David Bacci a Campo Base 2023

Campo Base esplora il rapporto tra uomo e natura, i temi legati alla cultura della montagna e dell’outdoor.

Il Festival Campo Base 2023, giunto alla terza edizione, propone pratiche di riconnessione con l’ambiente naturale per affermarne la centralità nell’esperienza umana. Campo Base vuole stimolare un pensiero che possa essere efficace nel presente e capace di immaginare futuri possibili per coloro che verranno.

Personalità dello sport, pensatori e scienziati sono invitati al Festival per condividere le proprie esperienze, per aprire a percorsi di senso e per stimolare riflessioni. Le arti e le creazioni degli artisti sono per noi strumenti per sintonizzarci verso nuove percezioni e importanti catalizzatori di energie.

Il campeggio è comunità temporanea, punto di partenza per esplorare il territorio della Val D’Ossola fatto di valli e montagne meravigliose, ricche di cultura e saperi.

Si svolgerà dall’1 al 3 settembre 2023 a Oira, nei pressi del fiume Toce, presso l’ex-cava diventata il Tones Teatro Natura. La sera di venerdì 1 settembre 2023 sarà ospite speciale il Ragno di Lecco David Bacci.

David Bacci

David Bacci
Nato in Olanda il 7 gennaio 1985, David Bacci è guida alpina, sposato con Caterina Tixi e residente a Champoluc, in Valle d’Aosta.

Trasferitosi in Italia ancora da bambino, si è appassionato di montagna subito, fino a farne (nel 2020) la sua professione. Il suo terreno favorito è quello del Monte Bianco, che egli considera uno dei più impressionanti luoghi del pianeta.

Per lui, l’attrattiva più grande in alpinismo è lo stretto contatto con la natura e l’avere occasione di viaggiare nei luoghi più reconditi della Terra, dove la Natura ha ancora tutto il suo potere. Per il futuro, desidera che la pratica alpinistica sia sempre più sostenibile, in armonia con l’ambiente, per poter continuare tutti noi a vivere i nostri sogni.

Compare d’autorità sulla scena dell’arrampicata nel 2012, grazie a una via nuova in Corsica, chiamata Sintomi strani, sulla parete nord di Punta Malanda (gruppo di Bavella), 8 lunghezze, 300 metri. Lui e Matteo Della Bordella concludono l’apertura, ma non riescono nella salita in libera a causa del clima freddo e bagnato.

Nel 2013 partecipa alla spedizione dei Ragni di Lecco alla Uli Biaho Tower, in Karakorum: l’idea è quella di aprire una nuova via in stile “big-wall” sulla parete sud-ovest, tra la via Americana del 1979 e la via aperta da Maurizio Giordani e soci nel 1988. La spedizione ha successo, ma David Bacci non raggiunge con i compagni la cima.

Nel gennaio 2016, ancora con Della Bordella, riesce nella prima ripetizione della via aperta nel 1976 da Casimiro Ferrari e Vittorio Meles sulla parete est del Fitz Roy. Già l’anno precedente Della Bordella, con altri compagni, aveva tentato questa impresa: l’obiettivo era di ripetere la via, rimuovere le scalette metalliche e dei materiali rimasti in via da 40 anni, e naturalmente la prima in libera. Dopo il primo giorno di scalata Matteo e David si sono trovati in mezzo alla bufera, e invece di fare marcia indietro, hanno telefonato al loro “guru” delle previsioni meteo: “Breve perturbazione nella notte, poi torna l’alta pressione!”. Che fare? Semplice: bivacco “volante” sotto una simpatica nevicata e il giorno dopo si riprende! Tenacia degna di chi li ha preceduti su questa via (Ferrari e Meles), finalmente premiata! Ma la salita totale in libera è ancora obiettivo da raggiungere. Bacci è ammesso nel gruppo dei Ragni di Lecco.

Sul Couloir Nord-est del Dru

Il 26 marzo 2016 dopo 21 ore non-stop David Bacci e Luca Moroni fanno ritorno sfiniti alla funivia dei Grand Montets, dopo aver salito gli 800 metri del Couloir Nord-est del Dru con attacco diretto (VI AI 6+ M7+) nel gruppo del Monte Bianco. La via era stata aperta da Tobin Sorensen e Rick Accomazzo nel 1977. 

Nell’estate 2016 si scatena nel gruppo del Monte Bianco, inanellando una serie di salite superbe. In luglio, dopo un periodo di brutto tempo, finalmente la meteo permette di andare in alta montagna, innumerevoli allenamenti e tante giornate a scalare in fessura lo motivano ad affrontare una via che ha sempre voluto provare a fare onsight, Les Intouchables (7b+ max) al Trident du Tacul.

Su Les Intouchables, Trident du Tacul

Con l’amico Giacomo Neri, prendono la seconda funivia da Courmayeur e velocemente attaccano la via. Salgono i bellissimi tiri in fessura e placche a vista, ma il passo chiave è all’ultimo tiro, una fessura di mano stretta leggermente strapiombante gradata 7b+. Dopo una buona lotta Bacci arriva in sosta. Solo un tiro di 6c li separa dalla cima e certo non li ferma.

Direttissima Gabarrou-Long al Pilastro Rosso del Brouillard

Il fine settimana seguente con Luca Moroni decide di tornare al Bianco, l’anno precedente aveva notato la bellezza del Pilastro Rosso del Brouillard e della Direttissima Gabarrou-Long. Rialzano la posta decidendo di fare tutto a piedi dalla Val Veny, scendendo dalla via normale Italiana. Bacci si porta con Caterina Tixi al rifugio Monzino e aspetta Luca che dovrebbe arrivare la sera e che infatti giunge puntuale come da programma. La mattina seguente prestissimo partono per il lungo avvicinamento.

In 4 ore e mezza sono alla base del pilastro. La via si presenta subito stra-verticale, ma decidono lo stesso di scalare con gli zaini. Bellissimi tiri in fessura tra il 6b e 7b li portano all’ultimo terzo della via, la quota e la fatica si fanno sentire. Dopo altri 5 tiri lunghi arrivano alle 21.30 in cima al pilastro, 12 ore dopo aver attaccato. Pensano a Tomo Cesen che ha realizzato la prima invernale solitaria della via.

Bivaccano in cima al pilastro, luna piena e temperature miti permettono loro di riposare bene. La mattina seguente attaccano la Cresta del Brouillard che si presenta molto impegnativa. Roccia di dubbia qualità non permette una progressione veloce. Otto ore dopo arrivano in cima al Monte Bianco.

La discesa per la normale italiana è lunga e delicata. Il sole del pomeriggio ha scaldato, e devono fare attenzione ai numerosi ponti e crepacci. Alle 18 arrivano al rifugio Gonella, stanchi: ma li attende ancora la lunga discesa a valle attraverso il ghiacciaio del Miage. Finalmente alle 22 arrivano alla macchina.

Su Divine Providence al Grand Pilier d’Angle

Per quell’estate gli rimane ancora un sogno: Divine Providence, sul Grand Pilier d’Angle, una delle più celebri e difficili vie nel cuore del Monte Bianco. La via, che è stata aperta dai fortissimi francesi Patrick Gabarrou e François Marsigny sul Grand Pilier d’Angle, nel cuore del Monte Bianco, percorre in centro lo scudo del Grand Pilier con difficoltà in libera fino al 7c e finisce in cima al Monte Bianco continuando per la Cresta di Peutérey.

Già sul Pilastro Rosso del Brouillard Bacci aveva visto di cosa era capace Gabarrou ed era certo che anche questa volta sarebbe stata dura. Il sabato pomeriggio si trova con Luca Moroni dopo il lavoro e partono spediti per Courmayeur. Prendono l’ultima funivia e arrivano velocemente al bivacco della Fourche. Il Grand Pilier si rivela subito in buone condizioni ma l’avvicinamento di notte è complesso e i seracchi della via Mayor incutono un po’ di ansia. Alle 2.30 partono e abbastanza velocemente raggiungono il Col Moore. Arrivano rapidamente alla base del Grand Pilier d’Angle. Iniziano a salire i primi tiri, con il saccone in spalla salgono la prima parte con alcuni duri tiri in comune con la via Bonatti-Gobbi.

Raggiungono un’ottima cengia da bivacco prima dello Scudo. Ormai la parete è all’ombra e soffia un vento freddo. Decidono di bivaccare e aspettare il sole della mattina seguente per continuare fino in cima al Bianco. La mattina alle 6 partono sullo scudo, i tiri si susseguono bellissimi: diedri, fessure e camini.

Il 7c strapiombante è magnifico e tutto da scalare. Con tiri che non hanno niente da invidiare a Yosemite o alla Patagonia. Alle 13 arrivano in cima allo Scudo. La parte per raggiungere la vetta del Grand Pilier non sembra facile. In conserva scalano altre 3 ore per arrivarci, tra goulottes e roccia marcia. Una volta in cima al Grand Pilier d’Angle la parte finale della Cresta di Peutérey si presenta nella sua maestosità!

L’ambiente è incredibile. Continuano sulla cresta affilata e ormai scaldata dal sole, la neve granita non dà molta sicurezza e devono fare la massima attenzione a ogni passo. Dopo 3 ore e mezza passano la cornice finale e vedono in lontananza la cima.

Ancora 300 metri di dislivello e ci sono! Un vento gelido dà loro il benvenuto in cima, alle 20.30. La stanchezza si fa sentire. Hanno bevuto solo mezzo litro a testa in tutto il giorno e mangiato un paio di barrette.

Mezzora dopo arrivano alla capanna Vallot. Troppo spossati per mangiare scaldano un tè e s’infilano nel saccopiuma (1 in 2). La mattina seguente si svegliano nella bufera, vento e visibilità a pochi metri impediscono di trovare la traccia per il refuge du Goûter, e finiscono sulla via Del Papa. L’avevano già percorsa qualche settimana prima e si ricordano di quanto è lunga.

Con attenzione navigano tra i crepacci e guadagnano il rifugio Gonella. Li aspetta ancora la morena del Ghiacciaio del Miage e qualche ora dopo arrivano alla macchina.

In azione sulla parete est del Cerro Murallon

Nel febbraio 2017 Matteo Bernasconi, Matteo Della Bordella e David Bacci riescono a salire la parete est del Cerro Murallon (Patagonia), già tentata da altri nel 1999 ma ancora mai salita. I tre Ragni hanno portato a termine la scalata nel corso di due-tre giorni, raggiungendo la cima nel mezzo di una tempesta e scendendo dal versante opposto (giusto per non farsi mancare nulla…).

In azione sulla via degli Slovacchi al Denali

Quindi giunge la più grande realizzazione: David Bacci e Luca Moroni il 23 giugno 2017 raggiungono la vetta del Denali (Mount McKinley) lungo l’impressionante via degli Slovacchi (prima ripetizione italiana e in assoluto una delle pochissime ripetizioni).

Ancora il duo Bacci-Moroni parte il 9 settembre 2018 alla volta dell’inviolato versante nord dello Jannu East, ma purtroppo per le pessime condizioni la loro spedizione ha esito negativo.

A dimostrazione di quanto l’attività di Bacci sia polivalente, sulla Parete di Casetti all’inizio della Valle dell’Orco, con Matteo Della Bordella aprono e liberano Il Pirata (8a max, 160 m) dedicata a Marco Pantani.

La via di sei tiri è stata esplorata dal basso ed è caratterizzata da un grande tetto a metà: le lunghezze vengono salite con 18 spit e tanti friend.
Nel gennaio 2022 con Matteo Della Bordella salgono l’Aguja Rafael Juarez in Patagonia lungo la via Corallo. La via Corallo era stata aperta da Fabio Leoni ed Ermanno Salvaterra il 12 febbraio 1994 nel bel mezzo della parete ovest dell’Aguja Rafael Juarez (nel massiccio del Fitz Roy).

In vetta al Cerro Torre dopo la conclusione di Brothers in arms. Da sinistra, Matteo Della Bordella, Matteo de Zaiacomo e David Bacci.

La salgono giusto prima di impegnarsi sulla parete est del Cerro Torre assieme a Matteo De Zaiacomo: è infatti di soli pochi giorni dopo l’epica salita di Brothers in arms al Cerro Torre, la conclusione del mitico tentativo noto come Diedro degli Inglesi che nella stagione 1980-81 Philip Burke e Tom Proctor non portarono a termine per poche lunghezze. Consigliamo di leggere a questo link come la loro splendida avventura diventa testimone della tragedia di Korra Pesce.
Nelle prime settimane del mese di dicembre 2022 David Bacci e Giacomo Mauri, assieme a Jean-Daniel Pession, fanno visita ad alcuni dei luoghi mitici del cascatismo canadese

Il 20 e 21 febbraio 2023 gli stessi Mauri e Bacci effettuano la ripetizione in libera in stile piolet della mitica via aperta nel 1952 dai fratelli Pierre e Henri Lesueur alla parete nord del Grand Dru (900 m, ED3, M8+).

Altre notizie su David Bacci (con parecchie foto) in:
https://davidbacci.exposure.co/
e
https://www.instagram.com/david_bacci_adventure_fanatic/?hl=it

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Programma Campo Base 2023

VENERDI’ 1 SETTEMBRE 18.30 Campo Base Festival si aprirà al pubblico con un aperitivo di benvenuto e una tavola rotonda sui temi dell’ecologia, realizzata con CI SARA’ UN BEL CLIMA, collettivo nato nel 2020 con l’obiettivo di creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica.
20.30 prima il benvenuto ufficiale alla terza edizione del Festival in compagnia di Alessandro e Elena Gogna, poi un momento di approfondimento con FABRIZIO MANONI, assoluto protagonista delle montagne ossolane, guida alpina di professione, ha scalato e aperto diverse grandi vie sulle Alpi e non solo, dalla parete nord del Cervino in solitaria all’avventura sull’Everest, con il bivacco più alto nella storia dell’alpinismo.
21.15 DAVID BACCI e CAI EAGLE TEAM, un momento di dialogo, tra Alaska e Patagonia, alla ricerca di pareti inviolate sull’Himalaya e sulla parete sud del Denali. David Bacci fa parte del celebre gruppo alpinistico dei Ragni di Lecco e attualmente è membro della giuria del progetto CAI Eagle Team, iniziativa pensata dall’alpinista Matteo Della Bordella insieme al Club Alpino Italiano, con l’obiettivo di trasmettere ai giovani le conoscenze tecniche e il patrimonio culturale fondamentali per diventare interpreti dell’alpinismo moderno.
22.30 Dj set ORIL & ALEMARO e di BUNNY tutti giovani e promettenti musicisti ossolani.
SABATO 2 SETTEMBRE
18.30 L’esploratore FRANCO MICHIELI sarà ospite a Tones Teatro Natura per presentare il suo ultimo libro “Per ritrovarti devi prima perderti. Guida tecnico-filosofica all’orientamento naturale”, in cui racconta decenni di esplorazioni grazie all’orientamento naturale nei più differenti ambienti della Terra.
19.00 Concerto di ADDICT AMEBA, un collettivo musicale formato da dieci elementi che mescola afro, ethio jazz, psych rock e musica latina.
20.30 “Il paradosso dell’acqua”, dialogano tra loro saranno ALEX BELLINI, famoso esploratore con una spiccata attenzione all’ambiente, SOFIA FARINA, ricercatrice, meteorologa dell’Università di Trento e attivista per il clima e la montagna con Protect Our Winter e CIPRA e SARA SEGANTIN, scrittrice, divulgatrice e attivista ambientale. Incontro centrato sull’importanza delle risorse naturali, senza distogliere lo sguardo dalle mille emergenze contemporanee, tra inquinamento, siccità e spreco.
22.00 VENERUS in concerto. Artista talentuoso ed eclettico contribuito ha contribuito ad innovare la scena musicale contemporanea: anima libera dalle etichette del genere, cantautore, polistrumentista e producer, sa unire sound soul e R&B all’elettronica, con uno stile unico e originalissimo.
23.00 STEVE PEPE Dj set tra un eclettico mix di stili e sonorità elettroniche e psichedeliche.
DOMENICA 3 SETTEMBRE
Dalle 13 alle 18, nel piccolo villaggio rinato di Ghesc, adornato dai Pani del desiderio realizzati durante i giorni del festival con l’artista ILARIA TURBA, con degustazione di vini, cibo e musica. Barbarella e Savoy-Hard accompagneranno l’intero pomeriggio con un movimentato dj set back to back. Partecipa alla giornata di festa MADRE PROJECT con DAVIDE LONGONI.
LA RAMPOLINA E LO CHEF DAVIDE MINOLETTI A CAMPO BASE FESTIVAL
Per Davide Minoletti e lo staff de La Rampolina il cibo è condivisione e contatto con il territorio. Anche quest’anno il cibo a Campo Base sarà curato e pensato ad hoc. Sarà la montagna che incontra il lago, riscopre piatti della tradizione e contemporaneamente sperimenta scegliendo con consapevolezza nel rispetto dell’ambiente


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David Bacci a Campo Base 2023 ultima modifica: 2023-08-27T05:15:00+02:00 da GognaBlog

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6 pensieri su “David Bacci a Campo Base 2023”

  1. Eh si …molto giusto. Le parole sono una droga potente, a volte tossica, irritante e in alcuni casi persino letale. In modo particolare se usate a caso, impropriamente o senza controllo. In ogni caso rispecchiano sempre, almeno in parte, l’anima di chi ci sta dietro. 

  2. “Le parole sono, naturalmente, la più potente droga usata dall’uomo.”
    Rudyard Kipling.
    Sono tanti quelli che dovrebbero smettere di ” farsi”!

  3. Il menù dell’evento può non piacere. Gusti. È stato solo inopportuno il riferimento alla droga, anche se era una battuta, un po’ infelice. Infatti la Voce che CLAma nel deserto ha subito abboccato e rilanciato provocatoriamente, come suo costume. Lui/Lei si diverte così.   Non è una versione moderna del Festival del Parco Lambro. Okkio poi: sanbabilino per un certo segmento di milanesi d’antan  è associato a “fascio”. “A morte il fascio sanbabilino” era un grido di guerra negli anni di piombo. Direi che è meglio lasciarlo lì, in cantina,  e non si adatta proprio alle proposte dell’evento che non mi pare comprendano l’uso della Hazet 36, effettivamente un po’ pesante e ingombrante per stringere il dado degli spit. Te saludi. 

  4. Lungi da me il volere screditare questi giovani e fortissimi alpinisti che semmai hanno tutta la mia ammirazione.
    Mi fa un po’ sorridere il programma di questo festival con tanto di psichedelia, esperienzialismi sanbabilini, dj set e giovani del Cai tutti assieme. 
     
    Ricorda un po’ l’alleanza tra partiti in vista di elezioni. Ma forse sono esagerato.
    Polemico?
    Bastian contrario?
    Retroilluminato?
    Faccia due etti.
     

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