Il mestiere di guida

Il mestiere di guida (GPM 044)
Intervista a Giorgio Bertone di Alberto Rosso e Gian Piero Motti
(pubblicato su Rivista della Montagna n. 22, ottobre 1975)

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(3)

Mentre l’alpinismo sta assumendo proporzioni sempre più estese, quali sono i possibili sviluppi e quali i modi di intendere in senso più moderno questa professione? Indubbiamente Giorgio Bertone oggi è l’alpinista più conosciuto in Italia e forse quello che più di tutti svolge un’attività costante e di primissimo piano, senza, per suo merito, raggiungere quei fastidiosi aspetti di divismo abbastanza frequenti in queste situazioni in Italia e all’estero. Ma prima di essere un alpinista di eccezionale bravura, Bertone è una guida alpina nel senso compiuto della parola e uno dei pochi esponenti di questo settore che conduca clienti sulle grandi salite classiche della catena delle Alpi. Per un diverso modo di interpretare la professione di guida, si è staccato dalla società delle Guide di Courmayeur ed esercita la professione come indipendente. La sua indubbiamente non è stata una scelta facile. Ci pare abbastanza inutile presentare Bertone come alpinista, tanto più che numerose delle sue imprese più recenti sono giunte anche alla ribalta dei rotocalchi e della televisione. Molto interessante la sua esperienza californiana, infatti Bertone è stato il primo italiano a venire a conoscenza con questo genere d’alpinismo di cui tanto si parla e discute. In occasione del suo viaggio in Yosemite ha realizzato una impresa prestigiosa: la ripetizione della via del Nose su El Capitan, una liscia e compatta parete di granito alta 1000 metri, un concentrato di difficoltà unico, forse non reperibile nella catena alpina. Tuttavia non vogliamo intervistare Bertone per conoscere le sue esperienze alpinistiche, ma per sapere i motivi che l’hanno indotto a determinate scelte e per capire il suo modo moderno e lungimirante di intendere e vivere il mestiere di Guida Alpina (Alberto Rosso e Gian Piero Motti)”.

L’intervista
Rosso – Se non sbaglio tu sei stata una delle prime guide italiane a percorrere una tua strada, svolgendo la tua attività come libero professionista. Non fai parte di nessuna società delle guide…

Bertone – Il problema che tu mi poni è interessante. Ma vedi, non importa molto far parte o no di una qualsiasi società. È la concezione, lo spirito con cui tu svolgi la professione che importano. E tutto ciò deve partire dal singolo, tu non puoi attendere che la società prenda iniziative al posto tuo…

Rosso – Ecco, a me sembra, almeno dall’esterno, che la società voglia fare un po’ da mamma alla guida…

Bertone – È vero. Troppe guide non hanno iniziativa personale e aspettano che l’organizzazione procuri loro lavoro. In genere tengono un comportamento piuttosto passivo, non si curano di cercare clienti adatti al loro modo di intendere l’alpinismo, ma accettano tutto ciò che viene loro offerto. Per me invece, oggi una guida dovrebbe essere anche maestro, istruttore e consigliere del cliente, ponendogli in una progressione graduale degli obiettivi sempre più interessanti. Non ha più senso guidare il cliente che ti viene affidato tramite l’ufficio guide, portarlo a far una salita e poi riportarlo indietro senza la possibilità di un discorso evolutivo che va ben al di là della professione stessa, ma che può anche raggiungere l’amicizia. A me pare che agire nel modo tradizionale ci avvicini molto alla definizione del tassista della montagna…

Rosso – Bene, ma come pensi e come credi che lo sviluppo della professione così intesa, possa esplicarsi nel contesto dell’alpinismo odierno e futuro? In fin dei conti l’alpinismo sta assumendo proporzioni vistose…

Bertone – Non esageriamo. Secondo me il problema va suddiviso: è vero, c’è un forte ritorno alla montagna, non importa a che livello, comunque a partire dall’escursionismo per giungere all’alpinismo classico, il numero delle persone che si avvicinano a questo sport è in crescita costante, lo credo che in questo senso la professione della guida possa finalmente trovare una completa espressione e possa svolgere appieno il compito che ora per lo più è assunto dalle scuole d’alpinismo. Per molti si tratta infatti di avvicinarsi alla montagna… Ci sono d’altronde organizzazioni molto efficienti in questo senso, solo che forse non sono ancora capite.

Rosso – Ti riferisci per caso ad Aria di Montagna?

Bertone – Certo, proprio Aria di Montagna. Mi pare un’ottima iniziativa, anche perché nei programmi riesce praticamente a offrire interessi e soddisfazioni a tutti i livelli di capacità, dalla passeggiata naturalistica all’arrampicata difficile.
Ecco quindi un campo dove il professionista può esprimersi in maniera più moderna e costante. È un po’ finito il tempo in cui la guida se ne stava nel suo paesetto di fondovalle e ogni estate stava ad attendere i clienti. Una guida oggi deve veramente capire che la sua professione è difficile, impegnativa e che non è più sufficiente essere dei bravi alpinisti. Oggi i clienti sono esigenti ed è giusto che sia così. Molti di loro arrampicano decisamente bene e pretendono dalla guida un rapporto anche culturale. La guida oggi deve saper conversare, deve essere aggiornata sui problemi dell’alpinismo, deve saper offrire al cliente quell’esperienza simpatica e quasi ideale che egli ha sognato durante il periodo di preparazione. Come si può ancora pensare di tacere durante tutta la salita, di trattare il cliente come un inesperto che, silenzioso, senza fare domande, deve seguire la guida che invece sa tutto, ma non dice nulla?

Rosso – Non è certo la figura della guida di un tempo…

Bertone – È evidente.

Rosso – E tu veramente credi che in futuro le guide potranno prendere il posto delle scuole d’alpinismo?

Bertone – La cosa è anche possibile.

Rosso – lo vorrei riallacciarmi a ciò che hai detto prima: in Italia abbiamo una gamma di guide veramente vasta, che spazia da alcune fortissime ad altre molto, molto meno forti…

Bertone – Hai ragione, ma non è questo il vero problema. Certo ci sono delle guide che sono alpinisti fortissimi e altre che invece hanno dei grossi limiti, ma secondo me l’origine di questa differenziazione sta nell’assiduità dell’espletamento della professione. Mi spiego: se tu arrampichi con il cliente una volta la settimana, anche se potenzialmente sei un arrampicatore molto bravo, non potrai essere allenato e lucido come chi arrampica più volte la settimana. Ma sono proprio la tua serietà e la tua coscienza professionale che dovrebbero stimolarti a mantenerti sempre allenato, anche per rispetto di chi si lega a te con totale fiducia nei tuoi mezzi fisici e psichici. D’altronde si sa, andare in montagna con un amico che è della tua stessa forza è una cosa, ma portare un cliente su una salita difficile comporta problemi ben differenti.

A me pare che i problemi più gravi siano di natura psicologica. Il cliente, quando si affida alla guida, non vuol assumersi nessuna responsabilità, si scarica completante del suo bagaglio di angoscia e preoccupazione e lo pone tutto sulle spalle della guida. Egli sa che con la guida non gli succederà nulla, sa che la guida conosce l’itinerario di salita e di discesa, sa che in una situazione delicata la guida saprà trarlo d’impaccio. Per lui la salita si riduce a un esercizio fisico che potrà divertirlo, interessarlo e anche affaticarlo, ma comunque un’attività non disturbata dall’angoscia che invece pesa in misura notevole sulle spalle della guida.

Rosso – Allora tu non pensi che una suddivisione delle guide in categorie potrebbe essere utile e potrebbe chiarire un po’ le cose?

Bertone – Mi poni una domanda difficile. Il problema è molto complesso. Dal lato pratico forse sarebbe anche utile e necessaria, ma resta un problema di fondo molto importante: l’organizzazione competente licenzia un numero troppo alto di guide in certe zone, mentre certe altre ne sono sprovviste. Non è detto che una guida debba obbligatoriamente svolgere la sua attività su gruppi difficili, come il Bianco, dove praticamente la professione è ormai satura. La guida agli inizi della professione, che — sia detto una volta per tutte — sono estremamente difficili e richiedono grandi sacrifici, deve sapersi accontentare, deve saper svolgere un’attività anche di medio e basso livello e — perché no? — anche e soprattutto di carattere escursionistico. Non si può ogni due anni licenziare 30 o 40 guide e poi abbandonarle a loro stesse senza alcuna prospettiva di lavoro. È in questo senso che l’organizzazione è carente ed è proprio per questo che in campo nazionale mi sono sempre battuto. L’organizzazione deve agire in modo che le guide licenziate abbiano una certa garanzia di lavoro iniziale. Abbiamo ancora molto da fare e da imparare. Se tu vai in Francia, per esempio, presso gli enti del turismo e presso gli uffici guide, vive un’organizzazione che programma ogni giorno gite collettive di media e bassa difficoltà. C’è evidentemente un ente locale che lavora in accordo con la società delle guide e stende un programma. Ecco che la guida ha modo di accompagnare i suoi 10 o 12 clienti lungo un percorso che non lo impegna eccessivamente, ma gli permette di farsi esperienza oppure, nel caso delle guide anziane, di continuare a svolgere una professione che ama con più calma e minor impegno fisico. Questo in Italia non esiste ancora… Capisci, pensa quanta gente vorrebbe salire magari fin solo al rifugio Boccalatte o al rifugio Monzino… Non dobbiamo solo e sempre vedere l’alpinista; per molti una giornata così può essere eccezionale…

Rosso – Dunque vorresti creare le guide di escursionismo?

Bertone – No, non hai capito: ci sono già le guide, perché crearne altre differenziate? È solo sufficiente che sappiano adattarsi ai gusti e alle esigenze dei clienti. Secondo me la categoria deve rimanere unita, l’ente organizzatore affiderà i partecipanti a guide che preferiscono operare, per loro scelta personale, su questo terreno.

Motti – Tu credi che alla luce attuale dell’evoluzione alpinistica, dove sembra prevalere una ricerca del piacere e del divertimento e quindi la scelta di itinerari estetici e classici, esista la possibilità di svolgere la professione in senso molto più moderno, ossia nel dare vere e proprie lezioni d’arrampicata in palestra, come per altri sport, come nuoto, tennis, ecc.?

Bertone – Penso proprio di sì. D’altronde è un qualcosa che si fa già anche oggi. Una guida può essere ingaggiata anche per una mezza giornata in palestra, oppure per un weekend in Grigna o in Calanques. Ecco che finalmente la professione assume un significato compiuto, perché anche durante l’inverno e la primavera si può mantenere un contatto con il cliente, mantenendolo allenato, aggiornandolo sulle tecniche più appropriate, facendogli scoprire località di grande bellezza anche al di là del mondo dell’alta montagna, mantenendo con lui quel simpatico rapporto di amicizia e di fiducia che rende piacevole e umano un tal modo di svolgere la professione.

Motti – Se mi permetti, mi sembra che un personaggio come Rébuffat ti abbia notevolmente influenzato.

Bertone – Certo e perché dovrei negarlo? D’altronde Rébuffat è stato il primo a concepire un rapporto di questo genere con il cliente. Egli incarna la figura di chi ha saputo trarre dalla montagna il maggior numero di esperienze positive, illustrando poi ad altri le esperienze vissute.

Motti – Certo un tal modo di svolgere la professione è altamente creativo e soddisfacente, ma ritengo che debba impegnare notevolmente.

Bertone – Gian Piero, lo sai tu meglio di me, se vuoi raggiungere determinati traguardi, non puoi pensare di farlo senza aver svolto una tua lotta, senza una serie di sacrifici. E anche quando i risultati soddisfacenti cominciano ad apparire, non devi cullarti sugli allori, ma è necessario che tu curi la tua preparazione, che ti tenga allenato, aggiornato, che tu legga, che tu non dimentichi nemmeno le esperienze con i tuoi amici dilettanti, coi quali puoi avere uno scambio culturale di grande interesse. È un discorso che certi miei colleghi rifiutano o fanno finta di non sentire. Purtroppo sovente vedo delle guide che fino a metà luglio, cioè all’inizio della stagione, non si allenano affatto e disdegnano di andare in palestra in primavera, di camminare o di svolgere attività preparatoria. Prima di tutto non dimostrano una grande passione, perché le stesse soddisfazioni le puoi avere in palestra o a camminare, come in alta montagna, e mi sorge il sospetto che svolgano la professione unicamente per lucro. Poi sono poco coscienziosi verso il cliente.

Rosso – Si vedono spesso delle guide che prendono con una certa disinvoltura le parti facili o apparentemente facili di un itinerario…

Bertone – Sì, è vero purtroppo. Dico purtroppo, perché anche a me è già capitato di rimanere scottato su quel tipo di terreno pseudo-facile, dove poi succedono gli incidenti più gravi. Poniamo il caso di aver fatto con un cliente la cresta sud della Noire, si giunge in vetta, il cliente è eccezionalmente felice di aver vissuto una giornata ideale e sognata; con l’arrivo in vetta automaticamente si rilassa e abbandona quella costante attenzione che aveva posto durante la salita. Ecco che per la guida la discesa in queste condizioni diviene ben più difficile della salita. D’altronde si sa che inconsciamente su terreno difficile sei costantemente in allarme, ma qui devi assolutamente non distrarti e non perdere d’occhio neanche il più piccolo gesto del cliente.

Motti – Certo in Italia tu sei una delle poche guide che accompagna i clienti su salite classiche di ordine estremo. Come vi sei giunto?

Bertone – Sono arrivato alla professione di guida dopo aver praticato da dilettante l’alpinismo per molti anni e questo spirito mi è rimasto. Ho cercato quindi di trasferirlo nella professione e di inculcarlo anche ai clienti. Ma non è facile seguire questa strada, sia tecnicamente che psicologicamente. Ci sono casi, anche al di fuori del mio personale, di guide che hanno saputo portare avanti un loro discorso a livelli sempre più elevati. C’è chi invece non ha saputo afferrare il concetto e continua tutt’oggi a portare clienti avanti e indietro come fossero pacchi postali e senza cercare di invogliarli a far qualcosa di più interessante e difficile. Sappiamo benissimo che il limite del cliente il più delle volte è psicologico e non fisico, tocca a noi quindi convincerlo che può fare di più, che è in grado di andar oltre il suo limite, insomma è nostro compito creargli quell’autostima che lo ponga in condizione di affrontare con sicurezza e serenità itinerari anche di notevole difficoltà. Ma ciò avviene a poco a poco, con pazienza e con perseveranza. Certo, la guida non deve avere una visione provinciale della sua attività, ma deve sapere aprirsi e spaziare su ogni possibilità.

Egli non deve avere alcun problema ad arrampicare sul granito e sul calcare, in Delfinato, in Dolomiti, nelle Alpi Occidentali come nelle Orientali. Deve essere pronto e aggiornato per guidare clienti in un trekking in Asia o sulle montagne d’Africa e di Groenlandia. All’origine di questo lungo viaggio da percorrere, evidentemente sta una grande passione. È un qualcosa che qualche volta faresti anche gratis, pur di non rinunciare all’esperienza.

Rosso – Il mondo della montagna, che ha una matrice molto tradizionale e conservatrice, credo che sia ancora molto lontano dal tuo modo di vivere ed affrontare la professione di guida. Penso proprio che tu abbia avuto e tu abbia ancora una serie di grosse difficoltà venendo a ripetuto contatto con questo mondo un po’ carbonaro e oscurantista.

Bertone – Difficoltà ce ne sono sempre. Se poi ti ostini a percorrere una via che secondo te è giusto che sia percorsa e se questa via in un certo modo va a incrociare il cammino di altre persone o disturba il loro ipocrita modo di vivere, sta pur certo che le difficoltà non ti mancheranno. Ci sono state difficoltà pratiche, ossia la maturazione dal dilettantismo al professionismo, un passaggio lungo e difficile durato quasi dieci anni, anche se oggi ancora non mi ritengo soddisfatto e non credo di essere «arrivato». Ancora cerco nuove esperienze e nuove forme di espressione: vuoi l’alpinismo invernale, vuoi l’avventura californiana, vuoi la ricerca nel settore tecnico, un tutto che mi arricchisce e mi permette di crescere nella mia direzione. Tu mi dirai che a volte rischio ad affrontare determinati itinerari con i clienti. Forse, ma è un rischio che io cerco di valutare al millimetro: se qualcosa non funziona, se mi accorgo che soprattutto dentro di me non c’è quella serena sicurezza che vorrei, preferisco desistere e tornare indietro. E questo si è verificato sovente.

Il discorso si fa più amaro se parliamo delle difficoltà nei riguardi dell’ambiente. Ma è solo una questione di fiducia in se stessi e di immensa volontà nel continuare il tuo discorso. La gelosia dei colleghi, le calunnie, le insinuazioni più cattive, tutta un’azione creata per distruggerti da parte di chi non ha nessuna iniziativa e nemmeno tollera che qualcuno abbia iniziativa e incrini quel sistema ammuffito e polveroso che a molti, anche nella vita, fa comodo. Ma oggi so sorridere di tutto ciò e volare ben alto su queste che, per me, sono le dimostrazioni della stupidità e dell’ignoranza di certa gente. Certo moralmente mi hanno fatto anche male, soprattutto quando sei solo a combattere e nessuno ti aiuta. Ma è una situazione frequente nei rapporti umani e purtroppo si è così ingenui ed esuberanti all’inizio della professione, da credere che le tue idee innovatrici possano servire anche a chi ti sta accanto… Non voglio essere così pessimista, a qualcuno forse serve. Ma per molti vale la regola che non è importante fare, ma solo distruggere quello che gli altri hanno fatto. Da che mondo è mondo è sempre stato così. Importante è che uno continui e non si abbatta: se hai un obiettivo, certo perdi il tuo tempo a discutere con questi individui.

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Il mestiere di guida ultima modifica: 2018-07-19T05:25:02+02:00 da GognaBlog

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69 pensieri su “Il mestiere di guida”

  1. Il vecchio trucco del dire che “in tutti i paesi è così” è da tempo smascherato.
    In nessun paese chi fa la guida escursionistica è sottoposto e sottomesso a chi fa la guida di arrampicata. Le professioni sono parallele e distinte con parziali sovrapposizioni.
    Soprattutto controllore e controllato negli altri paesi non sono mai la stessa cosa, così come chi rilascia il titolo non è lo stesso organo/ente di chi rappresenta la professione. Cioè da nessuna parte accade come in Italia che il Collegio Guide Alpine formi, valuti e abiliti i propri futuri associati. Come se l’abilitazione a fare il medico te la rilasciasse l’Ordine dei Medici e non l’Università. Tantomeno esiste da nessuna parte il caso surreale come quello degli Accompagnatori di Media Montagna, che vengono formati solo e soltanto dalle Guide Alpine. Che in questo modo si pongono al vertice della catena, controllano e/o frenano l’accesso alla professione, fissano prezzi di formazione completamente fuori mercato nonostante i finanziamenti pubblici al proposito.
    Collegio che è totalmente inadempiente nei controlli verso le attività dei propri aderenti, nonostante la legge glielo imponga. Ma si occupa abbondantemente di protezionismo fino all’estremo, con attenzione maniacale verso tutti gli accompagnamenti di tutto il mondo outdoor.
    Un gruppo dirigente sempre più inadeguato ha preso da anni il controllo del Collegio Guide Alpine, che con la complicità di una legge inadeguata, superata e incompatibile con le normative europee, sta da anni rovinando e alterando il mercato dell’accompagnamento professionale.

  2. Dino, un’altra volta confondi e fai confusione e porti ad esempio la citazione di un giurista che, te lo posso assicurare senza ombra di dubbio, ti dirà le stesse cose che ti ho scritto io, magari in “legalese”…
    Infatti la citazione riguarda il perché il Club Alpino Italiano e non altri soggetti, possa operare in un ambito parallelo senza beccarsi una denuncia.
    La differenza è certo sia di difficile comprensione giuridica e necessita di attenta analisi, un’analisi che evidenzia un limite molto sottile  tra le due situazioni che se avesse avuto per protagonisti altri soggetti oltre al CAI sarebbe stato impossibile da mantenere, considerando che capita spesso che il CAI stesso o meglio le sezioni, facciano difficoltà a rimanervi all’interno (il perché lo sa benissimo il centrale che spesso si trova in difficoltà su queste questioni).
    Il legislatore, in questo modo, ha lasciato uno spiraglio al volontariato che per sua natura tratta temi simili ma non identici al professionismo. e questo in ogni campo, infatti anche altre attività risentono delle stesse problematiche delle Guide alpine.

    ESTRAPOLARE UNA CITAZIONE DAL PROPRIO CONTESTO SPECIE QUANDO QUESTO E’ DIFFICILMENTE INTERPRETABILE PORTA QUASI SICURAMENTE FUORI ROTTA!

    Passando ora alle sentenza 2004 e 2005 che citi, dire che non vi fu compenso nella prestazione è dire una falsità visto che lo stesso Tribunale lo rileva come: “…ricavavano un non esiguo compenso, ancorché nominato come rimborso spese.”

    Questo non significa che in altre situazioni anche senza compenso, non sia rilevabile l’abuso di professione ma evito di dilungarmi su questa pate delicatissima su quale gli stessi magistrati, a volte, hanno difficoltà a rilevare il reato.

    Sentenze:

    Sentenza 9048-2004 Tribunale di Milano

    Sentenza 4626-2005 Corte d’Appello di Milano

    Meglio leggere queste che gli editoriali di una rivista non credi… ?

    Viene comunque da chiedersi come mai gli italiani siano sempre in piazza a chiedere regole e poi quando queste esistono non fanno altro che tentare di demolirle o di “trovare l’inganno”… !?

  3. Durante un convegno sull’abuso delle professioni un eminente Avvocato diceva la seguente cosa che riprendo
    “Ciò significa che vi sono delle attività alpinistiche riservate alle guide professioniste che possono essere svolte anche da altri soggetti purchè operanti senza il carattere della professionalità. Si tratta di una deroga di difficile comprensione giuridica, consentendo lo svolgimento parallelo di medesime attività alpinistiche da parte di soggetti sia inseriti in un ordinamento professionale che estranei ad esso.”
    (avvocato Porta Bormio 2016)
    Quindi sul concetto di professionalità non sono l’unico ad avere dubbi.

    Anche l’altro fatto ( condannati anche senza pagamento) basta leggere il commento del Direttore  sul n.43 di Pareti dove si dice chiaramente che il Giudice ha valutato professionale il modo di insegnare agli allievi e non quello di aver ricevuto un compenso che non c’è stato.

    Mi sembra  che (non solo mia impressione, anche di altre persone Guida Alpina) pensando di tutelare i clienti, la legge si sia spinta molto oltre uscendo dal merito di voler riservare l’accompagnamento alpinistico alle figure che hanno una determinata preparazione.

    Per quanto riguarda il resto, Stefano ti confermo che assolutamente non sono migliore di te o Marcello, anzi vi ho sempre considerato  almeno alpinisticamene”con una marcia in più”,

    Capisco che, vivendo della professione, tu sia molto sensibile sull’argomento e che veda tutto come una minaccia. Però tutto l’ambiente arrampicata e Outdoor si è evoluto e si sta espandendo paurosamente e non è giusto vi siano dei colli di bottiglia ingiustificati.

  4. Dino, sull’argomento montagna ed affini in Italia la confusione regna sovrana. In altri Paesi europei non è così e da da pensare il fatto che pur essendo il Paese che, unico, detiene territorialmente tutte le Alpi, siamo quello meno culturalmente formato… magari invece di invidiare e tentare di soffiare il lavoro alle Guide alpine, le istituzioni dedicate o meglio gli iscritti a tali istituzioni, farebbero meglio a cercare di colmare questi vuoti con operazioni davvero culturali, le quali noi visto che operiamo per lucro non possiamo sempre coltivare, anche se spessissimo operiamo gratuitamente per questi fini (oltre ad  altri meno culturali ma ugualmente importanti) e gli esempi si sprecano ma… bisogna aver voglia di vederli e non soltanto di criticare con smania…
    Tu stesso metti nello stesso calderone argomenti completamente diversi con l’unico scopo quello di far valere la figura dell’istruttore CAI (la FASI la butti lì apposta e sarebbe opportuno che ti leggessi normative e sentenze prima di aprire bocca dicendo emerite baggianate come quelle scritte sul post riguardo l’abuso di professione).
    L’istruttore è un volontario che presta la sua opera amatoriale per piacere di farlo, la Guida alpina quel piacere lo amplifica su altre situazioni oltre a quella basilare del vivere il proprio mondo, e ne fa mezzo di sostentamento (da qualche secolo…).
    Se poi ti senti migliore  (più bravo) di me, di Marcello (tanto per fare due nomi intervenuti) o delle Guide alpine in generale, che problema c’è? Magari è vero… Allora caro mio come abbiamo fatto noi, SENZA CERCARE SCORCIATOIE DI COMODO, presentati alle selezioni e se risulti idoneo fatti i corsi formativi,. i quali vedrai, non sono certo inutili né facili (ma di questo ultimo punto eri già al corrente immagino…)

    Intanto PEACE AND LOVE e buona estate!

  5. Bene. Detto e accertato che la legge 6/89 nasce per ragioni di porre ordine, viene alla luce il problema.

    A mio modestissimo avviso la legge mi sembra “strabica” soprattutto ma non unicamente su due punti.

    Primo punto:

    A me pare che le Guide siano nate e sviluppate per accompagnare le persone in montagna con tutte le, non poche, problematiche tecniche, ambientali e culturali.

    Cosa fa la legge? amplia a dismisura tutte le competenze con tutta una serie di attività che con l’alpinismo e relativo accompagnamento  c’entrano poco.

    Pone al centro “l’uso di attrezzatura alpinistica” e su quel fulcro sviluppa il ragionamento. Sarebbe come se una legge riservasse ai commercialisti qualsiasi attività svolta con la calcolatrice.

    Ma fa, a mio avviso una cosa peggiore. Non dimensiona le risorse umane e finanziarie a disposizione; ossia riserva lo svolgimento di attività alle Guide dimenticandosi poi di stanziare i fondi in maniera adeguata affinché queste attività vengano svolte. Chi fa la Guida giustamente non deve e non può lavorare gratis. Chi le paga o può pagarle?

    Il risultato è che il grande patrimonio materiale e culturale costruito da volontari rischia di deperire.

    Secondo punto: pone come discriminante la professionalità (anche non esclusiva ovvero a tempo pieno).

    Questa discriminante è ambigua, tant’è che nella causa istruttori FASI/Guide il Giudice ha interpretato il termine “professionale” come “modo di approccio agli allievi anche se privo di retribuzione”.

    Morale: la legge parrebbe, a mio avviso, troppo ampia. Nell’ampiezza è andata su aspetti e attività che non c’entrano nulla, senza nessuna motivazione apparente.

    Ad esempio se un Istruttore Cai insegna “pagato” è abusivo se gratis no? La domanda a mio avviso giusta sarebbe: ne ha o no le competenze?

    Se un Istruttore o un volontario chioda o sistema un sentiero (gratis o meno) è abusivo?

    Questi sono a mio modestissimo avviso i motivi che richiederebbero una revisione illuminata delle norme, prima che altri lo facciano in modo scorretto e di parte.

    p.s. Spero di non aver mai insultato nessuno e se l’ho fatto mi scuso. La riservatezza è nel mio modo d’essere; capisco il fastidio di qualcuno ma fa parte del mio  “caratteraccio”.

     

  6. Hai proprio ragione Arianna, infatti LA RIVOLUZIONE NON É UN PRANZO DI GALA (cit. Mao Tse-Tung). Allora falla tu!

    Io sono un rozzo che voleva fare il terrorista, mi scaccolo e mangio con le mani, figurati un po’.

    Peace and Love.

  7. Rozzezza, arretratezza e arroganza viaggiano spesso insieme. Ti ammiro per la coerenza. Ora mi spiego tante cose sullo stato dell’accompagnamento professionale in natura in Italia, da parte di alcuni. E capisco perché siamo fermi a 50 anni fa.

  8. Apparentemente sarei uscito fuori tema e invece no! Nel mestiere di guida ci sta essere rozzi (la roccia o il ghiaccio mica sono tanto delicati…) e dire le cose come le si pensano senza tanti fronzoli senza paura dell’altrui opinione. Guida a tempo pieno, ovviamente. Ciao

  9. Apparentemente sarei uscito fuori tema e invece no! Nel mestiere di guida ci sta essere rozzi (la roccia o il ghiaccio mica sono tanto delicati…) e dire le cose come le si pensano senza tanti fronzoli senza paura dell’altrui opinione. Ciao

  10. Mai cercato di essere raffinato nei modi né leggero con le parole, Arianna, e tantomeno simpatico. Continui a sostenere idee restando volutamente anonima. É un gesto di falsità. Ma che persona sei? E chissá che palle farai a quelli che accompagni e che atteggiamento ambiguo che avrai con loro, mi viene da pensare. Scusami ma resto convinto infine che chi fa sesso male o raramente viva da incazzato perenne e questa è la sensazione che ho. Di certo lo penseranno in molti qui, ma io che sono rozzo, te lo scrivo senza problemi. E mi sembra di essere anche democratico.

  11. Michelazzi l’Europa vuole eliminare gli ordini, albi e collegi non necessari. Ci sono casi in cui ritiene importante e necessario lasciarli, come nel caso delle Guide Alpine ma descrive attività come l’alpinismo ed esclude chiaramente l’escursionismo. Tutele di garanzia di fronte ad attività che rappresentano pericolo oggettivo. Ma indica anche dove le garanzie diventano freni inutili e controproducenti. Il punto sta tutto qui. L’escursionismo deve vivere di vita propria in modo parallelo all’alpinismo e non stare sotto. Non è così in nessun paese europeo e non solo. È un’anomalia tutta italiana, antistorica, sbagliata e che porta a delle distorsioni importanti.
    Si tratta di capire che le Guide Alpine non possono illudersi di avere il controllo e monopolio di un mercato di cui fra l’altro non si occupano nemmeno direttamente ma solo collateralmente.

  12. Wow Cominetti: il machismo rozzo e greve. Che spettacolo. Ecco perché la tua categoria è ferma al 1989 e la legge nacque così vecchia. Doveva rappresentare un mondo di primitivi?
    Mi si spiegano un sacco di cose…

  13. Dino l’Ordine dei Geologi non nasce dal terremoto di Messina… così come tutti gli Ordini e Collegi nascono per ragioni organizzative della Res publica e non per fatti tragici o eventi particolari. Dimmi l’Ordine degli Attuari sulla base di quale catastrofe si sarebbe dovuto formare?
    Le domande che poni trovano risposte sull’ordinamento delle Libere Professioni che da ché mondo è mondo sono state regolamentate.
    Ordini e Collegi, con denominazioni diverse esistono in tutta Europa e nel mondo intero non a caso su un altro articolo del blog ho inserito i link di riferimento dell’Unione Europea.
    La balla che l’Europa vuole eliminarli è sfatabile senza problemi leggendo proprio i riferimenti normativi europei sul sito ufficiale dell’EU, ma da vent’anni non si sente parlare d’altro, tanto l’italiano è facilmente orchestrabile e confonde categorie artigianali come quella, ormai purtroppo per loro famosa, dei tassisti con la Libera Professione.
    Nel 1989 è stata regolamentata la Professione di Guida alpina che già faceva parte di una precedente legge del 1981 (oggi ormai abrogata) e che ha dato la posizione giuridica idonea ad un mestiere che in effetti aveva caratteristiche di Libera Professione e non di mestiere (oggi in genere gestiti dalle Camere di Commercio ). Per alte informazioni ti consiglio di spulciarti un po’ (“un po’” è un eufemismo vista la quantità di nozioni) i vari codici che parlano di Libera Professione.

  14. Dino fai una tale confusione che fai scappare la voglia di risponderti. Se qualcuno é informato, per favore lo faccia.

    Arianna, fai proprio pensare che il fallo cui alludi sia quello che ti manca.

    Se poi vi firmaste per intero fareste bene e dareste corpo alle vostre parole che cosí, anche quando giuste, svaniscono nell’aria di un inutile e fastidioso anonimato.

  15. Allora dopo tanti messaggi un punto è chiaro.

    Moltissime Guide fanno la professione part time. Ovviamente vivendo spesso dalle parti di Cortina lo sapevo già ma volevo sentirmelo dire. Certo alcuni fuoriclasse ( altra cilindrata come dico io ) ci sono e esercitano full time ma ……. che fatica. Tanto di cappello, anche se …… attenzione che ci sono centinaia di professionisti che si fanno un mazzo tanto per campare (lo dico per esperienza è quello che crea il caratteraccio). Lo fanno perché hanno un carattere creativo e indipendente e spesso per pura  casualità della vita.

    Spero su questo punto si possa essere d’accordo.

    Secondo punto. Scuole d’alpinismo, Guide e Istruttori esistono da ben prima la mitica legge Bassanini. Ora non ricordo me chiedo aiuto: prima della 6/89  esisteva un’altra legge?

    Chiedo perché io faccio l’istruttore dal 77 e non mi pare che prima del 89 ci fossero stragi. La legge è stata fatta a fronte di fatti tragici o perché ……….. c’era un qualche interesse a farla?

     

     

     

  16. Cominetti: il diritto di anzianità mi mancava. Si aggiunge un altro piano che fa crescere in altezza la “torre d’avorio” citata in modo azzeccato da Merlo.
    Inizia a sembrare un grande orgoglioso fallo. Che con l’anzianità può diventare problematico e porta a rivendicare le glorie del passato come un diritto di prelazione. Fino alla presunta competenza estesa a tutte le professioni altrui, compresa quella della divulgazione ambientale e dell’interpretariato. Sempre più richiesta dal mercato, non praticata in nessun modo ma considerata una parte che può sostenere nel vano tentativo erettile il fallo tanto amato.
    Ho sentito spiegazioni naturalistiche da guide alpine che mi hanno fatto immaginare la figuraccia che farei io (che a titolo personale ho sempre scalato) se accompagnassi in ascensione.
    Tranquillo. Il giocattolo è tutto vostro. E il fallo gigante si staglierà per sempre fino a toccare il cielo…

  17. Il punto Michelazzi è che tu pensi di poter recintare anche tutta la parte che non coltivi ben oltre il tuo orticello e che sarebbe demaniale per centinaia di chilometri, impedendo agli altri non solo di coltivare ma anche di solo di passarci.

    E con l’esempio della FIOM speri di arrogarti per storpiatura il diritto alla difesa a oltranza, anche contro la logica, per il semplice fatto che nel gioco delle parti devi portare a casa quanto più possibile. È il famoso corporativismo. Bravo: sei stato più bravo ed efficace del dizionario citato.

  18. e brava Arianna… stavolta ti rispondo… di solito evito visto l’atteggiamento livoroso con cui ti esprimi…
    noi coltiviamo orticelli e ben venga, il contadino è un bellissimo mestiere e tu invece di questo orticello che coltiviamo da sempre,  vorresti fregarti le verdure che abbiamo prodotto?
    Prova a dirlo alla FIOM che sono corporativisti e che difendono gli orticelli ma dillo da lontano mi raccomando… spero tu possa comprendere la metafora.
    Peace and love

  19. Ma tutti uniti nella difesa dell’orticello e dei recinti.
    No, no. C’azzecca perfettamente.

    Dal dizionario Sabatini-Coletti:
    corporativismo
    [cor-po-ra-ti-vì-smo] s.m.
     

    1 Teoria e prassi politica e sociale propria di regimi autoritari, in partic. del fascismo, la quale, partendo dalla negazione del concetto di lotta di classe, sostituisce al sindacato la corporazione professionale, nella quale sono presenti sia i datori di lavoro che i lavoratori

    2 estens. Difesa a oltranza dei propri interessi da parte di particolari categorie professionali

  20. Siamo tutti cosí precari che tenersi agli appigli é piú sicuro che lavorare in banca!

    bella frase…il mondo è cambiato per tutti…ma non è proprio così.

     

    Te lo potrebbe confermare un mio buon amico da poco andato in pensione.

  21. Arianna, dimenticavo… Lascia perdere termini come “corporativismo” per favore, perché se c’è una categoria di teste indipendenti, individualisti e difficili da tenere insieme, sono proprio le guide alpine.

  22. Arianna, ricordano il periodo attuale, in cui molte cose sono cambiate dai tempi di Bertone e pure dai miei.

    Secondo me Merlo ha pure lui il dente avvelenato per qualcosa che gli era stata promessa e poi tolta o non data, mi sembra. Posso sbagliarmi, eh? Personalmente non condivido sempre totalmente le scelte del Collegio Nazionale delle guide alpine ma semplicemente perché non siamo tutti uguali, per fortuna. La tutela della nostra professione é una delle sue missioni tra cui ci sta la regolamentazione delle figure che operano in ambito naturale, anche per diritto di anzianità oltre che di competenza.

    La libera professione poi ognuno la pratica come meglio crede purché nel rispetto delle regole e degli altri. Fossimo tutti uguali e omologati (a parte i corsi che per forza di cose devono osservare una certa uniformità) ci riuscirebbe impossibile di adattarci costantemente alle situazioni che la natura impone. Perché la natura è sempre diversa e mutevole.

  23. Ma se quelle descritte sono le guide democristiane, quelle attaccate al Corporativismo quale epoca storica e corrente politica vi ricordano invece?

  24. Marcello complimenti!
    Hai fatto una sintesi perfetta che non ha bisogno di nessun altra parola a riguardo, caratteraccio compreso…

    Grazie! (e dico sul serio!)

  25. Il part time va bene, non si deve pretendere troppo da se stessi e si puó essere buone guide alpine ma non si entra mai nella dimensione del “mestiere” totalizzante, nel bene e nel male. Ho dei colleghi che non hanno mai dormito in tenda sulla neve e che se non si siedono a tavola la sera sempre alla stessa ora per tutta la vita vanno via di testa. Sono esempi ma costoro vanno bene per fare certe cosette in montagna, sono solitamente preparatissimi sulle manovre di autosoccorso e soccorso organizzato, quando non sui lavori in fune (oggi attualissimi), vestono perfettamente i capi appena usciti o che usciranno la stagione successiva e sanno tutto sulle Marche di attrezzatura da montagna, sulle vie appena aperte giá pubblicate sui social… Sono dei democristiani dell’alpinismo e hanno i clienti che si meritano. Va benissimo anche cosí.

    Ricordo una frase profondissima di Alberto Paleari: per essere dei buoni professionisti occorre non essere affatto professionali.

    Part time o tempo pieno é una questione di carattere. Al tempo pieno si addice maggiormente un caratteraccio. Giuro che serve!

  26. Tanto per stemperare le solite pallose polemiche butto il discorso sul tempo pieno e il part time.

    Si é sempre detto che di solo mestiere di guida non si campa e bisogna fare dell’altro… Ebbene, questo, che nel tempo per me é divenuto un luogo comune, a suo tempo aveva rappresentato lo stimolo più grande a fare la guida e basta. Certo, non bisogna starsene ad aspettare i clienti ma bisogna proporsi un po’ alla Bertone e soprattutto non avere paura delle scomoditá. Girare le Alpi o le montagne del mondo é bellissimo, intendiamoci, ma é anche molto scomodo e… complicato se hai una famiglia. Io mi sono “sposato” 3 volte perché viaggiavo molto e tornavo a casa per fare la lavatrice e ripartivo il giorno dopo. Alla lunga é durissima e sogni di startene chiuso in casa senza vedere nessuno. Dopo tanto girare i tuoi desideri sono invertiti rispetto a quelli dei piú. La vacanza é startene a casa e per me é cosí. Ma vivo nel posto che più mi piace sul nostro pianeta, quindi non mi serve altro quando sto a casa. Credo che alla base ci sia un misto di inquietudine e sfrontato senso pratico. Elementi che fanno vivere perlopiú da disadattati nella società e allora si scappa codardamente in Himalaya, in Patagonia o ai poli, nei deserti, lungo il Mediterraneo o nei bassifondi sudamericani di qualche paese in bilico e con qualche montagna appetibile…

    Se fossi nato 100 anni fa avrei fatto di sicuro il pistolero, oggi farei il terrorista se fossi piú coraggioso (ne ho pieni i coglioni di troppe cose) ma ho trovato la  mia strada sui monti e quindi faccio la guida alpina. Sempre meglio che lavorare (cit. Cesare Maestri).

    Siamo tutti cosí precari che tenersi agli appigli é piú sicuro che lavorare in banca!

     

  27. Io credo che anziché tentare di ampliare gli “orticelli” bisognerebbe tentare di ridurli al minimo.

    Quindi la tutela pubblica per l’alpinismo e l’arrampicata dove se si sbaglia un nodo si muore. Tutto il resto libera concorrenza .

  28. E allora, palle comprese, devi stare nella gabbietta inadeguata, antica, sbagliata, in contrasto con tutte le normative europee, della tanto amata legge 6/89. Ad esempio senza poter uscire dalla Regione Lombardia… Con fierezza, ma con rischio di claustrofobia territoriale e senza diritto di voto (ma in un altro commento, stai tranquillo, c’è chi dice che chi ti sta sopra potrebbe tener conto delle tue opinioni).

  29. Cara Arianna,
    sono un AmM fiero della preparazione che il corso AmM mi ha fornito, fiero del lavoro a tempo pieno che sto portando avanti da quasi 15 anni, fiero del fatto di aver potuto dare un lavoro a tempo pieno ad un mio collega AmM e il tuo commento si aggiunge agli altri sotto il capitolo CHE PALLE
    Scusa, ma quando ce vò, ce vò
    Fabrizio

  30. Fabrizio: GAE che chiedono alle Guide di essere lasciate in pace e di levarsi dalla testa l’idea di essere il dominus di tutto l’accompagnamento, che è la grande stortura di fondo italiana che altera tutto il contesto.
    Come sempre Lorenzo Merlo c’entra il nodo della questione nella “torre d’avorio”: nulla da aggiungere. Sulla comunicazione spero davvero che non lo ascoltino perché ogni giorno assisto godendo ai clamorosi autogol delle Guide Alpine e relativi sottoposti. Roba da manuale…
    E tu, da “schiacciato” nel Collegio in cui chi si occupa d’altro fa per te il bello e il cattivo tempo per te, credi che il problema sia l’abusivismo (e magari ti riferisci pure alle GAE…)?
    Sicuro fra l’altro di fare l’AMM e non la GAE? Un’occhiata alle tue attività le ho date e avrei più di un dubbio… Credo che la tanto amata 6/89 stia un po’ stretta al tuo corretto modo di interpretare il mercato dell’escursionismo. Ma forse devi scegliere anche tu come tanti se fanno più comodo i distintivi e i recinti o la realtà.

  31. Dopo aver inserito il primo commento e aver letto gli altri 36 che hanno seguito, mi viene in mente un unico pensiero: CHE PALLE
    Guide contro guide, GAE contro guide, AmM contro tutti visto che, come all’epoca delle suffraggette, non hanno nemmeno il sacrosanto diritto di voto.
    I professionisti della montagna hanno un problema, un grosso problema se usano un articolo su Bertone (ma anche su FB e altri canali di comunicazione) per ribadire le solite trite e ritrite posizioni.
    Andiamo pure avanti così, tanto l’abusivismo regna imperante e quello sì che si porta dietro tutti i rischi legati alla sicurezza
    Fabrizio (AmM)

  32. Piú che nascosto, escluso.

    La mia proposta di gestine della comunicazione – avviate circa trent’anni fa – accettata per un paio d’anni, è stata nel tempo, da parte mia, riproposta senza esito alcuno, neppure una risposta.

    Successivamente, le mie proposte specifiche, sempre in contesto di comunicazione, che si sono poi succedute negli anni, hanno vissuto il medesimo esito.

    A suo tempo ho regalato un argomento culturale sulla sicurezza, utile alle guide. Dopo essere stato accettato, hanno preferito abbandonarlo nonostane il suo riscontro positivo soprattuto in contesto Nazionale

    Cavalcandolo avrebbero potuto fare molto per la cultura della montagna e per loro stesse.

    Come non ho mai cessato dall’interno, di esprimere il mio pensiero critico nei confronti delle guide, così seguito a fare dall’esterno.

    Ma, salvo appunto che in un’occasione e per merito di un preciso presidente, non c’era dialogo sul tema.

    E non per inettitudine al tema della comunicazione, che pure c’era, quanto piuttosto per quella posizione, in cima alla torre d’avorio, dalla quale le guide hanno sempre pensato di bastare a sè stesse in quanto tecnicamente inappuntabili. E in quanto con una legge a loro vantaggio. Tutto il resto sarebbe venuto da sé: riconoscimenti e mercato.

    Purtroppo previsione sbagliata.

    ////

    Non ipotizzo nulla. Riferisco.

  33. Lorenzo, questo ha espresso Bertone ed è quello che è successo: “Secondo me la categoria deve rimanere unita, l’ente organizzatore affiderà i partecipanti a guide che preferiscono operare, per loro scelta personale, su questo terreno.”
    Non si sono creati nuovi collegi ma si è inserita una figura di Guida che opera sul terreno escursionistico (il nome cambia proprio niente ed è stato deciso in ambito internazionale al quale anche noi ci adeguiamo) . L’asticella spostata di cui ho scritto da una mano a capire.
    Certo che ne sai una più del diavolo e tutti ti raccontano tutto eh… sei l’unico che io conosca, il quale ha cognizione su tutto ciò che hanno fatto i vari presidenti e i vari direttivi negli ultimi 30 anni… ma rimani nascosto nell’ombra alle riunioni e poi ipnotizzi i vari presidenti per farti raccontare le verità nascoste?

    In ogni caso tanto per sfatare un po’ il mito, il diritto di voto degli AMM è garantito al rappresentante eletto al direttivo regionale/provinciale, mentre non è previsto né in assemblea né al nazionale e questo per un semplicissimo motivo, sbagliato quanto vuoi ma siccome a suo tempo, ciecamente,  la figura fu istituita come di tipo regionale,  nelle discussioni a carattere generale, nazionale e/o internazionale (leggi UIAGM) era ovviamente esclusa la sua partecipazione.
    Se però partecipassi alle assemblee sapresti che i Collegi i quali
    hanno istituito la figura di AMM, indicono parallelamente un’assemblea degli stessi  dedicata alle loro problematiche specifiche oltre poi alla partecipazione a quella generale dove l’espressione non è vietata.
    Su questo comunque ci sono già diverse mozioni da parte del Collegio nazionale nei confronti del Ministero (ora dipartimento) che è l’unico il quale può portare o riportare, la situazione in equilibrio democratico ma anche qui si deve partecipare alla vita delle Guide per saperlo.
    Tempo pieno sì, part-time forse? Bisogna smazzarsi ad allenarsi, ad essere sempre pronti, procacciarsi il lavoro, bilanciare in qualche modo le stagioni negative che non portano guadagno… ecco alcune cose che un part-time non può capire perché non le vive, mentre un tempo pieno capisce eccome… svelato l’arcano.
    Peace and love

     

  34. Lorenzo Merlo coglie nel segno e racconta il segreto di pulcinella.
    Nessuna GAE dice che le Guide Alpine non devono accompagnare anche in escursionismo: non ce lo sogniamo neanche, tranquilli.
    Ma che le pretese di esclusiva sono inaccettabili e antistoriche.
    Come per la figura dell’AMM che non ha avuto successo presso il pubblico, perché inadeguata fin dalla nascita per i limiti e il taglio tecnico-sportivo non richiesto dal pubblico. Perché non fotografava il vero mercato dell’escursionismo ambientale basato sul lavoro di interpretariato (la nostra figura si chiama così nei paesi anglosassoni infatti: “interpreti del patrimonio ambientale”) su cui le GAE si formano continuamente e profondamente basando il proprio lavoro sulla divulgazione e la preparazione anche culturale.
    Inadeguata la figura degli AMM anche perché gestita assurdamente e schiacciata da un’altra figura professionale che aveva altri intenti, come giustamente sottolineato. Ma anche soffocata dalla logica ordinistica, così poco dinamica e attendista per una rendita di posizione che non esiste più da lustri, ma ancora viene attesa come una manna da schiere di illusi (lo dico davvero senza offesa, ma solo per sottolineare che viene ancora venduto il prodotto “avrete l’esclusiva” agli aspiranti AMM per poter vendere corsi a prezzi completamente fuori dal mercato della formazione).
    AIGAE ha uniformato la formazione e soprattutto si è adeguata alla legge 4/2013 obbligando i propri soci alla formazione di aggiornamento. In pochi anni una GAE ha comunque fatto molta più formazione di un AMM e molto più completa e variegata.
    Basterebbe pretendere che le GAE, mestiere che esiste veramente e sta avendo successo portando grandi benefici per i territori rurali, siano iscritte alle associazioni di categoria previste dalla legge con tutte le garanzie che ne conseguono: formazione di accesso, di aggiornamento, sportello del consumatore, assicurazioni RC robuste.
    E accettare come in tutti i paesi, compresi quelli tanto citati come esempi di internazionalità della Guida Alpina, che l’escursionismo e l’alpinismo siano ambiti separati. Con sovrapposizioni ovvie ma dove non può esistere il concetto che una professione domini sull’altra.
    Si potrebbero attivare utili e sani scambi di competenze, come avviene quotidianamente nelle decine di gruppi/aziende misti di GAE e GA. Che sono poi quelli che guarda caso vengono premiati dal mercato.
    Via il paraocchi. E sveglia!

  35. Bertone dice che, oltre alla Guida, non servono altre figure professionali per le attività della montagna.

    Se non fraintendo, Michelazzi dice che creando gli Amm si è compiuta l’idea di Bertone.

    C’è qualcosa che non quadra.

    Indipendentemente dalla mia capacità di cogliere il significato che vogliamo dare alle parole, il presidente delle guide dell’epoca, a domanda diretta, mi confermó che gli Amm erano stati voluti dalle guide per poterne gestire la formazione (leggi, giornate di lavoro) e le iscrizioni al collegio (leggi, introiti).

    Gli Amm sono dunque esisti come espediente per fare cassa in prospettiva del crescente mercato dell’escursionismo. In piú, per molti anni, fino a poco fa, valevano zero. Leggi che neppure gli era stato concesso il diritto di voto.

    Dunque, indipendentemente dalla mia capacità di cogliere il significato delle parole, mi pare che la direzione allusa da Bertone fosse un’altra.

    lorenzo merlo guida di serie b, quasi guida, guida velleitaria, guida a tempo alterno, guida ma non guida, guida che non vale. Finchè non avremo una definizione delle guide che non esercitano a tempo pieno non si potrà avere un’uniformità di firma.

  36. Sono convinto che il lavoro di Guida sia bellissimo ma molto difficile e impegnativo.

    Non so però quante siano le guide che riescono a farlo a tempo pieno, anche perché non sempre si può essere nella piena forma fisica, allenamento etc etc.

    Poi il tempo passa per tutti e quindi se fossi una Guida mi porrei davvero il problema. Devo dire che ammiro molto chi riesce a farlo a tempo pieno e fossi nel Cai utilizzerei a pieno l’opera e l’esperienza di quelle Guide per molte attività.

  37. Infatti quando si leggono i libri di Bonatti non ti fanno venir voglia di scalare mentre quelli di Rebuffat hanno acceso animi di giovani spingendoli alla bellezza della scalata…. questione di carattere…

    Bertone ha dimostrato la possibilità di fare la guida in modo alternativo, con sponsor ed in modo autonomo, ha rotto con il passato ed ha dato il via ad una nuova mentalità del professionismo

  38. Vorrei ricordare che l’articolo su Bertone verteva sul fatto che le “vecchie” guide vivevano esclusivamente di salite ormai “classiche” tipo normale al Bianco e cose di questo genere mentre Bertone ha cambiato questo modo di fare la Guida accompagnando i propri clienti ( amici) a fare salite piu’ impegnative o prime ascensioni ( come Rebuffat d’altronde…)

    Mi sembra che portare clienti a fare ascensioni impegnative e anche prime,  lo faceva anche Bonatti. Che però ha sempre dichiarato di non essere una buona guida, perchè la professione di guida la faceva per necessità e non per passione.

  39. LUCA VISENTINI  hai ragione, la nostra categoria dovrebbe dare un segnale di altro tipo.

    Michele Guerrini

  40. Vorrei rispondere ad Arianna ( che non conosco ma mi farebbe piacere per fare quattro chiacchere..) parando della mia esperienza ( solo poco piu’ che ventennale…ciao Marcello ! ) senza troppo generalizzare gli argomenti per non tornare sulle discussioni di qualche blog fa tra G.m.M, GAE e Guide Alpine…

    Ho semplicemente scritto alcune mie personalissime riflessioni partendo dall’intervista di Bertone e vorrei rimanere in tema. Credo che la maggior parte dei colleghi Guide Alpine , svolgano la propria attività in ambito alpinistico ( con questo termine vorrei racchiudere tutte quelle attività dove è necessaria  una conoscenza approfondita dei sistemi di sicurezza con corde, sistemi DPI, ecc), ambito per cui le guide hanno fatto un iter formativo particolare e ” unico” rispetto ad altre associazioni. Le guide oggi lavorano con società, enti, associazioni e mettono a disposizione questa professionalità.

    Poi svolgono attività con singoli o gruppi (  normati a seconda delle salite ) per accompagnarli  su pareti facili, difficili, creste, trekking e quant’altro.

    Ognuno di noi ( con il tempo, l’esperienza,a secondo del luogo di provenienza e altre variabili che non sto’ qui ad elencare….cultura perchè no..? ) sceglie e gestisce il proprio lavoro come meglio crede e personalmente l’accompagnamento sui sentieri è cosa rara credimi ( anche se a volte capita e mi fa comunque piacere farlo ) ed avviene esclusivamente con i miei clienti, cioè quelle persone che da anni si affidano al sottoscritto per scalare, per picozzare e qualche volta per accompagnare la loro famiglia o amici a fare una bella passeggiata in montagna. Con questo non credo dovrei chiamare qualche GAE o GmM per quelle occasioni tanto piu’ che questi clienti potrebbero benissimo farlo da soli vista la visibilità su internet di tutti i professionisti, ma MI chiamano per il rapporto instaurato negli anni ( piu’ per l’amicizia che per la competenza necessaria alla gita).

    Credo ( ma non conosco tutte le guide d’Italia ) che l’accompagnamento sui sentieri da parte delle Guide Alpine sia una infinitesima parte del loro abituale lavoro e lo facciano comunque in modo professionale.

    Vorrei ricordare che l’articolo su Bertone verteva sul fatto che le “vecchie” guide vivevano esclusivamente di salite ormai “classiche” tipo normale al Bianco e cose di questo genere mentre Bertone ha cambiato questo modo di fare la Guida accompagnando i propri clienti ( amici) a fare salite piu’ impegnative o prime ascensioni ( come Rebuffat d’altronde…)

    Ecco, il mio pensiero è che fare la Guida Alpina lascia spazio all’iniziativa personale che ti permette la salita “commerciale” ( per la pagnotta come dici tu) ma altre tantissime attività che a pertire da Bertone e quelli come lui si sono sviluppate.

    Michele Guerrini

  41. Anche perché mi piacerebbe proprio sapere chi ha realizzato, soltanto per citare le ultime due di una serie che sta stravolgendo sempre più le vie normali e naturali delle Dolomiti, la nuova ferrata del Cristallino d’Ampezzo e l’attrezzatura del tratto chiave sul Sorapiss.

  42. LUSA ma te sei della CISL della CGL o della UIL ?

     

    per uno che, sei sui interventi, sempre  propaganda il ritorno all’ambiente selvaggio, allo spopolamento dell’ambiente montano, allo smontaggio delle ferrate, e via  così….è un pò strana questa esclusiva propensione per “qualcuno” e SOLO ! lui ti possa prendere per mano e condurti lungo i sentieri selvaggi.

  43. Sono dell’idea che le Guide debbano avere il totale monopolio dell’accompagnamento in montagna. Troppe figure, troppi orticelli vi sono in giro. Chi vuole accompagnare può benissimo farsi un bel lungo e preparatorio corso da Guida!

     

  44. “...le guide a mio modesto parere dovrebbero tornare al passato e ricominciare a vivere la montagna come le grandi guide della storia…”
    Bella frase…

    Contattami ed organizziamo, i prossimi sei mesi sono a carico tuo, famiglia compresa, questo era il mercato delle gradi guide della storia…
    E’ un po’ cambiato l’ambiente però… o no?
    Bertone nel suo intervento non ha fatto altro che anticipare ciò che è la guida attuale, anzi, l’asticella si è spostata ancora oltre le sue idee.
    Insieme a Desmaison (col quale condivideva pure le imprese alpinistiche) fu uno dei precursori delle sponsorizzazioni e della pubblicità della figura, atteggiamento che non piaceva alle guide “silenti” dell’epoca che lo contestarono ampiamente.
    Oggi il mercato è cambiato esponenzialmente rispetto ai tempi del’articolo ma è interessante come Bertone li abbia anticipati nelle sue riflessioni.

    A proposito… a tutti quelli che tentano di revisionare storia e attualità continuando a propagandare che l’escursionismo non è mai interessato alle guide, consiglierei di leggere attentamente ciò che dice in questo articolo del 1975… :
    Rosso – Dunque vorresti creare le guide di escursionismo?
     
    Bertone – No, non hai capito: ci sono già le guide, perché crearne altre differenziate? È solo sufficiente che sappiano adattarsi ai gusti e alle esigenze dei clienti. Secondo me la categoria deve rimanere unita, l’ente organizzatore affiderà i partecipanti a guide che preferiscono operare, per loro scelta personale, su questo terreno.

    Ed è quello che successe nel 1989 con la creazione della figura dell’Accompagnatore di media montagna.

    Né più né meno…

  45. Vedi Arianna, faccio la guida alpina da 34 anni e credo a modo mio di avere portato pure qualcosa di nuovo a questo mestiere (io lo considero ancora un mestiere -almeno il mio- anche se si parla giustamente e legalmente di professione) che è anche la mia più grande passione. Detto ciò, aggiungo che ho tanti amici che sono guide ambientali escursionistiche, accompagnatori di media montagna, istruttori Cai, ecc. gente in gamba e pure no, come in ogni ambito, ma quello che noi guide alpine abbiamo sempre tenuto ben presente è stato ed è tutt’oggi la nostra posizione di fronte alla legge. Vedi probabilmente a fronte delle grandi (a volte enormi) responsabilità che ci prendiamo, ma questo senso profondo credo che io e i miei colleghi tutti lo avvertiamo come un qualcosa di imprescindibile.
    Non credo che fare avanzare il turismo sia sempre e comunque una cosa giusta da fare, come tu sostieni. Ho visto con i miei occhi luoghi meravigliosi deteriorarsi anche per colpa mia (Selvaggio Blu in Sardegna è solo uno) e di questo ho sofferto e soffro molto. Quindi, non è tutto oro ciò che luccica.
    Tornando all’aspetto legale e di rispetto -si perché di rispetto si parla quando ci si rapporta a categorie professionali, colleghi, conoscenti, ecc., in una parola al “prossimo”- mi sembra solo una grande convenienza opportunista quella di formarsi in poco tempo e in maniere disomogenee come accade a voi guide GAE. Poi per carità, strada facendo ognuno svilupperà capacità e conoscenze fino a diventare una buona guida escursionistica, ma il rispetto verso chi fa questo mestiere da secoli e la garanzia iniziale verso l’utente (L’appassionato a me suona meglio, ma voglio essere chiaro), dove li mettiamo? Ci sono anche parroci abilissimi a guidare gruppi composti da decine e decine di ignari ragazzi che vanno in posti dove io al massimo accompagno 4 persone.

    Gli Accompagnatori di Media Montagna che fanno un corso costoso e lungo allora sono dei fessi? Si, mi dirai, sono formati dalle guide alpine….Ma questo può solo rappresentare una garanzia per chi fa i corsi e poi andrà a lavorare tutelato da una legge dello Stato.
    Siccome sono anche appassionato di mare, faccio il paragone con quelli che prendono la patente nautica in un wekk end (giuro che si può, pagando salato) e poi si mettono al timone di una barca di 20 metri portando altre persone e fanno casini mostruosi quando non naufragi.
    Le scorciatoie non fanno bene a nessuno, neppure ai sentieri, e immagino tu lo sappia.
    Confermi il tuo dente avvelenato quando poi parli di nichilismo. Ma sai cosa significa? O la rabbia ti ha annebbiato le capacità cognitive?
    Il Collegio delle guide alpine non vuole ostacolare nessuna professione a patto che quest’ultima rispetti le regole che necessariamente bisogna avere quando si cammina in tanti (troppi?) sullo stesso sentiero, ma saprai anche che dai sentieri si può anche cadere e farsi molto male e quindi è utile darsi delle regole ferree e chiare. Le scorciatoie non portano da nessuna parte.

  46. il NOSTRO problema è che non è chiara questa differenza al Collegio delle Guide Alpine, che continua ad agire e muoversi in logica di totale monopolio del mondo sia alpinistico che escursionistico. Pretendendo un’esclusiva e dei recinti protezionistici con cui si vorrebbe impedire, per fortuna senza riuscirci, di lavorare a me e ad altri che vogliono solo guadagnarsi la pagnotta con il proprio sacrosanto lavoro. Andando ben oltre il ridicolo, come con il giochetto delle ordinanze per quote altimetriche per stabilire cosa è alpinistico o meno in base a un’altezza topografica senza altri elementi. Ho il dente avvelenato certo. E non solo io. State un po’ sulle “scatole” a tutti quelli che trainano le economie dei territori rurali e a tutti quelli che ne usufriscono direttamente o indirettamente. Perché tra le Guide Ambientali Escursionistiche iniziano ad essere sempre di più quelle che lo fanno come unico mestiere. E questo fa una bella differenza per i territori montani. Si chiama turismo e sarebbe in teoria la prima economia del paese. Chi la frena è un nichilista egocentrico che pensa solo al proprio predominio o primato. E quindi è un irresponsabile.

  47. Arianna cara, Bertone non era affatto “guida di una volta”. Infatti venne intervistato perché aveva delle idee diverse da quelle delle altre guide del suo tempo. Le differenze che fai notare tu tra escursionismo e alpinismo e accompagnamento tecnico sportivo e divulgativo ambientale, sono ben chiare a ogni guida alpina cosi cime lo erano certamente a Bertone. Ogniqualvolta parli delle guide alpine viene fuori il tuo dente avvelenato, generalizzi superficialmente e pensi che noi guide alpine si sia una manica di deficienti presuntuosi e montati.

    Personalmente credo che sbagli di grosso perché conosci poco l’argomento. Se cosi non fosse, quale è il tuo problema?

  48. Piccinini ti ringrazio per le osservazioni su di me, dovró scrivere meglio per farmi capire, ma tu proprio non mi aiuti a comprendere e forse confermi i miei dubbi. Grazie comunque.

  49. Caro Panzieri, le tue riflessioni di tono leggermente sentenziatorio e passami il termine, supponente, sono il fulgido esempio di “simpatico casino”.

  50. Non è che a forza di voler inventare dei divertimenti e dei mestieri per inseguirli ci si è persi e non si sa più quello che si fa nè tantomeno perché?

    Scrivo questo perché da un pò di tempo non riesco a capire su cosa vertono le discussioni e come mai molta gente si nasconde o si infervora, mi è difficile trovare discussioni intelligenti e pacate alla ricerca di una reciproca comprensione.

    Forse è meglio fare solo casino simpatico 🙂

  51. Guide di una volta. Quelle a cui era chiaro che alpinismo ed escursionismo sono due cose molto diverse. E che l’accompagnamento escursionistico può essere fatto in modi diversi tra loro: tecnico-sportivo oppure divulgativo-ambientale. E a seconda delle modalità occorrono impostazioni e preparazioni diverse, se pur sovrapposte negli aspetti della sicurezza.

  52. Nulla da eccepire su quanto dice Guerrini (ciao Michele) ma aggiungerei che, oggi come ieri, un professionista può tranquillamente guidare una famigliola a fare una gita sui prati, quanto lungo una difficile ascensione, restando degno, anche per se, del restare un buon professionista.

    Ogni guida impara nel tempo a gestire sempre meglio le proprie energie e gusti, potendo alternare salite facili a quelle più impegnative.

    A proposito dei tassisti ricordo una volta che al mio socio Cristiano Delisi un tale c’è faceva l’autista del bus a Roma aveva detto che portare i clienti su cime che già si conoscevano era noioso. Lui gli aveva risposto che a volte poteva esserlo ma mai quanto guidare l’autobus tutti i giorni…

     

  53. Un grande Giorgio Bertone, che già negli anni settanta, aveva intravisto il cambiamento che l’alpinismo avrebbe subìto in seguito e che anzi  fu uno dei primi autori ( guide ) del cambiamento stesso della professione… ( ricordo quella foto dove era appeso sulle staffe di fettuccia rossa cassin , vestito con comlpeto fila e con una delle prime imbragature cassin a fettuccia larga ma ancora con gli scarponi dolomite?di cuoio ai piedi..)

    E’ anche vero, credo, ( ma di questo non ne faccio certo un torto anzi, casomai un grande elogio) che aveva già un grande nome ( fama ) nel mondo alpinistico mondiale e quindi per lui così conosciuto, non penso sia stato difficile trovare lavoro al di fuori di quello di ” routine ” che la società di guide gli avrebbe offerto.

    Oggi un giovane che diventa Guida, ha la necessità di farsi esperienza ( perchè come anche Bertone dice, una cosa è andare con un compagno ed un altra è accompagnare con responsabilità una persona meno conosciuta…) appoggiandosi magari ad una società di Guide che gli propongono salite classiche ( modo tradizionale come viene chiamato nell’intervista ) o comunque dei lavori un pò diciamo da …tassista…

    Per la Guida Alpina è sempre stato un pò così fino dagli albori della professione: veniva contattata per portare ( si chiamavano portatori i primi aspiranti guide…), ops, “accompagnare” i clienti, sulle cime delle montagne già esplorate o che ancora dovevano essere salite ma di difficoltà tali da necessitare un esperto che desse sicurezza.

    Questo modo ” tradizionale ” , non è ,a mio avviso, negativo, anzi, offre una opportunità, su terreni già conosciuti, a tutti coloro che non hanno la completa sicurezza nelle proprie capacità di scoprire luoghi e soprattutto nuove conoscenze personali da sviluppare.

    Anche Bertone dice : non importa molto far parte o no di una società  ( o di un gruppo ) ma è lo spirito con cui svolgi la professione che importa…

    Ecco…,questo spirito puoi averlo accompagnando un gruppo numeroso su di un sentiero o con una persona sola su una salita impegnativa.

    Io vedo la professione di Guida Alpina come una opportunità di condivisione di esperienze ( e non parlo in senso unico di quelle che la guida offre al cliente ma anche e soprattutto viceversa..)cercando il mezzo piu’ opportuno e gratificante ( salite che soddisfino la richiesta ) per ottenerla.

    Si passerà dunque dalla centesima volta che si sale quella via ( per la guida potrebbe essere noioso ma percorsa con cento persone diverse, che la affrontano emotivamente e tecnicamente in cento modi diversi è interessante e stimolante trovare, cercare ed instaurare cento modi e rapporti diversi ) a itinerari percorsi  solo con compagni ( clienti ) che hanno fatto un percorso personale ( proposto e coltivato dalla Guida) e finalizzato al raggiungimento di quel determinato obiettivo o salita.

    Condivido appieno il pensiero di Bertone ( che dovrebbe essere approfondito studiandone il periodo storico di evoluzione del professionismo ed i rapporti con colleghi e compagni dell’epoca..) ma non farei una netta separazione tra metodo tradizionale e metodo indipendente ( che tra l’altro ai giorni nosti possono completamente coesistere ) e punterei l’obiettivo sulla concezione e lo spirito che animano le Guide ( ma forse stiamo parlando del carattere delle persone ? )

    Terrei anche conto che attualmente il lavoro di Guida offre ambiti molto vari rispetto a quaranta anni fa ( canyoning,arrampicata indoor, sicurezza sul lavoro, ecc ) che tengono conto di una diversa DOMANDA ( di mercato ) che tutto sommato si avvicina piu’ al termine TRADIZIONALE (…o commerciale) del discorso  di Bertone ma che puo’ fare da partenza o “base” per  poi coltivare quella parte piu’ PERSONALE che sarà il cardine di una attività che dovrebbe prima di tutto TRASMETTERE emozioni, sogni e progetti, piacere e condivisione di momenti che solo la NATURA riesce a regalare.

    Michele Guerrini (G.A.)

     

  54. Sarebbe Importante..! Avere un rapporto,  anche culturale..con la Guida..! ( ma credo sia molto impegnativo..! )…Un C. Saluto..!

  55. Io penso che il CAI e le Scuole di Alpinismo non abbiano mai impedito alle Guide, Fasi  o altri di fare i corsi. E’ che il Cai i corsi li fa bene e a costi accettabili, e gli allievi che fanno un corso spessissimo ne fanno altri di specialità diverse.

    Inoltre gli istruttori restano un punto di riferimento per gli allievi anche dopo la fine del corso.

    Chi denigra le Scuole non conosce come sono organizzate e il livello di capacità, formazione e aggiornamento che hanno gli istruttori, altrimenti non si esprimerebbe in tal senso.

    A mio parere oggi l’organizzazione delle scuole è molto sviluppata ed efficiente e anziché pensare di “demolire” qualcosa che funziona a bene, bisognerebbe pensare come integrare e sviluppare.

    A livello di sicurezza non mi sembra esistano problemi poiché su migliaia di allievi ogni anno con decine di migliaia di uscite sul campo, gli incidenti sono pochissimi.

    Le Guide accompagnano (gli istruttori non lo fanno) e dove possono organizzano ottimi corsi e iniziative.  Se si riuscisse a cooperare meglio sarebbe veramente una grande cosa.

    Chi poi parla di “professionismo” deve pensare che le guide che fanno solamente la Guida non sono tantissime; il motivo è ovvio.

    Poi che esistano migliori o peggiori istruttori è ovvio, come in ogni campo umano, ma in ogni i c caso l’organizzazione e la struttura delle scuole riesce sempre a mediare e correggere.

  56. Paola, da quel che si vede e si incontra, fra chi insegna, accompagna, conduce è un “carnaio”  di incapaci, incompetenti e inesperti che dovrebbe fare riflettere tutti.
    Ma forse le regole del consumismo lo richiedono

  57. Paola, non vedo molto la garanzia.
    In montagna muore tantissima gente per incompetenza, incapacità e inesperienza.
    Anche molte guide muoiono, coi clienti.
    Tutto dipende sempre da cosa si crede di saper fare, perché alla montagna non interessa nulla del passator del momento.
    Non credo nella “professione della sicurezza”, credo nell’impegno (e  molte guide si impegnano alla grande), le guide a mio modesto parere dovrebbero tornare al passato e ricominciare a vivere la montagna come le grandi guide della storia.
    Ma la società le vuole immerse nel vortice consumistico.

  58. Sono d’accordo con Lusa. Vi sono troppe figure che accompagnano in montagna, semplificare, a seconda del mio modesto parere, sarebbe un bene perché  il mestiere di Guida ne potrebbe trarre maggior beneficio. Per quanto concerne la sicurezza, insomma diciamocelo, è una garanzia.

  59. tu veramente credi che in futuro le guide potranno prendere il posto delle scuole d’alpinismo?
    Speriamo che accada!
    Perché? Perché si alzerebbero le prospettive di lavoro per la categoria delle Guide. Inoltre vi sarebbe un unico punto di riferimento per l’accompagnamento in montagna.

     

     

  60. tu veramente credi che in futuro le guide potranno prendere il posto delle scuole d’alpinismo?

    Speriamo che accada!

     

    Perchè ?

  61. E tu veramente credi che in futuro le guide potranno prendere il posto delle scuole d’alpinismo?

    Speriamo che accada!

  62. Ma Bertone non era stato un po’ (tanto) emarginato dall’ambiente delle guide, dato che era molto bravo e faceva “robe” molto difficili?
    Con lui si parlava tanto di alpinismo difficile, ma era anche molto attento al suo lavoro….. e in più non aveva un caratteraccio 🙂

  63. «Anche oggi la ricerca di Bertone avrebbe potuto insegnarci un sacco di cose ed è un vero peccato che questa ricerca non abbia maggiormente influito i professionisti della montagna e le organizzazioni che regolano queste professioni.»

    Gentilmente circoscritto il punto dal quale si è generata un’orbita temo del non ritorno. Quantomeno, negli ultimi trent’anni, pochi e tarpati i tentativi di correzione di rotta.

  64. Molta bella questa intervista, ancor più attuale oggi di allora , si riconosce un uomo  profondo, aperto ed entusiasta che avrebbe potuto dare  un grande contributo al mondo dell’alpinismo se il tempo avesse aspettato.

  65. A me ha colpito molto la foto dell’intervista: gli occchiali da sole appoggiati aul tavolo (e non il telefono), un libro un po’ sgualcito, gli appunti presi a penna…

    Tutti e tre i protagonisti non ci sono più da tempo.

    Eppure un testo che sembra scritto ieri sera…tanto è attuale.

  66. Un’intervista di oltre 40 anni fa (quando ancora fare la guida era un mestiere e non una professione com’è oggi), con domande e risposte quanto mai attuali:

    la ricerca dello sviluppo di una professione, che incontri lo spirito della guida con le richieste dei clienti
    un mondo professionale fondato spesso su regole e abitudini arcaiche
    una sensibilità unica (specie per quel periodo) davanti alle problematiche di questa professione

    Anche oggi la ricerca di Bertone avrebbe potuto insegnarci un sacco di cose ed è un vero peccato che questa ricerca non abbia maggiormente influito i professionisti della montagna e le organizzazioni che regolano queste professioni.
    Fabrizio Bellucci (AmM)

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