A Seravezza qualcosa si muove
Lettura: spessore-weight**, impegno-effort*, disimpegno-entertainment***
I quotidiani La Nazione e Il Tirreno, nella loro edizione del 22 novembre 2017, hanno dato ampio rilievo a un fatto decisamente importante, la costituzione del Comitato Monte Costa, nato il 18 ottobre 2017, un’iniziativa popolare dei cittadini di Seravezza (Lucca) volta alla salvaguardia del proprio territorio.
Seravezza è nel cuore delle Alpi Apuane, e nel suo perimetro comunale c’è una delle maggiori concentrazioni di attività estrattiva del marmo, con ingenti e sempre più pericolosi danni all’ambiente naturale in questa zona meridionale delle Alpi Apuane. Ai tradizionali ritmi di estrazione, che ci riportano ai tempi romani e michelangioleschi, ma che davano possibilità di lavoro a molti operai, si è sostituita la nuova tecnologia di estrazione industriale che, tra gli altri danni, ha sostituito le risorse umane con macchine e robot sempre più evoluti.
Illustrazione da Il Tirreno, 22 novembre 2017
Il messaggio è “le cave sono incompatibili con il turismo” ed è la risposta all’aggressiva espansione di ulteriori cave: il consenso a chi dice che l’indotto delle cave è ancora e deve rimanere la principale risorsa economica della zona, comincia pian piano a subire qualche erosione. Primo passo verso una necessaria riconversione, del quale gli amministratori non potranno non tener conto in un prossimo futuro.
Tutto è nato in risposta alla riapertura di tre cave di marmo sul Monte Costa, di cui una già attiva: «Come cittadini di Seravezza, preoccupati per il proprio territorio – evidenziano i promotori del gruppo – ci siamo interrogati sugli effetti che produrranno questi siti. Seravezza si trova nella natura del Parco Alpi Apuane, ha una Villa Medicea patrimonio dell’Unesco, è sede di molti eventi culturali: è dunque una città d’arte e di storia, non un’area industriale. Ospita un istituto alberghiero tra i più importanti del nord della Toscana con più di 350 persone, tra studenti e personale docente che ogni giorno rischiano la vita su una strada attraversata da camion e coperta di polvere di marmo. A nostro avviso, aprire nuove cave provocherà solo un’ulteriore distruzione del paesaggio, un aumento di rumore, polveri e smog a causa del transito di un numero elevato di camion, e un maggiore rischio sulle strade. L’attività estrattiva è oggi un falso modello di sviluppo – evidenziano – che comporta per lo più degrado ambientale e rischi per la salute dei cittadini. Noi vogliamo un futuro diverso per la nostra cittadina: crediamo nello sviluppo turistico e nella sostenibilità ambientale: oggi a Seravezza mancano strutture ricettive adeguate, un albergo darebbe più posti di lavoro di una cava. Ma questo sviluppo è incompatibile con la riapertura di nuove cave vicino al centro storico, tanto più che il territorio di Seravezza ha già un numero sufficiente di cave attive: Trambiserra, Macchietta, Tacca bianca, Valle del Giardino, Cervaiole. Come prima azione per richiedere il controllo della cava da poco riaperta e opporci all’apertura delle altre due, abbiamo organizzato una petizione».
Illustrazione da Il Tirreno, 22 novembre 2017
Perciò, come prima azione del comitato, è stata avviata una raccolta firme per presentare una petizione all’amministrazione comunale, al fine di bloccare sul nascere almeno due dei tre siti di marmo.
Hanno istituito un gruppo Facebook «Comitato Monte Costa», e un account email, comitatomontecosta@gmail.com, per le informazioni.
Segue la precisa descrizione di dove si possono reperire i moduli per la raccolta firme: all’edicola Binelli in via Roma 39 a Seravezza, alla Pizzeria Pizzarda a Ripa, al Bar 2 di Picche a Querceta, al ristorante I Castagni a Giustagnana, a Il Baretto a Forte dei Marmi e al Forno a Pontestrada.
Per il marmo Blu Turquine l’escavazione è già iniziata (cava Sbasso Confine). Si tratta di una coltivazione piuttosto limitata, ad opera della Demetra Italia Srl. Le altre due cave, Costa Medicea superiore e inferiore, sono invece in via di autorizzazione.
«Come comitato – conclude il comunicato – abbiamo scelto di non darci nessuna connotazione politica. Chiunque lo desideri può partecipare e dare il proprio contributo».
Ma naturalmente il fatto ha provocato l’attenzione della politica. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Giacomo Giannarelli, ha fatto un sopralluogo sul monte Costa con i grillini di Seravezza.
È stato calcolato, si legge nel piano di coltivazione della Costa Medicea Sas, che la riapertura delle due cave produrrà un transito programmato di circa trentacinque camion al giorno. Questo per almeno otto anni quando in parallelo all’attività di estrazione di marmo ci sarà anche il ripristino dei ravaneti soprastanti palazzo Mediceo (un progetto concordato per la messa in sicurezza del versante sopra il patrimonio Unesco). I camion passeranno accanto a palazzo Mediceo all’andata e lungo fiume al ritorno.
Intanto dal Comune di Seravezza informano che la procedura di autorizzazione per le cave Costa Medicea inferiore e superiore è al vaglio degli uffici comunali è c’è una particolare attenzione da parte anche dell’amministrazione. È stato chiesto inoltre un supplemento di indagine poiché da poco la zona è entrata a far parte dell’area contigua del Parco delle Alpi Apuane.
5
Grazie Alessandro per l’interesse che hai dimostrato con questo articolo. Per il nostro comitato e’ molto importante acquisire sempre più visibilità, nella speranza che i cittadini ancora “silenti” prendano consapevolezza del degrado ambientale che stanno provocando le cave e si rendano partecipi di un migliore sviluppo del proprio territorio e della propria qualità di vita.
Ci auguriamo che tu possa partecipare alle nostre iniziative future.
Una “certa politica” non potrà non tenere conto che ci sono molti cittadini che non vogliono vedere trasformare il proprio territorio in un mucchio di detriti. Non potra far finta di vedere che ci sono cittadini che hanno una visione lunga, che vedono lontano.
Forza ai comitati! Tutto si sta muovendo: ora iniziamo a dare un fronte comune a questo movimento.
Bene che si parli delle mobilitazioni dei cittadini oltre che di chi frequenta la montagna. A Seravezza c’è un fronte compatto di cittadini che non vuole che il loro territorio diventi un sito minerario. Diamo voce a queste persone.
Grazie Alessandro per questa pubblicazione.
E’ un fatto molto importante che dei cittadini abbiano preso coscenza del problema cave sul proprio territorio. Che si rendono conto del degrado del territorio con relativa minaccia alla salute, alla sicurezza. Che per l’economia ci sono altre possibilità, non solo cave e sempre cave. E chi dice il contrario non la racconta giusta.
Importante questo comitato di cittaddini che va oltre la politica perchè l’importante è difendere un bene, una ricchezza di tutti: il territorio.
Difenderlo contro chi pensa solamente al proprio portafoglio e se ne frega assai del bene comune.
E il Parco che dice….? Dov’è …?