Sulla terrazza innevata del “Piz Seteur”, dopo una giornata sugli sci, ci si diverte con le ‘go go girls’. L’allegria e le canzoni non mancano nel “rifugio con licenza d’albergo Piz Seteur”, a quota 2064 metri, che nel tempo, grazie alla proposta delle feste con le cubiste, ha riscosso enorme successo fra balli e momenti all’insegna del divertimento.
La redazione di GognaBlog pensa che, senza essere entusiasti, non vi sarebbe nulla da eccepire se questo tipo di marketing e attività “ricreativa” si riferissero a un hotel di Selva, di Santa Cristina, di Ortisei, o anche di Corvara o Cortina. Evidentemente l’esempio di Ischgl, la tirolese “Ibiza delle Alpi”, non poteva rimanere isolato e non è certo difficile oggi trovare nelle località sciistiche più alla moda musica, divertimento e go-go girls per i gusti più disparati. La “riminizzazione” di cui si parlava già negli anni Novanta è un dato di fatto.
Il nostro sconforto è dato dal fatto che qui stiamo parlando di Plan de Gralba, uno degli ex-posti più belli delle Dolomiti, in posizione spettacolare e fortunata tra il Sassolungo e il Sella. Senza neppure tirare in ballo l’Unesco e il suo ormai patetico Patrimonio Mondiale, duole constatare quanto i mercanti abbiano ormai invaso le parti alte del Tempio. E non ci riferiamo soltanto alla musica a tutto volume o all’edonismo dalle più esplicite allusioni sessuali a 2064 m di quota. Ci riferiamo al concetto di limite, alla messa al bando di quel minimo di dignitosa austerità che lo garantirebbe, in una situazione in cui l’offerta è ancora più scandalosa della domanda. In questa vicenda, le più irreprensibili e più “vere” sono proprio le ragazze. De André le avrebbe cantate e difese e avrebbe messo alla gogna tutto ciò che sta loro attorno. Ma anche Fabrizio non c’è più.
Cocktail e cubiste a 2000 metri di quota
di Sara De Pascale
(pubblicato su ildolomiti.it il 25 gennaio 2023)
Foto: https://pizseteur.it/
A Plan de Gralba, in val Gardena, le sciate si concludono con musica a tutto volume e le ‘go go girls’, giovani cubiste (con tacchi e lingerie) che ballano sui tavoli del “rifugio con licenza d’albergo Piz Seteur”, come sottolinea il gestore della struttura, fotografate e riprese dai molti che approdano in inverno sulle piste di Plan de Gralba a quota 2064 metri. Costruito dal nonno dell’attuale gestore e nato come rifugio, il “Piz Seteur” aveva infatti “acquisito la licenza di hotel fra gli anni ’60 e ’70”.
Ogni martedì e giovedì, fino a qualche tempo fa, si era sicuri di poter trovare sulla terrazza innevata del rifugio altoatesino “ragazze, pronte ad animare un ‘après-sky’ sicuramente diverso dal solito”, racconta il ristoratore a Il Dolomiti – L’idea era nata da mio cognato ormai 24 anni fa: una grande festa, vissuta all’insegna del divertimento e del desiderio di stare insieme”.
Un appuntamento diventato negli anni “impedibile per innumerevoli sciatori che, dopo la chiusura degli impianti, si fermano da noi anche solo per fare una foto e, all’occorrenza, anche per bere ottimi cocktail – prosegue – Attualmente, i pomeriggi con le ‘go go girls’ non sono più un’iniziativa a cadenza settimanale ma vengono proposti con frequenza minore, perché sto diventando vecchio anch’io – ironizza il gestore del ‘Piz Seteur’ – Ora, non riesco più a stare dietro a tutto”.
Il “piccolo hotel sulle Dolomiti offre la musica dei dj più ‘cool’ della val Gardena, cocktail preparati con maestria e soprattutto le nostre fantastiche ballerine”, si legge sullo stesso sito della struttura, quasi a voler sottolineare quanto i punti d’approdo d’alta quota siano incredibilmente (e forse irreversibilmente) cambiati.
Che le strutture di montagna siano mutate, divenendo alberghi con tanto di ‘comfort’ non è una novità: oggi, per l’appunto, tra chi richiede cose ‘semplici’ come acqua o corrente elettrica stabile, c’è anche chi pretende di mangiare pesce e bere cocktail ad alta quota. Forse, per questo alcuni rifugisti e gestori di alberghi hanno deciso di ‘modernizzarsi’, offrendo le più disparate possibilità.
“Oggi i rifugi sono diventati grandi hotel – aveva non a caso dichiarato l’alpinista Remo Nicolini a Il Dolomiti, soltanto qualche giorno fa – Ecco, cos’è diventata la montagna. Non ci sono più quei ricoveri dove un tempo ci si tendeva la mano fra ‘compagni’, ci si aiutava e si seguivano i grandi nomi dell’alpinismo con la voglia di imparare sempre più. Niente brioches o leccornie, perché un pasto caldo, qualche chiacchiera e una canzone cantata con allegria erano il modo migliore per coronare una bella giornata trascorsa in vetta”.
L’allegria e le canzoni non mancano nemmeno nell’hotel Piz Seteur che, grazie alla proposta delle feste con le cubiste, nel tempo ha riscosso enorme successo fra balli e momenti all’insegna del divertimento: “Ormai queste sono diventate occasioni per farci pubblicità”, rivela il gestore. Insomma, il mondo sta cambiando e così stanno facendo i suoi ‘abitanti’ e le loro pretese, facendo sì che chi offre servizi, come nel caso delle strutture ricettive, si senta (o meno) chiamato a sua volta a cambiare.
Una questione che conduce a porsi dei cruciali quesiti, interrogandosi su quanto sia giusto o necessario rendere i punti d’approdo d’alta quota, siano essi hotel o rifugi, sempre più ‘moderni’ e vicini, ad esempio, a quanto viene offerto in città. “Ammetto di avere un po’ di nostalgia dei tempi andati ma non condanno tecnologia e progresso – suggeriva in risposta Nicolini durante l’intervista – Io sono per la giusta misura, in tutto”.
Dal sito del ‘Piz Seteur’:
“La giornata sta ormai finendo, le ombre si allungano e le gambe si fanno stanche. È il momento dell’ultima discesa. Ma anche se siete stanchi non avete ancora voglia di andare a casa. Il sole non è ancora tramontato e l’aria frizzante vi ha fatto venire voglia di un drink.
L’Apres Ski del Piz Seteur è proprio lì, alla fine della pista ed quello che cercavate!
Buona musica, i cocktail preparati con maestria dai nostri e soprattutto le nostre fantastiche ballerine.Ogni martedì e giovedì venite a scatenarvi al ritmo dei DJ più cool della Val Gardena e ballate insieme alle nostre GoGo Girl.
Al Piz Seteur l’Apres Ski è a tutto divertimento, cosa aspettate per venirci a trovare…”.
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Mamma mia quanti bigotti. E quanti ipocriti! Sono gli stessi che sbavano quando passano le fighette mentre loro si ubriacano con i cocktail. No, vero! Bisogna stare chiusi in una grotta e uscire solo per cacciare con le lancie. L’arco è le frecce sono troppo moderni e soprattutto “non sostenibili”.
Offerta e domanda vanno di pari passo, quindi vuol dire che se l’offerta funziona ci sono tanti che usufruiscono. Gli stessi invidiosi che vivono nelle città e poi quando passano in valle gli dà fastidio la musica che si sente in rifugio, dopo aver sciato e fatto sauna giorni interi.
Vergogna!
Il caiano/a è sovente represso, quindi un po’ di go-go girls gli/le farebbero solo bene.
In rifugio, berghotel o autogrill di fondovalle che sia.
il problema è tutt’altro che falso o inesistente… e avrebbe anche la soluzione: un esercizio di montagna che si chiami Rifugio, non può prevedere l’arrivo degli utenti con strade aperte al traffico (anche solo con deroghe) o essere a ridosso di impianti di risalita…
33. Purtroppo si tratta di un falso problema. Non so cosa dica la legge nelle altre regioni, ma da me in FVG se il rifugio è servito da una strada, anche se all’inizio c’è il cartello di divieto di transito, ci puoi salire in macchina, a patto che consumi qualsiasi cosa, anche un caffè, e conservi lo scontrino da mostrare ad un eventuale controllo della (ex) Forestale. Perciò capirai che il nome (rifugio, agriturismo, albergo, hotel) passa in secondo piano. Quello che conta è che l’offerta sia il più simile possibile al ristorante cittadino. Alla maggior parte dei fruitori dell’attività interessa farsi il selfie con le montagne sullo sfondo, e che rimanga uno sfondo, non un qualcosa con il quale interagire in qualche modo. Mi è capitato la scorsa estate di fermarmi in uno di questi ambienti raggiungibili in macchina e dai discorsi dei vicini di tavolo (nonostante fossero corregionali, dato che parlavano in friulano) ho percepito che non sapevano nemmeno non dico i nomi delle cime, ma nemmeno in quale gruppo montuoso si trovavano.
Il vero danno è consentire a questi posti di fregiarsi del titolo di “Rifugio”; scatenando così paragoni e confronti, anche merceologici e commerciali, indebiti.Lo sottolinea il proprietario stesso del Piz Seteur: hanno licenza di albergo!Allora che gli si tolga il titolo (cui tengono, non per agevolazioni fiscali, quanto perché crea attrazione e fa sentire qualsiasi cliente “più in montagna”) di Rifugio e si inizi a definire degnamente queste strutture (Berg Hotel? Chalet?), anche per risparmiare ai veri rifugi il peso di confronti indegni e la necessità di provare non tanto a competere con questi “speculatori delle alte quote”, ma persino di doverci dialogare (perché rappresentanti di quella che è considerata un’unica categoria)!Viva i Veri Rifugi, semplicemente diversi, in toto, da questi Berg Hotel, che svilupperanno le loro strategie… Basta “confondere” la clientela ed il tipo di servizio!
Qui si parla di rifugi e che ci siano le “go go girls’”, giovani cubiste, che ballano sui tavoli del rifugio quale danno fanno? Si preferisce ascoltare un gruppo di persone imbenzinati di grappa che cantano canti alpini del tempo che fu? E la caciara degli escursionisti cai e non che arrivano ai rifugi, dove li mettiamo? Mi è capitato di assistere ad un rifugio del cai ad una festa di ricorrenza dove era stata invitata la banda con trombone tamburi e clarinetti, la solita banda cittadina che nel paese accompagna i funerali. Sembrava di assistere ad un baccanale culinario. Rosticciane, salcicce, vin brulè a volontà e sopratutto chiasso.A questo punto preferisco le go go girls che ballano sui tavoli del rifugio.
Pasini. Ritaglio un piccolo spazio, per sottolineare un risvolto anchee non c’entra con il tema di questo articolo. La parte interattiva (i commento) se più rigidamente contingentata (esempio: ti devi iscrivere inizialmente con tanto di compilazione di anagrafica completa di tutto, magari intervista telefonica dell’amministratore che si fa un’idea su chi sei, che montagna fai, che idee hai, che stile di espressione segui… ecc ecc e poi, se d’accordo, ti inserisce nell’elenco degli autorizzati a commentare) sarebbe molto più leggera nella gestione quotidiana. Ma ci sarebbero solo due-tre commenti al giorno, forse anche meno e non certo il trafico attuale. Nei siti delle sezioni torinesi/scuole del CAI si fa così, e infatti i commenti sono pochissimi, a volte zero. È una scelta strategica che compete esclusivamente a Gogna.
Oggi, dalla cima innevata del Monte Cusna (2121m, Appennino reggiano) la musica del Piz Seteur non si sentiva e non si vedevano le cubiste.
Anzi, a dirla tutta, non c’erano nemmeno i cocktails.
Ma cosa ci sono andato a fare, io mi domando e dico… 🙂
“Quanto alle ragazze mezze nude che ballano sui tavoli, ripetono uno stereotipo che funziona per il divertimento di metà della popolazione.”
No, lo stereotipo funziona per metà della popolazione meno uno.
Probabilmente ancor meno.
A me piacevano i rifugi in cui, dopo cena, si cantavano canzoni di montagna. Questo, comunque anche ai tempi della mia gioventù, succedeva solo d’estate. Nei rifugi lambiti dalle piste, che si rivolgono a un popolo diverso da chi ama camminare in montagna, fare ferrate o scalare, non credo sia mai successo. Con i limiti di ogni generalizzazione, lo sciatore da pista cerca un divertimento facile e immediato. Nessuna fatica per salire, piste lisce come tavoli da biliardo per scendere. Sci corti e facili che girano da soli. Niente di meglio che alcool e donne, binomio di facile comprensione. Capisco che il mondo si evolva e che anche gli esercenti d’alta quota (che non chiamerei rifugisti) sentano l’esigenza di cambiare. Preferirei che lo facessero cercando stimoli all’interno delle loro radici e non copiando stilemi da altri ambienti.
Quanto alle ragazze mezze nude che ballano sui tavoli, ripetono uno stereotipo che funziona per il divertimento di metà della popolazione. L’altra metà viene, da sempre, ignorata.
Crovella. Guarda che te la prendi con i mulini a vento. Io non ti ho proprio chiesto di scusarti con nessuno. Una volta solo l’ho fatto. Con la mamma di Valentina. Perché secondo me ti era proprio scappata la frizione o almeno avevi suscitato in me un tranfert inconscio toccando un mio punto delicato. E poi io non ho affatto una visione volemose bene e libro Cuore. Pensi che sarei sopravvissuto coi cuoricini dipinti in fronte nel mondo dove ho lavorato per una vita? Su dai, non scherziamo. Lo sai bene come funziona. A volte di sembra che qui si prendano dei pezzi di persone reali per costruire dei pupazzi a proprio uso e consumo per tirare palle come nei luna park. Se vi piace così. Capisco la stanchezza di Gogna. A volte mi chiedo chi glielo fa fare a tenere aperta la parte interattiva. A me mette tristezza, sempre di più.
…e a chi si immagina gli appartenenti al CAI come esempio di sobrietà e amanti del rifugio “old style”, senza generalizzare ma per esperienza personale vi posso dire che molto spesso sono proprio loro nei rifugi a chiedere le comodità, acqua calda, doccia, menú non proprio spartani ecc ecc…Quindi c’è poco da meravigliarsi se le strutture si stanno pin piano adattando a ciò che viene richiesto da chi le frequenta, poi parlare di strutture come quella in questione alla stregua di un rifugio significa non capire cosa sia un vero rifugio alpino!
Pasini. Su questo punto metodologico, e lo sai da anni!, io la penso diametralmente all’opposto rispetto a te. Bisogna guardare alle cose concrete, i bei sentimenti lasciamoli al libro Cuore. Fra il CAI e qualsiasi individuo (anche problematico e quindi sofferente) deve avere la precedenza il CAI, non l’individuo. Se oggi andiamo incontro a Tizia per quella cosa, allora domani dovremmo andare incontro a Caio (anche maschio, magari mollato dalla moglie e fuori di testa…). Vale per tutti, anche per me, qualora dovessi entrare in un mood del genere (improbabile, conoscendomi).
Siccome penso questo in modo “oggettivo” e “lucido” (cioè non espresso in un momento di ira o condizionato da specifiche emozioni, poi rientrate), lo penso perché ne sono oggettivamente convinto e non trovo che me ne debba scusare. L’interlocutore (m/f) soffre per le mie prese di posizione? Bhe… fa parte della vita, è un prezzo che si deve pagare. Io me lo carico sulle spalle, questo prezzo, e non mi nascondo dietro nessuna mia idea, né in questa situazione né in mille altre (anche verso maschi), non solo relative alla montagna. Vivo così perché mi piace vivere così e non intendo cambiare.
Il mondo che tu hai in testa tu (del “volemose tutti bene”) è un’utopia che non esiste e i suoi sostenitori sono spesso dei censori oltremodo severi, e spesso sconfinano nell’essere fastidiosi, specie se ritornano sistematicamente su queste cose. Non dare lezioni di comportamento specie a 60enni e ultra. Ma cosa credi che uno cambi? Risulti solo fastidioso. Queste cose le penso oggettivamente e quindi ti dico in anticipo che non ti chiedo scusa. Stame bin.
“Di questi ultimi che ormai puntano dritto a quota 2500 cosa diciamo?”
Raderli al suolo, come Le Vele di Scampia?
Chiedo troppo, eh?
Crovella. Era un riferimento generale diciamo di metodo, non era rivolto a te. Poi ognuno si comporta come crede. Può scusarsi se inavvertitamente si accorge se ha ferito qualcuno o fottersene, convinto di avere ragione e che l’altro è: malato, fesso, scompensato, ipersensibile, paranoico, permaloso….…ovviamente ogni scelta di comportamento ha le sue conseguenze, ma tutto questo non ha nulla a che vedere con la schiettezza e la sincerita’. Come se educazione/rispetto e ipocrisia/falsità fossere sinonimi. No, non sono sinonimi. Ora vado.
Da un mio personale punto di vista è’ deprecabile ciò che propongono in questo pseudo rifugio ma non mi stupisce. Il turismo invernale pretende di aver riproposti tutti i confort (chiamiamoli così) che esistono in città. Faccio però’ notare che la tendenza ad offrire confort cittadini non si vede solo in casi eclatanti come questi ma anche altrove: in un paio di frequentatissimi rifugi del Monte Rosa e del Gran Paradiso verso le sei di sera cresce un’atmosfera da Navigli. La cena ormai si è’ trasformata in un ordine alla carta o quasi, il dopo cena in un pub. Allora forse mi stupisco più’ di questi e la nausea che mi provocano è’ ben maggiore. Tra l’altro forse nel Cai ( che è’ proprietario di molti rifugi in cui questo andazzo sta prendendo piede) sarebbe meglio si parlasse di questo che discutere di Genere o cose simili, o no?
Senza scordare che, per fare un esempio dei 1000 possibili, al Breuil, a 2000 metri e ben oltre non ci sono solo esseri umani scianti e ragazze che ballano ( e che magari con la fine dell’inverno si sciolgono come appunto neve al sole ) ma condomini di cemento armato belli stanziali. Di questi ultimi che ormai puntano dritto a quota 2500 cosa diciamo?
Pasini, se per caso ti riferisci a me (non so neppure bene a cosa di preciso, immagino al mare magun sul tema del precedente articolo), orami avresti dovuto focalizzare (da anni) che io dico sempre quello che penso (sono un torinese anomalo in ciò). Se lo penso, lo penso, punto. Le mie scuse sarebbero ipocrite, anche perché non le “sento” minimamente. Sul punto non vedo proprio nulla di cui dovrei scusarmi.
In genere nella vita mi apprezzano proprio per questa schiettezza, anche un po’ rude, ma sincera. E’ riconosciuta come una componente positiva in ogni contesto che frequento, CAI compreso. Stame bin.
“UNESCO!? Che poi Sassolungo e Sella, dietro e di fronte al Piz Seteur non sono neanche parte dei sistemi UNESCO, prima di sparare contro facciamoci qualche domanda!”
Bene! Meglio cosí!
Allora via libera a luna park e lupanari a volontà.
Non ho mai capito la necessità di musica alta in montagna e neppure quella di ripetere le stesse azioni svolte a valle (e neppure certe azioni!).
La perdita di presenza non permette più di percepire i diversi ambienti vissuti e di sviluppare la capacità di adattamento.
Penso che non è solo la voce della natura che non si ha voglia di ascoltare, ma quella interiore.
” attenzione non giudicante alle sensibilità dell’interlocutore, ”
egocentrismo patologico irreversibile. oltre che ottuso. comunque sempre fuggiasco.
UNESCO!?🤔 Che poi Sassolungo e Sella, dietro e di fronte al “Piz Seteur” non sono neanche parte dei sistemi UNESCO, prima di sparare contro facciamoci qualche domanda!🤷
Mi fa ridere l’idignazione, perchè sostanzialmente parliamo di un posto che si può raggiungere quasi in automobile come una qualsiasi location che possa prestarsi ad eventi simili, quasi al pari di una discoteca.Mi fa ridere doppiamente la roboante retrorica stantia degli afecionados legati alla fantomatica purezza delle incontaminate lande scintillanti over 2000 mt che dovrebbero essere ad appannaggio di un’elite di merenderos (mi piacciono i nelogismi spagnoleggianti) religiosamente contriti nel rispetto di un silente mondo cristallino e minerale che ha smesso di essere tale da decenni.Mi piace?No, non fosse altro chè sono troppo vecchio per l’inclusività in questo mud nel quale mi muoverei come un bolso brontosauro col rischio di apparire inevitabilmente ( e ragionevolmente) decontestualizzato.Qui non ci vedo alcun mercimonio, le ragazze sono contente di mostrare la loro fulgida bellezza e gli uomini felici (apparentemente) di palesare un priapismo mai pago.Questo è e questo resta.Non piace?Benissimo, basta non assere presi dall’affanno del presenzialismo fintamente mondano del tipo “vorrei ma non posso”.Non è più come una volta? (cit.)Ma certamente!E non sono in grado di dire se sia meglio o peggio, perchè nel silenzio dei rifugi (quelli veri eh?) ho provato un elitarismo pari alla sfacciata spocchia di queste ragazze… che poi sono un gran bel vedere.
Crovella. Peccato. Io trovavo interessante e innovativo il frate vestito da cubista che balla sui tavoli distribuendo polenta taragna dopo una gita CAI in Dolomiti, ma sono un polimorfo perverso, come ogni progressista ripugnante e radical chic. Io penso che la vecchia buona educazione, unita ad un minimo di attenzione non giudicante alle sensibilità dell’interlocutore, che possono non essere le nostre, unita all’umiltà di scusarsi e fare marcia indietro se abbiamo generato equivoci, sarebbero più che sufficienti per ristabilire una accettabile base di decenza nei rapporti umani all’interno delle organizzazioni. E pure nel mondo virtuale, aggiungerei. Buon resto di domenica.
L’Unesco dovrebbe togliere alle Dolomiti, per indegnità, la qualifica di “Patrimonio Mondiale dell’Unesco”.
E in che cosa consiste l’indegnità? Nell’aver continuato la devastazione ambientale fregiandosi per di piú di quel riconoscimento.
Ma era chiaro sin dal principio che si sarebbe trattato soltanto di una messinscena ipocrita a scopo pubblicitario.
Oggigiorno però sono ancor piú indegni i carrozzoni ONU (esiste ancora?), Unesco e via andare.
Vero che e’ tutto normale, siamo cosi’. Poi se ci va possiamo dare la colpa all’Unesco… Che dovrebbe fare, mandare i carabinieri a far rivestire le cubiste?
Pasini. A me piace il giusto mezzo: non sono un frequentatore di night (tabarin – con la “e” alla francese – li si chiama a Torino), ma non ne posso più di veder sparare sul CAI come un covo di violentatori seriali. Fra le due ipotesi estreme preferisco le cubiste, sena esistazioni.
Il giusto mezzo sta nel far una gita (arrampicata, bicilettata…) in serenità, allegria e anche con un pizzico di goliardia… l’Oselin della Comare termina con “é proprio lì voleva volare, l’oselin della comare”. Mentre canto questa strofa, in genere faccio una carezza sulla guancia a una delle tante donne presenti (spesso sotto gli occhi del marito, a sua volta mio amico da decenni…) e tutti ridiamo. Tra l’altro sono convinto che una donna 60enne, pur colta, affascinante, interessante in sé, interpreti quella carezza (elegantemente allusiva) come una conferma che è ancora un donna sexy. Altro che chiamare i Carabinieri per le battute sgarbate!!!! E’ tutto lì il problema: ci vuole intelligenza negli uomini che devono saper far le battute nel momento giusto e col tono giusto, ma ci vuole anche (molta) intelligenza nelle donne cui tali battute sono rivolte.
Una figura “patetica”, come si legge nell’articolo, la fa ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, Dolomiti Unesco. Comunque meglio le graziose cubiste seminude a quota 2000 con sullo sfondo le nude pareti dei Monti Pallidi che le numerose colate di cemento per nuovi impianti pesanti e la realizzazione di nuovi bacini artificiali che si stanno realizzando un po’ dappertutto in Dolomiti, con il beneplacito della davvero “patetica”, è proprio il caso di ripeterlo, istituzione internazionale.
Frati o cubiste? Che alternativa secca e dura, senza scampo. Non si potrebbero travestire le cubiste da frate e i frati da cubiste? Così per rendere il mondo un po’ più articolato e stimolante e offrire più opportunità a tutti? Cerea
@7 mercificare chi? Cosa? Nessuno ha obbligato le ragazze a ballare su un cubo..anzi, probabile che avranno dovuto competere con altre pretendenti per essere arruolate. Probabile saranno pure ben pagate. Ma qui si crea il solito cortocircuito, tipica di una certa corrente di pensiero, ovvero del borghese radical chic, generalmente votante centrosinistra che crede di educare il mondo..si indigna per la condizione della donna tra i talebani ma nello stesso tempo si indigna se una bellissima ragazza balla seminuda, di sua spontanea volontà o per lavoro, su un tavolo. Meno male che possiamo vedere queste dee che ballano, questa è libertà, a prescindere se sia giusto o meno farlo a 2000 metri tra le montagne.
Vorrei aggiungere che la prima ragazza è una gnocca straordinaria..qui varrebbe la pena che Gogna postasse un video.
Capaci solo di “mercificare” le donne x attirare clientela/guardoni !!! 🤮
L’incapacità punta sul… “facile” 😏
Si tratta di uno dei (purtroppo) tanti risvolti di quell’approccio alla montagna (in senso lato, non “alpinistico”) che io detesto e che riassumo nel genetico concetto di “Circo Barnum”. Ne abbiamo già parlato.
E’ tutto un mondo che mi fa vomitare, non solo in sé, ma soprattutto perché trasporta artificialmente in montagna. Che poi l’evento sia a un tiro di schioppo da eventuali piste (frequentatissime) o a dieci ore di cammino, poco rileva. Sempre schifo fa.
Tuttavia devo dire che, se (provocatoriamente) riduciamo la realtà a due sole alternative opposte (estremamente opposte…), alla fin fine, dovendo proprio scegliere con le spalle al muro, preferisco questo schifo ai cortei di vestali “politically correct”, di cui ci siamo sciroppati una bella dose nei giorni scorsi.
Piuttosto che finire in una (futuribile) gita sociale CAI indossando tutti il saio da frate domenicano della Santa Inquisizione, a recitare PENITENZIATIGE PENITENZIAGITE, frustando i maschi sciovinisti che fanno battute sgarbate, preferisco di gran lunga trascorrere il mio tempo sulla terrazza di questo rifugio, ubriaco di spritz, mentre ululo infilando biglietti da 500 euro nel perizoma delle cubiste.
Fra le due ipotesi, almeno questa è “vita”!
Marcello, hai ragione: non è un rifugio.
Tuttavia io preferirei che in montagna, oltre i duemila metri, ci fossero solo rifugi, e non discoteche, luna park, tanto meno lupanari.
Però in Val di Fassa, in Val Gardena e altrove i valligiani si oppongono: “Le montagne sono nostre e ci facciamo ciò che ci pare. Vogliamo fare tanti soldini. E se alla fine non sarà rimasto piú niente, chi se ne frega? Noi coi soldi ci trasferiremo alle Bahamas”.
Quello del Piz Setour non è un rifugio di montagna!
È un luogo in cui si concentrano persone che se vanno in giro fanno solo danni. Lasciamoli lì, e se non ci piace non andiamoci, ma basta con ‘ste filippiche sempre uguali.
Sí, Paolo. Tuttavia nei rifugi di montagna io continuo a preferire l’incontro con persone anche allegre e scherzose ma misurate e rispettose dei luoghi. E se non c’è una folla va ancora meglio.
Anche qui è questione di contesto.
P.S. Però, pure in città, non ho mai assistito a un’esibizione di cubiste, tanto meno a una lap dance.
E non sono un bacchettone.
Comunque che i rifugi fossero oasi di altruismo e buoni sentimenti, dovremmo un po’ smettere di dirlo. A parte qualche bella esperienza vissuta, a me capitava spesso di trovare esagerati del silenzio, tipi poco tolleranti e una generica umanità che si faceva ampiamente gli affari suoi, senza soffermarmi su quelli che se la tiravano da morire. Suvvia.
È tutto normale. Non c’è nulla di strano. Giuro.