Alpinismo in Adamello e Presanella

Alpinismo in Adamello e Presanella
(scritto nel 2000)

Lettura: spessore-weight*, impegno-effort*, disimpegno-entertainment**

Sebbene sia probabile che alcune rudimentali mappe della zona si trovino incise sul­le pietre della Val Camònica già dai Camuni, dob­biamo attendere il 1764 per avere una carta geografica. In quell’anno comparve infatti una carta del massiccio nel grande atlante del Tirolo di Anich e Hüber. Per la prima volta appare qui il toponimo Presanella, men­tre per l’Adamello dovremo aspettare il 1797 con l’edizione del­la carta napoleonica. Mentre pochi dubbi esistono sull’etimologia di Presanella, che è diminutivo di Presena, piccola presa d’acqua presso la soglia di Val Stavèl, altro discorso è per Adamello.

Il toponimo Adamello, di antichissime origini illiriche, apparve nel 1797 con l’edizione del­la carta napoleonica: la montagna era sconosciuta con questo nome, eccetto fra i montanari di Val Savio­re e Val Adamè. Assumeva in quegli anni sempre maggiore importanza la necessità di avere una chiaro pro­spetto topografico del territorio alpino, forse anche in funzione delle preoccupazioni nazionalistiche che in quegli anni di incer­tezza e guerre quasi continue erano di certo notevoli. L’Europa era ancora in fermento, molte nazioni stavano definendo i propri confini e le Alpi, li­mite naturale e al tempo stesso complicato, richiedevano di esse­re ben conosciute per poter difendere con chiare argomentazioni geografiche le proprie ragioni territoriali. I primi dati certi circa il raggiungimento di qual­che vetta li abbiamo quindi a partire dal 1854, data in cui ebbe inizio un’intensa campagna di rilevamento topografico dell’Ada­mello-Presanella promossa dal governo austriaco, cui fecero seguito analoghe iniziative del governo italiano.

Julius von Payer

I topografi, e pochi anni dopo anche scienziati e naturalisti, studiando vari aspetti del massiccio, dai ghiacciai alla geo­logia, raggiunsero sicuramente qualcuna delle vette minori. Ma l’alpinismo andava rapidamente organizzandosi come idea e come sistema; alla nascita dei club alpini seguì un’intensa attività d’informazione con i primi resoconti delle ascensio­ni compiute dai soci. Già nel 1862 lo studioso Anton von Ruthner aveva tentato la salita alla Pre­sanella (con Bortolo Delpero, di Vermiglio, e Kuenz, di Martell) giungendo fino al Passo Cèrcen. Fra il 1863 e il 1864, John Ball, pri­mo presidente del britannico Alpine Club, compie le traversate dalla Val di Fumo alla Val Rendena attraverso il Passo di S. Valentino e quella da Pinzolo a Ponte di Legno attraverso Val di Genova, Passo Pisgana e Val Narcanello. Nel 1864 assistiamo ad un primo tentativo di scalata all’Adamel­lo che però viene abbandonato sul Monte Veneròcolo; è il preludio di una grande annata che, quasi simbolicamente, vedrà salite le due maggiori vette del massiccio dai rappresentanti delle due scuole alpinistiche che fino da allora si erano distinte in que­sto settore alpino: l’austriaca e l’inglese. Il 25 agosto una cordata composta da Douglas W. Freshfield, Melville Beachcroft, James Douglas Walker con la guida François Devouassoud e il portatore Bortolo Del­pero riesce nell’ascensione alla più alta vetta del massiccio e del Trentino, la Presanella. Pochi giorni dopo è la volta dell’austriaco Julius Johannes Ludovicus von Payer che il 15 settembre, assieme a Giovanni Pirinèl Canturani di Strembo raggiunge la vetta dell’Adamello. L’ascensione ha risvolti curiosi che aiutano a capire le conoscenze e lo spirito di quei tempi. Per un errore di valutazione, la comitiva composta dai due alpinisti citati e da un compaesano di Canturani, Gerola­mo Fio Botteri, compì la prima ascensione al Corno Bianco 3434 m. Lo sbaglio fu forse dovuto al fatto che dal bacino del Mandròn, questa cima è quasi perfettamente allineata con l’Ada­mello e ne cela la vetta. Accortisi che la più alta sommità era oltre un chilometro a ovest, i tre non si perdono d’animo e lungo la cresta si dirigono verso la meta. Cau­sa il mal di montagna Botteri si ferma, mentre gli altri riescono, al termine di ben 11 ore di fatiche, a toccare la sospirata vetta. Lo stesso von Payer, qualche giorno dopo, salì sulla Presanella pregustando la gloria di una prima ascensione, ma trovò sulla vetta, creduta ancor vergine, l’ometto di pietre co­struito da Freshfield.

Fra i primi italiani a esplorare il massiccio, spicca la figura del capitano Giovan Bat­tista Adami che, al comando delle truppe che fra quei monti pre­sidiavano l’allora confine italo-austriaco, compì numerose ascensioni e rilievi topografici. La sua opera segna la conclu­sione del periodo esplorativo e apre all’alpinismo moderno. Molto attivi a fine secolo furono gli alpinisti di lingua tedesca come Ludwig Purtscheller o più ancora Karl Schulz che pubblicò una prima monografia sul massiccio. Anche gli italiani ebbero in Paolo Prudenzini, di Breno, il loro alfiere. Da citare in questi anni sono anche le prime invernali alla Pre­sanella (A. Arimondi, Orazio de Falkner con la guida Angelo Spalla Ferrari) nel 1890 e all’Adamello (Wilhelm von Arlt con le guide Amanzio e Giacinto Collini) l’anno successivo.

Giovanni Faustinelli, 1978. Foto: da 70 anni di sci a Pontedilegno.

La prima scalata della repulsiva parete settentrionale dell’Adamello, una muraglia di ghiaccio e roccia alta 600 metri, va con qualche dubbio a­scritta al solitario Lorenzo Marani che il 26 agosto 1898 nel corso di un’esplorazione, impossibilitato a ridiscendere, si vide costret­to a percorrere la parete nord-nord-ovest. Nell’estate del 1904 Alessandro Gnecchi e Giovanni Cresseri superano lo spigolo nord-ovest e nel 1906 (29 agosto) è infine la volta del superbo sperone che sostie­ne la parete nord, splendida impresa di Pietro Arici con le guide Emilio Brocherel e Ugo Croux.

Nel 1908 compare una prima guida alpinistica del gruppo ad opera di Gnecchi e alcune interessanti monografie del grande alpinista e studioso Gualtiero Laeng.

Importantissime anche la prima ascensione allo spigolo nord della Presanella (Gustav Jahn e Viktor Sohm, 1908) e quella dell’alta e repulsiva pa­rete est della stessa montagna compiuta nel 1909 da V. Bonfioli con la guida Adamello Collini di Pinzolo. Quest’ultima impresa per le sue difficoltà si pone senza dubbio all’avanguardia fra tutte le altre compiute fino ad allora.

Compare nel frattempo alla ribalta la figura di Arrigo Giannanto­nj, uno dei maggiori esploratori del massiccio e uno dei primi alpinisti senza guida. Il suo nome compare per la prima volta fra quello dei componenti delle cordate che salirono la parete nord ovest del Corno Triangolo guidate da Martino Gozzi con l’aiuto dei figli Francesco e Anto­nio ai quali a onor del vero spetta il merito della risoluzione del problema.

Negli anni del sesto grado compare la figura della grande guida di Ponte di Legno Giovanni Faustinelli che subito si impone con imprese di notevole rilievo quali la prima allo scivolo ghiacciato della Nord della Presanella (con Remigio Maculotti, 1937) o la prima soli­taria allo spigolo nord dell’Adamello (1935).

Clemente Guerét Maffei

Siamo così giunti anche agli anni ’40 che contrariamente a quanto si possa pensare, vedono, nonostante lo scoppio di una nuova guer­ra mondiale, la soluzione di alcuni importanti problemi alpinistici. Particolarmente attive le cordate guidate da Carlo Sicola e Vitale Bramani. La classe di Sicola è fuori discussione se si pensa che nel corso di un tentativo all’ancora inviolata parete sud del Corno Salarno riesce a superare in libe­ra arrampicata il passaggio che costringerà il pur fortissimo Ni­no Oppio ad usare uno dei primi chiodi a pressione della storia dell’alpinismo. L’evidente problema della placconata sud del Corno Salarno sarà infatti risolto nel 1942 da Oppio e Bramani, con Elvezio Bozzoli-Parasacchi. Al termine del conflitto l’attività riprende copiosa grazie a Clemente Guerét Maffei, di Pinzolo. Citare tutte le prime ascensioni da lui compiute sarebbe impossibile, ma per dare un’idea ba­sti pensare che quasi non c’è pagina della guida alpinistica Pre­sanella del CAI-TCI che non riporti il suo nome. In seguito altri entusiasti esploratori fra i quali spiccano Pericle Sacchi e Urbano dell’Eva si affiancano a Maffei nel portare avanti un’intensissima opera di esplorazione.

Tra le grandi invernali, di notevole portata è la prima allo spigolo nord dell’Adamello compiuta in due giorni nel febbraio del 1963 dai bergamaschi Piero Bergamelli, Mario Curnis e D. Petenzi. Nell’inverno 1975 Franco Gadotti, Giorgio Cantaloni e Ugo Zandonella salgono la via delle Guide sulla Est della Presanella. Si tratta di un’impresa durissima risolta con bravura e determinazione in un ambiente estremamente ostile e al prezzo di ben tre bivacchi con temperature oscillanti sui -30°. Forti delle nuove tecniche e di tanto entusiasmo altri giovani hanno proseguito l’azione anche negli anni ’70 fino ad oggi.

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Alpinismo in Adamello e Presanella ultima modifica: 2017-11-05T06:13:00+01:00 da GognaBlog

3 pensieri su “Alpinismo in Adamello e Presanella”

  1. Nel 1906 non mi risulta che sia Paolo Arici assieme Guido Brocherel ed Emilio Croux a salire la nord. Da una relazione di Giannntonj del 1911,assieme alla relazione della salita, cita Piero Arici che assieme a Emilio Brocherel e Guido Croux hanno scalato la nord.

  2. Pregevole narrazione storica di Alpinismo in Adamello  .

     

     

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