 125), l’unica grande arteria di comunicazione che attraversa questa regione.

Lo sbocco della Gola di Gorropu dalla strada Orientale Sarda

Tranne piccoli insediamenti umani (i principali dei quali sono i “cuvili”, cioè ricoveri dei pastori), il massiccio del Supramonte presenta una natura pressoché incontaminata, dalle caratteristiche profondamente marcate. Io stesso, calando con presunzione dalle Alpi, sono rimasto impressionato ed affascinato dai nudi contrasti di questa terra: gli ondulati valloni sono spesso interrotti da formidabili pareti calcaree, il cui colore varia dal grigio cenere al giallo intenso, al rosso mattone.

La bassa vegetazione e la presenza di rovi rendono molto penosa, per non dire impossibile, la progressione fuori dal sentiero. Anche i sentieri sono ingannevoli: i principali sono attualmente oggetto di una certa manutenzione, ma non è raro perderli e trovarsi a lottare con il tipico “maqui” mediterraneo. Tuttavia esistono numerose strade sterrate, costruite di recente, ed è possibile addentrarsi più velocemente nel massiccio.

Per le sue caratteristiche, il Supramonte si presenta come una zona ideale per entrare in contatto con l’“Avventura”, quella con la A maiuscola. Questo, infatti, è il terreno ideale per l’arrampicatore, ma anche per lo speleologo o per il torrentista (il torrentismo è quella nuova disciplina che consiste nella discesa di canyon con difficoltà alpinistiche e/o speleologiche.  Nota 2019: il canyoning era davvero agli albori se occorreva precisarne le caratteristiche!). Ma il Supramonte è soprattutto terreno d’azione per un tipo di escursionismo “ruspante”: intendo con questa definizione un’attività escursionistica che si situi al di fuori dei canoni di una normale passeggiata su sentiero ben tracciato. L’escursionismo che si può svolgere nel Supramonte richiede una certa capacità di adattamento e di ricerca dell’Avventura: i percorsi sono lunghi, con frequenti difficoltà di orientamento e con possibili tratti impervi e delicati. L’isolamento è pressoché totale, ma non dimenticatevi che siete costantemente “controllati” a distanza.

Proprio questi elementi (l’isolamento, il disagio, le difficoltà…) contribuiscono a creare il contesto il contesto ideale per l’“Avventura”: per affrontare in completa autosufficienza il trekking di più giorni lungo la costa del Golfo di Orosei occorre predisporre una piccola spedizione, come se si partisse per qualche luogo extraeuropeo dal nome altisonante.

L’ultimo Eldorado (o uno degli ultimi…) dell’“Avventura” è proprio qui, a due passi da casa: tuttavia il desiderio di divulgare la conoscenza di questa regione si scontra con la constatazione che questo paradiso è rimasto tale proprio perché quasi misconosciuto alla massa di turisti.

Pubblicare un articolo sul Supramonte sembrerebbe perciò un assurdo per un ricercatore dell’Avventura quale mi considero: potrei infatti tenere tutto per me questo piccolo gioiello e conservarlo per la mia prossima Avventura. In realtà io sono convinto che la difesa di questo ultimo Eldorado, come quella di tutti gli altri luoghi ancora incontaminati, non passi attraverso l’occultamento dell’area, bensì attraverso la sensibilizzazione dei lettori verso una fruizione dell’Avventura secondo principi più maturi, quali il rispetto della Natura e della popolazione che vive e lavora in queste zone. (Nota 2019: la mia posizione ideologica era già ben definita addirittura 30 anni fa!)

L’Avventura non verrà meno, anche se i frequentatori del Supramonte dovessero raddoppiare o triplicare, a patto che ciascuno sappia lasciare i luoghi come li ha trovati, in particolare riportando indietro i rifiuti.

Il futuro dell’editoria relativa alle attività di tempo libero deve obbligatoriamente passare attraverso questo processo evolutivo, senza il quale avremo montagne sempre più frequentate, ma sempre più sporche, oppure fiumi sempre più chiassosi, ma sempre più inquinanti e così via. (Nota 2019: come si può constatare, la funzione educazionale dell’editoria delle attività outdoor era una mia “fissa” già 30 anni fa!).

Tuttavia è antistorico l’atteggiamento di chi vuole nascondere gli ultimi paradisi: la loro tutela non consiste nella fuga dalla “mediatisation”, bensì nell’uso appropriato dei media per un’“Avventura” più matura. (Nota 2019: come temevo già allora, la storia ha purtroppo dimostrato che non sono stati gli individui a utilizzare i media, ma i media a condizionare gli individui…).

Lo sbocco della Gola di Gorropu dalla strada Orientale Sarda

Quando, come, dove…
Le stagioni più indicate per recarsi nel Supramonte sono senza dubbio la primavera e l’autunno: in questi periodi si realizza il mix ottimale tra temperatura ideale ed afflusso turistico ancora sopportabile.

Sconsigliabile l’estate, per ragioni diametralmente opposte, anche se molti escursionisti possono sfruttare le ferie solo in questo periodo: va precisato che l’affollamento estivo riguarda quasi esclusivamente i centri turistici e le principali arterie di comunicazione, mentre il Supramonte conserva pressoché intatto il suo isolamento. D’inverno la zona può riservare un carattere “romantico”, ma dai toni pur sempre severi: le giornate corte, congiuntamente ad una temperatura a volte rigida, richiedono materiale ed allenamento adeguati, ma offrono una visione dell’isola più sobria e pudica.

La Sardegna è raggiungibile con uno dei numerosi traghetti che la collegano al “Continente”: il porto più vicino al Supramonte risulta essere quello di Arbatax, ma sono altrettanto validi Porto Torres ed Olbia. Per questi ultimi occorre raggiungere Nuoro e quindi spostarsi verso est fino a Dorgali. Qui ci si immette sulla S.S. 125, la famosa “Orientale Sarda”, che con direzione Sud conduce a Baunei e successivamente ad Arbatax. Orgosolo è direttamente raggiungibile da Nuoro o da Oliena.

Coerentemente con quanto esposto in precedenza, e per rispetto di chi ha già autorevolmente scritto prima di me su questi luoghi, non intendo dilungarmi nella descrizione specifica di itinerari, ma desidero solamente proporre alcuni suggerimenti maturati sulla base dell’esperienza personale.

Come già detto, un trekking di più giorni nella zona risulta un’esperienza molto affascinante, ma richiede una preparazione ed un allenamento appropriato.

Tuttavia il Supramonte si presta anche ad escursioni in giornata, con la possibilità di tornare alla sera in un centro abitato. Anche se viene meno la continuità dell’isolamento caratteristico dei trekking a tappe, questi itinerari possono rivelarsi altrettanto avventurosi: avendo pochi giorni a disposizione, è possibile effettuare delle puntate qua e là nel Supramonte, conoscendo i suoi angoli più caratteristici.

Dividerei l’intera regione in alcune zone caratteristiche:
Piana del Golgo: intendo con questa definizione non solo l’altopiano del Golgo propriamente detto, ma anche il suo prolungamento verso Nord, stretto tra l’Orientale Sarda ed il mare, fino a Cala Sisine. La strada per l’altopiano si imbocca a Baunei (cartello giallo) e conduce fin nei pressi dell’omonimo ristorante (ottima cucina locale). Dal parcheggio di As piscinas (pozze d’acqua) parte il facile sentiero che percorre il Bacu Goloritzé fino a Baia Goloritzé, famosa per la celebre Aguglia, monolite calcareo dove è possibile arrampicare. Dall’altopiano è anche possibile raggiungere Cala Goloritzé scendendo l’impervio e selvaggio canalone posto più a Nord della chiesetta di S. Pietro.

Tale vallone, che si imbocca avendo scavalcato la dorsale spartiacque, converge nel Bacu Goloritzé formando una strozzatura con due saltini rocciosi, il primo di circa 5 metri, mentre il secondo raggiunge i 10-12 metri: è necessario uno spezzone di corda lungo almeno 25 metri per poter attrezzare una corda doppia con ancoraggio sugli alberi.

Anche la splendida baia di Porto Quao, raggiunta dall’altopiano attraverso il Bacu Maore, merita una puntata. Più semplice, ma più lunga, risulta la discesa della Codula Sisine fino all’omonima cala. Da non perdere l’abisso di su Sterru, caro agli speleologi, facilmente rintracciabile nei pressi di As piscinas.

Cala di Luna e Cala Gonone: si tratta della zona a nord di Cala Sisine, sempre delimitata dall’Orientale Sarda e confinante col mare. Cala di Luna, raggiungibile in stagione turistica con un servizio di battelli, riserva la sua versione più affascinante nei periodi di minor affollamento. Un comodo sentiero, che parte dal parcheggio di Cala Fuili (all’estremità sud di Cala Gonone) conduce in un paio d’ore a Cala di Luna. Tuttavia il percorso più attraente è costituito dalla discesa dell’intera Codula di Luna (circa tre ore): l’auto viene lasciata al termine (posteggio in località Teletotes a quota 185 m circa) di una stradina che si imbocca al km 172 dall’Orientale Sarda, cioè ad una quindicina di chilometri a nord di Baunei, poco prima del bivio per Urzulei.

Valle del Rio Flumineddu: questa profonda vallata divide la regione descritta poco sopra dal Supramontevero e proprio. Il Rio Flumineddu si raggiunge da Dorgali (bivio sulla destra dell’Orientale Sarda: indicazione Hotel St. Helene). All’altezza del fiume la strada continua con direzione sud fino al ponte che valica il Rio (quota 199 m). Svoltando a sinistra (segni verdi) ci si dirige verso l’uscita inferiore delle spettacolari Gole di Gorropu, mentre a destra parte il sentiero (segni rossi) per il Dolòvere di Sùrtana: si tratta di un vallone (perpendicolare all’asse della cresta spartiacque), che mette in comunicazione la valle del Flumineddu con quella di Lanaittu. Un evidente sentiero conduce fin sotto il Monte Tiscali: valicando un colletto e risalendo verso sud si può raggiungere il Monte Oddeu 1063 m.

Supramonte di Oliena: all’angolo nordoccidentale del massiccio, questa zona presenta attrazioni più per l’arrampicatore che per l’escursionista. Tuttavia non è da disprezzare il raggiungimento della Punta Corrasi, che dall’alto dei suoi 1463 metri sul livello del mare, garantisce un panorama di primordine.

Supramonte di Orgosolo: si tratta dell’area sudoccidentale del Supramonte e può essere raggiunta da Orgosolo mediante una strada che, oltrepassata la località Fontana Bona, termina proprio sotto la sommità turrita del Monte Novo S. Giovanni 1316 m. Questo angolo del massiccio conserva un carattere particolarmente aspro e ben si adatta all’escursionista: tra queste vallette non è affatto raro vedere il muflone. Il torrentista più esperto attraversa questa zona per dirigersi all’imbocco delle Gole di Gorropu (però più comodamente raggiungibili dal lato di Urzulei). L’appoggio ideale in questa parte sudoccidentale del Supramonte è costituito dall’albergo “Ai Monti del Gennargentu” (ottima cucina sarda).

Nella Gola di Gorropu

Indicazioni geografiche
Il massiccio del Supramonte si estende a sud di Nuoro e può essere facilmente individuato sulla carta geografica della Sardegna: delimitato a nord dalla Valle del Rio Olliena, a sud-ovest confina con il Gennargentu.

Verso est il Supramonte vero e proprio termina con la profonda vallata del Rio Flumineddu, ma una sua importante propaggine si estende fino ad affacciarsi sul Mar Tirreno.

Cosa portare nello zaino
(Nota 2019: mi suscita tenerezza la mia apprensione del ’90 a fornire i giusti suggerimenti. In parte dipendeva dal mio ruolo di “istruttore” allora molto attivo, un ruolo che non ti abbandona mai, in parte dal contesto generale nettamente diverso, addirittura opposto, rispetto a quello odierno. Oggi con un colpo di click ottieni tutte le informazioni che vuoi e magari ordini pure on line quello che ti serve. Allora valeva ancora il principio dell’esperienza vissuta che costituiva tesoro per i lettori. Infine spicca la constatazione che, allora, venivano considerate “capi tecnologicamente più sofisticati” quelli in capilene, in pile, in goretex…).

Premesso che l’abbigliamento utile è in funzione della stagione (in estate potrebbe risultare sufficiente il solo costume da bagno…), l’escursionista previdente deve poter disporre del materiale necessario anche in situazioni di emergenza, tenendo conto dell’isolamento di queste zone. Non sarà d’impaccio quindi un ricambio pesante (calzoni lunghi, maglione, giacca a vento, berretto, guanti), né sarà eccessivo il peso della pila frontale (più ricambio). In caso di trekking con più tappe bisogna disporre del materiale da bivacco (tenda, sacco a pelo, materassino, fornello, borraccia). Come calzature son sicuramente più indicati gli scarponcini da escursionismo con suola scolpita, ma per gli itinerari più semplici (specie nella bella stagione) sono sufficienti anche le scarpe da ginnastica.

Sardegna, Supramonte di Baunei, Campu Esone e Codula di Luna

A meno che ci si voglia provare in percorsi tecnicamente impegnativi, non è necessario disporre di attrezzatura alpinistica: per motivi prudenziali, tuttavia, ogni comitiva dovrebbe portare con sé uno spezzone di corda lungo almeno 25 metri. Indispensabili, viceversa, gli strumenti per l’orientamento, cioè bussola e cartine della zona. Per quanto riguarda l’abbigliamento, risultano sicuramente più comodi e funzionali i capi tecnologicamente più sofisticati (t-shirt in capilene, maglie in pile, giacche in goretex, ecc.), ma non sono assolutamente indispensabili: la cara vecchia maglia di lana si adatta benissimo a questi luoghi, senza far rimpiangere gli eccessi del consumismo. In conclusione, per affrontare il Supramonte, non è assolutamente necessario possedere un’attrezzatura all’ultima moda, ma occorrono soprattutto entusiasmo e voglia d’“Avventura”.
Il gioco dipende da chi ha voglia di giocare…

Indirizzi e numeri di telefono
(Nota 2019: sono gli appunti del 1990, li ripropongo per sottolineare, anche in questo risvolto, quanto allora fosse diverso il reperimento delle informazioni rispetto all’attuale era internet… Allora si faceva tesoro delle esperienze – positive o negative – di chi si era impegnato in precedenza, oggi si trova tutto a tavolino con una veloce ricerca, che suggerisco in ogni caso agli interessati, anche se ho controllato l’esistenza attuale dei numeri di telefono indicati).

Per dormire a Baunei rivolgersi a Enrico Atzori, Bar “Il muflone”, tel. 0782/610882.

A Santa Maria Navarrese ci si può appoggiare al ristorante “La Fontana”, tel. 0782/615266, che dispone anche di posti letto.

Sconsigliabile la permanenza a Cala Gonone (dove c’è comunque un camping): è preferibile pernottare a Dorgali, per esempio all’Hotel S’Adde, tel. 0784/94412.

Gola di Gorropu: Sa Giuntura

Il ristorante di Cala Luna è aperto solo durante l’alta stagione, mentre è opportuno prevedere una sosta al Ristorante del Golgo (ottima cucina sarda, ma non ha il telefono), nei cui pressi si può anche campeggiare (Commento 2019: oggi il ristorante è ben strutturato e offre un vero e proprio campeggio organizzato e dispone di telefono: 078/0782610675, oltre che di un sito internet: www.ristorantetipicogolgo.com.).

Proprio sul valico della Genna Silana 1017 m si trova l’omonimo albergo, tel. 0784/95120. (Nota 2019: 329 337 6026).

Nella zona di Orgosolo l’appoggio migliore è costituito dall’albergo “Ai Monti del Gennargentu”, tel. 0784/402374, che oltre a fornire un’ottima cucina, offre anche posti letto e la possibilità di campeggiare nei pressi.

Sul versante di Oliena è possibile fare tappa all’albergo di Su Cologone, tel. 0784/287512, situato in un luogo incantevole.

(Aggiunta 2019: oggi va sicuramente segnalato anche il “Campo Base Gorropu” gestito dalla società Chìntula, concessonaria per il controllo e la valorizzazione delle Gole di Gorropu. Chìntula offre anche una gamma di escursioni organizzate sia nelle Gole di Gorropu che nel Supramonte in generale. Tel: 328/8976263 oppure 328/5748917, www.gorropu.info. Occorre inoltre segnalare che il percorso costiero noto come Selvaggio Blu, con non pochi tratti impegnativi che collegano esposte cenge a picco sul mare, è da tempo servito alla perfezione da diverse organizzazioni, facilmente reperibili con una veloce ricerca su internet).

Ricordo che è formalmente vietato campeggiare o anche solo bivaccare nelle baie più importanti, come Cala Goloritzé o Cala di Luna: purtroppo la necessità di tutelare questi luoghi, rende necessarie tali disposizioni. Tuttavia ritengo che l’escursionista educato e rispettoso dell’ambiente possa, in stagioni di basso afflusso turistico, pernottare in queste località. In ogni caso è possibile bivaccare poco lontano dalle zone suddette.

Permane comunque l’obbligo morale di conservare la pulizia dei luoghi e rispettare chi ci lavora abitualmente: se incontrate un pastore, non abbiate timore a chiedergli il permesso per campeggiare, Ricordatevi che, anche se non ve ne accorgete, siete sempre sotto costante “controllo”. (Nota 2019: con questa avvertenza intendevo che i movimenti dei forestieri, anche se con le migliori intenzioni, sono costantemente monitorati dalla gente del luogo. Non si tratta necessariamente di cattiveria o di prevenzione, ma dell’atavica propensione al controllo del territorio. Il bestiame, seppur di proprietà, pascola allo stato brado e ciò richiede accurata attenzione da parte dei pastori. Ci è capitato di giungere, stremati dopo giorni di cammino in cui non avevamo incontrato anima viva, all’albergo di Genna Silana e sentirci dire dal gestore (mai conosciuto prima) “Ah, voi siete quelli che stavano arrivando a piedi da Orgosolo…”)

Sardegna, Supramonte di Baunei, Gorroppeddu

Bene, qui si chiudeva l’articolo del 1990. Che possiamo dire, oggi? Ho scoperto che, da circa una decina di anni, è in vigore il biglietto di ingresso nelle Gole di Gorropu: ben 5 euro. Lo stesso vale per il celebre villaggio nuragico di Tiscali. Per l’oasi naturale di Bidderosa, nel Golfo di Orosei, con cinque splendide spiagge naturali, è previsto un tariffario articolato (auto o moto più persone), con prenotazione obbligatoria perché in estate l’accesso è limitato: massimo 140 auto e 30 moto al giorno. Al contrario la mitica spiaggia di Cala di Luna non prevede il ticket, ma ciò deriva semplicemente dal fatto che i due comuni competenti (cioè Dorgali-Cala Gonone e Baunei) non si sono messi d’accordo.

Il resto del Supramonte, quello interno, non è ancora sottoposto alla “tagliola” del ticket d’ingresso: allo stato attuale ci si può inoltrare liberamente verso il Dolòvere di Sùrtana oppure verso Campu Donanigoro oppure verso Monte Novo San Giovanni. Non sono certo i 5 euro (né i 10 ad auto di Bidderosa) che sballano il budget di una vacanza. Tuttavia il fenomeno induce a qualche riflessione.

Ė un bene o un male questa storia del ticket d’ingresso? A prima vista non mi piace, mi sa di limitazione della libertà individuale di visitare i luoghi. Addomestica i luoghi, li rende simili ad un luna park e quindi riduce il tasso di avventura. Se torno con la mente alle mie spedizioni sarde di 30 anni fa, mi si accappona la pelle a pensare di essere ingabbiato in procedure burocratiche. Tuttavia oggi emergono due concetti che, in alcuni luoghi ben definiti, impongono il controllo all’ingresso: una severa tutela dell’ambiente e la prevenzione di incidenti. Non nascondiamocelo: gli afflussi attuali sono infinitamente più “corposi” di quelli dei decenni scorsi, sia in termini quantitativi che qualitativi, e ciò impatta negativamente sui luoghi. Inoltre flussi corposi spesso comportano un notevole aumento della scriteriatezza con la quale molti individui si avventurano in zone complicate e potenzialmente pericolose, il che amplifica le responsabilità giuridiche delle autorità amministrative (Pollino docet). Meglio quindi tenere sotto controllo gli accessi.

Su Sterru (il Golgo), Supramonte di Baunei , San Pietro

Vi è poi un altro risvolto, quello delle organizzazioni locali che offrono escursioni guidate. Da sempre (e non solo per la Sardegna) io sono favorevole ad un turismo ecocompatibile e “slow”, in alternativa ai mostri ecologici quali mega stazioni sciistiche (nelle Alpi) o vistosi resort sulle coste marine. Il turismo slow richiede, anzi impone, la presenza in loco di organizzazioni che offrono escursioni guidate. Questo modello permette ai residenti di disporre di nuove opportunità di lavoro, contrapponendosi a fenomeni di urbanizzazione con annesso abbandono di zone già di per sé poco abitate. Ė giusto sotto diversi punti di vista che i nostri concittadini possano trarre beneficio dal territorio in cui sono nati. Tuttavia quando osservo le comitive organizzate in un’ottica commerciale (che siano scialpinisti impegnati nelle haute route sulle Alpi o partecipanti alle discese di rafting o ancora gente a cavallo nei trekking equestri…), a me personalmente viene sempre una stretta al cuore. Altro che Avventura!, Altro che “ultimo Eldorado”! Tutto è pre-garantito dall’organizzazione a fronte di un bonifico pre-pagato…

Anche in questo risvolto ci va giudizio: troppi turisti condotti come buoi alla cavezza non sono un bene, né per l’ambiente né per gli altri turisti, quelli ”autonomi”, cioè quelli che hanno ancora piacere di cercare l’avventura in prima persona. Bastano 5 euro per gestire questo delicato equilibrio? Boh…

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Supramonte: è ancora l’ultimo Eldorado? ultima modifica: 2019-04-07T05:09:12+02:00 da GognaBlog

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6 pensieri su “Supramonte: è ancora l’ultimo Eldorado?”

  1. Tristezza. Il ticket dovrebbe essere illegale. Ovunque nei luoghi naturali, per definizione di proprietà di nessuno. Diversa la limitazione (o il divieto, se necessario) degli ingressi in luoghi fragili dal punto di vista ambientale. Ma evidentemente in questi casi gli ingressi fanno comodo, eccome! Condivido quanto detto da Sebastiano Motta. E’ pura mercificazione. Gli “imprenditori” dell’avventura, a mio modesto parere, ne sono i principali responsabili.

  2. Niente ticket d’ingresso, ma piuttosto divieto a chi non ha la mentalita’ giusta.

  3. Appunto: con i ticket di ingresso, i chioschi, i ristorantini, i fuoristrada e così via, dov’è l’avventura, oggi?

  4. A me i ticket di ingresso NON piacciono.
    Capisco il ticket in luoghi come Tiscali, che è necessario proteggere dai saccheggi e dai vandalismi (peccato però che sia già ampiamente troppo tardi).
    Non lo capisco invece, ad esempio, a Gorropu (dove per di più ci sono persino gli orari di apertura come se fosse un negozio), dove la “scusa” della tutela non regge, perché il costo non è certo tale da far diminuire le visite.
    Per conservare e tutelare l’ambiente non sarebbe forse meglio porre un freno alle visite organizzate con avvicinamento in fuoristrada?
    E per tutelare le magnifiche spiagge raggiungibili sono dal mare o percorrendo le codule non sarebbe forse meglio demolire i pontili di attracco, i chioschetti e i ristorantini?

  5. Bell’articolo che contrappone le esigenze dei diversi soggetti coinvolti. Chissà se durerà la possibilità di fare escursioni autonome nel Supramonte? C’è il rischio che i locali scoprano che è più redditizio mettere l’obbligo di essere sempre accompagnati dai professionisti.

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