Approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge atteso da 30 anni. Ci sono anche le risorse: 300 milioni in due anni.
I territori montani rappresentano una risorsa importante per un Paese come l’Italia, che possiede l’intero versante meridionale delle Alpi ed è percorsa dall’Appennino. Per questo, una legge specifica per lo sviluppo e la valorizzazione delle montagne, che ha visto, tra gli altri, il contributo del mondo accademico italiano – a partire dal Polo UNIMONT dell’Università degli Studi di Milano – e degli operatori della montagna, riuniti nel Tavolo Tecnico Scientifico (TTS), è un grande e importante risultato per l’incremento della competitività del Paese.
Sanità, scuola e digitale contro lo spopolamento della montagna
di Alessandro Carini (a.carini@giornaledibrescia.it)
(pubblicato su Giornale di Brescia dell’11 marzo 2022)
La montagna come risorsa, come territorio da valorizzare e sviluppare e non da assistere con logiche di sussidio. Le «terre alte» come luogo in cui vivere e lavorare grazie alla possibilità di godere dei servizi essenziali e delle infrastrutture digitali, bloccando così lo spopolamento in atto da anni. Questa la logica che, elaborata in un lungo lavoro preparatorio, ha ispirato il disegno di legge approvato il 10 marzo 2022 dal Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente Mario Draghi e del ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, contenente «Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane». Norme attese da tre decenni ed accompagnate anche da una dotazione finanziaria significativa (100 milioni quest’anno, 200 a partire dal 2023) per perseguire obiettivi condivisi a più livelli, a partire dagli enti locali fino ai Comuni di montagna.
La strategia nazionale
La precisa definizione dei criteri per individuare quali siano i Comuni di montagna, perla verità, avverrà in un secondo tempo. Toccherà poi al ministro per gli Affari regionali, attraverso la Snami, la Strategia nazionale per la montagna italiana, individuare le linee strategiche per la crescita e lo sviluppo economico e sociale, l’accessibilità dei servizi essenziali e delle infrastrutture digitali, il godimento effettivo dei diritti fondamentali della persona nei territori montani. Quello che ancora più conta è che la Snami avrà anche gli strumenti finanziari per attuare le proprie strategie: attingerà al Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, per il quale l’ultima legge di bilancio ha stanziato 100 milioni per l’anno in corso (prima erano 29,5 milioni) e 200 milioni a partire dal 2023.
Le misure
Alcune misure sono già delineate e riguardano sanità, scuola, infrastrutture digitali, incentivi agli imprenditori agricoli e forestali, misure fiscali di favore per le imprese montane «giovani», detrazioni per l’acquisto della prima casa. Per la sanità di montagna sono previste forme di incentivazione a favore dei medici e degli operatori socio sanitari che prestano la propria attività lavorativa nei Comuni montani. In particolare, si riconosce l’accesso preferenziale alla posizione di direttore sanitario ai medici che hanno esercitato la propria attività nei territori di montagna. Inoltre viene riconosciuto un credito d’imposta a favore di medici e operatori socio sanitari che, per fini di servizio, prendono in locazione o acquistano un immobile ad uso abitativo nei Comuni montani.
Dal personale sanitario a quello scolastico: si prevedono meccanismi premiali per gli insegnanti che prestano servizio nelle aree montane. In particolare, vengono introdotte forme di incentivazione, anche in termini di punteggio di servizio, a favore dei docenti a tempo determinato delle scuole di montagna di ogni ordine e grado. Ai docenti di montagna è inoltre riconosciuto un credito d’imposta per la casa, alle medesime condizioni previste per i medici e gli operatori socio sanitari di montagna.
Per i giovani
Perle infrastrutture digitali, sono incentivati la copertura dell’accesso ad Internet in banda ultralarga e gli interventi utili a garantire la continuità dei servizi di telefonia mobile. Vengono rafforzate ulteriormente le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e vengono coinvolti anche territori esclusi dal Pnrr. C’è poi il capitolo degli incentivi fiscali. È previsto un contributo sotto forma di credito d’imposta per gli imprenditori agricoli e forestali che esercitano la propria attività nei Comuni montani e che investono in pratiche benefiche per l’ambiente ed il clima. Per gli imprenditori agricoli queste pratiche saranno individuate da un decreto del Ministero delle Politiche agricole; per quelli forestali si tratta di diversificazione delle colture, mantenimento o introduzione di aree di interesse ecologico e mantenimento dei prati permanenti. Per le imprese montane «giovani» viene intro – dotto un credito d’imposta, per i primi tre periodi contabili, perle piccole e microimprese che intraprendono la propria attività nei Comuni montani e in cui il titolare o almeno uno degli esercenti non abbia compiuto 36 anni di età.
Ultimo capitolo, la misura «Io resto in montagna. Ai contribuenti che non hanno ancora compiuto 41 anni è riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda superiore a quella ordinariamente prevista con riferimento agli interessi passivi pagati per mutui contratti per l’acquisto dell’abitazione principale. La detrazione è riconosciuta nei Comuni montani con popolazione residente fino a 2.000 abitanti.
La «Snami»
La Snami, acronimo che sta per Strategia nazionale per la montagna italiana, è lo strumento attraverso il quale il ministro per gli Affari regionali individua le linee strategiche per la crescita e lo sviluppo economico e sociale, l’accessibilità dei servizi essenziali e delle infrastrutture digitali.
I fondi
La Snami viene finanziata grazie al Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (Fosmit), per cui l’ultima legge di bilancio ha stanziato 100 milioni di euro per il 2022 e 200 milioni a decorrere dal 2023.
L’intervista a Mariastella Gelmini (ministro per gli Affari regionali)
Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini ha promosso il disegno di legge approvato ieri in Consiglio dei ministri, seguendo passo dopo passo il percorso che ha portato alla sua stesura.
Qual è l’aspetto più qualificante del disegno di legge?
Ci sono tre direttrici di intervento. In primo luogo vogliamo garantire anche in montagna la fruibilità di tutti i servizi essenziali, dalla sanità alla scuola: chi sceglie di fare il medico o l’insegnante in Comuni montani avrà delle agevolazioni. Grazie anche all’intervento appena descritto vogliamo, e questo è il nostro secondo obiettivo, combattere lo spopolamento, facendo diventare attrattivi tanti territori. In questa logica abbiamo pensato alla misura «Io resto in montagna»: detrazioni sul mutuo per chi, con meno di 41 anni, acquista una prima casa in un Comune montano. Infine, vogliamo valorizzare le terre alte e gettare le basi per creare sviluppo. Ci saranno misure fiscali ad hoc per i giovani che avviano una propria attività in montagna; e poi avremo un credito di imposta per gli imprenditori agricoli e forestali che investono nella eco sostenibilità nei Comuni montani.
Dopo l’approvazione del ddl si sono subito registrate le prime reazioni positive da parte di Uncem (l’Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani, ndr) e di alcuni enti locali: c’è stato un percorso di preparazione condiviso?
Lo scorso giugno è nato il tavolo tecnico scientifico nazionale per l’attuazione della strategia per la montagna che aveva proprio l’obiettivo di elaborare una nuova legge sulla montagna. Ringrazio il coordinatore di questo tavolo, il sindaco di Edolo, Luca Masneri, e la professoressa Anna Giorgi, dell’Università della Montagna: veri animatori del tavolo. Abbiamo coinvolto esperti, ricercatori, associazioni, la Conferenza delle Regioni, l’Anci, l’Upi e l’Uncem. È stato un percorso condiviso che ci ha permesso oggi di poter avere strumenti normativi davvero efficaci e disegnati su misura per i territori montani, grazie anche all’esperienza di chi quelle realtà le conosce davvero bene.
Quali tempi si immaginano per l’approvazione in Parlamento?
Viviamo momenti particolari, con la crisi post Covid e con la guerra in Ucraina. È ovvio che il Parlamento sarà congestionato da tanti provvedimenti, ma mi auguro che il via libera definitivo da parte delle Camere possa arrivare entro l’estate.
Come funzionerà la Snami? Avranno un ruolo le Province e le Comunità montane?
La Snami sarà finanziata attraverso il Fondo per lo sviluppo delle montagne. Regioni ed enti locali saranno coinvolti per decidere la destinazione delle risorse economiche, la cui modulazione verso obiettivi e priorità potrà essere garantita attraverso gli aggiornamenti della stessa strategia per la montagna. Una grande novità è rappresentata dai cosiddetti certificati verdi. Il mercato dei crediti di carbonio in Italia non era ancora adeguatamente regolamentato : con questa norma abbiamo istituito il registro dei crediti di carbonio generati da progetti forestali realizzati sul territorio nazionale e questo ne incentiverà l’utilizzo e potrà contribuire a sostentare progetti di riforestazione. I crediti di carbonio diventeranno più appetibili e questo aiuterà anche la montagna italiana.
Come si innesta questo complesso di misure nel Pnrr?
Questo complesso di misure va ad inserirsi in una strategia generale che vede le montagne italiane protagoniste anche nel Pnrr con le green communities. Le green communities assolvono a due diverse funzioni: da una parte rinforzare i rapporti tra aree montane e rurali in vista della maggiore tutela e valorizzazione di beni comuni di generale fruibilità, dall’altra innescare un virtuoso rapporto sussidiario di scambio con le realtà urbane.
Il parere del sindaco di Edolo
di G. Moss.
Orgoglioso per il risultato raggiunto è il sindaco di Edolo Luca Masneri, che ha coordinato il tavolo nazionale per l’attuazione della strategia per la montagna, voluto dal ministro Gelmini.
«Queste norme – dice Masneri – rappresentano un grande punto di arrivo, dopo otto mesi di lavoro, ma anche di partenza. Grazie al ministro Gelmini, che ha creduto nella necessità di una legge che riordina, aggiorna e attualizza un quadro normativo vecchio e non più rispondente alle esigenze della montagna di oggi. La nostra terra non è più solo rurale e degna di politiche di sussistenza: qui si pone al centro la figura del montanaro nella sua dimensione individuale e di comunità, lo sviluppo integrale della montagna, che vede nei giovani la capacità di ripopolamento e rifunzionalizzazione».
Masneri insiste poi sui benefici immediati che la nuova legge porterà, primi tra tutti gli incentivi per chi sceglierà di vivere e lavorare in montagna: insegnanti e medici su tutti, due figure che scarseggiano sempre più in quota. «C’è poi il tema dell’agricoltura di montagna, con specifiche agevolazioni – aggiunge il sindaco di Edolo – e l’incentivo per i professionisti della montagna, come maestri di sci e guide alpine. La figura del montanaro che lavora in montagna è determinante». Soprattutto, sottolinea Masneri, il grande beneficio della legge è il cambio di mentalità, perché «i montanari tornano a parlarsi, a lavorare insieme: unirsi e lavorare insieme dà molta più forza».
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Pochi giorni fa al mio paese (23 abitanti) vedevo dalla finestra un tale che prendeva misure e dati che scriveva su una carta. Gli ho chiesto cosa stesse facendo e mi ha risposto che valutava la fattibilità per portare la fibra ottica alle poche case presenti. Ha anche aggiunto che il Comune avrebbe finanziato il lavoro se fosse rientrato in un certo budget. Gli ho fatto presente che quelle piccole parabole presenti su diverse case e tutte orientate verso cima Fertazza (gruppo Civetta) ci assicuravano già internet superveloce a una cifra tra le più basse sul mercato attuale. E il tutto senza scavi, cavi, pali, ecc. Mi ha detto: infatti mettere la fibrosi oggi è una cazzata e non si farà mai. Ma sono sicuro che la metteranno. Proprio perché farlo è una grande e inutile cazzata. Ormai funziona così tutto.
Incentivo : parola magica che vuol dire denaro, meglio se della collettività . Ad esempio un mare di denaro per far arrivare la fibra in ogni paesino e borgata sperduti. Scavi, minitrincee, microtrincee, chiusini alti, bassi e mai alla quota giusta. Tutto questo vuol dire appalti, subappalti e subaffidamenti. Utopie del tornare a popolare le montagne, con quali redditi visto che i costi fissi e le tasse non diminuiscono, anzi aumentano. Sarebbe gran cosa incentivare i pensionati a trasferirsi nei paesini di montagna tanto non dovrebbero fare i pendolari o trovarsi un lavoro. In cambio di tasse zero si potrebbero impegnare a scendere a valle il meno possibile per evitare inquinamento da pendolarismo veicolare.
L’Italia dei borghi era un presepio di pastori e di contadini, una sorta di paradiso arcaico. Per cominciare il Ministero della Cultura e le Regioni ne hanno selezionati soltanto ventuno cui destinare un contributo di venti milioni. Dubito che ci siano soldi sufficienti per tutti gli altri.
Da incentivare e promuovere il lavoro e studio , servizi amministrativi, fianziari e medici a distanza via fibra ottica ..Mettete il caso di essere studente di una scuola superiore e…doversi alzare alle 6 di mattina per raggiungere in tempo la sede delle lezioni in presenza…con gelo, ghiaccio, nevicata in corso e pioggia battente e serie di tornanti..e magari beccarsi reprimenda per arrivo in ritardo.Anche per qualche decina di chilometri certi genitori mettono in convitto o affittano miniappartamenti…ovvero costi in più
Ancor oggi , sempre piu’ spesso, da cronache locali di quotidiani, siviene a sapere che certi bandi di concorso per pediatri , anestesisti-rianimatori , oncologi, ortopedici , cardiologi , neurologi e neurochiurghi ecc di capoluoghi di provincia dolomitica o altri complessi ospedalieri importanti…vanno deserti..non parliamo di medici di base che al pensionamento non vengono sostituiti..( consolazione: si promette elicottero pronto entro pochi minuti che alla bisogna trasporta in ospedali di alta specializzazione di pianura ..meteo permettendo)…non parliamo di insegnanti che permangono obbligati per 3 anni e poi chiedono trasferimento.Per aggiungere bastoni tra le ruote..esami di bilinguismo o di cultura & lingua ladina ( che ha pure numerose varianti di valle) che neppure i residenti conoscono …e pure per materie tecnico scientifiche che ormai sono dipendenti dall’inglese. Conobbi solo un professionista che ebbe in concessione a equo canone appartamento comunale da anni vuoto e che solo essendo addentro ai meandri venne a conoscenza: era Segretario Comunale, di cui c’era assoluto bisogno!( altrimente le delibere fatte alla maniera “de noantri “venivano bocciate!)
Un primo passetto sarebbe stato ridurre l IVA su tutto ciò che ha a che fare con l’energia necessaria come il pane per chi in montagna ci vive tutti i 365 giorni l anno…invece avviene il contrario …anche per tenere aperti gli esercizi commerciali i titolari spalmano prezzi maggiorati sui 4 gatti che resistono per vari motivi .
Lo stesso fanno i comuni…
Mi accodo ai commenti precedenti che purtroppo hanno la loro porca sensata logica.
Incentivo è anche non farti morire di burocrazia e tasse per “fare” la legnaia dietro casa.
Gli incentivi economici disincentivano a fare.
Cento o trecento milioni\anno ed il ‘territorio montano e’ ancora da individuare.
L’Italia e’ per 2\3 territorio montano! Come funzionera’ lo Snami? Lo snami sara’ finanziato e bla bla bla. Chiacchiere e sempre chiacchiere . Sgravi fiscali laddove la tassazione dovrebbe essere inesistente con la creazione di mini zone-franche o attivita’ a tassazione zero per un tot numero di anni e solo poi tassazione agevolata. La dove lo stato italiano interviene normalmente crea danni a breve e medio periodo e questo mi sembra ancora una volta il caso. I fondi verranno subito bruciati in burocrazia e quello che restera’ sara’ a favore dei soliti comuni ‘montani’ a vocazione ”verde dollaro, ovvero euro. Citando Gallese c’e’ da temere un (mini) ripopolamento di qualita’ e l’abbandono totale del territorio e delle attivita’ che lo salvaguardano,cio’ che gia’ sta avvenendo
Be’, lascio parlare chi in montagna ci vive. Però qualche incentivo lo avrei lasciato a quei “vecchi” che un po’ di tradizioni e dritte potrebbero lasciare a questi giovani.
La mia paura resta radicata: che in realtà si miri a un ripopolamento “di qualità “, cioè di redditi medio alti, normalmente con altri interessi rispetto a manutentare il bosco, o altre attività poco smart.
Leggerò con interesse opinioni più competenti, dal momento che questi miei timori legano con alcune considerazioni di Albert.
Ormai è tardi, ci avessero pensato trent’anni fa… Per esperienza, in certe localita’ i cittadini residenti si lamentavano per non avere medici specializzati e di base, insegnanti, altri impiegati statali e pubblici ..stabili e inseriti E non pronti ad andarsene alla prima occasione piu’favorevole almeno dal punto di vista abitativo e di servizi e di carriera.MA GLI STESSI QUANDO SI TRATTAVA DI CONCEDERE APPARTAMENTI IN AFFITTO AFFRONTABILE CON GLI STIPENDI FISSI,PREFERIVANO I PIU’LUCROSI AFFITTI VACANZA AI TURISTI. I MUTUI erano ad alto interesse, in linea con alto costo per metro quadro se intenzionati ad acquisto casa.Se affittavano a dipendenti pubblici, spesso sit rattava di case fuori mercato turistico,piuttosto carenti e rustiche..oppure bisognava rassegnarsi a passare direttamente lo stipendio al proprietario , al fornitore di gasolio tranne una piccola parte per pura sopravvivenza alimentare e dopo anni di risparmio, per auto scassatissime strausate.Unica scappatoia, a mia memoria, lo sci di fondo ed escursionistico… ed alpinismo di base ,che eran gratuiti…e cibi calorici low cost