Come regolarsi per l’attività sportiva in montagna

Dopo il Dpcm del 14 gennaio 2021, il ministero dell’Interno risponde al quesito del Club Alpino Italiano.

Come regolarsi per l’attività sportiva in montagna
a cura della Redazione de Lo Scarpone

A seguito del quesito trasmesso in data 21 gennaio 2021 dalla Presidenza del Club Alpino Italiano, il Ministero dell’Interno, in data 28 gennaio 2021 [n°15350/117 (2)], ha inviato la seguente nota di riscontro:

“Si fa riferimento alla nota dello scorso 21 gennaio, con la quale è stato richiesto l’avviso di questo Ufficio in merito alla corretta applicazione delle disposizioni del D.P.C.M. del 14 gennaio 2021 in relazione allo svolgimento di attività sportive. Al riguardo, si richiamano gli orientamenti espressi con le FAQ recentemente pubblicate sul sito istituzionale www.governo.it (Sezione “Spostamenti”), nelle quali, con riferimento alla diversa classificazione dei vari territori regionali, viene precisato che:

  • in area gialla è possibile recarsi in un altro Comune, dalle 5.00 alle 22.00, per fare attività motoria o sportiva, purché si trovi nella stessa Regione o Provincia autonoma (quest’ultima limitazione è prevista fino al 15 febbraio 2021);
  • in area arancione è possibile recarsi in un altro Comune, dalle 5.00 alle 22.00, per fare attività sportiva solo qualora questa non sia disponibile nel proprio Comune (per esempio, nel caso in cui non ci siano campi da tennis), purché si trovi nella stessa Regione o Provincia autonoma;
  • in area rossa è consentito svolgere l’attività sportiva esclusivamente nell’ambito del territorio del proprio Comune, dalle 5.00 alle 22.00”.

La precisazione del Club alpino italiano
Alla luce di quanto pervenuto, la Sede centrale del Club alpino italiano precisa:

A) in area gialla l’attività motoria e quella sportiva hanno solo il limite del confine regionale o della Provincia autonoma;

B) in area arancione è consentita attività sportiva in altro comune, purché nella stessa Regione o Provincia autonoma, alla tassativa condizione che difettino, nel proprio comune, le condizioni perché l’attività stessa possa compiersi;

C) in area rossa l’attività sportiva è limitata al solo territorio comunale.

Ora – si precisa ulteriormente – poiché il quesito è stato formulato specificatamente con riferimento all’attività sportiva in montagna con tutte le modalità ivi puntualmente richiamate, ed il parere pervenuto al CAI non ne esclude, come invece accade per altre attività, la possibilità di espletamento, deve ritenersi che sia consentito lo spostamento al di fuori del territorio comunale (ma in ambito regionale) laddove:

1) non si risieda in area rossa;
2) il territorio comunale non sia “montano” e non consenta le attività sportive di cui al quesito posto, se in area arancione;
3) si risieda in area gialla.

Si sottolinea che, ad essere consentita al di fuori del proprio Comune, è solo ed esclusivamente l’attività sportiva e non la semplice gita o la passeggiata, e che lo spostamento deve  limitarsi all’attività stessa, con rientro nel proprio Comune immediatamente dopo averla praticata. Tutto ciò, naturalmente, nel pieno rispetto delle altre regole generali che attengono l’attività sportiva e cioè:

  • esercizio in forma individuale;
  • rispetto della distanza di almeno due metri;
  • divieto tassativo di assembramento.

«Questo chiarimento – osserva il Presidente generale Vincenzo Torti – consente, nel rispetto di tutto quanto precisato, di spostarsi dal proprio Comune per andare in montagna per fare attività sportiva in natura, ma starà a ciascuno di noi farlo con adeguata preparazione e correttezza di comportamento, per evitare che, in caso di abusi o gravi incidenti, non vengano imposte nuove restrizioni ad un’attività che per tutti gli amanti della montagna è essenziale».

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80 pensieri su “Come regolarsi per l’attività sportiva in montagna”

  1. Le scelte filosofiche sono molto personali e come tali non estendibile in automatico agli altri. Se per definirci “alpinisti” dovessimo assumere l’esclusivo parametro di chi ha scelto di vivere solo di montagna e/o solo per la montagna, restereste in quattro gatti. Sono alpinisti a pieno titolo anche quelli che in montagna ci vanno nel tempo libero (magari a sua volta non esclusivamente destinato alla sola montagna) a maggior ragione se studiano e approfondiscono il tema. Io mi considero un alpinista a tutti gli effetti. Anche perché di “cose” sul terreno ne ho fatte: però in questa sede non mi interessa stare a confrontare le “misure”.  La competenza e la capacità di analisi dei problemi sono del tutto indipendenti dalla scelta di vivere solo di montagna così come dal grado che si riesce a superare. Ne consegue che, come ci sono infiniti approcci all’alpinismo, così esistono infinite valutazioni sui risvolti delle tematiche inerenti alla montagna.
     
    Nel caso di specie, in questa fase storica, molto particolare, c’è una posizione ideologica che è più preoccupata dei riflessi sulla collettività che del diritto al divertimento individuale (sia proprio che di altri alpinisti). Non è tesi campata per aria, considerato che anche le istituzioni tendono a preferire questa ipotesi piuttosto che quella antitetica. Temo che anche le autorità politiche, nel dubbio, preferiscano stringere la morsa piuttosto che (al seguito di numerosi incidenti uno dietro l’altro) allargare le braccia dicendo “è stata una libera scelta di liberi cittadini”. In questa fase storica ci sarebbe un”ondata di polemiche incontenibile circa le ripercussioni sulla collettività di queste “libere scelte”. Le autorità non hanno voglia di trovarsi in situazioni del genere. Ci sono poi precise norme di legge che comportano esplicite responsabilità sulle autorità. Di conseguenza io sono convinto che meno si stuzzica il can che dorme e più si evitano irrigidimenti delle autorità.
     
    Il punto non è come ci comportiamo noi, che in montagna sappiamo muoverci,  ma come si comportano i “mediocri”. Quella è la variabile chiave. Da parte mia, ricordo che sono impegnato da decenni e decenni a “educare” (e-ducere) e ritengo di farlo bene perché ogni volta che incontro un allievo della ns scuola ricevo ringraziamenti e manifestazioni di gratitudine per come la scuola lo ha formato, in primis a livello di approccio mentale, facendolo crescere in modo tale che non sia un mediocre né come alpinista né come cittadino. Nella ns scuola sono passate centinaia e centinaia di persone, ma non certamente l’infinità di tutti quelli che affrontano la montagna. Sono moltissimi quindi gli individui che, purtroppo, hanno un approccio (alla montagna) “raffazzonato” e sono questi ultimi che, purtroppo, lasciano traccia dei propri errori.
     
    In conclusione mi pare che abbiamo sviscerato a fondo l’argomento, anche se temo inutilmente, nel senso che eventuali scelte politiche su nuove restrizioni o meno (sulls montagna) non sono di nostro appannaggio, in quanto competono a soggetti istituzionali che sicuramente hanno altri parametri su cui basare le loro decisioni. Per tale motivo non penso che il dibattito in questa sede possa portare ulteriori elementi di spessore. Staremo a vedere come si evolverà la situazione. Tra l’altro io non escludo che il rischio di una terza ondata Covid possa comportare, nelle prossime settimane, nuove restrizioni generali a prescindere dal tema “montagna”.

  2. “Così parlò Cominetti.”
    Marcello, bravo!
    … … …
    Qui io dico – e qui ridico – che l’alpinismo ci offre la possibilità di crescere un po’ filosofi e un po’ romantici, un po’ anticonformisti e un po’ distaccati dalle cose superficiali del mondo. Sta a ciascuno di noi saper cogliere questa opportunità.
     
    Altrimenti si esercita soltanto attività sportiva. Niente di male, beninteso, ma si sprecherebbe una grande occasione di vita.
    … … …
    Considerate per esempio il nostro Cominetti. Partito dalla venal Genova, sempre interessata alla bruta moneta, ora si libra ad altezze – anche spirituali – che pochi riescono a toccare.
    Non siete d’accordo con me? Non me ne importa.
     
    P.S. Marcello, ho parlato sinceramente, pur volendo tenere un tono scherzoso. Ho esagerato? Se c’è una cosa che in vita mia NON sono mai stato è l’adulatore.

  3. Chiedo scusa ai lettori del blog, se mi tocca sottoporli a discorsi che in parte escono dal tema dell’articolo. Essere alpinisti è qualcosa di ben preciso. Significa ANCHE avere impostato la propria esistenza sul fatto di esserlo. All’alpinista non interessa fare la gitina a bordo pista per non finire in ospedale nel caso si faccia male. L’alpinista vede in ogni uscita la possibilità di diventare una persona migliore sotto ogni aspetto. Non è detto che vi riesca ma dipende anche dalla base da cui è partito. La vita umana ha una durata limitata e uno lì dentro deve fare i conti con ciò che vuole essere e con ciò che vuole dalla sua vita. Non amo esibirmi per mettere in mostra qualità che che altri non hanno solo perché ho dedicato la vita intera a raggiungerle. Mi basta tenerle per me e semmai guardo con ammirazione a chi di qualità ne ha più di me, semmai. E queste qualità non sono di certo il grado di difficoltà, ma semmai un modo di affrontare l’esistenza che si insegna anche ai propri figli.
    Chi sa cosa sia giusto o sbagliato?
    Solo per fare un esempio, ieri stavo salendo una via di ghiaccio per me impegnativa e prima di un tratto difficile, non ho pensato che se fossi caduto sarei finito in ospedale già intasato da pazienti Covid, ma mi sono concentrato sul da farsi, sono partito e ho superato il tratto scabroso. Pormi dei dubbi, una volta deciso di mia volontà di affrontare quell’itinerario, mi avrebbe messo in una situazione di estremo pericolo. Sicuramente morirò per un mio errore ma finché posso cerco di impegnarmi al massimo per non farne. Ma siccome nessuno è perfetto…Tornando all’articolo è vero che la moltitudine è composta da frequentatori “deboli” che vanno educati, ma in questi interventi pare si voglia reprimerli più che educarli!
    L’affermare che bisogna fare attività a basso rischio crea, proprio nei più deboli e quindi meno competenti, un grande dubbio sul da farsi quando l’emergenza Covid sarà finita. I pazzi incoscienti non si fermeranno di certo di fronte alle raccomandazioni di chi fa a gara per darne, anzi ne saranno incoraggiati e si andranno a cacciare nei guai facilmente. Mi spiace dirlo ma la lezione più importante la da la natura stessa. Bisognerebbe vivere le cose in maniera più istintiva per rinforzarsi nello spirito e nel corpo. Io sono cresciuto così e devo dire grazie ai miei genitori. L’immunità di gregge verso valanghe e strapiombi non esiste, nonostante vi sia chi cerca costantemente di farci credere che esiste. E’ un po’ come Dio, ma questo è un discorso che si perde nella notte dei tempi.

  4. Devo purtroppo intervenire per correggere un’insinuazione completamente infondata sulla mia persona. Preciso che non mi considero un “non competente” di alpinismo (come erroneamente insinuato), né mai ho detto proprio quella cosa. Non sono certamente un alpinista di alto livello e, per correttezza, sono il primo a riconoscerlo pubblicamente. Ma fra alpinismo, arrampicata, scialpinismo, escursionismo, canyoning ecc ecc, e relative attività didattiche e organizzative (Scuole ecc), di montagna ne mastico da 55-60 anni continuativamente, per cui ritengo di poter parlarne a ragion veduta. D’altra parte i lettori attenti possono trarre la stessa conclusione leggendo anche solo uno dei tantissimi miei articoli (es quello sul Gran Paradiso di pochi gg fa), pubblicati da 40 anni continuativamente non solo su questo Blog (ma anche su riviste di alto profilo). Nei articoli emerge chiaramente che sarebbe impossibile da parte mia poter trattare sistematicamente contenuti del genere ad alto profilo senza saperli “maneggiare” adeguatamente.
     
     
    A parte l’ennesimo sconfinamento nella “personalizzazione” per voler sminuire le tesi considerate scomode (e rinnovo a Cominetti, ancora una volta, di smetterla definitivamente e di limitarsi esclusivamente ai contenuti), l’errore di fondo è questo: sfugge il concetto che la stragrande maggioranza dei frequentatori della montagna è costituita da alpinisti “mediocri” (se non addirittura incapaci o quanto meno impreparati) e non già da alpinisti esperti. In ogni caso, anche se tali “mediocri” fossero una sparuta minoranza (anziché la maggioranza numerica, come purtroppo accade), sono loro che, finendo coinvolti negli incidenti, lasciano purtroppo il segno. Dello scorso weekend qui in Piemonte è rimasta traccia mediatica solo dei tre incidenti mortali e non delle decine di persone che hanno fatto gite (“gitine”) con approccio maturo e controllato. Occorre quindi tarare i ragionamenti sulle squadre di coda della classifica e non su quelle che lottano per lo scudetto (concedetemi un’altra metafora calcistica). Quindi fa bene il CAI a esprimere considerazioni adeguate a correggere/prevenire il modo di comportarsi in montagna da parte dei più deboli. E così dovremmo fare tutti noi.: proprio perché siamo “!più forti”, dobbiamo preoccuparsi dei mediocri e insegnare loro a migliorare, iniziando dal modo di ragionare. Buona giornata a tutti!

  5. Cominetti. Anch’io ho avuto un sacco di dubbi prima di firmare. Forse sono un po’ influenzato dalla conoscenza della palestra e dei ragazzi di Rockspot. La palestra è enorme e ben frequentata e se vai al link vedrai che loro hanno studiato il problema con serietà e propongono che le palestre siano aperte rispettando certi protocolli di sicurezza. Io personalmente, con dispiacere, non ci andrei anche se tornassi a baricentrarmi su Milano, per mia scelta, fino al vaccino, ma li capisco e forse sono mosso da un sentimento senile di simpatia e di solidarietà verso i giovani che mi sembrano onesti nei loro intenti e che stanno subendo danni veramente notevoli. In  ogni caso non saranno gli appelli a generare le decisioni e spero di non aver troppo peccato di fiducia con questo piccolo gesto e di non dovermi pentire. Ciao

  6. Pasini, capisco la voglia di tornare in palestra a scalare. Lo faccio anch’io per tenermi in forma e mio figlio maggiore ne gestisce una, che trovandosi in Alto Adige è ovviamente chiusa più di quelle chiuse!Ma ci sono palestre e palestre. Qui siamo in pochi e, anche quando ci sono i turisti non si raggiungono mai casi di affollamento. Però si resta giustamente chiusi.Ricordo una volta di essermi ritrovato in una struttura piuttosto grande dalle parti di Brescia e fuori pioveva. Non avevo mai visto nulla di simile, ovvero, così tante persone concentrate in uno spazio inadeguato a contenerle. E dire che da giovane volevo battere, assieme a degli amici, il record mondiale di persone stipate in una cabina telefonica, che ai tempi era di 22 persone. Puzza di sudore, scritte fasciste sugli stipiti delle porte e un gestore/mangiafuoco che aveva da urlare rimproveri a tutti. Eppure tutti, a parte me, sembravano a loro agio nel trascorrere del tempo là dentro scalando a turno perché non c’era un attimo in cui ci fosse un solo appiglio libero. Un girone dell’inferno sarebbe stato più tranquillo.Ecco, a causa dell’esistenza di posti come quello, sono convinto che le palestre di arrampicata indoor debbano restare chiuse ermeticamente.

  7. Mi mette i brividi la teoria del non affrontare attività “tirate” in montagna a vantaggio di itinerari facili e bla bla. Oltre alla teoria c’è anche quel video del CNSA (perlopiù costituito da alpinisti mediocri e poco competenti, salvo rarissime eccezioni) che ribadisce lo stesso concetto.
    Quindi, ragazzi, appena saremo usciti dall’era Covid 19 e gli ospedali potranno accoglierci a braccia aperte (se tutti fossimo sani e non infortunati dovrebbero chiudere creando milioni di disoccupati che si riverserebbero per le strade saccheggiando i supermercati e protestando contro il governo perché la Sanità sarebbe stata sfortunatamente raggiunta e quindi l’omonimo ministero sarebbe costretto all’inesistenza perché inutile), potremmo finalmente lanciarci tutti in attività “tirate”, ad altissimo rischio e con leggerezza potremmo affrontare anche quello che è molto al di sopra delle nostre personali abilità. Il problema sta nell’incompetenza!
    Il buon Crovella non è competente in alpinismo (lo ammette con le sue affermazioni continuamente), il Cai e i soccorritori sono dei buoni samaritani che cercano di salvare il salvabile accontentando un po’ tutti nelle loro banali raccomandazioni che soddisfano la platea dei grandi numeri.Ma gli alpinisti non sono dei deficienti egoisti che salgono le montagne infischiandosene della pandemia. Non hanno molto tempo per discorrere, perché lo usano per prepararsi a non farsi male, prima di tutto, affrontando quello che ognuno si sente di affrontare.
    Come diceva il mio socio Cristiano Delisi dovendo definire l’avventura: una via di quarto grado in montagna per un principiante è un’impresa estrema, e può essere una grande avventura, ma per un alpinista preparato, allenato e con buona esperienza può rappresentare una noia senza un minimo di avventura.
    Non pretendo che tutti siano alpinisti espertissimi, ma neppure che mi si propongano soluzioni (quella dell’attività prudente quando si deve essere prudenti sempre) che danno solo fiato alle bocche di chi si vuole sempre erigere a paladino della verità. Più cose si dicono e più si possono dire cazzate, e sinceramente non se ne può più di ascoltarne così tante. Mi ci metto anch’io, perché nessuno è infallibile, neppure chi crede di esserlo, anzi, quello corre dei rischi enormi che se vissuti inconsapevolmente portano solo a conseguenze negative.

  8. Molti non condivideranno. Ognuno ha le sue opinioni e fa le sue scelte. Mi permetto di segnalare a chi fosse interessato la petizione per l’apertura delle palestre di arrampicata indoor. Hanno aderito 6200 persone. È stata promossa da Rockspot la palestra che io frequentavo a Milano. Ci ho pensato a lungo e dopo aver sentito anche alcuni amici che operano in campo sanitario ho deciso di firmare. Per favore non azzuffiamoci Grazie
    http://chng.it/Lxcf2w4c

  9. 71) I rumors parlano di Ilaria Capua alla sanità. Non mi pare proprio il tipo adatto nel senso che non intravvedo in lei le caratteristiche da te descritte.

  10. Per Arioti. Ti capisco. Io sono uno di quei privilegiati nati prima del 1950 che si è salvato, anche se poi di fatto ho continuato a lavorare dai 19 anni ai 69 anni per  mia scelta.  Per emendarmi dai miei scherzucci di dozzina, riprendo un approccio professionale. Draghi dal punto di vista delle competenze è la scelta giusta per gestire il problema del Recovery. Non è Monti e non è la Fornero, la cui base è sempre stata prevalentemente accademica. È sempre stato un economista a contatto con il mondo politico e ha sempre avuto ruoli a forte connotazione politica e per di più di carattere internazionale: dalla Banca mondiale alla Banca d’Italia, alla Bce. Ciò che gli manca è il lato di organizzazione sanitaria, che è l’altro problema strategico. Su questo terreno dovrà trovare una persona con le competenze giuste e non è uno scherzo. Ci ho lavorato abbastanza a lungo in passato e non è facile trovare una persona smart che sappia coniugare competenze sanitarie e capacità manageriali. Si trovano bravi scienziati, bravi clinici, burocrati e amministratori efficienti ma è raro trovare l’insieme delle competenze necessarie in un’unica persona: sia il sistema pubblico che quello privato, per motivi vari, non sono mai stati delle grandi scuole da questo punto di vista. La soluzione sarebbe una band, con un front man e dei bravi strumentisti dietro presi per la logistica dai maghi del settore che si trovano nella grande distribuzione e nell’ecommerce. Vediamo se sarà lui e cosa farà. Quando non si urla e ci si aggredisce, è sempre gradevole scambiare due chiacchere virtuali, qui al Gogna Bar, tra persone che hanno una passione comune, quando c’è brutto o alla sera. Buona giornata. 

  11. 66) Roberto, i torturatori peggiori sono proprio quelli che si occupano di sevizie a livello professionale.
    In ogni caso farei un distinguo perché il Recovery preferirei farlo gestire a Draghi piuttosto che ad altri imbelli (per non dire imbecilli).
    Memore dell’operato di Monti e della signora apparentemente fragile dal punto di vista emotivo, col viso solcato dalle lacrime più false della storia, sono però preoccupato per la pensione, che a 59 anni cominci a desiderare come una bella donna dopo una vita di onanismo.
    Da quando ho iniziato a lavorare me l’hanno allungata di ben 8 anni, inframmezzando il tutto con penalizzazioni economiche. Francamente sento di aver già dato.

  12. Per Benassi. Capisco le tue resistenze al Nuovo che Avanza😀Avrei dovuto fare un esempio più accettabile e diffuso in un blog maschile e anzianotto:una bella visita urologica di controllo, meglio un freddo e distaccato professionista che un focoso e appassionato principiante. Ma adesso facciamo i bravi e torniamo ad essere seri altrimenti ci becchiamo un cazziatone come goliardoni maschilisti (bei ricordi di un tempo che fu). Ciao. 

  13. io comunque preferisco essere sodomizzato

    io invece prefersco di no. Nemmeno da un professionista. Perchè dovrei essere sodomizzato?!?!?

    se non ci sei mai stato non sei nessuno.

    Vero purtroppo. Montagne di serie “A”.
    Ma anche quelle di serie “B”  hanno molto da dire e dare.
    Come scrive Corona” ...messe in ombra da montagne alla moda, famose e frequentate, le neglette aspettano nel buo dell’oblio”
     

  14. Interessato a concentrarmi solo sui problemi oggettivi, ripropongo un link di ieri che temo si sia perso, agli occhi dei più, nel marasma del dibattito.  Si tratta di un recentissimo testo/video del Soccorso Alpino e del CAI.
    Frase topica: Finchè l’intera sanità è sotto pressione, scegliamo di frequentare la montagna puntando ad attività a basso rischio
    https://www.caiuget.it/cai/scegliete-una-montagna-meno-rischiosa-il-video-di-cnsas-e-cai/
    Questo è il messaggio da adottare in prima persona e da diffondere presso amici/partenti/conoscenti/allievi ecc ecc ecc.. Io ho usato immagini più caserecce: braccino corto, portare a casa la partita, ma il senso è lo stesso. Anzi forse nel mio caso è ancor più restrittivo: non solo limitarsi (per scelta personale) ad attività a basso rischio, ma affrontarle con un eccesso esasperato di prudenza. Nel dubbio, tornare indietro, anche su una strada pianeggiante innevata.
     
    Tutto ciò non per moralismo ma per tornaconto di tutti. Infatti se disgraziatamente si dovessero inanellare 3 o 4 week end con molti incidenti (a prescindere se mortali o meno), state certi che le autorità politiche si impauriscono e chiudono A TUTTI l’accesso alle montagne. Potrà avvenire con un  DPCM nazionale o con una serie di ordinanze regionali/comunali, ma il risultato non cambia (e non c’entra il cambio di governo). Pensateci sopra, come dice Zaia di Crozza

  15. Benassi. Caro Alberto, oggi piove. Si arrampica e si corre sul Gogna blog. In un certo ambiente Goldmann Sachs è come certe montagne per il mondo alpinistico: se non ci sei mai stato non sei nessuno. Poiché infinite sono le perversioni umane, io comunque preferisco essere sodomizzato da un freddo e competente professionista che da un inesperto e incompetente scappato di casa. Ognuno ha i suoi gusti. Buona giornata. 

  16. Che sempre allegri bisogna stare….perché adesso arriva il gesuita crucco/romano (forse), con il suo cilicio e il suo cesto di cipolle.

    ex Goldmam Sachs.

  17. Coraggio, vecchi e meno vecchi caproni. Mettiamo da parte l’ancestrale paura dell’omosessualità e tiriamo fuori la romantica fanciulla, dagli occhi luminosi e dalle rosee guanciotte, che sta sepolta dentro di noi. Cambiamo schema e mettiamo più  fiorellini nei nostri cannoni o spade, saremo più rilassati , sereni e tolleranti ( ogni intepretazione allusiva e maliziosa della metafora è pura responsabilità del lettore). Che sempre allegri bisogna stare….perché adesso arriva il gesuita crucco/romano (forse), con il suo cilicio e il suo cesto di cipolle.

  18. Hai ragione Roberto, ma mi darai atto che io espongo tesi oggettive, non attacco volontariamente. Chiaro che se vengo provocato, da buon schermitore, “paro e rispondo”: è un riflesso inconscio.  E uno schermitore non risponde per dare una carezza: per ottenere la stoccata, mentalmente, devi puntare dritto al bersaglio, altrimenti la stoccata non arriva a segno. Siccome non sono io che cerco bagarre, considero i tuoi consigli indirizzati agli interlocutori: se se ne stanno alla larga, non c’è motivo che io li attacchi e quindi non si innesta bagarre. Resta il concetto di fondo: le cose sgradite esistono in assoluto e gli attacchi ad personam sono solo la manifestazione immatura del desiderio di volerle cancellare. Ma non è così che cambia la realtà oggettiva. Ciao!

  19. 61) Ecco su Draghi mi trovi d’accordo.
    Ma il popolo su questo può farci poco a meno che non venga partorita una legge elettorale con ballottaggio come per i Comuni. Legge che per il momento nessuno vuole perché fa più comodo partecipare agli intrighi di palazzo.

  20. Non sono un moralista, ma un cronista, che peraltro è uno dei risvolti del mio ruolo professionale: guardo intorno e riferisco quello che vedo. Agisco così per la realtà economica, quella politica, quella culturale….ecc ecc ecc e, infine, anche per il mondo della montagna. Circa l’altro intervento, non hai neppure capito cosa intendo per personalizzare i commenti: non è circa raccontare cose su se stessi, ma nell’obiettivo di voler trovare delle falle dell’interlocutore per sminuire le cose sgradite che costui dice. Le cose sgradiste rimangono in ogni caso, perché esistono in modo oggettivo a prescindere da chi le espone, e mi sa che chi non si è ancora reso conto (di tale realtà sgradita) si prenderà una bella facciata nei prossimi mesi. Ci penserà Draghi…

  21. “Fight Problems, not People”. Una regoletta semplice e banale della psicologia popolare. Se applicata regolarmente farebbe tuttavia risparmiare tanto tempo ed eviterebbe di specare energie nella direzione sbagliata. Purtroppo siamo tutti Uomini & Caporali, ma ci si può provare. Interessante, dal punto di vista della psicologia sociale, il contrasto tra il Latte & Miele dei commenti sul trekking delle ragazze ( che ha visto persino qualche intervento femminile, oltre a rudi montanari inteneriti) e la Sfida & Attacco del conflitto classico tra galli aggressivi e attaccabrighe sulle regole. Sarebbe interessante provare a cambiare gioco e ruoli. 

  22. In questo genere di discussioni emerge quasi sempre che il problema non è costituito tanto dagli eventi in sè bensì dal giudizio morale che ne consegue.
    Ritengo sia lecito domandarsi cosa stia alla base del moralismo e personalmente un’idea me la sono fatta. Desiderio di affermazione nel ruolo di profeta, un gradino superiore al ruolo di esperto (anche se nella società odierna le due figure tendono a sovrapporsi).
    Ovviamente il moralista smentirà a spada tratta le mie conclusioni, un po’ perchè offuscato nella capacità di giudizio e un po’, soprattutto, perché si ritroverà scoperto con le mani nella marmellata.
    Meno male che c’è sempre qualcuno, come Marcello, a cui non manca la giusta ironia per buttarla in vacca. Soluzione ottimale che, da buon emiliano-romagnola d’adozione, condivido pienamente.
    Tengo a precisare che quanto sopra espresso ha valenza generale e non è riferibile a qualcuno in particolare anche perché di moralisti in circolazione ce ne sono parecchi.

  23. Tanto per chiarire
    Non sono io che che volgio personalizzare…non ne ho il minimio interesse.
    Se anche tu rileggessi attentamente i tuoi interventi vedresti che sei il primo a personalizzare parlando continuamente di cosa fai, come ti comporti e via dicendo.
    Viene quindi spontaneo notare delle forti contraddizioni ed in certi casi provarne fastidio.
    Nel caso specifico trovo scorretto il voler continuamente ribadire in modo più o meno esplicito che tu hai l’esperienza per poter fare i tuoi giretti di sci alpinismo (in luoghi e modi consentiti dalla legge per carità) mentre gli altri dovrebbero rimanere a casa…quantomeno avrebbero dovuto farlo coloro ai quali è capitato un qualsivolgia incidente.
    Ci vorrebbe un po’ più di umiltà, coerenza e rispetto per il prossimo…..e meno egocentrismo.
     
     

  24. Caro Simone, hai tutto il diritto di diffidare di chi ti pare (fondatamente o meno), ma lasciati dire che sei davvero molto disattento. Ho scritto più volte, in mille altri interventi ma anche in questo dibattito, che da un annetto in qua (cioè da inizio pandemia) seguo un rigido auto-lockdown, peraltro condiviso spontaneamente anche dai mie familiari. Per quel che mi consta, è scelta molto diffusa anche fra i mie conoscenti, quindi non è un “pallino” esclusivo della ns famiglia. Per quanto riguarda me, tale scelta si inserisce su uno stile di vita strutturalmente molto riservato e solitario, per cui devo dire che non c’è quasi differenza fra prima e dopo pandemia. In particolare sbagli completamente ad affibbiarmi la “pretesa” di potermi muovere in montagna. Figurati. Educato al motto “prima il dovere e poi il piacere”, come potrei avere delle “pretese”  contra legem? Nessuna pretesa da parte mia: se le norme del momento lo consentono, faccio gite (autolimitandomi in questa fase per i motivi citati); se non si può (per un DPCM, un’ordinanza  o altro), me ne sto tranquillo a casa dove ho miliardi di interessi da coltivare.
     
     
    Ti ho risposto più che altro che chiarire a te (e, a cascata, anche a tutti gli altri) che non si può né si deve “personalizzare” il dibattito. Cioè adeguare gli interventi “ad personam”, cercando difetti, contraddizioni, incoerenze ed altro nella persona che vi dice delle cose a voi sgradite, solo perché volete sminuire le cose a voi sgradite. Le cose sgradite sono sgradite ma esistono in assoluto: non è che “sparando” addosso a me cambiate la realtà.
     
    L’attuale realtà complessiva è di una gravità tale (spero che, ieri sera, tu abbia ascoltato il messaggio del Presidente Mattarella) che il diritto individuale di divertirsi in montagna è l’ultima delle preoccupazioni. Se poi tale diritto può addirittura entrare in conflitto, per i motivi più volte spiegati, con il sistema generale ora in ginocchio, deve valere la norma “ubi maior, minor absit”.
     
    Stai tranquillo che non ho necessità di esser difeso da nessuno, perché sono sufficientemente autonomo anche in tale contesto. Però ti invito nuovamente a evitare accuratamente di “personalizzare” su di me i tuoi interventi.
     
     
    Comunque adesso arriverà Draghi, così pare. Che dite? Sui movimenti individuali e tutto quello che ne deriva (rischio contagi ecc ecc ecc), lo vedete più permissivista di Conte? Staremo a vedere, ma io non escludo affatto che fra qualche mese tutti voi rimpiangerete quel “dittatore calpesta-Costituizione” che è stato Conte… In attesa di tale verifica, per ora auguro a tutti una buona giornata. 

  25. ricordati del proverbio su dove abbonda il riso…
    in Cina, direi.
    Per il resto quoto toto corde Simone.

  26. Io diffido sempre dei superuomini. Mi fido di più di chi si mostra umile. Non stavo ridendo di te ma provavo a farti capire, perdendo come al solito del tempo, che gli incidenti possono capitare a chiunque e quindi chi predica dovrebbe essere il primo a starsene casa. Tu sei uno dei tanti che dice agli altri di stare in casa ma rivendica per se la possibilitá di fare delle uscite….ho conosciuto mogli di guide alpine rimaste vedove perchè il marito è morto scattando una foto su una via ferrata che conosceva ad occhi chiusi…..ma chi credi di essere? È quando cerchi uno stolto guarda il tuo di sorrisi allo specchio….e ora aspetta che Gogna come al solito ti difenda…

  27. @51 ricordati del proverbio su dove abbonda il riso… Io sono sempre molto serio, non parlo mai a sproposito. Inoltre non mi piace chi cerca di prendersi confidenza con me. Meglio finirla qui, non trovi? 

  28. @49: tranquillo, ho adeguata esperienza per saper gestire situazioni anche più complesse di quelle. Il problema non riguarda le vecchie volpi, magari un po spelacchiate, ma che se la sono gia’ cavata in mille battaglie. Il mio “mestiere” mi sa far identificare i trabocchetti. Le considerazioni riguardano invece la miriade di persone che non hanno pari mestiere e rischiano di infilarsi, senza rendersi conto, in guai molto seri. Guai da evitare sempre, ma a maggior ragione in questo contesto generale. Buonanotte!

  29. Cannibali, squali….A Crovella, visto che sei molto coerente con le tue idee, in che categoria/animale ti definisci con una parola?Dai che siamo curiosi e ansiosi di farci una risata, vista la piega che, come ogni volta, prendono le discussioni sulla libertà, egoismo, cannibalismo, ecc. in epoca Covid… Stammi bene.
     

  30. Pasini 33, ogni incidente è qualcosa di terribile ma proprio per questo nessuno intraprende un’attività in montagna (o nella natura in generale) pensando che potrà avere un incidente ma facendo semmai tutto il possibile affinché non accada. Gli incidenti sono sempre frutto di errori: di valutazione, per troppa confidenza, per ignoranza/inesperienza, per leggerezza, ecc.Concludo ricordando che la maggior parte degli incidenti avvengono su terreni facili e raramente lungo itinerari impegnativi. Personalmente mi preparo in egual misura, mentale e tecnica, per ogni itinerario che vado ad affrontare e così penso ( e spero) faccia la maggior parte delle persone.

  31. Allora smetti di fare anche le sciatine da 500 metri perchè potresti romperti un ginocchio o un femore e causare gravi problemi

  32. @ 42: dimenticavo: in effetti sono molto coerente con le mie idee. Da sempre guido molto raramente (una volta a settimana in genere, in citta’ mi muovo sempre a piedi), non cucino mai e non faccio mai lavoretti in caso. Ciao!

  33. @41 Arioti: è chiaro che, sulla insegnabilità della prudenza, la pensiamo all’opposto. Non c’è una verità assoluta sul tema, ma delle convinzioni. Io appartengo a uno scuola CAI che ha una forte propensione a insegnare la prudenza attraverso la creazione di una particolare forma mentis negli allievi. Chi non si trova bene, in breve si defila, ma chi segue con efficacia il ciclo didattico pluriennale acquista un modus operandi gli resta per tutta la vita. Spesso mi capita di incontrare per le montagne allievi anche di 30 anni fa e in genere ringraziano sempre la Scuola per come li ha formati: tutto riconoscono che hanno sempre continuato a comportarsi così. Con tali presupposti, vedi ben che per me è inconcepibile condividere l’idea che la prudenza non sia insegnabile. Ciao!

  34. @42 Giuseppe: quello che hai precisato è fondato, ma spesso solo sulla carta. Io frequento ospedali per grane extra covid e poi parlo con molti medici e ospedalieri: verifico di prrsona che dopo un anno di tensione continua, l’intero ambiente umano è stressatissimo, al limite della crisi di nervi. Parlavo l’altro gg con un coniscente medico ospedaliero che mi confermava che anche solo un infortunato in più, in situazione di emergenza (incidente di auto, di montagna, ecc), mette il sistema sotto pressione come non era mai accaduto. Alcuni incidenti derivano da attività irrinunciabili, altri no: vediamo intelligentemente di evitare questi ultimi. Cmq quello degli ospedali è un singolo argomento a sostegno, ma non è il tema principale della mia tesi. Gli altri sono prioritari e decisivi. Ciao!

  35. Scusa Piccini, dopo non ne parlo più perché mi crea troppa sofferenza. Se su una banale strada ti trovi un cono di valanga da attraversare in corrispondenza di un canalone lungo 200 metri e non hai nulla sotto i piedi o in mano per cercare di fermarti, devi decidere: passo o non passo? Arioti quella volta non è passato. Devi sapere che se scivoli non ti fermi più. Sai quanta gente è rimasta fregata? Quella tragedia deve insegnare che non c’è mai nulla di completamente banale e quel passaggio non era banale (vedi foto sul Corriere). Insegna anche che un cartello di pericolo all’inizio del percorso che dice “attenzione agli attraversamenti, Pericolo di ghiaccio. Usate eventualmente l’attrezzatura adeguata.  Visto che ci vanno le famiglie con slittino potrebbe servire. Un cartello ben fatto e molto evidente. Costerà 200/300 €. Se anche salva due vite ogni cinque anni, io sarei già contento e non penso che nessuno si sentirebbe offeso. Non siamo sull’Eiger. Quindi, amico caro, non è certo supponenza ma solo dolorosa esperienza di chi vorrebbe fosse risparmiata una dose aggiuntiva di dolore di cui proprio nessuno sente il bisogno. Ciao.

  36. Ma perché bisogna sempre metterla su questo livello? Egoismo, arroganza, ma cosa c’entra.
    Che legame c’è fra uno che si fa un giro in montagna senza rompere i coglioni a nessuno e un cinema che sta’ chiuso per una logica illogica? Finché si parla di assembramenti ok ma poi finiamola lì.

  37. Matteo numero 2 non ne fa una questione kilometrica ma una questione di responsabilità. Se gli esperti di tutto il mondo, che ne sanno più di me e te messi insieme, sostengono un modello ad aree chiuse, significa che il sistema ha un senso. Ma ancora più importante è il fatto che le regole devono essere uguali per tutti e, detto da uno che sullarrampicata ci ha basato la sua vita e va normalmente in montagna sei giorni su sette, il sacrificio lo faccio volentieri. Perché in confronto ad altri non è nemmeno un vero sacrificio. Sì chiama patto sociale. Ma non vi sembra assurdo che c’è chi non può visitare i propri fratelli perché abitano un comune più in là, mentre lo scialpinista egoista di turno può fare 100 km in cerca della neve perfetta con tutta la combriccola?. La questione in fondo è solo una: privilegio e arroganza.

  38. 38@ Crovella (ma anche altri). Smettiamola con questa immane stupidaggine degli ospedali intasati da infortuni per incidenti in montagna (volevo scrivere cazzata ma poi Gogna mi sgrida…)
    Mia moglie è un infermiera professionale con 38 anni di esperienza di cui 20 in pronto soccorso.
    L’emergenza Covid passa dal P.S. di medicina ai reparti di medicina o SUBI o T.I.
    Gli incidenti di montagna passano dal P.S. di chirurgia e poi ai relativi reparti (ortopedia, chirurgia). I chirurghi e gli infermieri dei reparti di chirurgia non si occupano di patologia Covid,
    I ricoveri non sono compatibili fra di loro.  
    La quasi totalità degli accessi in chirurgia per traumi sono conseguenti a incidenti domestici o automobilistici e, in misura minore da incidenti sul lavoro.
    Resta l’eventuale accesso in terapia intensiva per traumi molto severi che potrebbero occupare letti di T.I. ma anche qui la percentuale dei ricoveri da infortuni in montagna è statisticamente irrilevante.
    Se ti rompi una gamba sul Thabor passi prima dal PS di chirurgia poi in radiologia e poi in sala gessi o in sala operatoria di CHIRURGIA.
    Se vuoi essere fedele alla tua linea piuttosto non guidare, non fare lavoretti di manutenzione in casa e soprattutto non cucinare!!!!

  39. Per me non lo insegni, la prudenza o ce l’hai o non ce l’hai. Quando sei in una situazione come quella da me descritta il sistema paese è l’ultima cosa a cui pensi (se ci pensi).
    In ogni caso il discorso è più ampio. Le limitazioni, per quanto in certi casi assurde, sono state accettate in un certo periodo, dopo è scattato un meccanismo di rigetto, un po’ per la durata e un po’ per il nonsense.
    La logica secondo la quale a comportamenti inappropriati di alcuni cittadini corrisponda l’intransigenza da parte dello Stato non regge e se viene sbandierata da chi, in un modo o nell’altro, ci governa è anche vigliacca perché nasconde inefficienze di fondo peraltro ben documentate.
    Certo è più facile chiudere tutto, a livello di facciata, vista l’assenza di controlli significativi, piuttosto che adoperarsi nel fare le cose per bene. Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse con cognizione di causa il perché della chiusura di teatri, cinema e musei, luoghi facilmente controllabili e con ingressi contingentabili, col risultato di mandare in sofferenza un settore che avrebbe almeno potuto barcamenarsi.
    Non vorrei, anche se ne ho il sentore, che per l’ennesima volta la magistratura debba farsi carico dell’inefficienza, per non dire altro, della politica.

  40.  
    Quesito “COME REGOLARSI PER L’ATTIVITA’ SPORTIVA IN MONTAGNA”
    Risposta : seguendo il DPCM del 14 Gennaio 2021 opportunamente emendato dai dubbi interpretativi. Punto. Perchè bisogna essere sempre più realisti del re? Chi la vede troppo limitativa e chi la vede troppo permissiva, chi addirittura arriva a colpevolizzare le vittime di alcuni incidenti per avere con il loro dissennato comportamento  messo a repentaglio la capacità ricettiva dei nostri ospedali in tempo di covid, si tira in ballo una tragedia avvenuta domenica in lombardia dove due coppie di amici con una bambina di 5 anni stavano facendo una passeggiata su una sterrata ricoperta di neve, si arriva a parlare addirittura di ramponi e piccozza, secondo voi una coppia con una bimba di cinque anni, trainata su un bob di plastica, doveva essere munita di piccozza e ramponi? Ognuno ha una sua regola, la chiamate buon senso, ma di buon senso ognuno ha il suo e pensa sia quello giusto per tutti, invece, mi ripeto basterebbe rispettare il  DPCM condiviso o meno. Scusate lo sfogo ma qualche volta è difficile sopportare la sapienza degli “uomini di montagna”

  41. http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_gennaio_10/milano-terapie-intensive-collasso-l-influenza-gia-48-malati-gravi-molte-operazioni-rinviate-c9dc43a6-f5d1-11e7-9b06-fe054c3be5b2.shtml
     
    Non confondetelo con negazionismo, si tratta solo di un esempio per ribadire a Crovella che se dovessimo attenerci ai suoi diktat dovremmo starcene tutti a casa. E anche lì non saremmo al sicuro, anzi.
    Gli incidenti domestici uccidono il doppio di quelli stradali e dieci volte di più degli incidenti sul posto di lavoro.
    https://www.epicentro.iss.it/incidenti-domestici/infortuni_ue03-05
    E infine ci sono 59 milioni e rotti di italiani che non leggeranno mai (fortunati loro) le reprimende di Crovella, le cui opinioni sono sì legittimissime, ma continuare a fare la paternale per enne volte sinceramente ha rotto i maroni.
     

  42. Il Covid non cambia i meccanismo mentali, ma purtroppo modifica il contesto generale e quindi il peso specifico delle conseguenze che le azioni del singolo provocano sulla collettività (vedi commento di stamattina). Nel dubbio, tornare indietro. Oggi più che mai, per il rispetto verso gli altri cittadini, specie se non alpinisti. Una ns imprudenza “costa” alla collettività, oggi più che mai, visto che il sistema paese è in ginocchio. Questo concetto basilare (“braccino corto”, “portare a casa la partita”… vedi commenti precedenti) si può insegnare, eccome! Ciao!

  43. Tralasciando gli aspetti Covid ritengo che non si possa dare una risposta a tutto.
    Sul fatto che poi ci si possa attivare per migliorare non ho nulla da obiettare ma al riguardo vorrei raccontare un episodio.
    Nel 2004 mi sono trovato su un sentiero che taglia un ghiaione. Normalmente, in agosto, quel sentiero è sgombro ma quell’anno c’era ancora della neve.
    Sono arrivato in prossimità della neve, ci ho pensato e ripensato e poi son tornato indietro rinunciando così al giro ad anello che avevo in mente.
    Dopo qualche centinaio di metri ho incontrato una coppia la quale, dopo un altro po’ di tempo, è giunta al nevaio. Incuriosito mi sono fermato a guardare cosa avrebbero fatto. Dopo un po’ di esitazione li ho visti passare senza problemi.
    Quel giorno sono tornato indietro mentre altri sono passati. Cosa voglio dire con questo? Che ci sono cose che puoi insegnare e altre no. La mia decisione di tornare indietro è stata forse dettata da un eccesso di prudenza ed il procedere della coppia forse da un eccesso di imprudenza ma si può ragionevolmente dire che il mio comportamento sia stato più consono alla situazione rispetto al loro? Forse sì forse no, dipende. Può darsi che io abbia ecceduto nella prudenza come loro nell’imprudenza ma la verità in tasca non ce l’ha nessuno.
    E’ difficile stabilire quando nella vita si debba osare e quando no. Ognuno di noi è fatto a suo modo, l’importante è non avere rimpianti e io sono convinto, quel giorno, di aver fatto la scelta giusta.
    Il Covid questi meccanismi mentali non li cambia.

  44. Guarda che io non sono affatto a favore del proibizionismo in montagna, anzi. Però la “libertà” bisogna di dimostrare di meritarsela. Non è una questione di difficoltà del terreno (più difficoltà più rischio), ma di approccio: troppa “frenesia nel voler fare” porta a fare cazzate anche sul “medio”, dove appunto ci può essere il tranello del tratto ghiacciato o del lastrone nevoso di cui non ci si accorge e…viene giù. Considero quel tipo di approccio stupido in assoluto, cioè anche in un contesto senza Covid, figuriamoci nell’era Covid per i motivi che ho già citato.
    Per infinite cause storiche (fra cui: educazione familiare, DNA ideologico, ambiente didattico CAI in cui mi sono formato ed opero da svariati decenni), ho sempre criticato e anzi disprezzato quelli che io chiamo gli “squali di montagna“, che non sono necessariamente gli “alpinisti estremi”, anzi. Gli interessati possono trovare le mie specifiche considerazioni al seguente link:  https://www.caiuget.it/cai/squali-di-mare-e-di-montagna/
    A maggior ragione critico gli “squali” in questa particolare fase (cioè era Covid) per le ripercussioni a carico della collettività nazionale dovute alle loro eventuali cappelle. Specie in questa fase il compito di noi alpinisti “maturi” (cioè con visione saggia delle cose) deve essere quello di far capire ai colleghi “immaturi” che le loro cappelle hanno due effetti negativi (oltre a quello sulla loro pelle, ma qui il discorso è un altro, ci muoviamo su temi che non c’entrano con la loro pelle): 1) ripercussioni sulla collettività già provata dal problema Covid e 2) più cappelle vengono registrate e più è probabile che le autorità stringano di nuovo la morsa, a danno di tutti.
    Paradossalmente proprio chi fra di voi è ipersensibile alla indiscriminata libertà in montagna (a tal punto che non vuole minimamente “autolimitarsi”, neppure in questa fase critica) dovrebbe essere molto sensibile al suddetto rischio 2. Più “fenomeni” (=immaturi) ci sono in giro in questa fase e più è probabile che le autorità, al seguito delle cappelle dei fenomeni, mettano nuovi divieti, a danno di tutti. 

  45. Per Crovella. Carlo, a volte non riesco a spiegarmi come vorrei. Ci riprovo. Io sono abbastanza convito che molti incidenti accadono sul facile (apparente) e non sul difficile e capitano a persone “medie”. Questo era il senso del tragico evento in Presolana che ho descritto. Il fenomeno è forse collegato alla maggiore frequentazione della montagna “media”, fenomeno che mi sembra ulteriormente in crescita in questa contingenza Covid che ha bloccato altre attività urbane e ha introdotto più margini di flessibilità nella gestione del tempo di lavoro. Non sono convinto che un prolungato proibizionismo possa funzionare: troppo “contro-natura”. Certi bisogni non sono sopprimibili oltre un certo limite. La disubbidienza è inevitabile. Questo ci porta al tema di medio periodo dell’educazione che abbiamo a lungo sviscerato in un’altra discussione e al tema della prevenzione che potrebbe essere svolta a livello locale dai comuni con strumenti vari, compreso il volontariato. Purtroppo i comuni sono presi da altri problemi e hanno scarse capacità operative. La situazione più semplice per pararsi le terga e mettersi la coscienza in pace (se ci riescono, io non ci riuscirei se fossi il sindaco di Castione) è fare un’ordinanza. Ma questo è segno di debolezza e non di forza, purtroppo. Domenica sono andato a correre in Appennino dove c’era una battuta di caccia al cinghiale. Mi ha colpito la capacità auto-organizzativa dei cacciatori, categoria che non amo particolarmente, e la loro attenzione ai temi della sicurezza, oltre alla gentilezza nel dare indicazioni agli escursionisti. Perché non potremmo anche noi come comunità alpinistica collaborare con i comuni nell’attività di prevenzione, magari dedicando un po’ del nostro tempo? 

  46. Le considerazioni di Pasini nel commento precedente sono fondate e condivisibili in pieno. Ma tutti voi continuate a rimanere sul piano dei ragionamenti individuali, cioè dell’opportunità individuale di mettere a rischio o meno la propria pelle, o per la propria sopravvivenza o per evitare dolore ai propri cari. Questo è uno dei piani di ragionamento, ma non l’unico.
     
    In questo contesto particolare a livello generale (cioè era Covid), le considerazioni che espongo io si svolgono su un piano diverso, cioè quello dell’opportunità “collettivistica” di doversi sobbarcare le conseguenze del divertimento di alcuni cittadini: vertono cioè sull’opportunità, ripeto in questo particolare contesto, di caricare la collettività nazionale dei costi e dei fastidi logistico-organizzativi conseguenti alle azioni  dei singoli, nel caso di specie azioni in montagna, ma i ragionamenti vertono su mille altre attività.
     
    Infatti, ora come ora, abbiamo un sistema sanitario, ospedaliero in particolare, allo stremo, un piano vaccinale disordinato e contraddittorio (ieri leggevo che, a questo ritmo, si raggiungerà l’immunità di gruppo nel settembre 2023, cioè fra quasi due anni…), la situazione finanziaria pubblica sta in piedi solo grazie alla BCE (che a sua volta è obbligata dalla Germania della Merkel, sennò ci farebbe maramao…), siamo alle porte di una crisi sociale che esploderà violentemente appena non sarà più possibile rinviare ulteriormente il divieto dei licenziamenti (e cmq i dati, noti proprio ieri, sulla disoccupazione di dicembre – con divieto dei licenziamenti ancora in essere – sono già molto critici)… e cosa deve sobbarcarsi ancora un Paese che è già così in ginocchio? Gli interventi di soccorso a fronte degli incidenti in montagna. E’ irrilevante se gli incidenti siano stati mortali oppure no. Nel solo Piemonte, domenica, ci sono stati 6 recuperi con elicottero (fonte TG Regionale), scenario che presuppone ampio coinvolgimento di mezzi e uomini, ambulanze, pronto soccorso, terapia intensiva ecc ecc ecc.  Risorse finanziarie collettive e soprattutto risorse organizzative collettive distolte dagli obiettivo primari del Paese e tutto ciò per cosa? Per “garantire” il divertimento domenicale… E’ questo che non quadra. Non possiamo permettercelo, nella “m” in cui sguazziamo al momento. E’ come se in una famiglia con un malato cronico, gli altri componenti si preoccupassero, “allegramente”, delle loro vacanze, spendendo soldi e magari incappando in contrattempi che distolgono risorse finanziarie e logistiche dalle esigenze del “malato cronico”.
    Fuor di metafora, reclamare il proprio diritto ad un divertimento domenicale “senza limiti ed autocontrollo” è, in questo momento, sintomo di particolare disinteresse verso le esigenze della collettività, che è in ginocchio.
    Concedetevi pure dei momenti di svago e di relax domenicale in montagna, ma con ampio margine di sicurezza, molto più ampio di quello che si segue in una situazione “normale”. Come si può fare? Semplice: riducendo l’impegno a livelli quasi irrilevanti. Limitiamoci a “passeggiatine da vecchietti”: in tal modo riusciamo a vivere qualche ora di svago in montagna (sulla neve o sulla roccia a seconda dei gusti), ma stando ben distanti dal punto di “non ritorno”. Io faccio così: risalgo con le pelli le piste (ora impianti chiusi), faccio gitine da 500-700 m (appunto da vecchietti), sto in zone molto molto tranquille, non faccio centinaia di km per andare in valli lontane di cui non ho percezione “epidermica” del recentissimo trend niveo-meteo, sto fuori casa poche ore ed evito ogni rischio con particolare accuratezza ed eccesso di prudenza. “Braccino corto”.  “Portare a casa la partita”, togliendo la stella (Platini nell’aneddoto calcistico) e mettendo in campo un terzinaccio da rude interdizione (mi perdoni Caricola…). Quando poi, forse nel 2022 ma forse nel 2023  addirittura nel 2024, chi lo sa…,  avremo completamente archiviato l’era Covid, allora noi alpinisti potremo permetterci, metaforicamente, di rimettere in campo Platini per giocare di nuovo all’attacco…
     
    Se, oggi come oggi, i frequentatori delle montagne dimostrassero, tutti indistintamente, di seguire questa prassi estremamente prudenziale e autocontenitiva, esprimerebbero una profonda maturità e si conquisterebbero (paradossalmente) maggior margine di manovra da parte delle autorità. Invece cosa dimostrano gli italiani? Che c’è sempre qualche “fenomeno” che deve fare qualcosa di “anomalo” (a volte ci resta secco, a volte no, ma, in questo discorso, è irrilevante), ribaltando i costi e i problemi sulla collettività. Chiaro che, nel dubbio le autorità “chiudono”, stringendo la morsa: di fronte a dei cittadini “immaturi” cosa puoi fare? Accorci la catena, è inevitabile. Fanno così le autorità nazionali, a colpi di DPCM, ma anche quelle locali, a colpi di ordinanze (vedi articolo di qualche giorno fa). Ma non è colpa delle autorità, è colpa dei cittadini. O, meglio, è colpa di alcuni cittadini, le cui azioni inconsulte costringono le autorità a stringere la morsa a danno di tutti, indistintamente.
    In questo contesto il compito degli alpinisti “maturi” (cioè dotati di lucidità che garantisca loro una maturità di analisi) non è quello di sbraitare reclamando la libertà individuale di andare in montagna, ma quello di contenere la propensione alle scemenze da parte di altri frequentatori. Più fenomeni fanno scemenze in questo momento e più aumentano le possibilità che le autorità chiudano di nuovo la morsa. Questo è il succo della questione. Ciao!

  47. Cominetti. Sono solo in parte d’accordo con te. Guarda il video del Soccorso sul Corriere della Sera dell’incidente dei due ragazzi in Presolana. Tu mi insegni che alcuni incidenti si possono evitare applicando regole minime e ne avrai visti tanti di questo tipo nel tuo lavoro. Io che sono un dilettante ne ho visti due, stessa dinamica, per fortuna non così tragici. Un cono di valanga che interrompe una banalissima sterrata, con neve fresca e sotto ghiaccio, in corrispondenza di un canalone. Attraversato senza nulla, senza ramponi, senza picozza o bastoncini. Nulla di nulla. Lei scivola e finisce sotto 200 metri. Lui cerca di soccorrerla, di nuovo senza nulla di nulla, e finisce anche lui giu’. E la bambina ha visto tutto e non ha più madre e padre. Mi viene da piangere a pensarci. Certo può capitare di fare errori, ma a volte mi domando: perché, perché ? 

  48. Onestamente,  non ho mai intrapreso nessun’attività pensando di limitare le possibilità di avere un incidente, semplicemente perché non si può.  Le attività “tirate” sono sempre consigliabili a tutti. Covid o no  la pelle è una sola ed è meglio badarci sempre. Sinceramente è un concetto che non capisco ma spero che nessuno me lo spieghi. Grazie 

  49. Penso che nei confronti degli scialpinisti multati sia stata applicata la norma che era in vigore in quel momento. Ovvero: in caso di impossibilita’ di svolgere una determinata attivita’ sportiva (nel caso di specie si tratta dello scialpinismo) nel territorio del proprio comune  (o in quello della seconda casa), è possibile spostarsi, ma con un raggio massimo stabilito dalla legge (credo in quel momento pari a 30 km).

  50. Avrei una domanda: come mai sono stati multati gli otto scialpinisti presenti durante la valanga di Acceglio del 1 Febbraio ?

  51. PS. Ho letto vari resoconti sulla tragedia dei due genitori alla Presolana. Erano due runner giovani e appassionati di montagna, con una buona esperienza. Stavano percorrendo una sterrata banalissima con la bambina, senza ramponcini.  Lei è stata fregata dall’attraversamento di un accumulo ghiacchiato di neve cadendo in un canalone. Lui, forse preso dal panico, ha cercato di soccorrerla e ha fatto la stessa fine. Che tristezza infinita, che dolore pensando alla bimba affidata ai nonni. Un film già visto molte volte ad esempio sui sentieri innevati della Grigna e che ogni volta ci lascia senza parole. E poi quei miserabili giornalisti del Corriere che fanno il titolo “precipitati in un crepaccio”. Incompetenti e superficiali, as usual quando parlano di cose di montagna. 

  52. Dipende, dipende, caro Carlo. Si potrebbero avere effetti sistemici indesiderati che la Madamin bricconcella ha trascurato. L’ironia, non è mai disdicevole; è un meccanismo sano per difendersi dall’ansia e per contenere l’ipertrofia dell’ego non prendendosi troppo sul serio.  Non è la volgarità. Ciao. 

  53.  
    La mia concittadina Luciana Littizzetto ieri sera ha detto una cosa con obiettivi umoristici, ma che ha un fondo di verità.
    Tutto parte da questa motizia:
    https://www.agi.it/estero/news/2021-01-27/covid-cina-arriva-tampone-anale-casi-rischio-11175741/
     
    L’avevo letta direttamente su sito AGI ed ero stato tentato di segnalarla come argomento per Totem & Tabù. Poi la mia rigidità sabauda mi ha fatto soprassedere perché trovavo disdicevole fare dell’ironia sul tema. La Littizzetto non ha le mie stesse remore e ha citato pubblicamente la notizia, aggiungendo pero’ che, se si diffondesse il timore dell’utilizzo di questa procedura anche in Italia,…”vedi come gli italiani terrebbero rigorosamente dieci metri di distanziamento sociale con tutti gli altri!”.
     
    Basterebbe diffondere un timore del genere e non ci sarebbe bisogno ne’ di DCPM ne’ zone rosse-arancioni-gialle…

  54. Albert, per stabilire la giusta distanza con chi ti vuol fiatare addosso, invece del bastoncino e del braccio teso (gesto quest’ultimo che potrebbe anche creare qualche equivoco di interpretazione), potresti usare la tecnica green ed ecosostenibile della puzzola, approvata anche da Mountain Wilderness. Tecnica che tra compari (maschi)  affratella e fa gruppo, ma con estranei produce di solito gli effetti di distanziamento sociale prescritti dai DPCM, nonostante non sia esplicitamente suggerita dai virologi, anche di scuola bergamasca. Meno violenta, più elegante ed eterea, più in linea con la tradizione alpina e efficace anche al di là delle barriere linguistiche. Poiché mi sembri montanaro di esperienza, lo avrai sicuramente sperimentato nella tua carriera. La montagna è una scuola di vita e ci ha sempre insegnato tanto fin dalla giovinezza su queste tematiche e non smette mai. Salut

  55. Se tra regione  gialla e  gialla region ci si potra’ spostare( dal 15 febbraio incrociando ledita)..sara’ fatta !.  Sapranno ben dove andare e come fare  quelle persone  che disdegnano la pazza folla vociante e assembrata…come facevano prima di ogni lockdown rosso. Se proprio qualcuno molto affabile si avvicina..tra braccio e bastoncino tesi ..la distanza e’ presto stabilita.Infatti ci sono certi che anche se non ti conoscono, per dirti qualcosa ti fiatano  a pochi decimetri e ti devono dare pacche sulle spalle…come si fosse vecchi compari.Vabbe’ qualche eccezione si puo’fare, valutando al momento.

  56. Proprio perché, a livello generale, siamo nel marasma più assoluto (non fosse altro che per la mancanza di precedenti cui fare riferimento), io mi aspetterei che tutti avessero come primo obiettivo collaborare per “portare a casa la partita” (vedi aneddoto calcistico): braccino cortissimo, autolimitarsi, non esporsi ai rischi (di incidenti) e cmq farlo ancor meno di quanto lo si facesse in una situazione “normale” pre Covid. Nel dubbio, piuttosto non uscire di casa. Tutto ciò si aggiunge al tema parallelo “gente in giro-assembramenti-rischi di contagio”. Invece tutti “reclamano” il diritto di muoversi, incondizionatamente e indiscriminatamente. C’è una contraddizione di fondo, che in questa fase è esasperata dal tema Covid: tutti pretendono il massimo della libertà individuale e, contemporaneamente, il massimo dell’assistenza istituzionale (soccorso alpino sempre pronto, ospedali liberi ecc ecc ecc). Nel dubbio, le istituzioni elaborano norme incomprensibili e intricate o (vedi recente articolo su ordinanze dei sindaci) “bloccano” tutto a priori. Chiaro che si finisce lì.

  57. @Crovella. È un tema di cui abbiamo già discusso a lungo. Putroppo anche in questo periodo molti incidenti avvengono sul “facile”. A Santo Stefano d’Aveto, piccola e unica stazione sciistica ligure per famiglie stile anni ‘60 , ho visto gli allegri ciaspolatori fare cose pericolose su percorsi apparentemente banalissimi ma che con placche ventate possono portare a farsi male. La frequentazione, anche nei giorni feriali, è aumentata anche sulle cose per vecchietti. Conseguenza del telelavoro, cassa integrazione, chiusura di attività ricreative urbane? Come ci dicono i rapporti del Soccorso Alpino molti incidenti accadono proprio sul facile.  Siamo dunque di fronte al problema ‘classico’ dell’aumento cannibali, aggravato dalla spinta aggiuntiva legata al Covid. Che fare dunque? Qui nascono tutte le nostre diversità di opinioni su tattiche e strategie.  Anche le autorità locali si muovono un po’ a caso e a fisarmonica, alternando nel tempo divieti, persecuzioni a chiusura di uno o due occhi per le pressioni dei loro elettori. 

  58. Caro Crovella, sono certissimo che tu non corra mai alcun rischio, ma non è questo il punto. 
    La tua posizione è piuttosto chiara: “Dare la libertà di movimento a tutti … È una cosa stupida, io l’avrei evitata.” e per sostenerla ti allinei perfettamente al metodo ormai di moda: il terrorismo informativo (tre morti in Valingiro, sei travolti in valanga senza mascherina, otto interventi del put-put, millemilatanticento contagiati e a partire da marzo miglioni e miglioni di licenziati).
    Ritengo deprecabile questo metodo per due motivi.
    Il primo è che è dannoso, perché non produce alcuna educazione, ma solo repressione e frustrazione che quando prima o poi scoppia e fa solo danni (e secondo me ci siamo molto vicini…)
    Il secondo è che lo ritengo un insulto all’intelligenza; se non altro alla mia.
    Sono invece assolutamente d’accordo con te che ci si può divertire senza per forza fare cose “tirate”…anche perché non sono mai stato in grado di farle!

  59. Roberto,
    da parte mia non vi e’ il desiderio di giudicare, sulla base di una presunta nonche’ assurda superiorita’. Cio’ che intendevo dire e’ che pero’, spesso ultimamente,  ci troviamo di fronte a molti che si credono piu’ furbi degli altri e si infilano nelle pieghe e nei minimi interstizi delle norme per trarne sempre un loro vantaggio, non solo senza curarsi se il loro comportamento sia di buon senso ( aldila’ della norma) ma se esso non costituisca a volte una sorta di metaforica gomitata in viso al tuo prossimo di quell’istante. E ne vediamo tanti. La solita risposta:” ma la legge lo consente”. E cio’ basta?
    Detto questo, capisco che ci sono piu’ e meno fortunati rispetto alla possibilita’ di farsi una gita in montagna, ma cosa ci possiamo fare? Questa pandemia e’ il festival dei sacrifici un po’ per tutti.
    Passando ad un livello piu’ leggero, rispetto alle limitazioni che ognuno di noi patisce in questa fase ( impossibilita’ di andar per monti, falesie, forma fisica che cala ecc ecc) mi viene sempre in mente un giornalista inviato a Bagdad, di cui non ricordo il nome, che aveva in progetto la salita di un 8000 e sta missione lavorativa proprio gli mise i bastoni fra le ruote: si alleno’ facendo piu volte le scale del grattacielo hotel in cui risiedeva… per dire… 
    dai che se facciamo i bravi ed i vaccini proseguono non manca poi troppo ad una ritrovata e piu’ ampia liberta’.

  60. @Pasini: non c’è un aumento “anomalo” di incidenti, almeno non ieri. C’è che – in questa fase generale – io trovo stupido ficcarsi in situazioni che generano anche solo un incidente. Il senso di responsabilità civile dovrebbe limitarci a praticare attività così semplici che di fatto non rischiamo quasi nulla. Non è un discorso individuale sul singolo infortunato, ma di ripercussioni sul sistema sanitario. Con tutti i ricoverati e i morti che cmq registriamo ancora per Covid, seppur in contrazione rispetto a qualche settimana fa, ieri, in una sola regione (Piemonte), il Soccorso alpino è dovuto intervenire 6 volte con elicottero, dispiegamento mezzi e uomini, terapie intensive ecc ecc ecc. Cito notizia che ho colto al volo al TG Regionale ieri sera, non so se corrisponda a verità, ma più o meno (rispetto alle notizie di incidenti) il conto potrebbe tornare. In questa fase, ancora così critica, il buon senso lo devono mettere prima i frequentatori della montagna e poi legislatori. Purtroppo i frequentatori della montagna non dimostrano buon senso (non in totalità) e i legislatori (che sono politici) attualmente sono coinvolti in altre faccende…

  61. Sicuramente sono fondate le considerazioni di Pasini sulle seconde case, ma le citavo solo per stroncare sul nascere eventuali illazioni su mie infrazioni alle regole generali durante le festività di fine anno. Ora è un po’ diverso, per cui contano sempre meno. Resta il fatto che l’umanità dimostra sistematicamente di non avere buon senso, né in città (vedi ieri gli assembramenti nel centro) né in montagna, per cui diventa inevitabile la ridda di norme inestricabili di cui all’articolo in questione. Se in questa fase (che è ancora di emergenza generale) tutti dimostrassero che si muovono in montagna con un “eccesso” di buon senso prudenziale, non ci sarebbe bisogno della ridda di norme. 
     
    Cito un piccolo aneddoto calcistico, comprensibile anche ai non addetti (ho già raccontato che sono un moderatissimo tifoso bianconero dalla stagione 1971-72-mai stato allo stadio). Negli anni ’80 durante la partita di campionato Juventus-Bari, disputata al Comunale di Torino, la Juve andò in vantaggio nel primo tempo con Platini, poi si distrasse, nel secondo tempo era in evidente affanno, subiva da parte del Bari (che veleggiava nelle zone basse della classifica). A venti minuti dalla fine, Trapattoni sostituì la stella Platini con Caricola, un mediano-stopper di modesta levatura. Obiettivo: portare a casa la partita. Infatti la Juve vinse 1-0 (contro una delle ultima in classifica), rinunciando ad una stella offensiva per un “operaio” di interdizione.
     
    Fuor di metafora, siamo ancora nel bel mezzo della crisi, sia sanitaria sia politica sia socio-economica. E’ realistico ipotizzare che si uscirà dalla crisi complessiva non prima della primavera 2022 (cioè fra un anno abbondante). La partita è ancora lunga: meglio ridurre la marcia e, anche se le norme di legge consentono di fare montagna, limitarsi ad attività molto prudenti e “da vecchietti”. In questa fase critica gli errori in montagna, che in condizioni normali considereremmo errori statisticamente fisiologici, vanno evitati alla radice. Per non pesare sul sistema sanitario/ospedaliero e gravare ulteriormente sulla collettività. Ci si può divertire senza per forza fare cose “tirate”

  62. La regola sulle seconde case, di cui anch’io sono beneficiario, dimostra la forte componente politica/sociale/economica e non epidemiologica di una parte dei provvedimenti governativi. Ieri sono stato fermato da un nuovo vigile urbano che non mi conosce, qui al paesello: se fossi stato un milanese venuto in giornata a vedere il mare invece di passeggiare in piazza Duomo sarei stato sanzionato. Con la seconda casa tutto ok e grazie, anzi mi scusi, non l’avevo riconosciuta. Non per ragioni sanitarie ma perché porti più soldi con più continuità, IMU compresa. Alla faccia della famosa prima pietra e dei senza peccato. Questo è il mio Paese e anch’io io ne sono parte, nel bene e nel male, disse quel tale.Enri ha ragione di dire che ormai alcune cose da fare e da non fare sono note a tutti. È vero però che l’esigenza di stare insieme anche all’aperto (dove il rischio è decisamente minore) in molta parte dell’umanità è insopprimibile. Chi abita nei grandi centri urbani e non possiede una seconda casa cosa dovrebbe fare, stare chiuso in casa a Lorenteggio o in Viale Monza? Non mi sembra il caso di giudicare sulla base di una sorta di superiorità etica ed estetica, ma di gestire il bisogno con il buon senso che tanto auspichiamo tutti anche in montagna. PS. Abbiamo evidenze di un aumento degli incidenti in montagna in questo periodo o è il solito ritornello giornalistico su un fenomeno tragico ma purtroppo “normale”. Conosco il posto alla Presolana dove sono morti i due poveri giovani genitori milanesi: nulla di estremo, il “solito” errore di sottovalutare il pericolo del ghiaccio negli attraversamenti anche banali di cui abbiamo già parlato. 

  63. Scusate la parentesi: Crovella, che il Piemonte sia per te il centro del mondo lo abbiamo capito, ma in questo caso hai confuso il nome di un fiume con un verbo che deriva da turacciolo, da cui turare e poi sturare. È linguaggio comune italiano.

  64. A scanso di equivoci, ricordo che, dalle festività di fine anno comprese in poi, è sempre  lecito (compresi i giorni di zona rossa) recarsi nelle seconde case, purché nella stessa regione, e da lì spostarsi all’interno del territorio comunale (che in certi comuni montani è ampio e nel ns caso comprende molte piste da sci). Per cui le mie “gitine da vecchietto”, realizzate in modo solitario o con moglie/figlia convivente, si sono sempre svolte nel rispetto delle normative vigenti. Fatta così, l’attività riduce praticamente a zero sia il rischio contagio sia il rischio di gravare sul sistema sanitario/ospedaliero. Il problema è che se dai la stura (piemontesimo per “via libera”) in modo indiscriminato, poi ti ritrovi gente che si va a ficcare neri posti più impensati, provocando incidenti con le ripercussioni che ho citato. Il concetto è sempre lo stesso da un anno: la libertà è un elemento delicato, non tutti sanno trattarlo con intelligenza. 

  65. Non ho assolutamente detto quello che riporta il commento precedente. Dico un’altra cosa: in questa fase è opportuno stare molto “corti”, perché (oltre al tema diffusione Covid) c’è un altro tema collaterale, quello dell’aggravio  sul sistema sanitario/ospedaliero in un momento come questo. Anziché lanciarsi in mega uscite come se tutto fosse tornato normale, limitatevi a fare gitine da vecchietti (o arrampicatine o corsettine…), preferibilmente solitarie o con distanziamento garantito, in modo tale da contenere/ridurre il rischio di incidenti, al fine di NON pesare sul sistema sanitario in affanno per tutto il tema Covid. La penso così da tempo, ma, per combinazione, ieri sera mi è stato girato via mail da amici un “appello” del Soccorso Alpino che sostanzialmente diffonde lo stesso messaggio. La citazione delle mie gitine è per riportare che, in questa fase, ci si può dedicare (divertendosi) ad attività montane senza per questo creare né condizioni di “assembramento” (sul tema rischio contagio) né condizioni di rischio di incidenti e conseguente appesantimento del sistema sanitario generale. Chi si lancia in cose oggi “esagerate” (con riferimento alla critica situazione generale) commette lo stesso errore comportamentale di chi si assembra nel centro città delle principali metropoli (vedi immagini di ieri).

  66. No caro Marcello, sono due Mattei differenti. Questo (l’originale) ritiene da sempre, diciamo da marzo scorso, che l’attività all’aperto non possa in alcun modo diffondere il covid.
    A differenza di Crovella che, da Natale, ha deciso che lui qualche gitina la può fare e che se incontra amici possono anche proseguire assieme (ma naturalmente ben distanziati), ma se la fanno gli altri, o peggio se rimangono in valanga, apriti cielo! Tutti disgraziati ed egoisti…
    Curiosa anche l’opinione del mio omonimo e di Enri che ne fanno una questione chilometrica. Magari temono che esista un virus che si attiva a una certa distanza da casa o magari ipotizzano una variante che si virulenta solo quando la velocità supera gli ottanta chilometri ora…
     
    Sempre più stupito dalla capacità di irragionevole razionalità umana

  67. Concordo pienamente con i commenti 10 e 11! Non so se siano di persone più vicine a me per età, ma non c’ è altro da aggiungere: SOLO BUON SENSO! 

  68. E’ tutto molto ridicolo. Chiunque ormai sa cosa si puo’ fare e non si deve fare senza il bisogno di farselo dire da un dpcm. E’ vergognoso e triste che vi siamo molti che cercano le pieghe delle norme per soddisfare il loro personale egoismo. Andar fuori comune o regione vuol dire aumentare il rischio di far circolare il virus quindi No, punto. Andare su sentieri all’aria aperta senza mascherina mettendo insieme 3 coppie di amici magari con un paio di figli stando a mezzo metro uno dagli altri e per 4 ore di gita, ma vi sembra? No, punto.
    Come quelli che vanno a correre e solo per questo pensano di non dover avere la mascherina e quindi essere liberi di fare cio’ che vogliono, cioe’ riempire i marciapiedi di agitati che sputacchiano e ansimano come forsennati ( senza la minima dignita’ sportiva, in anni passati sarebbero stati definiti dei grandissimi acciaiati).
    Oggi su un sentiero dietro casa in Liguria ho incontrato soliti gruppi di famigliole schiamazzanti, gruppi di 20 scout ( di scout!) tranquillamente assembrati e via dicendo. Non potendo far altro mi faccio i miei giri, da solo, ogni volta che vedo qualcuno percorro varianti e me ne sto distante.
    Ma e’ possibile che non siamo in grado per qualche mese di farci i nostri giri per i fatti nostri senza per forza aver bisogno di coinvolgere altre persone? Ma cosa siamo, bambini dell’asilo che se non hanno i compagnucci non possono sopravvivere?
    sono disgustato, ci meritiamo le leggi che ci arrivano, se fossimo cittadini di buon senso non ci sarebbe stato bisogno della maggior parte dei dpcm emessi.
    Io non seguo piu’ nulla, mi nausea dover andare a leggere la centesima interpretazione della norma per capire se una cosa la posso fare o meno. Lo so da me se una cosa porta rischio a me ed agli altri. Lo sappiamo tutti, tutti e 60 milioni di italiani, cosa e’ sensato fare e cosa no, semplicemente perche’ dopo un anno di Covid anche i muri lo hanno capito. Quindi chi non usa il buon senso, chi fa 200 km per poter  usufruire dell’ora di attivita’ motoria, chi corre sul lungo mare insieme a decine di amici, chi va ai forti di Genova con la compagnia degli amici di Merende sta facendo il furbo, perlomeno… e poi non si lamenti se gli chiudono il ristorante.
    Perche’ dopo un anno, anche i muri hanno imparato..
    buonanotte
     

  69. Dall’odierno TG Regionale Piemonte (h 19,30): a) scialpinista ricoverato a Cuneo in gravi condizioni post valanga di oggi in Val Maria; b) scialpinista deceduto post travolgimento di ieri  sabato, sempre in Val Maira; c) ciclista (MTB) deceduto perché schiantatosi contro un albero; d) oggi solo in Pieminte 6 interventi Soccorso Alpino con elicottero e ampio coinvolgimento di personale e conseguente sovraccarrico degli ospedali. Da TG nazionale: coppia di escursionisti cadutii in un burrone e  deceduti davanti alla figlia di 5 anni (mi pare nel bresciano). Probabilmente l’elenco è incompleto, solo per oggi. Considerazioni: se questa è la vostra ritrovata libertà, tenetevela pure. Il buon senso va utilizzato innanzi tutto per capire cosa si sta facendo. Dare la libertà di movimento a tutti significa mettere in conto molti nuovi incidenti che vanno ulteriormente a pesare sul sistema sanitario (ospedaliero in particolare) già impegnato nella crisi pandemica. È una cosa stupida, io l’avrei evitata. Non condivido neppure l’attuale posizione del vertice CAI. Evidentemente i politici hanno la coscienza sporca per i loro casini (crisi di governo)  e quindi cercano di distrarre i cittadini con diversivi vari, fra cui la libera uscita domenicale in montagna (per gli appassionati del settore). Io non sono ancora convinto (anzi…) che tutto il peggio del covid sia alle spalle (turbolenze politiche, ritardi vaccini, rischio perdere ricovery plan ecc ecc ecc inducono a prevedere che tutto il 2021 sara’ ancora critico). Nel dubbio mantengo molta diffidenza e me ne sto per i fatti miei in una specie di lockdown volontario che mi sono autoimposto da ormai un annetto. Certo, da Natale faccio gitine in sci, in genere la domenica, sfruttando le piste con impianti chiusi. Le faccio da solo o con moglie/figlia conviventi. Dato che gli itinerari invernali in valle sono meno di 10, capita di incontrare amici e conoscenti. Quando accade, facciamo con piacere un tratto insieme, a volte anche tutta la gitina insieme, ma senza abbracci e senza fare assembramenti. A fine discesa ognuno se ne torna separato a casa sua: niente piola, niente cene, niente merende collettive, niente cantate o cose del genere. Da quel che mi risulta, questo modo di comportarsi è abbastanza  diffuso nel nostro giro di conoscenze, non e’ solo la ns famiglia a comportarsi così. In questo modo ha senso la libertà concessa, nelle altre modalità no: troppo eccessiva rispetto alla gravità della situazione generale ancora in essere. Che poi a me piaccia “rivedere” le piste dell’alta val Susa in una nuova-vecchia modalita’ (cioè senza impianti funzionanti ecc) questo è innegabile. Mi piace che ci sia un nuovo modo di frequentare con le pelli i terreni normalmente battuti dai pistaioli. Mi piace che lo facciano anche “nuovi” scialpinisti che ora fanno di necessità virtù ma poi si affezzioneranno all’attività. Però sempre con la testa sul collo (qui sta il vero modo di usare buon senso), cosa che oggi, in montagna, sta diventando sempre più rara. Non so se dire purtroppo o per fortuna. Buonanotte! 

  70. Se ci fossi stato io al posto della bella ragazza, mi avrebbero riempito di manganellate e il passaggio me l’avrebbero dato in caserma. E voi sareste ancora lì 😀

  71. Ma, Matteo del commento 6 è lo stesso Matteo del commento 7?
    Confermo l’assenza di controlli ma pure il buonsenso dei più. E vado in giro tutti i giorni.
    Ieri un’auto delle forze dell’ordine si è fermata a bordo strada mentre, con mia moglie e un’altra coppia di giovani amici, eravamo appena arrivati da una bellissima gita con le pelli e…. ha dato gentilmente un passaggio alla ragazza che andava a recuperare l’auto con cui poco dopo è venuta a prenderci.
    Devo dire che la ragazza è molto bella e che anche le forze dell’ordine, almeno ieri, dimostrano buon senso.

  72. Io trovo ridicolo com’è stata affrontata la situazione dalla comunità alpinistica fino ad ora. Tutta una gara al pretesto per non rinunciare mai al proprio giochino, una dimostrazione di privilegio sconcertante. Ogni piccola concessione è stata usata come una scusa per allargarsi. Il buonsenso purtroppo esiste poco in questo ambiente. Ho passato l’anno passato a vergognarmi della nostra comunità ed è stata dura.
    Sottolineo inoltre che nell’articolo manca un dettaglio. L’attività motoria in zona arancione fuori comune è consentito solo nel comune più vicino in cui possa essere praticata. Il che non significa che se la neve è più bella posso fare 100km perché sono stufo della solita montagna di casa. Ma vaglielo a spiegare. I controlli nel bellunese sono pari a zero e gli imbecilli capiscono solo le conseguenze, non la morale.

  73. “basta un po’ di buon senso”
    Io non ne sarei tanto sicuro…
    Ricordo benissimo chi solo pochi mesi fa invocava la responsabilità, la necessità di stare chiusi in casa e tuonava contro chi riteneva stupido e inutile proibire l’attività all’aria aperta; inneggiando alla necessaria e dura repressione.
    E se a qualcuno fischiano le orecchie non è acufenia…

  74. Mi raccomando scegliere solo vie con soste attrezzate tipo area picnic in modo da mantere i due metri di distanza oppure solo vie in freesolo e portarsi copia di tutta la normativa, magari in pdf sul telefono. Altrimenti il carabiniere forestale che ci osserva con il binocolo (furibondo per il passaggio all’Arma che mi pare sia stato peraltro anche respinto in quanto illegittimo) potrebbe chiamare l’elicottero. Ma mi faccia il piacere….. Cerchiamo di mantenere un minimo di dignità almeno noi, lasciamo perdere il manuale Cencelli e decidiamo cosa fare in base al nostro buon senso e poi nel caso si vedrà. Non c’è speranza temo, non cambieremo mai: vizi privati e pubbliche virtù.

  75.  Siamo salvi!   trovato il dettaglio!!Eureka!!!”Secondo la Circolare del Ministero dell’Interno N. 15350/117/2/1 Uff.III-Prot.Civ. del 16.10.2020 (come da quesito posto dal Cai al Ministero e che è possibile trovare nella sua interezza sul sito del Club alpino e qui di seguito), sono attività sportive il trekking, l’escursionismo, l’alpinismo, lo scialpinismo, lo sci di fondo, lo sciescursionismo e le pratiche escursionistiche in ambiente innevato aperto e non attrezzato (impianti).
    Si ricorda inoltre che: vale sempre il coprifuoco e pertanto gli spostamenti di cui sopra sono consentiti esclusivamente dalle 5.00 alle 22.00; è possibile lasciare il proprio comune per l’attività sportiva limitativamente allo svolgimento della stessa, terminata è fatto obbligo rientrare nel comune; valgono sempre le regole generali di distanziamento (2 metri per le attività sportive) e divieto di assembramento.”
    Vietate le alzatacce d’antan ante h 5 mattutine. ..tornare al tramonto del sol.
    PaoloConte:”Nord”e “Donna  d’nverno” colonna sonora adatta alle trasferte.

  76. Si cerca il pelo nell’uovo…come sempre ! su  scrive..”non la semplice gita o la passeggiata”   semplice ! gia’ , ma che che me significa??
     Via alle Elucubrazioni :Allora con ciaspole di legno+corda e’gita e con quelle di plastica e  accessori alzatacco chiodi e’ sport? con  sci fondo attacco 75 mm e pelli di foca e’ gita e con quelli  in carbonio su pista e’sport?con  pantaloni di velluto e maglione  è gita-escursione e con tuta tecnica fluo aderente sport?Per un *anta cio’ che per altri e’ andatura turistica ,per egli e’sport agonistico..Ci mancherebbe anche un certificato con punteggio FISi, o tessera  Cai,  certificato visita medica sportiva, ecc.
    Bastererebbero 4  principi :distanza, mascherina calata nelle vicinanze di altri,igiene mani..assenza di temperatura oltre i 37. (speriamo non entrino nel dettaglio su dove si pone il bulbo del termometro tradizionale).Vedo in webcam di centri sciistici fondo gettonati , che i capannelli si formano, che quando  sciatori  si sorpassano  o in senso opposto si avvicinano  se ci fosse l’alone violetto degli spot HIVd’antan, dalle vie respiratorie e  corpi accaldati si leverebbe una a nuvoletta avvolgente  fluo ..col gelo si vede il vapore. Altre piste  periferiche sono semideserte in ogni giorno della settimana e lo erano pure in era pre covid.Ma il cittadino e’ sempre  uno scolaretto da prendere per mano, e  dettaglia chi mai ha visto se non una montagna di carbonara o amatriciana, mentre si discute di passaggi di casacca, schieramenti, organigrammi in qualche trattoria attigua ai Palazzi.

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