Ancora su Maestri e sul Cerro Torre

La vicenda di Cesare Maestri e il “suo” Cerro Torre è pressoché nota a tutti, ma costituisce uno dei più grandi rebus dell’intera storia dell’alpinismo. Rebus non ancora risolto, a dispetto dei numerosi tentativi.

Per i meno informati possiamo riassumere la storia in poche righe. Il Cerro Torre, con il suo caratteristico cappuccio di ghiaccio, è una delle più slanciate ed estetiche montagne della Patagonia, nota in tutto il mondo.
Cesare Maestri partecipò alla spedizione dei trentini, guidata da Bruno Detassis, nell’estate australe del 1957-58. Fallita questa, egli ritornò l’anno dopo, approfittando dell’entusiasmo e delle capacità organizzative del trentino Cesarino Fava che allora viveva in Argentina.
Maestri disse di essere giunto in vetta il 31 gennaio 1959, assieme al tirolese Toni Egger, grande rocciatore ma soprattutto esperto di ghiaccio, dopo aver attaccato dal versante est, per poi passare sulla parete nord dopo il passaggio per lo stretto intaglio del Colle della Conquista. Anche il trentino Cesarino Fava faceva parte del team, ma la volta decisiva non andò su con loro e rimase sul ghiacciaio sottostante, a supporto dei compagni. Fu proprio Fava a ritrovare, dopo sei giorni, il solo Maestri, in stato confusionale. Egger era morto cadendo durante la discesa, travolto da una slavina.
Quella salita era tanto avveniristica da essere ritenuta impossibile con i mezzi – in primo luogo le piccozze – di allora. Così tutti coloro che, nei decenni seguenti, sono saliti sul Torre hanno cercato, invano, le tracce che la confermassero. Intanto Maestri protestava la propria sincerità e tornava 11 anni dopo sulla montagna per aprirvi, provocatoriamente, una nuova via, chiamata la via del Compressore. Lo spregiudicato uso di un pesantissimo compressore per piantare i chiodi a pressione fu causa di altre polemiche, andate a sommarsi a quelle vecchie.

Il Cerro Torre visto da ovest. Foto: Rolando Garibotti
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I primi dubbi espressi pubblicamente furono di Carlo Mauri, il noto alpinista di Lecco. In seguito il caso venne ripreso da Ken Wilson, l’editore di Mountain Magazine. Molto è stato scritto sull’inconsistenza del racconto di Maestri e di Fava e su ciò che può essere successo o non successo. Oltre agli eccellenti articoli di Wilson, tra le opere più importanti c’è il libro di Tom Dauer, Cerro Torre, mito della Patagonia; l’articolo di Rolando Garibotti A Mountain Unveiled, dapprima pubblicato nel libro di Dauer, poi ripreso dall’American Alpine Journal; il libro di Reinhold Messner’s Grido di Pietra; più recentemente il libro di Kelly Cordes The Tower: A Chronicle of Climbing and Controversy on Cerro Torre. Tutti coloro che hanno esaminato i fatti sono giunti alla stessa conclusione: il racconto di Maestri è una fandonia.

A questo punto interviene un nuovo fatto: Rolando Garibotti fa una scoperta che a suo avviso potrebbe gettare nuova luce sull’intera vicenda. Qui sotto riportiamo integralmente il suo articolo, tradotto dall’inglese. In fondo al post, chi ha ancora il coraggio di proseguire, può leggere alcune mie considerazioni.


Completando il puzzle: un fatto nuovo nella pretesa salita del Cerro Torre del 1959
di Rolando Garibotti con il contributo di Kelly Cordes
(originalmente postato su Alpinist.com, 3 febbraio 2015, ma prima ancora su pataclimb.com, 2 febbraio 2015)

Negli ultimi quarant’anni l’affermazione di Cesare Maestri di aver salito conToni Egger la vetta del Cerro Torre nel 1959 è stata largamente screditata.
Un’abbondanza di evidenze ha dimostrato che il punto più alto da loro raggiunto è solo a un quarto (circa 300 m) dell’intero percorso, il cosiddetto nevaio triangolare. Ciò che era rimasto un vero mistero riguarda ciò che Maestri ed Egger (aiutati da Cesarino Fava) avessero davvero fatto in quel lasso di tempo, in quei sei giorni da cui Egger non fece ritorno.

Maestri era senza dubbio un alpinista fenomenale e un pensatore indipendente e d’avanguardia, che certamente merita rispetto per tutto ciò che d’altro aveva fatto. Ma di certo questo giudizio non poteva precludere un’indagine su quanto lui affermava. Anche perché stiamo parlando dei fatti relativi alla prima ascensione di una delle più belle montagne conosciute al mondo. Ad oggi, nessuno ha mai costruito una difesa della salita di Maestri del 1959 basata sui fatti, a contrasto delle numerose contraddizioni, inconsistenze ed evidenze accumulate contro la sua versione.

Ma ora c’è una prova al riguardo di come e dove Maestri ed Egger abbiano passato quei sei giorni. I giorni precedenti, con l’intero team a trasportare il materiale, con i viaggi su e giù per il ghiacciaio sotto alla Est, con le corde fisse fino al nevaio triangolare, sono stati raccontati con dovizia di particolari, dal diario di Fava, nonché dai diari dei tre giovani studenti universitari che erano a supporto del team e naturalmente dal diario dello stesso Maestri.

Su una piccola cima situata subito a nord del Col Standhardt, Rolando Garibotti tiene in mano la foto tratta dal libro di Cesare Maestri Arrampicare è il mio mestiere: la didascalia è “Toni Egger sulle placche d’attacco della parete del Cerro Torre”. Invece ciò che si vede è (in primo piano il versante ovest del Perfil de Indio, in secondo il versante ovest dell’Aguja Bifida. Foto: Rolando Garibotti
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Nel libro Arrampicare è il mio mestiere (Garzanti, Milano, 1961) una foto a colori su una pagina fuori testo, adiacente a pag. 64, ripresa da Maestri mostra Toni Egger mentre sale apparentemente slegato su quelle che la didascalia definisce le placche d’attacco della parete del Cerro Torre.

Due anni fa Ermanno Salvaterra e io avevamo notato quella foto mentre lavoravamo a un libro che ancora oggi non è stato pubblicato: conoscevamo bene il terreno, ci accorgemmo che la foto non è stata fatta sul Cerro Torre. Ma non sapevamo dove invece fosse stata scattata. L’immagine è tagliata in modo tale da non rivelare molto dello sfondo. Circa un anno fa Kelly Cordes mi chiese di insistere in quest’indagine: e così feci un altro sforzo. Dopo molte ore di studi su migliaia di immagini dell’intera zona, con l’aiuto di Dorte Pietron, trovai qualcosa che somigliava molto alla foto in questione. Bingo!

La foto di Maestri è stata infatti presa sulla parete ovest del Perfil de Indio, una piccolo torre a nord del Col Standhardt, tra l’Aguja Standhardt e l’Aguja Bifida, sul versante ovest del massiccio, cioè quello opposto a quello sul quale loro stavano operando.

Che significa? Nei suoi molti racconti delle sue spedizioni del 1958 e 1959, Maestri non riferisce mai di alcuna ricognizione sul versante ovest del massiccio.
I sei giorni in cui Maestri dice di aver fatto con Egger l’attacco finale al Cerro Torre da est son quelli peggio raccontati. Cosa avvenne davvero?

Questa fotografia aggiunge un’altra evidenza, scattata in un luogo in cui andarono ma che mai Maestri menzionò. E questo luogo è abbastanza vicino a quello dove avrebbero dovuto essere, e certamente non è posto dove si possa andare senza intenzione di farlo. E poi dimenticarsene. Probabilmente, di fronte alle enormi difficoltà che si prospettavano nella continuazione della loro salita da est, i due presero in considerazione la parete ovest, dove Walter Bonatti e Carlo Mauri avevano trovato una linea di debolezza ed erano saliti fino a buon punto l’anno prima. Dal loro campo base sul versante est, l’unico modo per raggiungere la parete ovest del Cerro Torre è proprio quello di salire i pendii sotto al Col Standhardt, scavalcarlo e scendere a corda doppia a ovest (decadi dopo questo percorso è diventato uno dei modi più comuni per approcciare il versante ovest). Nella foto di Maestri, si vede Egger scalare sotto (ovest) e subito a nord del Col Standhardt, ovviamente mentre ritorna al versante est del massiccio. È una grande lezione d’intuito nel reperire una via. Nell’ultima decade le cordate che cercavano di raggiungere quello stesso colle dall’ovest si sono trovate a battagliare con terreno ripido e difficile su un itinerario più diretto. La linea scelta invece da Egger e Maestri è molto più facile (III). Dal Col Standhardt, i due riscesero poi i pendii ventosi e valangosi che li avrebbero portati alla parte superiore del ghiacciaio del Torre, dove I resti di Egger furono ritrovati nel 1974 (vedi foto più sotto).

L’approssimativa linea di salita che Egger e Maestri avrebbero seguito se fossero arrivati alla location della foto da ovest. Foto: R. Garibottimaestri_2_1
La morte di Egger rimane un mistero. Con queste nuove informazioni è possibile che sia stato vittima di un incidente scendendo dal Col Standhardt. L’unico a conoscere la verità rifiuta di parlare, lasciandoci tentare di mettere insieme i pezzi della verità. L’aspetto più controverso della versione di Maestri e Fava vede l’inaccurata informazione da loro data alla famiglia Egger sulla morte di Toni. Al loro ritorno, Maestri e Fava non riportarono indietro alcun indumento di Egger, e neppure materiale personale o appunti di diario (si sapeva che Toni era abituato a scrivere un diario preciso delle cose che faceva). La sorella di Toni è ancora viva, ha quasi novant’anni e vive nei dintorni di Lienz (Tirolo orientale, Austria). Sarebbe giusto che Maestri desse una spiegazione a lei (e al mondo) su ciò che avvenne in quei sei giorni del 1959.

L’ultima lezione dataci da Egger è il reperimento di quella via, astuta e ingegnosa. Speriamo che l’ultima di Maestri sia un ritorno alla verità, cristallina e una volta per tutte.

Ciò che prova la foto:
– che l’immagine che Maestri ha pubblicato nel suo libro non è stata scattata sul Cerro Tore come invece lui afferma;

– che Egger e Maestri visitarono il versante ovest del Cerro Torre, quello opposto all’orientale dove loro volevano salire, probabilmente per provare la salita da ovest (non si vede altra motivazione);

– che, dato che quei sei giorni sono i soli a non essere stati relazionati, fu proprio in quel periodo che loro andarono sul versante ovest, proprio in quei sei giorni in cui Maestri ha sempre detto di aver compiuto la salita della montagna da est e nord;

– che la macchina fotografica non andò perduta come Maestri afferma.

Hanno contribuito a questo articolo, originariamente pubblicato su pataclimb.com: Leo Dickinson, Colin Haley, Dorte Pietron ed Ermanno Salvaterra.


La risposta di Maestri
(Gazzetta dello Sport, cerca a pag. 26, 6 febbraio 2015)
L’articolo di Garibotti fa il giro del mondo in pochi minuti, ed ecco il giornalista Alessandro Filippini che telefona (più di una volta) all’ottantacinquenne Cesare Maestri per informarlo del fatto nuovo e avere eventuali chiarimenti.

Dopo un primo rifiuto del grande arrampicatore di interessarsi alla questione (mi avete rotto i coglioni, non sono mai stato sulla Ovest, dev’essere la foto di qualcun altro, l’editore avrà sbagliato didascalia) Filippini riesce a fargli ricordare che sì, una volta durante la spedizione del 1957/58 stette via “una decina di ore con Luciano Eccher, arrivando fino a un colle” per dare un occhio all’Ice Cap (lo Hielo Continental).

Filippini conclude che la fotografia non è stata scattata durante la contestata prima salita, bensì nella spedizione trentina dell’anno precedente, con ciò riportando a zero lo “scoop” di Garibotti: “ha solamente scoperto… un refuso!”. Confortato in questo giudizio, sulla stessa pagina, da una breve analisi di Reinhold Messner che giunge alle stesse conclusioni, parlando di prova per nulla definitiva.

Ovviamente Garibotti giudica “scontata, se non deplorevole” la risposta di Maestri (in Addendum, 7 febbraio 2015).
Aggiunge che i dettagli della spedizione 1957/58 sono stati minuziosamente relazionati da Bruno Detassis. Una spedizione che battezzò ogni piccola cima e colle raggiunti, includendo anche realtà geografiche del tutto insignificanti: ma che non nominò la salita al Col Standhardt, di sicuro una meta più importante di tante altre, un vero e proprio “blank on the map”.

Garibotti aggiunge che il libro di Maestri è stato rieditato quattro volte senza che fosse fatta alcuna correzione alla didascalia.

Il fatto che la foto sia stata fatta sul versante ovest suggerisce che i due volessero fare ben di più che dare uno sguardo allo Hielo Continental…

E conclude la sua prima appendice giudicando “assai triste che la sciarada continui a nascondere la verità a spese della famiglia di un uomo che non c’è più”.

In un secondo Addendum dell’9 febbraio 2015, Rolando Garibotti continua implacabile, riproducendo la pagina del Bollettino della SAT (1958,2) in cui è l’intera lista delle salite (dove appunto non figura il Col Standhardt), completa di chi e quando le fece, stilata dal “leggendario Bruno Detassis”.

Osserva che la salita a quel colle comporta mille metri di dislivello, un percorso complicato tra i ghiacci, un couloir a 60° e passaggi di V grado su roccia: una “gita” che difficilmente si può trascurare, specialmente se paragonata alle altre elencate. E aggiunge che ugualmente anche in altre pubblicazioni successive non se ne parla mai: American Alpine Journal, 1959, p. 317; Rivista Mensile del CAI, 1958/3-4, p. 112, p. 114; CAI-Alpinisti Italiani nel Mondo, 1972/2, p. 836; Lo Scarpone, 1957/23, p. 1; Lo Scarpone, 1958/1, p. 1; Lo Scarpone, 1958/2, p. 1; Lo Scarpone, 1958/5, p. 1; Lo Scarpone, 1958/21, p. 3; Bollettino SAT, 1959/3, p.13; Italiani sulle Montagne del Mondo, p. 273-274; Maestri C. (1961), Arrampicare è il mio mestiere, Garzanti, Milano, 1961 (p. 57-86); Maestri C. (1981), Il Ragno delle Dolomiti, Rizzoli, Milano.

Il massiccio del Torre visto da est. Foto: Rolando Garibotti
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Alcune mie considerazioni
Non sono mai intervenuto direttamente in questa annosissima questione, ho però letto con meticolosità tutto ciò che è stato scritto, e non solo in italiano. Ho ascoltato con interesse i pareri di centinaia di alpinisti. La vicenda della didascalia sbagliata ha innestato nuovi dubbi, che Garibotti ritiene possano essere prove.

Personalmente credo che né questa scoperta della didascalia erronea, né la salita di Garibotti, Salvaterra e Alessandro Beltrami, battezzata Arca de los vientos, che voleva ripercorre l’itinerario del 1959 ma che poi se ne distaccò sensibilmente al di sopra del Colle della Conquista, né altre considerazioni che qui sarebbe troppo lungo riportare, abbiano mai potuto scalfire più di tanto la versione di Maestri.

Riproduzione della foto originale di Maestri, a pagina 64 di Arrampicare è il mio mestiere.
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C’è ancora la possibilità che il racconto di Maestri sia vero, perché le condizioni assai ghiacciate di quegli anni (le foto di allora lo provano e anche quella più moderna qui sotto di Rolando Garibotti potrebbe suggerirlo) potrebbero aver reso possibile una salita sotto e sopra al Colle della Conquista pressoché interamente su ghiaccio. Sfruttando i “cavolfiori” anche con le piccozze di allora non è detto che uno come Egger non potesse salire. Le numerose spedizioni che hanno tentato di ripetere questo itinerario, fino alla conclusiva di Garibotti, Salvaterra e Beltrami, non hanno trovato alcuna traccia? Su ghiaccio mi sembra normale. La quantità di materiale adoperata per raggiungere il nevaio triangolare stona con l’assoluta mancanza di tracce sul terreno superiore? La scelta del duo di salire dopo il Colle della Conquista per la parete nord in quello stile che in seguito sarebbe stato chiamato “alpino” potrebbe spiegare perché in basso tanto materiale e in alto nulla.

La recente apertura de la Directa de la Mentira conferma ancora una volta l’assenza delle prove di passaggio di Egger e Maestri.

A mio avviso c’è solo un modo per ridare a Maestri credibilità, certamente non completa. Dal racconto di Maestri sembrerebbe che la loro discesa in parete nord si sia svolta lungo quello che oggi è la parte finale del tentativo Burke-Proctor o del tentativo Ponholzer-Steiger. Maestri riporta che, dopo essere arrivati in cima e dopo essere scesi a lungo in parete nord, usando chiodi a espansione o chiodi da ghiaccio per costruire gli ancoraggi per le doppie, “circa 100-150 metri al di sopra del Colle della Conquista” decisero di traversare verso est, in modo da giungere dall’alto sul famoso nevaio triangolare, senza dover ripassare sulla lunga traversata che collega il nevaio al Colle della Conquista, da loro percorsa in salita. Maestri racconta di aver evitato di ripercorrere al contrario la traversata e di essere arrivato in doppia sul nevaio triangolare, dall’alto, dunque è su questo settore di parete immediatamente al di sopra del nevaio che dovrebbero concentrarsi le ricerche dei chiodi a espansione lasciati. Quello è un terreno più ripido della parete nord, dove certamente gli eventuali ancoraggi possono essere tutto meno che chiodi da ghiaccio: dunque reperibili! Ma nessuno ha mai ripercorso quel settore tra il gran diedro degli inglesi Phil Burke e Tom Proctor (1981) e il tentativo Ponholzer-Steiger.

Rimarrebbe comunque la considerazione che, pur se dovessero essere lì ritrovati degli ancoraggi a espansione, non sarebbe quella comunque una prova definitiva, perché si potrebbe sempre obiettare che i due siano sì saliti per un pezzo sulla parete nord (quei 100-150 m o anche un po’ oltre) ma magari non fino alla vetta.

Nella foto qui sotto (di Rolando Garibotti) sono elencati gli attuali percorsi che solcano la parete nord del Cerro Torre. Da notare la Burke-Proctor (10) che proviene dal grande diedro strapiombante della parete est (qui non visibile). Vi si deve aggiungere il tracciato della Directa de la Mentira (Colin Haley e Marc-André Leclerc, 2-3 febbraio 2015), sei lunghezze di corda che raddrizzano Arca de los Vientos passando direttamente sullo spigolo nord. La presenza di ghiaccio in questa foto assai recente può suggerire che più di 50 anni fa lo spessore fosse maggiore.
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Ancora su Maestri e sul Cerro Torre ultima modifica: 2015-02-15T06:15:59+01:00 da GognaBlog

49 pensieri su “Ancora su Maestri e sul Cerro Torre”

  1. La sorella di Toni Egger  ha lasciati lo scorso novembre. Korra Pesce, poche ore fa. Un grandissimo, modesto e simpatico alpinista dal curriculum stratosferico. Riposi in pace.

    La verità è sempre e solo una. E non solo sul Cerro Torre. Mi spiace per chi se ne confeziona una a suo comodo riesca a conviverci.

  2. Segnalo agli interessati che il sito “sherpa-gate.com” ha pubblicato il resoconto originario di Cesare Maestri, comparso per la prima volta nel Bollettino della SAT nel 1959.

  3. Comunque Egger al Torre di piccozze ne usava due e molto probabilmente ne aveva usate due anche all’ Irishanca. Una l’ho vista e non aveva la becca cosi dritta come si crede…  Poi siccome lui e Maestri non hanno salito più di 300m completamente su roccia al Torre nel ’59, non credo le abbia usate.

  4. Qualche moderno ghiacciatore ha mai tentato di salire una via di ghiaccio al Cerro Torre (ovvero la Via dei Ragni) servendosi solo di una piccozza – soltanto una, come fece Egger – e di un paio di ramponi dell’ epoca? Credo proprio di no, anche perché non vi riuscirebbe.

    E, secondo Maestri, ciò sarebbe stato fatto sulla ben piú difficile parete nord? Nel 1959? Con una piccozza con la becca diritta? Una piccozza concepita per tagliare gradini ma del tutto inefficiente per assicurare l’ancoraggio? Su pendenze di 75-80 gradi? Su ghiaccio di brina?

  5. Sono ancora positivamente stordito dalla lettura di The Tower di Kelly Cordes (ma uscirà mai in italiano???) che  narra di fatti che già sapevo ma fa un’analisi a livello umano degli stessi  che ogni alpinista dovrebbe leggersi. Anche solo per la cura della propria salute mentale. Un gesto per volersi bene, insomma.

    A maggior ragione quelli che credono ancora alla balla del ’59 e ne celebrano pure l’anniversario come se nulla fosse.

     

  6. Comunque a breve uscirà tradotto in italiano il libro di Kelly Cordes “The Tower”, del quale ignoro per ora il titolo che avrà nella lingua di Dante, per Versante Sud.
    Così i molti orbi che pensano che di malato ce ne sia soltanto uno, scopriranno che invece probabilmente saranno loro (gli orbi) in netta minoranza su questo pianeta.
    Nel frattempo invito, chi già non lo conoscesse, a vedere chi è Cordes e cos’ha fatto e fa.
    Così ne possiamo riparlare dopo.

  7. Ma ragazzi dove siete rimasti? La prima salita del Torre è stata quella dei Ragni nel 1974. Questo lo pensano e credono tutti gli alpinisti della Terra (me compreso) meno qualche decina di italiani legati ancora al mondo delle favole e a quello della lotta con l’alpe… Svegliatevi! Quella frase l’hanno pure cambiata sulla tessera del cai da anni. Nella bandiera sarda hanno tolto la benda dagli occhi dei mori per passargliela sulla testa. Sono esempi non troppo lontani, ma ve ne siete accorti?
    La storia si puó e si deve cambiare alla luce della verità accertata. E quella sul Torre è stata accertata da oltre 10 anni. Non ve ne eravate accorti? Ed è stata accertata “anche” da Rolando Garibotti che non è per nulla malato. State pur certi che se ci fossero più alpinisti con la coerenza di Garibotti circolerebbero meno balle. Perché ne circolano tante! Lui si è occupato del Torre perché, primo ne ha le capacità di salirne le pareti e secondo perché nel farlo si è incuriosito ed ha voluto non soffermarsi alla sola gloria dell’averlo salito varie volte (cosa peraltro che a Rolo non credo sia mai interessata), ma a voluto scoprirne la storia. E andarci a fondo.
    L’alpinismo tutto perde di significato e si riduce a uno sterile gesto atletico, se gli leviamo la storia, e Rolo non è un superficiale. Lo difendo perché è uno dei miei migliori amici e ne conosco le qualità e i difetti tra le quali sta anche la testardaggine, che è sia un difetto che una qualità.
    Siccome per salire le montagne occorre essere anche pragmatici, auguro anche a tutti coloro che lo detestano senza magari averci mai parlato di persona, di avere la fortuna di legarsi con un compagno così bravo, coraggioso, leale, intelligente e sensibile.
    Prima di parlare (e scrivere) bisognerebbe conoscere per bene l’argomento, per non fare chiacchiere da bar e figuracce inutili.
    Altro che balle.

  8. Modestissimi pareri. Sicuramente inutili ma tant’è.

    1) Ovvio che Garibotti è “malato”. A chi cavolo viene mai in mente di andare persino nei commissariati a cercare carte e dichiarazioni di 50 anni fa?
    2) Preuss arrampicava senza chiodi e spessissimo da solo e senza testimoni: e se le sue vie fossero bufale? Garibotti, indaghi, prego!
    3) Su Messner e fratello al Nanga Parbat esistono solo le dichiarazioni di Reinhold. Nessuna prova. Anzi, contraddizioni enormi tra i suoi stessi racconti&resoconti. Perché non fare le pulci anche a lui, Garibotti?

  9. Cerro Torre 1970.
    Perché mai Maestri non andò in vetta? Così decise, sentenziando che il Fungo non appartiene alla montagna. Ma è una spiegazione assurda.
    La cordata si fermò qualche decina di metri al di sotto del punto culminante: un tratto che riserva ancora notevoli difficoltà. Non vale fermarsi prima, per motivi incomprensibili, e poi giustificarsi sostenendo che la cima della montagna non fa parte della montagna.
    La prima salita è quella del 1959 (ammesso che prima o poi venga scoperto qualche chiodo) oppure quella del 1974. Quello del 1970 deve essere considerato un tentativo non portato a termine.

  10. Il Cerro Torre è la montagna piú bella e difficile del mondo. Pertanto è giusto che, anche a distanza di oltre mezzo secolo, si tenti di svelare la storia della prima ascensione. È esattamente quanto successo con l’Everest di Mallory e Irvine.
    La storia, tutta la Storia, è sempre importante. Fa parte di noi, di ciò che siamo, al di là delle mode del presente. Ben venga quindi chi scopre nuovi dati e li divulga.

    Vediamo ora qualche dettaglio sulla vicenda.
    Maestri fu ritrovato esanime da Fava (ammesso che quest’ultimo non abbia mentito su un particolare tanto importante, il che mi pare inverosimile) ai piedi della parete est, nei pressi della crepaccia terminale. Se in quei giorni fatidici Maestri ed Egger fossero stati al Col Standhardt implica che, subito dopo, cioè senza rientrare al campo base, se ne andarono alla parete est, ai cui piedi si trova appunto il luogo del ritrovamento di Maestri. È verosimile questo? No.

    Se i due andarono in vetta, per forza di cose lasciarono numerosi chiodi a espansione, sia lungo la via di salita che in quella di discesa. Non è credibile una scalata sulla parete nord senza chiodi infissi nella roccia, almeno in qualche sosta. Men che meno la discesa in corda doppia. Dovrebbero essercene numerosi.
    Nessuno li ha mai trovati. Neppure uno. Perché fino al nevaio triangolare sono state scoperte parecchie tracce di passaggio e poi piú nulla? Pur volendo concedere all’alpinista trentino la massima fiducia, ciò è molto sospetto.
    In ogni caso non si scappa: se la salita è avvenuta veramente, prima o poi i chiodi dovranno comparire. In caso contrario la salita non è avvenuta.
    Con il progresso dell’alpinismo, sempre piú cordate passano nei paraggi e tra breve tutti i settori della parete saranno stati perlustrati. A un certo punto si dovranno tirare le somme: “Non abbiamo trovato chiodi a espansione: dopo tante ricerche siamo certi che non esistono”. Oppure: “Abbiamo trovato due chiodi a espansione, di cui uno a duecento metri dal fungo sommitale”.

    Colle della Conquista: il toponimo appartiene anch’esso alla storia, a prescindere dalla verità sulla salita del 1959. Sostituirlo con un altro, per astio verso Maestri, non è corretto.

    Ascensione del 1970: la cordata non ha scalato il Fungo, non ha toccato il punto culminante, ma si è fermata ben al di sotto. Quello fu solo un tentativo non riuscito. Cosí è nella realtà delle cose. E cosí si è sempre inteso nella storia dell’alpinismo.
    Altrimenti Evans e Bourdillon avrebbero potuto rivendicare di essere stati i primi sula vetta dell’Everest.

  11. Cari miei, provate a scalare un po’ in Patagonia e poi forse capirete cose che qui dimostrate palesemente di ignorare. Ermanno e Rolo fanno un alpinismo che piú puro non si potrebbe è sono due innovatori, due duri e due teste differenti profondamente pensanti. Provate a ripetere qualche loro via…o a analizzare qualche loro pensiero. Abbiamo tanti palloni gonfiati bravi piú a auto-celebrarsi che a fare alpinismo, che di fronte alla bravura accompagnata da un basso profilo di gente come Salvaterra e Garibotti, dovrebbero andare a nascondersi. E invece invadono riviste e social per la gioia degli incompetenti di turno.
    Anche a me spiace che Maestri abbia mentito e mi piacerebbe tanto sapere perché, ma la cultura tradizionalista che impregna certi nostri eroismi nazionali resta per molti intoccabile.
    La storia va cambiata alla luce di nuove informazioni costi anche litigi, dissensi e delusioni. La veritá è sempre e solo una. E anche il Cerro Torre E’ UNO!
    Nella seconda edizione di Patagonia Vertical Chaltén massif di Garibotti e Pietron (ed. Sidharta) appena uscita c’é un ulteriore approfondimento sulla vicenda Egger-Maestri del ’59, così come su http://www.pataclimb.com, e si capisce che la storia non é ancora finita. Una cosa che va assai oltre la semplice bugia di Maestri e Fava.

  12. A parte un paio quanta ignoranza c’è nei vostri commenti. Maestri è stato un bugiardo. E voglio provocarvi di nuovo. Mai fatta la Oppio al Croz dell’Altissimo? Bene, andate e farla e poi pensate che Maestri ha detto di averla fatta in solitaria. Andate, fatela e poi ditemi se nel ’55 uno poteva fare una solitaria così… E Fava? Mai raccontato bugie? Indagate e poi ditemi perché il suo racconto dell’Aconcagua è sincero. Una bugia. Nascosti e mai parlato di altri 2 alpinisti che erano là con Fava e il suo socio. Salvati e mai ringraziati. <ma questo nessuno lo sa. Io e Rolo ricerchiamo pubblicità? Fatemi ridere. Andate a vedere come sono sponsorizzato io o anche Rolo. E anche tu Alessandro non dire che "potrebbe" essere accaduto di quella coltre di ghiaccio. Ti prego, non farmi ridere. Il Korra forse qualcuno non lo conosce bene ma lui ha parlato benissimo. Un Grande alpinista e molto informato. Se un giorno voleste fare un incontro io ci starei volentieri. Però prima dovreste leggere molto e studiare il tutto. Non le chiacchiere. Ciao

  13. Premetto che tra i migliori arrampicatori degli ultimi 20 anni, né Ermanno Salvaterra né Rolando Garibotti ci sono, ma varie decine viaggiano molto più forte di loro, mentre negli anni ’60 non credo ce ne fossero così tanti migliori di Maestri, per cui chi non è all’altezza di una salita la può considerare impossibile, in base ai suoi parametri… cosa che invece altri accettano, come i “non sprovveduti” del film inserito in basso. Ermanno parla di “condizioni dell’epoca” che non significa nulla, che per quanto riguarda le condizioni di neve/ghiaccio, è una definizione semplicemente assurda e inacettabile, dato che anche un bambino sa che quella materia può cambiare da un giorno all’altro, anzi anche dalla mattina alla sera con certi sbalzi di temperatura, quindi in un “epoca” possono cambiare centinaia di volte, a meno che Ermanno per “epoca” non intenda un giorno ben definito, quello della salita di Egger e Maestri, ma allora tutti i suoi discorsi andrebbero tradotti dal suo vocabolario a quello comune, che è un po’ diverso. Poi tirare in ballo i parenti di Egger, insinuando che Maestri e Fava hanno approfittato della morte di Toni, è una cosa davvero vomitevole, qualcuno non conosce vergogna!

  14. Quelli del filmato non la pensano come Ermanno Salvaterra, e sembra ci siano stati sul Torre!

  15. Non so da dove iniziare e nemmeno dove finirò. Quasi a ogni riga avrei qualcosa da dire ma comincio a rispondere Al Caro Luca riguardo a (…) “cosa vogliono Garibotti e Salvaterra…”.
    Semplicemente la verità che Maestri poteva dire ancora quando era molto più giovane e non l’ha mai fatto.
    La cosa che mi rattrista di più è nascondere come ha perso la vita quel Grande che era Toni Egger. Sua sorella sta ancora aspettano di conoscere la verità sulla sua scomparsa.
    Ora faccio un attimo di pausa e vado all’inizio di questa lunga chiacchierata. Premetto che non ce l’ho con Gogna che conosco da quando abbiamo fatto il corso di Aspirante Guida insieme nel lontano 1979. Un alpinista eccezionale e una persona fantastica anche se nelle sue considerazioni è stato molto superficiale.
    Grazie di cuore per quanto dici tu Korra. Sei un alpinista straordinario, molto riflessivo e razionale.
    Potrei scrivere molto ma sinceramente non ho tanta voglia di farlo nonostante qualcuno dica che si fa questo per i soldi. Non siate blasfemi.
    Solo alcuni scritti e considerazioni:
    Parete nord del Torre:
    dal libro …E se la vita continua: (…) “…placche inclinate che l’abbondante nevicata aveva ricoperto di neve livellandole come una pista di discesa di libera”.
    Rileggete ciò che ha scritto Korra al riguardo della pendenza della nord o chiedete a Ponholzer o al Colin…
    (…) Rivista CAI 1961
    “Alla partenza il nostro equipaggiamento era di due corde da 200 metri (una di queste servirà a Fava per scendere dopo averla lasciata fissa sulla traversata), 10 staffe, 50 chiodi da roccia, 100 chiodi ad espansione, 30 chiodi da ghiaccio, cunei di legno e 30 metri di cordini, viveri per tre-quattro giorni ed equipaggiamento vario per il bivacco”.

    Pensate anche alla Grande bugia che riguarda il Fava. Arrivati alle 16 circa al colle è ridisceso da solo. E di lui ne avrei molte da dire, di altre imperdonabili bugie.
    Il loro primo giorno oltre il colle Maestri dice di aver piantato circa 30 chiodi a espansione. Non facciamo i conti dei minuti basandoci minuti necessari altrimenti coi conti non ci stiamo. Arrampicare è il mio mestiere – 13 gennaio – (…) “ci vogliono 35 o 40 minuti”.
    Anche però se quei tempi li dimezziamo quante ore gli rimanevano per arrampicare?
    Rivista CAI 1961
    (…) “Portiamo con noi una corda di 200 metri di perlon, 40 chiodi da ghiaccio, 50 chiodi normali, 100 chiodi ad espansione, cordini e cunei di legno. Viveri per tre-quattro giorni e tutto l’equipaggiamento per bivaccare”.
    Il tutto in due e non dimentichiamoci che a quei tempi non esistevano gli imbraghi.
    Nella relazione che si trova al CAI di Buenos Aires parlava della parte sopra il Colle della Conquista e diceva di aver piantato 60 chiodi a espansione.
    Le foto del Torre di quell’epoca ci mostrano la montagna più pulita di quel che è oggi. E la ovest del Fitz Roy in tanti anni non l’ho mai vista così pulita dalla neve. E non dimenticate nemmeno che l’anno prima avevano sorvolato il Torre in aereo e Eccher, fotografo professionista, aveva scattato numerose foto.
    Non sta in piedi niente di quella “Grande bugia”.

  16. Massino… non sarebbe questo terribile danno. Nel 98% dei casi si tratta di letteratura davvero mediocre. Strano che i libri che parlano di montagna siano quasi tutti brutti e quelli che parlano di mare quasi tutti belli…

  17. Rispetto l’opinione di vuole che la polemica sia chiusa. Così tanto che vado a casa e butto tutti i libri di storia del’alpinismo che posseggo.

  18. Si Marco sarebbe la cosa giusta. Basta!! Il sig. Caribotti vuole fama?? Bene che se la faccia scalando, aprendo vie nuove, facendo solitarie, prime invernali.
    Insomma facendo l’alpinista e non l’inquisitore.

  19. le “seconde fasce” sono sempre morti di invidia rispetto ai migliori, e l’unico loro sistema per fare parlare di sè è cercare in tutti i modi di screditare i primi della classe… lavoro sporco insomma

  20. Post sempre molto interessanti, grazie della discussione, ora mi sono fatto anche io un’idea più chiara della vicenda.

  21. Fulvio, purtroppo come entri un po’ “nel giro” non impieghi tanto a scoprire che di contaballe di professione (gorilla nella nebbia…) ne esistono diversi. L’alpinismo non ha mai arricchito nessuno, ma sono in tanti che cercano di camparci e quando ci son pochi soldi, attaccato all’osso trovi di tutto e il bon ton non è certo presente a tavola fra i “commensali”…

  22. In un epoca in cui il complottismo la fa da padrone, non mi stupisce che vi sia chi tira e ritira fuori queste cose.
    Fatico davvero a credere che un alpinista che non aveva certo bisogno di quella salita, sia pure prestigiosa, per essere definito “grande alpinista”, un alpinista che avrebbe avuto ancora altre opportunità di tornare, come ha fatto, non solo si inventi un ascensione mai fatta, ma lo faccia in occasione della morte del compagno ed insieme ad un terzo alpinista che si presta a fare da complice.
    E’ qualcosa di cosi assurdo e contorto che diventa inverosimile.
    Al contrario la storia ha dimostrato che tante cose che all’epoca erano considerate impossibili, sono rapidamente diventate possibili.
    A tantissimi alpinisti è stato rinfacciato, almeno una volta, di non avere fatto ciò che hanno raccontato. Eppure io fatico a vedre cosi tanta malafede da parte di chi va in montagna.

  23. Credo che dopo così tanti anni sarebbe ora di chiedere a qualunque “fuoriclasse” si avventuri, più che mai in condizioni di visibilità nulla, di portare con se, almeno, un orologio con il GPS (acceso e funzionante)… perché potremmo e dovremmo stendere un velo, pietoso per qualcuno, dignitoso, per altri, per le vicende del passato, ma NON dovremmo tollerare ALTRE pagliacciate di gente che si crede o diventa famosa per chiacchiere… Rispetto, solo per chi scala e torna a casa senza dire nulla, a nessuno… oppure condivide tutto (traccia GPS inclusa) non per gloria, ma per dovere di cronaca e al massimo gioia di condividere…

  24. Diversi anni fa andai a Lugano al Mountain Film Festival.
    Venne organizzata una tavola rotonda sulla presunta salita al Cerro Torre del ’59.
    Al tovolo dei commensali erano seduti Ermanno Salvaterra, Kurt Diemberger, se ricordo bene Elio Orlandi ed un altro forte alpinista di cui non ricordo il nome.
    Alla fine non se ne venne ad una, ma ricordo abbastanza bene cosa disse in conclusione il grande Kurt, che pone fine alla serata.
    Haimè non posso riportare le parole esatte, ma il concetto si può esplicitare nei seguenti punti:
    1. non si nega una salita solo perchè mancano foto o chiodi, nel ’56 io (Kurt) ho salito la Meringa del Gran Zebrù, ma non ci sono foto nè chiodi.
    2. le montagne cambiano di continuo, per cui non si può affermare per certo che le condizioni descritte da Maestri non si siano verificate
    3. io (sempre Kurt) a quel tempo ero bravo su ghiaccio, ma Toni (mio amico e socio in diverse salite) lo era molto di più
    4. Maestri stesso afferma che il merito della salita del ’59 fu essenzialmente di Toni che tirò tutta la parte in ghiaccio
    5. tenuto conto delle considerazioni precedenti ed affermando (perchè l’ho visto all’opera) che Toni Egger, a quel tempo, era un’avanguardista dell’arrampicata su ghiaccio che oggi si definirebbe effimero, non mi sento di affermare che la salita al Torre, descritta da Maestri non si potuta avvenire.
    6. in ultimo, ci tengo a dire che ancora oggi, Maestri soffre (ed io con lui) per la perdita di quella gran persona (nonchè eccezionale scalatore) che fu Toni Egger e penso che pensando a questo la diatriba si possa chiudere.

    Questo mio commento per supportare (anche se ovviamente non ha bisogno di questo!) quanto spiegato da Gogna.
    Alla fine questa è una discussione tra “falliti” (G.P.Motti)…..me compreso che leggo e commento, ovviamente.

    Brizio

  25. vi lasciamo con le prime parole che Pucher ci ha inviato oggi: “La salita non era programmato. Volevo semplicemente vedere quanto si riesce a salire il Cerro Torre quando il tempo è brutto. Sono riuscito a salire fino in cima. Nessuno credeva fosse possibile, tranne me.”

    a garibò!! impossibile vero ??? e due anni fa’ quella dei ragni di lecco in 3 ore!! impossibilissimo

  26. ma sono sempre i soliti quattro disperati dai a tirar fuori ste menzogne… ovviamente ci marciano, tra riviste, libri, conferenze, pagliacciate varie… sono i soliti quaquaraqua che spargono letame e poi leccano il cubo a vicenda da anni… non è mai stato provato che la parete in quell’inverno dal nevaio in su non fosse ricoperta di neve e ghiaccio, e che il funambolo Egger se la sia bevuta come un bicchier d’acqua, era un fenomeno su ghiaccio, mica un pesce fuor d’acqua qualunque… non sarà mica il numero uno… Io capisco che forse i migliori al Torre possano sapere di più, i migliori della loro epoca… quanti ne prendiamo due ? tre ? cinque ? dieci? ok, ma tutti gli altri sono alla pari, mica possiamo distinguere in mille fascie… è naturale che sa di più uno che si è informato bene (perchè un giornalista no??), di un pesce fuor d’acqua qualunque… che per anni e anni si è bevuto le fandonie e le didascalie e le barzellette che i suoi amichetti onanisti producono 24 ore al giorno, 7 giorni su 7… poi arriva il vero n. 1 e dove per gli espertoni era impossibilissimo al 1000%, nel giorno perfetto ti piazzano la salita slegati, ridendo e con una mano in tasca… vedi un certo Pedrini o un certo Pucher tanto per fare due nomi a caso che sul Torre voglia o non si voglia si sono divertiti… ma i quaquaraqua continuerebbero a dire che è impossibile anche dopo l’evidenza…. perchè non conoscono vergogna… quanti di loro saprebbero ripetere le cose fatte da Maestri con i mezzi di allora?? se ci provassero vedremmo tanti bei funerali…

  27. Riporto qui il 3d sviluppatosi sulla pagina del gruppo VerticalMente in seguito alla pubblicazione di questo post, dalle ore 15.53 del 15 febbraio 2015 alle 8.52 del 16 febbraio 2015. Complici la pioggia e la neve.

    Stefano Azzali Scusa Alessandro, sei un grandissimo alpinista, hai letto meticolosamente tutta la bibliografia sull’argomento ma ti sei fatto un’idea “amatoriale” della vicenda.
    15 febbraio alle ore 15.53 · Mi piace · 2

    Rob Buzz Uzzi ma dai… nonostante non creda che maestri abbia salito il torre nel 59 penso che questa “prova” faccia ridere. è chiaramente un refuso, un errore nell’illustrazione del libro, usando anche una foto dell’anno successivo.
    15 febbraio alle ore 15.57 · Mi piace · 1

    Alessandro Gogna Caro Stefano Azzali, grazie dei complimenti… ma cosa intendi per idea “amatoriale”?
    15 febbraio alle ore 17.02 · Mi piace

    Korra Pesce La salita di Garibotti Beltrami e Salvaterra si distacca solo dai tentativi compiuti negli anni precedenti. C’é da qualche giorno una via verissima sopratutto nel nome che le é stato dato Diretta della Mentira che passa la dove si vuole potesse passare la linea immaginaria di Maestri. Quando uno legge di Cavolfiori o sa Dio quale innevamento fa sbellicare dalle risate. Onestamente tanto quando mi si descrive l’Immacolata concepzione usando termini scientifici. Il Cerro Torre cosi come altre montagne della catena che si affaccia sullo Hielo non presenta mai quel tipo di condizioni ne in estate ne in inverno. Non c’é nessuna persona sana di mente e onesta che si dirigerà verso una delle Torres imbiancate da una qualche nevicata sperando di scalare allegramente come su una nuvola un pendio di neve inclinato come la Nord della Presanella. Benché un certo numero di alpinisti anche esperti ma non di quelle montagne, metta confusione dicendo che quel ghiaccio che ricopre parti verticali della vetta e del suo lato Ovest (l’Headwall della Ferrari, é piu orientato verso Sud) puo coprire totalmente la sua parete Nord, questa cosa non si é mai verificata. Che mi si trovi un solo alpinista che abbia salito placcaggi di neve su quella via ,su l’Arca ,su l’HuberSchnarf o lo spigolo dei Bimbi . Questa storia di cavolfiori é una panzanata. Sembra ridicolo e non vorrei sembrare strafottente solo perché non avete avuto l’occasione di fare salite su quelle vie. Non c’é una cospiraazione di gente che fa finta di non pensare a come questa cosa possa capitare. La storia dello strato di ghiaccio che copre la Nord del Torre é una cosa completamente ridicola. Una cosa invece interessante é che la Nord del Torre vista dallo Hielo si vede per uno scherzo ottico effettivamente abbattuta e sembra, anche dopo periodi di secca, coperta di neve. Il fatto che dallo Hielo si veda sopratutto il lato Ovest dello spigolo di natura piu propenso a ricevere precipitazioni spiega perché sia innevato. Il fatto invece che Maestri non abbia curato le didascalie di una salita che non ha fatto e che non abbia saputo ricordarsi dove dice di esser passato di per se non dovrebbe sorprendere. Non é una prova che non sia salito per la semplice ragione che non ce n’é nessun bisogno di prove. In compenso tante piccole cose si spiegano.
    15 febbraio alle ore 17.23 · Modificato · Mi piace · 1

    Luca Signorelli Bah, continuo a pensare che sia molto più interessante capire la psicologia che sta dietro l’ossessione di Garibotti nel voler distruggere Maestri (ok, e Cesarino Fava)….
    15 febbraio alle ore 17.26 · Mi piace

    Rob Buzz Uzzi sarebbe interessante anche, sapere il motivo vero della bugia.
    15 febbraio alle ore 17.28 · Mi piace

    Korra Pesce Questo é molto piu semplice da scoprire perché col tipo ci puoi anche parlare a quattrocchi non é che sia qualcuno che eviti le persone o non so che. Parlandoci dovresti poter capire qualcosa o forse anche farti dire se sia motivato da una qualunque ossessione.
    15 febbraio alle ore 17.29 · Mi piace

    Luca Signorelli Rob – si, soprattutto considerato che a differenza del 90% dei grandi bugiardi dell’alpinismo Maestri non aveva alcun motivo di mentire
    15 febbraio alle ore 17.29 · Mi piace

    Korra Pesce Rob Buzz Uzzi ti posso consigliare di leggere il libro di Cordes ivi ci sono fatti interessanti mirati a fare capire come ci possa essere un qualcosa che é andato fuori dal loro controllo
    15 febbraio alle ore 17.30 · Mi piace

    Luca Signorelli Korra – la mia era una battuta. Non me ne frega proprio nulla di capire quale sia la psicologia dietro. Diciamo che trovo l’intera storia abbastanza discutibile, e l’unica cosa che spero è che Cesare trovi prima o poi pace (ultimamente non sta bene) al riparo da queste beghe. Credo che la sua carriera alpinistica (almeno, la parte che non è finita nel tritacarne) meriti almeno questo.
    15 febbraio alle ore 17.32 · Mi piace

    Luca Signorelli Quando al libro di Kelly, è molto ben scritto, ma le sue sono ipotesi. Sono già rimasto “scottato” in parte dal caso Bonatti, e ultimamente ci vado cauto col prendere posizioni in questa materia. Anche perchè a volte mi chiedo – ma vale la pena?
    15 febbraio alle ore 17.33 · Mi piace

    Korra Pesce Comunque tutte le persone che si chiedano perché abbiano dovuto mentire o che cosa li ha spinti o anche solo a credere,gesu ma io non farei mai una cosa simile ,sono semplicemente persone oneste. Per tanti una palla é solo una palla. Io ne ho sentite tantissime che vengono anche da persone che non ci hanno guadagnato nulla. Palle che vengono da persone del tutto normali. Palla con tanto interesse dietro che mai le si smentiranno. Boh sarà che le palle fanno parte di questo mondo allora prendiamole per cio che sono semplici palle che non fanno di chi le ha dette una persona malvagia
    15 febbraio alle ore 17.35 · Mi piace · 1

    Luca Signorelli Il problema della “politica dell’alpinismo” è che alla fine si va sempre per simpatie. Si attacca e si fanno le pulci a chi non ci piace e non ci è amico, e si difende invece che sentiamo “dalla nostra parte”. Ci sono salite attribuite a famosi alpinisti che sappiamo benissimo a) non sono mai avvenute o b) sono avvenute in circostanze molto diverse da quelle descritte. Eppure sulle guide alpinistiche e sui giornali continuano ad essere attribuite agli aiutori. Mi chiedo, perchè loro no e Maestri si?
    15 febbraio alle ore 17.36 · Mi piace

    Korra Pesce In realtà ci sono poche salite che sono state setacciate come questa per la semplice ragione che ci si accanisce veramente a difendere questa salita al di la di ogni logica. Per altre non c’é abbastanza materiale. Altri hanno raccontato la palla perfetta.Poi c’é chi lo ammette Se guardi il tizio dei 2nd 7summit ha potuto continuare la sua carriera dopo la sua palla al K2. Penso che la nostra società sia ipocrita la gente fa finta che una palla su una salita sia qualcosa di talmente grave da essere completamente provata processata, alla fine é solo una palla. Non scandalizziamoci se qualcuno le dici ma se uno del 59 chiunque mi racconta una storia cosi io non é che ci credo.
    15 febbraio alle ore 17.42 · Mi piace

    Luca Signorelli Ok, ma il processo 40ennale a Maestri lo si continua a fare… devo dire di aver letto cose meno offensive di quelle scritte su lui a riguardo di gente che nella vita aveva fatto MOLTO di peggio (fuori dall’alpinismo, ovviamente). Ripeto la domanda – se anche Maestri ha mentito sul 59, cosa cambia? E perchè tante altre menzogne alpinistiche ben più evidenti e conosciute di quelle di Maestri vengono ignorate e in qualche caso addirittura celebrate?
    15 febbraio alle ore 17.46 · Mi piace

    Korra Pesce Comunque le ipotesi sono talmente numerose su qualsiasi fatto possibile e immaginabile che in tanti campi ci si affida ai grandi numeri e alle probabilità. Quando tutte le ipotesi convergono in un solo punto e questo punto é molto piu vicino a un ghiacciaio che alla vetta diciamo che uno dopo un po fa meglio a prendere in considerazione l’ipotesi di essere stato preso in giro cosa ricorrente anche tra persone per bene, anche in montagna , anche tra i piu bravi e che ne hanno meno bisogno.
    15 febbraio alle ore 17.48 · Mi piace

    Luca Signorelli Korra – ripeto la mia domanda. Ci sono famose salite della storia del’alpinismo che chiunque abbia studiato bene la materia sa che non sono avvenute, oppure sono avvenute in circostanze ben diverse da quelle indicate. Perchè questa ossessione su Maestri e non sul resto? Non è che alla fin fine Maestri è un bersaglio comodo?
    15 febbraio alle ore 17.50 · Mi piace

    Korra Pesce Anzi uno fa cosa vuole ma almeno che non si sputtani troppo un Salvaterra o un Garibotti o un Haley che per ragioni loro fanno un po di luce su gli eventi. Per me é indelicato e forse non ci si rende conto che se una persona decide dal nulla che una parete come la Nord del Torre possa essere coperta di ghiaccio quando loro ti spiegano precisamente perché no,in un certo modo li si sputtana li si fa passare per persone che sanno e non dicono e per superficialoidi.
    15 febbraio alle ore 17.52 · Mi piace

    Luca Signorelli Korra – non credo che dire a Salvaterra o Garibotti “guardate che ‘sta storia la state tirando troppo per le lunghe, e le “prove” che portate al massimo sono indizi” sia la stessa cosa che “sputtanarli”…. come diicevo, avranno i loro motivi personali per insistere, e su questi motivi nessuno discute, per carità. Però rimane il senso un po’ di confusione e amarezza, e di difficoltà nel riuscire a capire la suddetta politica dell’alpinismo.
    15 febbraio alle ore 18.04 · Modificato · Mi piace

    Korra Pesce Ciao non so di che salite parli vedo che di recente molti sono saltati sul vagone della cospirazione contro Cesen che non ne abbia fatta una di quelle salite non c’é nessuno che ne dubita al di fuori di quel vagone. Forse parli di Steck ma alla persona sbagliata perché io ti posso smontare con fatti precisi qualsiasi cosa trovata a suo riguardo. Forse di Buhl bo? Dei Francesi all’Annapurna. Diffido dell’onda di cospirazionismo visibile ovunque da dieci anni a questa parte con la nascita dei social media. Per me quando qualcuno guadagna sullo scoop trovato diffido sistematicamente. Per altre salite si puo discutere non so di quali parli
    15 febbraio alle ore 17.58 · Mi piace · 1

    Luca Signorelli Non sto parlando di Steck o Buhl (ci manca solo!). Parlo di salite “storiche” di molti decenni fa (non ho voglia di far polemiche in pubblico, se vuoi ne discutiamo in privato). Mi rimane il dubbio però – perchè diffidare di Maestri è cosa buona e giusta ma avere qualche dubbio sugli altri è cospirazionismo?
    15 febbraio alle ore 18.01 · Mi piace

    Korra Pesce Nuance, si dubita molto del loro giudizio, alla fine non ci si pensa, ma se io dico a un mio cliente guarda che c’é pericolo di valanga e questo mi rispondo,provalo, io normale che mi incazzo anche se col senno di poi lui puo anche non credere che all’evidenza. Uno alla fine se decide che quel posto su quella rampa é stato preso in foto durante una salita per vedere lo Hielo,quando Rolo ti spiega esattamente quanto inculato sia quel posto se si prova ad arrivarci (caderci sopra) da est e che come per caso é la rampa che permette di rientrare dallo Hielo senza dover rifare la cascata marcia lato ovest del colle…. Alla fine uno puo obiettare al fatta di chiamarla prova , ma da li a lavarsene le mani e fare passare Garibotti per un’ossessionato he le prova tutte per fotterci e far passare Maestri per un bugiardo no
    15 febbraio alle ore 18.05 · Mi piace

    Luca Signorelli Questi sono elementi tecnici che io non riesco a giudicare, Korra. Conosco a malapena il Monte Bianco, figuriamoci il Cerro Torre. Magari Garibotti ha ragione, magari no, e certamente non mi metto a discutere con lui su una montagna che lui conosce a memoria e che io ho visto solo in fotografia. Io parlo del contesto in cui si muovono queste polemiche, non dello speficico della polemica. So anche che è difficilissimo cercare di affrontare queste cose in modo non emotivo (è il motivo per cui a me le polemiche alpinistiche non piacciono anche se fanno vendere libri)
    15 febbraio alle ore 18.10 · Modificato · Mi piace

    Korra Pesce Quando parlo di cospirazionismo parlo del fatto che si tenti attraverso venti anni di oblio di fare passare Cesen per una vittima della società di quegli anni che gli a svalidato le salite mentre a Steck nessuno osa dire nulla,o a Herzog, o altri di cui mi accennerai quando vuoi che non mi dispiace. Ci sono casi di salite alle quali non si sarebbe creduto senza foto, ma anche di tante che lasciano il dubbio,per mancanza di materiale non le si tocca se ci fosse materiale da discutere lacosa sarebbe diversa..
    15 febbraio alle ore 18.15 · Modificato · Mi piace

    Korra Pesce Anche a me interessano i contesti e cosa spinge tutte queste persone a mentire ma anche alla reazione sociale che ne esce. Concordo che Maestri su questo non abbia avuto la fortuna di altri. Ma alla fine non lo conosco e non so come viva questa cosa
    15 febbraio alle ore 18.12 · Mi piace

    Luca Signorelli Io ho una visione diversa della storia dell’alpinismo. In genere cerco di parlare solo delle cose che conosco, e in genere do il benefiicio del dubbio, anche perchè parliamo di salite fatte o non fatte, non dei colpevoli di stragi o omicidi. Poi ci sono casi in cui l’evidenza dei fatti punta tutta in una direzione… e allora mi fa strano vedere che ci sono “linciaggi” in alcuni casi e silenzio totale in altri
    15 febbraio alle ore 18.13 · Mi piace

    Rob Buzz Uzzi Ma. Io ho letto un bel po’ in merito e la mia idea me la sono fatta. E capisco anche Rolando Garibotti quando fa riferimento a Egger e a sua sorella, avendo ella il diritto di sapere come sono andate veramente le cose. E mi fermo qui. Ma dopo 56 anni ormai, assodato il fatto che quella salita non c’è mai stata, la questione potrebbe anche chiudersi.
    15 febbraio alle ore 18.29 · Mi piace · 1

    Korra Pesce Penso che sta cosa della bugia con annessa bugia sulla successione di eventi che ha portato alla morte di Toni sia molto sottostimata in reltà piu importante che sapere se si sia fermato al nevaio al Colle o anche in vetta,ma si tratta di un decesso di tanti anni fa ce ne sono di attuali che meritano piu attenzione pace all’anima sua e spiacente per la sorella che comunque lei ora sa piu o meno cosa é successo perché sarei molto stupito che creda alla storia di Maestri anche lei
    15 febbraio alle ore 18.35 · Mi piace · 1

    Alessandro Gogna Caro Korra Pesce anzitutto ti prego di non pensare che io voglia difendere Maestri a tutti i costi. Siamo partiti da Garibotti e dalla sua scoperta e abbiamo capito che quella non può essere una prova. Mi sorprende che tu non possa accettare però che CINQUANTASEI anni fa le condizioni della Nord potessero essere diverse da quelle di oggi. La foto che ho aggiunto (di Garibotti) fa vedere la presenza di ghiaccio ancora oggi. Inscalabile? Certamente, se non ci sono riusciti loro… Ma se il ghiaccio fosse stato semplicemente molto più spesso? Perché non accettare questa ipotesi? Volendo esprimere la cosa in termini matematici direi che le probabilità che Maestri abbia detto il vero sono assai basse. Ma c’è ancora il “ragionevole dubbio”.
    15 febbraio alle ore 18.50 · Mi piace

    Korra Pesce Ciao Alessandro capisco le tue domande in merito al ghiaccio. Per fare in modo che la parete sia coperta di ghiaccio scalabile oggi bisogna sperare in ben piu che un certo spessore di ghiaccio, ce ne vorrebbe una quantità sconvolgente, innanzitutto affinché non si tratti di consolidazioni di neve come se ne vedono in cima a tante montagne dopo un grosso episodio di maltempo ci vorrebbero anni. Anni senza che possa fondere completamente e propabilmente con tanta azione del vento sopra. Incrostazioni scalabili su terreno verticali si vedono tutt’ora sulle parti girate a sud nel cuore della Ovest del Torre appunto su qualche parte in piena parete Sud della Egger e Standhart. Anche sugli Adela. Parlo solo di pareti verticali perché cosi come per le Alpi trovare placcaggi di neve e ghiaccio che si formano alla verticale non é semplice. Poi ci sono i funghi ,passati i 70 gradi si puo solo sperare di trovare ghiacchio come in una crepaccia terminale. La parete Nord del Torre assomiglia molto ad una Est del Capucin. Affinché si copra abbastanza di ghiaccio e neve ci vorrebbe non un prolungato periodo di maltempo ma qualcosa che azzeri gli effetti delle 15 ore di sole al giorno che prende. In fondo a qualche camino e verso la parte alta della parete un po di ghiaccio c’é ed é praticamente sempre immutato nelle tantissime foto dagli anni 70 ho visto la quantità di ghiaccio nelle Nord variare poco. La taglia dei funghi é cambiata un po dal 74 in qua ma infinitamente se si immagina quanto ghiaccio ci vorrebbe per coprire i 350mt, verticali nel primo terzo,di questa parete. Quindi no penso che ci fosse un po di ghiaccio in piu e che come provatosi durante le ripetizioni quel po di ghiaccio in piu avrebbe creato troppi problemi. Tutti hanno evitato quel ghiaccio. Ponholzer Proctor Rolo sono stati respinti per non avere trovato la parete secca. Ironicamente avrei ben meno problemi a credere anche senza la ben che minima foto se avessero detto che era secca ma talmente secca che hanno avuto modo di passare a piacimento da una fessura a un’altra fosse stata secca e bel tempo per una settimana avrebbero potuto farcela per davvero almeno sino sotto ai funghi. In una glaciazione avverata tipo vulcano che oscura il sole per decadi avrebbero trovato tanto ghiaccio ma perché si possa passare da 90 a 60 gradi di ghiaccio ce ne va.Come ho gia scritto a Cordes o Rolo peccato che non abbiano detto che era una successione di tunnel come se ne trovano spesso,uno dopo l’altro fino in vetta saremmo stati obbligati a crederci piacere di leggerti , ciao
    15 febbraio alle ore 19.31 · Mi piace · 3

    Lorenzo Debe non voglio entrare nel merito perché non ne so molto, posso solo dirti che da un punto di vista climatologico è assai improbabile che le condizioni del ghiaccio 56 anni fa su quel tipo di parete siano state molto diverse da quelle di oggi…
    15 febbraio alle ore 19.31 · Mi piace

    Korra Pesce Quanto alla foto vasta un giorno di maltempo dopo un paio di giorni di bel tempo per passare da “foto Rolo a “foto Maestri”
    15 febbraio alle ore 19.32 · Mi piace

    Mark Hisenberg Mi sembra veramente una patetica buffonata… Si vede che Garibotti vuole essere il più bravo se ha voglia di attaccare il vecchio Maestri a 85 anni !!! Regalategli un chupa-chupa !!! Sono passati 56 anni piantiamola lì una buona volta !
    15 febbraio alle ore 19.53 · Mi piace · 1

    Luca Signorelli Più che altro quello che non si capisce è cosa si vuole ottenere a 56 anni di distanza. Ammettiamo di essere tutti d’accordo che Maestri non ha salito il Torre. E allora? Cosa facciamo? Andiamo a casa sua e lo linciamo? Scriviamo a caratteri cubitali sui libri di storia alpinistica “ERA UN BUGIARDO!”? Lo bruciamo in effige? Sinceramente, qualcuno mi sa rispondere? Poi possiamo spaccarci la testa per giorni in dettagli tecnici (su cui, ripeto, non voglio entrare), ma è veramente difficile capire cos’è che Garibotti e Salvaterra vogliono….
    15 febbraio alle ore 20.01 · Mi piace

    Rob Buzz Uzzi forse… ce l’hanno più con quelli che difendono fideisticamente Maestri che con Maestri stesso.
    15 febbraio alle ore 20.41 · Mi piace · 1

    Luca Signorelli Ok, Buzz, ma allora cos’è, l’asilo Mariuccia? Facciamo che ci mettiamo tutti d’accordo che OK, Maestri non è salito nel 1959 così si parla d’altro? Non mi sembra – almeno, secondo il mio modo di vedere – un atteggiamento ragionevole e razionale….
    15 febbraio alle ore 20.44 · Mi piace

    Rob Buzz Uzzi Luca io la vedo nello stesso modo. Ma si sa che non sempre le vicende umane sono ragionevoli e razionali. Specie quando si è coinvolti personalmente.
    15 febbraio alle ore 20.50 · Mi piace · 1

    Korra Pesce Rob Buzz Uzzi penso che hai toccato un argomento interessante,penso che le persone che hanno scritto persino arrticoli che sembrano tesi di laurea su un argomento sul quale si ritengono forse giustamente espertissimi e che se sono visti dire : si ma le tue sono solo ipotesi possa risultare offensivo. Quando si ipotizza, si ma immagina se c’era ghiaccio, sulla parete senza rendersene conto li si fa passare per dei sempliciotti di cattiva fede che non hanno pensato a questa cosa ovvia e strasaputa o che l’hanno volutamente ignorata. Quando si punta un dito e ci si interroga su cosa hai da guadagnarci su fa incazzare. Quando un giornalista é piu ascoltato di te fa incazzare. Quando un cazzone qualunque ti da del coglione allora che si fa prendere per il culo da prima della sua nascita fa incazzare…Diciamo che se una persona permalosa a cui é stato detto che mente (ed é vero) va al Torre in inverno con Compressore magari una persona permalosa a cui é stato messo in dubbio onestà e capacità d’analisi é capace di trovare cose che nessuno avrebbe trovato e menarcela per anni.
    15 febbraio alle ore 20.53 · Modificato · Mi piace · 2

    Fabio Elli Beh se l’uomo nn fosse mai arrivato sulla luna e ci avessero preso x il cul o x anni io vorrei saperlo e vorrei che sui libri d storia fosse scritto a caratteri cubitali..
    15 febbraio alle ore 21.10 · Mi piace

    Luca Signorelli Fabio ammetti che fra andare sulla Luna e andare su una montagna dimenticata da Dio di cui al mondo frega a si e no 100 persone c’è una bela differenza….
    15 febbraio alle ore 21.20 · Mi piace

    Fabio Elli Senza dubbio ma io preferirei andare sul torre che sulla luna..!
    15 febbraio alle ore 21.24 · Mi piace

    Luca Signorelli Beh, sul Torre ci puoi andare quando vuoi (indipendentemente da se Maestri ci è salito o meno sopra)
    15 febbraio alle ore 21.25 · Mi piace

    Fabio Elli Se Korra Pesce mi porta…
    15 febbraio alle ore 21.26 · Mi piace · 2

    Korra Pesce Fabio é alla tua portata ma ci va un po di culo. Conosco diverse persone con meno salite di te in saccocia che l’hanno fatto.
    15 febbraio alle ore 21.30 · Mi piace · 1

    Fabio Elli Nn mettermi in testa strane idee ti prego…
    15 febbraio alle ore 22.57 · Mi piace · 3

    Stefano Azzali Alessandro, il racconto di questa salita a uno che mastica alpinismo e ha voglia di pesare un pochino le parole che la descrivono suona così : “ho salito i primi facili tiri impiegando giorni tirando staffe e porconi, meno male che dal nevaio abbiamo incontrato capitan America ibernato che ci ha trascinato in vetta, teletrasportato fava alla base, ecc ecc” -fantascienza- il guaio è che fare proprie salite mai fatte, specie se prime assolute su una delle cime più ambite del mondo è un furto a chi viene dopo. Se nel ’59 tutti avessero dato credito a Mario Rossi che raccontò di aver corso i 100 metri piani in 9,56 i vari Lewis, Green, Powell, Bolt sarebbero stati dei veloci praticanti di podismo. Allo stesso modo, come dice Garibotti, la storia deve ancora dare a Ferrari, Negri, Conti e Chiappa il posto che meritano. E il fatto che si possa credere che una parete di settimo grado possa migliorare con un metro di neve incrostata appiccicata è una cosa che accetto appunto da un amatore, ma non da te.
    16 febbraio alle 0.07 · Mi piace · 1

    Alessandro Gogna Caro Stefano Azzali ritengo assai poco probabile la veridicità del racconto di Maestri, e mi sembra che il mio post parli chiaro. Da lì ad affermare che Maestri mente con certezza c’è ancora un tratto di strada che ancora non mi sento di affrontare. Dal suo racconto appare che i due sono saliti “evitando il più possibile la roccia”. Hai letto attentamente da pag 153 a pag 157 il suo libro? Più volte in tanti anni di alpinismo ho visto pareti trasformate fino a quel punto, non è così incredibile. Sulla parete nord-est del Badile, per esempio, i miei compagni e io abbiamo scalato intere lunghezze (d’estate le più difficili) corazzate completamente di neve dura, uno strano misto tra neve e ghiaccio. C’era ghiaccio-neve anche sotto il famoso Tetto a ELLE. Con le giuste condizioni di vento, temperatura e umidità si possono creare corazze impensabili, basta guardare cosa succede in Scozia.
    16 febbraio alle 8.00 · Mi piace · 1

    Stefano Azzali neanche io ho la certezza che Cap. America non esista, si parla sempre di probabilità. le probabilità che abbiano salito la nord nelle condizioni che tu descrivi per me sono pari a quelle di aver incontrato capitan America.
    16 febbraio alle 8.05 · Mi piace

    Alessandro Gogna Detto questo, non ho altri argomenti per procedere nella discussione. Rimando solo alla parte finale del mio post dove accenno all’unica prova che ancora manca, il fatto che nessuno abbia ancora percorso (all’unico scopo di reperire chiodi a espansione) la discesa (da un punto approssimativo 150 metri sopra al Colle della Conquista) diretta sul Nevaio Triangolare. Se qualcuno lo farà, sistematicamente, non per fare la sua via, e non troverà niente, vorrei che tu almeno mi dessi del “dilettante evoluto”… Non si va per funghi con l’intenzione di fare il record di velocità nel bosco…
    16 febbraio alle 8.05 · Mi piace · 1

    Rob Buzz Uzzi Fosse solo il problema della parete corazzata. Quella è solo una delle incongruenze e delle inesattezze riscontrate successivamente.
    16 febbraio alle 8.06 · Mi piace

    Stefano Azzali Orlandi, mi pare, si calò per ispezionare buona parte della parete della presunta salita alla ricerca di chiodi o tracce. possibile che potendo scegliere non abbia deciso di ispezionare la porzione di parete dove è probabile trovare segni di passaggio?
    16 febbraio alle 8.08 · Mi piace

    Alessandro Gogna E poi ancora, Stefano Azzali, non pensi che la storia abbia già dato a Ferrari, Negri, Conti e Chiappa una notorietà incredibile? Sapere già a metà anni Settanta che loro sono stati i primi a salire il Torre cosa aggiunge alla loro bravura e al loro coraggio? Il Libro d’Oro delle Olimpiadi non è quello dell’Alpinismo. Leggi bene le giuste considerazioni di Luca Signorelli. Chi è dentro alle cose, chi appunto non è un dilettante, sa benissimo di che gloria siano ammantati i quattro lecchesi e non ha bisogno d’altro. Almeno, per me sarebbe così.
    16 febbraio alle 8.10 · Mi piace · 1

    Rob Buzz Uzzi E’ un paradosso: cercare quello che non c’è per dimostrare che non c’è. Ci sarà sempre qualcuno che potrà dire che non hai cercato abbastanza bene.
    16 febbraio alle 8.10 · Mi piace

    Alessandro Gogna Non so esattamente cosa ha fatto Orlandi in questo senso, la ricerca cioè delle tracce di Maestri. So però che non ho una sua relazione specifica. Lui ha preso posizione?
    16 febbraio alle 8.15 · Mi piace

    Korra Pesce E uno che si cala direttamente sul nevaio triangolare non troverà nulla, in seguito Filippini telefona a Cesare e dice che hanno salito la parete strapiombante a destra del diedro. Che poi ogni metro della parete é stato gia percorso e che parli gia di linea a piombo sopra nevaio triangolare ne é la prova. Tra l altro Cesare ha indicato ogni volta una linea diversa E ha detto di aver messo piede al colle. Dal Colle in su c’é la Diretta di Haley e Leclerc e la discesa in doppia di Norvegesi e Haley/Walsh che non han trovato nulla. Il lato nord est del pilastro se mai me lo richiedi non si copre di ghiaccio neanche con una glaciazione e non ha nulla a che vedere con il Badile.
    16 febbraio alle 8.20 · Mi piace · 2

    Stefano Azzali della gloria che li ha ammantati so poco, Daniele Chiappa diceva che il Miro era incazzato nero. e lo era pure lui.
    16 febbraio alle 8.21 · Mi piace

    Alessandro Gogna Dal che si evince che si può essere coperti di gloria ed essere incazzati…
    16 febbraio alle 8.52 · Mi piace · 2

  28. Alberto, diciamo che stando alle ricostruzioni, alle sue relazioni, alle sue REAZIONI e descrizioni è più indicato chiedere a Maestri delle prove del fatto che l’abbia scalato piuttosto che il contrario… E infatti questo dibattito è acceso solo in Italia, nel resto del mondo è assodato che la prima salita sia di chiappa, negri, conti e ferrari, visto che Maestri alla fine non è arrivato in cima neanche dalla via del compressore… (e avendo mentito). Col che non voglio denigrare Maestri, sicuramente uno dei più forti scalatori mondiali della sua generazione. Però la sua storia sul torre ha più ombre che luci, il che è una tristezza in primis per lui (se ha mentito) e quindi per la stopria dll’alpinismo.

  29. Qui oltre ai sassi si lancia merda. Ci sono dubbi? Si ci sono, ma i dubbi non sono prove. E prima di infangare una persona, dandogli del bugiardo, bisogna avere le prove. Prove che non ci sono!
    Te lo immagini se un giorno qualcuno dovesse trovare un chiodo a pressione……….la tanta merda lanciata qualcuno se la dovrà rimangiare tutta.

  30. @Rikifelderer

    Confermare che sia una balla malgrado decine e decine di tentativi ed un libro scritto da chi la Patagonia l’ha vista in cartolina non credo sarà mai possibile, viceversa come giustamente riporta Gogna nelle sue considerazioni personali, la linea dove i chiodi potevano essere ritrovati se ancora fossero presenti sulla parete non è mai stata seguita ed oggi anche se fossero stati trovati sarebbe molto più conveniente dire di no… sai che tipologia di figura da vespasiano si farebbe chi ha per anni scritto e detto a destra e a manca contro Maestri?
    Confermare la salita ha due chances:
    1) credere a Cesare, cosa che visto il suo passato dovrebbe essere normale.(ha pestato diversi calli di improbabili salitori in attesa di gloria, a quel tempo, non ultimi gli argentini se ti ricordi com’è andata…)
    2) trovare i chiodi

    Senza prove oggettive da queste parti non si condanna nessuno ed il beneficio del dubbio se non elimina il sospetto, neanche definisce la “colpevolezza”. Rimane dubbio e basta. Almeno quì da noi dove non ci basiamo sulle ipotesi per lapidare qualcuno è così… per fortuna non abbiamo una Hawley da queste parti…
    Il principio di onestà e correttezza da sempre deputato agli alpinisti si è già visto molte volte essere un concetto poco realistico ma sempre meglio della creazione di casi come questo (anche Tomo Cesen ne sa qualcosa e tra chi lo contestava, spesso c’erano personaggi non in grado di legargli le scarpe…) dove la degradazione è palese, le prove inidiziarie, ma le parole tante e produttive per qualcuno…
    Dubbi è ovvio ce ne siano ma una persona seria prima di esporsi è sicuro di quel che dice, qui si lanciano sassi per avere credito.

  31. Penso che un gigante come lui in tempi non inquinati dagli sponsors non avesse bisogno di mentire, e poi perchè tanto accanimento dopo 56 anni? Crediamogli,le sue imprese lo rendono molto credibile a prescindere dalle prove e dai chiodi in parete. Posso disapprovare la salita con il compressore ma ne capisco i motivi

  32. per vessere certi, per buttare fango addosso alle persone , bisogna avere le prove!!

  33. …”beneficio del dubbio obbligatorio”…. ma se uno scrive così come si fa poi ad affermare (AFFERMARE!!) che è un balla colossale??

    avete dei dubbi o ne siete certi?

  34. @stefano, è che quando uno dice una balla colossale (beneficio del dubbio obbligatorio) a quel punto tutto quello che dice di aver fatto viene messo in dubbio.
    PS: Rolo Garibotti è del ’71, e prima di lui altri come Bridwell avevano espresso la certezza della menzogna di Maestri. Narra la leggenda che quando si presentò a Mario Conti disse “sono onorato nel conoscere il primo uomo che ha scalato il Cerro Torre”.
    Quindi non ci sono 50’anni di accanimento di u simgolo, ma di una moltitudine che si passa il testimone. Di sicuro il più attivo è Garibotti!

  35. Quasi 60 anni di processi inquisitori…neanche Torquemada sarebbe giutno a tanto…!
    E che ci sia chi ci marcia o tenta di farlo può pure starci, malgrado ci siano tante cose più interessanti da fare nella vita e sicuramente in alpinismo… ciò che non mi va giù è quella “sottile ma non troppo”, allusione alla morte di Egger, quasi ad indicarne una colpevolezza in Maestri e Fava.
    Questo credo vada ben oltre al fattore alpinistico e sia considerabile come squallore della peggiore specie!

  36. scommetto che nei prossimi 50 anni (e noi non ci saremo… ma neanche Maestri purtroppo) si ripresenterà una volta la parete in buone condizioni di ghiaccio, qualcuno la salirà, e tutti saliranno sul carro di Maestri, buttando giù “dal Torre” qualche altro ciarlatano… su pm hanno inserito questo video, che qualcosa dovrebbe far capire anche ai sapientoni… dovrebbe…
    https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=pvkuUXW1Ays

  37. Che Garibotti sia ossessionato da questa storia direi che è evidente. Che Maestri abbia mentito è quantomeno molto probabile. Ma c’è un fatto, che mi fa impressione. Pochi si sono schierati apertamente. Tanti rimangono li alla finestra a guardare. Tanti di quelli che sanno, intendo, o che hanno gli elementi per poter capire.
    Perché in ballo c’è un tema molto profondo e importante: quello di un certo tipo di codice etico. Un codice che assume che se tu dici una cosa, è perché l’hai fatta. Lo stesso codice che (probabilmente) Maestri ha infranto e per il quale, per fare un nome, Ueli Steck paga con la non credibilità negli Stati Uniti e in molti ambienti europei del suo Annapurna.
    Diciamo che c’è un minimo di “collusione” fra scalatori, media e sponsor per cui a breve termine non conviene dire “tutta” la verità. Ma che alla lunga si paga con una scarsa credibilità di tutto l’apparato.
    Io solo per questo sono grato a Garibotti che cerca (ossessivamente) di andare a fondo della questione.

  38. Concordo con voi che l’errata fotografia non costituisce una prova… ma oggi come oggi qualcuno pensa SERIAMENTE che Maestri+Egger siano VERAMENTE arrivati in cima al Cerro Torre nel 1959???

  39. Si certo…ma non dimenticando il rispetto per le persone tirate in gioco.la ricostruzione storica non va trasformata in una battaglia personale per screditare un alpinista.

  40. Ricostruire la storia non è mai tempo perso. Anche per tenere gli occhi aperti di fronte a “imprese” più recenti.

  41. Credo che alcuni alpinisti ricerchino notorieta sfruttando questa storia.dimenticandosi del rispetto che si dovrebbe avere per un alpinista che ha scritto numerose pagine di storia(nn solo sul torre).Ma soprattutto il rispetto che si dovrebbe aver per una persona anziana vissuta di passioni.Ormai il metodo migliore per emergere è abbassare gli altri ed internet ne da sicuramente modo.In questo mondo di burocrati e finti avvocati l alpinismo subira sempre piu queste ondate di sospetto e di polemiche.Non mi importa se Cesare ha salito o meno quella parete anche se sono sicuro che l abbia fatto…mi fa molta rabbia però che puntualmente questa discussione finisca addirittura sulla gazzetta dello sport o sulle grandi testate.Preferirei veder dar spazio alle nuove aperture e fatti realmente legati allalpinismo attuale e nn pagine scritte lette e rilette fatte di accuse da parte dei soliti noti.Vedo e leggo molta gelosia e rabbia verso un uomo che ha dominato l alpinismo di quegli anni entrando nella leggenda.C è un accanimento da parte di persone che non hanno mai ripetuto una sua via ne tanto meno lo conoscono come persona.Le parole hanno molto potere e posson far male sopratutto ad un uomo anziano che vive ancor di quella passione.vivete la vostra e lasciamo i gialli alla tv…

  42. le foto del Torre le aveva Toni, e Maestri ne ha buttata li una che non c’entra una eva… non attaccatevi a ste baggianate dai, solo Garibotti può fare ste figure…

  43. mi pare evidente che se uno la mena e sta raccontando una storia inventata e falsa non fa un errore così pacchiano sulla didascalia di una foto

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