Cardoso e Stazzema, a vent’anni dall’alluvione
a cura del Coordinamento Apuano
(l’articolo è stato pubblicato il 21 giugno 1916 su quotidianoapuano.net)
Il Coordinamento Apuano esprime solidarietà agli abitanti del paese di Cardoso per la lotta che stanno conducendo, nell’anniversario dell’alluvione del 19 giugno 1996, per rendere la comunità protagonista delle scelte di governo del territorio. In una valle fragile caratterizzata da pendii boscosi franosi, con rischio idrogeologico elevato, gli abitanti in una lettera/petizione inviata al Ministro dell’Ambiente Galletti lamentano l’assenza della messa in sicurezza dei versanti dei monti e l’apertura di una nuova cava nel centro dell’abitato, di fronte alle nuove case e al Palazzo della Cultura, in assenza di indagini idrogeologiche volte alla verifica di possibili interconnessioni con le falde acquifere e senza sapere quali saranno le dimensioni effettive dell’area estrattiva. Un’area industriale nel mezzo di una zona residenziale a vocazione turistica: come potranno mai coesistere i rumori, le polveri, i transiti dei camion i cui orari, oramai, non conoscono limiti, né giorni di riposo con lo svolgimento delle attività commerciali? Un futuro che sgomenta gli abitanti che hanno investito ingenti somme per la ristrutturazione delle case e per l’apertura di nuove attività economiche e che si vedono ora di fronte lo spettro di una rapida svalutazione economica e il depauperamento dei loro beni. L’apertura della cava sembrerebbe, tra l’altro, solo la punta dell’iceberg di un progetto estrattivo esteso e coinvolgente tutta la vallata da realizzare con l’apertura di nuovi siti di escavazione.
Gli abitanti della vallata sono allarmati, inoltre, per la decisione presa dagli amministratori di costruire, poco prima del paese di Cardoso, in località Col del Cavallo, uno stabilimento di produzione di pellet alimentato da un impianto di “pirossigaficazione di biomassa legnosa in regime di cogenerazione” che non brucerà legno di castagno (di cui sono pieni, invece, i boschi della vallata), né fornirà energia termica per gli edifici pubblici, ma che produrrà in compenso emissioni nocive e traffico pesante in entrata e uscita dallo stabilimento, con aggravamento delle disastrate condizioni dell’unica strada che già sopporta i movimenti veicolari derivanti dall’attività estrattiva della pietra di Cardoso. Gli abitanti hanno chiesto inutilmente agli amministratori locali e al Governatore della Regione Toscana il senso di un impianto che esclude l’utilizzo del castagno, l’albero più diffuso sui versanti della vallata, e non serve, dunque, per mantenere i boschi puliti, mentre, invece, potrebbe arrecare danni alla salute pubblica.
Strada Stazzema – Gallicano
E sempre nell’ambito della corretta gestione del territorio e dei beni comuni grande perplessità e numerose domande si addensano sui lavori effettuati sulla strada Stazzema – Gallicano dove sono stati stoccati quasi i 10.000 mc di scarti di cava, materiale che doveva essere conferito in discarica, ma che attraverso un accordo stipulato tra l’amministrazione di Stazzema e la società DA.VI Srl, concessionaria del vicino sito estrattivo, è stato utilizzato per la manutenzione della via bianca dissestata a causa delle intemperie. Il risultato dell’intervento è, però, un esteso allargamento della strada con innalzamento del manto, in alcuni punti, di quasi un metro con i detriti riversati lungo il ciglio soggetti a scivolamento con pericolo di frane lungo il pendio. Ci chiediamo a questo punto se è stato redatto un progetto di manutenzione per la strada e se la società incaricata dei lavori sia competente in materia e se questa tipologia di lavoro rientri nel proprio oggetto sociale. Il timore è che si sia trovata una facile e vantaggiosa soluzione per lo smaltimento degli scarti e per il ripristino della strada, ma con notevoli effetti impattanti ambientali e con l’aggravio del pericolo frane.
Per discutere di tutte queste tematiche e per mostrare la propria vicinanza agli abitanti della valle, il Coordinamento Apuano ha deciso che il prossimo incontro delle associazioni ambientaliste si svolgerà a Cardoso il 12 luglio alle ore 17.30 presso il Palazzo della Cultura. Sarà un incontro aperto per un confronto a vasto raggio su tutte le problematiche delle Alpi Apuane, per unire e per rendere la comunità l’unica vera artefice della gestione del territorio.
Strada Stazzema – Gallicano
Alluvione della Versilia del 19 giugno 1996
(da wikipedia)
L’alluvione della Versilia è stata un grave evento alluvionale che colpì parte della regione storica della Versilia in Toscana il 19 giugno 1996 a seguito di un fenomeno temporalesco particolarmente violento avvenuto nel passaggio tra la primavera e l’estate.
Fatti precedenti l’evento
Il mattino del 19 giugno 1996 il cielo della Versilia era terso: le previsioni davano infatti cielo sereno o poco nuvoloso. In realtà quel giorno era in atto sulle creste delle Alpi Apuane uno scontro di aria fredda proveniente dal Nord Italia con aria calda umida proveniente dalla costa, che causò una rapidissima evoluzione meteorologica, favorendo dunque la formazione di un’apparentemente modesta cella temporalesca alta però 12 km e larga circa la metà, assai carica di precipitazioni (temporale convettivo). Violentissimi nubifragi si scatenarono a partire dal primo mattino sulle Alpi Apuane interessando tutto l’alto bacino dei torrenti Serra e Vezza (questi ultimi confluenti in un unico corso d’acqua a Seravezza, il Versilia) sullo spartiacque occidentale, e tutta la parte alta del bacino del torrente Turrite di Gallicano sullo spartiacque orientale. Le precipitazioni interessarono anche parte del bacino del fiume Camaiore. Tutto questo mentre sulla piana della Versilia cadevano soltanto poche gocce di pioggia. In poco tempo le straordinarie precipitazioni (con punte di oltre 150 mm in un’ora sull’alto bacino del Vezza) causarono svariati smottamenti, e i corsi d’acqua si ingrossarono rapidamente. A fronte di una breve pausa, avvenuta in tarda mattinata, le piogge ripresero a cadere ancora più intensamente nell’arco della giornata che va da mezzogiorno sino al primo pomeriggio, per poi scatenarsi il diluvio. Piogge copiosissime scossero le montagne e i valloni nei pressi del paese di Cardoso dove vari torrenti minori danno origine, presso l’abitato, al torrente Vezza.
Intanto in pianura nessuno poteva lontanamente prevedere quanto stava accadendo: nella zona di Pietrasanta, presso il breve tratto di pianura del fiume Versilia erano caduti appena 5–10 mm di pioggia. Si attivò la protezione civile premurandosi, verso le 14.00, di controllare i valori pluviometrici sulle Alpi Apuane scoprendo che uno degli idrometri presso il centro di Pomezzana nell’alta valle del torrente Vezza, registrava un valore cumulativo di precipitazioni da record, con 440 mm in appena 8 ore e una punta massima di 157 mm in un’ora. Nel timore che si potesse verificare qualche onda di piena improvvisa, vennero subito controllati i livelli dei fiumi, soprattutto il Versilia che ad una prima osservazione risultò essere, dopo la grossa onda di piena del mattino, ingannevolmente in calo.
Ore 13.00: il disastro
In realtà il disastro si era già compiuto e un’enorme piena stava per giungere sul fiume Versilia.
Verso le 13.00 in alta valle, il torrente Vezza (tratto alto del fiume Versilia) dava inizio alla sua corsa devastante verso valle presso il centro di Cardoso: qui infatti, a detta di testimoni oculari, vennero dapprima uditi numerosi boati provenienti dalle montagne dopodiché giunsero ripetute ondate di acqua, fango e detriti alte fino a 4-5 metri provenienti dai valloni dei torrenti confluenti presso il paese, che venne dunque investito e distrutto quasi completamente.
La rapidità e la violenza improvvisa dell’evento trovò la sua giustificazione nel fatto che già dal mattino le fortissime piogge, unite alla siccità che da mesi affliggeva la zona, avevano reso ancora più fragili i già instabili versanti delle Alpi Apuane causando enormi frane di terra, detriti e tronchi che avevano bloccato, con sbarramenti temporanei, tutte le valli dei corsi d’acqua a monte di Cardoso che danno origine al torrente Vezza; si erano dunque creati svariati bacini di acqua effimeri che, cedendo poi tutti insieme di schianto nel primo pomeriggio sotto le incessanti precipitazioni, hanno dato luogo a un’onda di piena catastrofica.
Dopo aver devastato Cardoso la piena proseguì sul torrente Vezza ed investì dapprima il centro di Ponte Stazzemese (dove giunse a lambire il 2º piano delle abitazioni, facendo in parte crollare un intero albergo) per poi raggiungere Ruosina dove sommerse l’intero abitato, cancellando quasi completamente la strada di fondovalle. Ulteriori apporti di acque giunsero nel frattempo al Vezza da ogni valle laterale alimentando sempre più la sua piena.
Alluvione del 19 giugno 1996 a Cardoso
Verso le 15.00 la piena giunse furibonda presso la cittadina di Seravezza che venne per gran parte sommersa da 2-3 metri d’acqua; in questo tratto il torrente Vezza ricevette poi da destra anche la piena del suo principale affluente, il torrente Serra e mutando da questa confluenza in poi denominazione in “fiume Versilia”, proseguì impetuoso e stracolmo di detriti verso valle, mandando letteralmente in avaria (nel momento in cui segnò il valore di 4,50 m sopra lo zero idrometrico), l’unico idrometro presente lungo la sua asta fluviale. Non si conoscono perciò altri dati relativi all’altezza massima di piena se non quello relativo alla picco massimo di portata, stimato in seguito all’evento, in circa 571 m³/s, valore assolutamente eccezionale e incontenibile per un fiume modesto come il Versilia.
Dopo Seravezza il Versilia sormontò e distrusse tutti i ponti nei pressi dei centri di Ripa, Corvaia e Vallecchia, abbandonando il suo tratto vallivo e trovando sbocco nella pianura della Versilia: in questo tratto il fiume (canalizzato e deviato nei secoli passati in un alveo artificiale che sfocia nel pressi di Cinquale di Montignoso), dilagò letteralmente presso la località San Bartolomeo di Pietrasanta a causa del sormonto e conseguente cedimento di un ampio tratto del suo argine sinistro, creandosi dunque un nuovo corso verso sud, ovvero seguendo l’antico tracciato del suo vecchio alveo di scorrimento, causando così un’estesa inondazione di tutta la porzione ovest del comune di Pietrasanta sino alla frazione di Marina di Pietrasanta, Forte dei marmi e parte del comune di Montignoso.
Nel frattempo la tragedia aveva colpito anche il versante orientale delle Apuane in Garfagnana: nell’alta valle del torrente Turrite il centro di Fornovolasco venne letteralmente devastato dalla piena del corso d’acqua. Più a valle invece i danni furono minimi grazie alla presenza di un lago artificiale sul corso d’acqua che, completamente vuoto per manutenzione, fu in grado di accogliere frenandone l’impeto gran parte della piena salvando il centro situato più a valle di Gallicano. Verso le 18.00 i pluviometri di Pomezzana e Retignano, in Alta Versilia, mostrarono valori cumulativi di precipitazioni rispettivamente pari a 478 e 401 mm in 13 ore. Quello di Fornovolasco, in Garfagnana, 408 mm. Questa tragedia, considerata come una delle peggiori alluvioni che abbia mai colpito la Toscana dopo l’alluvione di Firenze del 1966, causò anche un elevato numero di vittime: alla fine dell’emergenza si conteranno 14 morti, quasi tutti a Cardoso e un disperso.
Colata di detriti di cava di marmo in Alta Versilia, vista dalla strada Levigliani-Galleria del Cipollaio
Considerazioni
(a cura della redazione di Gognablog)
Anche senza i detriti di cava che invadevano (e ancora invadono) sia i ripidi versanti delle montagne dell’alta Versilia sia il fondo dei loro torrenti, questa tragedia si sarebbe verificata. Ma di certo le conseguenze sarebbero state assai meno devastanti e tragiche. A vent’anni la situazione è ancora tale e quale, anche perché solo in questi ultimi anni comincia a essere chiara l’origine della maggiore responsabilità nei fenomeni franosi.
A questo proposito, basta consultare cosa scrisse a suo tempo www.ispro.it – l’Istituto Studi e ricerche sulla Protezione e Difesa Civile (http://www.neteservice.it/ilfiumeversilia/alluvione_Versilia96.htm). Si vedrà che non veniva neppure presa in considerazione l’ipotesi che le frane potessero essere ingigantite dalle immani colate di detriti di cava rilasciate sui versanti e che gli effetti dell’alluvione potessero essere apocalittici perché gli alvei erano ingombri di altrettanto materiale. Riportiamo qui i punti 4 e 5, nei quali a questa possibilità neppure si accenna, neppure dove ce lo si dovrebbe aspettare (punto 5):
4) Fenomeni franosi.
I danni più gravi sono in parte da attribuirsi alle numerose ed estese frane che, nella parte montana dell’area colpita, hanno ostruito le vie di comunicazione interrompendo le linee elettriche e telefoniche e interessando anche costruzioni abitate. Le frane hanno anche parzialmente o totalmente ostruito i corsi d’acqua creando bacini effimeri di ritenuta il cui cedimento ha aggravato gli effetti delle piene. Attualmente sono in corso verifiche geologiche a tappeto promosse dal Dipartimento della protezione Civile ed effettuate da gruppi di intervento provenienti dall’Università di Pisa. Da lunedì 24 la ricognizione è seguita, nei casi di maggiore gravità, da esperii del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del CNR.
Il materiale franato dai versanti ha contribuito all’innalzamento ulteriore del livello dei torrenti, aumentando anche la quantità di materiale solido trasportato dalle acque. Questa accentuata franosità va ascritta non solamente alle eccezionali precipitazioni, ma anche alle caratteristiche geologiche e morfologiche del territorio, che presenta una formazione rocciosa di arenaria e scisti (detta pietra del Cardoso) coperta da una spessa coltre di detriti particolarmente instabili e franosi. In particolare, nella zona tra Seravezza, Ruosina, Levigliani e Ponte Stazzemese è presente una formazione scistosa, localmente ricoperta da un sottile spessore di detrito argilloso e quindi instabile, che ha causato alcune frane particolari dette «colate di detrito e fango». Non va dimenticato, inoltre, che i versanti sono, nella zona, particolarmente scoscesi, innalzandosi dal livello del mare sino a circa 2000 metri in pochi chilometri.
Il terreno, inoltre, essendo intensamente boscato, risultava particolarmente appesantito e questo ha aggravato il fenomeno franoso.
5) Concorso di concause di origine antropica.
L’Autorità di Bacino del Fiume Serchio, in una relazione preliminare del suo Segretario Generale, segnala, oltre all’eccezionalità dell’evento atmosferico, alcune possibili concause di origine antropica, quali rifacimenti viari non rispettosi delle pendenze trasversali, l’insufficiente ampiezza di talune luci di ponti e la presenza, soprattutto nel fondovalle, di passerelle e costruzioni, nonché la scarsa manutenzione degli alvei nel tratto montano e la mancata potatura di alcuni boschi, causa dell’appesantimento dei terreni. A riguardo del fondovalle, inoltre, viene segnalato che il fiume Versilia segue un percorso artificiale. Queste osservazioni, redatte in forma generica, dovranno essere puntualmente verificate dall’analisi del territorio, con particolare riguardo alla loro collocazione in relazione al punto della rottura dell’argine ed alla dinamica della piena. Si evidenzia, peraltro, che la quantità di materiale confluita nei torrenti e nei fiume a causa dell’intensità delle piogge e dei citati fenomeni franosi, ha contribuito ad appesantire ed aumentare la portata dei corsi d’acqua.
Sul Tirreno e sulla Nazione del 22/11/2017
Nasce a Seravezza un comitato di cittadini contro le cave sopra il Palazzo Mediceo e promuovere ogni iniziativa a tutela del territorio.
Come prima azione è iniziata una raccolta di firme per chiedere al Sindaco di Seravezza il controllo della cava da poco riaperta sul monte Costa e opporsi all’apertura di altre due cave.
Sul territorio di Seravezza di cave attive ce ne sono già diverse. Secondo il Comitato (e sono d’accordo) l’apertura di altre cave provocherà solo ulteriore distruzione del paesaggio, rumore, polvere, smog a causa del transito di un numero elevato di camion e maggiore rischio sulle strade.
Lo sviluppo economico è in altra direzione.
I moduli per la raccolta di firme sono:
Edicola Binelli in via Roma 39 a Seravezza
Pizzeria Pizzarda a Ripa
Bar 2 di Picche a Querceta
Ristorante I Castagni a Giustagnana
Il Baretto a Forte drei Marmi
il Forno a Pontestrada
informazioni sul comitato:
pagina facebook “Comitato Monte Costa”
mail : comitatomontecosta@gmail.com
ERA L’ORA che i cittadini si facessero sentire su quello che avviene nel proprio territorio.
Adesso con il carbonato di calcio apuano ci faranno anche le salviette per pulire le lenti degli occhiali.
Vedere la cronaca di Carrara de il Tireno di oggi 27 ottobre 2016
Finalmente una sezione del CAI locale che prende posizione.
Altro chiarimento del presidente della sezione CAI di Pietrasanta.
“Cercherò di spiegare meglio i rischi che corriamo e che cosa possiamo fare. I piani di bacino sono uno strumento legale con i quali si determineranno aree etrattive e non. Se noi lasciamo che questo dibattito resti tra amministratori e imprenditori i rischi sono altissimi. Non so se sono stato più chiaro adesso. Che cosa possiamo fare? Innanzitutto chiariamo che al momento io mi sto occupando di Seravezza (piano di bacino di iniziativa privata, ovvero Henraux) e Stazzema (piano di bacino di iniziativa pubblica). Nel primo caso sono stato invitato, come presidente della sezione CAI di Pietarsanta, a partecipare e intendo farlo presentando un documento completo dove grazie a fotografie e carte si denunciano ufficialmente la degenerazione e il disastro ambientale a cui stiamo assistendo. Nel secondo caso me ne sto occupando vista la mia origine prunese e visti gli scempi ai quali stiamo assistendo da due anni a Cardoso e Stazzema.
CApitolo retro Corchia e Levigliani: le voci sono voci e parlano della possibilità di realizzare una strada nel retro Corchia per motivi non chiari. Alcuni parlano di pulizia del bosco altri di “sviluppo” turistico di Mosceta. La voce c’è. E secondo me dietro si cela un altro rischio: l’apertura di altre cave in quella zona. Dico “attenzione ai piani di bacino” che sono “vicini” nel senso che la loro scadenza è prossima (maggio 2017) e che, come detto già più volte, saranno uno strumento per una nuova delimitazione delle aree estrattive. Chiaro che se nessuno interviene il rischio che l’area venga allargata è grande.
E la pulizia del bosco a Mosceta? Il convegno a Levigliani? Semplice, sono segnali: significa dire e ribadire che il CORCHIA è loro in quanto dentro i loro beni comuni. Vi siete già dimenticati la forzatura del cancello sullavia marmifera?
Occorre parlare anche con la comunità di Levigliani quindi. Difficile ma un tentativo va fatto. Per lo meno di partecipazione alle riunione che non mancheranno (alcune ci sono già state).”
Riporto questo invito (PER TUTTI) del Presidente della Sezione CAI di Pietrasanta: Giovanni Tecchia
Ciao. Vi scrivo per informarvi che il Comune di Seravezza ha deciso di coinvolgere, tra gli altri, la sezione CAI di Pietrasanta alla realizzazione dei piani di bacino relativi all’attività estrattiva. Dopo alcuni chiarimenti circa il ruolo che il CAI può svolgere (molti erano i dubbi e le perplessità di partecipare a un tavolo dove a decidere sarà Henraux) abbiamo deciso di coinvolgere più persone possibili per raggiungere l’obbiettivo più importante: preservare le Alpi Apuane. E’ chiaro il rischio di tale operazione: coinvolgere chi vuole tutelare la montagna per poter poi avere l’opportunità di dire che sono stati piani di bacino discussi con le associazioni ambientaliste.
Ciò che possiamo fare di utile è contribuire con materiale, non soltanto fotografico, affinché il tema del rispetto dell’ambiente e delle economie sostenibili presenti sul teritorio di Seravezza sia al centro di tale dibattito. Deve essere chiaro ciò che si è perduto e ciò che si rischia di perdere ancora. E deve restare una documentazione scritta di questo.
Se non dovessimo riuscire a partecipare in maniera adeguata il rischio è che, come è accaduto finora, il dibattito sull’estrazione sia un discorso a due, tra amminitratori e imprenditori. Dobbiamo denunciare gli scempi in atto con documenti, non soltanto a parole.
E’ l’occasione giusta per dare il proprio contributo. Pertanto invito tutti a mandare foto storiche, foto recenti, carte scannerizzate con sentieri, testimonianze scritte e altro ancora all’indirizzo guidi.giov@gmail.com o a contattarmi per telefono (scrivetemi una email).
Una volta ricevuto il materiale provvederemo a realizzare un documento da presentare ufficialmente al dibattito.
Grazie della collaborazione
PS: non si sono fermate nel frattempo le riunioni sugli gli sviluppi della vicenda pirogassificatore e nuove cave nel Comune di Stazzema. Intorno al 20 ottobre il sindaco ci ha garantito che presenterà in consiglio comunale il documento da lui accettato ad agosto dove si impegna a fermare il progetto del pirogassificatore, a coinvolgere la comunità nella discussione sui piani di bacino e a rivedere le aree estrattive presenti, oltre a limitare le attività presenti con un eventuale non rinnovo della nuova conssione per la cava della Sampiera. Mi piacerebbe davvero pubblicare sul forum qualcosa relativo a ascensioni e scalate, ma in questo momento l’attenzione va tutta all’abiente: il 2017 sarà un anno determinate perché si scriverà il futuro delle Apuane proprio con i nuovi piani di bacino.
Oggi sulla cronaca locale del Tirreno è uscito un piccolo articolo, dove il Sindaco di Stazzema Verona, ritorna alla carica con lo sviluppo turistico della montagna contro il suo spopolamento. E per farlo, tra le sue parole fa intendere che bisogna rendere meglio fruibili, per i turisti, gli alpeggi.
Quindi nuove STRADE !!
Forse il Sindaco Verona dimentica, che i turisti, sopratutto quelli stranieri, sono alla ricerca di luoghi con natura integra.
giovedi 21/7/2016
Ieri sera in un palazzetto di Cardoso stracolmo di persone è stato effettuato l’incontro tra l’azienda (spalleggiata dall’amministrazione comunale) interessata alla costruzione del pirogassificatore a Pontestazzemese e la cittadinanza accorsa in massa da tutte le frazioni…l’incontro si è risolto in una straordinaria partecipazione e amore per il proprio territorio per dire NO AL PIROGASSIFICATORE per i danni che può’ provocare a livello di salute e ricadute negative ad ogni livello. (emissione di metalli pesanti, nanopolveri,idrocarburi aromatici, ecc…)
La contestazione è stata durissima, senza se e senza ma, all’amministrazione e all’azienda, evitando disquisizioni sterili con i tecnici di parte presenti che parlavano di 0 emissioni e petali di rosa nell’aria. Più’ volte è stato sospeso il dibattito con la gente che voleva andarsene, ma evidentemente non ci sentono…l’azienda e l’amministrazione visibilmente turbati rinviano il tutto a settembre per un nuovo incontro, prendendo tempo…..Ma la risposta è già stata data, non siamo come gli indiani, non siamo terra di conquista. Se avete a ♡ certi posti stateci vicini, informate e partecipate se potete!!!
Domani 12 luglio alle ore 17.30 presso il Palazzo della Cultura al paese di Cardoso. Altro incontro.
Alberto, I mulini a vento sono sempre esistiti e I Don Chisciotte pure, sono dell’ avviso che per far parte della seconda categoria serve una sorta di audacia/pazzia che tutti non hanno, la maggior parte di noi rodents siamo piuttosto mugnai gente che deve sgobbare per tirar a fine mese, molto diverso da altre categorie di persone. Vorrei ma non posso è il Verbo, e mi ci metto dentro anch’io, la verità è che per le lobby e lo strapotere burocratico il nostro punto di vista rappresenta solo un moscerino in un occhio.
Andrea, il Parco ha multato il nipote di Luciano Sigali per tutti noi l’Imbecaro e per me il mio babbo alpinistico , perchè ha ritardato a togliere un piccolo monumentino messo poco sopra il Passo dell’Alpino in suo ricordo.
Intendiamoci, il parco ha fatto bene. Ha ragione.
Ma il parco vede la pagliuzza e non il tronco nell’ occhio. Vede il piccolo monumento ma non vede tutto lo scempio che intorno avviene.
Ma secondo te , non lo vede oppure fa finta di vedere?
ciao Andrea, come stai? come non condividere le tue sante e accorate parole!!
Venerdì sera, con la Sabri siamo stati a Pietrasanta alla Croce all’incontro con gli AMMINISTRATORI.
Premetto che non ho assistito a tutta la serata , ad una certa ora sono dovuto andare via.
Tra i vari politici dell’alta Versilia c’era anche il Sindaco di Stazzema Verona.
Dopo aver visto un paio di filmati di Alberto Grossi sulla bellezza e sulla distruzione che sta avvenendo in Apuane e dopo il suo intervento e quello di Elia Pegollo ecco che parla il sindaco di Stazzema di Stazzema.
Il suo inizio e subito chiarificatore:
“un dipendente della ditta ENRAUX in aspettativa da 10 anni, ho fatto il vice sindaco e adesso il sindacio”
Hai capito Andrea è un dipendente della ditta Enraux…..
Poi cosa dice? “qui a Stazzema le nostre cave non lavorano come nella zona di Massa e Carrara, siamo molto rispettosi dell’ambiente. Nelle nostre cave non c’è marmettola che inquina le falde, il nostro comune sta morendo, non c’è economia. Abbiamo solo le cave di marmo e di pietra”
Non c’è altra economia??
Qualcuno, giustamente gli chede: ma sindaco provi a pensare se le cave non ci fossero? In altri paese italiani, dove le cave non ci sono, cosa fanno? muoiono di fame??
Forse Signor Sindaco , un altra economia non l’avete voluta. NON L’AVETE VOLUTA!!
Eppure da sempre in Versilia, sulla riviera c’è una ricchissima economia del turismo di mare.
Allora mi domando, possibile che con la bellezza delle nostre Apuane, non ci possa essere una economia turistica della montagna?
Come mai i comuni delle Apuane non fanno NULLA per far conoscere le Apuane ad esempio nel resto dell’Europa?
Ieri sera ero a cena la rifugio Forte dei Marmi sotto il nostro amato Procinto. C’era una signora di Bergamo che da sola si è fatta tutta la traversata delle APUANE.
Sai da chi ne ha sentito parlare delle Apuane?
Da amici SVIZZERI !!
C’è stato un tempo, che alcuni ragazzi di Massarosa si portavano fino a tre scolli e da li attraverso la foce di grattaculo passando per il rifugio, scendevano a Cardoso per dare una mano, a scavare nelle macerie, a portare aiuto a chi ne aveva bisogno, lo facevano per l’attaccamento che avevano verso quei luoghi e quelle Genti, e lo fecero nella convinzione che solo una tragica coincidenza avesse portato a simili conseguenze.
a distanza di Venti anni da quel tragico 19 giugno, siamo ancora qui a parlare di cava si o di cave no, il parco che multa la sig.na che stacca un fiore, o peggio, una strada che andrebbe a deturpare due delle piu significative aree naturali del “Parco delle Alpi Apuane” Ma quale parco? una sorta di Formaggio ementhal dove in ogni buco nasce tutti i giorni una cava diversa? magari con l’appoggio di quelle stesse popolazioni che penarono in quel triste giorno di giugno di vent’anni fa?
Io Credo che anche l’abnegazione del più tenace dei volontari cederebbe di fronte a simili ipocrisie.!!!! il Popolo deve Aprire gli Occhi e non seguire passivamente i giochetti di potere che paventano miseri guadagni per i più, a fronte di enormi ricchezze per pochi che lasciano quanto di più bello e piu ricco possediamo,il nostro ambiente, completamente depauperato delle sue vere ricchezze che andrebbero valorizzate in ben altre direzioni che non quelle estrattive.
nella speranza che non restino solo parole vuote.
Grazie e scusate lo sfogo
stasera a Pietrasanta alla Croce Verde Ore 21.00
incontro dal titolo
“APUANE – Economia e Ambiente
Estrazione del marmo e Salvaguardia”
interventi e filmati di Alberto Grossi e Elia Pegollo.
12/7 ore 17,30 a Cardoso presso il Palazzetto della Cultura.
Home Lucca – Versilia << Indietro Si ricorda l’alluvione di 20 anni fa: provocò 20 morti 19 giugno 2016 17:57 Cronaca Stazzema Il sindaco di Stazzema Maurizio Verona Il sindaco di Stazzema Maurizio Verona Alle 13,32 di oggi le campane della chiesa di Cardoso, il paese più colpito dall’alluvione di venti anni fa in Versilia che fece 14 morti, hanno ricordato simbolicamente il momento in cui la furia delle acque ha devastato un intero territorio quel 19 giugno 1996. Si salvò miracolosamente la chiesa che nei mesi successivi divenne l’unico luogo in cui riunirsi per pensare la rinascita del paese e dell’intero territorio, della messa in sicurezza del bacino idraulico dal mare fino alle sorgenti. Per ricordare i morti, oggi erano presenti, tra gli altri, i superstiti di quella tragedia, i familiari delle vittime, il sindaco di Stazzema Maurizio Verona, rappresentanti delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, un pezzo del mondo del volontariato, rappresentato da Alex Moni di Anpas Toscana, divenuto cittadino onorario del Comune di Stazzema per il suo impegno di oltre sei mesi nei pressi della sede municipale da dove coordinò le migliaia di volontari che si alternarono in Versilia per aiutare la ricostruzione. Particolarmente significativa è stata la presenza di un rappresentante del Comune di Firenze, il consigliere Fabrizio Ricci, per creare un gemellaggio ideale con il capoluogo toscano che nel 2016 ricorda il 50/mo anniversario della alluvione che sconvolse Firenze. “Oggi – ha detto il sindaco di Stazzema Maurizio Verona – è necessario realizzare altre opere che vadano verso quella prevenzione che non riusciamo mai a mettere in atto nel nostro Paese e che consentirebbe di prevenire queste disgrazie. Faremo sentire la nostra voce per far sì che si possa realizzare un progetto di messa in sicurezza dei versanti che oggi sono minacciati da quei boschi che sono stati per secoli una risorsa per questi paesi e che oggi invece, costituiscono una minaccia”. Fonte: ANSA
Leggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2016/06/19/si-ricorda-lalluvione-20-anni-provoco-20-morti/
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Ora su questa affermazione del Sindaco di Stazzema Stefano Verona:
"è necessario realizzare altre opere che vadano verso quella prevenzione che non riusciamo mai a mettere in atto nel nostro Paese e che consentirebbe di prevenire queste disgrazie. Faremo sentire la nostra voce per far sì che si possa realizzare un progetto di messa in sicurezza dei versanti che oggi sono minacciati da quei boschi che sono stati per secoli una risorsa per questi paesi e che oggi invece, costituiscono una minaccia”
è aprendo nuove cave e costruendo nuove strade che si fanno opere di messa in sicurezza del territorio per prevenire tragedie come quella di 20 anni fa…???
dal forum alpiapuane.com
risposta di Giovanni Tecchia:
“Ciao a tutti. Grazie Alberto per aver scritto sul forum delle cose che stanno avvenendo nel comune di Stazzema. Avrei dovuto farlo qualche settimana fa ma purtroppo questa mi è sfuggita.
Ma non mi è sfuggito tutto il resto. Tutto ha avuto inizio a settembre 2015 con l’inizio dei lavori della nuova cava della Sampiera. Prima ho fatto qualche foto, poi un post su fb. Poi sono staro contattato per altre problematiche gravissime: 1) cava della Ratta 2) pirogassificatore col del cavallo.
Abbiamo mandato una mail a marzo chiedendo informazioni perché non c’è stato nessun confronto con le comunità. Il sindaco Verona ci promise risposte mai arrivate.
Da allora è scontro frontale: da maggio si tengono incontri e confronti pubblici per capire come fermare quello che è un piano tremendo: fare dello stazzemese terra di conquista per imprenditori.
Ci sono state segnalazioni all’usl, una lettera sottoscritta da 100 persone CONTRO questi progetti e consegnata al responsabile di Italia Sicura e al ministero, una manifestazione con striscioni a Cardoso, articoli e servizi tv.
In più è stata presentata un’osservazione ufficiale con dossier al parco contro la variante proposta dall’imprenditore della cava Sampiera.
C’È da fare ancora tanto. L’attenzione delle comunità c’è e anche delle associazioni.
Resto a disposizione per tutti i chiarimenti
Caro Massimo purtroppo hai pienamente ragione. Nessuno fa nulla!! Evidentemente un certo potere è talmente forte che fa quello che vuole.
Si tutti noi bisognerebbe fare di più, per primi gli abitati delle Apuane. Ma aimè…per adesso tutti quelli che dicono qualcosa contro le cave vengono considerati dei nemici che voglioni impoverire la popolazione locale.
Adesso sembra che i cittadini di Cardoso abbiano iniziato a prendere coscenza.
Speriamo che sia un inizio di un cambiamento.
Sulla parete del solco di Equi fu chiusa l’arrampicata perchè disturbava l’aquila.
I camion, i buldozzer, le mine invece sono tutti amici dell’aquila. Gli fanno del bene all’aquila.
Per il terremoto è stata vietata la frequentazione di certe cime agli escursionisti e agli arrampicatori. Ma ai cavatori non è stato limitato nulla.
Eppure loro tutti i giorni sono in zone a rischio.
Evidentemente i cavatori sono immuni dal terremoto.
Caro Alberto
quello che da decenni succede in Apuane senza alcun serio intervento pubblico dovrebbe essere risposta sufficiente alle tue domande. Purtroppo.
Ciò non toglie che al cittadino non rimanga che far affondare gli uffici preposti in decine di denunce e segnalazioni, almeno non ci si potrà trincerare dietro al silenzio.
Bisognerebbe girare, fotografare, documentare e denunciare. di continuo e i movimenti che si occupano di tutela delle Apuane dovrebbero istituire task force di gente che rompe le palle ogni giorno.
Se occorre io mi metto a disposizione.
Del resto nel nostro bel paese i reati ambientali e quelli in cui incorrono – quelle poche volte che a qualcuno viene in mente di accertarli – i titolari delle concessioni di cava sono quasi sempre ipotesi contravvenzionali che si risolvono (semplifico, ovviamente) pagando un po’ di soldi.
Quanto alle guardie del parco (ma quale parco…) l’unica che ho incontrato dalla sua istituzione mi ha fatto una ramanzina infinita in un gennaio freddissimo in cui scendevo dal passo di giovo con il mio husky non al guinzaglio… un attentato gravissimo alla vallata dell’orto di donna, indubbiamente.
Se non fosse che è un cane pacifico, meritava di aizzarglielo contro.
Massimo gli esposti alle procure vanno bene. Ma le autorità dove sono? La magistratura dov’è? Le forse dell’ordine dove sono? La polizia provinciale che fa le multe ai camion carichi di marmo e detriti perchè sovraccarichi quando scendono a valle, dov’è ???
Le guardie del parco dove sono? Non ci vanno a vedere quello che stanno facendo sulla strada sopra Stazzema.
Possibile che tutti questi Enti non vedono nulla? Non sanno nulla?
Si sono passati vent’anni ma quella tragedia non ci ha insegnato NULLA!! Ed oggi il territorio viene ancora di più AGGREDITO.
Proprio nel cuore della tragedia, il paese di Cardoso, viene aperta un’altra cava.
La strada bianca Stazzema-Gallicano (Gallicano si trova sull’altro versante quello Garfagnino mentre Stazzema è in Versilia) è una strada che ancora non arriva a Gallicano perchè fu fermata molti anni fa.
Adesso con la scusa di buttarci i detriti di una cava aperta di recente la stanno allargando e rialzando.
Per molti giorni su questo cantiere non c’era nemmeno il cartello di cantiere.
Per quel poco che so, il cartello di cantiere con tutte le informazioni sui lavori, di chi li esegue, di chi è il progetto , il committente, con il nominativo dei vari responsabili, dovrebbe essere obbligatorio.
Qui vengono riversati una quantità enorme di detriti rocciosi provenienti dalla cava adiacente. La strada rialzata e allargata buttando giù sui fianchi i detriti. Cosa succederà quando arriveranno delle forti piogge?
Andrà tutto a valle sul paese di Cardoso che è proprio li sotto?
E queste rocce sono state esaminate se non presentano minerali che portati in superfice possono essere pericolosi?
La strada, rimarrà così com’è oppure verrà proseguita fino a Gallicano come era il progetto originario, sventrando i pendini alla base delle pareti nord del monte Procinto e del monte Nona?
Eppure questa è una zona del parco protetta, o almeno lo era.
Il PARCO….?
Ma cos’è, dov’è e che fa questo Parco…????
A me sembra che avalli tutto, ma non certo la protezione del territorio.
In 40 anni che giro in lungo e in largo le Apuane non ho mai visto camminare su un sentiero una guardia del parco.
Maforse sono solamente distratto.
su determinante condotte invece di incontri dei coordinamenti sarebbero utili esposti alle procure della repubblica.