Il Battesimo di Mosè
di Andrea Parodi
prima ascensione de Il Battesimo di Mosè, parete est della Torre dell’Amicizia, Alpi Liguri, 1-2 settembre 2016)
(da facebook, 4 settembre 2016 ore 19.40)
Può esistere una scalata bellissima su roccia friabile? Una torre dimenticata di fianco ad una parete famosa? È possibile sentirsi in pace col mondo bivaccando seduti su un terrazzino friabile sospeso nel vuoto?
Credo che il Battesimo di Mosè me lo ricorderò finché sarò vivo…
Il Battesimo di Mosè sulla parete est della Torre dell’Amicizia, gruppo del Marguareis, Alpi Liguri
Merito del mio amico Fulvio Scotto, che ha tirato fuori dal cassetto una vecchia relazione: una via di Armando Aste e Armando Biancardi sulla fantomatica Torre dell’Amicizia, completamente ignorata nella guida del Marguareis e anche in quella dei Monti d’Italia.
Alta “solo” duecento metri, detta torre è messa un po’ in ombra dalla vicinissima parete dello Scarason. Tuttavia è una struttura molto bella e staccata dai contrafforti vicini.
Mosè Carrara sulla prima lunghezza
La via di Aste e Biancardi passa sulla parete nord, piuttosto rotta ed erbosa, mentre la Est, assai più elegante, risultava ancora vergine: un vero e proprio invito a nozze… Un po’ strapiombante a dire il vero!
Beh! Sarà che ero in vena, ma a me la scalata è piaciuta proprio. Anche a Fulvio, naturalmente. Il fatto straordinario è che sia piaciuta anche al più giovane Mosè Carrara, al suo battesimo su una via nuova nel Marguareis e al suo primo bivacco (per giunta imprevisto) appeso in parete.
Fulvio Scotto sulla seconda lunghezza
Difficile valutare le difficoltà quando bisogna scegliere con cura gli appigli, buttando nel vuoto (possibilmente non in testa ai compagni) tutti i pezzi inutili.
Comunque alcuni passaggi sono da manuale: uno strapiombo giallo con ottime lame e fessure cui aggrapparsi, alcuni traversi su placca con appigli minuscoli, un diedro aggettante con fessura larga, dove ogni tanto riuscivo a incastrare una gamba…
Fulvio alla seconda sosta
Per non parlare del muro finale, verticale e delicatissimo, direi il tratto più friabile della via, e pure difficile da chiodare. Infatti avevo provato a superarlo al buio con la frontale, ma proprio non c’è stato verso: meglio un bel bivacco seduti su un terrazzino inclinato e pieno di scaglie friabili. Ogni volta che ci muovevamo ne cadevano alcune nel vuoto, schiantandosi giù in fondo al canalone.
Andrea Parodi sulla terza lunghezza
Senza piumino, senza sacco da bivacco (meno male che non faceva tanto freddo), con una pietra sotto il sedere che proprio non voleva togliersi di lì: l’unica ferma, imperterrita, al suo posto! E il bello è che mi veniva da ridere. Notte lunga come sempre succede in questi casi, muovendoci ogni tanto per cercare un’improbabile posizione comoda, massaggiandoci braccia e gambe per combattere il freddo e l’umidità.
Poi le prime luci lente e bellissime ad aspettare con pazienza il primo sole (c’è di buono che è una parete est…) per sgranchirsi i muscoli e ripartire.
E finalmente l’ultimo tiro: avevo tutta la mattina per farlo, ma è stato comunque una bella rogna: uno dei più delicati che mi ricordi.
La vetta è bellissima: una cresta aerea con in cima uno spuntone aguzzo. E da lì in due minuti senza problemi si raggiunge il sentiero segnalato.
Le difficoltà della via? Secondo noi c’è tanto VI e VI+. Un solo tratto in artificiale, perché le mie braccia hanno qualche problema di tenuta (la vecchiaia che avanza?) sugli strapiombi friabili dove devi anche trovare i punti buoni per proteggerti… Comunque solo tre-quattro metri di A2, il resto tutto in libera.
Ho scritto tanto perché per me è stata una scalata bellissima e avevo proprio bisogno di raccontarla. Grazie a Fulvio e a Mosè: spero proprio di combinarne altre insieme.
Andrea Parodi, Mosè Carrara e Fulvio Scotto in discesa al Colletto W dello Scarason
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Beh, Mosè, è una gioia sapere che non hai mollato!
Il “nostro” Andrea Parodi è sempre in prima linea, benché già da un po’ (da qualche lustro…) abbia superato i vent’anni. Bravo! Tieni alta la bandiera.
E continua a sfornare le tue magnifiche guide piene di passione. L’unico difetto che hanno è che quelle montagne sono lontane da casa mia. Non si potrebbe spostarle?
Complimenti anche a Fulvio Scotto, altro giovanotto non di primo pelo.
sarà che sono abituato alle rocce Apuane: Biagi-Nerli al Sumbra; diedro dei Carrarini alla N.E. della Roccandagia; diettissima dei Fiorentini alla nord del Pizzo d’Uccello; Piotti-Calcagno alla nord del Bardaiano, solo per fare alcuni esempi, molti le vie con roccia friabile , le definiscono un troiaio, assolutamente da evitare.
Per me invece hanno un anima tutta sua.