In attesa della prossima riunione del CC (Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo del CAI) prevista per domani 28 marzo, Riccardo Innocenti ha spedito una seconda lettera a tutti gli interessati “al fine di permettere una migliore analisi della vicenda” che lo vede coinvolto. La lettera contiene le stesse domande (che il lettore già conosce, post del 17 marzo 2015), ma in più fa ordine nell’ingente numero di allegati e allarga la vicenda ad altre inquietanti situazioni.
Lettera di Riccardo Innocenti
Fiano Romano, 25 marzo 2015
Ai Signori Consiglieri Centrali del Club Alpino Italiano: Angelo Schena, Antonio Montani, Eugenio Di Marzio, Franca Guerra, Francesco Romussi, Gabriella Ceccherelli, Giancarlo Nardi, Gianni Zapparoli, Giorgio Brotto, Giovanni Polloniato, Lorella Franceschini, Luca Frezzini, Manlio Pellizon, Mario Vaccarella, Paolo Valoti, Riccardo Giuliani, Umberto Pallavicino, Walter Brambilla;
Ai Signori Presidenti dei Gruppi Regionali;
Ai Signori Presidenti di Sezione del Gruppo Regionale Lazio e ai Componenti del CDR Lazio;
Al Presidente della CNSASA: Antonio Radice
Ai componenti delle Scuole Centrali della CNSASA
Al Direttore Generale del CAI: Andreina Maggiore
e p.c.
Al Signor Presidente Generale del CAI: Umberto Martini;
Ai componenti del CDC;
A tutti coloro che possono esser interessati alle vicende narrate.
Oggetto: Veri volontari e professionisti travestiti da volontari. E’ questo il CAI nel 2015? Un problema etico, politico e giudiziario
Buongiorno,
in data 17 marzo 2015 ho ricevuto una cordiale mail da parte di Antonio Montani, nella veste di coordinatore del Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo del CAI, che mi ha comunicato che “ pur non essendo per ora entrati nel merito della questione, abbiamo previsto uno specifico punto all’ordine del giorno della prossima riunione del CC che si terrà il 28/3, per analizzare quanto da lei comunicatoci”.
Successivamente mi è stato riferito che la lettera, con i suoi allegati, che vi avevo inoltrato il 12 marzo 2015 è stata veicolata su numerosi social network, organi di stampa ed autorevoli blog (cfr. https://gognablog.sherpa-gate.com/il-soccorso-alpino-ha-unaltra-faccia/).
Sui richiamati mezzi di comunicazione sono state riportate in data 19 marzo 2015 una lettera del Presidente Generale del CAI e una lettera del Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS.
Preso atto di quanto avvenuto, e dei numerosi commenti apparsi sui richiamati social media, nonché della discussione sviluppata sulla pagina Facebook, mi pare doveroso porvi a conoscenza di tutti gli elementi in mio possesso nell’imminenza della riunione del 28 marzo p.v. al fine di permettervi di analizzare al meglio la questione in discorso.
Faccio riferimento alla richiamata lettera del Presidente Generale del CAI (Allegato n. 01) (NdR: da noi pubblicata il 18 marzo 2015) per meglio precisare la mia posizione dopo essere entrare nel merito delle due differenti questioni che vi ho segnalato:
A) La lunga e tortuosa vicenda legale interna ed esterna che mi ha coinvolto con il Soccorso Alpino.
B) L’opportunità politica e la sussistenza dei requisiti legali per retribuire in maniera “professionale” alcuni “volontari” del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico.
Questione A)
Leggendo la lettera del Presidente Generale deduco che la tracotanza burocratica che lo scritto emana non fa altro che evadere la richiesta di semplici spiegazioni per trincerarsi dietro alla convinzione di aver operato nella maniera migliore possibile, rinviando il tutto alle determinazioni che la magistratura civile e penale vorrà dare alle vicende.
Quando mi sono rivolto ai vertici del CAI chiedevo un giudizio politico e morale sulla vicenda che sottoponevo loro. Non angustiosi giri di parole per non dire nulla. Al Presidente Generale del CAI posso solo tributare un rispetto formale per l’incarico che ricopre. Il Presidente Generale soffre probabilmente di amnesia, spero temporanea, perché nella richiamata lettera vengo sempre definito il socio – e penso che dovrei essere io “quel socio” che viene richiamato in premessa – ma soprattutto perché si è scordato di inviarmi la lettera che ha inviato tempestivamente ai media. Eppure dovrebbe ben conoscere almeno la mia mail.
La rendicontazione finanziaria del Servizio Regionale del Lazio del Soccorso Alpino non mi convinceva. Ho chiesto spiegazioni ai responsabili di quel Servizio e non le ho avute.
Ho chiesto spiegazioni al CNSAS nazionale. Ho avute spiegazioni superficiali e con riscontri non verificabili. Con un tempismo degno di una finale olimpica dei 100 metri sono stato espulso dal Soccorso Alpino. Ho continuato a chiedere spiegazioni al CNSAS nazionale e mi è stato risposto che in quanto espulso non mi era dovuto nulla. Ho chiesto un accesso agli atti per vedere i documenti del Servizio Regionale Lazio e mi è stato risposto che la legge 241/90 non viene applicata dal Soccorso Alpino (Allegato n. 03).
Ho presentato a febbraio 2013 due esposti al CDC (Allegato n. 04 e Allegato n. 05). Dopo quattro mesi il CDC ha definito la questione emettendo la delibera n. 62. (Allegato n. 06). Vi invito caldamente a leggerla! Un vero esempio di cerchiobottismo in cui tutti i problemi posti sul tavolo vengono sistematicamente evasi. Nessuno me l’ha mai trasmessa. Solo dopo un altro mese il Presidente generale mi comunica, con solo tre laconiche righe (Allegato n. 07), che i miei esposti di 83 pagine sono stati archiviati. La mia richiesta espressa di essere ascoltato completamente disattesa.
Ho richiesto l’accesso agli atti al Direttore Generale del CAI che con tempestiva solerzia mi metteva a disposizione quanto dovuto. Dall’esame delle memorie dei soci Massimo Mari e Corrado Pesci (Allegato n. 08 e Allegato n. 09) ho constatato elementi nuovi e gravi tanto da proporre (ottobre 2013) un ricorso al CDC sull’archiviazione dei precedenti esposti (Allegato n. 10) .
Quanto trovato nelle memorie di Mari e Pesci era di una tale gravità da tornare presso la Guardia di Finanza di Roma per integrare le denunce e gli esposti che avevo già presentato appena entrato in possesso dei documenti avuti tramite un accesso gli atti presso la Regione Lazio. In questo frangente ho querelato il socio Mario Passacantilli (Allegato n. 11 e Allegato n. 11bis).
Ho atteso ben sette mesi che il CDC si esprimesse sul mio ricorso. Il Presidente generale del CAI filosofeggia sul significato di atarassia. In effetti sembrerebbe più adatto il termine immobilismo cronico. Ho dovuto inviare una raccomandata di sollecito per chiedere una pronuncia che mi era dovuta (Allegato n. 12). Non ho mai avuto la pretesa di avere le risposte che mi piacevano. Ho la pretesa e il sacrosanto diritto di avere una risposta. Non di avere il nulla.
Qualcuno malpensante potrebbe pensare che non rispondere sia un tentativo di insabbiamento. Io lo ritengo semplicemente un inadempimento della funzione. E chi non adempie le funzioni che ha assunto non è atarassico è semplicemente inadeguato a quel ruolo.
Soccorso alpino a Mallnitz, Austria
Finalmente mi è arrivata la risposta del CDC cui ho chiesto di essere sentito. Una nuova archiviazione. Ho scritto ai Probiviri del Gruppo Regionale Lazio contro la seconda archiviazione del CDC (Allegato n. 13) chiedendo espressamente di essere ascoltato. Ad un esposto di 160 pagine mi è stato risposto con 6 (sei di numero) righe che consideravono il mio ricorso inammissibile, e quindi archiviato. Ovviamente nessuno mi ha ascoltato.
Ho scritto un ricorso al Collegio Nazionale dei Probiviri (Allegato n. 14) aggiungendo una memoria (Allegato n. 15) e finalmente ho trovato qualcuno disposto ad ascoltarmi nell’udienza del 31 gennaio 2015.
Vi è già nota la sentenza. Il mio ricorso è stato accolto.
Avete tutti i documenti in allegato. Chi ha la pazienza di leggere potrà capire perché chiedevo delle risposte. Perché esigevo delle risposte. Risposte che non ho avute.
Perché una moltitudine di organi del CAI non mi ha risposto? Perché tutti si sono sempre rifiutati di ascoltarmi? Perché il principio basilare del contraddittorio – garantito anche dall’art. 111 della Costituzione – è sempre stato disatteso? Lo stesso giudice Enrico Cavalieri, estensore della sentenza del Collegio Nazionale dei Probiviri, ha rimarcato che alle numerose domande che avevo rivolto agli organi deputati le risposte sono state poche ed incomplete.
Alcune delle domande che ponevo ve le riassumo direttamente.
- E’ normale che Corrado Pesci sia stato eletto Vice Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS quando era iscritto al CAI da meno di tre anni e quando il Regolamento CNSAS ne prevede almeno cinque? E’ normale che Corrado Pesci sia stato eletto Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS quando era iscritto al CAI da quattro anni quando il Regolamento CNSAS ne prevede almeno cinque? La data dell’iscrizione è un dato di fatto. Non è interpretabile. Mai avuto risposta!
- E’ normale che Massimo Mari, come Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS stipuli una convenzione con l’ARES 118 del Lazio per mettere i tecnici del Soccorso Alpino sugli elicotteri dell’elisoccorso regionale e contemporaneamente venga assunto come dipendente della società Elitaliana che ha in appalto proprio il servizio dell’Elisoccorso da parte dell’ARES 118 del Lazio? Non ci sono regole che impediscono questo lampante conflitto d’interessi? Mai avuta risposta!
- E’ normale che l’allora Direttore dell’ARES 118 del Lazio Livio De Angelis, mentre Massimo Mari diventava dipendente dell’Elitaliana spa, diventasse volontario effettivo del Servizio Regionale Lazio del CNSAS senza mai essere stato iscritto al CAI? Mai avuto risposta!
- E’ normale che il dipendente Fabio Bazzani dell’ARES 118 del Lazio dal 26 settembre 2010 abbia in uso esclusivo una moto intestata al Servizio Regionale Lazio del CNSAS che si fa carico di tutte le spese, come assicurazione e bollo, in base a un presunto comodato gratuito mai registrato al P.R.A? E’ normale che Fabio Bazzani sia volontario effettivo del Servizio Regionale Lazio del CNSAS dal 2010 ma si sia iscritto al CAI solamente a metà del 2013? Mai avuto risposta!
- E’ normale che il CDC, a fronte di una mia richiesta economica di rimborso spese sostenute, accolga la versione di Mario Passacantilli che sostiene senza alcuna ricevuta di avermi corrisposto in contanti la cifra di 1.104,06 euro? A corroborare questa versione Passacantilli esibisce un estratto conto bancario in cui sono presenti cinque prelievi dal Bancomat per 250 euro ciascuno. Questa è la prova che Passacantilli ha preso i soldi dal Bancomat. Non che me li abbia dati. Per questa dichiarazione è stato querelato. Mai avuto risposta!
- E’ normale che Corrado Pesci, Presidente del Servizio Regionale Lazio, inviti tutti i volontari del CNSAS a presenziare ad un evento elettorale a favore del candidato Francesco Carducci assicurando che “potete chiedere il rimborso per lo spostamento”? Il CDC lo considera normale.
- E’ normale inserire nei giustificativi presentati alla Regione Lazio, a fronte dei contributi pubblici erogati, dei rimborsi spesa con firme false o intestati a soggetti estranei al Soccorso Alpino? Il CDC lo considera normale.
- E’ normale aspettare da anni 2.769,38 euro a fronte di spese anticipate per conto del Soccorso Alpino e per attività fatte nell’esclusivo interesse del Soccorso Alpino e non ricevere nulla? O meglio quasi nulla perché il 2 febbraio 2015 mi sono stati bonificati ben 126,60 euro. Il CDC lo considera normale.
- E’ normale appurare tramite un accesso agli atti presso la Regione Lazio che il Servizio Regionale Lazio del CNSAS a fronte dell’obbligo (artt. 3 e 3bis della legge Regione Lazio n. 29/93) di presentare i bilanci presso per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e 2011 abbia prodotto solo il bilancio 2009 e quello del 2010, anche se solo in forma elettronica? Il CDC lo considera normale.
Tutte le domande che ho posto sono puntuali e corredate in maniera documentale. A precise domande nessuna risposta o risposte evasive e incongrue con le domande poste. Solo il Consiglio Nazionale dei Probiviri ha analiticamente risposto al mio ricorso con argomentazioni razionali e comprensibili in merito a quanto di sua competenza.
Soccorso alpino in Austria
Quando si dipanò la vicenda di Massimo Doglioni, che lo ricordo è stato il Presidente dell’OTTO Veneto Friuli Venezia Giulia sempre afferente alla CNSASA (NdR: Commissione Nazionale Scuole Alpinismo e Scialpinismo del CAI) nonché Consigliere Centrale del CAI, rimasi prima allibito e poi disgustato da quello che emergeva dai documenti ufficiali che a mano a mano venivano pubblicati che ad ogni buon conto vi allego in ordine cronologico (Allegato n. 16). Considerai il provvedimento di radiazione del 12 luglio 2012 a firma del Presidente Generale del CAI la giusta risposta ai fatti che erano emersi. Quando vidi lo stesso Presidente Generale annullare dopo due settimane il provvedimento che aveva emesso perche lui, cioè il CAI, non avevano fatto quel che dovevano nell’iter procedurale pensai veramente che “Scherzi a parte” avrebbe avuto materiale per un buon sketch. E a distanza di tre anni non ho ancora capito se Doglioni oltre ad essere decaduto da Consigliere Centrale sia stato radiato anche dal CAI e/o denunciato alla Magistratura. E i soldi della vicenda che fine hanno fatto?
Quella di Doglioni e la mia vicenda una cosa comune ce l’hanno. Si sono ingarbugliate nelle pastoie burocratiche del CAI. Un CAI che non riesce a dare risposte politiche chiare e precise. Che tiene le cose in sospeso per anni; forse aspettando che la polvere del tempo copra tutto.
Qualcuno mi ha definito autore di atti persecutori e di liti temerarie per aver osato affrontare le decisione del Soccorso Alpino. Quando questa vicenda è venuta alla luce ho scoperto che non sono solo in questo ruolo. E’ bene che conosciate il caso dell’ex volontario del Soccorso Alpino Luca Gardelli. Gardelli è un ingegnere che ha giustamente obiettato che tra i compiti del Soccorso alpino non c’è l’attività di lavori su funi per pulire un canale, pur se la richiesta è stata fatta dal Comune del luogo. A fronte di questa sua obiezione, corredata anche da un conforme parere dell’ASL competente, Gardelli viene espulso dal Soccorso Alpino e il Presidente Baldracco brilla nella durezza espositiva della lettera del 7 novembre 2014 in cui afferma perentorio ” che, valuteremo con il nostro ufficio legale, anche ogni azione nelle sedi giudiziarie competenti, a tutela del CNSAS, vulnerato dalla Sua condotta”. Vi invito a leggere tutti i documenti ordinati in ordine cronologico sulla vicenda di Gardelli (Allegato n. 17) per comprendere quale è l’atteggiamento ricorrente da parte del CNSAS per chi osa, solo osa, sollevare una questione. Un esempio limpido di democrazia dialettica di cui il CAI dovrebbe essere orgoglioso. D’altronde se nel Regolamento del CNSAS compare l’art. 12) sull’inidoneità attitudinale che recita “ l’inidoneità attitudinale si verifica allorquando il socio, pur essendo in possesso di adeguati requisiti tecnici, con la sua condotta non abbia più i requisiti per cooperare in sicurezza e serenità con la struttura di sua pertinenza, ovvero, qualora lo stesso si ponga in conflitto di interessi con il CNSAS, a seguito della sua appartenenza ad altra struttura pubblica o privata operante nel settore del soccorso in ambiente impervio” ogni qual volta qualcuno si azzarda a dire, scrivere e forse solo pensare qualcosa che urti la serenità della struttura di sua pertinenza rischia l’esclusione. Io e Gardelli ora lo sappiamo. E quanti altri come noi? Potremo aprire un’associazione espulsi dal CNSAS per mettere a confronto le varie fattispecie di espulsioni e capire cosa significhi essere “in serenità con la struttura”. Io pensavo di essere in democrazia e di poter esprimere un mio pensiero, evidentemente nel CNSAS i pensieri si possono esprimere solo in serenità. Infatti il detto “stai sereno” che recentemente è venuto di moda probabilmente affonda le sue ragioni semantiche nell’art. 12 del Regolamento CNSAS. Stai “sereno”, se no ti espello! Valutate voi la democraticità di questa norma. Ma valutatela con serenità!
In coda alla prima vicenda segnalata al Consiglio Centrale va riservato un cenno alla lettera del Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS (Allegato n. 18). Ho rivolto accuse precise e documentate non ai volontari del CNSAS ma ad alcune persone ben identificate per i comportamenti tenuti. Io non falsifico la mia firma per ottenere dei contributi dalla Regione Lazio. Qualcuno lo ha fatto. Anche Pesci si produce in uno straccio delle vesti per il solo fatto che qualcuno abbia potuto dubitare che ci sia qualcosa di non corretto nell’operato del CNSAS. Vi faccio notare che tutte le verifiche che sono state fatte finora sono tutte autoreferenziali, il CNSAS che controlla se stesso. Io con calma aspetto gli esiti dei procedimenti giudiziari civili e penali. Ho capito che il CAI e il CNSAS, fino ad ora, non sono in grado di dare risposte chiare e semplici a domande chiare e semplici. Dal mio punto di vista mi ritengo vittima della macchina del fango che Pesci richiama. Io sono stato espulso pretestuosamente dal CNSAS. Io ho subito un danno reputazionale. Ne chiederò conto al momento debito.
Invece della macchina del fango ci dovrebbe essere la macchina della verità. Pesci dovrebbe spiegare prima di tutto a me e poi al CAI perché il Servizio Regionale Lazio del CNSAS ha presentato alla Regione dei moduli rimborsi spesa con la mia firma falsa? Qual è il motivo?
Analoghe spiegazioni, sui fatti che ho denunciato, hanno dovuto darle molti volontari del Servizio Regionale Lazio del CNSAS che in questi giorni sono stati sentiti dalla Guardia di Finanza di Roma su delega della Procura.
Soccorso alpino in Austria
Questione B)
Nell’esposto presentato a ottobre del 2013 al CDC (Allegato n. 10) e nel successivo sollecito dell’aprile 2014 (Allegato n. 12) chiedevo espressamente conto al CDC della legittimità di retribuire alcuni volontari del CNSAS. Mai avuta alcuna riposta.
Nella lettera del 19 marzo 2015 il Presidente Generale (Allegato n. 01) quando tocca l’argomento elude scientificamente il problema. Non ho mai messo in discussione i benefici che le Leggi dello Stato assicurano a chi, facendo parte del CNSAS, si assenta dal lavoro sia dipendente che autonomo.
Chiedo se sia politicamente corretto, dal punto di vista del CAI, e legalmente conforme usare soldi pubblici di finanziamenti statali, regionali e provinciali per offrire delle retribuzioni a volontari del CNSAS.
Un inaspettato aiuto ad avere una risposta mi arriva dal Presidente del CNSAS Baldracco che è autore di un pertinente editoriale apparso (NdR: da noi pubblicato ieri) sull’organo di stampa del Soccorso Alpino nel novembre 2014 che vi invito a leggere attentamente (Allegato n. 19). Baldracco afferma che il 5,5% del personale del CNSAS viene retribuito. Che la decisione è stata democraticamente presa dalle assemblee del CNSAS. Siccome il 5,5% sembra un numero piccolo non dovremo scandalizzarci del fatto che alcuni tecnici e dirigenti del CNSAS (non so se anche Baldracco sia tra questi) ricevono una retribuzione. Se i percettori rimanessero gli stessi basterebbe aumentare il numero dei volontari non retribuiti per far sì che il rapporto la percentuale dei “retribuiti” fosse apparentemente più bassa.
Non c’è più da domandarsi se sia vero che questa aliquota del 5,5% di volontari del CNSAS – ma non so quanto sia opportuna la dizione volontari – riceva dei soldi. Li riceve. Lo dice Baldracco.
Politicamente è legittimo che li ricevano? Questa è una domanda cui deve rispondere il CAI.
Giuridicamente è legittimo? Secondo Baldracco sì. Io ho fondati dubbi in proposito.
Non c’è una legge che lo autorizzi espressamente. Sostenere che non c’è nessuna legge che lo vieti non significa che sia un comportamento corretto da praticare. Non è questo il luogo per complicati pareri giuridici e non vorrei assimilarmi a Baldracco e ai raffinati ragionamenti giuridici che ha svolto nel suo editoriale in cui io mi sono un poco perso. D’altronde Baldracco ha già sostenuto nel 2008 in un altro editoriale, insieme all’Avv. Giorgio Bisagna, alcune riflessioni sul volontariato (Allegato n. 20) che instradano gli eventi degli anni successivi.
I volontari del CNSAS sono circa 7.000. Baldracco afferma che il 5,5% riceve una retribuzione. Sono quasi 400 persone. Ecco chi sono i professionisti travestiti da volontari.
Durante la mia permanenza all’interno del CNSAS ho conosciuto molti Istruttori nazionali tecnici della SNATE e della SNAFOR che sono venuti a fare formazione e ad esaminarmi. Tutti tecnicamente molto preparati. Ma ero convinto che fossero dei volontari. Sapevo che erano Guide Alpine e quindi ero convinto che grazie alla legge 18.2.92 n. 162 e alla circolare dell’INPS n. 60 del 04.03.1993 potevano fare domanda di rimborso al Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale secondo quanto previsto dall’art 3 del Decreto 24.03.1994 n. 379 e chiedere per ogni giornata di impegno quale volontario del Soccorso Alpino la cifra di 74 euro al giorno (Allegato n. 23).
Ora scopro che non sono dei volontari, ma dei professionisti retribuiti con 366 euro al giorno dietro presentazione di fattura. Si vede che i 74 euro erano giudicati insoddisfacenti.
Ero riconoscente che questi istruttori impiegassero il loro tempo per fare formazione e fossero comunque ristorati come volontari con 74 euro al giorno. Ora che scopro che questa non era la verità, sento tradito quel vincolo associativo che reputavo mi unisse a loro. Io ero un volontario, loro no. E per me c’è una bella differenza di prospettiva.
Ma gli Istruttori della SNATE e della SNAFOR sono meno di 40. Chi sono tutti gli altri che ricevono una retribuzione dal CNSAS?
Vorrei sapere chi sono e quanto ciascuno riceve. Lo vorrei sapere come socio CAI e come cittadino, perché quei soldi vengono da fondi pubblici.
E vorrei anche sapere se qualcuno di questi professionisti travestiti da volontari oltre a ricevere dietro fattura una retribuzione abbia poi chiesto anche l’indennità di 74 euro al giorno.
Spero che dal CAI arrivino le risposte. Perché oltre al CAI potrò chiedere, se è legittimo quello che avviene, solo alla magistratura contabile e a quella ordinaria.
E mi sono accorto di non essere il solo a porsi dei dubbi.
Il Consigliere Provinciale Claudio Civettini della Provincia Autonoma di Trento chiede nell’interrogazione n. 1252 del 29 gennaio 2015 (Allegato n. 21) come vengono usati i 1.540.000 euro che il Trentino stanzia a fronte del Servizio Provinciale del CNSAS.
Il Sindacato Autonomo dei Vigili del Fuoco CONAPO chiede conto, al sottosegretario di Stato del Ministero dell’Interno con lettera 29/15 del 16 febbraio 2015 (Allegato n. 22) della legittimità dei 750.000 euro che la Regione Umbria ha stanziato per il Servizio Regionale Umbro del CNSAS.
A cosa servono i circa 10 milioni di euro che pervengono al CNSAS centrale a ai suoi Servizi Regionali e Provinciali? Servono a retribuire qualcuno? A quei 5,5% “volontari” del CNSAS quante risorse vanno?
Il Presidente Generale giustifica questo stato dei fatti. Giustifica il fatto che il 5,5% dei componenti del CNSAS sia remunerato. Lo giustifica politicamente? Lo giustifica legalmente?
Soccorso alpino nella Lesachtal, Austria
Nel frattempo mi sono stupito del clamore suscitato dalla vicenda. Ho ricevuto numerose richieste di chiarimenti e di documenti da parte di giornalisti che stanno guardando con interesse a questo caso e all’uso dei fondi pubblici che il CAI fa. Sono sicuro che percepiate quanto sia importante dare all’opinione pubblica, tramite la stampa e i media, un’articolata spiegazione insieme alla necessità di rendere conto in maniera chiara e trasparente dei fondi pubblici di cui il CAI e il CNSAS sono destinatari per evitare, come un giornalista mi ha suggerito, di creare un caso “Montagne pulite” dove l’aggettivo non ha che vedere con l’aspetto ecologico ma con la più nota vicenda di “Mani pulite”.
Infine, per quanto riguarda il primo capoverso della lettera del Presidente Generale (Allegato n. 01) non corrisponde al vero che mi sia mai lamentato per la mancata nomina nell’organico della Scuola Centrale di Alpinismo. Non mi sono mai lamentato con nessuno e non ho mai presentato alcun reclamo formale.
Dal 2000 ininterrottamente, nella veste di Istruttore Nazionale di Alpinismo, ho fatto parte della Scuola Centrale di Alpinismo. Le mie capacità tecniche, didattiche e morali sono state sempre valutate idonee da tre differenti Direttori della Scuola e da tre differenti Commissioni Nazionali che hanno sempre proposto il mio nome per la permanenza nell’organico della Scuola Centrale di Alpinismo. Fino al 2013 quando il Consiglio Centrale dell’epoca non ratificò per la prima volta la mia permanenza.
All’interno del sodalizio rivesto la carica di Presidente della Commissione Interregionale Scuole di Alpinismo, Scialpinismo, Sciescursionismo e Arrampicata Libera dell’area Centro Meridione ed Isole che è uno degli OTTO (NdR: Organi Tecnici Territoriali Operativi del CAI) che afferisce alla Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo, Scialpinismo, Sciescursionismo e Arrampicata Libera. In questa veste l’8 dicembre 2011 inviai al Presidente Generale e al CDC del CAI una lettera (Allegato n. 02) in cui si contestava in maniera vibrata il progetto di riordino degli OTCO (NdR: Organi Tecnici Centrali Operativi del CAI) e i compiti che si volevano affidare all’UNICAI (NdR: Unità formativa di base del Club Alpino Italiano). Fu l’inizio di un animato confronto – tra CNSASA e vertici del CAI – che portò una moltitudine di istruttori che fanno capo alla CNSASA al congresso straordinario di Soave del 17 novembre 2012 in cui difesi pubblicamente le tesi in cui credevo e, insieme all’impagabile Avv. Giancarlo Del Zotto, presentai una serie di mozioni che vennero acclamate dall’intera assise con un consenso del 99%. Il progetto di riordino degli OTCO si bloccò e l’UNICAI rimase una struttura priva di contenuti salienti. La mia esposizione pubblica non venne gradita dai vertici del CAI e in stretta relazione a quello che successe nelle vicende che culminarono nella riunione di Soave quando venne il momento di rinnovare le cariche delle Scuole Centrali non ricevetti il gradimento politico del Consiglio Centrale che avrebbe dovuto ratificare il mio nome. Mi ritrovai in buona compagnia perché anche quel galantuomo di Maurizio Dalla Libera che come Presidente della CNSASA si batté in prima linea contro il progetto di riordino della CNSASA e UNICAI si ritrovò fuori della rosa degli appartenenti alla Scuola Centrale di Scialpinismo, a cui aveva dedicato più di vent’anni di vita.
Ben conscio di quali sono le regole e della possibilità di una censura di tipo politico che il CC può effettuare sui nomi che compongono l’organico delle Scuole Centrali presi atto del veto posto e non mi lamentai allora né tanto meno ora nella precedente lettera che vi inviai. Ho la consapevolezza che sia il Direttore della Scuola Centrale e la CNSASA hanno continuato a proporre il mio nome per entrare formalmente in organico e questo mi basta per comprendere la considerazione che hanno avuto nei miei confronti e nel mio operato. Battersi contro il progetto OTCO/UNICAI valeva bene la possibilità di venire giudicato politicamente incompatibile e quindi epurato.
Comunque mi auguro che il CC riveda la sua posizione sulla richiesta che ha fatto la CNSASA di includermi trai componenti della Scuola Centrale di Alpinismo e che l’alternarsi di nuovi membri in seno all’organo porti a diverse determinazioni.
Faccio l’Istruttore del CAI da più di 25 anni. Da dieci sono il Direttore di una Scuola. Ho fatto parte a lungo della Scuola Centrale di Alpinismo e so che nelle Scuole centrali del CAI ci sono fior fiore di alpinisti, di Accademici e Guide Alpine. Mai nessuno di questi ha mai chiesto un euro per il loro impegno da volontari. Come nessuno degli oltre 7.000 Istruttori del CAI percepisce un compenso, in stretta ottemperanza alle disposizione della legge 2 gennaio 1989, n. 6.
E so bene che se 400 persone ricevono dal CNSAS una qualche retribuzione, gli altri 6.600 soci sono veri volontari che si sacrificano con abnegazione e non chiedono nulla.
Lo Statuto del CAI recita al primo comma dell’art.16: “Il CC esercita funzioni di indirizzo politico-istituzionale e ne controlla i risultati”. Mi auguro che esercitiate pienamente la vostra prerogativa entrando nella problematica delle questioni che vi ho prospettato.
Nel rimanere a vostra completa disposizione per ogni chiarimento e per fornirvi ogni ulteriore documento che possiate ritenere utile vi porgo i miei più cordiali saluti.
Riccardo Innocenti
NdR.
Oltre a ciò che avete appena finito di leggere, possiamo aggiungere altra carne al fuoco. La vicenda è stata in questi giorni ripresa da Lecconotizie.com. Veniamo informati che la vicenda (Innocenti) è “Un vero e proprio tsunami… che in quel di Lecco ha richiamato alla memoria le vicissitudini che, nell’agosto del 2012, travolsero il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Lombardo con la Finanza che fece visita alla sede di via Roma a Pescate.
Una vicenda preceduta, pochi mesi prima, dalle dimissioni (poi respinte) del vice-delegato Alessandro Spada (oggi vice presidente del SASL – Servizio Regionale Lombardo del CNSAS) e, a seguire, da una sorta di “fuggi fuggi” con 8 volontari che rassegnarono le dimissioni perché in forte polemica con i vertici della delegazione e non solo, allora guidata da Gianattilio Beltrami. Gli otto motivarono la decisione dal “perdurare – come riportato nella loro lettera – di continue prevaricazioni di regole statutarie, leggi sul volontariato e nuove convenzioni da parte della ‘catena di comando” (vedi articolo 1 – vedi articolo 2).
A questi otto, si aggiunse, due giorni dopo, il dimissionario Giacomo Arrigoni a quel tempo Capo Stazione Le Grigne di Lecco (vedi articolo 3). Beltrami commentò i fatti sostenendo che i nodi “erano arrivati al pettine” (vedi intervista del 20 marzo 2012). Mentre, sulla visita della Finanza presso al sede di Pescate al momento non si hanno ancora responsi“.
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è sempre la stessa storia di chi non ha mai praticato, conosciuto e dato senso al comportarsi con ETICA parola semplice e forse sconosciuta dai disonesti, ladri, arrivisti, che riempiono in tutti gli ambiti la direzione, il controllo e il buon andamento degli enti dove circola DANARO ergo Potere e ricchezza spremuta da ogni miseria di questo paese che io non sento come mio. La ricchezza è un altra ma questi burocrati non la vedono non la conoscono e la prevaricano con ogni mezzo, intrallazzo, e gli onesti tirano avanti fino a non farcela più e lasciare le associazioni per cui si impegnano solo perché ci credono…. e sono sempre meno, incazzati e delusi da questa porcheria dei furbi e ambiziosi pezzi di m….. Soluzioni io non ne vedo. IO sono tra chi ha mollato il Volontariato solidale.
Non risulta alcuna denuncia nei confronti dei soggetti di cui agli allegati 16 e 17…
Avevo letto una parte di allegati ma non mi ero soffermato a leggerli tutti… oggi ho dato una scorsa agli allegati 16 e 17…
Una scorsa che poi è divenuta una lettura approfondita dopo poche righe…
Mi chiedo chi sia ancora in grado di difendere a spada tratta come si è visto qui ed in altri articoli inerenti situazioni come quelle specificate dagli allegati e quanto ancora di marcio ci sia sotto…
Spero che la magistratura sia stata allertata perché qui non si tratta più di casistiche relative a piccole beghe interne o dissapori tra soci di uno e dell’altro sodalizio qui si tratta di delitti trattati dal codice penale che gettano un’ombra massiccia sull’onestà e correttezza degli organi dirigenti di quello che è (anomalia tutta italiana) un ente morale e quindi iscritto in una serie di sovvenzioni pubbliche per le quali paga ogni cittadino, ergo, la situazione o le situazioni che si possono evincere dai documenti ufficiali interessano la totalità dei cittadini italiani, non soltanto quelli interessati dagli obiettivi dei due sodalizi coinvolti!
non bisogna farsi e soprattutto fare!! domande. MUTI e RASSEGNATI c’è da stare !!
E’ così che si DEVE! comportare il buon cittadino.
come nel medioevo . Il feudatario di turno si spolpa il coscio di pollo e la plebe, sotto il tavolo come i cani, aspetta in gloria, muta e rassegnata, che gli si sputi l’osso oramai bello ciucciato.
Bravo Sig. Francesco Lei si che è un cittadino/contribuente italiano come si deve.
C’è una cassa con delle mele marce. Perchè toglierle?? No!! meglio far finta di nulla e farle marcire tutte. Magari così marcisce anche la cassetta che le contiene. La solidarietà è una bella cosa.
Non si discute dell’efficienza del soccorso e della preparazione dei volontari cnsas!
Si discute di un problema si un sistema e della gestione dello stesso.
E nasconderlo dietro all’abnegazione ed alla passione dei propri componenti sarebbe colpevole doppiamente colpevole! Non voler andare a scovare le mele marce e le stranezze di un sistema per un presunto rispetto di chi è onesto e lavora bene è ridicolo, da ignavi. Dico presunto rispetto perché i primi a rimetterci la reputazione sono le migliaia di Volontari onesti che magari nemmeno sospettano cosa succede sopra di loro. In primo luogo è per loro che bisogna andare a fondo, altro che smetterla di indagare! Non sono le lettere di Innocenti o di altri, caduti nell’oblio, ad infangare le migliaia di Volontari che danno lustro alle operazioni di soccorso, bensì è un sistema sbagliato sulle storture del quale non si può nemmeno far cenno!
Domanda: a cosa hanno portato le mille “denunce” ed esposti di Innocenti presentati a enti pubblici e magistratura (oltre che al CAI)? A nulla. Sono tutti corrotti e in combutta con il CNSAS? Ma per piacere, smettiamola di infangare il soccorso alpino, una delle poche cose in Italia di cui andare orgogliosi (vedere cosa hanno fatto gli speleo in Germania, davanti agli occhi dell’Europa). Se poi Innocenti e pochi altri vogliono esprimere le loro frustrazioni così facciano pure…. Fatevi un giro per le stazioni di soccorso e parlate con i volontari che lavorano ogni giorno in silenzio: troverete risposte vere, non degli arrivisti di turno
Sara’ l’ultima volta che scrivero’ come anonimo…quello che e’ successo e sta succedendo nel LAZIO e’ niente, confronto a quello che e’ successo e sta succedendo ancora in LOMBARDIA…
Spero che il collega RICCARDO INNOCENTI porti a termine quello che” purtroppo” non sono riuscito a fare non x paura, ma su consiglio dell’avvocato.
Giusto per capirci… Molto bello che ciascuno esprima la propria opinione su quello che “dovrebbe essere” il CNSAS. Vorrei però permettermi di ricordare (a me stesso, in primis) che “cosa è” il CNSAS OGGI:
Legge 21 marzo 2001, n. 74 (Disposizioni per favorire l’attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico)
art. 1. La Repubblica riconosce il valore di solidarietà sociale e la funzione di servizio di pubblica utilità del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (CNSAS) del Club alpino italiano (CAI).
NOTA PERSONALE: lo dice la Legge del 24 dicembre 1985, n. 776 e lo ribadisce questa Legge del 2001: il CNSAS è un “sottoinsieme” del CAI (per la precisione: si tratta di una “Sezione Nazionale” del CAI) ossia di un’associazione, il Club Alpino Italiano, i cui soci svolgono incarichi “assumendo come unici criteri di selezione l’idoneità e la disponibilità a operare con prestazioni personali volontarie e gratuite, svolte a favore del Club alpino italiano, dei suoi soci e di terzi, con professionalità, ad un buon livello di competenza e di efficienza” (estratto dal regolamento generale del CAI).
art. 3. Ai fini della presente legge, l’attività dei membri del CNSAS si considera prestata in modo volontario e senza fine di lucro.
NOTA PERSONALE: magari non risponde alla mia idea di come dovrebbe essere organizzato il Soccorso Alpino, ma è una Legge dello Stato italiano. E non mi pare che vi possano essere dubbi: i membri del CNSAS svolgono attività in modo volontario. Punto.
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FONTE: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/01074l.htm
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Quindi: di cosa parliamo in questo blog? A me sembra semplice ed evidente: parliamo di un manipolo di persone che, alla luce del sole, e anzi, con una fanfara di indignati editoriali, viola la Legge. Solo questo, nella mia ignoranza, io leggo nelle carte che il buon Riccardo Innocenti ci ha mostrato (per chi ha avuto la pazienza di andarsele a leggere, una ad una). Leggo e scopro che, all’interno di un’associazione di volontari, qualcuno è “più volontario” di altri (il “gruppetto anomalo” come lo definisce ottimamente Popi Miotti) e viene remunerato. Scopro che i massimi dirigenti di un’associazione, il CAI, che gestisce il Soccorso Alpino prendendo (un sacco di) soldi dallo Stato, non si preoccupano minimamente della trasparenza di gestione di tali soldi (anzi, si ha l’impressione che, più vengono alla luce episodi di malagestione, più loro tentino di intorbidire le acque…) Poi, per carità. Può anche essere che la Legge – così come è scritta – non sia più adeguata ai tempi. Può anche essere che alcuni lungimiranti, o sedicenti tali, abbiano un’idea di organizzazione del Soccorso Alpino migliore di quella dettata dalle vigenti Leggi… Può anche essere (personalmente, ad esempio, sono di questa idea) che occorrerebbe effettuare una netta (NETTA) distinzione tra “professionisti del Soccorso Alpino” e “volontari del Soccorso Alpino”, senza vergognarsi di riconoscere poi una remunerazione a chi è PROFESSIONISTA e svolge – effettivamente – un servizio qualificato… Ma tutto questo non toglie che se OGGI in questo sistema vi sono delle magagne, io mi aspetto che qualcuno (vertici del CNSAS, vertici del CAI) ne risponda eticamente, moralmente e anche legalmente.
Sono d’accordo con Daniele. Il soccorso alpino per tornare a fare del vero volontariato deve uscire dal 118.
Questa storia dei rimborsi è ben poco chiara….. a voler essere buoni!!
Se spendo cento, ti rimborso cento. PUNTO!!! questo è un rimborso. Ma se ti rimborso cento e in realtà spendi 50. Non è un rimborso è LUCRO!! Un vero e proprio guadagno sul quale, credo, ci dovrei anche pagare le tasse. O mi sbaglio?
Invece si fanno passare come rimborsi e arrivederci e grazie.
Insomma tarallucci e vino. “E io pagooooo”
Non mi sembra che questa situazione possa andare avanti.
Per me è il sistema che non và, come ho detto prima e più altre volte, il “problema” del cnsas è la sua presenza a bordo dell’elicottero 118. Visto che, come ho detto sopra, il 118 è un sistema lucrativo tutti quelli che vi girano intorno possibilmente lucrano. Non è un reato e non voglio dire che funzioni male, anzi. Questo per me non è un problema, anzi lo ritengo lecito e, a quanto pare lo ritengono lecito anche i vertici del cnsas visto che stabiliscono la possibilità di pagare alcuni di loro, compresi i tecnici di elisoccorso, con un pagamento mascherato da rimborso.
Lo ritengo tanto lecito, stiamo parlando di un lavoro, quanto sbagliato, per mio modo di vedere.
Ed infatti è da qui, da questa convenzione dove girano tanti soldi perché l’elisoccorso è tanto costoso, che nasce la tentazione, è da qui che la divisa del cnsas comincia a sporcarsi. Se il CNSAS scendesse da dell’elicottero del 118 e tornasse ad occuparsi degli alpinisti in difficoltà sarebbe “senza macchia” con tanto onore e potrebbe andare avanti a testa alta. Invece così, a colpi di convenzioni sempre più spinte, la sua divisa, il suo nome si sporcheranno sempre di piu. Sicuramente c’è una politica forte, fortissima che permette al cnsas di stare in questo gioco, di stare nel gioco del soccorso privatizzato. C’è qualcuno che fa Volontariato antincendio in una raffineria? Perché il paragone che mi viene in mente, per far capire l’errore di fondo è questo. Ed io non sono di quelli che dicono che il Volontariato non và, che non è professionale o altro, anzi tanto onore al Volontariato. Dico che lì è fuori posto.
fare chiarezza non c’è nulla di male. Direi proprio che è il minimo. Fare del volontariato è una cosa bellissima perchè ci si mette a disposizione degli altri. Chiaramente non ci si deve rimettere economicamente (già si mette a disposizione il nostro tempo e anche la nostra attrezzatura. Almeno così si faceva noi) ) ma nemmeno guadagnare……altrimenti che volontariato è…..????
Caro Anonimo, tutto qui… no! A partre il fatto che la possibilità di scrivere su questo blog i commenti in forma anonima ha i giorni contati, volevo dirti il mio punto di vista. Secondo me se hai delle cose che ti stanno sul gozzo devi dirlo, altrimenti ti metti dalla loro parte. Preferisci far parte di un’organizzazione sana, nella quale rimborsi e compensi siano cristallini, oppure preferisci che rimanga tutto così come è? Hai paura delle denunce? Sono loro che hanno paura, credimi! Di quali ritorsioni possono essere capaci quei pochi che ammorbano il CNSAS? Se hai la coscienza pulita, come credo, devi farti avanti e convincere i tuoi colleghi a fare altrettanto. Riccardo Innocenti lo sta facendo, io pure. Bisbigliare in forma anonima serve soltanto a dare forza ai disonesti, credimi. Allora meglio stare zitti.
Caro Gogna se uno si firma “anonimo”non perché vuole rimanere”anonimo”ma perché se sei un Volontario del Soccorso Alpino x statuto non si può rilasciare nessun commento se non si ha l’autorizzazione dal Delegato o dal Presidente,visto la situazione i grandi Capi aspettano solo l’occasione x eliminare i rompi….tutto qui.
Il problema di fondo di questo CNSAS è che NON dovrebbe essere sugli elicotteri 118.
Il 118 è un ente che fa soccorso CON scopo di lucro, non dico che funzioni bene o male, non ne giudico le prestazioni. Dico solo ciò che ho scritto.
sono d’accordo sul fatto che chi ha funzioni dirigenziali, debba per primo prendersi la responsabilità di garantire correttezza e trasparenza.
Credo che questo dibattito dovrebbe essere la base di molti ragionamenti in tutte le sedi.
Premesso che nessuno mi sembra abbia sparato a zero sul soccorso ma appare evidente che qualcuno, come tutti hanno notato nelle lettere di risposta pubblicate su questo blog il 19 marzo, ha sparato a zero per difendersi, ampliando il discorso su situazioni che al momento esulano dalla discussione.
Premesso questo, dicevo, rimane il fatto che stanno arrivando a cascata testimonianze di situazioni piuttosto anomale alcune con segnalazioni già agli atti (basta rileggersi i vari articoli apparsi su questo argomento nel blog nell’ultimo mese) che vanno a corollare lo scandalo sollevato da Innocenti.
Ora dire che tutto il soccorso alpino è un magna-magna o un covo di furfanti mi sembra un’esagerazione fuori luogo e distante dalla realtà (gli interfventi di Innocenti non lo dicono né lo fanno supporre), ma rendersi conto che al suo interno esistono delle situazioni scabrose ed allontanarsene, oltre ad essere doveroso come cittadino sarebbe, credo, non solo doveroso ma produttivo per chi ne fa parte in maniera onesta.
Tra le tante segnalazioni e querele di vario genere, per pura statistica, qualcosa di vero ipotizzo salterà fuori e non sarà un bel biglietto da visita per tutta l’organizzazione.
Una riorganizzazione di tipo professionale (nei professionisti viste le specializzazioni acquisite direi sia doveroso inserire gli appartenenti ai corpi dello Stato), alla luce specialmente di compiti e responsabilità, ormai sempre più specifici e difficili da gestire per il volontariato, suppongo sia quasi una scelta evolutiva obbligata. Ma chi deve proporla e caldeggiarla dimostrando le motivazioni di un passaggio di questo tipo? Non credo il cittadino ignaro né l’infotunato di turno o l’alpinista… sono gli stessi dirigenti dell’attuale realtà a doverlo fare, considerando anche, che questa ipotesi fu a suo tempo scartata per dare spazio ad un volonatariato globale (tra protezione civile, assistenza ecc.) e che oggi possiamo dire più o meno scientemente è stato un buco nell’acqua…
Tutto questo però non può pesare su questo e sugli altri articoli, i quali espongono una situazione anomala.
Lo spazio per dibattere e discutere su questi temi si può comodamente trovare,quì o su altri siti, siano essi spazi web o mediatici di tipo tradizionale.
Altrimenti finiamo a tarallucci e vino e credo la maggiorparte di chi legge sia interessato a capire cosa sia veramente successo oltre che a poter dire la sua senza tema…
Già adesso, in sostanza, il datore di lavoro E’ lo Stato Italiano, perché il CNSAS usufruisce di contributi pubblici veicolati attraverso le varie convenzioni con i servizi regionali del CNSAS e i 118… contributi che sono rendicontati alla Regione (parlo per il Veneto che conosco) e che la stessa provvede a verificare nel dettaglio.
Tra l’altro Bilancio (SASV) e rendicontazioni (con relazione dei revisori dei conti) sono pubblici, come pubbliche sono le convenzioni stipulate con le varie ulss e chiunque può, in ogni momento, verificare che fine fanno i suoi soldini.
(il Veneto, tra l’altro, prima regione in Italia, dispone di una legge regionale sul soccorso alpino).
Rispetto alla formazione, all’interno del soccorso alpino operano molti professionisti, in particolare nella scuola nazionale dove gli istruttori sono proprio Guide Alpine le quali, attraverso un preciso Piano Formativo, hanno il compito di formare a cascata, il personale del soccorso, dal tecnico di elisoccorso all’istruttore regionale fino all’ultimo soccorritore..
e non credo che questi fondamentali professionisti si presterebbero a lavorare col CNSAS, compromettendo la propria immagine, se questo fosse un covo di ladri e incapaci.
Se poi il soccorso debba essere un lavoro o un servizio volontario o un mix di entrambe, credo che, dal punto di vista dell’interesse dell’utente infortunato (che in questo dibattito non viene mai citato) sia poco importante se l’intervento sia compiuto da un professionista o da un volontario altamente professionale, l’importante direi che è l’efficacia dell’intervento.
Rispetto all’utilizzo del personale delle forze dell’ordine in operazioni di soccorso, come già scritto, avviene già laddove Forestale, GdF ecc. concentrano il loro personale tecnico, ma nella gran parte del territorio nazionale, per loro stessa ammissione non sono nelle condizioni di fare materialmente dei soccorsi tanto che sono le stesse forze dell’ordine che chiedono al soccorso alpino di cooperare, per esempio, alla ricerca di persone scomparse, come previsto dai Piani delle Prefetture;
certo lo Stato potrebbe estendere la formazione all’intero personale delle Forze dell’Ordine su tutto il territorio e gestire il servizio “in proprio” ma, allo stato, non è così.
Rispetto alle capacità tecniche dei soccorritori e all’efficacia degli interventi, questi vengono periodicamente verificati all’interno del cnsas in base al piano formativo sviluppato dalla Scuola Nazionale , e costantemente monitorati dai 118 (oltre che dall’opinione pubblica) e non credo che se i livelli di professionalità fossero scadenti, la Regione rinnoverebbe le convenzioni.. credo che andrebbero senz’altro alla ricerca di altre realtà, ma non mi risulta che nessuno abbia presentato un’offerta in tal senso.
Purtroppo colgo in alcuni interventi la voglia di sparare nel mucchio, cogliendo magari l’occasione di un singolo incidente, ma mi sembra fuori luogo; personalmente non ho alcun interesse da difendere, non vivo di montagna, faccio un altro lavoro e se ci sono soluzioni migliori, ovviamente per l’utente e non corporativa.. sarei il primo a sostenerle.
ciao Giovanni, tutti,
divago un poco dal casus-belli specifico dell’articolo, con una riflessione generale, mia banalità a proposito di volontariato e lavoro.
Dopo avere avvalorato la tesi del non buon funzionamento di una attività di soccorso, in quanto volontari, concludi il tuo iniziale commento dicendo, se capisco bene: manteniamo un sistema basato anche sul volontariato (forse con la trasparenza dei processi di lavoro, etc. dico io).
Io sono combattuto su un servizio “118” (ed in generale), basato sul lavoro di volontari (una contraddizione in termini) anche per i motivi di “discriminazione” che riporti.
Non ho alcuna conoscenza dei meccanismi e processi interni del CNSAS che in questi giorni stiamo scoprendo (probabilmente non resi trasparenti e facili da capire per l’uomo della strada, come al solito in Italia), e premessa la mia stima e ringraziamento per gli operatori (volontari o meno), come ho già scritto in altro post, mi pare di essere d’accordo con lo scritto di Giuseppe.
Riporto piccola correlata esperienza personale: a metà degli anni ’80 ho svolto per 20 mesi servizio civile presso un servizio pronto soccorso urbano in ambulanza nel centro storico di Genova. In quegli anni non esisteva ancora il 118 per come funziona ora, ed il servizio di ambulanza veniva fatto da varie “Croci”, associazioni di “volontariato”… L’organizzazione era solo apparentemente di puro volontariato: gli autisti anziani erano professionisti stipendiati ed alcuni “servizi” erano a pagamento. Ometto il meccanismo di finanziamento delle croci e gli interessi di potere e politici collegati…sennò dovrei scrivere un libro (volevo farlo ai tempi…).
Eppoi c’erano gli “obbiettori di coscienza”, ovvero reietti, in “punizione”, tra cui io, lì “per caso”. Non è stata vita facile per me, privo di ogni conoscienza tecnica, stare in ambulanza, con dozzina di servizi in 8 ore. Erano gli anni dell’eroina nelle grandi città… e poi dell’AIDS… Ebbene confesso di essere infine diventato amico dei professionisti pagati, con cui affrontavo ogni giorno la guerra di sangue, mentre ho finito per odiare i volontari, che spesso (non sempre certo!), operavano il soccorso con metodi completamente arbitrari e decisioni comportamentali quasi sempre deprecabili e in alcuni casi con negligenze che hanno causato la morte delle persone da soccorrere. Non entro in macabri dettagli socio-politici del perchè questo succedesse…
Bhe, cosa c’entra la sstoriella con il CNSAS? E’ che penso che una attività così delicata, complessa tecnicamente e nei processi, come quella del soccorso d’emergenza (in particolare in riferimento all’ambienet alpino), non possa essere gestita da volontari.
La domanda che mi faccio e vi faccio, forse off-topic è:
Come pensate dovrebbe essere organizzato il “servizio pubblico” di pronto soccorso (alpino) ?
Io credo che dovrebbe essere un LAVORO. Quindi certo i lavoratori potrebbero essere le guide alpine, e/o operatori (sanitari) esterni formati opportunamente. Poi sono assolutamente contrario a privatizzazioni di ogni sorta. Il datore di lavoro dovrebbe essere lo Stato Italiano.
Utopia ?
Certo che glissare è un arte!
Il mio curriculum e la mia autostima in questo argomento non è che c’entrino poco, non c’entrano affatto visto che non sono a capo di nessuna stazione del soccorso o ancor meglio ai vertici e non devo rispondere di nulla a nessuno se non a chi mi richiede una prestazione professionale, sono però in diritto di sapere e chiedere spiegazioni a chi svolge un servizio pubblico e riceve fondi da istituzioni pubbliche dove verso i miei soldini…
I miei colleghi, a quanto si può dedurre dagli incartamenti presentati e leggibilissimi nell’articolo che precede il presente, nulla hanno da difendere in quanto di nulla sono accusati, perciò per quale motivo tirarli in ballo?
Diverso invece, visto che si tratta di servizio pubblico dovrebbe essere dare risposte da parte di chi questo servizio dovrebbe o deve farlo girare…
Ma aldilà di alcune giustificazioni che ho definito già risibili, ho notato soltanto tentativi piuttosto grezzi di sarcasmo come quest’ultimo.
Per finire con gli stereotipi, basta evitarli… ribadire ciò che abbiamo già letto nelle risposte di CAI e SASL e che lasciano piuttosto perplessi non è dibattere ma scadere proprio in quegli stereotipi che si rifiutano…!
Non pensavo dover presentare il curriculum per poter partecipare al dibattito, ma a beneficio dell’autostima di Michelazzi garantisco che l’elenco delle mie vie di arrampicata o di misto e delle scialpinistiche (senza elicottero!!), non sono senz’altro paragonabili alle Sue!!;
però, sinceramente dispiace essere trattato da incapace e da malversatore senza mai avermi conosciuto, semplicemente per far parte di una associazione “non gradita” e per il sostenere delle idee che non collimano con le loro. La cosa certa è che il sottoscritto non prende un centesimo per la sua attività di soccorritore mentre molti dei colleghi di Michelazzi lavorano (per fortuna) per il soccorso alpino e presentano regolare fattura.. e non mi risulta che a livello di associazione sia mai stato sollevato il problema…
Il dibattito scaturito dalle denunce di Innocenti è veramente importante e partecipo volentieri basta che rimanga sul terreno del rispetto reciproco altrimenti si finisce per scadere nei consueti stereotipi per i quali non credo valga la pena di perdere tempo.
Partendo dal fatto che (oh… non sono mica anonimo eh…), come osserviamo un po’ tutti e come lo scandalo (aggettivo che calza a pennello in questa situazione) ci sta dimostrando, è quasi credo ormai la norma avere a “capo” di organizzazioni specificissime come il soccorso alpino e da sempre ahimé il CAI, persone che di montagna masticano spesso solo il gulasch al rifugio ( e mi perdoni Giovanni Busato se non ha fatto alcun riferimento alla sua attività montana in risposta all’anonimo, che malgrado l’omissione del nome ha comunque posto un quesito, anzi ha affermato che… e lo leggiamo tutti, malgrado, ancora, l’anonimato…).
Se ci fosse volontà di ottenere incarichi più o meno politici di rappresentanza (con le conseguenze del caso che personalmente conosco molto bene e dai quali canoni di “elezione” mi sono allontanato molti anni fa) magari si provi ad entrare dalla porta principale piuttosto che spaccare i vetri di finestre in equilibrio precario. Precario ovviamente grazie anche e forse soprattutto, a questa tipologia di gestione che… chissà mai perché… nessuno nel resto del pianeta ci invidia…!
Dice bene Popi Miotti, date a Cesare quel che è di Cesare! Le “scusanti” elencate per saltare a pié pari una possibile professionalizzazione del soccorso in concorso con figure già esistenti ed istituzionalizzate sono quanotmeno risibili.
Per organizzare una situazione ad Hoc anche dove la Guide sono poco o nulla presenti sul territorio, esistono comunque: gli agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale oltre a nuclei dell’Esercito, che hanno tutti quanti al loro interno un ben congruo numero di appartenenti al soccorso alpino istituzionale e pure i mezzi…!
Organizzare il tutto distribuendo il territorio italiano in toto tra le varie rappresentanze sarebbe assolutamente un giochino da bimbetto delle elementari… se si “sfollano” le stazioni dei vari corpi che troppo spesso, non sanno neanche dove operare perché sono in troppi presenti nella stessa località ed allora si avvicendano turnando nei servizi…
Allora di che si parla?
La questione degli anonimi sta per essere risolta. Sto aspettando la visita del tecnico che mi verrà a sistemare la questione una volta per tutte. Con la modifica al programma, qualunque commento non firmato verrà respinto.
cos’è? la sagra dei Rancorosi????…
a proposito di vette raggiunte nella vita..
certo che sostenere le proprie idee (banali) dietro un “anonimo”
deve sottendere senz’altro un grand’uomo!!
Credo che non solo la gestione del CNSAS sia priva del tutto o quasi di progettualità di medio e lungo termine, sono convinto che una caratteristica del tutto italiana non preoccuparsi mai del dopodomani ma sempre e solo dell’oggi. Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico è di fatto, davanti agli occhi di tutti, un corposo paniere di consenso politico sia locale che nazionale… le foto con la divisa dei politici di turno ed i loro discorsi vuoti quando c’è un morto di mezzo ne sono la “certificazione”.
Non confondiamo le persone con il Corpo però, né da una parte né dall’altra. Forse sarebbe meglio che si discutesse di riformare tutto l’apparato del “soccorso” in Italia, a partire dai 5 Corpi di Polizia Giudiziaria fino ai “volontari” del CNSAS.
Ciò che maggiormente mi colpisce del CNSAS è che vi sono alcuni “apparati” che per legge (vedi la Scuola Nazionale) funzionano come vere e propri soggetti formatori “ope legis” i quali in collaborazione con ENAC (per fare un esempio) valutano la capacità di una persona di prestare un “servizio di volontariato” (che in realtà viene retribuito sotto forma di “rimborso spese”).
Questi “difetti” di fabbrica dovrebbero essere stati rimossi… dopo anni di attività, un apparato serio, efficace ed efficiente non deve solo occuparsi del salvataggio degli infortunati e del recupero delle salme in montagna, mi aspetto più qualità nella gestione di un corpo così importante come il CNSAS. Ma forse così funziona “meglio”? Può darsi che a qualcuno sia utile anche un po’ di nebbia.
Per rispondere brevemente al Sig. Busato: le guide alpine e/o altre figure professionali potrebbero farsi carico volentieri (credo) delle stazioni del CNSAS e dell’organizzazione degli interventi ed anche dell’esecuzione dei medesimi (non senza l’importante apporto dei volontari ovviamente) ma purtroppo le stazioni sono spesso gestite da persone poco qualificate e desiderose di portare una “patacca” e questo è un grande limite.
Purtroppo la divisa è molto importante per chi nella sua vita non apprezza ciò che fa’ di mestiere e/o per passione ovvero: “mi vesto da alpinista e divento un alpinista”.
Quindi i problemi di gestione si sommano: da una parte la gestione nazionale del CNSAS e della Scuola Nazionale (che non si sa bene come sia gestita a dir la verità) e dall’altra parte le persone che inspiegabilmente raggiungono i “vertici” delle stazioni, che a volte sono le uniche vette che abbiano mai raggiunto.
Cordialità a tutti.
Caro Miotti, apprezzo la Tua schiettezza che, come nel caso dell’eliski ti fa onore ma permettimi alcune considerazioni sul ridimensionare l’attuale Soccorso Alpino agli interventi di supporto per destinare quelli tecnici alle Guide o a strutture dell’Esercito o dell’Interno.
Dubito che le Guide Alpine possano farsi carico degli interventi ovunque siano richiesti, per il semplice motivo che la loro presenza sul territorio è concentrata nelle aree turisticamente economiche di maggior fama (Alpi , Dolomiti) mentre nella gran parte del territorio impervio d’Italia (Prealpi, Appennini, Isole) le Guide sono molto rare e poi, sinceramente la vedo dura rispondere ad una chiamata di soccorso mentre accompagna un cliente…
lo stesso si può dire dei corpi dello Stato citati che pur disponendo di personale ad altissima specializzazione non è altrettanto distribuito sul territorio come lo possono essere le stazioni del CNSAS e laddove queste realtà coesistono l’esperienza conferma che l’integrazione più che la sostituzione, porta ad una efficacia di intervento senza pari.
E allora cosa facciamo? Un soccorso di serie A per i turisti delle Dolomiti mentre per quelli (chessò) dell’Altopiano di Asiago, torniamo ai tempi del: “beh, in qualche modo faremo…” ??
Rispetto ai compensi, dici bene, è una storia vecchia.. c’è stato un tempo quando il Soccorso era sì volontario e gratuito, ma al quale non era richiesto nient’altro che una grande dose di buona volontà e sacrificio.
Dopo gli anni ’90, con la creazione della Protezione Civile, le varie Leggi a riguardo, la nascita del 118, le convenzioni con le Sanità Regionali, quello che un soccorritore deve fare o non fare e come lo deve fare, è ora messo nero su bianco e questa è stata senz’altro la chiave di volta per capire come siamo arrivati ad oggi.
Per fornire il servizio che le Sanità Regionali attraverso il 118 chiedono, non basta più la buona volontà del singolo soccorritore; a monte occorre una struttura che garantisca una formazione certificata, i mezzi adeguati, le attrezzature adeguate, soprattutto la continuità del servizio, cosa non banale per un’associazione di volontari;
tutto questo ha portato una mole di lavoro aggiuntivo che per alcuni va ben al di là della quantità di tempo che normalmente il volontario dedica agli interventi cui partecipa la sua Stazione e che, va ribadito, rimangono tutti volontari e a titolo gratuito siano essi un OSA come pure un TE, un TCO un Delegato, il Presidente in persona.
Queste ultime figure, alle quali si aggiungono gli istruttori a diversi livelli, che al di là della normale attività di soccorritore dedicano altro tempo al Soccorso Alpino per servizi specialistici continuativi (es. TE-TCO-UCR), per l’amministrazione, l’organizzazione o per la didattica, possono essere remunerati e, personalmente, ritengo giustamente remunerati, per un lavoro anche di natura amministrativa che esula dalla missione originaria di ogni soccorritore e che assorbe quasi sempre del tempo rubato alla professione o al lavoro o alla famiglia.
Questo lavoro potrebbe essere fatto gratuitamente da qualche socio particolarmente disponibile o da qualche pensionato?
forse si’, ma il problema, al di la della complessità e delle responsabilità oggettive (penso agli adempimenti fiscali piuttosto che alle disposizioni della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro), è garantire la continuità e la professionalità di una prestazione che non è più facoltativa ma obbligatoria e che quindi va garantita e mantenuta al di là della disponibilità più o meno saltuaria, più o meno competente di qualche socio volonteroso.
Io stesso, pur partendo dalle Tue posizioni prudenti rispetto ai compensi, nell’attuale esperienza di vicepresidente del Soccorso Alpino Veneto (gratuito eh!!), ho avuto modo di verificare che per raggiungere i livelli di eccellenza attuali, la gestione non può più essere affidata al volontario che dedica solo i propri ritagli di tempo;
nel mio piccolo, pur con un incarico “marginale” mi sono reso conto come il mio tempo libero (e parecchi giorni di ferie.. ma non ditelo a mia moglie!) si sia volatizzato in riunioni, telefonate, documenti ecc.ecc.
Allora credo che, responsabilmente, occorra farsene una ragione! poi, sui livelli di retribuzione, sulla quantità di lavoro necessario, sulle trasferte, sull’utilità di una cosa rispetto ad un’altra ecc.ecc. ci si può ragionare serenamente, richiamando tutti a comportamenti etici che sono la base di ogni volontario del CNSAS.
Concordo con il Presidente Baldracco nel richiamo alla realtà delle cose; al di là delle polemiche, alla fine della fiera,
noi possiamo rimanere ai livelli attuali anzi migliorare , certamente facendo di tutto per utilizzare al meglio il denaro pubblico, ricordandoci le nostre origini e la nostra motivazione che sono la nostra forza ,oppure possiamo tornare a 30 anni fa quando ci si comperava l’attrezzatura e si metteva a disposizione pure l’auto propria, quando non si pretendeva nulla e si riceveva un semplice grazie..
ma oggi?
Oggi lavoriamo , di fatto, per il 118, ci sono tempi e modi di attivazione da rispettare, protocolli di intervento rigidi, devi presentare (giustamente) bilanci che giustificano i contributi che ricevi, tenere una contabilità fiscale;
oggi si finisce dal Giudice per aver tagliato un paio di jeans di marca o per aver chiamato l’elicottero e magari l’assicurazione non risponde se non sei “a norma” .. e altre amenità;
Io sono convinto che non si potrebbe neanche più tornare indietro..
semplicemente il CNSAS, così come lo conosciamo, sparirebbe.
Forse è meglio spendersi per migliorare tutti assieme le cose che non funzionano , piuttosto che cercare un punto debole per scardinare una realtà sana, vitale, incredibile nel mondo del volontariato , fatta di soccorritori che regalano il proprio tempo e spesso la propria vita, per salvare altre persone in pericolo.
Solo in CNSA non sta facendo una bella figura? questo paese è malato fino al midollo.
Non ci sono parole per questa vicenda…..Riccardo Innocenti e una persona corretta!!spero si abbia giustizia mi dispiace che tutto il Cnsas nazionale in questo momento non stia facendo una bella figura.
ho letto dell’interrogazione scritta dal Consigliere Provinciale di Trento e sono andato a verificare sul sito del Consiglio l’effettiva esistenza dell’atto: NON SOLO E’ REALMENTE PRESENTE MA LA SCADENZA PER UNA RISPOSTA SCRITTA ERA AL 07/03/2015 ED A 3 SETTIMANE DI DISTANZA (27/03/2015), NON E’ MAI STATA SODDISFATTA (http://www.consiglio.provincia.tn.it/attivita/atti-politici/archivio/Pages/Interrogazione%20n.%201252XV%20a%20risposta%20scritta_459173.aspx?zid=61a02c8c-2fb2-4c4e-b800-19f2dbd87e49) . Basta guardare sullo stesso sito la pagina delle interrogazioni che sono state già evase.
Condivido il pensiero e le riflessioni di Giuseppe Popi Miotti.
La lettera di Innocenti squarcia un velo che, essendo tale, già da anni lasciava trapelare cosa ci potesse essere sotto. Non bisogna generalizzare, ma certamente i documenti prodotti dall’avvocato romano sono quanto meno sconcertanti. Non credo tuttavia che, se confermato, quanto avvenuto nel Lazio possa essere considerato una prassi usuale: sono moltissimi coloro che nel CNSAS e per il CNSAS hanno profuso e profondono energie e passione disinteressate. Quindi potrebbe sembrare ingiusto andare a “mettere il naso” in una organizzazione del genere anche se da più parti qualche sospetto viene sollevato: vedi l’interrogazione rivolta al Presidente della Provincia di Trento proprio su una questione inerente la scarsa trasparenza nella gestione del CNSAS.
Gli aspetti più interessanti del documento Innocenti sono proprio quelli in cui l’avvocato pone dei quesiti circa l’opportunità o meno di avere un servizio di simile peso. Oggi il Soccorso si è trasformato in piccolo centro di potere che gestisce un bilancio milionario, ma già più di quarant’anni or sono, quando ne ero membro e il CNSA era in fasce, nutrivo più o meno gli stessi ora sollevati nell’interrogazione trentina e da Innocenti. Tutti sapevano e sanno che Innocenti dice la verità quando afferma che da tempo, in netto contrasto con il significato della parola che li qualifica, esiste un gruppetto anomalo di volontari che sono profumatamente pagati e rimborsati. La faccenda stride e prima o poi doveva venire a galla: che siano dei Volontari involontari? Come moltissimi altri, in gioventù ho prestato servizio compiendo alcuni interventi ancor prima che “arrivasse l’elicottero” e se andava bene, a fine stagione si veniva “premiati” con materiale alpinistico. Comunque, ancor prima di diventare Guida alpina, pur comprendendo che l’uscita di un dipendente-soccorritore dall’azienda fosse remunerata dal datore di lavoro, mi chiedevo perché invece le Guide non potessero avere lo stesso trattamento: cioè, un professionista, sempre sul terreno, sempre aggiornato, doveva prestare soccorso gratuitamente, essere disposto a perdere eventualmente la sua giornata con il cliente, mentre il volontario non aveva alcuna penalizzazione. Lo stesso valeva per qualsiasi libero professionista e mi pareva profondamente ingiusto. Nel tempo, grazie anche al notevole apporto di fondi pubblici, questa stortura è stata sanata e la creazione della figura dei “tecnici”, una sorta di elite che ha la sua punta di diamante nel corpo docente, ha consentito che le Guide ottenessero il giusto riconoscimento anche sul piano economico. Questa favorevole congiuntura ha portato però anche al formarsi di “gruppi interessati” piuttosto chiusi e oculatamente coltivati, in particolare quelli che si occupano degli aspetti formativi. Era però inevitabile che in un Paese dove pian piano emerge un marciume incredibile, prima o poi, a furia di grattare saltasse anche il fortino del CNSAS, rimasto per lungo tempo ombreggiato dallo scudo del volontariato e del “no profit”. Non molti anni or sono qualcuno ha tentato di fare della Protezione Civile e quindi anche del CNSAS una SpA, di ciò si è detto poco o nulla, ma era evidente dove si voleva andare a parere. Forse sull’impronta di questa logica è nato anche il tentativo attuato da alcuni formatori che qualche anno fa pensarono di fornire privatamente e in concorrenza con il CNSAS, un servizio a pagamento. Fu però fatto loro notare, anche tramite avvocati, che la loro iniziativa derivava dal know-how che essi avevano accumulato come istruttori CNSAS e alla fine il gruppetto rientrò all’ovile; un rientro sicuramente poco elegante. Quindi ha ragione Innocenti quando chiede che finiscano questi conflitti d’interesse di tasca e di spirito che si finge non esistano, ma che peseranno sempre di più nell’ambito di una gestione che dovrebbe essere la più trasparente e liberale possibile. Forse è venuto il momento di ridimensionare il giocattolo e di renderlo più simile al servizio presente in altre nazioni dove il corpo volontario viene utilizzato solo per ricerche su vasta scala, lasciando gli aspetti più tecnici, vedi interventi con l’elicottero, alle sole Guide alpine, magari in aggiunta ai corpi militari (da noi GdF e Polizia) già attrezzati ed addestrati allo scopo. Le spese per la formazione e l’aggiornamento dei “veri volontari” sono oggi certamente troppe e credo poco giustificate. Pur sapendo che moltissimi membri del CNSAS compiono la loro opera con grande sacrifico e a volte mettendo a rischio la loro stessa incolumità, credo quindi che un’analisi più disincantata di come si è trasformato il nostro Soccorso non possa che fare del bene. Bravo Innocenti!