In data 21 dicembre 2016 il CAI Milano ha pubblicato un comunicato stampa per fornire le molto sollecitate precisazioni al riguardo della gestione dei propri rifugi. Il presidente della sezione, Massimo Minotti rigetta con fermezza l’accusa che da più parti gli è stata fatta, il tentativo di mettere a profitto l’intera struttura dei 14 rifugi di proprietà della Sezione.
Qui di seguito riportiamo, per piena e doverosa correttezza, il testo del comunicato stampa che parzialmente si riferisce al nostro post del 20 dicembre 2016.
Comunicato stampa
di Massimo Minotti, presidente del CAI Sez. di Milano
Milano 21 dicembre 2016
Circa il caso scoppiato sul territorio di Lecco a causa della decisione del CAI Milano di sostituire, dal 2018, il gestore del rifugio Rosalba, leggiamo sui giornali locali alcuni articoli che gettano ombre sul nostro modo di operare. In Rete leggiamo anche affermazioni e commenti che contengono, a dir poco, molte imprecisioni, forse perché provengono da fonti che hanno presentato la questione volutamente in modo distorto.
In quest’ultimo caso ravvisiamo una mal celata volontà di creare un caso su un fatto attinente un normale rapporto commerciale. Ci corre l’obbligo perciò di fornire alcune precisazioni.
Si è parlato di “sfratti” finalizzati all’aumento degli affitti al fine di esasperare la redditività delle strutture. Da sempre il CAI Milano, a ogni cambio di presidenza, procede alla disdetta dei contratti in scadenza in quell’anno. Contratti che, peraltro, sono sempre stati annuali con tacito rinnovo nella maggior parte dei Rifugi.
Da sempre i Gestori si sono lamentati di questa situazione chiedendo dei contratti più lunghi, analogamente a quanto accade per altre strutture ricettive. Proprio per venire incontro a tale esigenza abbiamo pensato di studiare nuove forme contrattuali che a fronte di un impegno temporale pluriennale impegnassero il Gestore in un progetto condiviso, in una sorta di partnership con la nostra Sezione. I progetti che chiediamo di condividere devono contenere impegni che riguardano, oltre alle azioni utili alla salvaguardia e promozione della struttura e del territorio, anche eventuali investimenti necessari per migliorare l’accoglienza e la recettività, sempre in un’ottica “no profit”.
Rifugio Gianetti e Pizzo Badile
Altro elemento che consideriamo imprescindibile è l’impegno di rispettare i dettami del Codice etico, recentemente adottato dal CAI, che definisce il Rifugio un presidio sul territorio con finalità di salvaguardia dell’ambiente e di formazione alla frequentazione della montagna, sia nei confronti dei Soci sia dei non soci, sempre più numerosi, soprattutto in chi frequenta le Grigne. Contemporaneamente si chiede di condividere la somma da corrispondere come canone, stabilendo sin da subito che una parte di tale canone dovrà obbligatoriamente essere reinvestito nella struttura sotto forma di finanziamento del progetto concordato. Ci sembra quindi che, contrariamente a quanto si va dicendo, la modalità che proponiamo sia tutto tranne che speculativa:
– allunghiamo il contratto dando sicurezza al gestore;
– lo coinvolgiamo nella gestione attiva trasmettendo il concetto che il rifugio è un bene da garantire;
– gli accordiamo il canone che ci propone.
Lungi da noi perciò la volontà di trasformare i Rifugi in attività alberghiere, ciò è contrario alle norme della nostra Carta Etica che addirittura ci indica di inserire, nei contratti, clausole risolutorie nel caso di mancato rispetto di esse. Chi non condivide queste regole, non può essere nostro partner.
Il nostro impegno è di promuovere la messa a sistema di tutti i Rifugi vicini con la creazione e promozione di percorsi che attirino non solo alpinisti ed escursionisti giornalieri, ma anche chi, soprattutto stranieri, ama i trekking ed il permanere qualche giorno in quota sulle bellissime Grigne.
Per questo il CAI Milano, nell’ultimo decennio ha speso ingenti somme, per mantenere in efficienza i propri Rifugi. Somme per lo più provenienti dall’attività, dalle quote versate dai propri soci, da indebitamento della Sezione e solo parzialmente coperte, è giusto dirlo, da contributi provenienti dal fondo di mutualità del CAI Centrale.
Abbiamo anche raccolto la soddisfazione, e ne siamo orgogliosi, di vedere che i nostri rifugi: V Alpini, in val Zebrù, Brioschi sulla Grigna settentrionale ed Elisabetta, in val Veny) sono risultati ai primi tre posti nella classifica del concorso “Rifugio del Cuore” indetto da Meridiani Montagne. Ciò grazie anche ai nostri Gestori virtuosi ai quali va il nostro più sincero ringraziamento.
Vale la pena di sottolineare, per quanto poco possa interessare, che un tempo esistevano mecenati che si dedicavano a finanziare le Associazioni come la nostra. Molte delle strutture oggi esistenti si devono a loro. Ed è anche per costoro che sentiamo il dovere di mantenerle efficienti, al servizio degli appassionati, nel rispetto delle norme igienico sanitarie e di sicurezza.
In questa difficile opera ora però siamo soli, VOLONTARI che rinunciano a ore di lavoro, per chi è libero professionista, e che sottraggono tempo alla famiglia in modo totalmente gratuito, spesso “mettendoci del nostro”. I nostri incarichi sono temporanei e nessuno di noi ha particolari ambizioni, operiamo solo per spirito di servizio di chi con noi condivide la passione per la montagna: i nostri Soci.
Nella vicenda specifica dell’avvicendamento al Rosalba, la decisione è stata presa nel contesto di quanto sopra descritto. Non possiamo, inoltre, tacere il fatto che il Gestore ha collezionato negli anni una serie di lamentele legate alle sue continue assenze, alla gestione dei rifiuti, alla tenuta del rifugio e al trattamento (rapporto qualità/prezzo) spesso inadeguato. Tuttavia, coscienti del legame che si era costituito nel tempo con molti dei frequentatori e con il territorio, abbiamo chiesto anche a Lui, oltre che ad altri gestori, o aspiranti tali, di inviare dei “progetti”. Sulla base di questi, e solo dopo un’attenta valutazione, abbiamo scelto di affidare al progetto di Alex Torricini la gestione dal 2018, convenendo sin da subito, sull’opportunità di rinnovare per il 2017 il contratto con Mauro Cariboni, così che egli avesse tempo di trovare una altra occupazione.
Siamo perfettamente coscienti che i tempi cambiano e che anche le strutture alpinistiche hanno in gran parte mutato la loro funzione da punti tappa per le ascensioni a, sempre più spesso meta di semplici escursioni. Che su di esse gravano, giustamente, un’infinità di norme volte a garantire igiene e sicurezza dei frequentatori oltre a salvaguardare il delicato ecosistema in cui insistono. E’ per questo che pensiamo di organizzare, nella primavera prossima, un forum con oggetto: “Rifugi, idee per nuove modalità di gestione” con l’obiettivo di confrontarci con gli operatori sia delle terre alte che dei fondo valle su un problema, come già detto, sempre più complesso.
Concludo ricordando che il CAI Milano non ha solo i rifugi, ma che siamo molto attivi, in un contesto urbano non facile, nell’educazione e formazione di chi va in montagna. Insegniamo l’approccio rispettoso dell’ambiente, e in particolare la sicurezza. Teniamo corsi di formazione e istruzione scientifica.
Un lavoro importante e apprezzato da molte istituzioni e persone. Sempre e tutto VOLONTARIATO. Tuttavia questo, come quasi sempre accade, non fa notizia.
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Cariboni gestiva il Rosalba (e non “la Rosalba”) come fosse casa sua, chi entrava era ospite e poteva essere gradito o sgradito a seconda degli umori del rifugista. Mai cambio di gestione fu più gradito.
ciao sono elena. Sono salita al rifugio con amici l’altro giorno apposta per rendere omaggio al Mauro del rosalba e dimostrargli la mia solidarietà. Giorni di festa questi, giorni molto caldi, saliti in maglietta. rifugio ROSALBA CHIUSO! “gestore in vacanza” dicono le decine di persone chiuse fuori, con altri commenti che non si potevano sentire. Mi sono sentita una cretina! Il gestore è libero di fare quello che vuole, però caspita, con tutta questa polemica potrebbe anche dimostrare un po’ di attaccamento al “suo” rifugio. Una cretina che però ha capito il perchè non lo vogliono più. Buona vacanza in Mauro!
Sulla gestione del Brioschi non metto becco men che meno su quella del Rosalba; mi chiedo solo se lo stesso gestore può avere in gestione due rifugi contemporaneamente o se il Brioschi (finalmente … ops!) cambierà gestione.
Esistono le gare. Diversamente è clientelismo. Non è difficile da capire. E se le cose vengono fatte nel rispetto di tutti non servono commenti pro vecchi rifugisti o contro il progresso. Le energie vanno indirizzate, secondo me, nella direzione che tiene conto dell’equilibrio anche sancito da leggi e regole dateci precedentemente.
La classifica del più bel rifugio delle riviste patinate, certo che fa un po’ ridere. No?
“contro il cambiamento e il progresso. Avanti!!”
ma non mi far ridere…!
Giusto il cambiamento, concordo con il fatto che in modo automatico il rifugio non debba passare di padre in figlio, ma mi ripeto, perchè ad un altro rifugista con la sola trattativa privata? Altro che sistema mafioso……..
Concordo con l’ultimo intervento.Si ha la netta impressione che sia toccato un “intoccabile”. Nel mondo normale esiste la possibilità che qualcuno fallisca e che venga rimosso dall’incarico. Qui invece si sono mossi “mari e monti” contro una legittima decisione del CAI che deve essere garante delle proprie strutture e garante nei confronti dei suoi soci. Quindi? Chi si vuole difendere? Forse qualcuno che aveva amici stretti e godeva di “particolari attenzioni” da parte di qualche “pezzo grosso” del CAI? Si? No? In ogni caso questa vicenda dimostra che il CAI ha gli anticorpi per difendersi da quello che altrimenti qualcuno potrebbe definire erroneamente un sistema mafioso, dove le gestioni dei rifugi si passano da padre in figlio. Temo che lo status quo si sia infranto ed è ovvio che si muovono le vecchie cariatidi contro il cambiamento e il progresso. Avanti!!
Non voglio entare nel merito né nel personale, non mi permetterei mai. Usciamo un attimo dal caso specifico Rosalba/Cariboni.
Osservo solo che un minimo di concorrenza e di alternanza, come fa bene a una sana democrazia, a mio avviso fa bene anche ai rifugi. Nessuno nega che il gestore debba poter contare su contratti di durata ragionevole per un minimo di sicurezza e di progettualità nella gestione (diversamente, non si disturberebbe neppure a cambiare le lampadine bruciate). E’ però discutibile anche quella sorta di “diritto divino” per cui una persona o una famiglia si ritiene depositaria a tempo indeterminato di un rifugio, che però suo non è. Potrei fare l’elenco di rifugi (anche restando tra quelli del CAI Milano) gestiti da generazioni da una medesima famiglia, in modo egregio; e di altri in cui invece non si spiega come mai il contratto venga rinnovato di padre in figlio con tanta facilità quando la modalità di gestione (che non riguarda solo il lato “alberghiero” o la bontà del minestrone, ma tutta la gamma di relazioni con i frequentatori, col territorio eccetera) lascia a desiderare alquanto. Non c’è diritto divino, né ereditarietà né usucapione. C’è un rapporto (che non voglio definire solo commerciale) un contratto, una sacrosanta valutazione. Vale per tutti i contratti del mondo, vale anche per il contratto di gestione di un rifugio. Non vedo dunque perché scandalizzarsi se il CAI, cioè il proprietario del rifugio (costruito e mantenuto anche con i miei soldi di socio) definisce che un certo gestore non va più tanto bene e che si deve (tentare di) migliorare.
Conosco molto bene Mauro Cariboni e mi dispiace moltissimo che il CAI di Milano abbia preso tale provvedimento.
Non voglio far polemica sulle motivazioni che hanno portato a tale decisione ma vorrei un chiarimento.
Come mai non è stato aperto un bando per la gestione del Rosalba?
Da anni collaboro come volontario nella gestione di un rifugio del Mato Grosso.
Con la mia ragazza da tempo stiamo un cercando un rifugio nostro da gestire, pertanto anche a noi sarebbe interessato presentare la candidatura per gestire il Rosalba. Però leggo che il rifugio è stato assegnato ancor prima del termine del rapporto con Mauro. Vorrei capire come può essere che non sia stato aperto un bando. Da quello che leggo pare che l’affido della gestione ad Alex sia frutto di trattative private… o sbaglio?
Ringrazio anticipatamente chi mi potrà dare spiegazioni.
Premesso che come ho già scritto in altro post sono molto dispiaciuto che il buon Cariboni sia costretto ad andarsene dal Rosalba, per me in questi lunghi anni gestito impeccabilmente (ma io sono un po’ all’antica e non al passo con i tempi…), sono comunque convinto che Alex Torricini & co siano comunque un’ottima alternativa, da frequentatore occasionale del Brioschi devo fare loro i complimenti (anch’io ho votato il Brioschi come rifugio preferito in Meridiani Montagne). Quindi la polemica, se mai polemica è, non è certo contro il Brioschi e Torricini, ma contro una presunta tendenza generalizzata forse in atto anche nel CAI (per carità, legittima, ma sulla quale molti “all’antica” come me magari non d’accordo al 100%- legittima anche la nostra posizione, no?) per la quale SEMBRA (magari ci sbagliamo) a guardare più ad altri fattori legati alla frequentazione che non ad altri aspetti. Poi secondo me, il CAI Milano, nonostante sia proprietario materiale delle strutture, dovebbe confrontarsi maggiormante con le realtà locali, e sembra che anche qui qualcosa si stia facendo con ultime voci di un coinvolgimento del CAI Lecco. Assurdo poi parlare di “gestione mafiosa” dei rifugi, certe gente parla proprio per niente. Detto questo che dire? In bocca al lupo Alex, siamo certi che saprete fare un ottimo lavoro anche al Rosalba. P.s. io non c’entro con l’altro “Matteo” che scrive.
Perché ve la prendete tanto è un “normale rapporto commerciale” e poi “morte tua vita mia” quando ha saputo che poteva allargare il suo risico ci ha provato. E poi fatevi gli affari vostri …
Non c’è ombra di dubbio.
Ma la correttezza dei gestori dolomitici non appartiene al Torricini.
Inoltre il Presidente del CAI Milano sostiene che una delle motivazioni che ha indotto il suo sodalizio a “licenziare” Cariboni è stata quella delle sue continue assenze.
Evidentemente Torricini possiede il dono dell’ubiquità. Mi domando infatti come potrà essere contemporaneamente in due rifugi.
Che cerchi di gestirne bene almeno uno.
Rimane il dubbio che qualcuno si sia fatto avanti sulla pelle di un altro. Ricordo una vicenda simile per il gestore di un rifugio qui in Dolomiti, Fausto, la dirigenza del CAI glielo volle togliere ma nessuno dei colleghi limitrofi avanzò la candidatura.
Non ho parole…… non conosco il gestore del rifugio Rosalba che mi auguro di poter conoscere in questo suo purtroppo, ultimo anno di attività.
Tutti gli anni salgo più volte al Grignone ma non ho visto il miglioramento della gestione, anzi, sono sempre stato accolto con grande freddezza dall’arrogante gestore, cosa che non avveniva con il gestore precedente.
Ritengo che un sorriso, mezza parola scambiata con gli escursionisti, un pochino di “bella cera”, valgano più di tanti eventi e progetti.
Nei nostri rifugi (non sto parlando dei rifugi sulle piste da sci che non considero rifugi ma macchine per far soldi), considerata la logistica e la mancanza d’acqua corrente, non dobbiamo aspettarci tante comodità o chissà quale cucina. Basta il panorama….. il resto è tutto in più!
L’offerta economica non è mai stata una richiesta prioritaria, men che meno un argomento prioritario. Lo dico a ragion veduta, visto che sono parte in causa della faccenda.
Vi descrivo lo scenario: il CAI voleva dare in gestione la struttura per un tot anni (minimo 4 massimo 7 anni); semplicemente ci ha chiesto di far sapere alla sezione che cosa avevamo intenzione di fare in questo lungo periodo; in più una parte del canone non viene versata alla sezione, che quindi se ne priva, per essere investita in opere per la conservazione e/o rinnovo della strutttura.
Quindi, definitivamente, sperando che tutti leggano quello che sto scrivendo senza sparare a caso, i criteri di valutazione erano complessi e molto ragionati.
Basta con questa storia dell’offerta economica. Quello che contava erano i contenuti e il progetto. Secondo me più chiaro di così…
Nessuno sano di mente chiederebbe una cifra assurda che portasse la gestione al collasso economico e all’abbandono nel giro di uno o due anni.
Vi auguro buon Natale e mi raccomando, entrate nei rifugi, anche solo per scaldarvi un attimo.
🙂
Ma perché due rifugi nella stessa zona gestiti da un unica persona ? Non è che che l’offerta economica del Mauro che era la metà, non è neanche stata presa in considerazione?
Tipico commento di osservatore superficiale che, come la stramaggioranza dei frequentatori di rifugi – diciamo quasi tutti – vanno saggiamente in montagna solo quando c’è bel tempo e vedendo il rifugio strapieno di gente non pensa a quanti giorni all’anno al rifugio non va nessuno – o solo pochissimi ogni tanto.
E trovo che dire che sono gestiti in modo mafioso sia offensivo.
Da facebook, 24 dicembre 2016 ore 13.50
I rifugi sono gestiti in modo mafioso dalle stesse famiglie da generazioni. Se da un lato è un bene perché garantisce la continuità di un servizio è anche vero che questo servizio è sempre più mediocre. I rifugisti ignorano tutto o quasi della montagna, delle vie di roccia, dello sci alpinismo. Stanno solo li a far cassa… e tanta. Parlo per esperienza diretta vivendo nelle Dolomiti e so bene che ci sono anche bravissimi rifugisti… ma purtroppo sono pochi. I Rifugi si stanno trsformando da anni e sarebbe ora che il CAI assicurasse trasparenza (reale) nei bandi ed imponesse (realmente) la conoscenza dettagliata dell’area di pertinenza del rifugio.
Da facebook, 24 dicembre 2016 ore 8.51
Ogni cambiamento si trascina inesorabilmente polemiche e complicate vicende personali credo però che ci siano due aspetti meritevoli di valutazione. Qualsiasi attivitá, che sia profit o non profit richiede richiede una gestione di medio periodo e perciò contratti che garantiscano il gestore per un tempo sufficientemente lungo a cui deve corrispondere un progetto.
Credo poi che davanti ad una inesorabile erosione dei contributi pubblici, l’autosostentamento delle attivitá diventi l’unica e reale garanzia della loro sopravvivenza nel tempo; secondo me non si tratta di fare i bocconiani o comportarsi di avidi speculatori, ma semplicemente di guardare in faccia la realtá di un mondo che cambia.
Quindi viene smentita la smentita … dell’articolo di Gogna (cifre a parte) … sulla vicenda specifica. Io non credo che ci fosse in discussione il modello Brioschi ,anzi sono d’accordo sulla qualità del servizio , della promozione e assistenza anche attraverso i social. Si discute della vicenda Cariboni… che finisce come si temeva. Si parla di valore etico e non si tiene conto del valore umano … non capisco e quindi anchio mi taccio . E che loblio del silenzio tanto agognato si inghiotta il povero Mauro e la sua martoriata famiglia. Tanti auguri di BUON NATALE…
Giusto il DIRITTO DI REPLICA. Però resta un brutto episodio.
la gestione del Brioschi non è migliorata? A parte che siamo stati il rifugio più amato d’italia nel 2013 e quest’anno secondi, a parte che abbiamo attestati di stima da tutti, autorità e autorevoli compresi, a parte che il “modello gestione Brioschi” sia stato sul tavolo dei lavori al festival di Unimont a Milano…a parte tutto, ma proprio tutto, c’è sempre da migliorare, nel rispetto della specificità del rifugio; questa è una promessa. Ora mi taccio. Un abbraccio
Questa mi pare una risposta seria, anche se cade un po’ di stile nello scrivere “…forse perché provengono da fonti che hanno presentato la questione volutamente in modo distorto.”
Dal mio Presidente mi aspetterei anche che scriva qui, su questo blog che sicuramente gliene darà l’opportunità, spiegando e esponendo i fatti, le cifre dei contatti, ecc.
Visto poi quanto scritto dal Presidente medesimo: “Non possiamo, inoltre, tacere il fatto che il Gestore ha collezionato negli anni una serie di lamentele legate alle sue continue assenze, alla gestione dei rifiuti, alla tenuta del rifugio e al trattamento (rapporto qualità/prezzo) spesso inadeguato”, mi chiedo se non sarebbe il caso di trovare una formula nuova nella gestione e nel controllo dei rifugi della Sezione o del CAI in generale e soprattutto per renderne conto e condividerla coi soci.
Per entrare nel merito, che il Rosalba fosse un po’ “rustego” è cosa nota e forse parte del suo fascino. E questa situazione dura almeno dai tempi dell’Achille (prima non ero nato!),
Ma non mi pare che la situazione sia peggiorata negli ultimi anni; o che sia migliorata quella del Brioschi, tanto per fare un esempio.
Quindi il sospetto che ci sia sotto qualcosa d’altro, rimane.