Corri marmotta
di Luigi Casanova
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(2)
Il 6 ottobre 2018 a Bolzano si è tenuta la presentazione del documentario di Carlo Alberto Pinelli Corri marmotta. Il documentario è stato finanziato dalla ditta di prodotti veterinari per animali Innovett (Francesco Della Valle aveva già sostenuto l’azione Free K2 del 1990 di MW) e patrocinato da diverse associazioni: Mountain Wilderness, Gaia animali & Ambiente, il WWF e la LAV. Il lavoro è nato dalla necessità di ostacolare anche culturalmente la scellerata gestione della fauna pregiata in Alto Adige. Dal 2000 in questa provincia autonoma si pratica la caccia alla marmotta, una specie faunistica particolarmente protetta dalla normativa europea e nazionale.
Per evitare i continui e vincenti ricorsi della LAV nel 2016 le Province autonome di Trento e Bolzano hanno approvato in Commissione dei 12 una norma di attuazione che oltre a permettere la caccia a tanti uccelli protetti, agli stambecchi, allargava il tiro sulla marmotta. Come conseguenza diretta nel 2017 in provincia di Bolzano venivano ammazzate 2147 marmotte. Va ricordato che l’ex presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder e l’allora responsabile del servizio caccia (sì, si chiama ancora così questo ufficio, la provincia di Bolzano è l’unica realtà nazionale dove oggi i cacciatori sono in continuo aumento, sono oltre 6.000) sono stati chiamati a risarcire lo Stato di oltre un milione di euro per aver permesso l’abbattimento di questi animali provocando un danno erariale allo Stato.
Il documentario spiega con grande equilibrio la situazione permettendo la lettura del tema sia dal punto di vista protezionistico che dei sostenitori della caccia. Ci si inserisce in paesaggi delle Dolomiti spettacolari e si arriva al termine coinvolti in una particolare emozione. La serata è stata condotta coordinata da Edgar Meyer e ha visto la partecipazione di diversi relatori: Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness, Alessandra De Luca giurista della LAV, Massimo Vitturi responsabile della LAV della fauna selvatica e Luigi Mariotti del WWF. Grazie a questa somma di competenze il tema è stato affrontato sotto diversi punti di vista.
Come ha dimostrato il dibattito che ne è seguito, l’autonomia di questi territori viene gestita come appropriazione di beni comuni. In troppi casi si fa perno sulla licenza di uccidere e non si affrontano altri sistemi di regolazione di eventuali sovrappopolazioni di fauna selvatica: sembra che l’uomo sia in grado di gestire situazioni di emergenza solo con lo sparo. La deroga alle normative da strumento eccezionale si trasforma in strumento ordinario. L’autonomia da strumento vitale a strumento tombale.
Ora, grazie anche all’impegno di ENPA e del Ministero della Pubblica Istruzione, il documentario sarà portato nelle scuole per diffondere formazione e sensibilità. Sulla pagina social di facebook nel sito Corri Marmotta è possibile visionare e anche scaricare gratuitamente il documentario.
Il trailer di Corri marmotta
In seguito, il quotidiano Alto Adige, il 19 ottobre 2018, pubblica una lettera al giornale particolarmente significativa: è la risposta del dirigente del servizio Caccia della provincia di Bolzano, ex direttore del Parco Nazionale dello Stelvio, nonché sindaco di Bolzano (PD) per 10 anni, Luigi Spagnolli, tra l’altro uno dei sostenitori più accaniti dalla eradicazione del lupo dalle Alpi in quanto animale che toglie spazio alle attività umane (NdR).
La mia verità sulla marmotta
di Luigi Spagnolli
Gentile direttore, il giornale di lunedì 15 ottobre riporta il resoconto della serata di presentazione del video Corri marmotta, avvenuta il 6 ottobre presso una delle salette del Teatro Cristallo. Della serata non ero a conoscenza, altrimenti ci sarei senz’altro andato, non fosse altro per chiarire alcuni aspetti formali che, da quel che riporta l’articolo, sono assai poco chiari. Antefatto: ai primi di giugno 2017 Carlo Alberto Pinelli, storico cofondatore di Mountain Wilderness, regista, docente universitario, accademico del CAI e tanto altro, contatta l’ufficio provinciale da me diretto perché intende realizzare un documentario sulla marmotta e ha bisogno di alcune informazioni tecniche e giuridiche. In successivi, cordiali incontri con il sottoscritto e con il collaboratore dell’ufficio Davide Righetti, eccellente faunista, viene data risposta alle questioni da lui sollevate.
In seguito, avendo egli cominciato a lavorare al documentario, in uno scambio di mail chiede all’ufficio disponibilità a intervenire per sostenere il punto di vista dei cacciatori: gli spiego che non posso rendermi disponibile per un tale ruolo, essendo una pubblica istituzione che in quanto tale sta al di sopra degli interessi di parte, con il compito di trovare le mediazioni più adeguate tra i diversi interessi, garantendo, ovviamente, il rispetto delle norme.
La Provincia Autonoma quindi ha collaborato alla realizzazione dell’opera, ed è stata per questo ringraziata nei titoli di coda (almeno così mi aveva detto Pinelli).
Alcune precisazioni:
1. Non è vero che la marmotta è definita “particolarmente protetta” da norme europee e nazionali. La Lista Rossa IUCN la qualifica come Least Concern, ovvero non minacciata.
La Convenzione di Berna la inserisce nell’Appendice III, che comprende specie animali che necessitano di protezione, ma che in casi particolari possono essere oggetto di prelievo per finalità diverse. La Direttiva Habitat, per quanto riguarda l’Italia, non inserisce la marmotta in alcun elenco di specie protette.
In altri territori europei, sì.
La legge 152/82 inserisce la marmotta tra le specie non cacciabili, ma non tra quelle particolarmente protette. Lo statuto speciale per il Trentino e per l’Alto Adige prevede, in una sua norma attuativa, che il Presidente della Provincia possa modificare l’elenco delle specie cacciabili della Legge 157/92, per periodi determinati, sulla base di un attento monitoraggio che dimostri che la specie interessata è in uno stato di conservazione soddisfacente e di un parere favorevole dell’Istituto per la Protezione e Ricerca Ambientale ISPRA e de Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura.
2. I decreti presidenziali che autorizzano il prelievo si basano quindi su autorevoli pareri sia sul piano tecnico che su quello politico.
3. L’aumento significativo dei cacciatori indicato non è corrispondente alla realtà: è vero che in Alto Adige i cacciatori non diminuiscono come nel resto d’Italia, dove si sono più che dimezzati in trent’anni (da 1.500.000 a meno di 700.000), ma l’età media è alta, rendendo quindi per molti di loro, per carenze di mobilità su percorsi lunghi, impossibile esercitare l’attività venatoria programmata, ovvero la caccia di selezione, in modo adeguato alle necessità.
4. La marmotta non viene cacciata per mezzo di battute, usate in Italia, per esempio, nella caccia al cinghiale.
Quanto infine al passaggio riportato, preso dal Piano di Gestione venatoria della marmotta approvato da Ministeri ed ISPRA, “nel mondo venatorio altoatesino è manifesta l’aspirazione a poter utilizzare la marmotta a scopo venatorio”, esso rappresenta il nocciolo della questione. Moltissimi esponenti delle Associazioni animaliste sono convinti che il cacciatore sia un brutto personaggio che brama uccidere, e quindi bisogna, per motivi etici, impedirgli di farlo. Invece non è così: ovunque ormai, ma in particolare nel sistema venatorio altoatesino, capillarmente strutturato in riserve comunali che favoriscono l’attaccamento degli abitanti al proprio territorio e un automatico controllo antibracconaggio, il cacciatore è semplicemente un volontario formato (l’esame da superare non è per nulla facile, e richiede anche un’approfondita conoscenza delle norme di tutela ambientale) che, a proprie spese, in cambio dell’acquisizione del capo abbattuto, esegue i piani di prelievo fissati secondo legge per prevenire i danni che l’incremento progressivo di diverse specie provoca alle attività umane, l’agricoltura in primis ma non solo, ed all’ecosistema stesso; e non di rado aiuta i pubblici uffici nell’adozione di misure di monitoraggio e di miglioramento ambientale, fornendo un prezioso e gratuito servizio di supporto.
Essendo l’ecosistema infatti comunque molto condizionato dalla presenza e dalle attività dell’uomo, sia economiche sia di tempo libero, non è più possibile lasciare che la natura sia lasciata sola a rimediare agli impatti che ne derivano. C’è quindi continuamente bisogno di intervenire sia a sostegno delle specie con trend in diminuzione, sia prelevando individui di quelle che hanno oltrepassato la soglia di equilibrio, stabilita in modo scientificamente fondato, con il fine ultimo di salvaguardare la biodiversità.
I cacciatori, oggi, esistono solamente in quanto aiutano la natura, altrimenti non hanno ragione di esistere.
Che l’abitante di città, privo del contatto quotidiano col mondo naturale che hanno coloro che ci vivono, sia portato a prendere le difese del singolo animale che muore, è comprensibile: ma la gestione dell’ambiente, sancita e prevista dalle norme suddette, non può preoccuparsi del singolo animale, ma degli equilibri complessivi tra le specie e tra esse e l’uomo. L’interesse a tutelare la vita di ogni singolo animale selvatico, proprio della gran parte delle associazioni animaliste, è un interesse di parte, che spesso va contro la tutela della biodiversità, esattamente come quello del contadino che vuole impedire alla selvaggina di danneggiargli il campo, o dell’impiantista sciistico che vuole evitare che la marmotta scavi sotto le piste da sci rischiando di far ribaltare le macchine da scavo che d’estate le risistemano (cosa accaduta davvero). All’ente pubblico il compito di mediare, come detto, tra i diversi interessi: come prevedono le leggi, col fine unico di conservare la natura.
Sempre pronto a confrontarmi sul tema, se me ne viene data la possibilità.
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Gente, forse non mi sono spiegato: in Alto Adige VIVONO più marmotte che in tutte le Alpi. Qualcuna è oggetto di caccia, pianificata, controllata e approvata da ISPRA. Altrove la caccia non si fa, ma le marmotte o sono estinte o sono molte di meno. È chiaro, ora?
affrontare una TERRIBILE e SPIETATA marmotta con un misero fucile.
Grande dimostrazione di coraggio e virilità dell’uomo cacciatore.
Per quanto mi riguarda ho già detto ma, mi ripeto.
Un conto è una caccia per necessità. Motivi di sovrannumero, di malattie, di pericolosità, ect.
Ben diverso è DIVERTIRSI ammazzando un essere vivente e poi avere anche la presunzione di chiamarlo sport.
Oltre tutto usando armi supersofisticate, potenti a più colpi, con proiettili micidiali.
Un ambiente preconfezionato.
E vai, spara purel alla marmotta!
La definizione “uno dei sostenitori più accaniti dalla eradicazione del lupo dalle Alpi”, assolutamente fasulla ed inventata dall’autore per accattivare a se stesso simpatie ed al sottoscritto antipatie a sfondo etico, la dice lunga sulla scorrettezza di fondo che certo mondo animalista, animato dalla fallace convinzione di essere il depositario della Verità Naturale, usa nei confronti di coloro che si macchiano dell’infame colpa di non pensarla come lui.
Sul lupo: la direttiva Habitat prevede il divieto di prelievo ma prevede anche le condizioni necessarie per il prelievo in deroga. Lo Stato italiano, condizionato dalle grandi associazioni animaliste, non ha mai approvato un regolamento attuativo che preveda questa possibilità, come hanno fatto svariati altri Paesi europei. La conseguenza è che in Italia si ammazzano più lupi che in tutta l’Europa occidentale, abusivamente e, coda peggiore, senza alcun riferimento alla loro effettiva capacità di produrre danni all’ecosistema e alle attività umane. Ma siccome è vietato sparare ai lupi siamo tutti felici. Bravi!
Sulla marmotta: l’Alto Adige, grazie all’attenta gestione della marmotta praticata nei decenni col prelievo venatorio e con traslocazioni dove non ce n’è, ha oggi più marmotte che tutte le Alpi italiane messe insieme. Autonomia tombale? No, per l’appunto: autonomia vitale! Però sparando…
Su di me: il mio percorso di vita, che mi ha dato la possibilità di essere impegnato nalla gestione dell’ambiente al livello comunale, come dirigente di settore nella città di Bolzano spesso vincente nelle statistiche italiane di settore, nel Parco dello Stelvio, che diressi tra il 2003 e il 2005, e ora come responsabile della fauna selvatica della Provincia di Bolzano, il territorio italiano in cui maggiore è la quantità e la qualità della selvaggina (stato di salute, struttura delle popolazioni, ecc.) è testimone del mio operato. Gestione dell’ambiente = tutela attiva dell’ambiente, necessaria in un mondo in cui l’uomo ha condizionato coi suoi interessi ogni metro quadro di territorio. La caccia, pianificata su basi scientificamente fondate, è uno strumento della gestione. Non pretendo condivisione, ma rispetto sì. A margine: esistono in rete foto mie più dignitose.
Posso capire le necessità di intervenire in caso di sovrannumero di animali.
Ma la caccia qualcuno la chiama sport.
Bello sport, ammazzare…
Anch’io amo gli animali e i cacciatori non mi piacciono, però se l’uomo invade riducendoli gli spazi che prima occupavano gli animali selvatici, dovrà poi fare i conti con le conseguenze. Per non indebolire le specie animali selvatiche, che sono le prime a soffrire e a pagare con la morte, si è inventato la caccia moderna. Penso che l’abbattimento selettivo sia necessario in certe zone. Nonostante la sua spietatezza serve a rinforzare le razze animali silvestri.
Sì davvero . Non per divertimento.
A parte che i cacciatori siano buoni ,volontari di gestione dell’ambiente bla bla bla, ma che cosa se ne fanno poi di una marmotta abbattuta? Cappelli alla Davy Crocket?
Viva le marmotte!!!!
Premesso che sono figlio di un cacciatore e con mio padre da ragazzo sono stato a caccia tante volte.
Premesso che non sono un animalista e mangio carne.
Detto questo non ho mai preso il permesso di caccia e il motivo è molto semplice:
come si fa ad ammazzare un essere vivente per DIVERTIMENTO !!!!
Allora, il cacciatore NON sarà un brutto personaggio. Ma uno che ammazza per divertimento, non è nemmeno un BEL PERSONAGGIO !!
l’uomo è un egoista nato e si arroga il diritto di regolare, nel be e nel male (più nel male) la natura come se la natura fosse sua.
Poi qualcuno gli ha anche detto che un certo Dio ha messo la natura e i suoi frutti a sua disposizione.
E questo ha rincarato la convinzione.
Forse si dovrebbe rendere conto che della natura ne fa parte non come padrone ma come piccolo ingranaggio.
Comunque non capisco mai quando l’uomo si pone come regolatore della Natura, quando vuole controllare o proteggere la biodiversità.
L’uomo vive nella Natura, non vive fuori da essa, se lo fa muore e al massimo può cercare di comprendere come la Natura e solo Essa introduce, seleziona, sceglie, protegge, difende…
Per me è totale presunzione volersi sostituire ad Essa, non capisco proprio.
Non sono un cacciatore, ma dove si può cacciare qualche animale, non si potrebbe aprire la caccia anche ai Cacciatori forsennati & C., facendo una legge tipo quella per il delitto d’onore, che salvaguardi abbastanza l’assassino, legge che chiamerei per “onore di vita”?
Uso di solito “onore di vita” quando parlo della madre che per me deve avere la possibilità/scelta di mantenere l’onore di continuare a vivere e procreare, più del suo feto… il padre non conta niente, è solo strumentale.
Sopra semiserio, sotto serio
Totalmente d’accordo con Spagnolli.