Come insegnare l’ecologia profonda ai bambini
di Guido Dalla Casa
(pubblicato su Consapevole n. 16, luglio-settembre 2008)
«Creare delle esperienze gioiose per i bambini è una caratteristica importante della nostra pedagogia; confidiamo che farlo quando gli studenti sono in giovane età permetterà loro di affrontare meglio i problemi nel mondo quando saranno più grandi (Fritjof Capra – Ecoalfabeto. L’orto dei bambini)».
Il sottofondo culturale che condiziona la nostra visione del mondo viene assorbito e respirato soprattutto nei primi anni di vita, nell’infanzia. Il paradigma che viene trasmesso attualmente, anche in modo inconscio, è quello materialista-meccanicista che porta a un desiderio insaziabile di oggetti, a una corsa senza fine verso l’incremento indefinito dei beni materiali. Fanno parte di questo retaggio l’idea che la competizione sia una specie di “molla del progresso” e una visione del mondo che vede la nostra specie come l’unica degna di considerazioni etiche. La corrente di pensiero detta dell’ecologia profonda cerca di interrompere gradualmente questa trasmissione culturale, destinata a portare il mondo verso un sicuro collasso, di cui si vedono, già oggi, i primi segni.
Ci si può chiedere come fare ad insegnare ai bambini i fondamenti dell’ecologia profonda, fin dai primi anni di vita, dalla scuola materna. Anche perché in genere si pensa che si tratti di concezioni filosofiche, di concetti “difficili” e così via.
Dissodare, seminare, raccogliere, dissodare
Oltre al fatto che ai bambini si può spiegare tutto, pur di usare le parole e gli atteggiamenti adatti, c’è una risposta più semplice ed efficace: impiantare un orto. Stampa Alternativa ha pubblicato un piccolo libro di Fritjof Capra – Ecoalfabeto. L’orto dei bambini – che contiene, oltre a una breve intervista all’autore, il testo della conferenza Un orto in ogni scuola: coltivare un senso della stagione e del luogo (Liverpool, 1999).
La coltivazione di un orto scolastico é un’attività adatta a sviluppare la consapevolezza delle connessioni, dei principi di base dell’ecologia profonda e del pensiero sistemico. È il luogo ideale per riportare “i massimi sistemi qui sulla Terra”: in un orto, coltivando la terra, cercando di ottenere da essa il nutrimento, siamo posti di fronte alla nostra realtà più profonda di esseri che dipendono completamente dall’ecosistema di cui fanno parte e dalle sue buone condizioni di salute.
«Quando il pensiero sistemico viene riportato allo studio delle relazioni multiple che collegano tra loro i membri della famiglia terrestre – scrive Capra in Ecoalfabeto – si possono distinguere alcuni principi di base. Possono essere chiamati principi ecologici, principi di sostenibilità, o principi comunitari. Serve un programma scolastico che insegni ai nostri bambini i seguenti fatti fondamentali della vita: che un ecosistema non genera rifiuti, dato che gli scarti di una specie sono il cibo di un’altra; che la materia circola continuamente attraverso la rete della vita; che l’energia che alimenta questi cicli ecologici deriva dal sole; che la diversità garantisce la capacità di recupero; che la vita sin dai suoi primordi, più di tre miliardi di anni fa, non si é diffusa in tutto il pianeta con la lotta ma con la collaborazione, l’associazione e la formazione di reti.
Insegnare questa conoscenza ecologica, che è anche un’antica saggezza, sarà la funzione più importante dell’istruzione nel prossimo secolo».
Il cerchio e la linea
Attraverso la coltivazione dell’orto i bambini arrivano a comprendere, ma soprattutto a vivere, i fenomeni legati alla rete della vita, al flusso dell’energia e ai cicli della natura: questa comprensione è estremamente necessaria oggi, perché mentre la natura è ciclica, i sistemi industriali-commerciali sono lineari.
Un sistema lineare genera l’ossessione per una crescita economica illimitata, al di là del buon senso, ben oltre ogni bisogno. Si è indotti ad aggiungere sempre nuove unità, si forma il pregiudizio che tutte le cose debbano crescere all’infinito.
In un sistema ciclico, invece, si comprende che ogni cosa ha la sua stagione, che mentre alcune cose crescono, altre devono di necessità decrescere: il pianeta è limitato, non tutto può crescere simultaneamente.
Un sistema lineare, come quello industriale, genera rifiuti, un sistema ciclico reintegra ogni cosa all’interno del flusso energetico, senza mai lasciarsi dietro rifiuti inquinanti.
Ecco perché è importante l’esperienza precoce di coltivare un orto: per avere una comprensione profonda dei flussi della vita in cui viene spontaneo riutilizzare ogni cosa (le foglie cadute, le deiezioni animali, gli scarti alimentari per preparare nuovo concime): in una comunità ecologica i rifiuti in quanto tali non ci sono, perché gli scarti di una specie sono l’alimento di un’altra.
Coltivare i frutti della terra riporta i bambini non solo alle fonti del cibo, ma alle basi stesse della vita. Coltivare, cucinare, sono esempi di lavoro ciclico, un lavoro che deve essere rifatto di continuo. Si prepara un pasto che viene mangiato subito, si lavano piatti che ben presto saranno nuovamente sporchi. Si semina, si coltiva l’orto, si raccoglie e poi si pianta ancora.
Si può facilmente spiegare che l’orto stesso, composto di tanti organismi viventi, è esso stesso nel suo complesso un essere vivente-senziente.
Inoltre, attraverso la coltivazione si impara che l’orto, inteso come un tutto, è racchiuso in sistemi più ampi che sono a loro volta reti viventi con i loro cicli.
Dato che sono gli stessi bambini a progettare e coltivare l’orto (con l’aiuto degli insegnanti), sviluppano un grande senso di proprietà e ne hanno grande cura. E mangiano con entusiasmo la verdura che hanno coltivato!
Si svolgono nella pratica i cicli alimentari e si impara il ruolo delle piante verdi nel flusso di energia di sistemi più grandi. Il ciclo dell’acqua, il ciclo delle stagioni e gli altri cicli sono tutti collegati alla rete planetaria della vita. Si diventa consapevoli che noi stessi facciamo completamente parte della rete della vita, come tutti gli altri esseri senzienti.
Responsabili verso la terra
I bambini assistono al ciclo vitale di un organismo, il ciclo di nascita, crescita, maturazione, declino, morte, e poi la nuova crescita della generazione successiva…
Nell’orto si apprende per esperienza diretta che la terra fertile non è materia inerte, ma un organismo vivo che contiene a sua volta miliardi di esseri viventi; che questi organismi elaborano i cosiddetti rifiuti trasformandoli in sostanze nutritive . Nell’orto si vede che qualcosa di piccolissimo, un seme, contiene tutto il necessario per svilupparsi in una pianta capace a sua volta di produrre altri semi. Nell’orto le funzioni cognitive ed emotive si sviluppano al meglio, preparando individui capaci di integrarsi nel mondo naturale.
Scrive Capra: «Ciò che viene sostenuto in una comunità che può durare non è la crescita economica, lo sviluppo, la quota di mercato o la superiorità competitiva, ma l’intera rete della vita da cui dipende la nostra sopravvivenza a lungo termine. In altre parole, una comunità deve essere progettata in modo tale che le sue modalità di vita, le sue strutture fisiche e le sue tecnologie non interferiscano con la capacità innata della natura di sostenere la vita».
Poiché progettano e coltivano di persona l’orto, i bambini se ne occupano con grande interesse: trovano entusiasmante mangiare le verdure coltivate con le loro mani, di cui hanno seguito la crescita da seme a frutto. Lo scopo é di fare sviluppare agli allievi un rapporto emotivo con la natura, un senso di responsabilità verso la terra.
«Una delle cose più entusiasmanti dell’orto – scrive un’insegnante citata da Capra – è che creiamo un luogo magico per l’infanzia dei bambini, che altrimenti non avrebbero un posto del genere e non sarebbero in contatto con la terra e con tutte le cose che vi crescono. Si può insegnare tutto quello che si vuole, ma esserci per davvero, coltivando e cucinando e mangiando, è un’ecologia che tocca il loro cuore, e che gliela rende importante».