Ciaspolatori multati ai lati della pista

Un gruppo di escursionisti, senza sci ai piedi ma dotati di ciaspole, volevano risalire da Ceresola di Valtorta fino ai Piani di Bobbio, ma sono stati fermati dai carabinieri e multati perché procedevano sfruttando le piste regolarmente battute per lo sci di discesa.

Val Badia, Piz Sorega-Pralongià, inverno, sci e ciaspole

Foto: Mario Verin

La legge è chiara: sulle piste è vietato salire a piedi, anche se muniti di sci e pelli di foca, oppure di ciaspole. Troppo pericoloso sia per gli stessi escursionisti sia per gli sciatori che scendono in velocità i tracciati. La norma è di buon senso, ma anche l’applicazione deve essere permeata dal buon senso.

Non voglio entrare nel merito del caso in questione, occorrerebbe essere stati testimoni per poter dire quanta “indisciplina” abbia provocato la reazione dei militari. Solo vorrei riportare che il presidente del CAI di Alta Val Brembana, Andrea Carminati, lamenta un’interpretazione della legge troppo rigida.

Mentre Nevio Oberti (vicepresidente commissione di Escursionismo CAI Bergamo) fa notare che «le piste da sci non sono autostrade e le montagne non sono proprietà privata».

La notizia infatti arriva proprio dopo un periodo mediaticamente assai caldo, in cui la montagna è salita agli onori della cronaca in occasione di incidenti valanghivi, interventi del Soccorso Alpino, obsoleti titoli sulla montagna assassina, inviti a stare a casa, divieti, proposta di patentini vari, indagini della magistratura e rinvii a giudizio per omicidio colposo.

Ultima ad assurgere a tali onori è la sanzione a chi, ciaspole ai piedi, si è permesso di “invadere” e risalire quei pendii che gli interessi economici prevedono solamente in discesa. Il vaso sta traboccando…

Intanto personalmente mi chiedo perché mai si dovrebbe “invadere” una pista con le ciaspole ai piedi. Che utilità hanno questi ingombranti attrezzi se il piede non sfonda? A me sembra scontato che, se si hanno le ciaspole ai piedi, abbia solo senso risalire ai margini della pista (dove c’è neve non battuta) e non al centro. Se qualcuno lo fa di proposito, beh allora… è giusto multarlo, soprattutto per la sua stupidità.

Invece occorre difendere il diritto di poter risalire ai margini di una pista battuta con qualunque attrezzatura a propulsione “muscolare”, perché chi sale pagando con la propria fatica e non pagando gli impianti, ha tutta la libertà di percorrere e godere il meraviglioso ambiente invernale che si è scelto dopo che sono stati gli sciatori ad appropriarsene brutalmente.

Altro discorso è convincere gli escursionisti a cercarsi un altro itinerario, più solitario e meno affollato perché lontano dalle piste, motivati però dal gusto della solitudine e dell’ambiente, non dal timore di essere multati. Magari la scelta di ripiegare sui bordi di una pista può essere dovuta occasionalmente al forte pericolo di slavine che ci può essere dopo una nevicata su altri pendii.

La montagna in inverno non è solo appannaggio degli sciatori che affollano gli impianti, abbiamo diritto di volerla vivere anche in altro modo. In Austria questa convivenza è normale.

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Ciaspolatori multati ai lati della pista ultima modifica: 2014-01-18T19:20:09+01:00 da GognaBlog

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2 pensieri su “Ciaspolatori multati ai lati della pista”

  1. Ricordo che il Lombardia, prima dell’approvazione della legge che vietava di salire a piedi le piste da sci, alle Sezioni Cai fu segnalata la relativa proposta (chissà se qualcuno allora vi fece caso…): non mi consta abbia avuto risposte, o, se qualcuna ne ha avuta, certo non fu adeguata.
    Analogamente è accaduto ed accade per altri aspetti (divieti sanzionati di uscire dai tracciati dei sentieri escursionistici , ecc.) che hanno interessato la (non più libera) frequentazione della montagna.
    Ho sempre sostenuto che chi pratica la montagna su queste cose dovrebbe aprire gli occhi per tempo, per poi darsi da fare nelle maniere migliori (allo scopo è necessario essere in tanti, che adottino le opportune azioni di legittima resistenza e proposta).
    Quanto alla risalita sulle piste da sci, in effetti non vedo troppe ragioni di lamentela, che, se uno si interessa di alpinismo, già per conto proprio lì potrebe fare a meno di andare. Una cosa è invece da chiedere, a carico di chi manifesta l’animo del padrone su una res che altrimenti dovrebbe essere pubblica o comune: se per caso qualche pista impedisce od ostacola l’accesso ad itinerari ad essa esterni, deve essere imposto ai gestori (come condizione per concedergli lo sfruttamento economico del luogo) di renderlo dove serve dichiaratamente transitabile a chi va a piedi, con sci d’alpinismo, ciaspole, ecc..
    Carlo Bonardi- Brescia.

  2. Abitando a Trieste mi capita spesso di sciare in Carinzia. Da quelle parti è abbastanza normale che le piste vengano risalite con pelli di foca, dietro pagamento di un pedaggio (dopo tutto avere la pista battuta è una facilitazione certa per la salita e, con condizioni cattive, pure per la discesa, anche se non è propriamente scialpinismo). In verità un discesista dovrebbe essere in grado di gestire la vicinanza con altri discesisti che gli sfrecciano attorno a diverse decine di km/h con direzioni molto varie e si fermano all’improvviso per motivi loro, al confronto un uomo che sale è quasi fermo. Uomini che salgono applicando le regole elementari della buona educazione non dovrebbero costituire un problema, passato il confine italo-austriaco è proprio così.
    Ipotizzando (e pretendendo) un po’di senso di responsabilità a tutti, nel mondo ci sarebbe più spazio, alla fine ci sarebbero pure più soldi per gli operatori turistici. Ma la legge italiana prevede solo la repressione di un popolo considerato eternamente immaturo.

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