Una buonissima notizia…

Il Comelico al servizio degli interessi di Bolzano. Sottoscritto un progetto pilota di collegamento sciistico che consolida la visione del turismo tipica del secolo scorso.

Una buonissima notizia…
di Luigi Casanova (Presidente onorario di Mountain Wilderness Italia)

Una buonissima notizia. Così viene propagandata la notizia (vedi, di seguito, alla fine dell’articolo) che in data 27 gennaio 2023 la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio di Venezia, dopo una lunga resistenza culturale e ideale, ha dato il via libera al collegamento sciistico da Sesto Pusteria verso il Comelico. Il progetto viene definito “progetto integrato per lo sviluppo turistico, culturale e socio-economico della Valle del Comelico”. Perché? Perché in modo astuto e demagogico, si dice, si fa carico della gestione dei percorsi della grande guerra, perché, si dice, impegna la società a gestire dei sentieri in quota. Ovviamente impegni che consolidano gli interessi della società proponente, la Drei Zinnen. Il progetto era stato rielaborato con l’intento di superare le resistenze del mondo ambientalista, di Mountain Wilderness in particolare e di vanificare un suo recente ricorso al TAR. Quanto prodotto ora fa seguito a una pressione politica indicibile: presso i ministeri di Roma, a Venezia, scomodando ossequiosi ministri e parlamentari, assessori regionali e i Presidenti del Veneto Luca Zaia e della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher. Mai vista una simile azione per un progettino privo di veduta. Come del resto si era mai vista tanta stampa partigiana inginocchiarsi a questi poteri senza mai chiedere ad altri soggetti perlomeno un commento. Il frutto di un così intenso e diffuso impegno viene ora definito, con un eccesso di supponenza, “progetto pilota”.

I due impianti in progetto per collegare la skiarea di Padola a quella di Monte Croce e il tracciato della prossima cabinovia per l’Austria.

Cosa “piloti”  di tanto innovativo questo progetto è di difficile comprensione. Che si tratti di una buonissima notizia anche è necessario dubitarne specialmente se la si valuta nel medio e lungo periodo. Dopo oltre un decennio di conflitti si è ancora in assenza di un business-plan. Di condivisione non c’è traccia: tutta la trattativa è stata segretata dai sindaci del Comelico, di Sesto Pusteria, dagli uffici di Venezia come in sede romana. Si cita, per lo più a sproposito, Dolomiti UNESCO, quando l’intero progetto viola i principi fondanti del piano di gestione Dolomiti UNESCO e le finalità che dovrebbe avere: vi fosse un minimo di coraggio e visione sociale non mercificata, questa Fondazione dovrebbe alzare la voce. Non per attaccare gli ambientalisti come ha fatto nel passato, ma per pretendere coerenza con gli impegni assunti con la comunità internazionale. Il progetto viola tutti i protocolli della Convenzione delle Alpi, le dichiarazioni dell’Unione Europea nel merito dei cambiamenti climatici e della difesa della natura (entro il 2030 ogni paese membro dovrebbe aver istituito il 30% del suo territorio come area protetta, qui si distrugge quanto vi è di tutelato e integro), le direttive degli anni ‘90, le norme di gestione dell’area (non vincoli, regole di convivenza). Proviamo allora a capire cosa si intenda per progetto pilota, un progetto che dovrebbe diventare guida, in questo caso esempio per l’assalto di altre aree alpine.

Se per pilota si intende che tutte le forze politiche, dalla destra alla sinistra, fino al parlamentare veneto dei 5 Stelle si debba sostenere con fervore il collegamento è un dato di fatto.

Se per pilota si intende uno studio sottile su come superare, sottomettere gli uffici preposti ai controlli ambientali e paesaggistici e su come cancellare, attraverso deroghe e pareri superficiali la legislazione in tema di protezione ambientale, si deve proprio parlare di successo superlativo.

Se per pilota si intende un uso sconsiderato, discutibile dei fondi di confine (80 milioni di euro l’anno che le Province autonome di Trento e Bolzano mettono a disposizione dei comuni confinanti per progetti di sviluppo), oltre 26 milioni di euro in questo caso, finalizzati all’interesse privato della società sciistica il successo è pieno (costo complessivo delle cabinovie e piste, innevamento artificiale, bacini di innevamento, 50 milioni di euro).

Se per pilota si intende dimostrare in modo definitivo come la Fondazione Dolomiti UNESCO sia ridotta a un ruolo di agente di mercato turistico il processo lo si è consolidato.

Se per pilota si è aperto con la Fondazione un presunto dialogo costruttivo teso a mantenere l’inchino verso i poteri forti e evitando accuratamente ogni confronto con i portatori di interessi generali anche in questo caso il successo è pieno.

Se per processo pilota i sindaci delle periferie alpine intendevano confermare la loro sudditanza ai poteri forti, mantenendo salda la loro ristretta visione dello sviluppo della montagna ci sono riusciti.

Come del resto è riuscito questo progetto pilota a far dimenticare i veri problemi della montagna: amministrazioni pubbliche prive di personale, acquedotti dimenticati, sanità umiliata, formazione del lavoro e scolastica assente (necessario migrare), impossibilità di lavorare, gestire il territorio, dall’utilizzo dei boschi alla cura dei sentieri e dei pascoli. In pratica si consolida la presenza di una montagna in svendita, dimenticata nei suoi valori.

Se per progetto pilota si intendeva dimostrare quanto sia facile svendere un territorio complesso, ricco, affascinante a un solo imprenditore bolzanino specialista in vendita di carni e salumi e a offrirlo alle ampie braccia della Drei Zinnen anche in questo caso il successo è pieno.

Appena al di là, nella vicina Austria, il Tirolo del Nord, ha definitivamente negato a Franz Senfter e soci il collegamento di monte Elmo con l’area sciabile di Sillian (AUT).

Nella ricca val Pusteria il mondo del turismo è preoccupato per la perdita di paesaggi causa l’invadenza dell’industria turistica e non trova personale sufficiente a coprire le esigenze del lavoro, un impiego sicuramente non più appetibile.

Franz Senfter

In provincia di Bolzano la nuova legge urbanistica impedisce drasticamente il consumo di suolo per ulteriori insediamenti, di qualunque tipo. Gli imprenditori locali vengono portati a investire i loro cospicui guadagni nelle province confinanti.

Nelle ricche province di Trento e Bolzano si assiste a una preoccupante fuga di giovani. Cercano altre opportunità lavorative, vivono altre ambizioni che non quelle che riconducono a essere servitori di una economia che alimenta chiusura culturale.

Sono passaggi sui quali riflettere, ma dovevano rifletterci in tempi utili i residenti in Comelico. L’ambientalismo ha loro offerto possibilità e tempi. In cambio hanno ricevuto diffuse minacce e coltivazione dell’odio. Mentre proprio l’industria dello sci, per lo meno in queste aree che rimarranno marginali, è ormai al capolinea: Padola sarà utile solo a consolidare un’immagine già forte della Drei Zinnen.

Per concludere. Questo progetto ha caratteristiche importanti per essere definito un progetto pilota di profilo nazionale. Infatti evita accuratamente minime analisi sul riscaldamento globale in atto, il problema della frammentazione dei territori naturali e della caduta di biodiversità sulle Alpi, umilia i paesaggi naturali e le esperienze offerte da una montagna libera, evita accuratamente la promozione di un turismo di qualità (le Terme di Padola rimangono abbandonate), cancella dalla montagna la cultura del limite. Limite inteso come insegnamento forte, diffuso nel tempo, radicato nelle autentiche culture della montagna. Inteso come valore, via maestra per permettere a tutti di vivere in montagna e di mantenere aperta la montagna a una miriade di esperienze, conservandola in funzione delle generazioni future.

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Comunicato stampa del comune di Comelico Superiore
di Marco Staunovo (Sindaco di Comelico superiore)
(ripreso dal profilo facebook di Nives Milani, 30 gennaio 2023, ore 14.31).

Si comincia la settimana con una buonissima notizia. In data 27 gennaio 2023 è pervenuto al Comune il parere favorevole, con prescrizioni, della Soprintendenza Archelogica, Belle Arti e Paesaggio di Venezia, sul progetto STACCO, strategia per l’accessibilità del sito UNESCO e per uno sviluppo equilibrato del Comelico. Un Progetto integrato per lo sviluppo turistico, culturale e socio-economico della Val Comelico.

La richiesta di parere era stata trasmessa, insieme al progetto, a metà dicembre 2022, dopo oltre un anno di lavoro per la rielaborazione del progetto in base a quanto emerso durante gli incontri a Roma presso la Direzione Paesaggio del Ministero, durante la fase finale della procedura di VAS e da ultimo in base alle intense interlocuzioni con la struttura ministeriale di Venezia, che ha contribuito a migliorare significativamente la proposta, facendolo diventare un progetto pilota.

Nei prossimi giorni verranno approfonditi tutti gli aspetti relativi alle prescrizioni di cui sopra, in attesa del parere anche sugli aspetti monumentali del progetto stesso, che va ad interessare anche le rilevanze storiche della linea di confine tra Belluno e Alto Adige.

Marco Staunovo

Il progetto è stato costruito integrando ambiente, cultura, storia, sviluppo con una visione verso il futuro, inserendo anche elementi di studio riferibili alle peculiarità del sito Dolomiti UNESCO e alla neutralizzazione delle emissioni di carbonio.

All’interno del progetto si sviluppano in maniera integrata gli impianti di risalita in quota, le piste per la pratica dello sci alpino, la riqualificazione delle opere del Vallo Alpino, la messa in rete di tutti i luoghi di conservazione storico-culturale della Val Comelico, da Comelico Superiore a San Pietro, passando per Danta, San Nicolò e Santo Stefano, la razionalizzare degli accessi in quota, soprattutto nell’area UNESCO e altro ancora.

Da oggi parte la fase operativa del Progetto, finalizzata a raggiungere l’obiettivo della attivazione di tutte le sue misure in maniera coordinata.

Ho il dovere di fare ora alcuni sinceri ringraziamenti: al Presidente Dario Bond per la risolutezza con cui ha sostenuto il Progetto durante il suo mandato alla guida del Fondo Comuni di Confine, accompagnando tutto l’iter finora percorso con serietà e con una determinazione decisiva. Ha interpretato il suo ruolo in maniera impeccabile e la nostra gente dovrà sempre essergli grata.

Poi, sempre rimanendo al Fondo CC, ringrazio l’onorevole Roger De Menech, che sempre ha sostenuto il Progetto, accompagnandomi in molti uffici romani e appoggiando convintamente la nostra proposta.

Ricordo poi il compianto onorevole Paolo Saviane, anch’egli ex Presidente del Fondo FCC, con il quale abbiamo condiviso forse i momenti più difficili di questo percorso. Da lassù anche lui gioirà.

Un ringraziamento personale al Ministro D’Inca’, che ha promosso le interlocuzioni con la Direzione Paesaggio di Roma, favorendo un dialogo che in quel momento sembrava compromesso.

Un ringraziamento più che doveroso all’assessore regionale Gianpaolo Bottacin e ai suoi collaboratori che ci hanno aiutato durante il lungo iter di competenza regionale di Valutazione Ambientale Strategica, con plurimi incontri a Venezia e a Belluno per risolvere i molteplici aspetti ambientali del Progetto.

Ringrazio l’assessore Federico Caner che da sempre ha sostenuto il progetto, condividendone la strategia e promuovendone concretamente la sua finalizzazione.

Ringrazio i sindaci del Comelico, ricordando in particolare il Presidente Ianese che ha condiviso spesso con me le preoccupazioni e i momenti difficili in questi otto anni. Comprendo in questo elenco anche i miei predecessori alla guida dell’amministrazione comunale di Comelico Superiore, per quanto fatto a favore del Progetto iniziale. E tutti i sindaci della Provincia di Belluno, che hanno votato favorevolmente alla proposta. Ricordo Pierluigi Svaluto che ha fatto in modo si aprisse un dialogo costruttivo con la Fondazione Dolomiti UNESCO.

E non dimentico il Presidente Arno Kompatscher, con il quale abbiamo condiviso anche un accordo scritto di collaborazione, insieme al Comune di Sesto Pusteria, comprendendo ovviamente il supporto del sig. Franz Senfter e della Drei Zinnen in questi anni di gestione degli impianti di Padola nella indeterminatezza del futuro.

Un ringraziamento va fatto a tutti i professionisti (tecnici e legali) che in questi anni si sono dedicati con passione al Progetto, con professionalità e spirito di sacrificio.

E a tutte le persone del Comelico che hanno avuto fiducia nell’azione amministrativa comunale, sia quelle che hanno accompagnato il Sindaco a Roma e Venezia che quelle che costantemente gli hanno battuto una mano sulla spalla a testimonianza di vicinanza sincera. E un ringraziamento alle Regole di Comelico superiore, che stanno contribuendo alla buona riuscita del Progetto e con le quali si potranno gettare basi solide per il futuro delle nostre Terre. Una comunità coesa ha molte più armi che non una divisa.

Ora si ricomincia a testa bassa a lavorare per portare a termine quanto iniziato.
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E’ di ieri 5 febbraio 2023 la presa di posizione del CAI Val Comelico: il suo presidente, il geometra Gianluigi Topran D’Agata, parla di “una svolta che coinvolgerà a tutto tondo il comprensorio”. Le dichiarazioni di Topran d’Agata per noi esprimono solo la preoccupazione che il progetto “Stacco” possa essere visto per quello che è, cioè una grande speculazione. Un costruttore, o un amministratore che è lì apposta per difenderne gli interessi, non hanno di queste preoccupazioni e non si mascherano più di tanto; invece un presidente del CAI è costretto, proprio per la posizione che occupa, a sottolineare aspetti che (lo si evince dalle sue stesse parole) non sono altro che la riproposta della solita aria fritta. Ecco l’intervista.

Collegamento sciistico con la Pusteria «Non solo impulsi allo sviluppo turistico»
di Livio Olivotto
(pubblicato sul Corriere delle Alpi il 5 febbraio 2023)

Il presidente della sezione Val Comelico del CAI, Gianluigi Topran D’Agata, che rappresenta i soci dei cinque comuni (ossia oltre il 10% della popolazione residente) esprime soddisfazione per l’acquisito parere favorevole della Soprintendenza al collegamento con la Pusteria, frutto di un attento e approfondito studio durato oltre due anni.

«La revisione dell’intero intervento», afferma Topran D’Agata, «recependo vari suggerimenti da amministratori e progettisti, ed anche dal CAI e da altre associazioni, ha definito una progettualità più attenta e puntuale ai fini degli inserimenti sul terreno, salvaguardando le peculiarità della zona boscata e pascoliva, oltre a migliorarne l’inserimento anche visivo nel contesto dell’attuale paesaggio creato dal lavoro dell’uomo nel corso dei secoli. In sostanza è il collegamento tra piste da sci già esistenti e con una morfologia favorevole, piste forestali, conche, vallette e ripiani, zone prative, salvaguardando anche aree di pregio, adattabili ad un paesaggio già antropizzato e che nel corso degli ultimi decenni è stato valorizzato dalle cure agricole e dalle Regole-Comunioni Familiari».

Gianluigi Topran D’Agata

Come giudica l’attuale situazione il CAI Val Comelico?
«Siamo soddisfatti per come sta procedendo il progetto “Stacco”, un eleborato integrato per lo sviluppo turistico, culturale e socio-economico della Val Comelico. Il collegamento turistico tra le valli contermini consentirà l’aggancio da parte dell’intero Comelico al sistema turistico integrato e ben funzionante dell’Alta Pusteria, che ha prodotto incremento della popolazione e non spopolamento, opportunità di lavoro, quindi ai reddito, servizi e non disoccupazione».

E sotto il profilo ambientale?
«Il CAI è favorevole all’utilizzo mirato e ben gestito di boschi e pascoli per uno scopo turistico a benefìcio collettivo e non speculativo, atto ad uno sviluppo equilibrato del territorio, come in questo caso, purché sia attuato solo alle quote inferiori ai duemila metri, chiaramente già antropizzate. Infatti qui troviamo boschi, pascoli, malghe e casere, è il territorio lavorato dai montanari in passato e mantenuto anche oggi, spesso rimediando alle sciagure provocate dagli eventi naturali. Al di sopra dei duemila metri occorre invece evitare ogni infrastruttura, le crode lasciamole intatte come sono, lì la montagna deve restare montagna».

Quindi sviluppo socio economico e tutela dell’ambiente possono convivere?
«La Val Comelico è un territorio ricco di tradizioni e di cultura, chiese, musei. Molte iniziative atte a valorizzare siti storici, geografici, paesaggistici, naturalistici, anche sconosciuti, sono state ideate e spesso sono state attuate dal volontariato, ma non sono economia. La stessa millenaria storia delle Regole, le antiche Comunioni Familiari che hanno curato per secoli, in forma collettiva, boschi e pascoli che ancora oggi fanno parte dell’antico patrimonio collettivo agro-silvo-pastorale, ha consegnato alla generazione attuale e a quelle future un ambiente curato e lavorato, boschi non inselvatichiti e facilmente accessibili, pascoli equilibrati e razionali, strade forestali per accedervi, manutenzione di malghe e regimazione di corsi d’acqua. Il progetto “Stacco” è proprio integrato su molti di questi aspetti. Indubbiamente si basa sul turismo e ricomprende tutti gli aspetti socio-economici della valle, e si può fare ancora di più mirando ad aumentare le stagionalità».

«Senza dimenticare», conclude la disamina di Gianluigi Topran D’Agata, «che il collegamento anche sciistico attraverso il passo Monte Croce, è indubbiamente il pilastro economico del progetto denominato “la valle dello star bene” che fa parte della strategia nazionale aree interne, che coinvolge le tematiche suddette oltreché la mobilità, l’istruzione e la sanità».

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Una buonissima notizia… ultima modifica: 2023-02-06T05:48:00+01:00 da GognaBlog

26 pensieri su “Una buonissima notizia…”

  1. Grazie Luigi Casanova per questa analisi straordinaria. I politici, gli affaristi, il CAI, che squallore!

  2. “Le motivazioni delle vacanze in montagna  sono cambiate dopo la pandemia: escursioni naturalistiche, degustazioni enogastronomiche, relax in Spa e centri benessere, shopping sono le quattro attività più importanti indicati dagli intervistati. Solo al quinto posto la pratica dello sci e di altri sport invernali.”
     
    https://www.ildolomiti.it/montagna/2023/milioni-di-turisti-scelgono-la-montagna-ma-non-per-sciare-il-report-a-sorpresa-di-confcommercio-le-attivita-oggi-predilette-in-quota-spa-degustazioni-e-shopping
    Nonostante segnali molto chiari ed evidenti, si continua ad investire come se il tempo si fosse fermato agli anni ’70.

  3. E’ vero, la popolazione del Comelico gli impianti li ha voluti. Una manifestazione di quasi 3000 persone a favore, una campagna di stampa incredibile a favore e con omissioni, come sta accadendo ora, della realtà. Ma anche molte persone, anche operatori turistici dei comuni del Comelico, consapevoli che quegli impianti non risolveranno alcun loro problema se non quello di Drei Zinnen di scaricare dalla denuncia dei redditi i ricavi di Sesto, rimangono contrari. Sono costretti al silenzio in quanto, purtroppo, il clima sociale e politico specialmente impedisce di esprimersi. Ribadisco, conoscendo molto bene il territorio e i temi sociali locali, che il Comelico ha bisogno di ben latro: personale nei servizi pubblici, trasporto pubblico efficiente, coltivazione del territorio, lavoro nel territorio, investimento in alte professionalità altrimenti costrette a emigrare (giovanI9 come accade ormai diffusamente in Trentino. A chi offende non rispondo.

  4. Condivido molto poco di quanto scritto nell’articolo. Sono in Comelico molto molto spesso e non ho ancora incontrato una persona che abiti lì e sia contraria al collegamento e questo perché desiderano poter continuare a lavorare e vivere nelle loro montagne. Il collegamento darà un importante respiro economico (il valore delle case aumenterà, bar e hotel incrementeranno fatturati, turisti da Treviso, Padova, Venezia non avranno necessità di andare fino a Sesto ma potranno fermarsi in Comelico, ecc). Dire che manchino sciatori non mi pare proprio, non sono riuscito durante le vacanze di Natale a far fare una sola ora di lezione col maestro di sci a mio figlio che erano tutti sempre occupati). Saranno impianti utilizzabili anche d’estate valorizzanti zone e sentieri di media quota ben poco praticati d’estate (chissà che il Rif. col de la tenda tenga aperto anche d’estate). Poi sono anche dell’idea che servirebbero investimenti per modernizzare gli impianti (la seggiovia di Padola è da rifare), e che andrebbe fatto più sistema (rilanciare e riaprire le terme di Valgrande creando convenzioni con le varie ulss, creare un campeggio, incentivare l’ammodernamento di hotel sul modello dell’Alto Adige dove più stelle hanno più si riempiono, incentivare ristrutturazioni di case, appartamenti, ecc.)

  5. Concordo su tutto con Vincenzo, tranne che sull’affermazione “la verità è che questi progetti prescindono dal parere della popolazione”…
    Spero proprio che abbia ragione lui, ma non ne sono tanto sicuro
     

  6. Scusate se intervengo di nuovo, e se rispondo direttamente al post (non voglio polemizzare né irritare nessuno!), ma proprio perché abitiamo in montagna sappiamo quanto tempo ci mette un albero a crescere. Questa idea che nelle Alpi ci debba essere lo stesso sviluppo economico, in termini di quantità e modelli, delle metropoli è un po’ superata, e molto nociva all’ambiente e alla umanità che lo abita. E mi sa che anche nelle metropoli ormai si è esagerato… Non è vero che le popolazioni montane vogliono tutte unanimi o per la maggior parte questi impianti, la verità è che questi progetti prescindono dal parere della popolazione, e si servono di sindacucci e sindacatini, narrazioni pubblicitarie, disinformazione, banche. Quando le Alpi saranno come la Padana ma in pendenza, buonanotte suonatori… e su cosa si potrà fare economia?

  7. Certo che non toccare un sasso, non tagliare un albero, lascare l’ambiente intatto è un bel sogno di tutti. Ma in montagna c’è per fortuna ancora qualcuno che ci vive e non da turista. Senza occasioni per poterlo fare inutile poi lagnarsi del suo abbandono.
     

  8. Mi sono guardato un po’ in giro, e ho visto che i costi degli impianti sciistici nel giro di 5 anni, sono cresciuti del 50% e che sulle piste i turisti sono contabili in una mano. Pensare a un bum economico, dopo l’avvento dell’euro, è utopia, saremo tutti più poveri. In Friuli, per esempio, i costi sono inferiori. Contate di fare sciare i residenti? Ma se se ne vanno per impossibilità di soppravvivenza, già io ho finito il mio tempo(76 anni), i miei figli e i miei nipoti non avranno   i soldi per arrivare in Comelico per una giornata di ferie sulla neve. 

  9. In questo blog siamo abituati ai cretini, ideologicamente incapaci di riconoscere la realtà, ma quando è in ballo lo sci si esagera! 

  10. È incredibile l’umanità… Finto riscaldamento globale… Nemmeno a quello che vedono, credono. Vabbè. I peggiori son quelli del CAI, ho strappato la tessera qualche anno fa e non me ne sono mai pentito. Anzi, spesso di fronte ai tanti articoli come questo provo una soddisfazione notevole, nel non fare più parte di un “Club” di lottizzazione ideologica (e come si vede sopra non solo) della montagna. Fanno anche cose buone? Sì tipo i treni in orario.

  11. No, lasciamo la natura incontaminata. Una natura morta! Io non capisco i commenti negativi e l’ostruzionismo ideologico. Poi tanti di quelli che scrivono contro sono sicuramente coloro che vanno a sciare in Alto Adige sostenendo che hanno più servizi.
    Avanti tutta col progetto. Basta cazzate sul “finto” riscaldamento globale. 

  12. Prima di Natale sono andato a Padola per sciare. Ho trovato un paese triste e una pista chiusa malgrado fosse innevata. Non c’era anima viva in albergo. Bei boschi tutto intorno. Passato il confine e entrati in Sud Tirolo era tutta un’altra storia.
    Temo che il collegamento non risolverà il declino pluridecennale di Padola e dei paesi vicini ma, forse, potrà servire a qualche impresario locale per tirare su qualche condominio, a Senfter per un po’ di marketing e ai politici locali per sbandierare la loro “vittoria” alle prossime elezioni e vincere un’altra nomina. 

  13. Scio da una vita a Sesto. Già esultai quando vennero unite le zone M.Elmo e Croda Rossa. Una favola! Ora non vedo l’ora che vengano collegati Comelico e Sillian. Da fare  invidia ai 4 passi!! 

  14. Sicuramente una bella notizia…per chi come me pratica intensamente lo sci, scorrazzando tra la Toscana e il nord Italia.

  15. Leggevo da qualche parte, forse qui o non ricordo dove, che il libro e film di Cognetti darà l’occasione ai locali della Val d’Ayas di organizzare gite per turisti in cui si raggiungeranno i luogi del film e del libro (e immagino si finirà al ristorante… (con o senza go go girls?)). Stessa logica.
    Bei tempi quando si decideva di andare in un luogo, una cima, un rifugio e si leggeva la guida di Buscaini e poi si andava un po’ all’avventura senza la necessità di avere sempre qualcuno che ti organizzi la gita, ti segni il percorso come se fossi in autostrada…. 
     
     

  16. “C’è una cosa che non capisco. In un sistema dove il numero degli sciatori cala ogni anno, che senso ha investire in espansione dei comprensori sciistici ? “g
    La risposta è semplice Andrea: i soldi si fanno costruendo, mica con gli sciatori.
    Ci si appropria dei fondi, si fanno un po’ di strutture, si fa girare l’economia…se nel frattempo si devasta un po’ qualche bosco, valle, montagna ecchesarà mai?
    Tanto i ComeliCani li hai già convinti che diventeranno ricchissimi e quando se accorgeranno tu sarai a convincere qualcun altro e non potranno farci niente!

  17. Con questo trend fra tremila anni l’uomo non ci sarà più e sì, la vita per la natura che starà iniziando a riprendersi sarà migliore…

  18. Non sono così vecchio da ricordare. Ma tremila anni fa esistevano città, si era governati da re locali divenuti tali dopo lo sterminio dei vicini, si costruiva non in schiavitù, si veniva curati in caso di infortunio, si viveva 40 anni. Ora esistono città, si è governati da un unico re mondiale (denaro), si costruisce in schiavitù economica (lo stipendio torna al re padrone del mutuo e del centro commerciale, si viene curato spesso solo se si hanno i denari, si vive sino a 85 anni instipididi di farmaci. Tra tremila anni forse finalmente torneremo come tremila anni fa (ammesso che non saremo tutti scappati su marte).

  19. Giorgio, coraggio!
    Pure io sono pessimista sul livello medio dell’intelligenza umana. Sono sgomento di fronte alla disinformazione che influenza la volontà dei singoli e sono convinto che un popolo tenuto nell’ignoranza e non educato all’uso del cervello sia facilmente manipolabile. E non mi riferisco soltanto allo sci…
    E mi ci metto pure io in mezzo.
     
    Però mi rendo conto che, rispetto a tremila anni fa, la vita è piú degna di essere vissuta.
     
    Sono persuaso che fra altri tremila andrà ancora meglio.
    O no?

  20. C’è una cosa che non capisco. In un sistema dove il numero degli sciatori cala ogni anno, che senso ha investire in espansione dei comprensori sciistici ? È partita la gara ad accaparrarsi gli irriducibili ed alla fine resteranno poche località in esercizio ?

  21. Il copione è sempre lo stesso. I politici eletti, di ogni sponda, fanno  quello che dicono masse di elettori di scarsa elevatura culturale che mirano solo al massimo tornaconto nel breve termine. Non c’è nulla da fare. Se non fosse così non saremmo con ogni probabilità nel “Secolo finale” di Martin Rees. Facciamo parte di un’umanitá infetta, e non solo dalle pandemie, tutto qua. Una rilettura di “Democrazie mafiose” di Panfilo Gentile, un libro dimenticato del 1969, farebbe bene a molti. Soprattutto ai tanti politici e imprenditori ignoranti travestiti da benefattori dell’umanità. Non credo si possa fare molto per cambiare tutto questo, se non condividere, pur non essendo io un ambientalista DOC, quanto denunciato da Casanova in modo magistrale.

  22. Alberto, visto il tuo amore sviscerato per lo sci di pista, perché non vieni a passare qualche fine settimana all’Abetone o al Cimone?
     
    Bisogna sciare stratificati, ma ti piacerà.

  23. Io mi chiedo che gente sia quella (poca?) Rimasta a vivere in comelico…in fondo la classe politica che prende decisioni è stata democraticamente eletta da loro e scommetto verrà rieletta, perché ai comelichesi piace essere servi dei turisti 

  24. Sono cresciuto nei boschi del Comelico, e lì ho fatto le mie prime sciate. Conosco moltissime persone che gioiscono per questa notizia, e le capisco, il territorio è difficile, vivere lì è una sfida, e tanti giovani hanno mollato da tempo. Io vivo a Roma, non vivo in Comelico, e per questo non dovrei avere il diritto di parlare, ma non posso non condividere la preoccupazione per quanto sta accadendo. Penso con nostalgia ai tempi in cui andavamo a comprare lo speck e Franz Senfter era solo un macellaio ancora dietro al bancone. 

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