La premier Mette Frederiksen nel discorso di Capodanno 2022: ma non è chiaro se la tecnologia lo renderà possibile. La svolta della Danimarca, il Paese più «verde» del mondo.
Danimarca, l’annuncio green: dal 2030 solo voli aerei «a zero emissioni»
di Irene Soave
(pubblicato su corriere.it il 2 gennaio 2022)
Il simbolo del sorpasso sulla Svezia è una pista da sci. Quella dell’impianto di incenerimento dei rifiuti di Amager-Bakke, vicino a Copenhagen e detto CopenHill: inaugurato nel 2017 e così «pulito» che nel 2019 è stato dotato anche di una pista da sci da dove gli abitanti della capitale scendono anche quando non c’è neve, su un morbido manto d’erba.
Su una facciata c’è la parete da arrampicata più alta al mondo (80 metri); sul tetto si fa trekking. È grazie a impianti come questo, che converte la spazzatura in energia, che la Danimarca è il primo Paese al mondo nella classifica Epi, un report elaborato dall’università di Yale che valuta i Paesi secondo 32 indicatori di politica ambientale.
La Danimarca nel 2021 è prima; la Svezia ottava, perché — tra l’altro — ha meno punti della vicina proprio nel trattamento dei rifiuti (l’Italia è ventiduesima).
Ora un’altra tacca nella corsa della Danimarca a diventare un’utopia green: la premier Mette Frederiksen ha detto nel discorso di inizio anno che entro il 2030 tutti i voli domestici saranno privi di emissioni.
Un po’ un cuore lanciato oltre l’ostacolo: non esistono ancora allo stato dell’arte tecniche che lo permettano, solo studi dell’europea Airbus che sta lavorando ad aerei a idrogeno; ma la data entro cui «potrebbero», e non è detto, «essere operativi», così l’azienda, è il 2035.
L’obiettivo è comunque «realistico», ha decretato il Rådet for Grøn Omstilling, l’organismo che consiglia il governo sui temi della transizione verde. «Il governo mostra una seria coscienza dell’impatto del traffico aereo».
«Sarà difficile», ha ammesso Frederiksen, ma «la Danimarca deve prendere l’iniziativa, se altri Paesi nel mondo sono lenti».
L’annuncio contiene forse una frecciata: il governo della vicina Svezia, insieme con l’agenzia nazionale del trasporto aereo Swedavia, si era già impegnato nel 2018 nell’identica impresa, garantire voli senza combustibili fossili dal 2030 per lo spazio aereo domestico, e dal 2045 per i voli internazionali.
A Stoccolma, dopo l’annuncio, non se n’è quasi più parlato; ora Copenhagen rilancia.
La Danimarca punta a ridurre del 70% le emissioni complessive di anidride carbonica entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Un obiettivo per centrare il quale ha avviato un piano pluriennale di transizione verde, presentato a settembre.
Il piano, 24 iniziative a cui ora si aggiunge anche la corsa agli aeroplani «verdi», costa un punto di PIL all’anno, e sarà finanziato anche dall’emissione di un «bond verde» annunciata nei giorni scorsi dalla banca centrale: un titolo a 10 anni, che uscirà il 19 gennaio con scadenza il 15 novembre 2031, e da cui il governo dovrebbe ricavare 1,5-1,8 miliardi di euro già stanziati per investimenti nella transizione ecologica.
La promessa del ministro dell’Ambiente Dan Jorgensen, quando nel 2020 ha fissato al 70% l’obiettivo di riduzione delle emissioni entro dieci anni, era di farlo «senza intaccare il nostro generoso welfare».
L’obiettivo sembra alla portata, e anzi la produzione di energie «alternative», che a breve saranno invece maggioritarie, è una voce importante del Pil danese.
Solo negli anni Settanta, il Paese dipendeva quasi completamente, per l’energia, da petrolio importato; ora ne produce una gran parte con impianti di conversione di rifiuti come CopenHill.
E con centrali eoliche: il governo ha approvato a febbraio la costruzione di un’isola artificiale nel Mare del Nord, attiva entro il 2033 e grande come 80 campi da calcio, coperta di turbine.
Il principale cliente dell’energia prodotta lì sarà la Germania. L’energia che la Danimarca produce, la vende carissima. Anche ai suoi cittadini: nelle bollette della luce danesi il 66% sono tasse. Così finanzia la transizione: più del 35% dell’energia oggi è rinnovabile, entro il 2035 sarà il 100%.
Il commento
di Carlo Crovella
Non stupiamoci se all’estero, specie nella rigorosa Europa continentale e settentrionale, ci vedono sempre come “Italiani pizza mafia e mandolino”.
Loro pianificano il futuro green, raccolgono i fondi con specifichi programmi e hanno la volontà politica (oltre che la capacità tecnica) di perseguire gli obiettivi.
Noi siamo impantanati da mesi nel dibattito “si vax – no vax”, non sappiamo nulla dello stato avanzamento lavori circa la pianificazione del P.N.R.R. (peraltro finanziato con fondi comunitari) e, se variamo politiche di sostengo di welfare (come il Reddito di Cittadinanza), sappiamo benissimo che alimenteranno anche eserciti di “furbetti”.
Tutto il sistema del Superbonus 110%, in sé ottimo sia come rilancio dell’economia sia come misura per un maggior efficientamento energetico (quindi meno consumi prospettici di energia e meno emissioni future), è stato il teatro di truffe miliardarie ai danni dello Stato, ovvero di tutti noi.
Non prendiamoci in giro: con questa nostra mentalità, non punteremo mai veramente a obiettivi “green”, ma ci servono solo come facciata per coprire mance e mancette (a volte nascoste fra le pieghe, quindi ipocrite), distribuite per alimentare il consenso.
Quindi non aspettiamoci, dal Nord, una migliore considerazione: ancora grazie che ci diano tutti i soldi del P.N.R.R.
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Ennesimo articolo sul green, sull’energia e sull’idrogeno (mettiamoci anche l’aeronautica) fatta da chi l’argomento lo conosce per sentito dire, ma che si mette in coda a tanti altri virtuosi del fanta-green per fare disinformazione. Le zero emissioni non esistono, esistono semmai fonti energetiche a basse emissioni e l’idrogeno non è una fonte energetica ma un vettore energetico, ovvero in natura lo si trova solo legato ad altri elementi dove per ottenerlo bisogna ‘spendere’ in emissioni attraverso procedimenti elettrochimici che consumano energia con un rendimento piuttosto basso, del 50-70%. Inoltre l’idrogeno è un gas di non facile gestione, ha si un’alta densità energetica ma una bassa densità molecolare ragion per cui bisogna immagazzinarlo in contenitori ad altissima pressione, per fare un esempio: un’autovettura a metano con una sola bombola per avere l’equivalente energetico in idrogeno dovrebbe averne sette di bombole oppure una sola ma caricata con una pressione elevatissima. Su di un aeromobile questo e altri problemi sarebbero di non facile soluzione, e comunque richiederebbero diversi anni di test tali da NON renderlo sicuramente disponibile di qui al 2030. Ora al di là del fatto che la green danimarca non produce aerei di linea ma questi li producono altri paesi, nel 2030 se vorrà volare non dico a zero emissioni ma a basse emissioni dovra dotarsi di aquiloni, di deltaplani e di palloncini gonfiabili. L’idrogeno in futuro risolvera alcuni problemi ma ce n’è ancora molta di strada da fare. Se si vuole veramente risolvere il problema delle emissioni inquinanti delle fonti fossili, considerando che sul pianeta siamo 8 miliardi di persone, bisogna capire che ci vogliono fonti energetiche al altissima densità energetica come il nucleare. Senza il nucleare non si va da nessuna parte, le fonti green (solare, eolico, idroelettrico) da sole non possono risolvere il problema, è una questione di pura e semplice matematica.
Faccio notare che la supergreen Danimarca ricava energia da inceneritori di ultima generazione. Noi siamo ancora fermi alla raccolta differenziata come panacea di tutti i mali. E gli inceneritori sono uno dei tanti bau bau che non fanno dormire la notte. Come il nucleare.
Le strade possibili sono tante, basta essere concreti e ragionare non con la pancia…