8 tonnellate di rifiuti tra Broad Peak e Baltoro. Maurizio Gallo: è ora di cambiare!
Notizie tratte da http://www3.montagna.tv/cms/?p=54985 e da http://www.montagna.tv/cms/?p=35230
Con l’ultima spedizione di Keep Karakorum Clean (estate 2013) sono state raccolte e avviate a differenziazione e smaltimento ben 8 tonnellate di spazzatura. Nessuna novità rispetto agli anni scorsi, trekker e alpinisti continuano infatti tranquillamente a insozzare con il loro passaggio sia i ghiacciai che le montagne.
Raccolta rifiuti di Free K2 (1990) sullo Sperone degli Abruzzi al K2
Il responsabile di Keep Karakorum Clean, la guida alpina Maurizio Gallo, nel 2010 aveva condotto Keep Baltoro Clean e Keep K2 Clean, organizzate entrambe dal Comitato EvK2Cnr, con il risultato di eliminare oltre 13 tonnellate di spazzatura.
A questo punto leggiamo con piacere che lo stesso Gallo comincia a chiedersi che senso abbia inseguire con tanta abnegazione e puntiglio l’insensibilità ambientale dei frequentatori. Che senso ha spingersi ai campi alti del Gasherbrum II, del Broad Peak, del K2 stesso per ripulirli?
Occorre precisare che l’usanza di ripulire luoghi così lontani (grandiosi ma ecologicamente deboli) risale a Free K2 (organizzata nel 1990 da Mountain Wilderness): e occorre anche ricordare che la prima spedizione di questo genere a occuparsi pure dei campi tappa e dei villaggi è stata quella del Club Alpino Italiano nel 2004, da me condotta. Nel 2003 erano state installate le prime toilet a Juhla, Paju, Urdukas.
Ci fa dunque piacere leggere che “dal 2005 a oggi qualcosa è cambiato e migliorato, soprattutto da parte degli abitanti del posto che stanno sviluppando una vera (e fondamentale) sensibilità al problema”.
Gallo, nel 2011, aveva pubblicato dopo la sua lunga esperienza una serie di norme comportamentali di indubbio valore (anche se a oggi ancora inefficaci, a suo stesso dire):
Fare un check dei viveri prima della partenza, eliminando imballaggi inutili.
Predisporre la raccolta differenziata durante il trekking. Ciò significa bruciare la carta, raccogliere plastica e lattine e prevedere bidoni per il trasporto dei rifiuti fino alla fine del trekking, anche se significa pagare dei portatori dedicati.
Controllare regolarmente lo staff cucina per verificare la gestione i rifiuti.
Pianificare la salita con precisione, cercando di portare in quota solo il materiale indispensabile. Riportare in basso, di volta in volta, ogni rifiuto e ogni materiale non utilizzato, anche le tende eventualmente rotte. Se non si è in grado di farlo da soli, prevedere dei portatori d’alta quota per il recupero materiale lungo la via di salita a spedizione finita, anche se ciò implica un costo aggiuntivo.
Lasciare il campo base per ultimi, dopo aver verificato che tutti i rifiuti sono stati portati via.
Raccogliere eventuali rifiuti lasciati da altri lungo il cammino e portarli a valle.
Riconoscere che il rispetto dell’ambiente è un obiettivo di pari importanza all’acclimatazione e alla vetta.
Controllare periodicamente la raccolta differenziata dei rifiuti, essere disposti a spendere tempo e soldi per la pulizia delle montagne e soprattutto aver presente che rispettarle è importante tanto quanto scalarle. Questo, in sintesi, il “decalogo” di regole che ogni spedizione alpinistica dovrebbe rispettare, in qualsiasi luogo remoto si rechi.
Ma oggi Gallo, che stima che dal 2005 in poi siano state raccolte almeno 40 tonnellate di immondizia, con rabbia scrive “E’ ora di finirla, né io, né i pakistani che da ormai 8 anni se ne stanno occupando, possiamo continuare a cercare di tamponare una situazione insostenibile”.
Riduzione volumetrica rifiuti (2004)
Nel mio libro Rifiuti Verticali, dopo la lunga storia della mia personale esperienza, concludevo un po’ pessimisticamente (2012):
“Il sentimento individuale è l’unica forza umana veramente creativa, dunque in grado di contrastare la ripetitività compulsiva e la noia coatta di individui che vorrebbero cancellare del tutto il sentimento in ossequio al pensiero. La prima cosa che ci si dovrebbe domandare, a un certo punto della propria vita, è: – Quanta spazzatura è in me?
Inabissarsi nella voragine nostra interiore alla ricerca dei propri rifiuti profondi è l’unico antidoto alla malattia di un pensiero raziocinante e sociale che vuole un mondo asettico. Il pensiero, dove ha appena spazzato e disinfettato, sporca già solo con il proprio passaggio. Che sia orizzontale o verticale”.
So che il problema della gestione della pulizia nel parco del Karakorum è attualmente seguito dal SEED – Social, Economic and Environmental Development – un progetto promosso dal Comitato EvK2Cnr e dalla Karakorum International University e realizzato nel quadro dell’accordo della conversione del debito per lo sviluppo tra Italia e Pakistan. So che si vagheggia di multe assai salate, come pure so (ma ora sembra lo sappia anche Gallo) che tuttavia sarebbe ingenuo pensare che un sistema di multe possa bastare da solo, senza un corretto processo di maggior attenzione al tema ambientale.
Toilet sul Baltoro. Foto: Keep Karakorum Clean
Anche se in questi anni sono state installate altre toilet tra Urdukas e Concordia e i turisti hanno imparato ad usarle (Gallo riferisce che ogni anno vengono portate via dalle due alle tre tonnellate di rifiuti organici), per i rifiuti il comportamento degli alpinisti e trekker è il solito: chi se ne frega dei rifiuti accumulati giorno per giorno nelle cucine lungo il trekking o al campo base, l’importante è scalare o scattare fotografie o video, ai rifiuti ci pensano gli spazzini…
“Sono anni che sento parlare di spedizioni con protocolli ecologici – conclude Gallo – di spedizioni di pulizia sponsorizzate, ma è l’attenzione personale che deve cambiare. Tutto è rimasto come 60 anni fa quando il K2 è stato salito per la prima volta? Magari! Il ghiacciaio è cambiato, il numero di persone che lo frequenta anche, gli studiosi continuano a monitorarlo, ma gli usi e costumi degli alpinisti e trekker sono anche peggiorati. Riportare a casa tutto. La regola è molto semplice! Vogliamo una volta per tutte metterla in atto?”.
A Gallo sembra che, quando si parla di modi nuovi di fare alpinismo, il rispetto dell’ambiente debba essere un obiettivo di pari importanza all’acclimatazione e al raggiungimento della vetta.
L’acclimatazione e l’ansia del successo sono tarli che un alpinista si porta dietro da casa, in viaggio ci pensa continuamente e agisce con questo obiettivo. La pulizia deve essere la stessa cosa.
Questa mi sembra la considerazione che più meriti rispetto: la condivisione di questa idea a livello mondiale forse salverà il Baltoro e la sua gente.
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