Can you hear me?

Dopo accurato studio della parete, nel mese di settembre 2016 l’alpinista sudtirolese Simon Gietl (nato il 5 novembre 1983) aveva trascorso quattro giorni sulla parete sud-ovest di Cima Scotoni. Il suo progetto era quello di aprire un nuovo itinerario, da solo e auto-assicurato. Interrotto il tentativo, Gietl lo ha ripreso a fine giugno 2018: dopo altri quattro giorni di arrampicata, il 27 giugno 2018 ha completato tutte le 21 lunghezze della via che ha poi battezzato Can you hear me? perché dedicata all’amico scomparso Gerhard Fiegl. Era stato lui a individuare per primo la nuova linea che sale tra la via Ivano Dibona e la Zauberlehrling e che incrocia la Dibona dove questa devia verso destra sulla prima cengia.
La via è stata aperta dal basso, senza spit, utilizzando un misto di arrampicata libera ed arrampicata artificiale, superando difficoltà fino all’ VIII+/A2 per i suoi 550 metri di sviluppo (informazioni tratte da planetmountain.com).

Selfie di Simon Gietl durante l’apertura in solitaria di Can you hear me?
Il tracciato di Can you hear me? a Cima Scotoni. Foto: Matteo Mocellin.

Can you hear me?
di Simon Gietl

Durante un meeting degli atleti Salewa nel 2009 ho incontrato Gerry Fiegl per la prima volta, all’epoca era nuovo nel team. Fin da subito ci siamo capiti molto bene, come se ci conoscessimo già da molti anni! Spesso abbiamo arrampicato insieme nelle Alpi. Non sono state soltanto le sue doti arrampicatorie che mi facevano voglia di stare con lui, è stata la combinazione tra le sue capacità e il suo modo simpatico di porsi, che prometteva sempre grande divertimento!

Simon Gietl e Gehrard Fiegl in vetta a Cima Scotoni dopo la loro invernale alla via Waffenlos, febbraio 2015.
Il vuoto solitario di Can you hear me?

Nel 2014 abbiamo deciso di fare un viaggio insieme in Patagonia. Una breve finestra meteo di sole 6 ore è stata la nostra unica chance per tentare il Fitz Roy. Il nostro piano era di salire senza mai fermarci dalla valle alla vetta e ritornare velocemente a valle. La probabilità di raggiungere la cima in quelle condizioni era bassa, ma la nostra motivazione era senza limiti. Bisogna dire che per tentare una cosa del genere hai bisogno del compagno di cordata giusto, su cui puoi fare affidamento al 100%. E Gerry era proprio quel compagno giusto!

Can You Hear Me

Am 21.Oktober werde ich an der #alpinmesse über meine Solo-Erstbegehung ("CAN YOU HEAR ME") an der Cima Scotoni sprechen, u.a. wie die Idee kam und warum sie für mich so wichtig ist!!!"Frei mi schun"??#alpinmesse #alpinmesse#alpinmesseinnsbruck#salewa #puremountain #südtirol #neolit #grivel #komperdell #peeroton #julbo eyewear #lyofood #kraxlboard #bealsport#mountains #mountains#climbing #adventure #dolomites #outdoors

Pubblicato da Simon Gietl su Lunedì 1 ottobre 2018

Dopo 21 ore abbiamo raggiunto il punto più alto del Fitz Roy, dove ci siamo dati la mano, felicissimi! Sono state ore intense, la pioggia, la neve ed il vento forte ci hanno reso la vita difficile, eppure abbiamo sempre mantenuto un buon spirito, e ci siamo divertiti un sacco. Per un breve momento ci siamo sentiti come degli eroi in cima, eroi immortali, ma purtroppo anche noi siamo mortali!

In solitaria su Can you hear me?

Gerry è morto in un incidente il 26 ottobre 2015 in Nepal. Quando ho saputo la notizia, ho sentito la terra sprofondare sotto i piedi. Non volevo crederci, non riuscivo a crederci!

In apertura solitaria su Can you hear me? Simon Gietl pianta un chiodo. Foto: Matteo Mocellin.

In quel momento mi sono reso conto per la prima volta di quanto Gerry mi fosse diventato caro, quanto significasse per me come essere umano, era un vero amico con cui potevo parlare di tutto! Per questo è stato così importante per me mantenere la promessa che gli avevo fatto prima della sua spedizione in Nepal: era stato lui ad avere l’idea di aprire una nuova via in stile tradizionale sulla Scotoni. Ed era stato lui a chiedermi se volevo aprirla insieme a lui, mi aveva detto che gli dovevo dare la mia parola! E gliel’ho data.

Sfortunatamente il destino ha avuto altri progetti e per me era chiara una cosa: siccome avevo promesso di salire questa via con nessun altro, l’avrei aperta in solitaria!

Simon Gietl, da solo e auto-assicurato, su Can you hear me? a Cima Scotoni. Foto: Matteo Mocellin.
Simon Gietl, da solo e auto-assicurato tramite il saccone, su Can you hear me? a Cima Scotoni. Foto: Matteo Mocellin.

Mi era anche chiaro che salire in sicurezza rappresentava la sfida più grande, come d’altronde in qualsiasi delle mie aperture, e mi era anche chiaro che avrei dato tanto. No, avrei dato tutto.

Quando ho finalmente raggiunto il vertice della Cima Scotoni dopo 21 tiri sono stato sopraffatto da mille emozioni diverse. Non c’era nessuno in giro, eppure non mi sentivo da solo e ho detto: “GRAZIE Gerry” … Can you hear me? Riesci a sentirmi?

Simon Gietl ringrazia: Salewa, Neolit, Südtirol, Grivel, Komperdell, Keaxl-Board, Hotel Schwarzenstein, Julbo, Lyo-Foot

…nach 20 Seillängen fand eine lange, intensive Reise am Gipfel der Cima Scotoni ihr Ende – eine Reise, die mich auch tief in meine Gefühlswelt vordringen ließ.Warum diese Solo-Erstbegehung für mich eine Herzensangelegenheit war & immer noch ist, dazu demnächst mehr…#salewa #puremountain #südtirol #neolit #grivel #komperdell #evolv_worldwide #peeroton #julbo eyewear #lyofood #kraxlboard

Pubblicato da Simon Gietl su Venerdì 29 giugno 2018

Simon Gietl
(a cura della Redazione)

Si può diventare un grande alpinista solo per caso? Può una storia cambiare una vita? Nella vita di Simon sono racchiusi dei buoni indizi per dare una risposta a queste domande. Nato e cresciuto a Luttach, in Ahrntal (valle Aurina), ha sempre lavorato principalmente come contadino nella Bauernhof (fattoria) di famiglia e successivamente come falegname. Il suo primo contatto con l’arrampicata è avvenuto del tutto per caso; all’incirca quindici anni fa, in occasione di un’escursione tra Dobbiaco e Brunico, ha chiesto un passaggio a un alpinista. Da lì è nato tutto: i racconti e le storie delle montagne e delle rocce lo hanno spinto a salire le pareti e le cime.
È passato del tempo da allora e oggi, appena può, Simon Gietl si dedica alle montagna, con l’obiettivo di reinventare l’arrampicata alpina e sportiva.

Simon Gietl, da solo e auto-assicurato, su Can you hear me? a Cima Scotoni. Foto: Matteo Mocellin.

Tra le sue realizzazioni più importanti:
Nel 2015, prima salita su Erbe der Väter, Cima Grande di Lavaredo, con Andrea Oberbacher; prima salita di Odyssee sulla parete nord dell’Eiger, con Robert Jasper e Roger Schäli; seconda ascensione (prima on sight) di Cruz del Sur su La Esfinge 5235 m, Perù; sulla stessa parete, prima ascensione di Chappie, con Roger Schäli.

Simon Gietl in vetta a Cima Scotoni. Foto: Matteo Mocellin.

Nel 2016, prima ascensione di Oblivion Endstand al Piz da l’Ander, e successiva prima in libera (21 giugno 2017), con Andrea Oberbacher; prima ascensione e libera di Hart aber Fair (25 maggio), Piz dla Dorada, con lo stesso Oberbacher; nominato alpinista dell’anno in Italia; prima ascensione di Amore di Vetro (16 novembre 2016), via invernale sulla Nord-est del Pizzo Badile, con lo svizzero Marcel Schenk.

Nel 2017, apertura di Shivas Ice, parete nord-est dello Shivling 6543 m, Himalaya (India), con Vittorio Messini; prima salita di Stigmata al Sass dla Crusc 2907 m, con Andrea Oberbacher; traversata invernale delle Tre Cime di Lavaredo, con Michi Wohlleben.

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Can you hear me? ultima modifica: 2019-12-26T05:38:00+01:00 da GognaBlog

6 pensieri su “Can you hear me?”

  1. Vivere di alpinismo richiede sicuramente l’essere mediatizzati in vari modi. Sennò di che campi? D’aria? Tra i mediatizzati ci sono quelli di valore alpinistico e quelli di solo valore di patacca che di solito si rivolgono a un pubblico non competente riscontrando normalmente più consensi. Ma questo si sa….

  2. ma le foto di questo articolo fatte dall’alto chi le ha fatte??
    Lo spirito santo???
     
    Pertanto qunato ad essere mediatizzato, anche lui,  non mi pare che scherzi.

  3. Ivo sarebbe bello che si parlasse molto più spesso dei “forti” alpinisti e non quasi sempre e quasi solo di quelli molto mediatizzati.Di solito entrambi vengono sponsorizzati da aziende e da club e sarebbe bello che si sapessero le differenze di “incasso”.Si avrebbero di sicuro delle sorprese e molte persone, se volessero, si potrebbero accorgere dei “re nudi” delle fiabe.

  4. Si Paolo, decisamente e indubbiamente, tanto su roccia che su ghiaccio…basta dire Badile.
    Poi e  non è poco nell’attuale, pubblico il giusto e riservato il giusto…una bel esempio di personalità.
     

  5. E’ senza dubbio fra i più completi e forti alpinisti attuali.
    È sempre molto accurato nella preparazione dei suoi notevoli exploit.

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