Epicuro e la Natura
di Petra Gogna
Molti ricordano Epicuro come il filosofo edonista che incitava alla ricerca del piacere per il raggiungimento della felicità suprema. In questo senso l’epicureismo come filosofia è spesso associata all’esaltazione del godimento dei sensi.
Altri ancora ricordano Epicuro come il filosofo ateo che, benché ammettesse l’esistenza degli dei, affermava che questi vivono negli intermundia, nel vuoto tra un mondo e un altro, non esercitando influenza alcuna sul mondo poiché incuranti delle cose terrene, tanto meno degli uomini.
Per concludere gli highlights di che cosa richiami la parola “epicureismo” al senso comune, questa filosofia viene spesso ricordata per il celebre postulato, e la conseguente dimostrazione, dell’insensatezza della paura della morte.
Ci sono però altre tesi di Epicuro meno conosciute, nonostante siano state profondamente all’avanguardia, antesignane di fondamentali teorie moderne come la legge della conservazione della materia o l’evoluzionismo darwiniano.
Per quanto riguarda il presunto edonismo di Epicuro e la tendenza a svalutare l’aggettivo “epicureo” come sinonimo di chi sia dedito alla ricerca dei piaceri materiali, lo stesso Kant c’illumina sul vero significato che la parola piacere racchiude per Epicuro.
La ricerca del piacere per il maestro greco non significava rincorrere desideri, distrazioni e divertimenti sensibili, bensì, al contrario, il distaccarsi il più possibile dalle brame materiali. La vera felicità veniva individuata da lui nella gioia dell’animo. Per Epicuro il piacere supremo consisteva nell’assenza di turbamenti mentali, nell’assenza di preoccupazioni: di quelle stesse preoccupazioni che i desideri materiali producono in noi. La felicità è lo stato d’animo di chi si dedica al mantenimento di un cuore calmo, di chi desidera il meno possibile.
Da questa prospettiva Epicuro appare allora predicare un ideale più ascetico che edonista, in quanto la felicità per lui significava condurre uno stile di vita semplice, lontano dalle passioni e dalla cupidigia. In altre parole il piacere più alto era per lui l’autosufficienza interiore e a dimostrarlo è proprio la vita modesta che lui e i suoi associati del Giardino hanno condotto, la raffinatezza intellettuale e spirituale delle sue raccomandazioni.
Per quanto riguarda poi la trattazione degli dei nel sistema filosofico di Epicuro, è importante sottolineare il fatto che egli rileghi il divino lontano dalle cose terrene e questo ha un significato molto più profondo di un semplice rifiuto della religione. Per Epicuro la cosa più importante era dimostrare l’assenza di teleologia nel mondo, cioè l’assenza di un fine, di un progetto prestabilito o di una provvidenza divina che trascende la nostra volontà. Questa convinzione andava a pari passo con un’altra, cioè che gli uomini possano conoscere le cause dei fenomeni, cioè la ragione per cui un dato evento accade, attraverso l’osservazione e lo studio dei fenomeni stessi.
Per questo uno dei grandi meriti di Epicuro è stato quello di opporre al credo della religione il credo della scienza, ovvero il credo nelle leggi fisiche, nel susseguirsi di causa ed effetto. Il suo scopo era quindi bandire la superstizione e la fede nella provvidenza mostrando che tutto avviene per una causa e non per volere divino. Epicuro, quindi, può essere pensato come l’iniziatore della filosofia della scienza, il padre della fede nella ricerca scientifica.
La sua filosofia, il materialismo, si deve inoltre inquadrare storicamente come una risposta alla filosofia imperante in Grecia nel V secolo a.C., cioè all’idealismo di Platone: Epicuro nasce infatti 3 anni dopo la morte del Platone. Secondo l’idealismo platonico, o l’ideismo, il mondo sensibile era solo una copia del vero mondo, cioè il mondo delle idee che sta sopra il nostro, oltre il nostro cielo, il mondo che Platone chiama Iperuranio. Da questa visione consegue, secondo la dottrina platonica, che l’idea non solo è più importante del fatto, della cosa materiale, ma è anche precedente e più “vera” rispetto alla cosa materiale. Per Platone la verità e la ragione del mondo erano da cercare nel mondo delle idee, riflettendo una concezione della verità che sta in alto ed è quindi inaccessibile a noi umani.
Il materialismo che Epicuro propone è quindi una contro-teoria del sistema idealista platonico in quanto afferma che la ragione non viene dal cielo ma che è, al contrario, intessuta nel mondo materiale, inscritta nella natura, la quale appunto si auto-regola.
L’idea di un mondo privo di un fine ultimo e non soggetto alla provvidenza divina è al cuore della dottrina materialista di Epicuro. Per lui tutto ciò che è, l’essere, è composto unicamente da materia, e non è, come affermava Platone, diviso in due mondi – quello sensibile e quello sovrasensibile – di cui il primo sarebbe una copia del secondo, l’iperuranio, il reame della verità.
Per il materialista Epicuro tutti i fenomeni, le cose e gli eventi della realtà sono ricollegabili ad unica sostanza, cioè alla materia, e al suo essere in costante divenire: la materia non è statica ma si trasforma costantemente, producendo di volta in volta nuove forme, seguendo l’unica legge universale di causa-effetto.
E’ quindi Epicuro il primo filosofo greco a regalare l’immagine della Natura come madre, la mater di tutte le cose che sono e che saranno. Non è un caso che mater e materia condividano la stessa radice: la natura, o la materia, è la matrice di tutte le cose.
Una volta che si considera Epicuro per la forza di queste affermazioni risulterà meno difficile capire perché tutti i suoi scritti siano andati perduti durante il Medioevo, tempo in cui la chiesa di Roma condannava di eresia i seguaci di Epicuro.
Quella cristiano-cattolica era, e del resto si può dire sia ancora, una prospettiva teleologica sul mondo, radicata cioè nel concetto di provvidenza divina. I suoi grandi capisaldi sono la fede nel paradiso come luogo di raggiungimento della felicità e della grazia eterna, e in un Dio creatore di tutte le cose, l’unico artefice di un mondo eterno e immutabile, le cui ragioni e finalità sono imperscrutabili per gli uomini. Inoltre, secondo la dottrina ecclesiastica medievale, l’uomo era stato posto da Dio al centro del mondo come la creatura più spirituale, e perciò più elevata, della Scala dell’Essere.
La dottrina epicurea, al contrario, affermava che il mondo non è eterno ma che ha avuto un inizio e avrà una fine; sosteneva inoltre che la realtà è in divenire, in costante trasformazione. Può essere interessante notare che già Epicuro aveva avanzato la teoria secondo cui la vita fosse stata originata da una causale e progressiva aggregazione di atomi da un primordiale caos, anticipando quindi di svariati secoli la teoria del Big Bang.
Epicuro difendeva poi una prospettiva anti-antropocentrica, che oggi potremmo addirittura definire “ecologica”, secondo cui l’uomo non è né il sovrano né il depositario della terra. Proprio al contrario egli descrive la difficoltà dello stare al mondo e indica l’inospitalità della terra, la ferocia degli animali o la difficoltà dei neonati come esempi della nostra condizione di precarietà, sofferenza, e fragilità.
Per gli epicurei l’uomo non è il destinatario della creazione, come affermava la chiesa, ma è invece da considerare come una delle innumerevoli componenti del sistema complesso e in costante divenire che si chiama mondo, in altre parole, come uno dei figli della terra, di mater-natura.
Ad un occhio attento proprio questa concezione del rapporto tra uomo e mondo (o tra uomo e la natura) richiama una visione ecologica del nostro essere al mondo, una in cui l’uomo e l’ambiente non possono essere pensati in modo separato, tanto meno gerarchico, ma invece sono in costante inter-azione, connessione, osmosi.
Da quest’idea, quella della nostra fondamentale co-dipendenza con e dalla natura (in quanto organismi che fanno parte dell’ecosistema mondo), deriva un’altra grande intuizione di Epicuro, così grande che troverà come suo degno narratore e fedele sostenitore niente di meno che Charles Darwin, solo molti secoli dopo la morte del maestro. Epicuro fu il primo ad intuire la correlazione diretta che c’è tra evoluzione e adattamento, cioè che le forme di vita hanno la capacità di trasformarsi, e soprattutto di adattarsi, all’ambiente. Proprio dalla buona riuscita o meno del processo di adattamento, deriva il successo o l’insuccesso della sopravvivenza delle specie.
A noi del ventunesimo secolo tutto questo sembra ovvio. Sì, perché poco meno di 150 anni fa Darwin e il suo libro L’origine delle specie hanno rivoluzionato il modo in cui approcciamo non solo la biologia ma la storia delle terra e della vita in generale.
Pochi sanno che Darwin, come lui stesso riporta nei suoi diari “M” e “N”, era un appassionato materialista, proprio come suo padre, che conosceva le tesi di Epicuro a menadito e che molte delle sue teorie sono profondamente debitrici al pensiero del filosofo greco.
Tra queste ricordiamo la teoria dell’evoluzione delle specie per spirito di adattamento, la teoria della generatio aequivoca, secondo cui l’uomo è un prodotto fortuito del processo evolutivo, la tesi della nascita dell’organico dall’inorganico e infine l’idea che l’uomo si sia evoluto in maniera esponenziale rispetto alle altre specie grazie all’utilizzo di strumenti, o in altre parole, della tecnologia.
Ma la storia della visionarietà e modernità di Epicuro non si ferma qui: sempre poco riconosciuto è anche il fatto che Epicuro predicava già al suo tempo quella legge di conservazione della materia che verrà enunciata da Antoine-Laurent de Lavoisier nel 1789 e in seguito riformulata da Albert Einstein. Grazie a Lucrezio conosciamo la famosa frase di Epicuro che “ nulla viene dal nulla”: per tutto ci dev’essere una causa efficiente, concetto che verrà ripreso da Orazio nella celebre frase “la natura non fa nulla per salti”.
Insomma Epicuro è senza dubbio uno dei volti più carismatici e geniali della storia della filosofia. Le sue idee sono state riprese, seppur in maniera implicita, dai grandi filosofi.
L’implicazione etica della fisica di Epicuro, cioè della dottrina che tutto è materia in divenire, è di grande significato. Infatti, contrariamente a Platone che aveva postulato l’eternità ma soprattutto immutabilità delle idee, Epicuro era convinto che tutto – comprese le idee, i principi e i valori degli uomini – sia soggetto a cambiamento, cioè si trasforma seguendo gli eventi della storia.
Celebre è la tesi epicurea secondo cui la giustizia in sé non esiste e quindi che non sia un’idea universale, bensì mutevole, legata alla contingenza: in altre parole la giustizia tra gli uomini si è evoluta, si evolve e si evolverà ancora, come riflesso della scena materiale in mutamento. Negando che la giustizia fosse un termine assoluto e soprattutto indipendente dalla nostra volontà ed esperienza, ma dandole invece un significato contingente e storico, si può dire che Epicuro sia stato un umanista ante litteram, in quanto concedeva all’umano lo spazio per il cambiamento, per il riscatto e per libertà di autodeterminarsi.
L’idea che la nostra percezione e comunicazione del mondo, il nostro linguaggio o i nostri valori, non siano statici, ma che si evolvano a pari passo con l’evoluzione delle condizioni materiali che governano la nostra sopravvivenza e sussistenza, è profondamente ecologica: invece di allontanare il pensiero e i valori umani come qualcosa di completamente indipendente dalla materia, come avviene dell’idealismo platonico, mostra invece come il nostro destino sia strettamente dipendente dalle condizioni materiali della nostra esistenza e quindi intrecciato all’ambiente che ci circonda e al presente storico che viviamo.
L’insegnamento di Epicuro che tutto è costantemente in divenire e che la specie umana, se vuole sopravvivere, debba adattarsi e quindi modificarsi, potrebbe essere di supporto per la generazione di giovani che oggi, nel 2021, vive in un mondo che sta collassando dalle sue fondamenta più antiche.
Prodromi di questa crisi epocale sono infatti lo scioglimento dei ghiacci artici, la scomparsa delle foreste tropicali, lo sbiancamento della barriera corallina o l’impoverimento del suolo. A fronte di questi “cambiamenti”, il pensiero di Epicuro potrebbe essere di gran supporto: sia nel rafforzare la volontà di modificare leggi, valori e sistemi economici ormai antiquati, forse addirittura anacronistici, che palesemente non giovano né alla società né tantomeno al benessere del pianeta, sia addirittura nell’istituire nuove leggi dirette a risolvere problemi del presente.
Rileggere Epicuro nel 2021 potrebbe aiutare a rinforzare la coscienza ecologica dell’uomo, cioè la consapevolezza che non siamo stati creati come qualcosa di diverso, indipendente o addirittura superiore alla natura, ma che siamo intrinsecamente connessi e dipendenti dalla terra che abitiamo. Epicuro, il filosofo della perenne trasformazione delle cose, potrebbe regalare tanta ispirazione al mondo d’oggi, che di cambiamento ha tanto bisogno.
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Albert, io ho sempre vissuto ai margini – e me ne rallegro – dunque questo aspetto non mi preoccupa minimamente.
Ho avuto il piacere di partecipare a un corso tenuto da Paolo Caruso, tornando a casa con una valanga tale di spunti e riflessioni – non solo per la camminata e la scalata – che ritengo utile lo seguissero tutti coloro che si muovono in natura.
commento @14
in effetti ho cercato articoli che spiegano”arrampicare istinto innato”
https://theclimbers.forumfree.it/?t=24598027
poi però bisogna lavorarci e costruire
http://www.metodocaruso.com/es/il-metodo-caruso/tecnica-istinto-e-automatismi
A volte succede che l’istinto innato viene fortemente represso , come per altri, o deviato per attivita’piu’socialmente accettate, dall’educazione iperprotettiva.
Dopo il”boicottaggio”e la condanna ecclesiastica per eresia della filosofia di Epicuro , rileggendo il passo “Da questa prospettiva Epicuro appare allora predicare un ideale più ascetico che edonista, in quanto la felicità per lui significava condurre uno stile di vita semplice, lontano dalle passioni e dalla cupidigia. In altre parole il piacere più alto era per lui l’autosufficienza interiore e a dimostrarlo è proprio la vita modesta che lui e i suoi associati del Giardino hanno condotto, la raffinatezza intellettuale e spirituale delle sue raccomandazioni. “, Vien da riflettere sul bombardamento incitante a nuove passioni e cupidigia: nuovi smartphone sempre piu’G, aggiornamenti software, assalti di telefonate e messaggi con proposte di tariffe al ribasso…e purtroppo nuove droghe . Chi resiste per una sorta di ascetismo, viene persino messo ai margini.Ne ho un esempio personale: avendo un cellulare di 15 anni, sempre meno persone mi chiamano..tranne quando devo elargire denari o aiuti(sos scolari in difficolta’ matematiche).Un concessionario auto nemmeno mi saluta piu’:voleva cambiassi modello dopo 2 anni ed invece sono al 19-esimo. Ripensando al passato, mi sono divertito di piu’con auto di terza mano, solo la cabina telefonica a gettone e abitazione in case obsolete, assai rustiche ed essenziali…scaldate solo a legna. Ero Epicureo senza saperlo.
Grazie, Petra, per questo scritto che mi ha trasmesso pace in questo tempo di grande inquietudine e follia.
Forse è l’idea della scalata che esisteva prima che venisse a noi.
Ma è un “esisteva” magico: che si intende solo riconoscendo la verità dell’eterno ritorno delle cose.
“Il materialismo che Epicuro propone è quindi una contro-teoria del sistema idealista platonico in quanto afferma che la ragione non viene dal cielo ma che è, al contrario, intessuta nel mondo materiale, inscritta nella natura, la quale appunto si auto-regola. ”
Una via di scalata esisteva anche da prima che avvenisse l’ effettuazione, o esiste grazie alla prima arrampicata che la scopre? ..di sicuro non e’ eterna,anzi col tempo si modifica, l’itinerario si evolve geologicamente ed a volte scompare…piu’ o meno lentamente…assieme alle abilita’ fisiche ementali variabili di chi la compie o ripete… col variare del tempo meteo e delle stagioni.
http://web.inge.unige.it/SMA/Sv/Plato.pdf
saggio sui solidi Platonici e molto altro.
Se un epicureo si impegna a costruirseli con cartoncinoo altrimateriali , ne potrebbe trarre piacere e continuare con i 13 solidi archimedei.. Scorciatoia: kit di costruzioni gia’ conpezzi tagliati solo da incastrare.Esistono bivacchi alpini di varie forme , alcuni geodetici( a triangoli regolari ), Se ci si trova dentro di essi, con coperte, viveri e buona compagnia, e fuori infuriano vento, pioggia, grandine, lampi, nevicata fitta..si diventa epicurei apprezzando quel poco, anzi va benone anche se non sono geodetici.
Rimpiango che al Liceo scientifico l’allora Docente di storia e filosofia non ce lo abbia spiegato cosi’ bene. Se la cavo’ sbrigativamente .
“Epicuro era convinto che tutto – comprese le idee, i principi e i valori degli uomini – sia soggetto a cambiamento, cioè si trasforma seguendo gli eventi della storia. ”
Infatti a conferma di cio’ il nostro Docente essendo scampato vivo alla ritirata in Russi dell’Armir, si era trasformato in un palcido docente volto all’essenziale, deciso a non dare tormento agli allievi, gia’messi sotto torchio da altri insegnamenti stressanti.
Gia’ da alcuni anni sono publicate opere sulla vita segreta delle piante e sulla zoo ubiquity.Nell’ alpinismo esiste una declinazione epicureica contrapposta ad una platonica?
Solo se te ne identifichi.
Prescindendo dalle sorprendenti deduzioni e considerazioni dei grandi pensatori dell’umanità, secondo la mia soggettiva veduta, la descrizione di tutto ciò che ci circonda , dal materiale al divino,è soltanto il frutto dell’esperienza e della maturità interiore di ogni uomo, acquisite lungo il duro cammino della vita, che annullano categoricamente il pensiero altrui.
Guarda più profondo.
Caro Lorenzo, temo che sia Platone che Epicuro sarebbero in disaccordo.
“1. Platone. Tutte le idee ci sono già in quanto dipendono dai sentimenti e, come sappiamo, i sentimenti sono identici per tutti.”“L’idea è identita la condigenza muta.”
Platone perché le idee sono riflesso di una realtà oggettiva che esiste a prescindere (e i sentimenti poco c’entrano)
Epicuro perché le idee mutano in quanto frutto (puramente umano) delle contingenze
“invece di allontanare il pensiero e i valori umani come qualcosa di completamente indipendente dalla materia, come avviene dell’idealismo platonico”
Indipendente dalla materia in quanto sempre identici a se stessi, ma legati in quanto declinati per contingenze.
“L’implicazione etica della fisica di Epicuro, cioè della dottrina che tutto è materia in divenire, è di grande significato. Infatti, contrariamente a Platone che aveva postulato l’eternità ma soprattutto immutabilità delle idee, Epicuro era convinto che tutto – comprese le idee, i principi e i valori degli uomini – sia soggetto a cambiamento, cioè si trasforma seguendo gli eventi della storia”.
Le due posizione, qui in contrapposizione, si coniugano se intese con differenti prospettive:
1. Platone. Tutte le idee ci sono già in quanto dipendono dai sentimenti e, come sappiamo, i sentimenti sono identici per tutti.
2. Epicuro. La idee variano secondo circostanza, ma le circostanze – se non per forma – non sono infinite perché i sentimenti non lo sono.
Infatti: “Celebre è la tesi epicurea secondo cui la giustizia in sé non esiste e quindi che non sia un’idea universale, bensì mutevole, legata alla contingenza: in altre parole la giustizia tra gli uomini si è evoluta, si evolve e si evolverà ancora, come riflesso della scena materiale in mutamento”.
L’idea è identita la condigenza muta.
“Il materialismo che Epicuro propone è quindi una contro-teoria del sistema idealista platonico in quanto afferma che la ragione non viene dal cielo ma che è, al contrario, intessuta nel mondo materiale, inscritta nella natura, la quale appunto si auto-regola”.
Forse, non che la ragione venga dall’alto, quanto che ogni materia,, ogni creazione genera da un’idea.
” l’uomo e l’ambiente non possono essere pensati in modo separato, tanto meno gerarchico, ma invece sono in costante inter-azione, connessione, osmosi”.
Reciproci generatori di loro stessi.
“Per Epicuro il piacere supremo consisteva nell’assenza di turbamenti mentali, nell’assenza di preoccupazioni: di quelle stesse preoccupazioni che i desideri materiali producono in noi”
Penso si possa dire di tutti i momenti in cui ci identifichiamo con il desiderio. Fa emblema o il capriccio del bimbo, che niente riesce a calmare, che nulla può sottrarlo alla sofferenza che si è procurato.
Il piacere Epicureo che la vulgata ha ridotto a gretta soddisfazione dei sensi forse intende invece sottolineare che la vera condizione dell’uomo è nella serenità. Condizione acquisibile attraverso l’emancipazione dal proprio io, dalle identificazioni di questo con i sentimenti che vive.
“Per quanto riguarda poi la trattazione degli dei nel sistema filosofico di Epicuro, è importante sottolineare il fatto che egli rileghi il divino lontano dalle cose terrene e questo ha un significato molto più profondo di un semplice rifiuto della religione. Per Epicuro la cosa più importante era dimostrare l’assenza di teleologia nel mondo, cioè l’assenza di un fine, di un progetto prestabilito o di una provvidenza divina che trascende la nostra volontà”.
Forse alludeva anche alla piena responsabilità dell’uomo sulla sua vita.
Ieri gli anni ‘70 e il fascino dell’Asia centrale e oggi Epicuro. Leggere l’articolo è stato per me come intingere il famoso pasticcino francese e far emergere atmosfere ed emozioni del passato. A proposito dell’influenza di Epicuro in età moderna e di certi sottili legami. Statale, aula 208, anno accademico 1969/70. Ragazzi e ragazze pieni di entusiamo, di idealismo e di ingenuità, condite da estremismo politico. Frammenti del corso di Mario Dal Pra sulla dialettica in Marx. Non andrebbe dimenticato che la traiettoria intellettuale di Karl Marx si apre con la sua tesi di laurea del 1841 sulle differenze tra le filosofie naturali di Democrito ed Epicuro (non citata dall’autrice, come il Prof. con la giacchina e la cravattina blu da impiegato di banca, ma ex membro socialista del CNL alta Italia col nome di battaglia di Teopompo (!) con gentilezza avrebbe notato: “Veda signorina la possibilità di considerare, se lo ritiene opportuno, ……) . E il giovane Marx, che allora ipotizzava per se una ben diversa carriera e traiettoria di vita, prende posizione a favore di quest’ultimo, considerato come il primo illuminista della storia e forse, con l’estremismo dei giovani (e a volte dei vecchi) senza osare dichiararlo,per finta modestia, lo vede come un suo precursore. Connessioni, coincidenze, casualità dei destini individuali, radici…..tanta roba, persino troppa. È uscito il sole, per fortuna. È ora di muoversi.
Grazie Petra per questa importante riflessione, che mette al giusto posto questo fondamentale filosofo del mondo antico. Le sue idee, così “moderne”, ci possono guidare a capire il mondo e la ragione della nostra esistenza sulla faccia della terra. La percezione che spesso abbiamo di noi stessi in rapporto al mondo naturale va collocata all’ interno di un pensiero molto più antico e profondo.
Purtroppo Epicuro è stato sminuito e annichilito dalle religioni imperanti. Ciò ha arrecato danni enormi al mondo in cui viviamo, sempre percepito come fatto solo per gli esseri umani che lo sfruttano a loro uso e consumo. Ben venga quindi questa rilettura di Epicuro, che va oltre le solite formule che lo identificano e lo banalizzano.
http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Orazio/Carm1_09.html
Per chi si lamenta del freddo ancora in atto sui monti, che ha ridotto la tappa dolomitica del giro:
“Vedi come s’innalza candido per la spessa neve
il Soratte né più sostengono il peso
i boschi affaticati e per il gelo
pungente i corsi d’acqua si sono fermati.
Sciogli il freddo legna sul focolare
mettendo con abbondanza e piuttosto generosamente
attingi vino di quattro anni,
o Taliarco, dall’anfora Sabina.
Lascia agli dei il resto; non appena quelli
hanno placato i venti che sul mare burrascoso
combattevano, né i cipressi
né i vecchi ontani si agitano.
Che cosa accadrà domani, evita di chiedertelo e
qualsiasi giorno la Sorte concederà, a guadagno
ascrivilo e non disprezzare
i dolci amori, ragazzo, né tu le danze,
finché da te ancora giovane è lontana la canizie
fastidiosa. Ora e il campo Marzio e le piazze
e i lievi sussurri sul far della notte
si cerchino all’ora concordata,
ora e il riso traditore della ragazza nascosta
(che) gradito (giunge) dall’angolo appartato
e il pegno strappato dal braccio
o dal dito che debolmente si oppone.
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/filosofia/1991-orazio-epicureo