La fine di Aquile Magazine

Aquile Magazine: un progetto interessante ma breve
di Giuseppe Gervasio

Il panorama italiano delle riviste di montagna, al momento, non è entusiasmante: terminata qualche anno fa l’esperienza della rivista Vertical, pubblicata in più nazioni europee ma con una propensione a quanto accadeva perlopiù in Francia, ora si sente la mancanza di una pubblicazione di montagna e alpinismo a larga diffusione, sulla scia degli esempi di grande successo quali furono in passato Rassegna alpina, la Rivista della Montagna e Alp.

Si mantiene fedele alla sua linea monografica Meridiani Montagne: il sommario di ogni numero, nella sua composizione, è pressoché invariato negli anni e accosta ad una descrizione della zona, alcuni itinerari alpinistici ed escursionisti, affiancati ad alcune rubriche fisse dedicate ai libri, all’ospitalità ed alle ricette del territorio interessato. Questa impostazione sta registrando, dopo molto tempo, una certa difficoltà a proporre nuovi contenuti ma, evidentemente, il gradimento dei lettori resta ancora elevato.        

Augurandoci che la scena sia occupata, a breve, da qualche rivista veramente innovativa ed al passo con la multi-medialità dei nostri tempi, attendiamo di vedere gli sviluppi de La Rivista del CAI, che è appena uscita in una veste rinnovata, con una redazione in gran parte anch’essa rimaneggiata ed una nuova periodicità (bimestrale).

Certamente lo spazio per una rivista di montagna e alpinismo (soprattutto), a mio parere, esiste ed è ampio, anche se le riviste sezionali e quelle di grande tradizione (Le Alpi Venete, Le Dolomiti Bellunesi, Alpidoc, ecc.) diffondono contenuti assolutamente validi e interessanti.

Nel panorama italiano, uno spazio autorevole se l’era ritagliato negli anni scorsi una rivista innovativa, Aquile Magazine, scaturita da un progetto che aveva visto come protagonisti le Guide Alpine di San Martino di Castrozza e del Primiero: le Aquile, appunto.

Pur rivolgendosi ad un’area geografica circoscritta al Primiero ed al Vanoi, la rivista presentava contenuti di altissimo livello dedicati, in gran parte, all’alpinismo nel gruppo delle Pale di San Martino ed alla cultura montana delle Valli del Primiero, in tutte le sue derivazioni.

Nata nell’estate del 2013, con l’obiettivo di una periodicità semestrale, in distribuzione gratuita e con eventuale contributo volontario, in realtà la cadenza di pubblicazione è sempre stata annuale. A partire dal 2017, la rivista puntò ad una più larga diffusione, con un costo di copertina ed alla medesima fu affiancato un raffinato allegato sulla storia dell’alpinismo, sempre con “focus” sulle Pale.      

L’ultimo numero è uscito nell’estate del 2020 e da quella data ha cessato le pubblicazioni per problemi di ordine economico, essendo venuti meno i contributi pubblici che avevano consentito la sostenibilità del progetto.

Un appuntamento estivo da non perdere era la presentazione del numero annuale, nel giardino dell’Hotel Regina di San Martino di Castrozza, alla presenza delle Guide, di alpinisti e di numerosi turisti che frequentavano le valli del Primiero.

L’esperienza si è conclusa nell’estate del 2022 con la ristampa di un classico della storia dell’alpinismo: il libro di Theodor Wundt dedicato al Cimon della Pala in un’edizione molto elegante e prestigiosa che avrà fatto certamente felici i collezionisti di libri di montagna.

L’epilogo della vicenda è sconfortante, anche perché si trattava del primo esperimento voluto fortemente dalle Guide Alpine: a mia conoscenza, non esisteva un caso analogo e la grande visibilità, in termini alpinistici, delle Pale di San Martino aveva contribuito naturalmente alla validità e diffusione dell’iniziativa.

Le Guide non solo si erano rese promotrici del progetto ma avevano contribuito con i loro articoli, sempre interessanti ed approfonditi, alla qualità della pubblicazione, uscendo un po’ dalla loro naturale collocazione di Maestri d’alpinismo e accompagnatori qualificati in montagna.

Insomma, un vero peccato che quest’esperienza si sia interrotta dopo soltanto otto numeri, ancor più se si considerano le condizioni al contorno esistenti estremamente favorevoli: provincia autonoma che gode di rilevanti benefici fiscali e comprensorio turistico di assoluto livello, con considerevoli investimenti, sia privati che pubblici.

Una possibilità da considerare per riprendere il filo dell’iniziativa potrebbe essere quella di fare ricorso ad un finanziamento collettivo (crowdfunding) con abbonamento pluriennale automatico ai finanziatori: iniziative del genere sono già state intraprese in ambito alpinistico con buoni risultati, uno per tutti il film Itaca nel sole, dedicato a Gian Piero Motti.

In attesa che eventualmente qualcosa maturi, i lettori che abbiano interesse ad approfondire i contenuti della rivista possono consultare il sito www.aquilemagazine.it nel quale sono presenti i primi sei numeri della pubblicazione.    

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La fine di Aquile Magazine ultima modifica: 2023-05-26T05:54:00+02:00 da GognaBlog

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7 pensieri su “La fine di Aquile Magazine”

  1. A me non sembra che la Repubblica di 30 anni fa avesse più pubblicità di quella di ora, anzi. C’è poi la Settimana Enigmistica, da sempre senza. Quindi non può essere la mancanza di pubblicità a giustificare la morte della carta stampata. Credo che il responsabile vada cercato nella scarsa qualità dei servizi giornalistici e nell’aver trasfirmato i giornalisti in semplici narratori

  2. Caro Ezio, l’editoria di montagna è in crisi fa ben più di un ventennio e non ha fatto nulla per rilanciarsi, se non copiarsi a vicenda. E’ un peccato, per un Paese di montagne come il nostro. Tant’è…

  3. Siamo riusciti a mercializzare persino la carta stampata che per secoli ha custodito cultura, memoria e permesso rivoluzioni……pecà

  4. Siccome faccio il giornalista da oltre 50 anni, anche se in settori specialistici diversi dalla montagna, posso far osservare che:
    La stampa su carta, generalistica o specializzata, e’ oggi in gravissima crisi terminale in tutto il mondo occidentale (basterà dire che oggi, i primi 10 quotidiani italiani messi assieme vendono meno copie della sola “Repubblica” di 30 anni fa). Questo dipende essenzialmente dalla riduzione al lumicino degli introiti pubblicitari (le vendite coprono al massimo i costi di stampa), e fa si’ che una rivista o un giornale possano continuare ad essere publicati solo in presenza di finanziamenti esterni (pubblici o privati) da parte di qualcuno o qualcosa che è’ interessato a diffondere certe idee. Chiaramente questo non è’ il caso della montagna.
    Et

     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

  5. Aldilà dell’episodio, certo sconsolante, è ancor più sconsolante che la Nazione che ha più montagne in assoluto dell’Europa non abbia una rivista di alpinismo degna di questo nome…

  6. Articolo interessante che informa sulla lacuna che, purtroppo, si è creata per l’estinzione di questo progetto. Buona fortuna!

  7. Sono venuto a conoscenza solo ora …che si è estinta di questo lavoro. Conosco il lavoro che pellegrini (che immagino coinvolto come guida alpina delle aquile) ha fatto con le guide cai-tci anche se ha inspiegabilmente lasciato fuori la catena meridionale giustificando con un laconico “….si è già ampiamente scritto…” Che fosse un riferimento a questa iniziativa??

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