Oggi, mercoledì 12 luglio 2017, al Passo Sella è la seconda giornata di chiusura al traffico motorizzato. L’evento di attrattiva è il Cook the Mountain-Dolomites taste tour, dalle ore 12 alle 15, nei rifugi Des Alpes, Valentini, Friedrich August, Salei, Comici, Passo Sella Dolomiti Mountain Resort (anche se quest’ultimo del “rifugio” non getta neppure l’ombra). In queste sei location, tutte facilmente accessibili dal passo, altrettanti chef stellati propongono un percorso enogastronomico. Nelle intenzioni leggiamo di incontri “con prodotti selezionati della regione, interpretati nel modo più autentico dagli chef, un’esperienza unica per gustare, con un itinerario di rifugio in rifugio, il meglio dei sapori di questo territorio”. Naturalmente con l’immancabile frasetta “nel pieno rispetto dell’ambiente”.
E’ una sperimentazione di montagna green di cui si parla (e su cui si litiga) da vent’anni: e il primo esperimento è al Passo Sella, che mette in comunicazione Canazei, in Val di Fassa, con Selva di Val Gardena.
Tramite l’iniziativa DolomitesVives, quest’estate si vedrà il traffico limitato sul Passo Sella, con i famosi nove mercoledì di luglio e agosto di chiusura, giornate in cui, dalle 9 alle 16, il passo sarà accessibile solo a piedi, in bicicletta, con mezzi a trazione elettrica, con impianti funiviari e con bus-navetta. Questi ultimi sono stati implementati (per maggiori info sulla mobilità, leggi qui).
Attorno a questa storica decisione è stata fatta una possente propaganda: «Per i passi dolomitici, in particolare il passo Sella, il 5 luglio comincerà una nuova era… Durante le giornate di chiusura, all’insegna del motto #dolomitesvives, è previsto un programma di intrattenimento musicale e culinario, in modo da permettere a tutti di “vivere le Dolomiti” con tutti i cinque i sensi», sottolinea in una nota la Provincia autonoma di Bolzano.
La settimana scorsa, il 5 luglio, ha inaugurato il tutto Reinhold Messner, nei pressi della Città dei Sassi, in mezzo alle fanfare delle bande dalle valli di Fassa, Gardena e Badia. Il famoso alpinista è salito a piedi dal versante della val Gardena partendo da Pian de Gralba.
“Con queste misure riduciamo le emissioni di CO2 – ha esordito l’assessore all’ambiente della Provincia di Bolzano Richard Theiner – e diamo un contributo importante alla conservazione della natura sulle nostre montagne che sono patrimonio mondiale dell’Unesco… Con la chiusura un giorno a settimana diamo un segnale importante, ma sicuramente non sufficiente. In futuro dovranno seguire altri interventi”.
Il servizio di trasporto pubblico ha funzionato senza problemi, con decine di bus messi a disposizione dalle Province di Trento e Bolzano che hanno garantito i collegamenti lungo i 10 km di strada chiusa ai veicoli a motore.
Qualche disorientamento per gli automobilisti che sono giunti ai bivi di chiusura (per il passo Pordoi e passo Gardena) prima di rendersi conto dei cartelli di divieto. Ha fatto notizia chi è salito con auto elettrica al 100% (una Tesla): “Dobbiamo imparare a inquinare meno“, ha detto.
Ecco i contenuti di quanto il Re degli Ottomila ha espresso parlando al pubblico:
“Sono vent’anni che chiedo la “tranquillizzazione” delle Dolomiti, con la chiusura almeno parziale delle strada. E ora che la politica ha fatto il primo passo sono felice, ma è solo l’inizio: in futuro vedo tante altre strade delle Dolomiti chiuse al mattino, dopo che è salito chi lavora, per riaprire il pomeriggio in modo che sia possibile godere la montagna come 200 anni fa“.
E ancora: “Ci tenevo a essere lassù il primo giorno, voglio battermi perché questo progetto si allarghi. Nei prossimi tre anni possiamo puntare alla chiusura tutta l’estate, poi altre località vorranno unirsi a questo circuito della montagna tranquilla, arriveremo alla chiusura di tutto il Sella Ronda (i quattro passi dolomitici dove d’inverno i turisti viaggiano con gli sci ai piedi) e in dieci anni si realizzerà quel grande progetto che sono le Dolomiti “tranquillizzate”, silenziose e grandiose com’erano prima delle strade“.
A proposito delle critiche e dell’opposizione a questo progetto, Messner dice: “Il turismo “buono”, che dà risultati economici, è quello che si fa con i turisti che pernottano, mangiano o fanno acquisti. Finché il turista è in moto o in macchina non spende, tanto meno se non riesce nemmeno a fermarsi perché non ci sono parcheggi. Il futuro è un altro… Il futuro è una montagna silenziosa da regalare a chi sale con le proprie forze: a piedi o in bicicletta. Le Dolomiti, che sono il posto più bello del mondo, possono diventare la prima destinazione mondiale per le biciclette, sia su strada che in mountain bike. Anche un “vecchietto” come me può salire con l’e-bike e godere le emozioni delle Dolomiti con lentezza, senza il rumore dei motori e dei clacson… Certo, serviranno navette, un’organizzazione, ulteriori parcheggi, in una parola una strategia che richiederà anni. Ma sono convinto che alla fine avremo più clienti perché riusciremo a offrire ciò che proponevamo una volta”.
Un ritorno al passato? Messner non è solo a essere convinto del contrario. Ne sono convinti anche gli amministratori delle province autonome di Bolzano e Trento, nonostante debbano fronteggiare le proteste degli albergatori. Mentre la Provincia di Belluno non è d’accordo.
Contro l’iniziativa è insorto il Comitato degli operatori turistici dei passi dolomitici che due mesi fa ha incaricato un legale di ricorrere al Tar del Lazio contro la chiusura del passo Sella, decisa dalle Province di Trento e Bolzano, con autorizzazione del ministero delle Infrastrutture. Punto di riferimento del Comitato è Osvaldo Finazzer, che gestisce un albergo sul Passo Pordoi. “Chiudere i passi sarebbe la nostra morte. Per i cicloturisti le amministrazioni comincino a programmare e investire sulle piste ciclabili. Almeno sul circuito del Sellaronda“. E ha trovato una sponda in Veneto, nell’assessore regionale all’Ambiente, il bellunese Giampaolo Bottacin, che ha detto: “La mobilità è un diritto costituzionale, che nessuno può impedire”. Con la pronta replica dell’assessore trentino Mauro Gilmozzi: “I nostri vicini, a casa loro, potranno sempre fare ciò che vogliono. Ma non vorrei che mandassero le forze dell’ordine a presidiare il confine…”. Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha scritto al Ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio illustrandogli come “gli impatti negativi che iniziative preclusive del diritto alla mobilità come questa, non programmate strategicamente su basi più ampie e condivise, possono avere sull’economia turistica delle aree montane, nella fattispecie della nostra Regione”.
Considerazioni
Anzitutto il plauso per non aver scelto la facile soluzione del pedaggio: l’introduzione di gabelle di qualunque tipo non è sufficiente per risolvere i problemi del traffico. Come dice Messner, “Il pedaggio serve a guadagnare soldi, non a limitare il traffico. Ma le Dolomiti sono di tutti, non solo di chi può pagare il pedaggio, e abbiamo la responsabilità di tutelarle“.
Non credo che con questi provvedimenti ci si possa aspettare una “reale” diminuzione del carico di traffico. Non dimentichiamo che si può sempre scegliere di alzarsi un’ora prima e salire comunque al passo prima delle 9. E chi deve necessariamente attraversare il valico può farlo di martedì o giovedì, dunque aumentando il carico in quei giorni.
E’ indubbia però la positività del segnale. Che magari non si tradurrà in un’automatica inversione di tendenza, ma che di certo è un inizio.
Comprendo, ma fino a un certo punto, anche l’affanno degli organizzatori nell’escogitare eventi settimanali che attirino la gente nell’ambito di una proibizione-auto e facciano da “animatori”. La loro paura di scontentare i molti operatori turistici che temono di rimetterci un sacco di soldi non è così giustificata, dato il nutrito programma di iniziative in alternativa.
E’ vero che ci vuole un po’ di tempo. Però la grande partecipazione alle manifestazioni ciclistiche dimostra che siamo sulla strada giusta. I turisti fuggono dal rumore e dall’inquinamento che soffrono in città e non si può far trovare loro una situazione ancora peggiore quando vengono in montagna.
L’elenco completo delle iniziative è qui: http://dolomitesvives.com/it/eventi/.
Non si è andati molto al di là di una limitata fantasia, perché oltre alla possibilità di escursioni a piedi, per gli eventi si tratta di concerti ed esibizioni eno-gastronomiche, con l’eccezione dell’inaugurazione del 5 luglio (con Messner che ha dialogato con la giornalista Ellis Kasslatter) e del 9 agosto (Leggende dello Sport, incontro con alcuni personaggi che con le Dolomiti hanno da sempre un rapporto speciale, come i campioni dello sci alpino Isolde Kostner e Peter Runggaldier, e i ciclisti Maurizio Fondries e Francesco Moser).
Una buona idea è il programma delle escursioni di Geo Trekking: semplici gite di qualche ora, ma guidate dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, dagli esperti del Muse di Trento, dalle Guide Alpine e Accompagnatori di Media Montagna delle valli di Fassa, Gardena e Badia. Su un itinerario che proporrà una lettura del paesaggio geologico dolomitico, attraverso l’illustrazione delle principali tappe evolutive del territorio (dalle piattaforme carbonatiche pre-vulcaniche, al vulcanismo medio-Triassico fino alle piattaforme carbonatiche post-vulcaniche), i fossili della Formazione di San Cassiano, la Marmolada e il suo ghiacciaio.
La domanda a questo punto sorge spontanea: ma è possibile che a nessuno venga in mente di valorizzare il SILENZIO e la mancanza assoluta di ogni evento organizzato, ivi comprese le escursioni di gruppo?
Il silenzio è e deve restare la base di un soggiorno in montagna, assieme alla lentezza e alla mancanza di aggressività. Questo è e rimane l’intendimento dell’Unesco quando ha attribuito alle Dolomiti il riconoscimento di patrimonio dell’umanità. Sembra però di predicare ai sordi.
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Emanuele, non sono all’altezza di cogliere la critica, ammesso lo sia.
Premetto che la scelta di chiusura dei passi la considero un buon segno anche se limitata ad alcuni giorni, non riesco però a capire l'”ambientalismo” della Provincia di Bolzano, la stessa che ha permesso di creare impianti di risalita ovunque, persino uno fino a poche decine di metri dall’attacco della via Preuss alla Punta Grohmann, ha consentito e forse finanziato il massacro del bosco che dal Mont de Soura porta all’Altipiano di Siusi, ha massacrato tutti i passi con piloni di cemento ed acciaio per portare orde di beoti a bere e mangiare come al ristorante o al bar del centro città, ha permesso che venissero sequestrate tutte le acque di ogni valle e ruscello per alimentare dei bacini d’acqua(cementati o asfaltati) che devono servire a creare piste artificiali, dove masse beote corrono a perdifiato per rimettersi in coda su neve di m…
p.s. Lorenzo Merlo scrivi i copioni per il programma di Belpietro??
Mi sembra una montagna vuota la sua..E chi vuole mangiare in montagna in compagnia, per gustare cibi diversi? e chi vuole sciare? e chi vuole passeggiare in compagnia chiacchierando? una sola domanda , è tutta sua la montagna?
In effetti non ci sono alternative naturali al silenzio, ma solo espedienti commerciali per raccattare turisti. Il viandante povero rispetta il silenzio e non cerca divertimenti. Che senso ha andare in montagna per mangiare o ascoltare musica? Che senso ha fare altrove quello che si puo fare a casa? Le città offrono di tutto senza viaggi inutili e faticosi.
è un primo passo, forse uno dei pochi possibili…vediamo…
in quanto alla gente di montagna (nel senso di chi ci vive e di cui in faccio ancora parte…), nel bene e nel male, ha sempre gestito la stessa in modo che gli potesse dar da vivere; valori “estetici” e “spirituali” sempre in secondo piano…in altre parti del mondo la natura se la sono spartita e sfruttata ben bene…nelle nostre montagne, proprio perché serviva a campare, gran parte è ancora un bene comune e in condizioni ambientalmente discrete zona più zona meno…lavorare perché i miei conterranei capiscano che il fine solito (viverci) si ottiene meglio frenando certi egoismi e certi modi è una “lotta” faticosa…
mi piace poi che alcuni parlino e/o sparlino di silenzi e poi vogliano “valorizzare” uno dei (non pochi) ambienti marginali e ancora “selvaggi”, vero Agh?
Caro sig. Marco Lanzavecchia, chi fa continui riferimenti politici, “i fascistelli” è più fascista di loro, indica una povertà mentale raccapricciante. Vada nel suo eremo e non sputi su ciò che dà da mangiare a migliaia dila voratori. Comoda la montagna solo per pochi eletti, con i quali, sinceramente, nonc ‘è nulla di cui parlare tanto sono pieni di se.
Migliaia di persone frequentano le Dolomiti, estate e inverno, e ne sono pienamente soddisfatte e ci ritornano, incuranti, per fortuna, dei pochi malpensanti, che le vorrebbero solo per sè , gli unici “ELETTI”. Che pena!!!!
Detto fra di noi chi è in cerca di natura incontaminata, wilderness o come cavolo la vuoi chiamare e va d’estate intorno al Sella o è un illuso o è un babbione o tutte e due le cose. Più stupido di un 5 stelle visto che anche di quegli ignomignosi fascistelli si è arrivato a parlare. Cammina 4 ore verso l’alto Masino, guida 3000 km verso le montagne della Scandinavia o altro… spenderai meno e avrai quello che cerchi se la tua mente non è pigra. Le Dolomiti occidentali sono oramai un luogo perduto. Ogni cima una funivia, gente come sulla spiaggia di Rimini… fino alla fine di settembre un luogo da evitare come la peste.
3 matti sull’autobus:
Matto 1 -che Ore sono?-
Matto 2 -Giovedí-
Matto 3 -allora é qui che devo scendere.-
Pardon allora.
Scusi sig.Merlo ma in che mondo vive? è tutto incomprensibile
Il processo richiede il suo tempo.
Il bimbo assiste a quanto espresso dai genitori. In qualche misura lo riprodurrà.
La generazione digitale esprime abilità specifiche che la precedente stentava.
Molti forti nativi di plastica hanno forti difficoltà in natura.
Il cambiamento chiede ascolto non pretese di successo. Pena rendere vano quanto finora dedicato.
Il primo cambiamento è per noi.
Diversamente torneremo come il bimbo a riprodurre i modelli che vorremmo non ci rappresentassero più.
Sig, Merlo, ci risparmi i 5 stelle. Sono la quintessenza dell’ignoranza. Magari le mettono un chip sottopelle o vengono per scoprire le scie chimiche., la montagna serve a questo per loro. Cosa sanno di montagna…e per favore scenda dalla pianta. Chi la mette in politica in montagna ….
“Esempio.
I 5stelle sostengono il valore del doppio mandato.”
qui mi sa che ci stanno ripensando…vedremo quanto la poltrona fa da calamita.
“L’alternativa sono le bombe che sovvertono il potere ma non la storia.”
Va bene: ascoltiamo, cerchiamo di capire, facciamo autocritica prima che critica, andiamo incontro agli altri prima che ha noi stessi. Massima disponibilità.
E poi?
Cosa facciamo poi se non ci capiamo? Se non troviamo un accordo, un compromesso?
Lasciamo tutto com’è ?
Non cerchiamo un’altra strada? Un rinnovamento? Un cambio di rotta ?
Prendere coscienza che a causa di quella chiusura si generano i problemi è un momento cruciale.
Da quel momento potremo riconoscere che la responsabilità del malessere è nostra.
Quindi ci ingegneremo per modificare modi e linguaggio per contattare ciò che ci aveva respinti. Ed eliminare la causa del malessere.
Esempio.
I 5stelle sostengono il valore del doppio mandato.
Perché?
Hanno osservato che non sono tanto gli individui ad essere di per sè orientati alla grettezza. Piuttosto che le dinamiche del sistema compiono una forza sugli individui tendendo a renderli malleabili anche su certi aspetti etici.
Morale.
La consapevolezza di alcuni aspetti del sistema partitico-politico gli permette di essere se stessi e anche avviare un dialogo culturale su questo importante aspetto.
L’alternativa sono le bombe che sovvertono il potere ma non la storia.
Sig Merlo, impari a scrivere come mangia, così i poveri mortali possono comprendere
Sig.Benassi io non obbligo nessuno a nulla. Ognuno fa quello che vuole e va in montagna come vuole non come vogliono alcuni, non è contro di lei ma va a chi dice che le persone devono cambiare.
“Piuttosto tutto ha una ragione d’essere.”
Lorenzo non sono così aperto verso il prossimo e con tutto quello che il prossimo pensa e fa.
“Criticare senza conoscerla ci espone ad essere criticati senza essere conosciuti”
Su questo sono d’accordo. Ma cosa c’è da conoscere, su chi non è d’accordo relativamente alla proposta di limitare il traffico automobilistico sulle strade dolomitiche?
Certo le sue ragioni, ma che non sono sempre giuste ragioni. Spesso sono ragioni opportunistiche, egoistiche che pensano solo al proprio orticello al solo proprio portafoglio e non al bene comune.
Dobbiamo invece pensare al bene comune, al futuro perché l’inquinamento, il rumore, il traffico, il degrado di un’ambiente lo subiamo tutti.
“Se uno vive in pace con se stesso non deve cambiare”
un momento la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri.
Faccio del mio meglio ma viene male. Sorry.
Non trovo una giustificazione per tutto.
Piuttosto tutto ha una ragione d’essere.
Criticare senza conoscerla ci espone ad essere criticati senza essere conosciuti.
È questo il punto per cui la storia si ripete.
Diversamente, possiamo meglio trovare come coniugarci con quanto non ci piace.
A quel punto divengono evidenti in punti su cui agire per modificare più a nostra misura o, eventualmente, per cessare la critica.
In contesto didattico e di comunicazione tutto questo mostra subito i suoi effetti.
Ordinariamente, se uno sbaglia è sempre suo il problema e mai nostro che non abbiamo saputo come, dove e quando coniugarci con lui.
Cioè cogliere quali parole usare, riconoscere quali paure ha, da che punto ripartire.
L’azione più devastante ha come grafica una freccia che scocca da me e va a te. Se dobbiamo sopraffare, sottomettere l’altro è ottima, ma così perpetuando, successivamente saremo sopraffatti. (E dovremmo essere contenti.)
L’azione più rispettosa è rappresentata invece da una freccia circolare. Ascoltando riconosco come formulare meglio la mia proposta. Nel contempo capisco meglio la personalità ch ho di fronte.
La relazione migliora per entrambi.
Entrambi crescono.
Ma se uno sta bene com’è e non vuole cambiare? Non c’è legge che obblighi a cambiare. Se uno vive in pace con se stesso non deve cambiare.. Più umiltà meno voli pindarici, e maggior razionalità. La montagna non è un’impresa è vero, ma se la si affida ai sognatori, è finita per tutti.
Scusa Lorenzo se mi permetto, ma mi sembri come quello che non prende mai una posizione. Come quello che trova sempre una ragione per scusare per trovare una giustificazione a tutto.
Prima di criticare gli altri dobbiamo cambiare noi stessi. Ok va bene, ma mica sempre !! Ho una opinione e la esprimo. Che devo cambiare…?
E poi , scusa di nuovo se mi permetto, ma sei troppo complicato nel tuo modo di scrivere, di esprimerti. Io sono un’ignorante, uno semplice. Fallo per me, una volta ogni tanto, parla come mangi.
Non fare come Pannella che non lo capiva nessuno (quasi)
Caro Matteo, la strada del Gross Glockner, il Silvretta, il Felbertauern, non sono passi confine , ma sono strade a pedaggio. Lo stesso il passo del rombo che porta in Italia. Come la mettiamo?
I passi non si possono più fare con un mezzo d’estate, in inverno il SellaRonda no perchè non sta bene. , allora le Dolomiti per pochi che le ammirano da lontano e gli altri…Mi sembra una forma di razzismo al contrario, solo le elite che hanno il giusto pensiero possono, gli altri (qualcuno ha detto infimo modo di pensare!!!) a casa….COMPLIMENTI.
So anch’io che un giorno di chiusura non serve a molto Alberto, ma come la metti tu non passerebbe mai…se un giorno fa discutere, pensa cosa scatenerebbe un pedaggio caro!
Io spero che il giorno di chiusura invece possa servire a far passare l’idea che fare il Sellaronda in autobus, auto o moto d’estate è ben peggio che farlo con gli sci d’inverno (perdona la stoccata, ma non resisto!) e con la montagna c’entra ancora meno; che è stupido, inutile, dannoso e non porta nemmeno tanti soldi alle valli, perché i più poi vanno a dormire a Venezia o qualcosa del genere.
Per questo mi pare una buona idea.
P.S.: gli austriaci non chiudono i passi perché perlopiù danno in Italia e in Germania e la UE non lo permetterebbe!
Filosofia sui massimi sistemi del mondo…. Parliamo deel giornata di chiusura del Sella, per favore, non fate, la maggior parte, gli alti intelllettuali, staccati dalle brutture, ma come sono piacevoli alcune, del mondo..(ma chi lo dice?)
Il mondo è questo piaccia o non piaccia e ci si adatta. Una giornata al Sella di chiusura seve poco. Io sono per il pedaggio, caro, e navette, come in Austria. Non mi sembra che in Austria non curino la montagna, e nessuno in Austria pensa di chiudere passi.
Ciao Matteo.
Tutte le posizioni sono sostenute da una biografia alla quale dobbiamo dare la dignità che pretendiamo per la nostra.
La mia opinione trova argomenti per apprezzare e per restare insoddisfatta, per questo non voglio darle peso.
Tutte le iniziative sono opera del lavoro, spesso lungo e serio, di molti, quindi parto dall’apprezzarlo. Poi semmai le critiche.
Prediligo invece esprimere qualcosa che – almeno nelle mie intenzioni – tenda a modificare la prospettiva egoica, autoreferenziale con la quale ci permettiamo di giudicare il mondo. Non solo, sentendocene fuori, oltre, sopra, altro.
Cioè se la “gente” sono gli altri e non noi noi, penso non possa che perpetuare lo stato delle cose, ovvero la permanenza nella maratona.
Diversamente, se la riconosciamo in noi i comportamenti tipici del timore del vuoto, avremo molte più chanche di dialogo con chiunque.
Avremo un’altro mondo nel quale vivere.
Scusa Lorenzo, e quindi?
Quale è la tua opinione sulla chiusura del Sella?
A parte orrori vacui, merci mercificate, maratone, criceti e relative ruote intendo…che qui la gente vogliono sapere!
Prendo spunto da agh e da Iaia Queen.
Per modificare il mondo pare necessario modificare se stessi. Senza alternativa.
Finché ci ergiamo a giudicare l’operato dei nostri simili, senza anche riconoscerne la legittimità, così come facciamo nei confronti di noi stessi; finché gli altri sono separati e altro da noi; finché non riconosciamo che gli altri sono dei noi in altro tempo e in altro modo, non potremo che perpetuare una storia sostanzialmente identica a quella che stiamo criticando.
— — —
L’horror vacui pare un’apologia del consumismo.
Si tratti di borsette o di vette, non cambia.
Ma l’espressione latina ha una certa età e riferisce un carattere umano.
Da un lato l’esigenza dell’io di fagocitare di ogni; di vivere nella permanente maratona tra desiderio e soddisfazione. Dall’altro, l’incapacità di riconoscere i limiti dello stesso io, oltre i quali la maratona termina.
Emanciparsi dalla ruota del criceto si può.
La frugalità come valore (il togliere di Corona), l’ascolto in sostituzione dell’affermazione.
Se l’horror vacui di agh è in fondo paura della morte; se ogni spazio spirituale di Iaia Queen va riempito di merci e mercificabili potremmo sentirci giustificati dalla storia, oppure potremmo avviare quel processo, che oltre a farci riconoscere negli altri, ci porta dritto al centro di noi stessi.
Un luogo dove l’horror vacui non può sopravvivere e dove lo spirito non fa maratone.
Senza alternativa.
Anche a me piace il commento di Agh e altre posizioni simili.
Però a prescindere da tutto mi pare che la chiusura dei passi almeno un giorno in luglio e agosto sia comunque un (piccolo) passo nella direzione giusta e forse porterà qualcosa di buono.
Marcello ricordava il divieto di fumo nei locali pubblici, io da milanese ricordo molto bene i peana e le previsioni di catastrofici crolli del fatturato dell’associazione commercianti alla proposta di chiudere il centro.
Così come mi ricordo che le stesse associazioni furono le prime a insorgere come furie quando dieci anno dopo mi pare Formentini propose di riaprire di nuovo alle auto.
Alla fin fine, una cosa bella e che funzioni viene riconosciuta come buona anche dalle forme di intelligenza più infime!
E’ colpa delle automobili o delle mille strutture che hanno aggiunto per lucrare dagli anni 80 ad oggi attorno al Sella e al Sassolungo?
Io, da quando vedo i bus-navetta o sento parlare di chef stellati vado altrove. Non amo i divieti, bensì l’educazione. Si è investito interessatamente nei primi, quasi mai nella seconda.
Mi dispiace per Messner e mi piace invece il commento di “agh”.
“a considerare l’ambiente più come una merce da vendere che un bene da preservare.”
Dovrebbero capire, e non è difficile, che è il loro CAPITALE da preservare. E’ quello che gli permette di avere reddito.
Se uniformano il loro ambiente a tutti gli altri luoghi, perderanno attrattiva.
Nessuna foga, ovviamente emotiva. Piuttosto, pensosa considerazione storico-culturale, all’insegna del più vigile e spassionato realismo. Vedi quanto succede con Trump, l’elettorato americano e il riscaldamento globale. In fondo è America dappertutto, a Hong Kong come in Valgardena…
Nella società moderna impazza l’horror vacui. In casa teniamo la televisione accesa anche se non la guardiamo. La schizofrenia dell’uomo non può tollerare il vuoto neppure in montagna: allora ecco gli eventi, i concertoni in quota, le rassegne gastronomiche e psuedo culturali, le escursioni di gruppo, perfino le prediche di Messner (chissà se le fa gratis). Si toglie il rumore dei motori per mettere comunque altri rumori. Nessuno può tollerare il silenzio ed affrontare la prospettiva più spaventevole: restare soli con sé stessi. Per “salvare” veramente le Dolomiti bisognerebbe togliere l’uomo che le devasta e le sfrutta. Gli impiantisti intanto si fregano le mani: potranno far lavorare gli impianti a pieno regime anche in estate con la scusa dell’ambiente. Alla fine è tutto un business, nulla di nuovo sotto il sole.
Il “togliere” va professato senza pretesa di risultato.
Senza foga emotiva lo sapremo esprimere meglio.
Sapremo così anche imparare le parole che servono per metterci in contatto con distanze così lontane. Quelle che facilmente preferiamo liquidare con una dura critica e scomunica.
Qualunque risultato si farà presente.
Diversamente sarebbe logica da fatturato anche la nostra.
La gente ha paura del silenzio. O mangia o compra . Ogni spazio spirituale va riempito di cose.
Da facebook, 12 luglio 2017, ore 9.45
Condivido in linea di massima le posizioni sostenute dall’articolo, in particolare la conclusione a proposito del silenzio come valore chiave nella fruizione del patrimonio montagna e Dolomiti nella fattispecie. Sono tuttavia alquanto scettico sulla possibilità effettiva di invertire la tendenza diffusa
anche tra le genti alpine a considerare l’ambiente più come una merce da vendere che un bene da preservare. Se il fine ultimo resta l’aumento del fatturato, credo che la partita sia persa in partenza. In fondo, il “togliere” di Corona è sì pittoresco e divertente, ma purtroppo solo in TV.
Non hanno mica capito che chi ama la montagna e’ proprio per uscire dal chiasso e dagli eventi acchiappacitrulli? In montagna si ascolta la voce delle vallate e il silenzio delle montagne.
Da facebook 12 luglio 2017, ore 8.
Il Sella Mountain Resort è lo stesso luogo dove, scendendo nei bagni per uomini, trovi un urinatoio circondato da una grande bocca rossa… Notevole la sensibilità, l’eleganza e il buon gusto di questi personaggi. Se qualcuno avesse dei dubbi, ho la foto. Se prendi un Tiroler come aperitivo, te lo fanno pagare 7 Euro….
PEllegrini posso garantirti che in questi giorni nelle Dolomiti gli italiani si contano sulle dita di una mano monca. Forse a ferragosto l’inglese non servirà ma adesso si. Vedremo.
Questa iniziativa ricorda quella che ha proibito il fumo nei locali pubblici, contrastata immediatamente dagli operatori interessati (in Alto Adige addirittura entrata in vigore mesi dopo) e poco dopo apprezzatissima da chiunque.
Mi rattrista la poca lungimiranza dei politici veneti. Infatti è nelle Dolomiti venete che si registra un turismo piú povero e meno organizzato e a Falcade si organizzano le processioni con i quad. È’ proprio un mondo storto.
E’ un inizio. Continuiamo! Il futuro delel Dolomiti va preservato. Gli albergatori devono guardare oltre, al futuro se ne vogliono avere uno. L’ambiente che circonda le 4 mura dei loro alberghi è il capitale della loro attività.
Sarebbe interessante parlare con l’ideatore dell’evento e chiedergli la traduzione di :Cook the Mountain-Dolomites taste tour
Anche se lui “esterofilo” che risiede in Italia, si è posto la domanda di quante persone capiranno questa frase? Non è meglio intitolarlo… percorso enogastronomico… come evidenziato dopo alcune righe dell’articolo? O forse la frase in inglese … tira più persone curiose che vogliono capire cosa si offre?