Ferrare il Gendarme della Nuda?
di Gino Ginetto Montipò
(dal suo profilo facebook, 13 giugno 2021 ore 17.29)
Siamo andati sul Gendarme della Nuda, nel nostro (e dei Toscani) Appennino. Volevamo “progettare” il ripristino del cavo che da almeno quaranta anni facilita il primo salto della via normale (20/30 metri di II grado), ma abbiamo constatato che tutto il percorso per la vicina vetta è già stato ben “incordato”. Ora la domanda è questa: lasciamo le cose come stanno o ” ferriamo” il primo salto, riducendo i successivi tratti di corda a pochi metri in prossimità della vetta? In altre parole, assicuriamo solo i tratti di effettiva arrampicata e lasciamo i tratti di sentiero (seppur esposto) alle capacità e all’autocontrollo dell’escursionista esperto. Ciò, forse, ridurrebbe di qualche unità i già scarsi frequentatori di questo monolite, ma renderebbe la breve salita in po’ meno banale e dunque di maggior soddisfazione.
Immagino che ci sarà chi suggerirà di togliere tutto (opzione non priva di motivazioni), ma non a caso ho ricordato che la facilitazione del primo salto è ormai un dato che potremmo definire “storico”, e che come tale merita rispetto e cura.
In ogni caso lancio questo sasso in piccionaia… “chi sa parli”… e anche chi non sa…
Alcuni commenti
Luciano Lucio Russo
Cavo nuovo, comodo anche in inverno.
Paolo Grisa
Rimuovere tutto… non è elitarismo, è che ci sono tante cime le cui vette si raggiungono senza passi di secondo grado. Per godere della montagna non bisogna per forza essere alpinisti. Ma se una montagna prevede tratti di secondo grado, beh, secondo grado è alpinismo. Perché togliere alle persone il gusto di approcciarsi a questa disciplina nei modi corretti, con un corso, con una guida o una scuola CAI acquisendo gradualmente la consapevolezza delle giuste tecniche e dei propri mezzi? Perché uniformare tutto?
Luca Castellani
Secondo me su un marciume come il gendarme una ferrata non sta bene, meglio piuttosto qualche corda fissa o comunque gli spit che già ci sono se si vuole salire/scendere assicurati. Secondo me non è un posto da escursionisti.
Paolo Grisa
Ecco, Luca Castellani ha detto tutto nell’ultima frase. Ho solo qualche perplessità su ferrata no… fisse sì. il risultato delle fisse è che la gente pensa di essere su una ferrata, non valuta o non sa valutare il loro stato e, se lo sa fare, in caso fossero danneggiate siamo sicuri che giri i tacchi o non prosegua piuttosto senza avere competenze e/o materiale per ovviare al loro cattivo stato???
Luca Castellani
Diciamo che tra le fisse e una ferratina tremenda come quella che c’era prima (tipo Pizzo Badile nel camino per intenderci) cambierebbe poco, la cosa importante secondo me è non farci una ferrata “ufficiale”, sicura sulla carta, un po’ come quelle alla Pietra di Bismantova per dire, siccome è un posto dove tende a franare tutto.
Io che faccio parte di quei 6 o 7 disperati che vanno a fare le vie lunghe al gendarme una fissa in discesa non la disdegnerei, però va detto che è un tratto proprio corto e uno lo fa in calata o in conserva senza particolari problemi…
Se fossi un escursionista mi accontenterei di andare sulla Nuda che è pure più alta… Quando sei sotto allo spigolo se vedi una fissa e non hai attrezzatura secondo me non sali, anche perché il pezzo più difficile è proprio subito. C’è pure un ex sentiero CAI dimenticato (e pericolosissimo) che passa sotto la parete nord… Io non ci ho mai visto molta gente gironzolarci. Però ripeto una ferrata con tanto di cartelli e pubblicità tipo Civago non ce la metterei.
Daniele Pistoni
Quel sentiero che gira sotto la Nord scendendo a destra della normale l’ho percorso due anni fa per andare all’attacco della Pincelli alla Ovest ed effettivamente mi ha dato più grattacapi della via stessa…
Diego Filippi (Guida Alpina)
Mah… Visto che il percorso è già tutto attrezzato a corde fisse, tanto vale sistemarle in via definitiva.
Alberto Piazza
Io faccio parte di uno dei 6 o 7 che ogni tanto va a scalare al gendarme, ma la prima volta ci sono salito da ragazzetto come escursionista grazie a quel cavetto di ferro… Anni fa avevo anche messo un nuovo quaderno-libro di vetta. Non ci vedo niente di male in una risistemazione del tratto attrezzato… per la gioia di alpinisti (in discesa) ed escursionisti (anche in salita). Riguardo al sentiero pseudo-abbandonato del versante nord che porta al colletto Ovest, penso sia uno degli itinerari più entusiasmanti dell’intero Appennino settentrionale. Ma risulta ora molto pericoloso. In conclusione io sarei favorevole per una nuova attrezzatura, sono però d’accordo con Luca Castellani nel mantenere un certa “dignità” al luogo: che è severo, di alta montagna e potenzialmente molto pericoloso per crolli di roccia e scivolate in caso di maltempo o ghiaccio. Ma già l’avvicinamento è in grado di operare un’ottima selezione sui possibili utenti. In ogni modo grazie a Ginetto Montipò e tutti gli altri che si sono interessati e anche a chi ha messo le corde fisse.
Marco Barbieri
Secondo me, sia per questioni storiche sia perché utile soprattutto in discesa, qualche infrastruttura ci sta bene. Forse a questo punto meglio un cavo ben fatto. Ma dove non c’è più da arrampicare mi piacerebbe non ci fosse un corrimano! Il tratto sommitale è assolutamente instabile, qualunque cosa lì sarebbe un ciarpame destinato a diventare pericoloso in poco tempo, inutile e immorale.
Davide Benedetti
Buonasera Gino. Ci possiamo sentire così da coordinarsi visto che era un un intervento in programma ? Saluti da Davide, CAI Fivizzano.
Gino Montipò
Certamente, dopotutto il gendarme è amministrativamente in Toscana, a casa vostra. Anche se i Reggiani (e i montanari di Bismantova e Collagna) lo sentono più loro…
Claudio Torreggiani
Che sia dove sia il Gendarme, il succo non cambia. Chi porta la maglia del CAI dovrebbe tenere ben saldi i principi del sodalizio. No a nuove ferrate. No a banalizzazione della montagna. Ripeto quanto ho già scritto: di carpenteria metallica in montagna ne abbiamo troppa, bisogna iniziare a ridurla.
Carlo Possa
Io non ricordavo nemmeno che ci fosse un cavo. Forse perché sono passati più di 40 anni? E comunque una “normale” di II grado sull’Appennino non fa male a nessuno.
Ecco cosa dice il Bidecalogo del CAI sulle Ferrate:
Il CAI si pone sempre in un atteggiamento di confronto costruttivo con l’obiettivo di disincentivare i soggetti coinvolti e/o in procinto di realizzare nuove vie e/o percorsi attrezzati o di ampliarne uno esistente.
• impegna le proprie Sezioni affinché si astengano dalla realizzazione di tali manufatti;
• vigila e, quando sia soggetto direttamente interessato, si impegna per l’effettiva e totale rimozione dei residui nelle fasi di smantellamento e/o di rifacimento di opere preesistenti;
• si impegna, se possibile, per creare tramite le Sezioni e gli Organi Tecnici di riferimento un registro degli itinerari attrezzati esistenti.
Gino Montipò
Questo è l’impegno più disatteso della storia ultracentenaria del CAI. In ogni caso la Sezione Bismantova si sta interessando, eventualmente, del “rifacimento di opere esistenti”. Dunque in perfetta coerenza con il Bidecalogo. Non a caso ho parlato della sostituzione del cavetto storico (se ne vede un residuo anche in una delle foto).
Però a me sta bene tutto. Il post sta suscitando un certo dibattito…
Claudio Torreggiani
Caro Montipò, non è vero. Sulla Ferrata degli Alpini alla Pietra di Bismantova si è eliminato il passaggio iniziale che fungeva da disincentivo per i meno capaci e si è fatta una Ferrata totalmente nuova. Questo in netto contrasto con il Bidecalogo.
Carlo Possa
Che questo aspetto del Bidecalogo sia il più disatteso è evidente da anni. Ma questo non vuol dire che bisogna disattenderlo comunque. A parte i problemi non piccoli sulle responsabilità che si assumono i realizzatori di opere in montagna a cominciare dai sentieri (problemi che sempre più si stanno evidenziando anche all’interno del CAI, ed era ora), un conto è sistemare un cavo già esistente, un conto è immaginare di attrezzare qualunque affioramento roccioso del nostro Appennino. Perché allora ci potrebbero essere ferrate o ferratine sullo Spigolo del Cipolla, sul Sassofratto, sull’ofiolite di Pietranera, o in altri posti che non dico. Ma qui ognuno ha la sua sensibilità su come si può e si deve affrontare la montagna…
Mauro Cremaschi
Da vecchio amante della montagna (escursio-alpinista di basso livello), direi meglio una corda in più che una in meno… poi chi non la vuole usare non la usi, ma per chi ne ha bisogno c’è.
Gian Paolo Montermini
Visto che il Gendarme non è su un percorso escursionistico e viene raggiunto prevalentemente da alpinisti che hanno salito in cordata le sue pareti penso che meno corde ci sono meglio è. Ripristinerei là il vecchio cavo nel tratto più ripido e lascerei gli spit per assicurarsi.
Alessandro Corsi
E levare tutto??
Marco Magnani
Sono uno dei pochi scoppiati che ama il gendarme, l’ho salito anche qualche mese fa. Non entro nel merito della discussione, non ne ho le competenze, dico solo che, a memoria, i primi due chiodi erano totalmente saltati/divelti.
Nel frattempo mi son trasferito quindi non l’ho più salito, ma come li ho trovati io erano più “pericolosi” che d’aiuto.
Tanto vale togliere tutto, o sistemare a modo il pezzo attrezzato.
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cosa se ne pensa di ..vie senza cavoe fittoni , ma aggiunta di appigli ed appoggi industriali di minerali resinati ,avvitati e punti sicurezza ravvicinati rapidi? sarebbe un passetto propedeutico in piu’ per chi apprende..oppure guide alpinistiche di 1–2 max 3 grado.Corte medie e lunghe.Purtroppo ,dopo la perdita di due giovani vite, in questo periodo numerosissimi interventi in ferrate dolomitiche . escursioni…per fortuna giunti a buon fine.
Eh si Fabio. Non avevano neanche trent’anni. Ti rendi conto? Erano belle e solari e come noi amavano la vita e le montagne. Io non sono credente, purtroppo, perché sarebbe bello pensare si facessero compagnia con Valentina, anche lei ossolana come loro. Quando succedono queste cose praticamente sulla porta di casa o quasi ti domandi: per più di cinquant’anni sono stato attento e prudente ma anche fortunato e gli dei sono stati benigni senza alcun merito da parte mia. Buona domenica e anda…come cantava Fabrizio De Andre’.
n. 21..condivido il senso di tristezza per la perdita di giovani vite causa maltempo estivo. Dopo esperienza mia e di amici drasticamente istruttiva ma non tale da castigare piu’ di geloni alle mani e corpo umido , portai sempre zaino di dimenzioni sovradimensionate con giacca vecchia ma ancora performante di piumino compresso , guanti e passamontagna e pantaloni imbottiti con cerniere laterali , sempre in fondo, pero’ a disposizione.Piu’ tardi un telo termico. Almeno due altre volte non mi pentii del poco peso in piu’.
Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie.
… … …
Caro Roberto, queste parole mi sono entrate nel sangue sin dall’età della ragione. Da allora sono mie compagne fedeli.
Lo metto qui perché non so dove metterlo e sento il bisogno di condividere tra compagni di passione. Scusate lo sfogo emotivo in questa domenica di pioggia. Ho letto delle due ragazze morte sotto la Piramide Vincent ieri notte, mie compaesane. Meno di trent’anni ciascuna 😢 e il loro compagno e coetano ricoverato in gravi condizioni. Sorpresi dal maltempo dice il Corriere, sorpresi? Oggi? Niente giudizio ma solo pieta’. Che dolore, amici e sodali…potrebbero essere i figli di molti di noi. Accade, lo sappiamo bene tutti ma che coltellata nella schiena ogni volta.
sarei, come molti, di togliere tutto e via. Le cose o sono fatte come si deve o meglio non avere niente. A prescindere dal bidecalogo, tra l’altro una ferrata o un sentiero attrezzato deve sottostare a delle normative piuttosto stringenti: c’è quindi necessità di un progetto che segua le norme UNI (non mi ricordo che numero) che poi sia approvato dagli enti territoriali: comune, parco (se c’è), comunità montana (se c’è) ecc. Deve essere realizzato secondo il progetto e alla fine deve essere collaudato da un professionista. Chi lo commissiona (CAI o altro) diventa poi responsabile dei manufatti (materiale certificato), della manutenzione ordinaria (minimo una volta l’anno) e di quella straordinaria. Ginetto, ci conosciamo, il mio consiglio è di non infilarti in una situazione del genere. Togliete tutto in maniera anonima (all’italiana) e poi semplicemente diffondete la notizia che “qualcuno” ha tolto tutto, punto!!
In una società civile il buon senso sarebbe sufficiente per evitare la ferratura eccessiva delle vie alpinistiche. Ma i buoi sono ormai fuggiti dalla stalla. Mi riferisco ovviamente agli sportivi, cioè quegli esseri umani che non si muovono più senza qualche protesi meccanica, sia essa una fune o un pedale. Per costoro i movimenti naturali del corpo (camminare o arrampicare) diventano antiquati.
N.12, niente di contrario..tanto piu’ che spesso la rimozione anarchica di tratti ferrati o con cavo viene fatta dalla NATURA : recenti notizie di soccorsi a chi, credendo una ferrata agibile, si e’ trovato con cavo sepolto da neve ghiacciata.Oppure cavo tranciato da caduta sassi o fittoni e scale instabili . decenni fa la ferrata alla roda di Vael, ebbe cavi e fittoni tagliati con fiamma ossidrica .. mini kit portato a spalla da anonimi rimasti tali.Poi venne ricostruita…in giugno 2021 soccorsi per neve che nascondeva il percorso. Da foto che si vedono di alcune ferrate gettonatissime pare evidente che senza cavo e scale e fittoni, la salita sarebbe solo per elite.Meglio a mio parere quelle che sono indicative di percorso, ma offrono grado basso e possibilita’ di arrampicare evitando (o con uso parziale) gli infissi.
Lasciamo da parte il tema ferrate per un momento. Su percorsi molto frequentati (alte vie, traversate, sentieri storici) mettere in sicurezza come si deve passaggi pericolosi di tratti EE può avere un senso: meglio prevenire che soccorrere. Lì non ha molto senso fare i puristi, visto il numero di persone in transito. Penso ad esempio a percorsi come il sentiero Roma in Val Masino. È puro buon senso. Da quello che dite voi che lo conoscete non è certo questo il caso. Le situazioni peggiori sono quelle pasticciate o perché vecchie e obsolete o perché non affidabili per la loro configurazione fuori standard. Possono illudere l’inesperto o essere poco utili a chi ha una certa esperienza e preferisce affidarsi alle sue mani e ai suoi piedi. Meglio rimuovere tutto o se non si può per varie ragioni segnalare il pericolo di utilizzare le attrezzature in loco invitando a non farvi affidamento. Così è stato fatto nel caso che ho citato in precedenza: non potendo per ora rimuovere la roba vecchia e pericolosa si sono messi dei cartelli molto chiari di segnalazione all’inizio del percorso nei due sensi. Non è molto ma meglio che niente.
Anche per le vie alpinistiche dovrebbe esistere una misura.
Per esempio, considerato che stiamo parlando dell’Appennino Tosco-Emiliano, un conto è un unico chiodo intermedio sulla via Pincelli-Brianti alla Pietra di Bismantova (vedi la guida La Pietra di Bismantova, di Gino Montipò, ed. Tamari, 1976), un altro sono i 17 (!) attuali, oltre a quelli alle soste. Un conto sono i cinque chiodi sulla via Oppio nel 1976 (oltre a quelli di sosta), un altro sono i 20-25 attuali.
RIPULIRE TUTTO DAL CIARPAME VARIO!
Chi non ha le capacità di scalarlo ha sempre l’alternativa di andare per lamponi al Passo del Cerreto.
Esiste una misura nelle cose.
Un conto sono dieci o trenta chiodi in parete, un altro sono centinaia di metri di cavo. Un conto è il Bivacco Gervasutti di una volta, un altro è l’attuale Bivacco Gervasutti. Un conto è la Strada degli Alpini, un altro è la ferrata delle Aquile sulla Paganella. Un conto è la piccola croce sul Sasso Tignoso, un altro è il traliccio di dodici metri sul Corno alle Scale.
Visto che alla quasi totalità degli alpinisti che ripetono le vie fa molto piacere trovare in parete i chiodi piantati dagli apritori e dai ripetitori, non si capisce perché un po’ di ferraglia di diversa tipologia sparsa qua e là per agevolare i diversamente alpinisti possa creare problemi. Aiuti per tutti o per nessuno.
E allora??
C’e’pure libera vendita di cesoie o seghetti a batteria con lama per metalli duri. Hanno eliminato persino soste con fix e catena inox.Ma sarebbe anarchia!
In ogni caso, se ferrare e ‘ facile, mantenere, controllare spesso e prendersi la responsabilita” di troppe ferrate e’ una bella sfida. Escamotage : una bella ordinanza di divieto , eliminati i primi metri o i passaggi difficili e quindi a proprio rischio e pericolo( non si puo’legalmene ma si puo’tecnicamente se capaci… a voi la scelta) Una alternativa ventilata : solo soste fisse ad anello inox cementato o resinato e per sicurezza gli avventurosi usano propri rinvii e corda ed arrampicano veramente.. Visto filmati per ferrata val Rosandra Rose d’Inverno.Offre possibilita’ di doppia scelta, e nonstante questo accadono incidenti anche mortali… in passaggi acrobatici per aderenza dove occorre forza di braccia.
Per chiarire meglio la situazione a chi non la conosce: la normale del gendarme sarà lunga circa 150 metri. I primi 20 metri circa di arrampicata fino al II grado, poi sfasciumi instabili con percorso non obbligato. Ora, cavo o corda ben o malmessi che siano, vanno quasi fino in vetta, e questa è un’oscenità! Possiamo discutere sull’opportunità o meno di attrezzare i primi metri, nel caso con qualcosa di più sicuro, ma finite le difficoltà alpinistiche bisogna fare piazza pulita!
Come sono brutte quelle corde sulla roccia. Aggiungono solo comodità o anche sicurezza? Se sono pura comodità andrebbero immeditamente tolte. Credo che si vada in montagna per confrontarsi con la sua bellezza non con la sua comodità.Resta il discorso sicurezza, molto difficile da valutare, dato che la presenza delle corde o di una ferrata sollecita molte più persone a salire ed è quindi dubbio che la potenzialità degli incidenti diminuisca.Io sarei per togliere tutto, anche se non conosco quella montagna e la sua storia di frequentazione alpinistica.
C’e chi attrezza senzsa porsi tanti problemi, non si fa scrupoli. Ti mette davanti al fatto compiuto.
Bene , ci sarà chi farà il contrario.
PULIZIA senza discorsi, senza proclami.
Occhio per occhio.
Fare PULIZIAsenza tanti discorsi.
Io leverei tutto…
Ho salito il Gendarme della Nuda diversi (sob!) annni fa, proveniendo proprio da quel percorso dimenticato definito pericolosissimo, ma del quale ho gustato ogni metro e ogni istante di solitudine e di completa immersione nell’ambiente circostante.
A mio parere uno dei percorsi più belli e isolati dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Confermo la presenza del cavetto metallico (tremendamente sottile), degli ancoraggi divelti sul primo salto e di una corda fissa sul secondo: sicurezze, a mio parere, più psicologiche che effettive.
Personalmente credo che la cosa migliore sia rimuovere tutto, lasciando la percorrenza della normale a chi tale sicurezza l’ha già nella testa senzabisogno di ricorrere ad attrezzature fisse (secondo me, in qualche punto c’è qualcosa di più del II grado).
In alternativa, volendogli riconoscere un valore storico, toglierei le corde e sistemerei a modo il pezzo attrezzato.
Il tutto applicato alla sola normale, ovviamente.
Fabio sono d’accordo. Il problema è cosa fare delle situazioni ne’ carne né pesce come sembra questa (che non conosco) e ce ne sono in giro tante nelle Alpi e negli Appenini.
Il Gendarme della Nuda è il monte dell’Appennino Tosco-Emiliano con la piú difficile via normale. Si presenta roccioso, di aspetto arcigno da tutti i versanti: è l’unico caso tra queste montagne. Offre numerose vie di arrampicata, tra le quali si distingue per bellezza lo spigolo sud-ovest. Si alza alla testata del Vallone dell’Inferno, solitario e suggestivo, con un magnifico bivacco tutto di legno, con una vecchia stufa e due soli posti su tavolato. È il Bivacco Rosario, dal buon sapore dei tempi antichi. Andateci!
Nella valle accanto, nascosto alla vista, si trova però il Lago Cerretano, devastato da piste, impianti sciistici, seconde case e brutture varie.
Vallone dell’Inferno e Lago Cerretano: due mondi opposti, due concezioni opposte di vivere la montagna.
… … …
Attrezzare la via normale del Gendarme significa mancare di quel minimo rispetto ambientale che tanto si proclama da decenni. Senza considerare il senso di diseducazione che infonde tra i giovani che vorrebbero frequentare le montagne.
Non ci sono mai stato. Dalle foto sembra una corda statica da 11 mm con ancoraggi ogni 8/10 metri. Sicurezza in caso di caduta pari a zero. Al massimo ci si può attaccare per facilitare e velocizzare salita o discesa, sperando che non si sia logorata in qualche punto, cosa difficile probabilmente da vedere sia salendo che scendendo. Mi ricorda certi passamano nei traversi fatti con un cavetto di acciaio sottilissimo arrugginito che ogni tanto si trovano in giro. Durante un’ispezione fatta con amici del CAI nell’entroterra ligure uno di questi cavetti era logorato alla fine, prima dell’ancoraggio finale, e non si vedeva. Attaccandosi uno rischiava di finire di sotto. Cosa fare in questi casi ? Lascerei la parola ai tecnici e ai professionisti. Per me io tirerei via tutto o farei le cose per bene se ci sono le risorse. Come comportamento personale quando incontro queste cose per la prima volta, e si capisce subito a vista la situazione, me ne guardo bene dall’usarle anche se mi rallenta un po’. Meglio usare le proprie manine sulla roccia quando necessario.
Come in Veneto: più ferrate e meno sentieri!!!!