Fabrizio Pastorino, un alpinista e regista milanese di 38 anni, ci ha segnalato questa grande minaccia per la Val Formazza. Come si può ben vedere dalla mappa il progetto Interconnector vuole passare per oltre 55 km su territori vergini, molti dei quali sono privi di ogni tipo di insediamenti umani, sono dei giardini di montagna dove la fauna gode di ampi spazi incontaminati e gli escursionisti possono provare quella sensazione di wilderness di cui tanto si parla oggi.
Il 29 gennaio 2017, nel luogo prescelto per la costruzione della stazione elettrica di fondovalle è stata rivolta al pubblico una visita guidata. In seguito sono stati organizzati altri momenti d’incontro con la cittadinanza ossolana, per fare il punto della situazione.
Appena potrà, Pastorino girerà alcuni timelapse e un video per diffondere la bellezza di quello che rischiamo di perdere per sempre a causa di questo progetto. E’ in corso anche una petizione on-line su change.org da far girare:
https://www.change.org/p/minsitero-sviluppo-economico-no-interconnector-italia-svizzera-380-kw
Su facebook è attiva la pagina Interconnector-Svizzera-Italia.
Interconnector: va avanti il progetto dell’elettromostro
di Filippo Pirazzi e Sonia Vella
(Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola – salviamoilpaesaggio.valdossola@gmail.com – gruppo FB: Salviamo il Paesaggio Valdossola – sito nazionale di Salviamo il Paesaggio)
Beura Cardezza, 19 gennaio 2017
Rendiamo noto all’opinione pubblica interessata all’opera elettrica di Terna SpA “Interconnector Svizzera-Italia 380 kV – All’Acqua-Pallanzeno-Baggio” (prot. EL- 330) che sul sito web del Ministero dell’Ambiente sono stati pubblicati i nuovi documenti di progetto, richiesti nel 2015 a integrazione dello studio di impatto ambientale (procedura di VIA).
Con la presentazione di questi 356 documenti riprende quindi di gran lena l’iter autorizzativo del progetto Interconnector che il colosso nazionale della trasmissione elettrica intende realizzare con una determinazione a dir poco travolgente.
Viola è la linea di Interconnector 380 kv, la linea gialla è la linea esistente
Si tratta di un mastodontico intervento, del valore di circa 1 miliardo di euro, che la Val d’Ossola non ha mai sperimentato sul proprio territorio, sia per dimensioni ed estensione dell’opera, sia per la potenza massima delle strutture elettriche. Il peso dell’impatto ambientale è straordinario e costituirà, una volta realizzato, un danno irreparabile al paesaggio naturalistico e antropizzato dei luoghi.
Interconnector partirà dal Passo di San Giacomo in alta valle Formazza, passerà da Fondotoce, per proseguire fino alle porte di Milano, lungo il versante occidentale del Lago Maggiore e del Fiume Ticino. Per tutta la lunghezza di questo tracciato, di circa 180 km, verranno innalzati più di 400 nuovi giganteschi tralicci, alti fino a 60 metri, atti a sostenere un’altra nuova linea elettrica in altissima tensione: 380.000 Volt, pari a circa il doppio della potenza di quelle già esistenti sul territorio.
È stata la legge 99/2009 all’art.32 a stabilire l’esigenza di interconnettere elettricamente gli Stati confinanti all’Italia (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e Montenegro) lungo cinque corridoi, per lo più transalpini, detti “autostrade dell’energia”.
Nel giro di pochi anni Terna completa le procedure previste per la selezione dei soggetti privati che teoricamente dovrebbero finanziare la realizzazione degli Interconnector e individua i corridoi su cui impostare le linee. Uno di questi è, appunto, quello che dal Passo San Giacomo arriva alle porte di Milano, attraversando la Val d’Ossola.
Il 4 giugno 2014 viene presentato ufficialmente il progetto per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e viene formalizzata la scelta di realizzare, oltre a linee elettriche in altissima tensione (380 kV), anche due mega centrali di trasformazione (o stazioni di conversione) da corrente alternata a corrente continua, localizzate una a Pallanzeno e l’altra a Settimo Milanese.
Il lago di Matogno è uno dei luoghi dove vogliono far passare Interconnector
Va ricordato, però, che tra il 2010 e il 2011 Terna aveva già avviato dei tavoli concertativi con le amministrazioni locali, dovendo adempiere a un impegno con la Regione Piemonte, sottoscritto nell’agosto 2009 (cfr. DGR n.60-11982 del 2009), riguardante la “sistemazione” delle linee elettriche in alta tensione, vecchie e obsolete, che passano sui tetti delle case dei paesi formazzini. Questo progetto, sottoposto a valutazione impatto ambientale l’8 maggio 2012, venne chiamato “Razionalizzazione della rete a 220 kV della Val Formazza” e, ripetiamo, discende da un IMPEGNO, ad oggi non ancora assolto, quale opera compensativa del danno ambientale arrecato da un’altra linea elettrica di Terna in altissima tensione, denominata “Trino-Lacchiarella”, situata nella pianura vercellese.
Il 2014 è l’anno in cui i due progetti (Razionalizzazione linee Formazza e Interconnector Italia-Svizzera) vengono fusi in un unico progetto, vincolando, di fatto, lo spostamento delle linee elettriche dal fondovalle formazzino alla realizzazione di un nuovo superelettrodotto, cioè di Interconnector 380 kV.
Chi scrive ritiene questa scelta dannosa per gli abitanti della Valle Antigorio-Formazza perché ha implicato lo stop dell’iter di approvazione del progetto di Razionalizzazione, posticipando i tempi di realizzazione in un futuro indefinito. Inoltre si è ingenerata un’erronea convinzione che lo spostamento delle linee elettriche sia subordinata alla realizzazione di Interconnector Svizzera-Italia.
In questi ultimi mesi dell’anno 2016 abbiamo saputo di supplementari tavoli di concertazione, voluti dalla Giunta Regionale piemontese per convincere i Sindaci della Val d’Ossola a sottoscrivere verbali d’intesa con Terna. Le riunioni avevano per obiettivo l’accoglienza di varianti non sostanziali dei tracciati e altre opere compensative a dir poco ridicole. Da quelle circostanze abbiamo imparato tutta la strategia persuasiva della grande impresa quotata in borsa, che ha azionisti internazionali, una capitalizzazione giornaliera di 8 miliardi e 690 milioni (gennaio 2017) e che risulta assai empatica alle Istituzioni più importanti: incontrare le Amministrazioni comunali in gran segreto nelle stanze del potere, trattare le rivendicazioni territoriali per separate sedi e snobbare le proteste dei cittadini residenti e dei comitati ambientalisti, che lottano contro quest’opera almeno da cinque anni. In altre parole divide et impera.
Oggi assistiamo all’avanzare deciso del progetto dell’elettromostro Interconnector, mentre molti fingono di non capire sia la gravità degli scempi che verranno perpetrati a un ambiente naturale in molti siti ancora integro, risorsa indiscutibile per uno sviluppo serio del turismo di montagna, sia l’ingente perdita di valore del patrimonio paesaggistico alpino che verrà sacrificato per sempre.
Inoltre sussistono ancora forti dubbi sia sull’utilità dell’opera, sia sul suo finanziamento. Viviamo un periodo storico che, complice la crisi economica globale, punta già al risparmio, all’ottimizzazione, alla sostenibilità energetica e alla produzione locale delle energie rinnovabili per il proprio fabbisogno. La generazione elettrica in Italia è in calo da tempo, perché serve meno corrente e, nonostante questo, secondo i dati dell’autorità energetica nazionale abbiamo un surplus di corrente disponibile. Interconnector nasce per importare dalla Svizzera il surplus di produzione delle centrali nucleari elvetiche che sul mercato dell’energia costa di meno, ma che durerà anche di meno: dal 2019 e fino al 2034 infatti si completerà il piano confederale di dismissione del nucleare. Interconnector sarà dunque un’altra cattedrale nel deserto? In Val d’Ossola se ne sono viste già abbastanza, basti pensare allo Scalo ferroviario Domodue che non ha mai onorato le aspettative proclamate a squilli di tromba: l’occupazione e il benessere prospettati sono rimasti sogni nel cassetto, anzi si son perse zone agricole e suolo di enorme importanza e valore. Sul fronte dei costi va ricordato che l’opera sarà finanziata da un cartello di clienti finali energivori che ne saranno i proprietari per vent’anni a loro esclusivo uso e consumo. L’elenco di queste aziende vede alcune società in pessime situazioni finanziarie o sull’orlo del fallimento o della chiusura, come l’ILVA di Taranto. Quindi, un superelettrodotto privato in mani private, costruito però con contribuzione statale e comunitaria per la parte progettuale, ma già abbondantemente partecipato dalle bollette domestiche degli utenti italiani, che a loro insaputa hanno accantonato 3 miliardi di euro in sei anni, prorogati per altrettanta somma per i prossimi sei.
E proprio per evitare che a insaputa dei cittadini residenti sul territorio venga autorizzata dal MISE un’opera elettrica altamente invasiva e controversa, ma spacciata per strategica da chi la propone e da chi la sponsorizza dal punto di vista politico, chiediamo urgentemente una serie di tavoli informativi patrocinati sia dai sei Sindaci della Val d’Ossola che hanno espresso un parere compiacente, sia dagli altri nove Sindaci, che invece si sono rifiutati di sottoscrivere i verbali d’intesa con Terna e la Regione Piemonte. Le persone hanno diritto di sapere tutto di questo progetto, di rendersi conto delle sproporzioni di queste strutture che si vogliono realizzare in una valle stretta e già ampiamente strutturata e sfruttata per stessa ammissione dei progettisti.
Infine è assolutamente imperativo capire come la politica per il territorio possa continuare a orientarsi e puntare tutti i propri sforzi sullo sviluppo turistico della Val d’Ossola con proclami talora elettorali, investimenti finanziari, progetti transfrontalieri di recupero e di rilancio, formazione professionale specifica, promozione e quant’altro, facendo leva sulle bellezze paesaggistiche naturali, punti di forza universalmente riconosciuti, quando ambiente e paesaggio subiranno devastanti trasformazioni irreversibili e di abbruttimento delle località turistiche e di quelle di transito dei turisti.
Per tutti questi motivi, per conoscere di quali vantaggi e di quali ricadute in termini economico-occupazionali questa valle potrà beneficiare in futuro e per poterli comparare con la svalutazione economica del capitale ambiente-paesaggio, compromesso dal passaggio di un’opera di tale carico e impronta, invitiamo la popolazione locale alla mobilitazione. Le persone che hanno a cuore il futuro dei propri paesi e le Amministrazioni comunali della Val d’Ossola si impegnino a perseguire una vera unione di intenti che da più parti è evocata, ma poi troppo spesso è sottoposta agli ordini di scuderia oppure è soffocata da slogan e proclami incomprensibili. La comunità ossolana sia una, unita e libera di scegliere il proprio benessere ed i propri destini.
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Da venerdì prossimo 25 agosto 2017 a domenica 27 gli amici dell’associazione Ernesto Ragazzoni di Orta organizzano ECOMOSTRA 2017. Quali referenti del comitato Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA, siamo stati invitati come relatori alla conferenza di sabato 26, per parlare dell’impatto ambientale dell’elettrodotto INTERCONNECTOR SVIZZERA-ITALIA 380kV, del quale ci occupiamo ormai da 3 anni.
https://www.facebook.com/events/373379373092093/?active_tab=discussion
https://www.facebook.com/235687186571452/photos/gm.373380633091967/962118960594934/?type=3&theater
https://www.facebook.com/Interconnector-Svizzera-Italia-380kv-530205803822953/
P.S.: nel 2003 la Sardegna si è salvata proprio perché non era interconnessa
per Andrea Dolci: guarda che il black-out del 2003 (che ha coinvolto tutta l’Italia eccetto la Sardegna) è stato causato dal fatto che quella notte più del 60% dell’energia veniva dalla Svizzera, di botto è mancata e a cascata si è spento tutto (anche per un errore umano). L’Italia però non comprava energia per un deficit energetico notturno o per i picchi di consumo o balle varie, ma semplicemente perché al gestore italiano costava meno: gli Svizzeri (o anche i francesi) di notte la fanno pagare pochissimo, perché una centrale idroelettrica o peggio una nucleare non si fermano facilmente, a differenza di una termoelettrica (che infatti erano spente proprio per risparmiare). In altre parole si può dire che il black-out sia stato causato proprio dall’interconnessione!
In definitiva la cosa migliore e alla lunga l’unica, sarebbe rendersi conto che il mondo è finito e finita sono l’energia, lo spazio e le risorse disponibili.
A me pare che un progetto come questo sia invece finalizzato proprio all’obbiettivo contrario: continuare a illuderci che si può andare avanti così a consumare, devastare, bruciare e disperdere.
L’Italia è povera di risorse energetiche? la soluzione è ridurre e migliorare il consumo. Disincentiviamo non solo lo spreco, ma anche l’uso di energia elettrica…tassiamo al 500% gli aggeggi elettrici/elettronici inutili che ci circondano (e i condizionatori d’aria!) e usiamo i soldi per diminuire la necessità di consumo elettrico, costruendo meglio, ottimizzando e programmando.
Ringrazio il Signor Alberto Paleari.
Non capisco perché costi di meno dato che bisogna costruire due centrali di conversione e non si può collegare nulla come per l’alternata che si sincronizza dappertutto automaticamente.
Studierò.
@ Andre Dolci ” al massimo è sbagliata nella sua esecuzione.”
E ti sembra poco!!
Quali saranno le conseguenze future di un errore del genere?
Tutto quello che puntualmente accade in Italia come calamità a seguito di aggressioni portate al territorio, non insegna nulla ?
Caro Annovazzi, la Svizzera non ha problemi di approvvigionamento energetico viasto che è un esportatore netto per cui trovo assolutamente logico che ragioni in termini di puro ritorno economico dell’investimento. Noi invece, importatori non solo netti ma “importanti”, il problema ce lo abbiamo eccome e va ben oltre il banale conto economico del margine sul kWh ed ha a che fare con il sistema economico in generale.
Facendo un paragone “idraulico”, la Svizzera ha i laghi e può decidere a chi vendere e a che condizioni, noi invece siamo nella condizione di chi ha sete e deve trovare l’acqua da bere; ci accontentiamo di un tubo grande appena per soddisfare le necessità attuali e magari collegato con un solo fornitore ?
Aggiungo che l’energia è risorsa strategica, come l’acqua e l’aria. Un corretto approvvigionamento deve tenere conto di molti fattori tra cui i potenziali rischi di penuria. Ad esempio il TAP non è strategico perchè facciamo fatica ad importare gas ma perchè i due fornitori attuali, Russia ed Algeria, non sono un esempio di tranquillità politica e pertanto è meglio averne un terzo così riduciamo i rischi di restare al freddo e al buio.
Poi, ripeto, i tralicci in Val Formazza sono una follia ambientale ? Probabilmente sì ma l’opera non è inutile, al massimo è sbagliata nella sua esecuzione.
L’ ennesimo mostro ideato dal delirio di onnipotenza umana ( al di là dei colori politici )..nel tentativo malsano di combattere e frenare il mostro ambientale da “noi” stessi creato, ma in realtà alimentandolo così ancor più. Come il cane che si morde la coda.
Anzichè limitarsi a banali riflessioni e alla comune logica da piccoli bottegai di strategie energetiche, così come invitato nel commento, rimanderei alla lettura dei documenti, osservazioni e controdeduzioni depositate presso il Ministero dell’Ambiente e disponibili al link:
http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/855/1134?Testo=&RaggruppamentoID=9#form-cercaDocumentazione
PS_interessante il lungo elenco di cittadini e associazioni che attivamente e fattivamente dal 2012 ad oggi hanno presentato osservazioni al progetto.
caro Andrea Dolci l’onere dell’opera ricadrà indirettamente sulla collettività e lo dimostra la sua palese antieconomicità…
Bastano infatti un paio di banali riflessioni legate alla comune logica di mercato per capire l’assurdo economico di quest’opera inutile… Parto dal caso Greenconnector (una interconnessione a 380KV tra Italia e Svizzera progettata in galleria sfruttando un oleodotto dismesso) dove la Svizzera non procede all’avvio dell’opera (approvata invece sul lato italiano) perchè la vendita dell’energia all’ Italia non frutterebbe abbastanza per coprire le spese necessarie alla costruzione della centrale di conversione prevista in territorio elvetico. Se un’opera del genere (tra l’altro assai meno costosa di Interconnector) non conviene al venditore (Svizzera) mi domando secondo quale logica assurda può invece convenire all’Italia (acquirente) un’ Interconnector che la obbliga ad accollarsi la spesa di 2 centrali di conversione, quasi 200Km di mega-tralicci e in più a sostenere la spesa di acquisto dell’energia…!
Rispondo al signor Paolo Panzeri. Il trasporto della corrente continua è più conveniente di quello della corrente alternata. Per questo ci vogliono due centrali di conversione: prima da corrente alternata a continua, poi da continua di nuovo ad alternata. Nel caso dell’interconnector della Valdossola la prima centrale, invece di trovarsi in Svizzera, da cui parte l’elettrodotto, si trova in Ossola, consumando molto territorio, la seconda a Settimo Milanese, punto di arrivo dell’elettrodotto.
Non entro nel merito pecifico del progetto perchè non ne conosco i dettagli e non vorrei dire sciocchezze ma inviterei chi continua a pensare che stiamo bene così a riflettere su alcuni punti:
– il fatto che i consumi siano calati in concomitanza della pesante crisi che ci ha colpiti dovrebbe fare riflettere prima di prendere i numeri in maniera acritica. Quale è il futuro che ci auguriamo, speriamo che la situazione economica resti pessima o speriamo che il paese abbia la forza e le capacità di risollevarsi ?
– l’Italia è un paese con scarse risorse; ha il turismo, il nostro oro nero, ma anche ipotizzando sviluppi fantasmagorici, difficilmente potrebbe coprire una quota consistente del PIL dando lavoro a grosse fette della popolazione. Perciò per i prossimi 10-20 anni ci restano i servizi e soprattutto la manifattura la quale ha bisogno di energia in misura sempre crescente nonostante il progresso e i miglioramenti di efficienza.
– il continuo incremento delle fonti rinnovabili ha un effetto secondario di cui poco si parla ma che ha un grosso impatto. Infatti, più ricorriamo ad eolico e fotovoltaico per coprire il fabbisogno elettrico e più la quota complementare deve essere coperta da fonti termelettriche o nucleari ovvero da fonti ad alta densità di potenza e capaci di fornire energia in maniera stabile. Ora, se vogliamo ridurre le emissioni riducendo il più possibile l’uso di oli combustibili e carbone possiamo solo o costruire nuovi centrali a turbogas o aumentare l’imortazione di nucleare da chi è disposto a vendercelo.
– un sistema elettrico si chiama giustamente “rete” non solo perchè arriva in tutte le case ma soprattutto perchè le connessioni sono volutamente ridondanti per ovvi motivi di sicurezza. Ricordiamo che qualche anno fa mezza Italia rimase senza energia elettrica per ore a causa di un albero caduto su un elettrodotto che ci collegava alla Svizzera. Se ci fossero stati più colleamenti quel black-out non sarebbe accaduto o sarebbe al massimo durato qualche secondo.
– ultimo ma non meno importante, Terna è una società privata quotata in Borsa per cui è quantomeno ardito immaginare che il suo management si diverta a sperperare somme importanti in progetti inutili privi di ritorno economico o valore strategico.
Dunque, sintetizzando il mio pensiero, può essere che il progetto in Val Formazza sia sbagliato o dannoso ma per favore non diciamo che è inutile.
Mi scuso per la lunghezza del commento ma trovo poco serio ridurre materie così complesse a due battute da bar sport.
al signor Lanzavecchia sta bene quello che dice qualcuno sopra di lui che decide per lui e gli impone quello che dice essere giusto o sbagliato… Al sottoscritto e a molti altri per fortuna questo non basta….ad alcuni di noi la necessità di certe opere deve essere dimostrata nella realtà dei fatti e non solo a parole! Questo viene da sempre chiesto e questo Terna ha più volte dimostrato di non essere in grado di fare ed è la prova sufficiente e necessaria per rifiutare quello che propongono… A casa mia se non sai rispondere ai quesiti sul motivo per cui fa qualcosa significa che o non sai quello che fai o nascondi qualcosa…
Corrente continua?
Trasportano energia elettrica con la continua?!?!?!?
Sono invecchiato: che tecnologia usano?
La mia ignoranza abissale mi crea dei misteri mostruosi.
Caro Lanzavecchia, ribadisco quanto detto tre interventi fa: i consumi di elettricità in Italia dal 2008 a oggi sono diminuiti del 6%.
Ma a parte questo, non è necessario far passare la corrente sui tralicci, non lo dico io, lo dicono i tecnici: la corrente continua, e quella di interconnector è corrente continua, può essere trasportata sotto terra via cavo, ma anche sotto i laghi, i fiumi, i mari, le autostrade, senza pericolo, anche ad altissimo voltaggio. Sotto l’autostrada del Frejus sta già passando via cavo corrente che proviene dalla Francia. E così sotto il lago di Como, dove passa un analogo interconnector proveniente dalla Svizzera.
Lanza, hai spiegato pacatamente le problematiche complesse dello scenario energetico. Non va bene, non hai usato slogan, non hai urlato o scandalizzato. La gente non ti ascolterà mai: troppo complesso e difficile, troppo poco scioccante! Non hai espresso soluzioni semplicistiche o banali. Siamo figli, ma non tutti, di una bellissima pubblicità che faceva pressapoco così: i quadrati, i triangoli, le righe per terra, tutto fa brodo, tutto…
Bisognerà raccogliere tanti cocci e molti si faranno male… per fortuna come le pecore che si buttano tutte insieme nel precipizio.
Capisco le questioni NIMBY, capisco l’urgenza della destra di cavalcare una protesta contro una cosa decisa da un loro governo ora che sono all’opposizione, capisco i pentacitrulli e la loro urgenza di protestare contro tutto, ma purtroppo il fatto sta che l’Italia dipende dall’estero per qualcosa come il 75% (settantacinque per cento, tre quarti) del proprio fabbisogno energetico. Che deve importare sotto forma di combustibili fossili o di energia elettrica. Esistono dei motivi tecnici di distribuzione dei picchi per cui è importante che le reti siano al massimo interconnesse, ma non ha tanto senso entrare nei dettagli tecnici e nelle strategie specifiche quando purtroppo il grande problema è in quel 75%. Che ci espone non solo a costi esorbitanti ma anche a grossi problemi strategici di approvvigionamento da paesi spesso un po’ “allegri”. La vecchia, cara, buona e capitalistica Svizzera è una garanzia: con i soldi in bocca ci darà corrente se ne avremo bisogno. Zio Vladimiro piuttosto che i signori della guerra algerini o libici magari no. Quando non saremo noi stessi a non volere il TAP, a bloccare il nucleare (per carità), piuttosto che l’eolico al Monte Peglia perchè è tanto bruttone. Non parliamo dell’idroelettrico dopo il vajont, del carbone e di tutto il resto. Per tacere dell’occupazione di suolo dei parchi fotovoltaici e dell’enigma del loro smaltimento a fine vita e per tacere di quanto ci costano in bolletta gli incentivi alle rinnovabili (per altro sacrosanti).
Sono a disagio a vedere una questione così complessa affrontata in modo così unilaterale e banalizzante. Mi pare che siano state apportate delle varianti di percorso, mi pare ovvio che uno non abbia piacere di avere un elettrodotto in cortile, ma mi pare altrettanto ovvio che nel complesso gli italiani abbiano un lifestyle e dei desideri, ad esempio di avere un lavoro e di mantenere in vita la loro manifattura industriale, che necessitano energia.
Just my five.
Ciao Lorenzo: se vai sul sito di Salviamo il Paesaggio Valdossola trovi le iniziative che si stanno prendendo.
Ciao Alberto,
sei al corrente di qualche opzione residua sulla quale puntare?
Consumi elettrici in Italia (statistiche Terna).
2007 318.952 GWh
2008 319.037 GWh
2009 299.915 GWh
2010 309.884 GWh
2011 313.792 GWh
2012 307.219 GWh
2013 297.287 GWh
2014 291.083 GWh
2015 297.179 GWh
2016 non ho trovato dati.
C’è proprio bisogno di rovinare una valle per importare energia dalla Svizzera visto che dal 2008 a oggi il consumi sono diminuiti del 6% circa?
E cosa c’entrano le popolazioni locali e le strutture clientelari locali?
Ora per fare una cosa da una parte la si decide altrove e la si fa fare da altri.
Nessuno è responsabile, nessuno sa come modificare le decisioni, nessuno può intervenire sui lavori.
Se poi ci si aggancia a sistemi internazionali tutto fila meglio.
E’ il risultato di un sistema democratico proporzionale senza sbarramenti e legato solo agli accordi fra partiti: il clientelarismo perfetto!
Non c’è bisogno di intelligenza e competenza, basta accordarsi.
Difatti qui da noi il popolo da decenni non sceglie più nulla, nemmeno i suoi rappresentanti in parlamento, sceglie quello che le associazioni clientelari hanno deciso.
E’ inutile lamentarsi ora, o fare gli scandalizzati, non si può fare nulla se non rifiutare il clientelarismo: impossibile per i più!
Peccato.
ma il Ministero dell’Ambiente, a cosa serve ?
Qual’è lo scopo per cui è stato istituito ??
Tanto per capire la dubbia credibilità in materia dei politici citati che si sono sentiti autorizzati a esprimere un giudizio favorevole a Interconnector basti considerare che uno di loro, ossolano e ex presidente del Parco Veglia e della Comunità Montana, per sua ammissione, nemmeno è mai stato nella zona di Matogno…ne prima dei fatti e nemmeno dopo per documentarsi…ma vi rendete conto? Se non è menefreghismo questo!! In questo paese chi non sa non avrebbe diritto di decidere per gli altri!!!
Gli incontri, le riunioni, le proposte, con Terna e con i sindaci dei paesi attraversati, i comitati di monitoraggio, tutto ciò è già stato fatto senza risultati. Anche con il concorso di: Stefano Costa (PD), sindaco di Baceno e presidente della provincia, Aldo Reschigna (PD), di Verbania, Vicepresidente Regione Piemonte, Enrico Borghi (PD,) sindaco di Vogogna, deputato al Parlamento Italiano, ex Presidente Parco Naturale Veglia Devero, cofondatore dell’Associazione Mondiale dei Popoli della Montagna (tutti favorevoli al progetto interconnector).
Mi risulta anche che Salviamo il Paesaggio Valdossola, ha già mandato le sue controdeduzioni al Ministero dell’Ambiente.
Proposta perfettibile.
– Sondaggio con Gblog – da estendere ad altri canali – per organizzare incontro tra interessati a preservare il territorio coinvolto nel progetto Interconnector.
– Nell’incontro, ricerca di composizione di un comitato di monitoraggio e competenza specifica.
– Il comitato chiede un incontro con esponente ufficiale e accreditato del progetto Interconnector per conoscere elementi e dati probabilmente poi utili per una gestione efficace di nostre comunicazioni, interne ed esterne e di nostre azioni sul campo.
– Seguiranno informazione interna e eventuali proposte di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica e contrasto verso il progetto Interconnector.
un cosa su cui riflettere è quanto la nostra politica si fa forte di slogan tipo: abbiamo il paese più bello del mondo.
Poi, in realtà, dalle bellezze artistiche/storiche e sopratutto quelle naturali, fa di tutto per rovinarlo.
il PD è SEMPRE favorevole a questi scempi.
Ma come mai e sempre dalla parte dei poteri forti ?
L’alta valle Isorno, e l’alpeggio di Cravariola, da cui dovrebbe passare l’interconnector, vanno difesi da questo scempio. Sono le ultime zone rimaste vergini dell’Ossola e il suo vero polmone naturale.
Purtroppo buona parte delle forze politiche locali, PD in testa, sono favorevoli all’opera. Sono in gioco enormi interessi economici e politici. Occorre mobilitarsi sostenendo le iniziative del comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola.
Progetto inutile e dannoso, assolutamente da contrastare in ogni sede, Occorre darne la più ampia informazione , cominciando dai sindaci del territorio.