Guide, clienti e prime ascensioni

Paolo Ascenzi, dell’Università di Roma, è un grande appassionato di montagna, alpinista e preciso ricercatore storico. Con lui stiamo elaborando un libro su quelle grandi cordate storiche, composte da guida e clienti, che aprirono nuovi itinerari sulle Alpi e nel mondo.

Per dare l’idea della meticolosità della nostra ricerca, fornisco qui di seguito un capitolo che, a dispetto di averlo già scritto, abbiamo deciso di non comprendere nell’elenco finale: per il motivo dei dati insufficienti sul cliente Chaubert e per le salite limitate alle sole Aiguilles du Diable, la prima traversata completa delle quali alla fine Charlet fece con altri.

Armand Charlet e Jean Chaubert
di Paolo Ascenzi
Gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso furono una parentesi di pace fra i due conflitti mondiali, un’epoca che lo storico Arno J. Mayer ha definito come la “Guerra dei Trent’anni del XX Secolo”, iniziata nel 1914 e terminata nel 1945. Anche l’alpinismo risentì dei nazionalismi imperanti in Europa, soprattutto in Italia e in Germania, che videro nelle sfide prima sportive e poi belliche il tentativo dell’affermarsi del “uomo nuovo”. Sono esemplificative di tale epoca le spedizioni Austro-Tedesche al Nanga Parbat, la “montagna del destino”, e le salite delle pareti Nord del Cervino, dell’Eiger e delle Grandes Jorasses, in cui si misero in particolare evidenza gli alpinisti della “Scuola di Monaco”. Tali appuntamenti non videro la partecipazione degli alpinisti inglesi, che avevano dominato le Alpi fino alle scoppio della prima guerra mondiale ed ora erano impegnati nei tentativi di salita dell’Everest. Fu dunque soprattutto una “questione Italo-Tedesca” quella che iniziata nel 1928, con il primo serio tentativo di salita dello sperone Walker sulla parete nord delle Grandes Jorasses da parte di Leopoldo Gasparotto, Alberto Rand Herron e Piero Zanetti con Armand Charlet ed Evariste Croux, terminò dieci anni dopo con la salita della stessa parete per opera di Riccardo Cassin, Gino Esposito e Ugo Tizzoni. Fra gli alpinisti francesi e svizzeri che presero parte ai tentativi di soluzione degli “ultimi problemi delle Alpi” merita ricordare Pierre Allain, Fernand Belin, Loulou Boulaz, Armand Charlet (definito il “custode” delle Grandes Jorasses), Eduard Frendo, Robert Gréloz, Victor Imboden, Raymond Lambert, Kaspar Mooser, André Roch e… Chaix (compagno di Frendo ma non meglio definito nonostante le nostre accurate ricerche).

Armand Charlet
Charlet retrato

La parete nord del Cervino fu la prima ad essere salita il 31 luglio e 1 agosto 1931 dai fratelli, studenti d’ingegneria, Toni e Franz Schmid, che furono premiati dal Comitato Olimpico Internazionale con la medaglia d’oro delle Olimpiadi di Los Angeles del 1932. Questa fu la seconda volta che il “Prix Olympique d’Alpinisme” fu assegnato, i primi ad esserne stati insigniti erano stati i componenti della Spedizione Britannica all’Everest del 1922 che ricevettero la medaglia d’oro delle Olimpiadi di Chamonix del 1924.

Il 28 e 29 giugno 1935, Rudolf Peters e Martin Meier salirono per la prima volta lo sperone Croz della parete nord delle Grandes Jorasses dopo numerosi tentativi funestati dalla morte di Leo Rittler e Hans Brehm, nel 1931, e Rudolf Haringer, nel 1934. A conferma di quella che fu chiamata “Corsa alle Jorasses”, Il 1 e 2 luglio le cordate formate da Giusto Gervasutti e Renato Chabod e da Raymond Lambert e Loulou Boulaz compiono la prima ripetizione e dal 7 al 9 luglio la cordata formata da Toni Mehsmer e Ludwig Steinauer sale per la terza volta lo sperone Croz.

La parete nord dell’Eiger fu salita per la prima volta da Anderl Heckmair, Ludwig “Wiggerl” Vorg, Fritz Kasparek e Heinrich Harrer nei giorni 21-24 luglio 1938, dopo numerosi tentativi che videro la morte di Max Sedlmayer e Karl Mehringer, nell’agosto 1935, Toni Kurz, Andreas Hinterstoisser, Edi Rainer e Willy Angerer, nel luglio 1936, Bortolo Sandri e Mario Menti, nel giugno 1938. L’attribuzione della medaglia d’oro dei Giochi Olimpici di Berlino del 1936 ai primi salitori della Nord dell’Eiger concluse un’epoca.

Se i riconoscimenti ai fratelli Schmidt furono espressione della volontà del DAV, fu la politica ad elevare ad eroi i primi salitori dello sperone Croz della parete nord delle Grandes Jorasses e della parete nord dell’Eiger.

Persa la “corsa per la Nord dell’Eiger”, dal 4 al 6 agosto 1938, Riccardo Cassin, Luigi “Gino” Esposito e Ugo Tizzoni salirono lo sperone Walker della parete nord delle Grandes Jorasses; in base al ruolo avuto nella cordata furono insigniti, rispettivamente, della medaglia d’oro, d’argento e di bronzo al valore atletico. Se la prima salita dello sperone Croz della parete nord delle Grandes Jorasses rappresentò senza ombra di dubbio una eccellente prestazione alpinistica, la salita dello sperone Walker, obiettivo originario di Armand Chalet, fu la via più bella e significativa della parete nord delle Grandes Jorasses.

Le Aiguilles du Diable (Mont Blanc du Tacul)
Charlet-Aiguilles_du_Diable

Alcuni dei protagonisti della corsa alla soluzione degli “ultimi problemi delle Alpi” furono risucchiati nel vortice della seconda guerra mondiale: Ludwig Vorg rimase ucciso il primo giorno dell’Operazione Barbarossa, ovvero dell’aggressione all’URSS da parte delle armate tedesche, il 22 giugno 1941, e Leopoldo Gasparotto, comandante delle Brigate Giustizia e Libertà della Lombardia, venne giustiziato il 21 giugno 1944 nelle vicinanze del campo di concentramento di Fossoli dove era stato rinchiuso dai nazi-fascisti.

All’indomani della fine della seconda guerra mondiale, altri protagonisti saliranno alla ribalta dell’alpinismo e le tre pareti Nord saranno “declassate”, come affermò Mummery, forse con eccessiva enfasi, sarebbe stato per il Grépon, “da cima inaccessibile” a “salita più difficile delle Alpi” a “facile ascensione per signore”.

Armand Charlet
Armand Charlet, nato ad Argentière il 9 febbraio 1900, compì la prima ascensione all’età di 10 anni raggiungendo la vetta della Tour Noir e a 24 divenne guida alpina. Compì oltre 3000 salite, di cui 1800 classificate come difficili, con circa 1200 clienti e amici, almeno un terzo dei quali erano signore. In particolare, salì l’Aiguille Verte un centinaio di volte per 18 diversi itinerari di cui 7 nuovi, il Grepon 72 volte, l’Aiguille de Chardonnet 56 volte per 7 diversi itinerari, il Monte Bianco 33 volte e il Drus 22 volte; in nessuna occasione fu costretto a bivaccare. Secondo Lucien Devies “Armand Charlet fu per circa 30 anni il massimo rappresentante dell’alpinismo francese, con pochi uguali nelle Alpi”. Armand Charlet fu la prima guida ad essere eletto membro onorario del Alpine Club. La tradizione vuole che il legame di Armand Charlet con l’Aiguille Verte sia stato tale da far sì che la nuvoletta che spesso si forma nelle giornate di bel tempo sulla vetta assuma in molte occasioni le sembianze del berretto da cui Armand Charlet non si separava mai.

Armand Charlet, uno dei principali campioni della tecnica di ghiaccio “alla francese”
Charlet-armand-charlet

In molte delle sue prime ascensioni, condusse clienti ed amici dopo aver studiato e talvolta percorso almeno in parte le vie di salita. Con Dimitri Platonov, Miriam O’Brien, Robert L.M. Underhill e Paul Dillemann compì prime salite impegnative fra cui il versante Nant-Blanc dell’Aiguille Verte, la traversata delle Aiguilles du Diable e l’Aiguille du Plan.

Eccellente “rocciatore” e “ghiacciatore”, Armand Charlet non fece mai uso di mezzi artificiali d’arrampicata e ciò gli fece probabilmente perdere la corsa alla prima salita della parete Nord delle Grandes Jorasses, sebbene avesse esplorato l’immane muraglia fin dal 1928 attaccando lo sperone Walker. La visione classica dell’alpinismo, portò Armand Charlet a non credere che nel tentativo del 1934 Rudolf Peters e Peter Haringer avessero superato una fascia rocciosa particolarmente difficile nella parte alta dello sperone Croz calzando le pedule e facendo uso delle più raffinate tecniche di arrampicata artificiale; il tentativo vide la morte di Peter Haringer durante la drammatica ritirata sotto la sferza del maltempo. Armand Charlet dovette ricredersi nel 1935, quando Rudolf Peters tornò con Martin Mayer e salirono per primi il 28 e il 29 giugno la parete nord delle Grandes Jorasses.

Sebbene la seconda guerra mondiale avesse segnato la fine delle grandi salite di Armand Charlet, che operò nella resistenza francese aiutando nella fuga attraverso le montagne di ricercati e perseguitati politici, fu protagonista nel 1942, del film di Marcel Ichac “À l’assaut des aiguilles du Diable”, un classico della cinematografia di montagna.

Armand Charlet fu per venti anni sindaco di Argentière, dal 1946 al 1950 presidente della Compagnie des Guide de Chamonix e dal 1944 al 1964 insegnante e direttore dei corsi per guida alpina dell’ENSA, in tali vesti ebbe grande influenza nella formazione di diverse generazioni di guide alpine. Si spense nel suo chalet a Trélechamps (Argentière) il 29 Novembre 1975. A imperituro ricordo di questa grande guida è intitolato il Col Armand Charlet nel gruppo dell’Aiguille Verte, che per primo salì il 22 luglio 1932 con Paul Dillemann e Jules Simonds dal versante nord-est.

 Le “prime” della cordata Armand Charlet e Jean Chaubert
1 Settembre 1925 – Col du Diable (Aiguilles du Diable, Massiccio del Monte Bianco) prima ascensione dal versante sud-ovest con la guida alpina Antoine Ravanel.
1 Settembre 1925 – Corne du Diable (Aiguilles du Diable, Massiccio del Monte Bianco) prima ascensione dal versante nord-ovest con la guida alpina Antoine Ravanel.
1 Settembre 1925 – Pointe Chaubert (Aiguilles du Diable, Massiccio del Monte Bianco) prima ascensione dal Col du Diable con la guida alpina Antoine Ravanel.
23 Luglio 1926 – Pointe Médiane (Aiguilles du Diable, Massiccio del Monte Bianco) prima ascensione dalla Brèche Médiane con Emile Robert Blanchet e la guida alpina Jean Devouassoux.
26 Agosto 1926 – Pointe Carmen (Aiguilles du Diable, Massiccio del Monte Bianco) prima discesa del versante ovest con Emile Robert Blanchet e la guida alpina Marcel Bozon.
23 Settembre 1935 – Anguille de l’Encrena (Massiccio delle Aiguilles Rouges) prima salita del versante nord-est.

Bibliografia
Buscaini G. (1994) Guida dei Monti d’Italia – Monte Bianco, I, Dal Col de la Seigne al Colle del Gigante, CAI-TCI, Milano.
Charlet, A. (1949) Vocation alpine, Editions Victor Attinger, Neuchatel, Paris.
Colonel, M. (2009) Une Belle Histoire – Compagnie des Guides de Chamonix, Mario Colonel Editions, Chamonix.
De Lépiney, J., Charlet, A., Devies, L., Germain, F., Perret, R. (1946) Les Aiguilles Rouges, Librairie Fischbacher, Paris.
Devies, L., Henry P., Lagarde J. (1946) La Chaine du Mont Blanc, I, Mont Blanc – Trélatête, B. Arthaud, Grenoble, Paris.
Gogna A. (1969) Grandes Jorasses – Sperone Walker, Tamari Editori, Bologna.
Ichac, M. (1945) À l’assaut des aiguilles du Diable, Éditions Jean Susse, Paris.
Rettner, R. (2010 ) Wettlauf um die grossen Nordwände,  AS Verlag & Buchkonzept AG, Zürich.

postato il 29 aprile 2014

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Guide, clienti e prime ascensioni ultima modifica: 2014-04-29T07:52:47+02:00 da GognaBlog

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3 pensieri su “Guide, clienti e prime ascensioni”

  1. Armand Charlet era un fuoriclasse nella tecnica delle “punte di piatto”. Negli anni Trenta furono però ideate le due punte frontali, a opera dei Grivel di Courmayeur. Tutte le scuole alpinistiche d’Europa le adottarono, tranne quella francese. Perché? Sulla base di quanto ho letto in passato, il motivo fu il seguente: Charlet non desiderava concorrenti che potessero minare il suo primato sul ghiaccio e pertanto, come capo dei corsi guida, impose il suo volere per moltissimi anni.
    Se il motivo corrisponde al vero, abbiamo l’esempio di un uomo che bloccò il progresso per non rischiare di perdere la sua posizione dominante. C’è qualcuno che può confermare?

    Ovviamente il personaggio, come chiunque altro, deve essere giudicato nella sua interezza, con pregi e difetti, e non soltanto per un singolo fatto come quello descritto. Ricordo però che Renato Chabod, nella sua autobiografia, lo canzona per il modo di fare un po’ altezzoso, tipico della “grandeur” francese.
    Per il resto, purtroppo non ho mai letto il libro di Charlet (Vocation alpine), ora introvabile. C’è qualcuno che lo vuole pubblicare in italiano? No, eh? Purtroppo anche questa è una piccola cosa della vita che è destinata all’oblio.

  2. La meilleure journée avec un client est la journée dans la quelle je n’ai pas dit un seul mot“! Così Armand Charlet è ancora ricordato a Chamonix dalle guide in attività che lo hanno avuto come istruttore ai corsi guida.
    Auguri a Paolone (amico e cliente di almeno tre generazioni di guide) e al Capo per la scrittura di questo libro!

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