“Caro Diario” diventa “Caro Google”

“Caro Diario” diventa “Caro Google”

Un mese e mezzo fa ho ricevuto una mail da Google Maps Timeline, che riporto qui sotto con l’aiuto delle prime tre immagini.
Ricordo che, quando il 14 luglio 2017 comprai lo smartphone che ancora oggi possiedo, attivai il servizio di geolocalizzazione GPS per via di alcune funzioni delle quali, solo a questa condizione, avrei potuto usufruire.
Ero cosciente di ciò che stavo facendo, nel senso che sapevo che da quel momento si sarebbe registrata nell’etere informatico la traccia dei miei spostamenti.

Dopo la necessaria introduzione all’argomento, tentano di stupirmi con una prima serie di dati. Sostanzialmente, solo nel 2022, ho visitato 3 Paesi/regioni, 90 città e 234 luoghi. Sempre nel 2022 ho coperto, a piedi ma soprattutto con vari mezzi di trasporto, 17.359 km, pari al 44% dell’equatore. Mi viene precisato che ho fatto 89 km a piedi (in 31 h), 16.427 km in auto (in 400 h), 803 km in bici o con mezzi pubblici a bassa emissione (in 26 h) e 40 km non precisati (ma quasi certamente precisabili con un’indagine meno frettolosa da parte mia). Ho trascorso 93 h a mangiare e bere in 50 luoghi diversi.

Verso la fine mi riassumono i dati relativi ai cinque anni e mezzo di uso di questo smartphone: visitati 12 paesi/regioni, 322 città, 1.192 luoghi.

Poi: mi è piaciuta questa mail? E, se voglio, posso annullare la mia iscrizione per non ricevere più riepiloghi (non per evitare di essere geolocalizzato, però…).

Ma il vero stupore mi deriva andando a esplorare (dopo apposita cliccatura) gli spostamenti. Potete scegliere l’anno, il mese, il giorno. Qui sotto, alcuni esempi che mi riguardano.

Ecco il riassunto delle mie mete in cinque anni e mezzo. Non qui, ma se sei titolare, cliccando puoi ovviamente ingrandire e quindi avere tutta una serie di altri particolari.
Questa è la videata del mio 24 luglio 2018. A lato ci sono tutti i dettagli (auto, a piedi, ecc.) al minuto preciso.
Questa è la videata del mio 11 gennaio 2023. La riproduco solo per mostrare meglio cosa intendo con “dettagli”.
Questa è la videata del mio 31 luglio 2020, il giorno in cui partii con Alessandro Beber da Pozza di Fassa. Ci spostammo in auto al Passo di San Pellegrino, poi al rifugio Flora Alpina. Da lì ci dirigemmo alla base della Torre del Formenton, per ripetere e filmare la via che feci 52 anni prima con Bepi Pellegrinon. Effettuata la salita tornammo al rifugio Flora Alpina e, dopo una sosta per cena, ripartimmo per Trento. In serata io raggiunsi casa mia a Milano.
Per maggior dettaglio del trasferimento Pozza di Fassa – rifugio Flora Alpina
Se per caso mi interessasse sapere con precisione l’orario di partenza della nostra escursione a piedi mi basterebbe leggere: ore 7.28. Andata e ritorno, tra camminare e arrampicare, ore 11 e 14 minuti. Il viaggio di ritorno a Milano è durato 2h e 24′, con 6 minuti al Q8 di Rovereto e arrivo alle 21.05. Preciso che tutte le videate possono essere viste in versione “mappa” come in versione “satellitare”.

A questo punto, non siete anche voi un po’ perplessi? Io trovo il tutto assai inquietante, anche sapendo di non aver nulla da nascondere e anche sapendo che posso escludere la mia futura geolocalizzazione. Perché in realtà posso escludere soltanto che mi vengano recapitati riassunti come questo o anche autoescludermi dalla possibilità di poter consultare io stesso i miei movimenti. L’inquietudine risiede nella consapevolezza che, volenti o nolenti, i nostri spostamenti vengono comunque registrati con questa precisione.

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“Caro Diario” diventa “Caro Google” ultima modifica: 2023-01-28T05:59:00+01:00 da GognaBlog

36 pensieri su ““Caro Diario” diventa “Caro Google””

  1. Mi chiedo, poi, quanto precisa possa essere questa geolocalizzazione. Quando si perde qualcuno al massimo sanno a che cella è agganciato. Secondo il soccorso alpino mi pare siano 30 le persone disperse nel 2021….tutte senza cell???

  2. Marco. Esatto. A meno che per qualche motivo incappi in qualche indagine. Io ho comprato due settimane fa online della Diavolina per il camino. Visto che gli attentati alle auto dei vigili a Milano sono stati innescati con la Diavolina magari mi hanno tracciato insieme ad altre migliaia di persone. Se poi l’algoritmo ha beccato i miei spostamenti su Strava e i miei commenti su gogna blog hanno visto che non sono un anarco-insurrezionista che non sono stato a Milano ed è probabile che non mi trovi a caramba in casa ? 

  3. La sostanza è che nessuno se ne ciava di quello che fate se non come dato statistico. 

  4. 23, mi potrebbe dare maggiori dettagli sul fatto che le onde (radio)? disturbano il comportamento dei cani??
    Esistono anche studi sull’interazione onde/uomo??
    Grazie 

  5. Tutto lascia traccia, non solo gli smart phone, come si vede in qualunque film poliziesco. Se interessi per qualche motivo ad un apparato di sicurezza  pubblico o privato ti rovistano anche le mutande, in modo legale e non.   Non da oggi. Anche in passato, ai tempi delle centrali e degli armadi Sip sulle strade bastavano una cuffia e due spinotti.  Si possono usare delle accortezze ma non bisogna farsi troppe illusioni. Forse val più la pena lottare per avere garanzie sull’uso che viene fatto delle informazioni che comunque vengono raccolte a prescindere dalla nostra volontà. Mi pare che sia questo il tema in discussione anche sulle intercettazioni, ma non ne sono sicuro. 

  6. Carlo, una volta pensavo: “Vado in montagna senza cellulare: solo, libero e selvaggio”.
    Poi ho capito che il cellulare serve in caso di incidente: se sei da solo ti può salvare la vita. Però non bisogna abusarne, tanto meno servirsene per idiozie.
     
    Insomma, siamo noi che dobbiamo avere il controllo del cellulare, non viceversa. Ora però bisogna farlo capire ai fighetti del selfie

  7. @ Matteo. Ottima precisazione! Data la mia natura di boomer non sono così avvezzo con la tecnologia e non immaginavo che fosse vero quello che sostieni. Non si finisce mai di imparare (forse è questo il bello dell’esistenza).
     
    Se è vero, per me è musica per le mie orecchie! Maggior facilità ancora, in un “lontano” domani in cui inevitabilmente entreranno in vigorte meccanismo di contingentamento e divieti, nell’efficacia dei controlli. A quel punto non resta che lasciare il cell a casa, come io faccio abitualmente anche quasndo men ne vado a zonzo per la città.
     
    A Prescindere dal tema “divieti” (che qui è collaterale rispetto all’argomento del post), ve li immaginate le orde dei cannibali che vagano per la montagna “orfani” del cellulare??? Né foto (da postare online) né GPS, né relazione da scaricare on demand, né notizie, né possibilità di comunicare con altri…
     
    Praticamente degli zombie! Oggi, se escludiamo i “classiconi” come me, quasi più nessuno è capace a fare un passo in montagna senza il cellulare: si sentono “nudi”, “indifesi”, “in balia degli eventi”…
     
    Non cedo l’ora di farmi due risate!

  8. La polizia ha già abbastanza poteri così, non gliene darei anche di paranormali 🙂
     
    P.S.
    Quanto scritto su aranzulla è corretto.
    Quando viene spento, il cellulare invia alla cella un messaggio di IMSI detach (ovvero: “buonanotte cella, io vado a dormire”) del quale rimane traccia nei sistemi del gestore di telefonia mobile.

  9. @25
    “anche un cellulare spento rimane in contatto con la rete”
     
    Non mi risulta, Matteo.
    A meno che non sia stato manomesso (da un malware, ad esempio) e tu credi di averlo “spento”, per te si comporta come se fosse “spento”, ma in realtà è “acceso”.
    Comunicare con la rete significa scaricare la batteria. Se il telefono è spento (*), ovvero non riceve e non origina nè chiamate voce nè traffico dati, tenerlo “in contatto” con la rete è privo di scopo (e i comportamenti privi di scopo non piacciono ai tecnici 🙂 ).
    Ma potrei anche sbagliarmi, eh.
    Hai qualche fonte (ITU, ETSI, …) che afferma che un telefono “spento” comunica con la rete cellulare ?
    Hai provato a mettere un telefono “spento” vicino a un misuratore di campo e lo hai visto emettere radioonde in banda GSM ?
    Hai misurato l’assorbimento di corrente di un telefono “spento” e hai visto picchi improvvisi ?
    Quali sarebbero i malviventi “fregati” da un telefono “spento” ?
     
    (*) Un telefono cellulare in realtà non è mai completamente “spento” (a meno che non venga rimossa la batteria). Ciò che la vulgata ( 🙂 ) chiama “spento” è uno stato dal consumo estremamente basso in cui l’apparato non fa null’altro che reagire alla eventuale pressione del pulsante di accensione.

  10. Leggo i commenti, penso.. .poi l’ultimo di Matteo ed è quello che volevo dire. 
    Mi risulta quello che dice Matteo. Cmq per lo smart alla prima accensione mi chiedeva impronte e geolocalizzazione e ho detto no. Se poi mi serve un’app (es. gmaps) che mi chiede la geolocalizzazione se lo uso da navigatore per forza devo dargliela ma gliela do solo per quel tratto di strada che non conosco, poi disattivo la geolocalizzazione. 
    A volte do dei target vicini al luogo dove voglio andare ma non precisamente quello. Sovente do un target intermedio se poi so il resto della strada. 
    Quando accedo ad un sito guardo la privacy, se posso metto Rifiuta su tutto, se il sito è indispensabile metto accetto solo cookie necessari, il resto rifiuto tutto. Se il sito non  è necessario (es. Facebook sul pc) non ci entro proprio (Facebook ha una privacy molto invadente, idem Sole 24 ore, etc). Per altro questi siti chiedono con la privacy la geolocalizzazione e non gliela do. Sono Azzi miei. 
    Sul pc di casa entro in conto Intesa tutto ok. Sullo smart mi accorgo che vi è una sezione in cui misurano la co2 dei miei consumi. Da quel giorno solo cash. Tolgono il cash? cerco un’altra banca che non lo fa. Non esiste? faccio gli acquisti un po’ su una banca un po’ sull’altra. E’ tutto centralizzato? beh non ho speranza allora (anche se facile ci saranno il formarsi di mercati paralleli su monete alternative, o oro-argento), salvo che ho anticipato molti acquisti in questi due tre anni e quindi risultero’ per un bel po’ di tempo uno che consuma veramente poca co2. 
    che i giovani siano ignari di quello che accade non metto in dubbio, è l’ingenuita’ della giovinezza. Io sono stato educato da gente nata negli anni 30 e mi dicevano pure di non buttare nelle immondizie carte con nome e cognome perchè ai tempi del fascismo controllavano pure quello. 
    Se una societa’ vuole controllarti non è mai bene. Che andiamo verso un nuovo stato di cose penso che sia sempre piu’ chiaro. 
    Ritornando alla  montagna francamente posso fare anche a meno dello smart. Sono molto fatalista. Quando vado in montagna mi assumo le responsabilita’ dei miei comportamenti. Finora non mi è mai successo di sbagliare salvo una volta una caduta su un terrazzino sottostante … un piccolo saltino di tre metri. Vero che non faccio sesto, ottavo etc. ma anche nei gradi piu’ bassi vi è insidia, anzi. 
    Cmq vado da solo, se succede qualcosa devo riuscire a cavarmela. IN un giro molto elementare nella Rozes prima del rif Giussani scendendo la caviglia mi si è completamente girata. Successivamente con eco si è visto che i legamenti si erano staccati dall’osso (era venuto via lo smalto dell’osso). 
    Quindi sono sceso piano piano appoggiando il piede con forti dolori ma sono arrivato a casa in auto poi senza aiuti. 
    La montagna è questo, chi vuole l’elicottero per me salvo casi molto gravi, è un …. non ricordo piu’ come li chiamava Crovella… Cannibale? ecco cannibale. Statevene a casa o andate al mare che è il luogo piu’ consono a voi. 
    Mi sono piaciuti gli interventi di Cominetti e l’affermazione che direi il focal point della situazione di Carlo “ma è l’umanità che glielo permette.”…. infatti è proprio così. Io cerco di lottare complicando  la vita nel mio tracciamento, dopo di che sia fatta la volonta’ di Dio. 

  11. “L’unica è entrare con cellulare spento”
    Errore, caro Crovella. Errore piuttosto comune, che ha fregato un bel po’ di malviventi: anche un cellulare spento rimane in contatto con la rete, permettendo la sua localizzazione.
    Se vuoi evitare di essere tracciato devi rimuovere la batteria, oppure lasciare il cellulare a casa.

  12. Grazie, Alessandro, per aver condiviso anche con noi i tuoi spostamenti!
     
    E grazie per gli spunti di lettura offerti nei commenti.
     
    Anch’io non amo l’idea d’essere controllata e lascio spesso il telefono a casa.
    Sono d’accordo che i più non pensano sia un problema e non avvertono la manipolazione insita in ogni ricerca su internet, anche solo attraverso la pubblicità.
    Sull’Etna conosco una signora che mi ha comunicato con molto entusiasmo di aver messo un collare con gps ai suoi cani, grazie a una sperimentazione tedesca, così sa sempre dove si trovano. Le ho raccontato invano  che le onde disturbano il comportamento e non c’è di che gioire.

  13. Sempre più impegnativo “marachellare”. Per moltissimi italiani è un grossissimo problema.

  14. Condivido lo spirito di “alleggerimento”, è proprio quello che cerchiamo belle nostre, ormai poche (3-4 annue) presenze nelle uscite ufficiali. Lo stesso nelle altre 4-5 gie private ma collettive. Il resto o da solo o con moglie e figlia, altro che canzoni… Buona domenica a tutti.

  15. Gallese. Paolo, a chi lo dici, anche se mi hanno dato più volte del parroco.  Saluti e buon cammino ? A proposito di rivelazioni intime postate in rete…..e che dire della rivelazione del nostro Crovella che canta l’uselin de la comare con accento sabaudo di fronte ad una platea di madame e di madamin caiane con le gote arrossate dall’eccitazione? Mai me lo sarei immaginato. In realtà sto dicendo il falso, perché conosco bene i torinesi ? . Scusa Crovella, ma si fa un po’ per alleggerire le incitazioni alla lotta armata et similia che ogni tanto escono dai cassonetti della raccolta dell’indifferenziato e vengono riversati anche in blog perbene come questo, oddio perbene non proprio dai, esageruma nen. 

  16. Finalmente qualcuno (10) conferma quanto sto sostenendo da mesi e mesi, ovvero che i cellulari (anche non smartphone) sono tracciati dal sistema, a meno che siano spenti. Pertanto se uno si muove il sistemo la registra in tempo reale: se caso mai si dovesse arrivare al divieto di accesso a determinate aree (es montagne), un anonimo server, posto in una cantina, registrerebbe in automatico i numeri dei cellulari in violazione e farebbe partire le sanzioni (presumibilmente sostanziose) ai rispettivi intestatari. Ecco come si concretizzerà il controllo di accesso. L’unica è entrare con cellulare spento, per es nello zaino da accendere solo per emergenza, ma gran parte della gente che si porta il cell in montagna lo fa per usarlo: foto, post su social, consultare GPS o relazione itinerario…
     
    Torniamo al tema dell’articolo. Preciso che quando vado in giro lasciando, volutamente, il telefono sulla scrivania (acceso ma silenziato: se qualcuno mi chiama, non capisce che è KO, ma allo stesso tempo non dà fastidio ad altri in loco, essendo silenziato), ebbene se esco senza cellulare, praticamente tutti i giorni, NON lo faccio per non essere monitorato da GOOGLE, ma proprio per non aver nessun “rompino” che possa scocciarmi. Magari passeggio lungo il Po oppure sono in uno dei caffè torinesi a leggere tranquillo i quotidiani… nessun desiderio di essere sgonfiato. Mi guardo introno e constato che sono un’eccezione, appunto “old economy”.
     
    Però dovremmo tornare tutti a vivere così. Oggi la gente è schiava del telefono, ben oltre le effettive necessità/comodità. Le aziende ne approfittano, ma è l’umanità che glielo permette.

  17. @Roberto ? per tua informazione non sono morigerato né puro, sono un disgraziato irriverente. È che qui faccio finta di darmi un tono…

  18. Come il capitalismo fa leva sull’egoismo e sull’avidita’ di possesso, forze possenti in ogni uomo,  spesso superiori alla solidarietà e alla fratellanza, il capitalismo della sorveglianza fa leva sul bisogno di mostrarsi e di essere riconosciuti, forze altrettanto possenti che spesso sovrastano il desiderio di proteggere e preservare la propria intimità.  Esattamente come l’astuto carceriere ottiene la collaborazione attiva del prigioniero rinchiuso nella bolla del suo isolamento. Simul stabunt simul cadent. Difficile uscire da The Circle come nel romanzo di Eggers che ho citato. 

  19. @11
    Sono d’accordo, e a volte si assiste a paradossi esilaranti.
    Ho la sensazione che da parte di molti (troppi) si faccia un uso di internet fin troppo “leggero”.
    Senza tenere conto che, una volta che vi è stato diffuso del materiale, diventa difficilissimo (se non impossibile) rimuoverlo completamente.
     
    @12
    Se vuoi usare uno smartphone lo devi abbinare a un account
     
    Ma anche no. Dipende cosa intendi per “usare”.
    Guarda, se usi solo il wifi puoi fare a meno persino del contratto con il gestore di telefonia mobile…
    Associare un account Google serve per accedere ai servizi Google. Il che magari è comodo e forse anche piace, non discuto, ma non per forza “devi”.

  20. Solo un fesso puô confondere osservazione con ossessione. E credere che il controllo riguardi il marketing. 

  21. Gallese. Caro Paolo, Chi è senza peccato…anche una persona morigerata e pura come te ha recentemente invitato Gogna a scrivere un libro sulle sue vicende amorose giovanili…tu quoque biricchino mio..,guarda che poi magari ti ascolta e allora stiamo freschi, Madame Bovary impallidirebbe, almeno secondo quanto si dice nei peggiori bar sui Navigli ? ciao

  22. Mha, sono d’accordo con Cominetti. Alla gente piace.
    Ai cacciatori del big data del marketing piace.
    Se vuoi usare uno smartphone lo devi abbinare a un account.
    Fine delle trasmissioni.

  23. Balsamo. Da un lato c’è in noi la preoccupazione di essere controllati e tracciati da soggetti esterni che possono usare queste informazioni per condizionare il nostro comportamento. Preoccupazione che assume per qualcuno le caratteristiche di una vera e propria ossessione. Dall’altro, la spinta a socializzare è fortissima e a volte diventa quasi una forma di esibizionismo virtuale, vedi giovani e pure meno giovani. Le persone mettono in rete foto, notizie personali di ogni genere e le autobiografie che vengono pubblicate diventano sempre più intime (alpinisti compresi) anche per richiesta degli editori che ben conoscono il piacere del pubblico di spiare dal buco della serratura magari anche della camera da letto. Come siamo complicati e spinti da pulsioni contrastanti. 

  24. La posizione di qualsiasi telefono cellulare (anche non “smart”) è necessariamente tracciata (“by design”, come dicono i tecnici 🙂 ).
    In modo molto, molto preciso tramite GPS (che tuttavia possiamo spegnere oppure “ingannare” impostando posizioni arbitrarie) o più grossolanotramite i ripetitori (le c.d. “celle”, e qui non conosco metodi legali per sottrarsi).
     
    Dopo aver fornito volontariamente i nostri dati personali (il c.d. nuovo petrolio) a un’azienda big data e dopo averla autorizzata, in modo esplicito e altrettanto volontario, a utilizzare il nostro telefono cellulare e la nostra connessione dati per tracciare a nostre spese i nostri movimenti, quanto mostrato in articolo è il minimo. E questo in cambio di cosa ?
    Ricordiamoci che, se un servizio è gratuito (o sembra tale), vuol dire che la merce siamo noi.
     
    Comunque, nello specifico, se non si desidera che Google registri i nostri spostamenti, è sufficiente sul proprio telefono (Android) negare all’app Google (Google, non Maps) l’autorizzazione di accesso alla posizione (e rispondere “nega comunque” al messaggio di avviso).
     
    Benché l’adesione volontaria da parte di molti a queste estrazioni di dati in effetti mi lasci perplesso, troverei ben più inquietante che non ci fosse la possibilità di sottrarsi.
    Ma, per questo, l’esistenza di una tecnologia è condizione necessaria ma non sufficiente.

  25. Un sano “chissenefrega” come mail di risposta. Una visita dallo psicologo se gli spostamenti avvengono in funzione del tracciamento

  26. Vivere nascostamente, attimo per attimo fuggente, lasciandolo scorrere è roba per pochi e forse anche un po’ contro la nostra natura. Certamente usando i social, anche selettivamente, non rompiamo il cerchio. Questo ben lo sanno Goggle & Company. Forse bisognerebbe cominciare ad astenersi e tornare al Caro Diario chiuso a chiave nel cassetto da distruggere periodicamente come un Mandala. Ma siamo davvero sicuri che farebbe bene alla salute?

  27. Ancora grazie che non abbiano registrato la marca e il colore delle mutande che indossavi in ogni occasione. Io sono un old economy all’ennesima potenza (così mi chiamano anche i miei figli): lascio volutamente il cellulare sulla scrivania dell’ufficio, acceso ma fermo, e me ne vado in giro senza. Non ho nulla da nascondere, figuriamoci, meno che mai frequentazioni clandestine, al massimo faccio una bella e lunga passeggiata in riva al Po oppure mi smazzo grane, rogne e commissioni in giro per la città. Ma, senza il cellulare dietro, nessuno mi può disturbare. Non sopporto neppure il cellulare in quanto tale, figuriamoci la geolocalizzazione (che, in ogni caso, è sempre disattivata sul mio cell). Per il resto sono uno molto pignolo nei dettagli e mi piace annotarmi, su un mio quadernetto, cosa ho fatto, specie se si tratta di gite in montagna. Ma mi piace che sia io a farlo e solo per me, non un sistema comune che registra tutto di tutti. Ma la mia mentalità è da boomer ed è ormai superata. Vedo che i 30enni con i quali mi imbatto (nel lavoro o nell’ambiente sportivo e della montagna) la pensavo diametralmente all’opposto. Uno mi ha detto che è stato contento che il sistema in funzione di una certa gita che ha fatto, gli abbia “suggerito” il modello di sci più adatto alla sua attività…

  28. Come diceva il Silver ieri:
    ” l’ignoranza, la più grande arma di distruzione di massa”. 

  29. “Che cosa vuoi in cambio della tua anima?”chiede il diavolo a Faust:” Vorrei poter dire all’attimo : fermati, sei bello”. Da sempre l’uomo cerca in qualche modo di fermare lo scorrere inesorabile del tempo della sua vita. La registrazione accurata delle proprie attività nella forma di Diario corrisponde probabilmente a questo desiderio. Alcuni lo tengono per se’, per rileggerselo magari periodicamente, altri sentono il bisogno di farlo conoscere, affinché non vada perduto per sempre. Di qui la tradizione letteraria di pubblicare i diari. Qualcuno lo ha interpretato come una delle tante manifestazioni della nostra ricerca di una qualche forma di immortalità. Google & Company intercettano questo bisogno e forniscono un supporto con le tecnologie disponibili oggi. Sicuramente inquietante che di ciò resti traccia indelebile. Una vita eterna virtuale e controllata. Era il tema di due romanzi di Dave Eggers “The Circle” e “The Every”. Sotto le tecnologie che cambiano nel corso del tempo e i business collegati ci sono però sempre le nostre emozioni e le nostre inquietudini, antiche e forse eterne. 

  30. Già diversi anni fa Dolomiti Superski dava la possibilità sul suo sito, di collegare il proprio skipass, tramite un numero di riferimento,  per avere la mappa di tutti gli spostamenti giornalieri lungo le piste percorse.
    TUTTI E SOTTOLINEO TUTTI gli sciatori con cui in tanti anni sono venuto a contatto, sia per lavoro che per i più altri svariati motivi, erano felicissimi di questo meccanismo!
     
    Idem per gli escursionisti (la maggior parte) che si dotano di quelle app che ti illustrano a posteriori itinerario, dislivello,  battiti cardiaci, calorie consumate,  ecc.
     
    Ancora prima TUTTI mi chiedevano, dopo un escursione, di insegnargli su una cartina l’itinerario che avevamo percorso.
     
    A me non è mai interessato tutto ciò perché lo trovavo inutile e, se in mano altrui  decisamente inquietante. Ma per la maggior parte delle persone questo è  bello e Google li accontenta a meraviglia.
    In pratica l’articolo ci ricorda che di fronte a tanta umana stupidità (già recentemente manifestatasi con lockdown e vaccini accettati supinamente dalla maggior parte di noi) si ha, bontà nostra, la possibilità di meravigliarsi.

  31. “Imputato Gogna, non ti resta altro che confessare! Sappiamo tutto di te.”
     
    Battuta a parte, la cosa è molto inquietante.
     
    N.B. In 1984 la situazione è simile: “Il Grande Fratello ti guarda”.

  32. Ciao, non é assolutamente niente di nuovo. “The Big G” è così che fa business, il tecnocontrollo è una realtà….inquietante ?
    Non so.
    Reale sicuramente.
    Le “Cassandre” una quindicina di anni fa ci sono state, nessuno le ha mai prese in considerazione.

  33. Il capitalismo della sorveglianza – Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Shoshana Zuboff, Luiss
    Controllo e separazione, individualismo e ubbidienza, dipendenza e guerra tra poveri.

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