Allorché Heinz Grill ci ha sottoposto questo articolo per un’eventuale pubblicazione, la sua stesura era ancora incompleta. Già però era nominata la parola “biodistretto”, senza spiegarla.
Così gli abbiamo risposto di essere molto interessati, ma che avevamo bisogno che alcuni concetti fossero meglio sviluppati, per esempio quello del “buio distretto”. Era chiaramente un errore per battitura troppo veloce, ma Heinz ha preso sul serio questo equivoco, trovandovi un curioso risvolto.
Valle del Sarca: buiodistretto o biodistretto?
di Heinz Grill
Perché il materialismo ci tiene in ostaggio nel nostro tempo? Si può domandare anche: che cosa manca per sviluppare un futuro più tranquillo e umano?
Un arrampicatore viene in Valle del Sarca, percorre una bella via di roccia, beve contento un bicchiere di vino al crepuscolo, scambia alcune parole con i colleghi e ritorna a casa. E’ stata una bella giornata. Che cosa manca? A prima vista non manca niente. La giornata è stata bella, soddisfacente, la compagnia perfetta e tutti i sentimenti sono stati rilassanti. Ma manca veramente qualcosa.
Con l’aumento del traffico e con tutto il consumo delle vie d’arrampicata, mi sono chiesto durante gli anni passati: quale atteggiamento è importante per il futuro della Valle del Sarca? Il materialismo e il consumismo non nascono dalla materia ma piuttosto dall’atteggiamento degli uomini. La mia visione per questa valle, la valle della Luce, è che diventi una località sana, accogliente per tanti, con un insieme gioioso. Può anche diventare un luogo che irradi forze salutari e pacifiche.
Ma che cosa manca nella situazione attuale? Perché predominano il traffico e l’atteggiamento consumistico? Mancano veramente i pensieri concreti. Per me è sempre stato facile creare un pensiero reale per un ideale. Spiego meglio con un esempio: l’arte di una via d’arrampicata inizia nella mia fantasia, poi diventa forma e in ultimo trasmetto la rappresentazione mentale alla roccia. Ogni nuovo itinerario parte da un’idea. Forse è la parete che ispira un uomo ad arrampicare e aprire un nuovo itinerario, ma è dall’uomo, dalla sua forza creatrice che parte ogni invenzione. Noi uomini siamo gli inventori di una valle pacifica e salutare.
Se ogni arrampicatore userà la sua forza creatrice ed entrerà nella valle del Sarca con un pensiero ideale e realizzabile per questo futuro, potrà nascere un’atmosfera con nuove forze. Il materialismo è il lato negativo dell’umanità. Possiamo pensare in forme concrete questa valle della pace e della luce. Percorriamo una via sulla roccia e poi beviamo un bicchiere di birra; ma se abbiamo un pensiero concreto e una rappresentazione realizzabile per il futuro non rimaniamo solo al godere. Un cambiamento nasce dall’idea e se l’idea è pensata da tante persone, automaticamente le amministrazioni e le strutture giuste arrivano. Ogni vero cambiamento parte da una buona idea, la quale si realizza con l’attività dell’uomo. Le idee buone purificano l’aria e alla fine gli uomini le mettono in pratica.
Alla domanda posta all’inizio si può rispondere: se vi sono solo poche persone che pensano con forme concrete alla Valle del Sarca e al suo futuro, un cambiamento non può arrivare. Se tante persone creano una vera rappresentazione per una valle ideale in cui possano avvenire incontri tra differenti persone, senza traffico pesante e senza veleno, con persone che vogliono creare la luce dell’anima, la realizzazione non è lontana.
Alessandro Gogna ha aperto un dialogo con una domanda molto caratteristica: Che cosa è un „buio distretto“? Era un errore di ortografia o un gioco di parole? Se era un errore, era un errore molto costruttivo. Un biodistretto è certamente molto diverso da un buio distretto. Immaginiamo – facendo una ipotesi – un distretto buio. Non si tratta pero di un buio e di un’oscurità che conosciamo, per esempio quella nella notte. Un “buio distretto” sarebbe un concetto figurativo, che rappresenta il nostro tempo. Il materialismo produce il consumo e il consumo crea l’ombra dell’anima. Una persona che non pone attenzione agli altri e all’ambiente, non crea una luce dell’anima, piuttosto rimangono solo i raggi del fisico e questi sono oscuri e bui.
Facciamo un esempio. Dieci persone si trovano su una via, arrampicando, con una buona attenzione verso l’esterno e con un senso di empatia. Persone con una tale sensibilità non rubano lo spazio l’una all’altra, invece persone che non hanno un senso empatico cercano solo un’autostima egoistica, prendono troppo spazio e impediscono anche lo splendore della luce. La luce non deriva soltanto dalla grande sorgente del cosmo, è piuttosto così, che noi uomini possiamo creare anche della luce con un bel senso di empatia.
Che cosa è un buio distretto? Il tempo del materialismo con l’iperconsumo inghiotte i raggi della bella luce e se manca la luce, manca lo spazio e se manca lo spazio cadiamo in depressione. Gli alpinisti cercano una bella relazione con la natura e vogliono aumentare l’etica della compagnia. Un buio distretto, che prevale oggigiorno nel materialismo, può essere trasformato in un biodistretto, una zona dove vivono esseri umani senza veleno e senza troppo traffico. Finalmente, se si sviluppa anche solo un po’ di empatia, possiamo vivere sempre di più in uno spazio di luce. Questa è la mia visione per la Valle del Sarca. Le vie sono un piccolo contributo per un’idea più grande ed etica.
Non solo la Valle del Sarca ma tutto il Trentino potrebbe realizzare questo biodistretto. Penso che tanti hanno già percepito che non è soddisfacente se continuiamo con il veleno sui campi e con troppo rumore sulle strade. L’idea del biodistretto per tutto il Trentino può essere un primo passo per il futuro. Secondo me questo passo comincia con una buona idea, la quale realizziamo poi con pensieri concreti fino a metterla in pratica, per esempio compriamo poi solo il cibo biologico e maturato nella nostra zona. La Valle del Sarca è predisposta per uno sviluppo più grande perché in questa zona esiste una bella storia culturale, artistica e salutare e possiamo continuare con bei progetti progressivi nel futuro.
Perché il materialismo ci tiene in ostaggio? Normalmente crediamo di aver bisogno di tanta „zavorra“. Ogni giorno passiamo al minimo due ore al cellulare, è veramente necessario? Alla fine ci manca il tempo per pensare veramente e profondamente agli altri e alla natura. Fuggiamo sulle vette più alte per arrivare a un momento più libero dalla pesantezza della materia. Materialismo non è solo caratterizzato da troppe macchine o da troppi doveri, piuttosto è la mancanza delle profonde relazioni. Possiamo vedere il mondo con la luce della creatività o d’altro lato possiamo cadere in una trappola afferrando questo mondo: la differenza tra i due atteggiamenti è grande. Il materialismo non vive nella materia, esiste in noi con il nostro modo di pensare, sentire e attuare. Come vediamo e sentiamo gli altri e il mondo? Consumiamo troppo o vediamo e promuoviamo gli altri?
Un buio distretto descrive un mondo piuttosto materialistico, un biodistretto invece significa un’attività salutare e culturale; un distretto luminoso, in relazione con tutti gli uomini, è un ideale per il futuro.
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Non essendo un alpinista di rango fatico ad entrare in certi dibattiti soprattutto quando si affrontano problemi legati a turismo ed etica. Ho fatto scelte diverse di territorio, e cerco “la luce” solo fuori stagione… Mi piace perdermi tra Marmarole, Spalti di Toro, Duranno, Bosconero, San Sebastiano… Certo dimensioni diverse. Questo per dire che ci sono ancora tanti luoghi, pareti e cime per chi cerca un alpinismo più “naturale” magari con bivacchi all’aperto o in rifugi con due primi e due secondi massimo. La scelta c’è, basta guardarsi in giro qualificando e non quantificando. Nelle sere d’estate al Vaiolet il vecchio Tullio Pederiva quando gli parlavamo di tratti di vie “marce” ci rispondeva che il marcio non esiste e citava le sue vie… Certo se si vuole la falesia a portata di mano, al sole, ed il vino o labirra fresca a portata di mano occorre accettare dei compromessi…
Sono palle siderali quelle del Biogrill..dopo aver aperto vie in ogni dove,dopo averle pubblicizzate rese turistiche con guide,accanto a bikers a orde non tutte ciclifruenti..dove suoi emuli del nono e passa..supplicano il Comune di Arco perchè un privato non vuole cedere la sua proprietà..e paradosso trovano nello stesso udienza..che cosa vuole…che oestereichkletterer o polacchi o slavi e pochissimi in effetti italiani se ne guardino bene dell’occupare ogni spazio della busa,la dove le sue imprese sono visibili anche di notte,dato il biancore della,biodiversità del trattamento.Cosa non da poco abito di fronte alle sue vie e vivo e convivo con il contorno che non mi disturba sono vecchio e alpinista ma non ciula.Buon procedere a tutti anche al Biogrill
Materialismo, consumismo, biodistretto, Natura e e tante altre parole. Ma in pratica, si arrampica con corde sintetiche, abbigliamento tecnico e tanta plastica nei materiali e nell’attrezzatura. Tutto viene dal petrolio attraverso le vituperate fabbriche. Ho l’impressione che la filosofia sia “quello che piace a me è giusto, il resto è consumismo”.
Caro Heinz , la Valle, la Natura, la Montagna, la Roccia non cambiano l’uomo. L’arrampicata è piena di esempi di grettezza e molte delle esperienze verticali in Valle del Sarca e non solo, sono mercificate: una sorta di trofeo per il proprio ego.
Forse perché è difficilmente capibile in un momento dove “si capisce” poco..
Forse perché l’alpinista della domenica “la luce” fa leggermente più fatica a vederla
Io, purtroppo, non riesco a mettere sullo stesso piano la vita reale con la filosofia….e un po’ forse NON mi dispiace.
PS. In saluto all’amico Heinz che spero presto di incontrare. Ciao anche a Barbara.
Ivo
Sorprendente il fatto che ieri, 17/4 /tra l’altro: venerdì 17!), tutti fossero coinvolti a commentare il precedente articolo e nessuno si è filato questo che un suo specifico interesse lo esprime…