Dal manuale SICURI IN FALESIA diamo qui un estratto significativo su ciò che sta alla base di un approccio responsabile all’arrampicata in falesia, tralasciando ogni dettaglio tecnico per cui si rimanda al testo (scaricabile qui, falesianew), redatto su progetto a cura della Direzione Nazionale del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico). Altre informazioni sul sito www.sicuriinmontagna.it.
In arrampicata sulla falesia di Borno, Valle Camonica
NON SERVE SOLO SAPER ARRAMPICARE: ci vuole altro.
L’arrampicata libera è una disciplina sportiva complessa, non è solamente una sequenza di movimenti e gesti atletici volti alla migliore performance, è anche e soprattutto consapevolezza e conoscenza di sé e della propria preparazione ad affrontare tale disciplina. E’, in altre parole, un atteggiamento verso ciò che ci circonda.
In arrampicata sulla falesia di Montestrutto (TO)
Per tale motivo il più bravo arrampicatore non sarà mai solamente il più forte di tutti ma sarà colui che conosce la sicurezza e le metodiche per rendere sicura la scalata.
Sarà colui che rispetta l’armonia del luogo in cui è immerso e che sa ascoltare e guardarsi attorno intanto che arrampica. Sarà colui che si pone criticamente di fronte a qualsiasi situazione gli capiti di affrontare in una giornata di arrampicata, dal parcheggio della sua autovettura, sino alle chiacchiere con il contadino che accudisce i campi adiacenti alla falesia. Ed ancora, sarà colui che presterà grande attenzione all’incolumità propria e degli amici sapendo, in caso di necessità, trarsi d’impaccio da eventuali inconvenienti.
INCIDENTI IN FALESIA: uno sguardo a ciò che accade.
Non è mai facile parlare di statistiche volendo, come a volte succede, trarre delle regole.
Ciò nonostante, i dati raccolti in questi ultimi anni durante gli interventi del CNSAS mettono in chiara evidenza un trend crescente degli incidenti che succedono in falesia. A differenza del terreno cosiddetto d’avventura, di regola l’arrampicata in falesia non sottopone le persone a grandi rischi ambientali, tuttavia i problemi non mancano. Anche se i numeri degli incidenti in falesia non sono grandi, ovvero non occupano i primi posti delle classifiche, va osservato che, quasi sempre, le cause sono da imputarsi a piccole negligenze o a banali errori; a volte però le conseguenze sono drammatiche.
Peraltro non mancano incidenti gravissimi anche in falesie “domestiche” o, addirittura, su pareti artificiali. Molto preoccupante la constatazione che la percentuale più elevata degli incidenti riguarda arrampicatori giovani privi d’esperienza.
Volendo, solo indicativamente, porre l’attenzione sulle cause di maggior criticità, si può far riferimento a quanto segue:
• inesperienza generale
• disattenzione e superficialità nelle manovre di assicurazione
• manovra errata di moulinette da parte del primo di cordata
• sistema di assicurazione al primo di cordata non idoneo
• incapacità d’utilizzo dei freni e dei sistemi di assicurazione
• mancanza del nodo sul capo libero della corda
• sollevamento del secondo di cordata in caso di caduta del primo
• manovre errate di discesa in corda doppia
• incomprensione nei comandi di cordata
• nodi sbagliati (in falesia spesso ci si lega varie volte nella stessa giornata)
L’ESPERIENZA: non si può acquistare in negozio.
L’esperienza e la capacità di valutazione di ciò che si fa e di ciò che ci circonda non sono, purtroppo, acquistabili in negozio.
L’arrampicata in falesia, pur non essendo pericolosa più di molte altre attività, richiede comunque un approccio non improvvisato; la conoscenza delle attrezzature e delle tecniche di assicurazione sono necessarie per garantire l’incolumità di chi arrampica.
Purtroppo i climber che passano dalle Scuole del CAI, dai corsi delle Guide Alpine, dalle associazioni di riferimento o dall’insegnamento di un amico veramente esperto, sono pochi; molti sono giovani “autodidatti improvvisati”. Con onestà e franchezza va detto che il “fai da te” in falesia non aiuta certo a muovere i primi passi in sicurezza.
Anna Ceroni su Ah! (7a+), a Cannelot, Versilia
ATTREZZATURE E SICUREZZA: bisogna sempre usare la testa.
La sicurezza in montagna, così come nell’arrampicata libera, non dipende mai esclusivamente dall’attrezzatura; la sicurezza è un fatto complesso che dipende soprattutto dalla capacità dell’individuo di comprendere globalmente la situazione che sta vivendo e di agire di conseguenza. Peraltro, le norme sull’attrezzatura alpinistica e d’arrampicata, non tutelano, e mai potranno tutelare, l’utilizzatore dall’uso improprio. Ciò significa che non solo è necessario utilizzare attrezzatura certificata con marchio CE, è anche fondamentale saperla utilizzare con perizia. Le attrezzature personali utilizzate in arrampicata sono riconosciute dalle norme CEN (Comitato Europeo di Normazione) come DPI (Dispositivi di Protezione Individuali); ciò significa che l’attrezzatura tecnica da utilizzare deve riportare obbligatoriamente il marchio CE. Oltre alle norme CEN, valide nei paesi dell’Unione Europea, esistono le norme ed il marchio UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche) che, pur avendo carattere facoltativo, hanno estensione mondiale. Generalmente l’allestimento delle attrezzature di sicurezza delle vie d’arrampicata in falesia (ancoraggi, soste) è realizzato da persone esperte che utilizzano, almeno negli ultimi anni, materiale certificato.
Ciò non significa che tutto quello che si trova in giro è sicuro per definizione; al contrario, a volte basta un fulmine, la caduta di sassi o il posizionamento degli infissi eseguito in modo maldestro, per compromettere pericolosamente la bontà di un ancoraggio o di una sosta. Quindi, bisogna ricordare che: ”non è sempre sicuro ciò che luccica”.
L’osservazione e la valutazione critica della qualità, dello stato degli infissi e di tutte le attrezzature presenti nelle palestre d’arrampicata è una regola obbligatoria.
postato il 10 aprile 2014
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